Etica e responsabilità nell'informazione e nella comunicazione:
spunti per una discussione (riflessione?)

Durante l'anno, AIB studi ha ospitato numerosi interventi dedicati ad approfondire un ampio spettro di questioni connesse al rapporto tra le risorse digitali accessibili in rete e l'uso che di esse fanno le biblioteche nell'espletare alcuni dei servizi erogati in ossequio alla propria specifica mission. Gli accadimenti di cui le cronache hanno fornito ampi resoconti e che hanno prodotto uno spaccato talvolta assai preoccupante dell'universo dei sistemi digitali che utilizziamo per informarci, per acquistare prodotti e servizi e per coltivare contatti e amicizie, nonché alcuni dei filoni di discussione sviluppati in AIB-CUR e in altri forum di analoga tipologia, ci esortano a dedicare questo editoriale al tema dell'etica e della responsabilità del digitale.
Due iniziative, tra le tante che sono state intraprese a livello internazionale, sono sufficienti per far comprendere quanto quella etica sia ormai una questione nodale imprescindibile.

Da un lato, Tim Berners-Lee ha dato il via a una campagna volta a salvare il web dalle conseguenze distruttive dell'abuso e della discriminazione, della manipolazione politica e dalle altre minacce che gravano sulla rete mondiale. Nel discorso di apertura del “Web Summit” tenutosi a Lisbona (5-8 novembre 2018), l'ideatore del world wide web ha invitato governi, compagnie e singoli individui a sostenere un 'nuovo contratto per il web', che si ponga l'obiettivo di proteggere i diritti umani e le libertà dei cittadini del mondo. Non a caso Berners-Lee la definisce la 'Magna Charta del web', dal momento che i governi che la sottoscriveranno dovranno impegnarsi a far sì che i propri cittadini abbiano in ogni momento accesso all'intero web e che la loro privacy sia rispettata in modo che ciascuno si senta 'libero, al sicuro e senza timore'. La pubblicazione di questo documento da parte della World Wide Web Foundation è prevista per il prossimo mese di maggio, in occasione del trentesimo anniversario della creazione del web e l'anno in cui si stima che metà della popolazione mondiale sarà in grado di avervi accesso. Più di cinquanta organizzazioni hanno già sottoscritto il contratto e molte altre hanno manifestato l'intenzione di seguirle a breve termine.
Sulla questione etica, questa volta incentrata sul delicatissimo problema della robotica e dell'intelligenza artificiale, ha raccolto la sfida la Pontificia accademia per la vita organizzando nella Città del Vaticano il Workshop “Roboetica: persone, macchine e salute” (25-26 febbraio 2019). Relatori e uditori da ogni continente, con visioni molto diverse in ragione delle sensibilità religiose e laiche, filosofiche e tecnologiche di ciascuno, si sono confrontati con una consapevolezza comune: la robotica sarà sempre più presente nelle nostre vite con benefici potenziali incalcolabili. È in gioco però la responsabilità dell'essere umano posto davanti a un bivio: la strada della responsabilità e dell'ecologia umana o, in alternativa, la tecnocrazia senza limiti, che rischia di porre l'uomo al servizio delle macchine e non viceversa.

Per offrire all'Associazione e a quanti leggono la nostra rivista un ulteriore spunto di riflessione pubblichiamo di seguito il testo della Dichiarazione di Padova, verso un nuovo orizzonte nell'etica del digitale, un documento che è stato presentato in occasione del Convegno “Per un'etica del digitale”, svoltosi nell'ambito della 14.a edizione del “Festival biblico” nel maggio 2018. Esso è frutto di una riflessione condotta da Festival biblico, Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi di Padova, DIGITALmeet e #Digitaletica, che sono i primi promotori e firmatari dell'impegno, insieme a Luciano Floridi e Derrick De Kerckhove, che di quel convegno erano ospiti.

Nella sua formulazione sono state recepite anche le indicazioni fornite dagli altri relatori presenti Paolo Benanti, Mauro Conti e mons. Lucio Adrian Ruiz. La Dichiarazione descrive l'orizzonte di impegno al quale auspica possano aderire le agenzie formative, le istituzioni, le organizzazioni, le aziende, le religioni e le loro guide e quanti hanno a cuore la formazione dei più giovani. La Dichiarazione di Padova è stata condivisa su change.org ed è pubblicata anche in appendice al volume Istruzioni per chiudere il vostro ufficio stampa di Letterio Scopelliti e Gigi Bignotti1.

Dichiarazione di Padova, verso un nuovo orizzonte nell'etica del digitale

La dimensione onlife del nostro quotidiano, che supera l'iniziale distinzione tra esperienza online e offline, sta modificando gradualmente ma significativamente le nostre persone e il nostro approccio al mondo. La rete Internet e la tecnologia promettevano di liberarci dalle catene del lavoro e dei regimi, non di fare business con le nostre identità. Ciononostante nutriamo sentimenti positivi e di speranza e, al tempo stesso, di seria preoccupazione per quanto sta accadendo.

Ecco perché, su questa premessa, i sottoscrittori della Dichiarazione di Padova fissano sei principi, che vogliono essere un minimo comune denominatore che nasce dal basso, sperando diventino presto una forte traccia verso questo nuovo orizzonte dell'etica:

1. Riteniamo opportuno riflettere e fare il possibile per controllare e governare i nostri comportamenti anche all'interno dell'infosfera così che la responsabilità sulle nostre parole, azioni e silenzi sia piena anche nelle mediazioni elettroniche e tecnologiche. In questa prospettiva chiediamo con forza che, nelle interazioni mediate dal digitale, siano sempre garantiti il rispetto della persona e della sua reputazione e respingiamo con forza ogni tentativo di ledere questo diritto inalienabile.

