La riforma Franceschini e l'anno delle biblioteche

di Enrica Manenti

È ben noto che i bibliotecari italiani e l'Associazione italiana biblioteche che li rappresenta non hanno accolto con favore la riforma Franceschini, precisando la loro posizione con diversi interventi fin dal luglio 20141. L'operazione di riduzione delle sedi dirigenziali, finalizzata a creare altrettanti posti di direttore per i principali musei italiani, è stata criticata sia nel merito, avendo comportato accorpamenti di biblioteche con patrimoni e servizi particolarmente rilevanti ma anche eterogenei, sia nel metodo, vale a dire nei parametri scelti per classificare biblioteche di primo rango e biblioteche ordinarie2. A onor del vero, si è trattato inizialmente di un'operazione di stampo meramente burocratico, mentre una riforma vera e propria avrebbe, semmai, dovuto precedere gli adempimenti organizzativi. Le reazioni negative e gli appelli sono stati numerosi e autorevoli, ma spesso diffusi in un ambito ristretto, di apparente interesse per i soli addetti ai lavori. La comprensibile esasperazione da parte dei professionisti del settore nasce, peraltro, in un contesto che vede da tempo le biblioteche statali italiane alle prese con tagli consistenti, drammatica carenza di risorse umane, disattenzione politica generalizzata.
L'AIB ha segnalato in diverse occasioni la propria contrarietà all'operazione, che in seguito è stata condotta in porto, sottolineandone alcuni altri aspetti:

La posizione dell'AIB, di tono, ci pare, non corporativo, deriva dalla consapevolezza che le biblioteche statali italiane sono anch'esse, come tutte le altre, chiamate a un rinnovamento radicale, nel quale le basilari attività di tutela e studio dovrebbero coniugarsi con lo sviluppo dei servizi, con le nuove prospettive offerte dalle tecnologie, con il contributo alla diffusione della cultura e dell'apprendimento permanente.
L'AIB era già diverse volte intervenuta con proposte di riforma complessiva3, cercando di collocare i problemi e le possibili soluzioni in un quadro organico, rimarcando in ogni occasione come la ripresa del reclutamento di personale scientifico giovane fosse la condizione non solo per la sopravvivenza degli istituti, ma la base necessaria per qualsiasi innovazione nel settore.
All'indomani dell'approvazione della riforma, l'AIB si è sforzata, assieme alle altre associazioni riunite in MAB (Musei, Archivi, Biblioteche), vale a dire ICOM Italia e ANAI, di assumere una posizione propositiva e di prospettare un'applicazione del provvedimento che ne rispettasse l'intento di valorizzare i musei e di rendere effettive le loro potenzialità, e quelle degli altri istituti, a vantaggio delle realtà territoriali su cui insistono4. Nel documento si ricordano gli scopi comuni a tutte le tipologie di istituti: la tutela e valorizzazione dell'ingente patrimonio culturale italiano, materiale e immateriale, la promozione turistica, l'educazione permanente, il supporto allo sviluppo e alla diffusione della cultura ecc. Si avanzano, inoltre, diverse proposte: per prima cosa la definizione di un quadro collaborativo, che deve comprendere necessariamente il Ministero dell'istruzione e dell'università e gli enti locali, in un'ottica di sussidiarietà e condivisione.
In generale, viene sottolineata la necessità che le singole biblioteche e i singoli archivi non siano appiattiti su funzioni ancillari rispetto ai musei, ma siano valorizzati a partire dalle loro specifiche caratteristiche e ruoli. Un buon modo per rafforzare la collaborazione e promuovere l'efficienza complessiva è quello di riprendere, magari aggiornandolo, il documento Livelli uniformi di qualità per la valorizzazione territoriale integrata del patrimonio culturale5. Altro intervento necessario è la valorizzazione del contributo che possono e debbono fornire le associazioni professionali - contributo previsto dall'art. 2, comma 2, della l. 22 luglio 2014, n. 110 - in merito all'iscrizione dei professionisti negli appositi elenchi nazionali che dovranno essere creati dal Mibact.
Nel documento si sostiene, inoltre, che la creazione del Sistema museale nazionale non deve mortificare il Sistema/Servizio bibliotecario nazionale e il Sistema archivistico nazionale, che offrono invece buone basi per concretizzare da subito la collaborazione e le sinergie tra istituti omogenei. Si può prendere come modello, per esempio, la collaborazione già collaudata in SBN tra biblioteche statali, di enti locali, private, di università e istituti di ricerca, ecclesiastiche.
Se si adeguano i sistemi già esistenti, la creazione di poli/sistemi integrati museali-archivistici-bibliotecari territoriali, o in forma organica o attraverso la condivisione di risorse, può rivelarsi un'innovazione assai importante. Occorre, però, bandire gli automatismi suggeriti da una visione burocratica delle cose e attuare strategie a geometria variabile, promosse assieme dagli istituti, dalle soprintendenze e dalle Regioni per ciò che riguarda la programmazione territoriale.

