Conoscere rende l'uomo libero. Libertà, infatti, è possibilità di scegliere tra alternative possibili, e la scelta richiede conoscenza sia delle alternative che dei riferimenti attraverso i quali attuarla che del metodo per arrivarci. Insomma, senza sapere ci si illude di scegliere, ma si è in balia del caso, degli umori momentanei, dei condizionamenti esterni; ciascuno di noi può averne riprova ripercorrendo le numerose volte nelle quali si è trovato a dire "se l'avessi saputo non avrei fatto così", e cioè avrei scelto diversamente.
Le fonti del sapere sono forse infinite, ma si possono riassumere tutte nell'esperienza: diretta (quella che facciamo personalmente) e indiretta (quella che hanno fatto altri e che ci viene narrata). Una parte assai consistente dell'esperienza indiretta ci viene dai libri: sui libri non soltanto studiamo la storia, la matematica, la fisica e così via, ma attraverso i libri viviamo le emozioni, conosciamo le scelte, apprendiamo i percorsi di vita di coloro che ne sono protagonisti. Leggendo un romanzo viviamo una vita diversa dalla nostra, facciamo esperienza di un'altra esistenza, conosciamo altri modi di relazionarsi. I libri stanno nelle librerie, dove si comprano, e nelle biblioteche, dove si prendono a prestito. Entrambe, le librerie e le biblioteche, sono essenziali, ma le seconde ci danno qualche cosa di particolare, la gratuità del rapporto. Che significa non soltanto avere il libro senza pagarlo, ma anche fare esperienza di una relazione che non si basa sullo scambio (sperimentare la libertà di dare senza ricevere).
È dunque evidente che le biblioteche sono un contributo essenziale (del quale, cioè, non si può fare a meno) per la conquista della capacità di essere liberi da parte dei cittadini. Dovrebbe essere cura delle istituzioni promuovere e tutelare le biblioteche, perché queste esercitino nel migliore dei modi la loro funzione. I Paesi che non lo fanno pregiudicano il futuro dei loro cittadini.
Gherardo Colombo