Un inedito Cesare Segre direttore di biblioteca
(1968-1975)

di Marco Brusa

mi sono occupato sempre meno, con lo scorrere del tempo, dei problemi di Facoltà, disertando spesso i Consigli, e rifuggendo da qualunque mansione abbia qualche risvolto burocratico: sono stato solo, per qualche anno, il direttore della Biblioteca1.

Il Regolamento della Biblioteca della Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Pavia approvato il 25 marzo 1955 recita all'articolo 2: «Bibliotecario è un professore di ruolo della Facoltà, eletto per due anni accademici e rieleggibile»2. Sulla base di questo articolo Cesare Segre assunse l'incarico di 'bibliotecario' il primo novembre 19683 e tra varie vicissitudini lo mantenne per quasi sette anni. Nel corso del suo mandato egli si adoperò per proporre una propria linea su vari aspetti organizzativi ma non sempre ottenne seguito e per due volte presentò le dimissioni (nel 1971 e nel 1973) - ogni volta ritirate dopo opportuna discussione - prima di arrivare alla rottura definitiva nel 1975. Nel 1969 Gianfranco Tibiletti - 'bibliotecario' uscente - fu eletto preside della Facoltà per il triennio 1969-1972 e succedette a Enrica Malcovati4. Tibiletti lasciò la presidenza - come si vedrà - con un anno di anticipo. Lo stesso Tibiletti nel 1959 aveva chiarito che il 'bibliotecario' «ha sostanzialmente una duplice funzione: di amministratore - nei riguardi dei colleghi - e di direttore - per quanto concerne la disciplina degli studenti frequentanti la biblioteca». Tibiletti aveva aggiunto che il 'bibliotecario' è «chiamato spesso direttore, anche in carte burocratiche ufficiali, ma erroneamente, e in contrasto con il regolamento che lo istituisce»5: a tale definizione di comodo ci si è attenuti nel corso del presente lavoro.

Le necessità più urgenti: personale, edilizia, dotazioni

Nel corso di una lunga dichiarazione sulle condizioni della Facoltà il preside da poco nominato identificò tre ambiti nei quali - dettate in parte dall'aumento della popolazione studentesca - si concentravano le «necessità pratiche più urgenti»: il personale amministrativo e subalterno, i problemi edilizi, le dotazioni e fondi vari6. Sfogliando i verbali del Consiglio della Facoltà si rileva che negli anni successivi queste urgenze rimasero in gran parte tali, come già possono dimostrare un paio di esempi.
La richiesta di assegnazione o di trasferimento di un aiuto contabile agli istituti di storia dell'arte, archeologia, filosofia, storia moderna e storia antica «col compito di assistere anche, all'occorrenza, il Preside» ricevette una prima risposta negativa da parte del rettore nel giugno 19707. Nell'ottobre 1971 la domanda fu reiterata per i quattro istituti situati nel cortile delle magnolie del palazzo centrale universitario (storia dell'arte, archeologia, storia della filosofia8, storia moderna) sottolineando «il disagio degli assistenti [...] i quali debbono compiere da soli, senza aiuto alcuno, tutto il lavoro burocratico inerente alle spese degli Istituti». Il rettore ribadì l'impossibilità di soddisfare la richiesta e la Facoltà decise allora «di impostare diversamente la questione»: si ritenne a questo punto di poter ottenere maggiore ascolto evidenziando che il personale della carriera docente avrebbe dovuto necessariamente trascurare i compiti della didattica e della ricerca se impegnato in attività amministrative, contabili e bibliotecniche. La richiesta venne pertanto nuovamente inoltrata nel luglio 1972 per «un tecnico di carriera di concetto di ragioneria o di carriera esecutiva con mansioni di contabilità e di archivista» e in questa occasione il Consiglio fece notare che il lavoro di amministrazione era in costante aumento per vari motivi tra i quali «il continuo complicarsi della ricerca dei mezzi di arricchimento delle biblioteche speciali degli istituti che debbono costantemente perfezionare la propria funzionalità». Il Consiglio rilevò inoltre che «la quasi totalità degli assistenti di ruolo in organico, sui quali dovrebbe gravare la parte materiale dei compiti amministrativi cui gli Istituti sono tenuti, hanno ottenuto un incarico di insegnamento» e di conseguenza «[l]'impiego di essi per pratiche amministrative che comunque debbono essere svolte rende disagevole la loro ulteriore attività di docenti e compromette le loro attività di ricerca». Fece presente infine quanto apparisse «irrazionale e poco 'economico' impiegare personale scientifico qualificato per lunghe pratiche alle quali è in grado di badare un tecnico con preparazione non specialistica»9. La richiesta per le esigenze della contabilità fu ribadita con qualche modifica nel settembre 1972, ma ancora nel febbraio 1973 - quando s'era cominciato ad assegnare alcuni posti - essa non era stata esaudita. Alla fine del 1974 si registra per l'ennesima volta la domanda per un impiegato contabile da assegnare all'Istituto di archeologia10.

Quanto ai problemi edilizi si nota in questi anni la tendenza a dislocare gli istituti afferenti alla Facoltà anche al di fuori del palazzo centrale universitario. La ricerca di soluzioni in tal senso si accompagna - soprattutto nei primi tempi (1970 e 1971) - alla dichiarazione che dovrà trattarsi di situazioni provvisorie e di emergenza e che «com'è ovvio e naturale - l'unica sede confacente all'intera Facoltà è lo storico Palazzo Centrale Universitario, nel quale la Facoltà deve essere reintegrata al più presto in condizioni di efficienza»11. Ma ancora nel 1974 tre istituti erano «provvisoriamente sistemati in via Luino (Istituto di Filosofia) e nello stabilimento della Banca Nazionale del Lavoro (Istituto di Francese e Istituto di Ispanistica)»12.
Nel terzo ambito nel quale il preside aveva evidenziato necessità urgenti (dotazioni e fondi vari) la Facoltà unanime constatò che tutti gli istituti versavano in gravi condizioni economiche «al punto da dovere anche troncare abbonamenti a riviste e collezioni la cui esistenza risponde a necessità vitali»13.
Ancora sul versante edilizio nel luglio 1974 il direttore dell'Istituto di archeologia Arturo Stenico presentò in Consiglio un'ampia critica al Piano di sviluppo e ristrutturazione dell'Università di Pavia dell'architetto Giancarlo De Carlo relativamente alla nuova sistemazione - che non venne poi attuata - della Facoltà di lettere e filosofia, destinata a «essere distribuita nella ex caserma [Menabrea]» e di conseguenza alla «deportazione [...] nella parte più nascosta e architettonicamente banale del complesso palazzo centrale dell'Università». La Facoltà deliberò di far propria la relazione di Stenico nella quale si rilevava tra l'altro con disappunto che nel Comitato di progettazione autore del piano in esame non vi era alcun rappresentante della Facoltà di lettere e filosofia. Il testo della relazione - pur se di interpretazione non sempre agevole - fornisce utili informazioni sulla situazione della Facoltà e permette di ampliare lo sguardo al contesto nel quale si svolsero le vicende oggetto della presente narrazione. Vale la pena di proporre integralmente la parte che interessa la Biblioteca14:

essa [la Biblioteca] ora si articola su due piani in parte attorno al cortile del Miliario e in parte su un'ala del cortile di Atilia Secundina. È previsto (una delle pochissime didascalie che appaiono nella mappa) il suo trasferimento nell'attuale aula di disegno e le viene anche assegnato un ambiente minore a questa sotterraneo per il deposito15. È chiaro che chi ha proposto questa sistemazione non è al corrente non solo della consistenza, ma neanche di quella che è la funzione di una biblioteca di Lettere. Da notare che non è previsto nessun ambiente per la direzione e i servizi connessi con la vita della biblioteca. La superficie del nuovo ambiente è nettamente inferiore all'area già ora ristretta in cui si sviluppa la biblioteca di lettere che ha il suo patrimonio librario distribuito in corridoi e in istituti, ma sempre accentrato e direttamente utilizzabile per coloro che nelle vaste sale di consultazione stanno svolgendo le loro ricerche. L'amenità di creare un magazzino della biblioteca di Facoltà dimostra che chi ha fatto la proposta che appare nel piano non ha alcuna dimestichezza col metodo di lavoro che - con varianti ma in complesso omogeneo - le materie della facoltà di lettere esigono. La biblioteca della facoltà mette a disposizione il materiale librario che è comune a più discipline e pertanto deve essere considerata come la biblioteca centrale di tutti coloro che nella facoltà di lettere sono studenti o ricercatori. Mi pare pertanto che la soluzione che prevede un grande stanzone sia per la lettura e consultazione sia per la frequenza sia infine per la direzione dell'organismo (si pensi solo agli schedari e all'amministrazione) debba essere decisamente respinta dalla facoltà. Inoltre v'è da rilevare la contiguità materiale con l'Aula del '400 - che avrebbe diretto accesso alla biblioteca di facoltà - da anni ormai trasformata in una sala di riunione delle più disparate associazioni - anche non universitarie - spesso tumultuose, comunque sempre causa di disturbo al lavoro che tranquillamente dovrebbe svolgersi in una biblioteca.

Proprio nella situazione edilizia si può individuare una causa indiretta dei momenti di crisi che verranno illustrati a breve. La Biblioteca e alcuni istituti condividevano i loro spazi («patrimonio librario distribuito in corridoi e in istituti»16) - ai quali si accedeva da un ingresso comune - offrendo al personale docente l'opportunità della libera e immediata accessibilità a tutto il materiale bibliografico (una comodità alla quale una biblioteca con spazi propri e dotata di un deposito sotterraneo avrebbe probabilmente obbligato a rinunciare17). Il rovescio della medaglia era costituito dall'incapacità di gestire adeguatamente questa opportunità e dai conseguenti abusi, che si concretizzavano in una fruizione poco rispettosa.

Regolamentazione degli accessi alla Biblioteca e dimissioni di Cesare Segre (1971)

L'episodio che provocò le prime dimissioni di Cesare Segre ebbe luogo nel giugno 1971. Il direttore della Biblioteca era da poco rientrato da un periodo di congedo per studio trascorso alla Harvard University e nei suoi quattro mesi di assenza, dal primo febbraio al 31 maggio, l'incarico di facente funzione era stato assunto da Maria Corti18. L'unico sintomo della crisi del quale si trova notizia è registrato nel verbale della seduta del Consiglio della Facoltà del 22 giugno 1971. In quella sede si aprì una vivace discussione sulla concessione delle chiavi della Biblioteca: vi fu chi espresse «il proprio risentimento» per non avere ottenuto la chiave «che invece altri colleghi possiedono» e chi fece presente di aver «bisogno di poter consultare libri e riviste anche nei giorni in cui la biblioteca è chiusa o perché è sabato o perché è in atto uno dei frequenti scioperi del personale». La questione - come si vedrà via via nei documenti esaminati - pare potersi riassumere nella concessione o meno delle chiavi anche ai docenti afferenti agli istituti aventi sede al di fuori della Biblioteca. Proprio in relazione a questa vicenda il direttore «crede[tte] di ravvisare nelle espressioni di alcuni colleghi una dichiarazione di dissenso dal suo operato» e prospettò le proprie dimissioni. Al termine della discussione la Facoltà conferì mandato al direttore di concedere la chiave della Biblioteca ad alcuni colleghi e la questione delle dimissioni rimase in sospeso19 sino a quando - pochi giorni dopo - il dubbio fu sciolto da una lettera di Segre indirizzata al preside della Facoltà Gianfranco Tibiletti20:

Caro Tibiletti,
tre anni or sono, la Facoltà mi ha fatto l'onore di nominarmi Direttore della Biblioteca, ed io ho cercato di mantenere degnamente l'incarico gravoso e poco brillante senza pretendere riconoscimenti e gratitudine. Nella seduta del 22 c.m., è accaduto che alcuni colleghi hanno presentato al Consiglio di Facoltà una lagnanza sulla conduzione della Biblioteca senza prima rivolgersi al responsabile, cioè a me, e senza che l'argomento fosse all'ordine del giorno. Altri colleghi hanno immediatamente solidarizzato con i molto concitati querelanti, accusandomi di discriminazioni nei loro riguardi; uno è giunto a restituirmi, sdegnato, le chiavi della Biblioteca in suo possesso. I querelanti hanno poi preteso la concessione a cui aspiravano illico et immediate e in forma nominativa, mostrandosi sfiduciosi in un mio eventuale impegno e indifferenti a quanto potrebbe stabilire in generale e senza personalismi un regolamento alla cui veloce stesura m'ero impegnato. L'episodio significa una totale condanna della mia opera di Direttore, sicché rassegno alla Facoltà le mie dimissioni irrevocabili.
Se devo fare l'autocritica, dirò che mi rimprovero non il troppo autoritarismo, ma il troppo lassismo. Non sono ancora sistemati soddisfacentemente, infatti, i seguenti problemi:
- rapporti tra i colleghi e il personale. Molti colleghi trattano burbanzosamente gl'impiegati che cercano di far osservare i provvedimenti presi per il miglior funzionamento della Biblioteca; in particolare continuano i [sic] violare i termini per il prestito dei libri, e specialmente delle riviste di cui prendono anche in lettura esterna fascicoli delle annate in corso; non mettono la scheda in corrispondenza dei volumi asportati ecc.;
- rapporti tra istituti esterni e Biblioteca. L'aggiornamento delle schede degli Istituti e la loro agibilità a chi possa esservi interessato non sono sempre quelli che si desidererebbero; solo la Biblioteca è considerata un bene comune, da utilizzare senza limitazioni21;
- uso del telefono. Le chiamate in teleselezione fatte dai colleghi e forse anche dagli studenti costano alla Biblioteca circa un milione all'anno. A mio parere solo il Preside dovrebbe, per ragioni d'ufficio, poter telefonare fuori Pavia. Per tutti gli altri si dovrebbero impiantare telefoni a gettone, mentre la teleselezione andrebbe bloccata nell'impianto interno;
- istituti interni. Poiché sulla scrivania e nei cassetti ognuno tiene corrispondenza e oggetti personali, gl'Istituti dovrebbero esser chiusi a chiave durante la chiusura della Biblioteca22;
- frequenza alla Biblioteca nei sabati e domeniche. Occorre una qualche forma di controllo sui frequentatori, che in ogni caso dovrebbero firmare all'entrata e all'uscita un quaderno delle presenze: così che s'individui il responsabile in caso di irregolarità. E si dovrebbero prevedere sanzioni, o almeno censure, a carico di questi responsabili.
Augurando al mio successore maggior fortuna e maggior successo, ti saluto cordialmente
Cesare Segre

Nella successiva seduta del 5 luglio ebbe luogo «un'ampia, approfondita e talora vivace discussione» al termine della quale Segre accettò la richiesta del Consiglio di ritirare le sue dimissioni e ricevette l'incarico di costituire una commissione per lo studio di un nuovo regolamento della Biblioteca23. Si vedrà che proprio in occasione della stesura del nuovo regolamento - per la quale si dovette attendere il 1975 - fu ripreso e ulteriormente discusso il problema degli accessi e della concessione delle chiavi.
 L'anno 1971 volse al termine con il trasferimento di Gianfranco Tibiletti all'Università di Bologna - da lui richiesto per motivi famigliari e già annunciato come probabile da circa un anno - e le conseguenti sue dimissioni da preside della Facoltà di lettere e filosofia. Nell'incarico gli succedette per il periodo sino all'anno accademico 1973-1974 il direttore dell'Istituto di storia greca e romana Aurelio Bernardi, che era stato, come il predecessore, un allievo di Plinio Fraccaro24.