In questa chiave, il Ministero dei beni culturali e del turismo potrebbe assumere un ruolo incisivo, non burocratico, di coordinamento anche intersettoriale, favorendo in modo più ampio e flessibile l'equilibrato funzionamento delle reti di collaborazione verticali e orizzontali. Se fossimo già in un'ottica e dimensione come quella indicata, forse lo stesso problema delle reti di biblioteche, musei e archivi provinciali, creatosi con la riforma Del Rio, sarebbe risultato più semplice da affrontare.
A proposito del ruolo del Ministero e ritornando alle biblioteche: in occasione di un incontro con il ministro Franceschini, avvenuto il 16 aprile 2015, l'AIB ha avuto la possibilità di illustrare un documento significativamente intitolato Proposte AIB per il Ministro Franceschini. Appunti per l'anno delle biblioteche6. Anche qui si enfatizza quel ruolo di regia e sostegno per le biblioteche italiane che dovrebbe svolgere il Ministero, a partire dal problema dei sistemi bibliotecari e delle biblioteche provinciali. L'AIB ha offerto la propria collaborazione per un tavolo che individui i diversi casi e contesti e quindi la destinazione più opportuna delle strutture e del personale, prevedendo nel frattempo un intervento immediato di sostegno che garantisca la continuità del servizio. Nel documento si chiede anche l'attuazione dell'ordine del giorno sulle reti bibliotecarie provinciali, presentato da Diego Zardini e approvato il 4 aprile 20147.
Per quello che riguarda più direttamente l'argomento di questo contributo, si è in particolare insistito sulla necessità di trasformare SBN da infrastruttura per l'automazione dei cataloghi a strumento di cambiamento della politica bibliotecaria italiana: si tratta di dare visibilità e fruibilità anche da remoto all'immenso patrimonio delle biblioteche, di mettere a disposizione di tutti i cittadini reali e adeguate opportunità di accesso all'informazione e alla conoscenza, di garantire servizi e risorse per l'educazione permanente. Per quanto riguarda strettamente l'area delle biblioteche e dei servizi statali, sono state avanzate precise proposte:

Se i diversi soggetti istituzionali inizieranno a lavorare concretamente assieme, con una visione più ampia di quella imposta dalle contingenze; se partirà un cammino che abbia ben presente ciò che le biblioteche sono, i loro scopi specifici e le loro ancora straordinarie potenzialità; se si metteranno in campo nuove risorse economiche e opportunità per i giovani professionisti; se ci si muoverà così, rimarrà viva la possibilità che le biblioteche riconquistino, rinnovandolo, il ruolo sociale che compete loro. Ma occorre far presto e invertire la rotta. È questo che ci aspettiamo dal 2015, l'anno delle biblioteche.

NOTE

[1] Associazione italiana biblioteche, E per ultime... le biblioteche, 21 luglio 2014, http://www.aib.it/attivita/2014/43960-per-ultime-biblioteche.

[2] Un esempio di contributo alla discussione è fornito da: Giannandrea Eroli, La riforma del Mibact e il decreto cultura: alcune considerazioni sugli effetti diretti e indiretti dei provvedimenti sugli istituti culturali in generale e sulle biblioteche in particolare, «Bibliotime», 18 (2015), n. 1, http://www.aib.it/aib/sezioni/emr/bibtime/num-xviii-1/eroli.htm; più recentemente da: Luca Bellingeri, Una riforma, cento riforme. Le biblioteche italiane nello tsunami del cambiamento continuo. In: Rapporto sulle biblioteche italiane 2013-2014, a cura di Vittorio Ponzani. Roma: AIB, 2015, p. 49-59.

[3] Associazione italiana biblioteche, Lettera al Ministro Bray sulla riforma del MIBACT, 2 dicembre 2013, http://www.aib.it/attivita/2013/39569-lettera-ministro-bray-mibact; id., Le proposte dell'AIB per i servizi bibliotecari nazionali, la promozione della lettura e il diritto di autore, 19 giugno 2013, http://www.aib.it/wp-content/uploads/2013/06/Proposte_per_il_Ministro_Bray_20130619.pdf.

[4] MAB (Musei, Archivi, Biblioteche), Appunti e proposte per il Ministro Franceschini sulla riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, 25 febbraio 2015, http://www.icom-italia.org/images/newsletter/mab-proposte-mibact_2015-02-25_non-firmato.pdf.

[5] Il documento, del febbraio 2014, è rimasto allo stato di bozza.

[6] http://www.aib.it/wp-content/uploads/2015/04/Proposte_AIB_MinistroFranceschini_20150416.pdf. Il titolo del documento si ispira alla dichiarazione del ministro Franceschini del febbraio scorso: http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/libri/2015/02/10/franceschini-2015-sara-anno-biblioteche-e-archivi_522b9099-8485-4938-b169-18c7b2dd701f.html.

[7] http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic9_01542_B_006_17.

[8] Un buon segno viene dalla recente convocazione dell'Assemblea dei poli, il 24 giugno 2015, dopo un lungo periodo di inattività.