ISSN e i suoi fratelli: la lunga marcia dei codici internazionali
Prima parte
UNESCO, ISO e il primogenito

di Flavia Cancedda

Il 2015 è l'anno del quarantennale della nascita dell'ISSN, International standard serial number, il codice bibliografico più longevo tra quelli tuttora in uso. Prendere spunto da quest'anniversario può essere interessante soprattutto se lo si guarda nell'insieme del panorama degli altri codici bibliografici sorti dopo l'ISSN: dall'apripista è infatti proceduta a passo spedito una lunga serie di identificatori. Alcuni si sono persi per strada perché di non facile sostenibilità o applicabilità, o perché pensati per oggetti editoriali che hanno poi modificato le proprie caratteristiche identificative, rendendo di fatto inidonei quei codici. Altri invece hanno cavalcato l'evoluzione del contesto informativo degli ultimi decenni, e stanno vivendo una nuova giovinezza, procedendo di pari passo con quei codici che possiamo considerare come gli ultimi arrivati e che devono ancora fare prova di sé dimostrando alla comunità dell'informazione la loro effettiva efficacia.
Definiamo prioritariamente di che cosa tratteremo più avanti: per 'codice bibliografico identificativo' si intende ad oggi una sequenza di caratteri - prevalentemente numeri, ma non solo - preceduta da una sigla che indica la tipologia di codice. Viene usato per riconoscere in modo univoco prodotti editoriali, opere intellettuali o identità legate al mondo della comunicazione e dell'editoria. A ciascun codice rilasciato da un'Autorità o Agenzia preposta - che si fa garante della sua correttezza e irripetibilità - corrisponde un set di dati descrittivi e di metadati gestionali (ad esempio: titolo, autore, anno di pubblicazione, data di rilascio del codice, ecc.) che identificano il prodotto, l'opera o l'identità ad esso associati1. Tutti questi codici si basano sostanzialmente sul principio cardine che al numero di identificazione - univoco - corrisponda una descrizione di prodotto - anch'essa univoca, sebbene aggiornabile.
Ne consegue che l'apparato dell'identificazione internazionale detiene nel suo insieme un complesso di dati bibliografici tra le più vasti che siano a disposizione della comunità dei bibliotecari e di tutti gli operatori dell'informazione.
Parleremo dell'ISSN, e più brevemente, nella seconda parte dello studio, dei suoi fratelli nati dopo: i decenni passati ormai consentono un excursus su questi strumenti, tanto usati mentre si cataloga quanto poco conosciuti nei loro meccanismi interni di applicazione. È trascorso anche tempo sufficiente per aprire una riflessione metodologica sul sistema dell'identificazione così come si è andato sviluppando negli anni. Ad oggi, infatti, non parliamo più soltanto di identificazione bibliografica o editoriale in senso stretto: già nel corso degli anni Novanta la comunità dell'informazione aveva deciso che fosse arrivato il momento di identificare anche le opere intellettuali (indipendentemente, quindi, dalla loro forma di presentazione), e più avanti anche le persone o gli altri soggetti - enti, aziende, gruppi, nomi fittizi - pubblicamente conosciuti nella filiera della produzione intellettuale, culturale o scientifica.

'Le opere e i giorni': UNESCO, ISO e l'evoluzione degli standard identificativi

Il mondo bibliografico e quello della standardizzazione internazionale sono sempre andati a braccetto per identificare i prodotti editoriali di molte tipologie e nature, e anche i prodotti intellettuali che in quelli editoriali sono veicolati. Negli ultimi quindici anni si è proceduto ad andare incontro anche ad altre, più complesse, necessità: identificare le identità, e poi identificare i link che mettono in relazione sul Web prodotti editoriali in differenti edizioni... non sembra che ci siano limiti all'intento di trovare un codice sintetico per tutto, dato che in una comunicazione in rete globalizzata e tendenzialmente 'piatta' - individui, contenuti e oggetti sullo stesso piano, con la stessa democratica possibilità di emergere e di scomparire subito dopo - l'univocità diventa un valore aggiunto, talvolta tradito dagli stessi sistemi di recupero delle informazioni, che abbagliati da 'esaustività vs. selettività' ci restituiscono masse di dati di fatto indistinguibili e non valutabili.
Dei temi dell'identificazione si discuteva già negli anni Cinquanta e Sessanta, quando gli esperti di documentazione trovarono nel soggetto internazionale più autorevole, l'UNESCO, un interlocutore che avrebbe consentito di gettare le basi di una nuova disciplina ausiliaria: la metodologia dell'identificazione.
Risale al 1971 il fondamento del progetto di censimento mondiale delle pubblicazioni periodiche, denominato Unisist, successivamente fuso con il progetto NatIS per confluire nel più ampio General Information Programme (PGI)2. Unisist si situava in un contesto culturale fortemente motivato e innovativo. L'insieme delle nazioni lanciava in faccia al mondo l'idea di unirsi e controllarsi nella vastità e nel dettaglio della produzione culturale. Gli scopi non erano censorî o limitativi, ma al contrario si voleva fare la conta di se stessi - autopromozione editoriale su scala planetaria - per rendere evidenti e fruibili e scambiabili tra tutti i prodotti culturali, con chiaro vantaggio soprattutto per quelle aree geografiche che fino ad allora avevano avuto una minore forza di penetrazione commerciale, e quindi minori occasioni di farsi conoscere a livello globale.

