Note e riflessioni a margine del Seminario internazionale di ricerca
“What happened in the library?
Readers and libraries from historical investigations to current issues =
Cosa è successo in biblioteca?
Lettori e biblioteche tra indagine storica e problemi attuali”

di Valeria Lo Castro

C'è pure chi educa, senza nascondere
l'assurdo ch'è nel mondo, aperto ad ogni
sviluppo ma cercando
d'essere franco all'altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato.

Gli ultimi versi di questa poesia intitolata C'è chi insegna di Danilo Dolci - contenuta nella raccolta Il limone lunare: poema per la radio dei poveri cristi, pubblicata da Laterza nel 1970 - che rimandano a una visione dell'educazione e della crescita dell'individuo attraverso il sogno, dell'immaginare se stessi e gli altri come ancora non sono, senza nascondere la complessità delle cose del mondo, e nello stesso tempo mantenendo una dimensione di ascolto verso il prossimo, richiamano alla mente l'intervento introduttivo di Alberto Petrucciani e quello finale di Domenico Scarpa, in occasione del Seminario internazionale di ricerca “What happened in the library? Readers and libraries from historical investigations to current issues = Cosa è successo in biblioteca? Lettori e biblioteche tra indagine storica e problemi attuali”, tenutosi il 27 e 28 settembre 2018 presso l'Università di Roma La Sapienza.
Alberto Petrucciani ha dichiarato, fin da subito, quale fosse l'intento del convegno, ovvero creare un'occasione di riflessione e una sollecitazione problematica agli studi di storia delle biblioteche (in particolare per l'età contemporanea) e agli studi di biblioteconomia in relazione alle prospettive e alle strategie da perseguire per lo sviluppo delle biblioteche (in particolare per le biblioteche pubbliche).
Il cuore della relazione introduttiva, e a mio parere dell'intero convegno, sta nell'intenzione di sottolineare e di far emergere il ruolo che le biblioteche hanno avuto non solo per la formazione e la crescita culturale, ma anche per la crescita personale di tanti lettori comuni e di tanti intellettuali.
Questa attenzione alla persona, alla crescita del singolo individuo attraverso la lettura, lo studio e la riflessione, rappresenta il primo passo verso la comprensione del ruolo sociale delle biblioteche in un mondo complesso nel quale esse possano progettare le loro attività fino a immaginarsi come ora non sono.
Il filo conduttore iniziale, dipanato lungo tutte le relazioni presentate al convegno, caratterizzate, tra l'altro, da una grande varietà di periodi storici, contesti geografici e tematiche affrontate, ha trovato una sua sintesi e una sua summa nell'intervento finale di Domenico Scarpa, significativamente intitolato Io le biblioteche, le odiavo. Lettura? Letteratura? Editoria?, che ha condotto i convegnisti in un vero e proprio viaggio alla scoperta di alcuni grandi autori del Novecento italiano come Italo Calvino, Natalia Ginzburg, Primo Levi e della loro relazione con il libro, la lettura e la biblioteca, come luogo reale e immaginato.
Il seminario è stato organizzato dal Dottorato di ricerca in scienze documentarie, linguistiche e letterarie del Dipartimento di scienze documentarie, linguistico-filologiche e geografiche dell'Ateneo, con il patrocinio dell'Associazione italiana biblioteche (AIB), della Società italiana di scienze bibliografiche e biblioteconomiche (SISBB), dell'Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche (ICCU), della Biblioteca Apostolica Vaticana e del Goethe Institut, ed è stato articolato in quattro sessioni, precedute dai saluti istituzionali di Giovanni Solimine, direttore del Dipartimento di scienze documentarie, linguistico-filologico e geografiche (che ha portato anche il saluto di Rosa Maria Borraccini, presidente SISBB), di Rosa Maiello, presidente AIB, e di Simonetta Buttò, direttrice dell'ICCU.
Le quattro sessioni sono state attraversate da quattro linee di riflessione principali, che si sono avvicendate e sovrapposte tra loro: le relazioni presentate hanno mostrato la varietà degli studi di storia del libro, storia delle biblioteche e biblioteconomia, non solo in merito a epoche storiche e provenienze geografiche, ma anche in merito agli strumenti utilizzati, ai metodi e al taglio scelto (storico, sociologico ecc.), in un'ottica di confronto internazionale.
Petrucciani sottolinea come gli studi di storia delle biblioteche siano stati caratterizzati da una grande vivacità negli ultimi vent'anni in Italia e altri paesi e come questo sia dovuto soprattutto allo spostamento di attenzione dalla storia delle raccolte al contesto istituzionale e socio-politico (e spingendosi ancora oltre, egli ritiene che un contributo decisivo sia stato dato dall'attenzione riservata alla storia della professione, dei bibliotecari e delle bibliotecarie).
Questa prima linea di riflessione è stata esplorata in molte relazioni e in diverse sessioni, per esempio negli interventi di Arianna D'Ottone Rambach (Le biblioteche nel mondo islamico: nuovi studi e problemi di metodo), che si sofferma sulla trasformazione delle biblioteche del mondo islamico in epoca classica da biblioteche private di sovrani a biblioteche pubbliche, e in quello di Antonio Manfredi (Utenti e prestiti nella Biblioteca Vaticana dagli anni della fondazione, sec. XV, al sec. XIX), incentrato sull'analisi della documentazione che testimonia la pratica del prestito alla Biblioteca Vaticana e il suo carattere pubblico fin dalla fondazione, che hanno inaugurato la sessione dal titolo “Biblioteche, lettori, storia, attualità: orizzonti aperti”, coordinata da Angela Nuovo. Questa sessione ha ospitato altre due relazioni sugli sviluppi storici di alcune biblioteche accomunate da caratteristiche di apertura e pubblicità e più in generale su nuove abitudini di lettura e mutati contesti sociali: quella di Mark Towsey (Subscription libraries, reading communities and cultural formation in the English-speaking Atlantic, 1731-1800) sulle subscription libraries del mondo anglosassone, diffuse a partire dagli anni Trenta del Settecento come conseguenza dell'espansione del mercato editoriale e di più elevati indici di lettura, e quella di Flavia Bruni (Ricerche e realizzazioni nel mondo: The Reading experience database e altri progetti), che ha passato in rassegna alcuni progetti di ricerca internazionali dedicati alle abitudini di lettura degli utenti di biblioteche di diversa natura in epoca moderna e contemporanea.
Anche la relazione di Antonella Trombone (Internati in biblioteca e biblioteche al confino: una ricerca tra Lucania e Puglia), presentata nella sessione finale presieduta da Simonetta Soldani dal titolo “Luoghi della lettura collettiva e cultura del Novecento: ricerche per una mappa”, si inserisce nel solco dell'attenzione ai contesti sociali e politici, in particolare analizzando diversi documenti che attestano la frequentazione della Biblioteca provinciale di Potenza da parte di internati, invisi al regime, dei quali la Trombone ha delineato il profilo di lettori ricostruendo nello stesso tempo vicende politiche e personali.