Il lavoro di riordino di Mariano Suali

Nei due anni accademici 1972-1973 e 1973-1974 il professore di scuola superiore Mariano Suali ottenne un comando presso la Biblioteca della Facoltà di lettere e filosofia per svolgere un lavoro di riordino dei libri del fondo Egon Corti. Assistente volontario di filosofia teoretica presso l'Università di Pavia dal 1940-1941 al 1957-1958, Mariano Suali è ricordato per la sua opera filosofica L'idea speculare: appunti sistematici e per il libro di poesie Indicazioni, vincitore del Premio Carducci nel 1952 e pubblicato l'anno successivo. A Pavia il suo nome richiama immediatamente alla memoria quello del padre, l'indianista Luigi Suali, che fu professore all'Università di Pavia per quasi un cinquantennio25.
Il fondo librario Egon Corti (circa 10.000 volumi) a partire dai primi anni Sessanta era stato per metà disperso tra vari istituti della Facoltà26. Il lavoro di Mariano Suali - per quanto lo si riesce a ricostruire27 - consistette inizialmente nella suddivisione per discipline degli oltre quattromila volumi che ancora si trovavano accorpati presso la Biblioteca della Facoltà di lettere e filosofia. Di questa attività è testimonianza una Distinta numerica per materie: il documento presenta un'interessante ripartizione frutto forse di un compromesso tra le materie rappresentate nei volumi e le discipline insegnate all'università28. Sembra risalire a questo periodo anche il successivo lavoro di attribuzione della segnatura tramite il quale la maggior parte dei quattromila volumi ricevette un numero progressivo preceduto dalla dicitura «Fondo Corti». Ai volumi più preziosi fu riservata un'altra serie numerica preceduta dalla dicitura «Fondo Corti Rari». Le segnature tracciate a matita su una delle prime pagine di ogni libro sono tuttora chiaramente leggibili, mentre le etichette sul dorso vengono in gran parte via via coperte a seguito del lavoro di attribuzione di una segnatura nuova29. A un primo e ancora superficiale esame la sequenza dei libri con segnatura «Fondo Corti» pare rispecchiare almeno in parte i raggruppamenti per discipline della Distinta numerica per materie30.

Gestione del patrimonio librario e dimissioni di Cesare Segre (1973)

I brevi cenni sul lavoro svolto da Mariano Suali forniscono le conoscenze necessarie per affrontare il secondo momento di crisi nella direzione della Biblioteca: le dimissioni di Cesare Segre del 1973. Maturata da tempo, la decisione di lasciare l'incarico si concretizzò a seguito di un episodio ben preciso nel quale si possono individuare due motivi di dissenso. Il primo fu l'«esautoramento» del ruolo del direttore attraverso una decisione presa dal Consiglio della Facoltà in merito al fondo Egon Corti della quale - così si esprime Segre nel testo che leggeremo - il direttore «fu tenuto all'oscuro». Il secondo motivo fu una divergenza di opinioni proprio in merito alla decisione presa. L'intera vicenda merita di essere seguita attraverso la lettura integrale di alcuni documenti che illustrano i differenti punti di vista e gettano luce sulle vicissitudini patite dal fondo Egon Corti nella prima metà degli anni Settanta.
Il primo febbraio 1973 il Consiglio della Facoltà in assenza del direttore della Biblioteca adottò un provvedimento trascritto nel verbale con il titolo Libri del fondo Egon Corti al punto e) delle Comunicazioni che aprirono la seduta31:

I libri del fondo E. Corti sono già stati incamerati in gran parte da vari Istituti interessati. Ne rimangono giacenti circa quattromila, residuo che il prof. Suali sta riordinando. La Facoltà decide di destinare alle Facoltà competenti dell'Univ. di Pavia un gruppo importante di testi scientifici. Le opere specializzate che interessano i vari Istituti della Facoltà saranno prese in carico da questi ultimi, che ne rilasceranno ricevuta. Il prof. Ramat chiede se esista un catalogo completo dei testi già distribuiti in precedenza. Il Preside fa notare che per ragioni organizzative tali testi sono stati contraddistinti, nella collocazione nuova, dalla dicitura “Fondo E. Corti”, e del resto sono in gran parte provvisti di un “Ex-libris”32.

A seguito della lettera di dimissioni di Cesare Segre - che tra poco sarà presa in esame - il Consiglio rivide la propria decisione di destinare i volumi alle facoltà competenti e agli istituti interessati. Non ho potuto accertare se - come sembra33 - prima di quel momento una parte dei «circa quattromila» volumi fosse già stata distribuita, ma credo che tutti i libri siano comunque tornati a costituire un insieme compatto al più tardi nella seconda metà degli anni Settanta, quando si procedette alla loro catalogazione. Negli anni Ottanta i «circa quattromila» volumi erano sistemati in Biblioteca in parte nell'armadio «Corti Rari» e in parte nel magazzino 'olimpico'34, le due sedi nelle quali - con qualche non irrilevante eccezione - essi si trovano ancora oggi.
Le dimissioni di Cesare Segre giunsero il 16 febbraio con una lunga e chiarissima lettera della quale si conserva una copia dattiloscritta con minime correzioni a mano. La lettera fu indirizzata al preside della Facoltà Aurelio Bernardi e per conoscenza al rettore Antonio Fornari35:

Caro Preside,
con la presente rassegno a te e ai colleghi le dimissioni da Direttore della Biblioteca di Facoltà. Ecco il motivo. Ho appreso oggi, in modo del tutto casuale, che nell'ultimo consiglio di facoltà si è deliberato lo smembramento del fondo-libri lasciato dal noto scrittore tedesco Egon Corti36 alla nostra Università. Osservo: 1) che questo argomento non era all'ordine del giorno, e non fui avvertito che sarebbe stato affrontato; 2) che non trattandosi di delibera urgente, non era opportuno - a mio avviso - prenderla in assenza (giustificata per malattia) del Direttore della Biblioteca, che ne fu tenuto all'oscuro.
Aggiungo che, se interpellato, avrei dato parere contrario. Il fondo Egon Corti, di molte migliaia di volumi, è un esempio notevole di biblioteca privata tedesca di fine Ottocento - primi del Novecento: il suo valore e il suo significato storico stanno nella sua composizione e nel tipo di cultura che essa rispecchia. Ritengo poi che non si dimostri gratitudine al generoso donatore trattando i suoi libri come un lotto di merce da dividere tra gli interessati.
È vero che lo smembramento iniziò subito dopo la donazione; ma da quando fui eletto Direttore tutelai (entro i limiti forzati che dirò) l'unità e la fisionomia della parte superstite del fondo, pur sempre cospicua (oltre 4.000 volumi); acconsentii al trasferimento di alcuni volumi in singoli Istituti, con la clausola precisa che si trattava di un deposito, ferma restando l'indissolubilità del fondo “Egon Corti”. Per questo mi rallegrai del comando ottenuto dal prof. Suali: esso permetteva di riordinare e catalogare (o eventualmente ricostruire) il fondo. Vedo invece che la catalogazione è stata intesa come un contributo alla definitiva dispersione, cioè distruzione.
Questi i motivi delle mie dimissioni: a cui, come vedi, non si può rimediare.
Aggiungo che la mia decisione è maturata da tempo. Come sai il personale della Biblioteca, invece di essere aumentato, com'è assolutamente indispensabile, è stato ridotto a quattro persone, di cui due soli bidelli-distributori (e uno a mezzo tempo, dato che si occupa della xerox). Tra gli effetti di questa totale carenza di servizio - che ho spesso lamentato anche in consiglio di facoltà, ma senza che si ottenesse nulla da parte del Rettore - segnalo in particolare:
1) l'impossibilità in cui ci si è trovati di inventariare e timbrare i fondi librari, come appunto quello di Egon Corti, e manoscritti, come quello di Santorre Debenedetti, da me donato alla Biblioteca, e tuttora abbandonato in un armadio, nonostante che prima della consegna io ne abbia fatto curare l'esplorazione da una mia allieva, come tesi di laurea37. Forse, se il fondo “Egon Corti” fosse stato inventariato e timbrato, non dovremmo registrare il furto, avvenuto durante la mia malattia, del rarissimo incunabolo di Ermolao Barbaro (di eccezionale valore anche commerciale), e potremmo escludere - come invece non possiamo proprio - che altri furti siano stati compiuti.
2) il blocco della inserzione a schedario delle schede relative ai nuovi acquisti, nonché della compilazione delle schede doppie per gli Istituti dipendenti dalla Biblioteca. È così divenuto molto arduo lavorare sulla bibliografia recente, e si verifica sempre più spesso l'acquisto di doppioni, in seguito al ritardo o alla mancata registrazione delle nuove acquisizioni: con grave nocumento per le nostre già scarse disponibilità finanziarie.
Come vedi, anche a non parlare del suo esautoramento, l'incarico di Direttore della Biblioteca di Facoltà è pressoché quello di un curatore fallimentare. Mi auguro che il nuovo direttore riesca a trovare più ascolto nelle sue sacrosante richieste, e a porre rimedio a questa situazione indegna d'una biblioteca come la nostra.
Ringrazio i colleghi che per tanti anni mi hanno rinnovato la loro fiducia, e ti saluto cordialmente
CS
Magnifico Rettore,
mi scuso del disturbo, ma il problema, come vede, è grave non solo negli aspetti formali.
Cordialmente
Cesare Segre