Lo studio Unisist, da cui prese le mosse la parte operativa dell'omonimo progetto, era stato predisposto nel corso del 1970. Appare suddiviso in quattro parti; nella prima, di natura metodologica e storica sono enumerati succintamente ma efficacemente i tentativi fatti dalla comunità internazionale per riuscire a censire e/o condividere la produzione editoriale: alla fine, si era arrivati ad accordarsi sull'opportunità di progettare il sistema mondiale dell'informazione scientifica come una «rete flessibile fondata sulla cooperazione volontaria dei servizi d'informazione presenti e futuri»3.
Le parti successive dello studio si concentrano sulla metodologia dei sistemi di informazione scientifica (la seconda, p. 29-102, si conclude con alcuni paragrafi dedicati alla presentazione del nascente Progetto), sulle raccomandazioni generali per l'implementazione di Unisist (la terza, p. 103-150), su alcuni aspetti della sua effettiva realizzazione (la quarta, p. 151-166).
Lo studio era ben fatto, ben articolato, convincente. Unisist raccolse da subito l'approvazione di numerosi paesi, e l'estensione internazionale dell'adesione crebbe nel tempo progressivamente.
L'UNESCO fu quindi il garante ottimale per far rendere il più possibile condiviso un accordo sovranazionale con finalità allo stesso tempo culturali e politiche. Ma l'operatività necessaria a raggiungere quegli scopi ambiziosi non sarebbe stata possibile senza l'ausilio tecnico dell'ISO, l'organizzazione internazionale per la standardizzazione fondata nel 19474 la quale si assunse il compito di supportare l'idea con degli strumenti: regole, oggetti e obiettivi ben delimitati, con i quali trasferire nel concreto le modalità di realizzazione di quel progetto così lungimirante.
L'ISO produce e pubblica standard tecnici nei più svariati campi di attività. I Technical Committees che predispongono i testi degli standard sono attualmente oltre duecento, e in essi vengono rappresentati a vario titolo 163 paesi diversi. Il principio del consenso libero e volontario è alla base della normativa ISO: l'idea di 'non prevaricazione' nei confronti di tutti, bensì di scelta e adesione autonoma da parte di partner o simpatizzanti alle regole (discusse, condivise e approvate dalla comunità dei partecipanti), si è rivelata vincente e solida, dato che è per sua natura adattabile al modificarsi nel tempo dei contesti politici in cui ISO si trova ad operare.

Talvolta questa filosofia può sembrare di lenta penetrazione; in realtà risponde in modo naturale sia alle necessità che alle complesse logiche concorrenziali degli organismi partecipanti ad ISO stessa. La produzione normativa si caratterizza, è vero, per una tempistica di elaborazione dilatata, ma è capace di sforzi concettualmente innovativi, e risponde adeguatamente a spinte e controspinte della comunità i riferimento. Gli standard ISO costituiscono, in effetti, un ecosistema autoregolante, che non si ammoderna in modo indiscriminato per accumulo - ammassando norme su norme, come talvolta succede invece negli apparati legislativi statali. Il sistema prevede, infatti, oltre alle fasi moderatamente indolori di revisione periodica, anche quelle più traumatiche, ma necessarie, di eliminazione di norme ormai sorpassate, o non più applicabili. La comunità dei partecipanti effettua un sano controllo sul proprio meccanismo di normazione, procedendo alla cancellazione di quanto non ritiene più idoneo alle mutate situazioni produttive o culturali, e procedendo anche, se opportuno, alla sostituzione di quanto cancellato con standard nuovi, in linea con le necessità emergenti.

I campi della biblioteconomia, della bibliografia e dell'editoria sono ben rappresentati nell'attività ISO5. Gli identificatori avallati da quegli standard assumono un peso rilevante nella prassi editoriale internazionale, e si dimostrano efficaci. Tuttavia, sono state lanciate periodicamente - da parte di enti, organismi, gruppi di persone o associazioni, consorzi, persino singoli studiosi o esperti - iniziative, anche ben riuscite, per proporre alla collettività codici «indipendenti» da ISO utili ad identificare diverse tipologie di prodotti bibliografici. Questi codici o sistemi riflettono ciascuno le caratteristiche e le esigenze delle comunità da cui promanano o a cui si indirizzano, e risentono, altresì, sia delle caratteristiche di formato dei prodotti che vogliono identificare sia della tecnologia con cui intendono identificarli. Per questi ultimi due motivi, in particolare, hanno spesso un'applicabilità più circoscritta e un ciclo di vita tendenzialmente più breve rispetto a quelli ISO, che presuppongono - per politica istituzionale - un pubblico e una durata i più ampi possibili.
Ricordiamo quali dovrebbero essere le caratteristiche essenziali, naturali, atte a qualificare un codice identificativo, indipendentemente dall'ambiente in cui viene applicato o dalla tecnologia usata per implementarlo:

Ne consegue una considerazione tanto naturale quanto, talvolta, poco accolta dalla comunità degli utenti: i codici identificativi non sono in conflitto tra di loro, cioè non si escludono necessariamente a vicenda. I più longevi sono nati, è vero, per identificare quelle che apparivano - in una società esclusivamente analogica e cartacea - come tipologie editoriali palesemente riconoscibili, ben distinte l'una dall'altra e reciprocamente impermeabili; ma l'evoluzione tecnologica e la spinta dell'online hanno comportato un gigantesco rimescolamento delle tipologie, che sono ancora abbastanza agevolmente identificabili ma non sono più né così distinte né così impermeabili. I codici identificativi nati in tempi più recenti si sono adeguati velocemente a queste evoluzioni, prima identificando le tipologie classiche nei nuovi ambienti digitali (soprattutto perché questa esigenza veniva fortemente sentita da un pubblico comprensibilmente incerto di fronte alle novità di formato e presentazione dei contenuti intellettuali), poi estendendo il loro raggio di azione verso esigenze molto meno tradizionali (si pensi ad esempio all'ultimo nascituro in casa ISO, il codice ISLI, destinato ad identificare link che mettono in relazione edizioni - ovviamente online - di tipologia diversa6).
Possiamo comunque riassumere che i numeri standard 'born bibliographic' sono creati appositamente per

Non sembra che la comunità dei bibliotecari italiani abbia mai percepito i codici come strumenti biblioteconomici a tutti gli effetti: piuttosto li considera elementi editoriali, da registrare in catalogo se presenti sulla pubblicazione, ma non portatori di un valore aggiunto informativo. Sono stati a lungo considerati un dato di natura amministrativa, pertinente solo all'iter della produzione editoriale, senza che si sia mai riflettuto a fondo sulla loro natura di chiavi di accesso uniche. In genere i bibliotecari non si pongono domande circa la struttura formale dei codici che vengono pubblicati, né se quelli che vedono sui prodotti siano sempre conformi all'uso previsto dai sistemi internazionali di identificazione che li generano. Ancora meno sono note o indagate le regole interne dei sistemi stessi, alcuni dei quali si caratterizzano per metodi di registrazione non dissimili da quelli delle bibliografie nazionali, e usano formati descrittivi analoghi, sebbene semplificati. I dati bibliografici in possesso di quei network di identificazione - registrati a garanzia della correttezza biunivoca del rapporto codice-prodotto - potrebbero essere correntemente utilizzati anche dai bibliotecari per confrontare, revisionare, e validare - o non validare - le descrizioni catalografiche che producono o che gestiscono. Inutile dire che anche un riscontro inverso - che muova dai bibliotecari per raggiungere i gangli operativi dei singoli sistemi di identificazione - sarebbe oltremodo utile se proiettato su larga scala, e utilizzato come meccanismo virtuoso di reciproca revisione e ausilio.
Purtroppo l'uso corrente di un simile circuito di controllo viene attualmente penalizzato o scoraggiato dalla politica non sempre 'open' seguita dalle diverse agenzie internazionali che gestiscono quegli archivi. In effetti, ogni sistema di identificazione ha una sua storia peculiare, più o meno lunga, più o meno tradizionalmente biblioteconomica; ogni singola Agenzia internazionale, che ne cura la manutenzione e che sovrintende al rilascio dei codici, ha scelto in autonomia di seguire politiche diverse, di maggiore o minore apertura verso le comunità professionali di riferimento; non c'è, quindi, uniformità tra i comportamenti pubblici delle diverse Agenzie. Tradizionalmente i loro ricchissimi database sono stati (e talvolta ancora sono) accessibili ad un utente esterno con metodi diversi di tariffazione: per alcuni decenni solo gli utenti paganti - pochi - o i membri attivi degli stessi sistemi di identificazione - per esempio le singole agenzie nazionali - hanno potuto fruire della massa di informazioni e farne un uso catalograficamente dinamico.
Però negli ultimi anni c'è stata da parte delle Agenzie internazionali una tendenza sempre più incisiva - ovviamente sollecitata in modo massiccio dall'esposizione su Web - a rendere disponibili gratuitamente i dati bibliografici/identificativi in proprio possesso, tutti o in parte. Alcune Agenzie sono andate verso una liberazione totale dei dati - anche perché nate in tempi più recenti e quindi geneticamente indirizzate al Web free -, altre sono andate verso un'esposizione parziale, selettiva ma qualificata, e orientata alle necessità informative che la comunità aveva espresso come più urgenti.
Quest'ultimo, come vedremo, è proprio il caso dei sistemi di identificazione più longevi e storicamente strutturati, ISSN e ISBN (ma non solo di loro). Che i due Network maggiormente rappresentativi a livello mondiale abbiano deciso ultimamente, e a breve distanza di tempo l'uno dall'altro, di rendere disponibile parte dei propri archivi - anche se con modalità differenti - la dice lunga sulla pressione che la comunità Internet impone ai possessori di dati. La stessa concorrenza di codici identificatori più recenti - ad esempio DOI o NBN, nati e cresciuti in 'ambienti aperti' e interoperabili - finisce per rendere non rinviabile anche per i sistemi più tradizionali la scelta della consultazione gratuita - anche se condizionata - delle informazioni bibliografiche, fin qui vendute o rese accessibili con formule a pagamento.