2. La dimensione digitale del nostro quotidiano non è costituita solamente dalla rete Internet ma comprende, solo per elencare alcuni esempi, il vasto continente della videoludica, l'ambito dell'informazione, l'integrazione con gli oggetti di uso quotidiano (IOT), la domotica, i servizi pubblici offerti dalle smart city, la robotica, la telepresenza, l'automazione del lavoro. Per questo sviluppare un'etica dell'ambiente digitale significa attivare una riflessione costante e un senso di responsabilità su un vasto spettro di interazioni quotidiane che ci interpellano molto concretamente sin d'ora e non in un futuro indefinito.

3. Avvertiamo il dovere di elaborare insieme, condividere e tutelare un sapere a servizio dell'uomo, soprattutto per i più piccoli che osservano il nostro comportamento per trarne indicazioni etiche per sé e per il futuro. Essere corretti e coerenti, mettendo al centro il bene comune, restituisce a noi integrità e maggiore dignità e può sostenere i più giovani nella propria educazione della coscienza e nell'operare scelte per il bene comune.

4. Siamo consapevoli che la ricerca della verità, pur rimanendo una tensione ideale mai pienamente raggiunta, ci impegna in una costante attività volta a sgretolare pregiudizi e precomprensioni e ci stimola ad una maggiore responsabilità nell'accogliere ogni informazione pubblicata nell'infosfera e al costante rispetto di qualsiasi persona, anche nelle sue estensioni di presenza nella mediazione digitale.

5. I dati genetici, biometrici e qualsiasi altra informazione sensibile relativa a ciascun individuo fanno parte di un patrimonio personale che deve essere tutelato con le maggiori garanzie possibili, soprattutto quando si tratta di minori e anziani che spesso sono carenti degli strumenti necessari per difendere e proteggere i propri dati personali a volte carpiti anche inconsapevolmente.

6. Avvertiamo che quanto è stato fatto finora per l'educazione delle coscienze nell'abitare l'ambiente digitale è significativo ma non è abbastanza.
Lanciamo quindi l'appello a tutte le agenzie formative, alle istituzioni, alle organizzazioni, alle aziende, alle religioni e alle loro guide e a quanti hanno a cuore la formazione dei più giovani perché ci si adoperi con creatività e vigore in un'opera di educazione delle coscienze e di formazione generale che abbia sempre come orizzonte la promozione e il rispetto del bene comune e di ogni essere umano in tutte le sue espressioni ed estensioni di presenza all'interno dell'ambiente digitale.

Padova, 12 maggio 2018

Abbiamo poi chiesto a Marco Sanavio, docente di produzione multimediale Iusve di Mestre e Verona, che ha svolo un ruolo fondamentale nel raccogliere le indicazioni emerse nei lavori preliminari e nelle sessioni del convegno, e nel dare loro la forma definitiva del testo della Dichiarazione, un commento che brevemente lo contestualizzi e ne sintetizzi lo spirito e le finalità:

Quando parliamo di presenza, oggi, non possiamo non includere la sua estensione nell'infosfera, ovvero in tutte le declinazioni digitali che oggi ne definiscono il profilo, compresa l'identità personale, che si rivela sempre più un valore prezioso. Possiamo, ad esempio, pagare con il semplice riconoscimento dell'impronta digitale sul nostro smartphone, ovvero uno dei parametri dell'identità biometrica direttamente collegato al nostro conto bancario. In realtà gli algoritmi che governano l'ambiente digitale possono fare molto più di un semplice pagamento: da restituirci prospettive a breve e lungo termine sulla nostra salute a prendere il controllo della guida parziale o totale di un veicolo. Questa pervasività dell'elettronica nel nostro quotidiano ci interroga rispetto ad una dimensione etica, sia da parte di chi programma gli algoritmi che dal latto utente. In occasione di una fiera dell'ICT mi hanno richiesto trenta secondi del mio tempo per osservare quattro spot su un monitor da 40'. Al termine dell'operazione mi hanno spiegato che una minuscola videocamera integrata nella cornice dello schermo aveva riconosciuto la mia età approssimativa, il genere e mi aveva proposto quattro spot adatti a me e affiancati in quattro quadranti. Una sofisticata operazione di eye tracking, ovvero di tracciamento del movimento delle pupille, aveva poi rivelato quale dei quattro prodotti avrei acquistato. Mi sono chiesto cosa sarebbe successo se, anche inconsapevolmente, avessi visto i volti di quattro candidati alle elezioni politiche. Il nostro rapporto con l'ambiente digitale, che non comprende solo Internet e gli scambi testuali, sembra necessitare sempre più di una dimensione etica e di consapevolezza che ci consenta di evitare i rischi peggiori. La dichiarazione di Padova del maggio 2018, sottoscritta da persone e istituzioni autorevoli nell'ambito dell'etica, mira esattamente a suscitare questa consapevolezza nel tentativo costante di proteggere i dati personali soprattutto di minori e anziani.

Marco Sanavio
Iusve di Mestre e Verona

Note

[1] Letterio Scopelliti; Gigi Bignotti, Istruzioni per chiudere il vostro ufficio stampa. [S.l.]: FDL Communications, 2019, http://www.fdlcommunication.it/libroufficiostampa.