La sicurezza del patrimonio bibliografico (e non solo) era questione già affrontata - in termini diversi ma altrettanto chiaramente illustrati - nella lettera di dimissioni del 1971 nei punti in cui si evidenziava la necessità di regolamentare e controllare gli accessi alla Biblioteca e di chiudere gli istituti a chiave. La scomparsa dell'incunabolo di Ermolao Barbaro insieme alla possibilità «che altri furti siano stati compiuti» offre un'ipotesi per il destino di alcuni libri preziosi della biblioteca di Egon Corti dei quali si son perse le tracce: per tutti si può ricordare un esemplare della Theorica musicae di Franchino Gaffurio38. Sottrazione o smarrimento di libri che si siano verificati dopo l'attribuzione delle segnature «Fondo Corti» e «Fondo Corti Rari» dovrebbero apparire manifestamente dalla mancanza di volumi nelle due rispettive sequenze numeriche: anche per questo motivo sarà utile provvedere alla ricostruzione completa di entrambe le serie.
 Una breve risposta alla lettera di Segre giunse da parte del rettore con l'auspicio che le dimissioni potessero rientrare e con il chiarimento che «la distribuzione dei posti di personale non docente [era] stata fatta dalla Facoltà e non già dall'Amministrazione che si [era] limitata a mettere a disposizione delle Facoltà le aliquote consentite dalla Legge astenendosi da ogni indicazione ulteriore». Entrò invece nel merito dello smembramento del fondo il preside Aurelio Bernardi con una lettera indirizzata a Segre, nella quale sono illustrati i motivi della scelta adottata e i passi compiuti39:

Subito dopo la mia nomina a Preside della Facoltà, mi preoccupai di provvedere, in accordo con te, a dar definitiva sistemazione al residuo del fondo Egon Corti, da troppi anni giacente in Biblioteca di Facoltà senza inventario e senza catalogo. Appena il prof. Suali ottenne il comando per la Biblioteca, lo invitai a compiere un'accurata ricognizione dei libri dividendoli per discipline. Ultimato il lavoro, ho fatto chiudere sotto chiave le opere più preziose di antiquariato40. Mi è parso fosse anche conveniente e urgente di affidare i libri delle singole sezioni in deposito ai vari Istituti della Facoltà, dietro ricevuta, e ciò in conformità alla linea seguita in passato con il grosso del fondo: non ritenevo infatti prudente lasciare ulteriormente i libri sugli scaffali senza registrazioni di sorta dato che il prof. Suali non se la sentì di schedarli e inventariarli. Il Consiglio di Facoltà, convenne con questo mio avviso. Purtroppo non ho avuto l'opportunità di interpellarti in merito, data la tua assenza per malattia, e per questa omissione mi rammarico.
Le argomentazioni che tu porti sulla convenienza di ricostruire in unità il fondo sono più che valide, e per riguardo alla memoria del testatore e per disporre di una preziosa testimonianza sulla cultura di un'epoca: mi sono sempre regolato anch'io in tal modo nella sistemazione delle numerose raccolte di libri ricevute in dono o eredità dal Collegio Ghislieri41. Nel caso del fondo Egon Corti, non sarà però facile il compito, data la dispersione già avvenuta da anni, ma non mancherò di porre la questione all'ordine del giorno di una prossima seduta di Facoltà. L'argomento sarà affiancato a quello delle tue dimissioni da Direttore della Biblioteca: le tue motivazioni investono il grosso problema organizzativo del personale e certo è necessario discuterlo insieme a fondo.
Cordiali saluti
tuo Aurelio Bernardi

La faccenda delle dimissioni si trascinò per due sedute del Consiglio della Facoltà e giunse a conclusione soltanto il 4 aprile. Dal verbale della seduta del 14 marzo è utile leggere integralmente il punto intitolato Fondo librario Egon Corti42:

Il Preside, con riferimento a una comunicazione del precedente Consiglio di Facoltà e al lavoro di spoglio del fondo Corti operato dal prof. Suali, ritiene opportune alcune precisazioni. Il fondo E. Corti è stato lasciato in eredità all'Università di Pavia senza trasmissione ufficiale delle specifiche disposizioni testamentarie43. I libri dil [sic] Fondo furono depositati dapprima al Museo di Archeologia e in seguito vennero trasferiti, per disposizione dell'allora Rettore Fraccaro, nella Biblioteca della Facoltà di Lettere. Scomparso il Rettore Fraccaro, per iniziativa del quale il fondo era stato lasciato alla Facoltà, i libri cominciarono ad essere distribuiti fra i singoli Istituti interessati, con una più cospicua assegnazione a Storia Moderna, Letteratura Tedesca, Geografia, Storia della Musica; ma tutto ciò avvenne senza un previo inventario e senza rilascio di ricevute. Nella precedente seduta, la Facoltà aveva ritenuto opportuno procedere alla distribuzione del fondo residuo. Il prof. Segre, direttore della Biblioteca, in quella occasione assente per malattia, manifestò in seguito il proprio disappunto per questo tipo di soluzione, ritenendo invece che sarebbe stato opportuno non disperdere il fondo, dato che proprio nel suo insieme esso acquista il valore di testimonianza culturale. Su proposta dello stesso prof. Segre la Facoltà delibera che tutti gli Istituti in possesso di opere provenienti dal dissolto fondo E. Corti ne comunichino con urgenza al Direttore della Biblioteca un inventario completo, in vista di una schedatura soddisfacente, che potrebbe facilitare, in un secondo tempo, la ricostituzione della Biblioteca Edgon [sic] Corti.