Da qui tutto ebbe inizio: ISSN e l'anno 1975

Il 1975 fu davvero un anno importante. L'ISO licenzia la norma 3297, che ufficializza l'esistenza del codice identificatore International Standard Serial Number7. Il testo, assai breve, è il prodotto del lavoro del Technical Committee 46 Documentation, e due anni prima, nel 1973, era stato sottoposto all'approvazione dei paesi membri, raccogliendo trenta voti favorevoli (tra cui quello dell'Italia) e uno contrario (da parte dell'Irlanda). La parte descrittiva consta di due sole pagine; le p. 3 e 4 contengono gli allegati A e B relativi alla lista dei metadati e al metodo di calcolo del codice. L'introduzione spiega con un linguaggio piano ed efficace il contesto e lo scopo del censimento Unisist delle pubblicazioni in serie, facendo un diretto richiamo al Progetto dell'UNESCO e al sistema, già concepito e predisposto, denominato International Serial Data System, che sovrintenderà all'assegnazione del nuovo codice.
Il Centro internazionale lo amministrerà per conto dei membri aderenti, e ne garantirà correttezza, conformità e inalterabilità nel tempo. Quest'architettura gestionale, con la sua natura palesemente gerarchica (anche se ampiamente collegiale perché supportata dalla volontaria adesione dei paesi componenti il Network), venne riprodotta successivamente in casa ISO per gli organismi che subito dopo vennero ideati per gestire gli altri sistemi di identificazione (ISBN, ISMN, ISRC, ecc.), sebbene ogni organismo e ogni Network presenti caratteristiche peculiari nell'articolazione interna, nella suddivisione dei compiti tra i membri partecipanti e nell'alimentazione dei propri archivi.
La scelta della struttura gerarchica - sebbene temperata dalla possibilità di delegare e distribuire le funzioni - può sembrare oggi non più vincente per sistemi così vasti. Stiamo infatti attualmente convivendo con l'idea che la garanzia delle informazioni provenga più dalla semplice condivisione dei dati su Web che non dall'avallo di un'authority. Tuttavia la scelta del sistema basato su un principio autoritativo presentava allora e presenta anche adesso vantaggi indubbi per le garanzie di cui gli utenti possono beneficiare8.
Il codice ISSN, ad esempio, viene predisposto in una sequenza numerica unica e universale da un solo agente produttore, il Centro internazionale. Dato che all'interno del codice non sono previsti elementi descrittivi (ad esempio, non contiene cifre che identificano l'editore, come nel caso dell'ISBN) la meccanicità della sequenza numerica e la correttezza di un rilascio privo di errori vengono entrambe garantite efficacemente solo dall'emissione da parte dell'authority, cui spetta di mantenere il database dei numeri, sia di quelli ormai assegnati, e quindi 'occupati', sia di quelli 'liberi', attribuiti poi in lotti ai singoli centri nazionali, i quali, a loro volta, sono garanti della loro regolare assegnazione locale. L'impossibilità di una duplicazione erronea di un codice nell'archivio ISSN è di per sé garanzia qualificante a vantaggio del cliente del sistema.

L'altro aspetto caratteristico dell'architettura ISSN è la responsabilizzazione stringente dei Centri nazionali, sia per l'applicazione della procedura di assegnazione codici - in conformità delle politiche generali del Network - che per la raccolta dei dati identificativi di ciascuna pubblicazione. L'aggiornamento e la manutenzione dei dati descrittivi delle pubblicazioni in serie sono peculiari di ISSN e costituiscono un'attività cruciale che distingue questo Network dalla maggior parte degli altri sistemi di identificazione, i quali garantiscono, sì, la registrazione dell'eventuale scomparsa dei prodotti, ma non ne devono segnalare le variazioni in vita, dato che identificano prodotti monografici in sé conclusi.
Le pubblicazioni in serie (periodici, collane, giornali, database, siti web, ecc.) hanno, infatti, una vita potenzialmente infinita, e nel corso del tempo possono modificarsi proprio in quegli elementi editoriali che ne consentono l'idonea identificazione bibliografica (ad esempio: nel nome dell'editore, che può variare più volte). L'idea che regge alle fondamenta il meccanismo ISSN è la portabilità di uno stesso codice numerico lungo il progredire della vita del seriale, fino a che non intervengano cambiamenti editoriali così rilevanti da rendere necessario il rilascio di un altro codice. Tali cambiamenti si individuano sulla base di regole ben precise, mutuate da quelle in uso presso la comunità biblioteconomica (non sempre, tuttavia, rispondenti alle necessità di identificazione proprie di altri soggetti, come gli editori, o gli autori intellettuali delle pubblicazioni)9.
I centri nazionali chiamati ad applicarle sono di fatto agenzie biblioteconomiche - residenti in biblioteche nazionali o a copertura nazionale - che devono dimostrare operativamente di essere in grado, se necessario, di seguire, modificare, mantenere il record descrittivo di ciascuna pubblicazione, per garantire nel tempo il mantenimento dell'univocità dell'identificazione e per provvedere ad una corretta nuova identificazione con un nuovo codice ISSN quando si verifichino i casi che la prevedono10. L'attività di manutenzione e aggiornamento, sia dell'archivio nel suo insieme che delle singole registrazioni, spesso tra di esse fittamente correlate da legami bibliografici di consequenzialità11 o di contiguità12, caratterizza in modo assolutamente peculiare il mondo ISSN. Tutti gli altri sistemi di identificazione editoriale possono impostare la loro filosofia gestionale su una solida economia di scala: una volta identificato un prodotto editoriale in sé compiuto non sarà più necessario in futuro rivederne o modificarne la descrizione.
Il sistema ISSN non può usare quello stesso parametro dell'immutabilità del prodotto editoriale per garantire la validità perpetua della descrizione e dell'identificazione originarie. Invece, scommette reputazione e attendibilità internazionale proprio nel garantire la correttezza dell'identificazione - anche futura - a fronte delle prevedibili mutazioni della pubblicazione in serie. Ciò richiede un considerevole sforzo organizzativo, un investimento di lunga durata, per ciascun Centro nazionale e per il Centro internazionale stesso, in cura catalografica, capacità di indagine bibliografica e attivazione di canali informativi con partner esterni (editori, biblioteche, studiosi...). L'attività istituzionale di un Centro ISSN consta nella stessa misura di nuove assegnazioni di codici per seriali mai censiti e di revisioni bibliografiche per le schede di seriali a cui è già stato assegnato un codice. Il Centro svolge, infatti, una doppia funzione: anagrafe nazionale dei seriali - compito primario e irrinunciabile - e ufficio catalogazione periodici (e in quest'ultima veste, pur non possedendo fisicamente fascicoli o item fisici dei seriali, assolve le stesse mansioni catalografiche tipiche di tutte le biblioteche).
Nel Manuale operativo in uso ai centri nazionali viene quindi indicato quali siano le informazioni bibliografiche aggiornabili nel record di ciascuna pubblicazione (ad esempio l'editore, o l'ente responsabile); l'aggiornamento di altre informazioni non è invece previsto, o perché lo stesso formato catalografico non lo consente o perché non si ritiene l'informazione rilevante ai fini dell'identificazione del seriale stesso. Per dare comunque la possibilità ai centri nazionali di registrare informazioni aggiuntive nel record, anche in assenza di campi appositi, nell'ultimo aggiornamento del Manuale operativo si è accolto l'uso dei campi note, finora mai previsti. Il record perderà così un po' del suo aplomb internazionale, a tutto vantaggio delle esigenze delle singole comunità nazionali e dei singoli centri di registrazione, che li potranno compilare nella propria lingua di riferimento.

