Biblioteche per apprendere

di David Lankes

Nota introduttiva

Il testo che segue è la traduzione italiana dell'intervento tenuto da David Lankes lo scorso 23 ottobre durante il seminario internazionale “Biblioteche per apprendere” presso il MIUR. La traduzione è a cura di Agnese Galeffi. Il seminario internazionale si proponeva di promuovere una visione innovativa delle biblioteche come luoghi di apprendimento, partendo dall'analisi delle sfide e delle opportunità del contesto italiano dopo l'avvio del Progetto Biblioteche scolastiche innovative. Il seminario internazionale presso il MIUR è stato una delle tappe italiane di David Lankes (le altre sono state a Firenze e a Perugia) nel contesto del progetto di rete Libraries renaissance: greater expectations, attraverso cui il suo fondatore intende aggregare le biblioteche innovative intorno a obiettivi comuni.
Anna Maria Tammaro

Testo dell'intervento

Ho provato a riassumere le mie parole in un singolo tweet, nel caso in cui un certo Presidente degli Stati Uniti fosse interessato. Ecco cosa ne è venuto fuori: «Credere che una collezione da sola incrementi l'apprendimento è come credere che una busta piena di spesa si trasformi magicamente in un soufflé».
Permettetemi di iniziare ringraziando gli organizzatori di questo evento. Mi voglio anche scusare perché sto leggendo questo discorso. È raro che io mi imponga i limiti di un testo scritto ma ritengo l'argomento di oggi così importante da non volerlo lasciare alle inevitabili divagazioni da jet lag.
In realtà penso che nemmeno un testo scritto riuscirà ad avere la meglio sulla mia natura di americano appassionato. Quello di cui vi vorrei parlare oggi è nientemeno che l'uso delle biblioteche come meccanismo per far progredire in modo significativo il sistema educativo e, di conseguenza, di migliorare il sapere, l'innovazione, lo sviluppo economico e la partecipazione della cittadinanza. Ma sto andando troppo avanti. Lasciatemi iniziare da due affermazioni apparentemente semplici.
Affermazione 1: Il fulcro della biblioteconomia è la conoscenza, o meglio, facilitare la creazione di conoscenza. Questo vuol dire che il motivo per cui esistono le biblioteche è aiutare una comunità a diventare più intelligente, a creare conoscenza, quindi ad apprendere. Questa comunità può essere una scuola, una città, un'impresa, un ministero o anche un'intera nazione.
Affermazione 2: La conoscenza è una caratteristica peculiare dell'uomo. I libri non sono conoscenza, sono il risultato della conoscenza. La conoscenza non può essere disposta su uno scaffale né stampata o scaricata. Essendo peculiare dell'uomo, non è asettica e non è nemmeno un semplice insieme di fatti oggettivi. La conoscenza è una passione, una fede e quella insaziabile curiosità che ci spinge.
Ora mettiamo insieme queste due affermazioni!
Primo: le biblioteche non sono collezioni di libri o di banche dati o di documenti. Sono strumenti per un obiettivo di più ampio respiro. Perché le biblioteche raccolgono libri? Per aiutare una comunità ad apprendere. Perché le biblioteche pagano abbonamenti a banche dati? Per espandere la conoscenza della comunità. Ripeto, la conoscenza della comunità, non le informazioni o il posseduto di quella comunità ma quella cosa appassionata, intimamente umana che è la conoscenza e che permette di trovare il proprio posto nell'universo.
Secondo: la vera forza della biblioteca non sta nelle collezioni – se uno studente non riesce a leggere, a cosa gli serve un libro? La vera forza della biblioteca sta nel coinvolgere le comunità nella creazione di conoscenza e, per fare ciò, servono le persone. La vera forza di una biblioteca è il bibliotecario – i professionisti e gli studiosi che costituiscono il personale della biblioteca.
Terzo: la raccolta più importante della biblioteca non è quella composta dagli oggetti ma è la comunità stessa. La vera collezione di una biblioteca non è costituita da documenti o manoscritti ma dall'innovazione, dall'esperienza e dalla vitalità della comunità di riferimento. È come per le università: il loro valore non sta negli edifici, nei titoli o nei diplomi ma nel personale docente, negli studenti e nel personale tecnico, tutti impegnati nella ricerca della verità e della comprensione. Esattamente come avviene nelle biblioteche.
E adesso, dopo le affermazioni riguardanti biblioteche e conoscenza, dopo aver realizzato che le biblioteche sono incentrate sulle comunità, sono curate dai bibliotecari e, in ultima analisi, consistono nella conoscenza posseduta dai membri della comunità, possiamo, nel tipico stile appassionato americano, parlare delle fantastiche opportunità che si spalancano oggi di fronte a voi. Dal momento che l'Italia sta vivendo un crescente e generalizzato rinascimento della biblioteconomia, credo che voi possiate trasformare il sistema educativo italiano in qualcosa di invidiabile da parte del mondo intero, un motore per l'innovazione, lo sviluppo economico e la cittadinanza attiva. Lo so che può suonare magniloquente, ma se proprio noi non ci crediamo capaci dello straordinario, allora troppo spesso ci accontenteremo dell'ordinario. In questi giorni in cui la tecnologia rende indifferente dove e quando possiamo accedere alle informazioni, in cui la Biblioteca Vaticana è ugualmente costituita da server con petabyte di dati e da antichi manoscritti, in cui le nostre comunità affrontano la più grande migrazione di esseri umani dalla Seconda guerra mondiale, in cui le nostre politiche globali ridefiniscono la mappa e la natura vere dell'Europa, come possiamo pensare di non essere audaci?