Nella stessa seduta Segre accettò di mantenere la direzione della Biblioteca ad interim sino alla fine dell'anno, ma si dichiarò disposto a ritirare le dimissioni «soltanto se la Biblioteca [fosse stata] messa in grado di funzionare». Ciò che egli intendesse risulta dalle richieste registrate nel verbale del Consiglio della Facoltà del 4 aprile che riguardano il rafforzamento del personale: accanto alla nomina di un vice-direttore scelto tra i professori incaricati o gli assistenti residenti a Pavia - in modo da avere «la possibilità di controllare l'assiduità del personale e la sua organizzazione del lavoro» - Segre propose l'istituzione di un posto di ruolo per un bibliotecario. Il Consiglio a sua volta ritenne indispensabile l'istituzione di un posto di aiuto-bibliotecario e propose provvisoriamente l'assunzione di un collaboratore pagato a ore o a cottimo44.
 Per l'anno accademico 1973-1974 Mariano Suali - ottenuto il rinnovo del comando presso la Biblioteca - fu invitato a prendere contatto con i direttori di istituto che avevano già provveduto a schedare una parte dei libri del fondo Egon Corti45. Alla parte del lavoro di Suali finalizzata alla ricomposizione del fondo si può ricondurre una seconda 'distinta numerica' intitolata Libri del fondo Corti dislocati negli istituti della Fac. di lettere e filosofia dell'Università di Pavia. Altri documenti rinvenuti insieme alla distinta sono probabilmente parte del medesimo tentativo di ricostruzione, che non sembra proprio avere sortito l'esito sperato46.

Necessità urgenti: il personale della Biblioteca della Facoltà di lettere e filosofia

L'elenco del personale afferente alla Biblioteca della Facoltà e la descrizione delle sue mansioni nel 1972 illustrano la situazione organizzativa meglio di quanto possano fare le numerose richieste di tecnici (laureati o diplomati) e di impiegati (della carriera ausiliaria con mansioni di bidello-distributore di libri) o le assegnazioni di posti di ruolo (carriera direttiva per il coordinamento di tutte le biblioteche dell'Ateneo, carriera di concetto di aiuto bibliotecario), che solo parzialmente e lentamente poterono approdare a un esito positivo47:

Dalla Biblioteca dipendono attualmente quattro impiegati: la sign. [Maria Teresa] Magnino, imp. di II categoria; il sign. [Renzo] Quoex, imp. III categoria, il sign. [Amedeo] Garberi, bidello IV categoria, il sign. [Eligio] Rovida, avventizio IV categoria. Tenuto conto: a) che la Magnino è totalmente impegnata dalla contabilità della Biblioteca e degli Istituti collegati; b) che il Quoex si occupa del prestito dei libri e del catalogo; c) che il Rovida è impegnato per metà del suo tempo alla preparazione delle xerocopie per i docenti e per la biblioteca, ne risulta che alla Biblioteca resta a disposizione una sola persona a pieno tempo, ed una a mezzo tempo, per la sistemazione dei nuovi acquisti e per la distribuzione dei libri nelle ore di apertura. L'anno scorso la Biblioteca è stata privata di un bidello che, nonostante le ripetute rischieste [sic], non è stato sostituito48. Qualora la richiesta qui formulata [per due impiegati della carriera ausiliaria con mansioni di bidello-distributore di libri] non venga accolta, la Biblioteca sarà praticamente immobilizzata: già i libri nuovi attendono mesi prima di essere sistemati; presto si dovrà limitare o interrompere la distribuzione dei libri in lettura agli studenti, ciò che significa la paralisi degli studi.

Ancora nel novembre 1973 Segre ribadì nel Consiglio della Facoltà la grave situazione della Biblioteca, dovuta alla «mancanza di personale idoneo e in numero adeguato alle esigenze»49. Nel gennaio successivo il Consiglio ritenne opportuno che i direttori di istituto accettassero che i borsisti collaborassero volontariamente «[p]er il funzionamento della Biblioteca di Facoltà e per l'aggiornamento degli schedari»50. Nel dicembre 1974 era in via di perfezionamento il decreto ministeriale di assunzione per un posto di aiuto bibliotecario, mentre per un secondo posto si era in attesa di chiarimenti amministrativi51. Tra queste difficoltà si giunse nell'aprile 1975 alle dimissioni definitive di Cesare Segre a seguito dell'approvazione del nuovo regolamento della Biblioteca. La stesura del testo richiese tempi brevi, ma nel suo complesso la vicenda relativa al nuovo regolamento ebbe una gestazione molto lunga, che di seguito si proverà a riassumere. Nel frattempo s'era giunti all'avvicendamento nella presidenza della Facoltà di lettere e filosofia con l'elezione di Franco Alessio per il triennio 1974-197752.

Regolamento della Biblioteca e dimissioni di Cesare Segre (1975)

Nel corso degli anni Sessanta la proliferazione degli istituti - dotati di autonomia e di un proprio patrimonio bibliografico (tra il 1959-1960 e il 1968-1969 gli istituti della Facoltà triplicarono il loro numero passando da sei a diciotto) - mise in crisi la ragion d'essere della Biblioteca della Facoltà di lettere e filosofia e portò a un ripensamento delle sue funzioni: essa - per usare le parole di Gianfranco Tibiletti - stava via via assumendo il ruolo di «centro di coordinamento e di integrazione del patrimonio bibliografico della Facoltà». Questo è in sintesi il motivo per il quale nell'ottobre 1968 lo stesso Tibiletti prospettò la necessità di redigere un nuovo regolamento53. Già nella seduta del successivo 6 novembre il Consiglio della Facoltà procedette alla nomina di un'apposita commissione della quale furono chiamati a far parte Cesare Segre, Gianfranco Tibiletti, Lorenza Balconi Maranini, Franz Brunetti, Giulio Guderzo, Angiola Maria Romanini54. Che tale commissione non abbia prodotto risultati sembra confermato dal fatto che nei successivi verbali della Facoltà non si trova alcun cenno ai suoi lavori.
Il 26 giugno 1971, dopo la crisi che aveva portato alle prime dimissioni di Segre, Tibiletti inviò allo stesso Segre e a Maria Corti una lettera per lodarne l'operato alla direzione della Biblioteca «fra tante difficoltà e strettezze generali, nonché fra blocchi, scioperi e tumulti» e per proporre la bozza di un nuovo regolamento della cui necessità si era parlato nella precedente seduta del Consiglio della Facoltà: «Vi allego» scrisse Tibiletti «un abbozzo di nuovo Regolamento della Biblioteca, redatto secondo i criteri dei quali credo di avere già parlato più volte con voi e con altri colleghi, criteri che mi sembrano generalmente condivisi»55. Nel primo articolo della bozza, riprendendo la propria idea già espressa tre anni prima, Tibiletti formulò la seguente definizione: «[l]'Istituto denominato “Biblioteca della Facoltà di Lettere e Filosofia” è il centro bibliografico fondamentale della Facoltà stessa». Due dei nove articoli si soffermano sui compiti di allestimento e cura di un catalogo collettivo degli istituti della Facoltà, nel quale possono confluire anche le schede di istituti afferenti ad altre facoltà e di enti esterni all'Ateneo. Cinque articoli riguardano la figura del direttore e i suoi compiti nonché i suoi rapporti con i direttori degli istituti e con l'utenza della Biblioteca.
Il mandato conferito il 5 luglio 1971 a Cesare Segre di formare una commissione per la stesura del nuovo regolamento non sembra avere avuto alcun seguito dal momento che nel gennaio 1975 la Facoltà ravvisò nuovamente la medesima necessità e nominò una commissione con il compito di concludere i suoi lavori entro un mese. Furono chiamati a farne parte Cesare Segre, Luigi Poma, Emilio Gabba, Giovanni Caravaggi56. Vale la pena di ricordare - trattandosi di questione antica e mai del tutto risolta - che nella stessa seduta fu discussa la richiesta avanzata da alcuni contrattisti di essere forniti di chiave per l'accesso alla Biblioteca anche durante le ore di chiusura.
La commissione giunse in tempi brevi a presentare la proposta per un regolamento il cui testo - ampiamente discusso e parzialmente modificato nella seduta del 14 marzo 1975 - entrò in vigore con effetto immediato. Il primo articolo recitava: «La Biblioteca della Facoltà di Lettere e Filosofia costituisce biblioteca speciale ai sensi del R.D. I° aprile 1909, n. 233 [Regolamento delle biblioteche speciali governative non aperte al pubblico]. È ad ogni effetto istituto annesso alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Pavia». Nella tabella che segue darò conto soltanto degli emendamenti accolti nel testo finale perché proprio nelle differenze tra il testo proposto e il testo definitivo si riassumono alcune tra le difficoltà ricorrenti affrontate da Segre nel corso del suo mandato e proprio in alcune modifiche si trovano le cause delle ultime e irrevocabili dimissioni del direttore della Biblioteca57.