Alcuni momenti importanti per il sistema internazionale ISSN

1983

A poca distanza dalla nascita del sistema, gli anni Ottanta si aprono con una novità importante. Il Network ISDS - International Serial Data System, il nome con cui la Rete ISSN era nota fino al 1993 - esce dalle istituzioni del sapere (biblioteche o centri di documentazione) per approdare definitivamente nel mondo reale. È come se il sistema diventasse maggiorenne, e si preparasse ad affrontare in concreto la sfida di un suo impiego massivo e in contesti concorrenziali come quelli del mercato editoriale, del commercio e della distribuzione. Il cambio di passo è dato dalla convenzione sottoscritta nel dicembre 1983 tra ISDS ed EAN (European Article Number, organismo ora noto come GS1): codice ISSN e codice a barre EAN-13 si legano con un patto forte e saldo, un connubio che per decenni ha garantito ad entrambi un mercato di applicazione e diffusione vastissimo e mai entrato in crisi nonostante la concorrenza di diverse altre tecnologie per il riconoscimento dei prodotti apparse contemporaneamente o successivamente (bande magnetiche, RFID, QR...).
Il codice a barre sfrutta la tecnologia della lettura ottica di una matrice grafica (a righe nere alternate a spazi) e di numeri: le cifre iniziali del codice possono rappresentare l'area geografica in cui il prodotto viene codificato (ad esempio: '800' per un prodotto italiano), oppure la tipologia di prodotto codificato. A motivo della convenzione stabilita tra EAN e ISSN le cifre 977 con cui si aprono i codici EAN-13 identificano sempre il prodotto 'pubblicazione in serie'; il resto del codice EAN-13 che identifica un seriale deve contenere obbligatoriamente le prime sette cifre delle otto di cui si compone un codice ISSN. Le altre tre cifre rimanenti del codice a barre sono costituite da un numero di controllo e da numeri che indicano le varianti di prodotto utili alla distribuzione commerciale.
L'incardinamento obbligatorio del codice ISSN nel codice a barre ha fatto sì che il mercato dei periodici non abbia potuto più prescindere dall'ISSN: infatti, per commercializzare una pubblicazione in serie tramite barcode gli editori hanno dovuto adeguarsi ad identificare previamente i propri seriali con l'ISSN. L'inizio degli anni Ottanta ha rappresentato quindi un momento cruciale per la sua diffusione e il suo completo radicamento nella catena editoriale.

1998

Un altro momento fondamentale per la decisa modernizzazione del sistema ISSN è quello del 1998, quando lo standard ISO - raccogliendo i frutti di un dibattito interno al Network in corso già da alcuni anni - ufficializza la prescrizione che sia necessario assegnare codici diversi a seriali editi su supporti fisici diversi: «When a serial is published in different media, with the same title or not, different ISSN and key titles shall be assigned to the different editions»13.
La frase è sobria ma densa di significati: il mondo dell'identificazione si apre ufficialmente ai supporti diversi dalla carta, ed in particolare a quelli elettronici, prima statici e poi dinamici (cioè, in un primo tempo la novità è quella di CD e DVD, poi la novità sarà quella dell'online). Nella norma ISO è indicato con chiarezza che quella regola dovrà valere anche se il seriale sia di fatto il medesimo per titolo e contenuti: non vige quindi più il principio classico per cui si cambia ISSN al cambiamento del titolo, ma il principio innovatore per cui - a parità di titolo - è il supporto fisico che fa la differenza, e impone un nuovo riconoscimento. Un seriale edito su supporti fisici diversi non è da considerarsi perciò uguale a se stesso, ma - a fini di identificazione internazionale - appare diverso da sé14. Si noti come lo standard ISO 1998 non indichi quali siano i 'media' da considerare come supporti di edizione: approfondire questo dettaglio venne lasciato al Manuale operativo, più adatto a contenere indicazioni pratiche ed eventuali correzioni di rotta nell'applicazione della norma ufficiale.
Inutile dire che la conseguenza di questo enunciato sarebbe stato un picco incrementale di nuove registrazioni ISSN, dato che tutte le riviste cartacee già esistenti erano potenzialmente trasferibili su supporto elettronico, e che le nuove potevano essere edite - e di fatto è stato poi proprio così - sin dalla nascita su più di un supporto. Ogni rivista si sarebbe portata dietro, a conti fatti, più codici ISSN. Ma l'obiettivo più importante, dal punto di vista del Network, non era tanto l'aumento massiccio del 'portafoglio titoli' quanto il posizionamento strategico del sistema in un nuovo settore editoriale che appariva potenzialmente cospicuo, così come poi in effetti si è dimostrato fosse: quello dell'online appena nascente.