Di taglio più prettamente sociologico è stata la ricerca presentata da Denis Merklen (Pourquoi brûle-t-on des bibliothèques?) nella prima sessione del secondo giorno (“Domande, risposte e nuove domande della ricerca sull'uso delle biblioteche” presieduta da Simonetta Buttò) e relativa agli incendi che negli ultimi vent'anni hanno colpito le biblioteche dei quartieri popolari francesi, espressione di un forte conflitto sociale e politico.
L'uso delle biblioteche e dei servizi connessi, il pubblico e le sue attività costituiscono l'area meno esplorata negli studi di storia delle biblioteche e spesso scontano il ricorso a dati molto scarni e nella maggior parte dei casi solo di tipo quantitativo. È questa la seconda linea di riflessione.
Gli studi sul comportamento e la soddisfazione degli utenti, il ricorso e la combinazione di metodi quantitativi e qualitativi mutuati dalle scienze sociali costituiscono ormai una solida tradizione del campo degli studi di biblioteconomia (in più occasioni ci si è riferiti al passaggio da una biblioteconomia gestionale a una biblioteconomia sociale) e la necessità di dialogo e di integrazione tra diverse discipline affini si manifesta proprio su questa linea di riflessione.
Lorenzo Baldacchini (Le biblioteche pubbliche italiane e i loro utenti: un continente ancora inesplorato) si eÌ soffermato su alcune indagini statistiche realizzate negli ultimi anni nelle biblioteche italiane e ha sottolineato proprio la scarsità di dati disponibili, cui si faceva riferimento poco prima, perlopiù quantitativi, che non permettono una conoscenza profonda dell'utenza.
La sperimentazione, l'uso e la combinazione di diversi metodi e approcci è alla base dell'intervento di Chiara Faggiolani e Anna Galluzzi (Le narrazioni sulle biblioteche pubbliche italiane: riflessioni di metodo e percorsi di ricerca emergenti) che hanno esposto i risultati dell'analisi di un corpus che raccoglie testi di interviste, focus group e osservazioni, prodotti in dodici indagini condotte in alcune biblioteche e sistemi bibliotecari italiani lungo l'arco di dieci anni, combinando così approcci quantitativi, qualitativi e provando a verificare l'impatto dell'approccio centrato sullo storytelling.
Mariangela Roselli (Bibliothèques, culture populaire, jeunesse: un regard sociologique) ha presentato i risultati di alcune inchieste realizzate in biblioteche pubbliche francesi, basate sull'osservazione dell'interazione degli utenti con il personale, le raccolte e gli spazi e che testimoniano il consolidarsi negli spazi della biblioteca di fenomeni di segmentazione sociale, e Aurora Gonzaìlez-Teruel (Análisis del discurso profesional: de la relación usuario-sistema al usuario en red) ha evidenziato la necessità di questo particolare punto di osservazione del comportamento degli utenti per pianificare servizi e attività. Questi interventi hanno composto la sessione “Le biblioteche pubbliche oggi tra irrilevanza, conflittualità e consumerismo”, presieduta da Vittorio Ponzani, a testimonianza del ruolo sociale svolto dalle biblioteche pubbliche, dell'importanza degli studi centrati sul comportamento degli utenti e sulla loro soddisfazione.
Oltre ai dati desunti da indagini di tipo quantitativo e qualitativo, per le ricerche di storia delle biblioteche i registri delle letture e dei prestiti o altri fonti simili risultano essere degli strumenti preziosi poiché permettono di conoscere – a dirla con Petrucciani – «chi ha letto che cosa, in che luogo e in che giorno».
Le fonti (la terza linea di riflessione, anche se naturalmente questo tema è stato esplorato in altre sessioni) sono state oggetto di indagine principale nella prima sessione della seconda giornata presieduta da Simonetta Buttò “Domande, risposte e nuove domande della ricerca storica sull'uso delle biblioteche”.
La relazione di Enrico Pio Ardolino (Tendenze e svolte della storiografia sulle biblioteche) ha avuto il merito di fare il punto sulla storia degli studi della storia delle biblioteche, sia attraverso l'analisi dei diversi approcci (storia delle raccolte, evoluzione degli spazi e dei servizi, pratiche degli utenti ecc.) sia attraverso lo studio della storia della contaminazione degli studi di questa disciplina con altre, a essa affini.
Lorenzo Mancini (L'Ordine e i libri: fonti per la storia dell'uso delle biblioteche della Compagnia di Gesù) ha presentato una riflessione sull'utilizzo, nel campo della storia degli ordini religiosi con riferimento specifico alle biblioteche dei collegi della Compagnia di Gesù, di fonti quali registri e note di prestito, come i documenti del Collegio romano.