Testo proposto

Testo definitivo

Art. II. La Biblioteca della Facoltà di Lettere e Filosofia è riservata ai docenti, agli assistenti, ai contrattisti, ai borsisti, agli iscritti ai corsi di perfezionamento, ai collaboratori CNR e agli studenti della Facoltà. È aperta per la consultazione, previa autorizzazione del Direttore, a tutti i docenti, studenti e laureati di Università italiane e straniere.

Art. II. La Biblioteca della Facoltà di Lettere e Filosofia è riservata ai docenti, agli assistenti, ai contrattisti, ai borsisti, agli iscritti ai corsi di perfezionamento, ai collaboratori CNR e agli studenti della Facoltà. È aperta per la consultazione, previa autorizzazione del Direttore.

Art. V. La Biblioteca è aperta in tutti i giorni non festivi, dal lunedì al venerdì, nelle ore: 9-12; 14-18,30. La Biblioteca resta chiusa nei primi venti giorni del mese di agosto.

Art. V. La Biblioteca è aperta in tutti i giorni non festivi, dal lunedì al venerdì, con orario che viene stabilito dal Direttore e dal comitato58 compatibilmente con la disponibilità di personale. La Biblioteca resta chiusa nei primi venti giorni del mese di agosto.

Art. VI. Hanno diritto di accesso alla Biblioteca, anche fuori dell'orario di apertura, sotto la loro personale responsabilità: il Preside della Facoltà e i docenti, gli assistenti, i lettori, i contrattisti e i borsisti degli Istituti aventi sede all'interno della Biblioteca della Facoltà. È nei poteri del Direttore il concedere, in casi particolari e anche temporaneamente, tale possibilità di accesso ad altri membri della Facoltà.

Art. VI. Hanno diritto di accesso alla Biblioteca, fuori dell'orario di apertura, sotto la loro personale responsabilità - previo permesso del Direttore - tutti i docenti a qualunque titolo della Facoltà.

Art. VII. PRESTITO [...] F. Salvo ulteriori esclusioni dal prestito per motivi didattici, scientifici, di consultazione, disposte dal Direttore della Biblioteca, sono escluse dal prestito tutte le opere a stampa anteriori al 1850 e le ultime tre annate dei periodici. [...] H. Hanno diritto al prestito: a) tutti i docenti, assistenti, lettori, contrattisti, borsisti, addetti alle esercitazioni, e tutti gli studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia. b) tutti i laureati iscritti a corsi di perfezionamento della Facoltà. c) tutti i collaboratori di Centri e Gruppi CNR collegati con Istituti della Facoltà.

Art. VII. PRESTITO [...] F. Salvo ulteriori esclusioni dal prestito per motivi didattici, scientifici, di consultazione, di pregio, disposte dal Direttore della Biblioteca, sono escluse dal prestito tutte le opere a stampa anteriori al 1850 e le ultime tre annate dei periodici. [...] H. Hanno diritto al prestito: a) tutti i docenti, assistenti, lettori, contrattisti, borsisti, addetti alle esercitazioni, e tutti gli studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia. b) tutti i laureati iscritti a corsi di perfezionamento della Facoltà. c) tutti i collaboratori di Centri e Gruppi CNR collegati con Istituti della Facoltà. d) tutti gli interessati che, su motivata richiesta, ne abbiano ottenuto il permesso da parte del Direttore.

Art. VIII. Le norme relative alla consultazione e al prestito stabilite per la Biblioteca della Facoltà valgono altresì per le Biblioteche degli Istituti decentrati, compatibilmente con gli orari di apertura.

Art. VIII. Le norme relative alla consultazione e al prestito stabilite per la Biblioteca della Facoltà valgono altresì per le Biblioteche degli Istituti decentrati.

Quello stesso giorno Segre indirizzò una lettera al preside Franco Alessio e per conoscenza al rettore Antonio Fornari59:

Caro Preside,
uscendo dall'odierna seduta di Facoltà, considero coerente alle decisioni che vi sono state prese dimettermi, immediatamente e irrevocabilmente, dall'incarico di Direttore della Biblioteca di Facoltà.
Nella discussione della bozza di regolamento della Biblioteca apprestata da una commissione da me presieduta, sono stati infatti accettati, dalla maggioranza dei colleghi, emendamenti che ritengo, e ho dichiarato, demagogici - virtuale disponibilità pubblica di una “biblioteca speciale” (R.D. 1 aprile 1909, n. 233) - e imprudenti - virtuale disponibilità dei locali e dei libri degli Istituti facenti capo alla Biblioteca anche ai colleghi degli altri Istituti al di là dell'orario di apertura (distribuzione generalizzata delle chiavi di accesso).
Considero l'accettazione degli emendamenti come una mozione di sfiducia. E non posso farmi esecutore e garante di un regolamento che non approvo.
Grato se comunicherai quanto sopra agli esimi colleghi, ti saluto cordialmente
CS
Con cordiali saluti dal Suo
Cesare Segre

Questa volta il Consiglio non poté che prendere atto delle dimissioni. Il preside, «pur nella piena considerazione dei motivi addotti dal prof. Segre», fu del parere che le modifiche al regolamento non potessero essere qualificate negativamente, dal momento che esse erano «ispirate [...] dalla riconosciuta necessità, del resto tradizionale, che tutti i Docenti della Facoltà [avessero] a poter disporre pienamente e continuativamente della Biblioteca che è e rimane Istituto della Facoltà come tale». L'inconciliabilità delle opposte posizioni mise fine al mandato di Cesare Segre alla direzione della Biblioteca e contestualmente segnò il passaggio dell'incarico a Franco Alessio, che fu coadiuvato - come stabiliva il nuovo regolamento - da un comitato di quattro persone.

NOTE

Abbreviazioni utilizzate nelle note:
ASUPv-Bib: Archivio storico dell'Università di Pavia, Posizione n. 24-4: Biblioteca della Facoltà di lettere e filosofia (Pratica generale).
ASUPv-CdF: Archivio storico dell'Università di Pavia, Facoltà di lettere e filosofia, Verbali Consiglio.
ASUPv-CdF.B: Archivio storico dell'Università di Pavia, Facoltà di lettere e filosofia, Verbali Consiglio, Minute e appunti per i verbali dal 14 ottobre 1971 al 17 ottobre 1975.
ASUPv-Flf: Archivio storico dell'Università di Pavia, Posizione n. 24-A (fascicoli 1, 2, 3): Facoltà di lettere e filosofia (Pratica generale).

[1] Cesare Segre, Per curiosità: una specie di autobiografia. Torino: Einaudi, 1999, p. 158.

[2] ASUPv-CdF, 25 marzo 1955.

[3] ASUPv-CdF, 28 ottobre 1968.

[4] ASUPv-CdF, 10 novembre 1969.

[5] ASUPv-CdF, 30 maggio 1959.

[6] ASUPv-CdF, 19 dicembre 1969.

[7] ASUPv-CdF, 19 dicembre 1969, 24 giugno 1970.

[8] Nel novembre 1970 l'Istituto di filosofia era stato suddiviso in due distinti istituti. Uno di questi mantenne la sede nel palazzo centrale universitario (Istituto di storia della filosofia) mentre l'altro fu dislocato (dal marzo 1972) in via Luino (Istituto di filosofia). La vicenda - comprensiva della nomina dei rispettivi direttori e di utili informazioni sul patrimonio bibliografico - si può ricostruire attraverso i seguenti verbali: ASUPv-CdF, 5 maggio 1970, 24 giugno 1970, 13 gennaio 1971, 22 giugno 1971, 17 luglio 1971, 13 gennaio 1972, 7 luglio 1972.