2007

Nella storia dell'ISSN la successiva data importante, per motivazioni opposte rispetto a quelle del 1998, è il 2007, in cui un rinnovato standard ISO sancisce l'esistenza del meccanismo innovativo denominato ISSN-L (linking ISSN, ISSN di legame) e così definito: «[ISSN-L is an] ISSN designated by the ISSN Network to enable collocation or linking among the different media versions of a continuing resource»15. L'ISSN-L non è un ulteriore ISSN da assegnarsi ad un seriale che già ne ha più di uno: è, invece, proprio uno degli ISSN già assegnati, prescelto automaticamente con la funzione (informatica) di raggruppare tutti gli altri.
L'ISSN-L, sebbene innovativo, non ha comportato una rivoluzione profonda nel sistema di assegnazione dei codici, e nemmeno nella lettura delle schede descrittive presenti nell'archivio, ma ha aggiunto nel database collettivo un nuovo legame informatico che consente di tenere insieme una famiglia editoriale. Dopo l'innovazione del 1998, descritta sopra, era sorta l'esigenza, avvertita soprattutto da editori internazionali con importanti quantità di periodici multisupporto, di tenere in qualche modo coesi i singoli ISSN che caratterizzavano le diverse edizioni dello stesso seriale.
A livello interno, gestionale, l'applicazione di questo meccanismo ha comportato nel funzionamento del database qualche parziale modifica, innovando alcuni passaggi della gestione catalografica delle schede correlate tra di loro dal legame MARC21 776 (edizione su altro supporto); ma non ha comportato fortunatamente cambiamenti tali nella visualizzazione delle schede stesse da renderne complessa o meno agevole la consultazione per l'utente finale16.

2013

Grande novità in casa ISSN alla fine del 2013.
Dal 16 dicembre di quell'anno - e preceduto da mesi di intenso lavoro preparatorio svolto dallo staff del Centro internazionale e dal suo responsabile catalografico, François-Xavier Pélégrin - diviene consultabile pubblicamente e gratuitamente il database ROAD, Directory of open access scholarly resources, che contiene la descrizione dei periodici scientifici open access presenti nell'archivio ISSN.
Il Network, sospinto dalle vivaci richieste dell'editoria scientifica, degli studiosi e degli enti di studio e ricerca, e spalleggiato da una sponsorship super partes di altissimo rilievo (l'UNESCO), ha progettato l'apertura del nuovo database come risposta alle istanze di un'accessibilità gratuita dei dati ISSN. ROAD costituisce un sottoinsieme del database generale, che continua per ora ad essere consultabile in abbonamento o con altre forme tariffate.
ROAD intercetta le esigenze informative di una comunità relativamente ristretta ed espone quindi un range di dati non vastissimo, se lo consideriamo a fronte della ricchezza dell'archivio complessivo17. Ma risponde bene alla necessità di individuare i periodici scientifici open access e di disporre di uno strumento bibliografico autorevole e neutrale a fronte del proliferare su Web - talvolta in modo assolutamente non controllabile - di periodici non sempre attendibili né sempre, a ben guardare, effettivamente pubblicati18. La sua attuale versione beta vive ancora in una fase che potremmo definire di test operativo, ma lo strumento presenta già tutte le possibili modalità di interrogazione - comprese quelle per macroaree semantiche - utili ad un utente professionale. ROAD nasce in un contesto di condivisione aperta dei dati: consente infatti il libero utilizzo dei record in esso contenuti, alle condizioni indicate nella parte introduttiva (Creative Commons Attribution-Non commercial 4.0 international public license). Gli utenti possono contattare i gestori del sistema e sottoporre i propri quesiti o le proprie istanze bibliografiche attraverso un form presente nella parte bassa di ciascun record: tutti gli utilizzatori sono quindi chiamati ad essere interattivi con l'archivio, inviando suggerimenti o segnalazioni sulle notizie bibliografiche esposte.