Partiamo dalle scuole elementari. Voi avete già iniziato a investire nelle biblioteche scolastiche. Tutto ciò è grandioso e dovrebbe essere esteso ma anche mirato. È assodato che le biblioteche scolastiche migliorino i risultati degli studenti. Le stesse ricerche mostrano che questi risultati non derivano dall'esistenza di una sala o di una raccolta ma dalla presenza di insegnanti/bibliotecari formati. Fatemelo ripetere di nuovo. Le biblioteche scolastiche migliorano i risultati degli studenti ma solo quando vi è un insegnante/bibliotecario che se ne occupa. Gli insegnanti/bibliotecari non sono impiegati e nemmeno insegnanti che non possono più svolgere il proprio lavoro. Gli insegnanti/bibliotecari efficaci sono persone con una formazione da educatori. Persone che hanno studiato pedagogia, che lavorano direttamente con gli insegnanti per arricchire il curriculum e, cosa ancora più importante, che hanno una loro specifica formazione nella risoluzione di problemi di natura informativa.
Alle scuole elementari, gli insegnanti/bibliotecari dovrebbero lavorare insieme con gli insegnanti di italiano per aumentare la capacità di leggere e scrivere. Dovrebbero lavorare in squadra con gli insegnanti di storia per aumentare il numero di risorse usate per analizzare in modo critico i fatti storici. Gli insegnanti/bibliotecari dovrebbero essere al centro dell'inquiry driven instruction quando, fin dall'età di otto o nove anni, gli studenti combinano insieme matematica, scienza e letteratura per esplorare gli argomenti che li appassionano maggiormente.
Alle scuole medie, gli insegnanti/bibliotecari professionisti dovrebbero non solo essere di supporto alle materie ma anche coinvolgere gli studenti nell'information literacy e nel problem solving. Gli insegnanti/bibliotecari delle scuole medie costituiscono il miglior modo per aiutare i cittadini italiani ad analizzare in modo critico il mondo dei media che ci circonda. Cosa c'è di buono in uno studente istruito che però legge acriticamente le fake news? Cosa c'è di buono in uno studente che eccelle in scienze e poi viene facilmente ingannato da internet? Qual è il valore nella società di un bravo cittadino che però non è capace di smascherare una cospirazione o che legittima le notizie diffuse dalla propaganda?
Non penso che sia una coincidenza che tanto negli Stati Uniti che nel Regno Unito dove sono stati tagliati i programmi delle scuole di biblioteconomia e gli insegnanti/bibliotecari professionisti sono rimpiazzati da volontari, sia in corso una crisi crescente dovuta alle fake news e alla progressiva sfiducia nei mezzi di informazione e nella scienza. Vi sto letteralmente pregando di imparare dai nostri errori. In ogni scuola di ogni città, di ciascuna regione di questa nazione avete bisogno di un corpo di insegnanti/bibliotecari che si dedichino alla preparazione dei leader di domani. Perché tutta questa enfasi sul ruolo dei bibliotecari in questo processo? Dopo tutto voi, come quasi tutte le nazioni del mondo, avete investito sul miglioramento dell'insegnamento in aula. Allora perché i bibliotecari? Perché non esiste professione migliore per lavorare sui curricula. I progressi in aula non porteranno mai al miglioramento desiderato, fino a quando non si troverà un modo efficace per connettere tra di loro queste classi in un ambiente che faciliti l'apprendimento. Gli insegnanti/bibliotecari, quando ben preparati, costituiscono un ponte che riunisce le scienze e la filosofia, la lingua e le equazioni lineari, la chimica e l'educazione civica.