[9] ASUPv-CdF, 14 ottobre 1971, 1 dicembre 1971, 7 luglio 1972.

[10] ASUPv-CdF, 21 settembre 1972, 8 novembre 1972, 1 febbraio 1973, 11 dicembre 1974.

[11] ASUPv-CdF, 24 giugno 1970 (da questo verbale è tratto il passo citato), 13 gennaio 1971.

[12] ASUPv-CdF, 3 luglio 1974. L'edificio della Banca nazionale del lavoro si trova tuttora in via Mentana.

[13] ASUPv-CdF, 19 dicembre 1969.

[14] ASUPv-CdF, 3 luglio 1974. Sul “Piano De Carlo” si veda: Claudio Baracca; Gigliola De Martini, Civitas studiorum? Pavia e la sua Università, «Annali di storia delle università italiane», 7 (2003), p. 249-284: p. 262-271 (paragrafo Dal dopoguerra ad oggi). Pubblicato anche in: Per una storia dell'Università di Pavia, a cura di Giulio Guderzo. Bologna: Clueb, 2003, p. 243-278: p. 256-265.

[15] I due cortili citati formano nel loro insieme il cortile del Leano e si trovano nel palazzo centrale universitario. Questo ospita anche l'aula di disegno e l'aula del '400, che verrà citata in seguito. Per orientarsi: Luisa Erba, Guida storico-artistica dell'Università di Pavia. Pavia: Università di Pavia, 1976, p. 93 (monumento agli antichi maestri), 97 (pianta dell'Università), 116-119, 153-156, 169; Luisa Erba, “Alma ticinensis universitas”, fotografie [di] Francesco Bellesia e Roberto Benzi, traduzione [di] Tomaso Kemeny e Patricia Grunther. Pavia: Università degli studi di Pavia, 1990, capitolo Il monastero del Leano (p. 61-75, in particolare p. 62-63) e capitolo L'ospedale San Matteo (p. 77-91, in particolare p. 82-83 e 88-89).

[16] Di fatto un unico corridoio molto lungo al piano terra (esso scorreva e scorre tuttora per l'intero lato meridionale e per un breve tratto del lato orientale del cortile del Leano). Lungo un lato del tratto maggiore del corridoio si aprivano le porte di stanze di varia metratura, sedi degli istituti (una stanza si apriva inoltre nell'angolo sud-orientale). Da un'estremità del corridoio si accedeva a due sale di lettura sistemate una di seguito all'altra (sul lato orientale del cortile del Leano). All'altra estremità del corridoio (angolo sud-occidentale del cortile) si apriva un vasto deposito (detto 'sala metallica' o 'salone di ferro') munito di soppalco. In prossimità del deposito una scala conduceva al 'salone dei classici', situato al primo piano: qui si svolgevano anche le sedute di laurea. Nell'autobiografia Per curiosità cit., p. 156-157, Segre ricorda: «Avevamo i nostri studi entro la Biblioteca di Facoltà, dove sono ancora, ed eravamo tutti in coabitazione: nel mio aveva posto anche [Piero] Meriggi [...]».

[17] In alcune biblioteche dell'Università di Pavia la situazione ancora oggi non è mutata. Nelle critiche rivolte da alcuni docenti (documentate tra l'altro da qualche intervento sul quotidiano locale) all'attuale progetto di una nuova grande biblioteca con un capiente deposito nello storico palazzo San Tommaso sembra di poter leggere anche il timore di perdere la libera e immediata accessibilità a tutto il materiale bibliografico delle rispettive discipline. I fautori del progetto hanno d'altra parte già ventilato la possibilità che l'accesso al nuovo deposito sia concesso a determinati e per ora non meglio specificati utenti.

[18] ASUPv-CdF, 11 novembre 1970, 13 gennaio 1971.

[19] ASUPv-CdF, 22 giugno 1971.

[20] Lettera dattiloscritta del 30 giugno, con minime correzioni a mano, allegata al verbale del 5 luglio (ASUPv-CdF, 5 luglio 1971).

[21] Gli istituti afferenti alla Facoltà si trovavano in parte nei locali della Biblioteca (istituti 'interni') e in parte al di fuori di essa ('esterni'). Gli istituti 'esterni' potevano essere situati nel palazzo centrale universitario oppure in altri edifici. Nella Biblioteca della Facoltà era allestito un catalogo collettivo nel quale sarebbe dovuta confluire anche una copia delle schede degli istituti 'esterni'.

[22] Chi ? fornito di chiavi ? fosse potuto entrare in Biblioteca durante gli orari di chiusura avrebbe pertanto avuto accesso alle parti comuni della Biblioteca (il catalogo e le sale di lettura, il lungo corridoio munito di scaffalature, il magazzino detto 'sala metallica' o 'salone di ferro' e probabilmente ? sopra a questo, al primo piano ? il cosiddetto 'salone dei classici') ed eventualmente (se afferente a un istituto 'interno') al proprio istituto.

[23] ASUPv-CdF, 5 luglio 1971.

[24] ASUPv-CdF, 11 novembre 1970 e 3 maggio 1971 (per l'annuncio delle probabili dimissioni di Tibiletti), 14 ottobre 1971 (per la lettera del 29 settembre 1971 con la quale Tibiletti comunicò il suo trasferimento a Bologna dal primo novembre), 22 giugno 1971 (per la nomina di Aurelio Bernardi a direttore dell'Istituto di storia greca e romana dal primo novembre 1971), 12 novembre 1971 (per l'elezione di Aurelio Bernardi a preside della Facoltà).

[25] Cenni biografici su Mariano Suali si trovano nel volume: Mariano Suali, Indicazioni, introduzione di Daniela Baroncini, Silvia Bernardi. [S.l.]: Associazione scuola e società, 2007 (I grandi spiriti della Valconca: i poeti delle radici). La prima edizione di Indicazioni fu pubblicata a Firenze da Vallecchi nel 1953. Vi dedicò una recensione Silvano Gerevini, all'epoca collega di Mariano Suali all'Università di Pavia in qualità di assistente volontario di letteratura greca: «Saggi di umanismo cristiano: quaderni dell'Almo collegio Borromeo - Pavia», 9 (1954), n. 4, p. 76-78. L'idea speculare fu stampato a Pavia nel 1956 coi tipi della Tipografia popolare.

[26] Sul fondo Egon Corti si vedano: Manfred Beller, La biblioteca di Egon Caesar Conte Corti a Pavia, «Bollettino della società pavese di storia patria», 87 (1987), p. 217-233; Marco Brusa, Bücher auf der Reise zwischen Wien und Pavia: Der Nachlass Egon Corti und seine Rekonstruktion. In: Offen(siv)e Bibliotheken: Neue Zugänge, neue Strukturen, neue Chancen: 32. Österreichischer Bibliothekartag, Wien, 15.-18. September 2015, herausgegeben von Bruno Bauer, Andreas Ferus, Josef Pauser. Graz; Feldkirch: Wolfgang Neugebauer, 2016, p. 209-220.

[27] La ricostruzione del lavoro svolto da Mariano Suali è possibile a partire dalle informazioni fornite dal preside Aurelio Bernardi e registrate in alcuni documenti citati più avanti.

[28] ASUPv-CdF.B.

[29] In un passo del verbale del primo febbraio 1973 - che sarà citato tra poco - il preside fa riferimento alla dicitura «Fondo E. Corti» nella collocazione. Forse con qualche ulteriore ricerca si potrà precisare quando effettivamente fu tracciata la segnatura a matita e quando fu incollata l'etichetta sui dorsi. La catalogazione degli oltre quattromila volumi e la compilazione di un “catalogo inventario” ebbero luogo invece nella seconda metà degli anni Settanta.