2015

Chiudiamo la carrellata delle novità con una segnalazione necessariamente stringata perché di recentissima uscita: il sistema ISSN ha deciso quest'anno di arricchire i propri record descrittivi con l'introduzione - per adesso facoltativa - del codice ISNI, identificativo delle identità. Il codice - a cui accenneremo anche nella seconda parte di questo studio - andrà registrato nei campi dedicati all'ente responsabile (720 e 710 per il formato MARC21), accanto al nome dell'ente19. Man mano che questo nuovo meccanismo di identificazione si diffonderà nel database ISSN l'attendibilità del dato descrittivo già presente 'nome di ente autore' crescerà esponenzialmente, ovviando ai numerosi e inevitabili casi di omonimia registrati nell'archivio, aprendo all'ipotesi di un authority file fondato sull'affidabilità dei codici numerici ISNI invece che su quella - assai più labile - delle stringhe testuali.
È la prima volta che nel record ISSN si prevede la possibilità di registrare un altro codice editoriale; quest'apertura indica come la necessità di condivisione dei dati tra network di codificazione sia ormai avvertita dai sistemi stessi, e non più soltanto dal pubblico degli utenti.

Quali le conclusioni da trarre dopo questa carrellata storica sull'ISSN e dopo gli accenni, di sfuggita, sugli altri codici apparentati? Che le mutate esigenze e le accresciute possibilità tecniche nel corso del quarantennio hanno influenzato e accelerato processi di espansione e variazione davvero rilevanti per l'identificazione editoriale, per la descrizione bibliografica, per la messa in comune di dati, fonti e informazioni.
«Tutto il mondo è in divenire», disse lungo i secoli, con parole diverse, più di un filosofo.
Se avrete la pazienza di leggere ancora, nella seconda parte di questo studio racconteremo quanti siano stati, e come si siano modificati, gli oggetti e gli strumenti dell'identificazione internazionale. Parleremo, cioè, ancora di ISSN (per quanto riguarda le sue vicende italiane), e parleremo dei suoi fratelli, tutti quegli altri codici, l'uno diverso dall'altro - e anche, diciamolo, l'uno più sofisticato dell'altro - che la creatività della comunità editoriale ha voluto ideare.

NOTE

Ultima consultazione siti web: 28 febbraio 2015

[1] Facciamo un esempio. Il codice ISSN 2239-6152 identifica la rivista AIB studi nella sua edizione online. Il set di dati bibliografici associato al codice 2239-6152 nel database internazionale ISSN è il seguente:
  ISSN       2239-6152
  ISSN-L       2239-6152
  Medium       Computer remote
  Key Title       AIB studi (Online)
  First or current publisher       Roma : AIB, Associazione italiana biblioteche
  Country of publication       ITALY
  Dates of publication       2012 / 9999 current
  Issuing body (as on the piece)       AIB
  Issuing body (as on the piece)       Associazione italiana biblioteche
  Frequency       Three times a year
  Type of publication       Periodical
  Language       Multiple languages
  Title script       Extended roman
  Title proper       AIB studi.
  Variant title       Associazione Italiana Biblioteche studi
  Abbreviated key title       AIB studi (Online)
  Universal Decimal Classification       02 Italian abbr. ed.
  Dewey classification       020 22
  URL       http://aibstudi.aib.it/
  Additional Physical Form Entry       AIB studi (Testo stampato) [ISSN 2280-9112]
  Continues       Bollettino AIB (Online) [ISSN 2239-6144]
  ISSN Centre       Italy
  Category       -- Register

A questi dati se ne aggiungono altri, qui non riprodotti, di natura strettamente gestionale, come la data di creazione del record, la data di attribuzione del codice da parte del Centro internazionale al Centro ISSN italiano, la data di compilazione del record da parte del Centro italiano con i dati bibliografici relativi ad AIB studi, ecc.

[2] Unisist, étude sur la réalisation d'un système mondial d'information scientifique effectuée par l'Organisation des Nations Unies pour l'éducation, la science, la culture et le Conseil international des unions scientifiques. Paris: UNESCO, 1971; Unisist, study report on the feasibility of a world science information system by the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization and the International Council of Scientific Unions. Paris: UNESCO, 1971. NatIS sta per National Information Systems (attivato nel 1974). La fusione dei due progetti per creare il PGI avvenne nel 1976, con la risoluzione 5.1 della 19. Conferenza generale UNESCO di Nairobi: “Records of the General Conference. Nineteenth Session” (Nairobi, 26 October to 30 November 1976), Volume 1: Resolutions, Paris, United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, 1977, p. 54-57, disponibile a: http://unesdoc.unesco.org/images/0011/001140/114038E.pdf.

[3] Unisist cit., p. 22 (Traduzione non ufficiale. Citiamo qui e subito dopo dall'edizione in lingua francese).

[4] International Organization for Standardization, Organisation internationale de normalisation, http://www.iso.org. In occasione del cinquantennale della fondazione l'ISO ha pubblicato sul proprio sito un'interessante opera riguardante la storia della sua attività: Friendship among equals. Recollections from ISO's first fifty years, 1997.

[5] Il Technical Committee 46 Information and documentation, ha nel proprio portafoglio 112 standard pubblicati, e 18 sono in lavorazione.

[6] ISO 17316:2014, Information and documentation - International standard link identifier (ISLI), in pubblicazione.

[7] Documentation - Numérotation internationale normalisée des publications en série (ISSN) = Documentation - International standard serial numbering (ISSN) [ISO 3297:1975]. Genève: Organisation internationale de normalisation, 1975. La gestione del sistema verrà affidata al Centre international d'enregistrement des publications en série (ISSN International Centre), con sede a Parigi, a cui era stata data vita in veste provvisoria già alla fine del 1974, ospite della Biblioteca Nazionale francese. Il Centro divenne autonomo a partire dal gennaio 1976, sulla base di un apposito accordo tra UNESCO e governo francese, con lo status di organizzazione intergovernativa.