Simona Turbanti (L'uso delle biblioteche antiche: questioni controverse) si è concentrata sull'uso, l'organizzazione e le funzioni delle biblioteche pubbliche nell'antichità classica, in particolare nell'antica Roma, sottolineando la scarsità di documenti e rappresentazioni sul tema, mentre Eleonora De Longis (Lettori e biblioteche straniere nella Roma italiana, 1870-1900) si è concentrata sulle biblioteche degli istituti culturali stranieri di Roma all'indomani dell'annessione allo Stato italiano, per ricostruire la genesi, l'organizzazione dei servizi e le tipologie di utenti di biblioteche specialistiche aperte non solo ai loro organici ma a tutti gli studiosi.
La quarta e ultima linea di riflessione si riferisce alla necessità di concentrarsi - nell'ambito degli studi di storia del libro - non solo sulla fase della produzione, ma anche sulla sua circolazione, diffusione, lettura.
Nell'ultima sessione, “Luoghi della lettura collettiva e cultura del Novecento: ricerche per una mappa”, coordinata da Simonetta Soldani, sono stati presentati, per esempio, i risultati di ricerche italiane condotte su registri novecenteschi.
Laura Desideri (Firenze, primo '900: la nuova cultura delle riviste nasce in biblioteca?), attraverso un'indagine sui cataloghi del Gabinetto Vieusseux e della Biblioteca filosofica di Firenze, e sui registri degli abbonamenti e dei prestiti del Vieusseux, ha ricostruito un quadro delle letture e dei lettori delle riviste culturali del primo Novecento fiorentino. Sempre nell'ambito dei gabinetti di lettura si è sviluppata la relazione di Chiara De Vecchis (L'imprevedibile geografia dei luoghi della lettura), che ha offerto elementi per una mappatura di questi spazi arricchiti da collezioni librarie, mentre Alessandra Toschi (Percorsi di lettura in età giolittiana: una ricerca sui registri di biblioteche fiorentine e bolognesi) ha spostato l'attenzione sui registri di iscrizione, lettura in sede e prestito della Biblioteca nazionale centrale di Firenze e della Biblioteca popolare del Comune di Bologna in età giolittiana: si tratta di fonti di grande utilità per la ricostruzione della storia dei servizi all'utenza e dell'uso delle collezioni per gli utilizzi più svariati.
Quello che è emerso da questa due giorni di studi e confronti è la necessità di tenere insieme le diverse discipline: il campo degli studi di storia del libro, di storia delle biblioteche e la biblioteconomia dovrebbero tendere a una integrazione e a un dialogo costanti, con un approccio interdisciplinare e internazionale, che tenga conto della produzione di libri, ma anche della diffusione della lettura, della storia delle raccolte delle biblioteche, ma anche del loro uso da parte degli utenti e del contesto storico-politico, dell'utilizzo di strumenti e approcci di diversa natura, vale a dire provare a tenere insieme i libri e i lettori, le biblioteche e i suoi utenti, la dimensione della crescita delle persone e la dimensione della crescita della biblioteca come luogo pubblico.