[30] Tale sequenza potrà essere ricostruita ma non senza difficoltà: il “catalogo inventario” dei libri con segnatura «Fondo Corti» risulta al momento irreperibile e svariate segnature «Fondo Corti» sono state sostituite da segnature nuove senza tenere traccia della corrispondenza tra queste e le precedenti. Si prospetta così l'oneroso compito di individuare a scaffale - in mezzo a tanti altri - i volumi con la vecchia segnatura «Fondo Corti» tracciata a matita su una delle prime pagine.

[31] ASUPv-CdF, 1 febbraio 1973.

[32] L'ultima parte del passo non si lascia interpretare agevolmente. La domanda di Paolo Ramat pare riferirsi ai libri già «incamerati» da vari istituti, la risposta invece ai quattromila libri ancora «giacenti» in Biblioteca e in fase di riordino (gli unici libri del fondo che nella segnatura contengono la dicitura «Fondo Corti»).

[33] Così pare di intendere dalla lettera del preside Aurelio Bernardi del 20 febbraio 1973 (citata più avanti).

[34] M. Beller, La biblioteca di Egon Caesar Conte Corti cit., p. 228-229 e 231-232. Al magazzino 'olimpico' si accede dal ballatoio che sovrasta il 'salone dei classici'.

[35] ASUPv-Bib: copia destinata al rettore, al quale sono rivolte le ultime parole aggiunte a mano.

[36] Egon Corti (Zagabria 1886 - Klagenfurt 1953) era di nazionalità austriaca.

[37] La donazione formale del fondo Debenedetti ebbe luogo tra il 1979 e il 1980 e di essa si trova cenno nei verbali di quegli anni del Consiglio della Facoltà. Il fondo fu donato all'Istituto di filologia romanza e comprende nel suo nucleo originario «i lavori manoscritti e dattiloscritti inediti, i materiali di ricerca e i corsi universitari del prof. Santorre Debenedetti», ai quali si aggiungono i libri e le riviste consegnati successivamente da Segre. Nelle clausole dettate dal donatore si specifica tra l'altro che «tale fondo non dovrà essere smembrato» e che i materiali dovranno essere «convenientemente custoditi dall'Istituto in un locale e in scaffali appositi, catalogati e timbrati» (ASUPv-CdF, 15 gennaio 1979). Altri riferimenti in: ASUPv-CdF, 7 marzo 1979, 8 febbraio 1980, 11 settembre 1980. Già il 9 aprile 1973 il rettore Antonio Fornari aveva ringraziato Segre con una lettera per il suo proposito di istituire un fondo «Santorre Debenedetti» (ASUPv-Bib).

[38] L'ipotesi si affianca alla possibilità che i volumi siano rimasti in possesso della vedova Gertrud Corti o che siano stati venduti dopo essere giunti all'Università di Pavia: M. Brusa, Bücher auf der Reise cit., p. 212-213. Lo stesso Corti narra di avere posseduto un esemplare della Theorica musicae: Dr. Egon Cäsar Conte Corti alle Catene, Ein Blick in meine Bücherei, «Das Antiquariat: Halbmonatsschrift für alle Fachgebiete des Buch- und Kunstantiquariats», 7 (1951), n. 21/24 (Festschrift für Walter Krieg zum 50. Geburtstag am 28. November 1951), p. 71.

[39] ASUPv-Bib: si trovano riunite la lettera di dimissioni del 16 febbraio, la risposta di Aurelio Bernardi del 20 febbraio qui in gran parte trascritta, la lettera del rettore del 26 febbraio di cui si è detto brevemente, la risposta di Segre al rettore del primo marzo 1973, infine un appunto manoscritto (forse del rettore) datato 26 marzo 1973, contenente una richiesta di chiarimenti sul fondo Corti.

[40] Si può supporre che il furto dell'Ermolao Barbaro abbia avuto luogo prima che venisse presa questa precauzione.

[41] Aurelio Bernardi fu rettore del Collegio Ghislieri di Pavia.

[42] ASUPv-CdF, 14 marzo 1973.

[43] Pare che in un primo momento si sia cercato effettivamente di dar seguito alla volontà del testatore senza formalità, ma nel dicembre 1953 (Corti si era spento il 17 settembre di quell'anno) l'estratto testamentario fu ufficialmente inviato da Vienna all'Università di Pavia. Si trova traccia della spedizione negli atti relativi al testamento di Egon Corti: Wiener Stadt- und Landesarchiv, Bezirksgericht Innere Stadt, A4/12, 12A 443/53.

[44] ASUPv-CdF, 4 aprile 1973.

[45] ASUPv-CdF, 7 settembre 1973.

[46] Distinta e documenti si trovano in una busta rinvenuta nell'armadio «Corti Rari» e oggi custodita presso la sezione di Lingue e letterature straniere moderne della Biblioteca di studi umanistici “Severino Boezio” (stanza numero 9).

[47] ASUPv-CdF, 25 settembre 1970, 13 gennaio 1971, 1 dicembre 1971, 7 luglio 1972. In una lettera del 7 dicembre 1972 il rettore Antonio Fornari scrisse al preside della Facoltà che non esisteva «alcuna possibilità di aumentare il personale della Biblioteca» (ASUPv-Flf). Il passo citato a testo è ripreso dalla lettera del 7 luglio 1972 inviata da Segre al preside della Facoltà (ASUPv-CdF.B). La lettera - dattiloscritta con diverse correzioni a mano - fu riprodotta con qualche variante nel verbale del Consiglio della Facoltà (ASUPv-CdF, 7 luglio 1972).

[48] Potrebbe trattarsi di Giovanni Rezzani: i volumi cumulativi dell'Annuario dell'Università di Pavia per gli anni accademici 1969-1970/1972-1973 e 1974-1975/1975-1976 non danno una risposta precisa.

[49] ASUPv-CdF, 21 novembre 1973.

[50] ASUPv-CdF, 23 gennaio 1974.

[51] ASUPv-CdF, 11 dicembre 1974.

[52] ASUPv-CdF, 8 ottobre 1974, 6 novembre 1974.

[53] ASUPv-CdF, 28 ottobre 1968. I vantaggi dell'autonomia di un istituto si possono individuare nella possibilità di gestire gli acquisti in piena indipendenza - senza sottostare alla firma del direttore della Biblioteca della Facoltà - e nella disponibilità di una dotazione maggiore (così era almeno nel 1962: ASUPv-CdF, 13 ottobre 1962) - questo sembra essere l'obiettivo più ambìto - rispetto a quella assegnata ai docenti che nella ripartizione delle quote dipendevano ancora dalla Biblioteca. Per gli istituti dislocati al di fuori della Biblioteca si aggiungeva la possibilità di fruire di spazi propri (con relativi oneri). Ogni istituto procedeva all'assunzione in carico del materiale bibliografico di nuova acquisizione assegnando un proprio numero di ingresso o di inventario.

[54] ASUPv-CdF, 6 novembre 1968.

[55] La lettera di Tibiletti e la bozza del regolamento si trovano in ASUPv-CdF, 5 luglio 1971.

[56] ASUPv-CdF, 31 gennaio 1975.

[57] ASUPv-CdF, 14 marzo 1975.

[58] Nell'articolo quarto, comma terzo, si legge: «Il Direttore è coadiuvato da un comitato composto: da un vicedirettore e da altri tre membri nominati congiuntamente al Direttore, e sempre per un triennio, dalla Facoltà fra i professori ufficiali e gli assistenti della Facoltà stessa».

[59] ASUPv-Flf: copia dattiloscritta destinata al rettore, al quale sono rivolte le ultime parole aggiunte a mano. Il testo è riproposto nel verbale della seduta del Consiglio del 4 aprile (ASUPv-CdF, 4 aprile 1975).