[8] Alcuni sistemi hanno tentato negli anni Novanta di percorrere ufficialmente la via dell'autoidentificazione, il successo però è stato limitato. Ricordiamo il caso di ISRN, International standard report number (ISO 10444:1994, ritirato nel 2007), che veniva costruito e assegnato in modo solo parzialmente controllato, lasciando ai centri nazionali di riferimento di scegliere in autonomia la sintassi della parte variabile del codice (in modo non del tutto dissimile da ciò che accade oggi per il DOI, sebbene questo si giovi di strumenti tecnologici tali da consentire la garanzia nell'emissione degli identificatori).

[9] Le regole presenti nell'ISSN Manual, disponibile sul sito web www.issn.org (alla pagina http://www.issn.org/understanding-the-issn/assignment-rules/issn-manual/), discendono di fatto, con pochissimi aggiustamenti, dall'ISBD, a cui il Manuale esplicitamente si richiama. L'ultima edizione del manuale, sensibilmente innovata rispetto alle precedenti e ad oggi ancora in versione ufficiosa, sarà implementata nel corso del 2015.

[10] Implicano il rilascio di un codice ISSN diverso da quello già utilizzato per la prima identificazione i seguenti cambiamenti rilevanti (Manuale 2015, cap. 2.3.1 e 2.3.2):
- nel titolo proprio del seriale (per la casistica dettagliata si rimanda al testo);
- nel nome dell'ente responsabile quando questo costituisca un elemento identificatore per un titolo generico;
- nel supporto fisico di pubblicazione (p.e. passaggio da carta a online; per i casi specifici relativi alle edizioni digitali o digitalizzate vi sono altre indicazioni importanti nel cap. 2.2.3).
Inoltre si assegnano ISSN diversi in questi altri casi (quantitativamente residuali rispetto ai precedenti, molto più comuni):
- se il titolo del seriale originariamente 'dipendente' diventa 'indipendente';
- se il seriale viene pubblicato in edizioni linguistiche, geografiche differenti, oppure se presenta edizioni con periodicità diverse (p.e. un mensile con cumulazioni annuali);
- e il seriale è formato dalla fusione di due o più seriali precedenti, oppure se più seriali nascono dalla scissione di un seriale precedente;
- se il seriale ri-assume un titolo precedente, dopo un periodo in cui è stato pubblicato con titolo diverso (cap. 2.2.10).

[11] Registrati nella scheda in formato MARC21 con legami 785 (titolo successivo) e 780 (titolo precedente).

[12] Alcuni legami MARC21 tra i più comuni: 772 (è supplemento/sottoserie di), 770 (ha come supplemento/sottoserie), 776 (edizione su altro supporto fisico), 787 (relazione generica), ecc.

[13] ISO 3297:1998, 7.4. L'enunciato viene fatto seguire da una nota che indica un'eccezione: «Microreproductions produced for the purpose of providing surrogates for the original materials are the exception and shall use the ISSN of the original serials».

[14] A distanza di tanti anni dall'enunciazione di questo principio ancora oggi la sua applicazione incontra qualche resistenza nell'utente finale (editore), che talvolta sostiene l'assoluta identità delle versioni su supporti fisici differenti, soprattutto quando l'edizione elettronica (attualmente quasi tutte online) si presenti in un formato pdf che è in realtà la matrice dell'edizione a stampa.

[15] ISO 3297:2007, 2.9; una descrizione più estesa nel par. 6 e nell'Annex C.

[16] Sull'ISSN-L si veda quanto illustrato sul sito http://www.issn.org, nella pagina dedicata, e, naturalmente, quanto indicato nel Manuale ISSN, cap. 0.4 e 3.

[17] Il database generale http://portal.issn.org contiene oltre 1.800.000 notizie bibliografiche validate, mentre ROAD http://road.issn.org presenta attualmente poco più di diecimila titoli. Il censimento per ROAD è iniziato solo alla fine del 2013, e riguarda essenzialmente periodici che hanno cominciato ad essere pubblicati da quella data in poi l'inserimento di titoli nati precedentemente viene effettuato su segnalazione.

[18] L'argomento molto delicato dei cosiddetti editori 'predatori' (editori poco o per niente scrupolosi che pubblicizzano sul Web proprie riviste online, di fatto inesistenti o con comitati editoriali fantasma, e vi attirano la clientela pagante di ricercatori e studiosi che intendono pubblicare i propri articoli) è ben presente alla rete ISSN, direttamente interessata alla questione nel momento in cui viene contattata da questi editori per identificare, con un codice di autorevolezza internazionale, le loro pubblicazioni online di dubbia esistenza, affidabilità o persistenza nel tempo. Questo problema, sempre più scottante per un sistema ufficiale e diffuso come l'ISSN, è stato affrontato e parzialmente risolto nel corso degli ultimi tre anni con l'adozione di regole - per il rilascio del codice ISSN ai seriali online - più stringenti rispetto a quelle in vigore per le pubblicazioni cartacee. La raccomandazione più importante fatta circolare dal Centro internazionale a tutti i partecipanti alla Rete - e che ha portato a risultati decisamente positivi - è stata quella di rilasciare il codice ISSN per un seriale online solo a pubblicazione online avvenuta, e non anche precedentemente ad essa (come invece in uso da decenni per le edizioni su supporto fisico statico).

[19] Manuale 2015, 14.1. e 14.2.