Si inizia a delineare questa grande visione. Perché non creeremo delle connessioni tra un corso e l'altro ma anche tra classi e comunità. Gli investimenti sugli insegnanti/bibliotecari sommati al sostegno alle biblioteche nella sfera pubblica e accademica realizzeranno una infrastruttura di conoscenza proattiva, a beneficio dell'intera società. Una persona apprende in classe, a casa e con gli amici, da un libro, da un video di YouTube e da una stampante 3D.
Quando si fanno investimenti importanti su internet ci viene spiegato che è per il suo grande potenziale. Prima si credeva che portare la fibra fuori dai centri urbani, il wi-fi nelle scuole e la rete mobile a banda larga nelle città avrebbe acceso scintille di invenzione, democratizzazione e crescita economica. Si credeva che tutto sarebbe cambiato quando sarebbe stato possibile a chiunque scaricare sul cellulare l'ultima scoperta o condividere una nuova canzone con il mondo. Un'idea dei dati e dell'informazione che parla di una nuova comunità globale. E invece troppo spesso il risultato sono stati monopoli di contenuti in streaming per accedere ai quali i consumatori devono cedere i propri dati personali. Troppe volte studenti e cittadini sono diventati essi stessi dei prodotti di consumo. Perché? Perché agli investimenti in infrastrutture tecnologiche non ha fatto riscontro un investimento nell'infrastruttura culturale. Noi forniamo un tipo di accesso del quale si avvantaggiano solo coloro che conoscono i computer, il marketing e l'analisi dei dati. Quello di cui abbiamo bisogno ora è una corrispondente infrastruttura della conoscenza che permetta a tutti i cittadini di governare e manipolare queste tecnologie.
Perché i bibliotecari? Mi ripeto: quale altro settore della società può spaziare oggi dall'infanzia alla terza età? Quale altro settore mette in relazione un docente e un coltivatore? Collegando le biblioteche pubbliche di Pistoia con gli insegnanti/bibliotecari a Perugia, con i bibliotecari dell'Università di Firenze, con i bibliotecari calabresi di area biomedica, voi italiani avete il potere di innescare il potenziale delle persone. Con l'infrastruttura esistente e con gli investimenti già in essere, la formazione diventa una piattaforma saldamente ancorata per l'innovazione. Non pensiate, comunque, che tutto ciò sia facile o che basti una semplice dichiarazione di intenti. Innanzitutto, dobbiamo preparare i bibliotecari e gli insegnanti/bibliotecari a questo nuovo modo di pensare incentrato sulla conoscenza. Non sono più i tempi in cui la formazione professionale si limitava alla catalogazione. Ed è anche passata l'epoca in cui gli accademici potevano starsene a rimuginare le proprie teorie in torri di avorio, mentre i professionisti pensavano solo agli scaffali che avevano davanti.
È l'ora di spalancare porte e finestre sulle biblioteche. È l'ora di trasformare gli edifici in hub per la comunità, la nuova 'piazza', e i bibliotecari in una forza missionaria che va nella comunità.
Mi scuso se tutto ciò suona come uno venuto da fuori che tiene una lezione a quelli che lo ospitano. Io sono, lo ripeto, un americano appassionato. Ma chiedo a voi: non è forse proprio ciò di cui hanno bisogno le biblioteche e le scuole italiane, la passione? Parlavo prima di un rinascimento delle biblioteche. Mi richiamo a un tempo della storia italiana in cui si diffuse l'Umanesimo. Quando ferventi poliedrici uomini di ingegno cambiarono letteralmente il modo in cui gli uomini vedevano il proprio rapporto con l'universo. Quando l'idea di un cosmo fatto di perfette sfere celesti fu cancellata a favore di un universo molto più grande e ben lungi più complesso. Iniziamo, voi e io, qui, adesso, a osare di pensare in grande e creare una società che sia ancora una volta alla ribalta del mondo.
Grazie.

Traduzione di Agnese Galeffi
Ultima consultazione siti web: 14 maggio 2018.