Problematiche e sviluppi recenti a proposito del controllo di autorità nella catalogazione dei manoscritti

di Valentina Atturo

I termini della questione

Nell’ambito della riflessione su alcuni aspetti del controllo di autorità1 in Manus online (d’ora in avanti MOL)2, due sono i nodi cruciali da considerare: i dati e la condivisione. Sono dunque questi i termini della questione senza i quali non sarebbero passibili di alcun riscontro né gli ‘aspetti operativi’ né le auspicabili ‘nuove strategie’3.

Prendendo le mosse da uno studio di fattibilità della regione Lombardia, il software Manus online dal 2007 ha rimpiazzato il precedente Manus, un’applicazione di Access utilizzabile unicamente su postazioni singole e reti locali. Il ‘nuovo’ Manus online è un software gratuito che consente la catalogazione online dei manoscritti e la condivisione di elementi di authority4.

Era il 2003 quando Massimo Menna, durante il Convegno internazionale "Authority control: definizione ed esperienze internazionali" (Firenze, 10-12 febbraio 2003)5, così dava inizio al suo intervento: «Se parlare di liste di autorità in ambito del Servizio bibliotecario nazionale – libro antico e libro moderno – significa già essere di fronte a un progetto entrato nella sua fase esecutiva, non è altrettanto possibile affermare la stessa cosa per la base dati Manus [...]»6. Certamente, rispetto allo status quaestionis così profilato circa quindici anni fa, rilevanti progressi sono stati compiuti per la creazione, la correzione e il mantenimento delle registrazioni di autorità in MOL. Forse però gli sviluppi sono ancora migliorabili in ambito non solo nazionale se, come si legge nell’introduzione alle Linee guida per la formulazione e il trattamento in Manus online (MOL) delle voci di autorità di nomi di persone, di enti, di famiglie e di luoghi7, nel settore specifico della catalogazione dei manoscritti «la riflessione teorica sulle liste di autorità è quasi totalmente assente»8. È proprio rispetto a questi limiti, a questa ‘assenza’ si direbbe, che gli sforzi, teorici e applicativi, devono continuare a convergere in maniera incisiva. Del resto, come rilevato da più voci,

L’assenza di authority file condivisi per i manoscritti, sulla falsariga di quelli in uso per i libri a stampa moderni, è un riflesso diretto della complessità del problema, confermata dalla varietà dei criteri adottati a livello internazionale e dal carattere assai "sporco" (lacunoso e contraddittorio) degli indici prodotti nel quadro di singole iniziative di catalogazione elettronica. Ciò non esclude la possibilità di individuare e condividere, per alcuni specifici problemi, soluzioni semplici, come la creazione di identificativi numerici unici per gli elementi comuni a diversi database, al fine di consentirne l’interrogazione simultanea attraverso specifici script9.

L’omogeneità, l’uniformità e la non ambiguità dei termini utilizzati come punti di accesso alle notizie bibliografiche non sono esigenze derogabili al fine di garantire sia la correttezza nella costruzione degli ‘indici’10 in fieri estratti da MOL (copisti11, illustratori12, possessori13 e luoghi di copia14), sia l’efficacia stessa dello strumento catalografico.
Per un catalogo elettronico centralizzato che realizzi il Censimento dei manoscritti delle biblioteche italiane15 e che, necessariamente, gestisca un proprio authority file dei nomi, il lavoro sui record di autorità è non solo nevralgico per qualificare l’attività di catalogazione, ma anche funzionale alla realizzazione di strumenti affidabili che rafforzino il ruolo delle biblioteche nella cosiddetta ‘società dell’informazione’. Il percorso argomentativo sarà così scandito: prenderemo in considerazione in primo luogo i dati registrati nella ‘scheda’ dei nomi in MOL sia da un punto di vista quantitativo, anche con l’ausilio di grafici, sia da un punto di vista qualitativo, dunque strutturale. Ci occuperemo poi di confrontare operativamente il profilo della registrazione di autorità, il cui formato di export è quello XML/TEI-MS elaborato da Text Encoding Initiative Consortium16, con il formato di scambio UNIMARC/Authorities (U/A)17 quale termine di paragone standard al fine di ragionare nei termini di una normalizzazione internazionale.

Da ultimo ci concentreremo su alcuni raffronti esemplificativi offerti da due basi dati di manoscritti, rilevanti nel contesto internazionale: E-codices18, la biblioteca virtuale dei manoscritti conservati in Svizzera, e Biblissima19, la Bibliotheca bibliothecarum novissima che rappresenta un punto di osservazione privilegiato dal quale monitorare il patrimonio scritto del Medioevo e oltre. Premetto che sulla definizione delle mappature per la costruzione del cluster di authority, anche in funzione di future integrazioni e sempre maggiori ‘aperture’, si sta ampiamente lavorando presso l’ICCU: alcune di queste mie considerazioni sono dunque il frutto di un lavoro condiviso che, nell’ambito del nuovo progetto sul Sistema di ricerca integrato (SRI), ha visto coinvolta non solo l’Area di attività per la bibliografia, la catalogazione e il censimento dei manoscritti, ma anche il settore del Servizio bibliotecario nazionale (SBN) e l’Area standard e norme catalografiche20.

Dati. Analisi quantitativa

Si parta dunque dai dati, segnatamente da quelli che qui interessano riguardanti le voci di autorità di MOL: nomi di persona, enti, famiglie21 e luoghi. Come noto, in MOL la sezione riservata all’authority file è finalizzata all’inserimento e alla modifica dei nomi in archivio, siano essi legati alla storia oppure alle descrizioni interne, comunque nomi che, rispetto al manoscritto, rivestono una ‘responsabilità’, una ‘relazione’ si direbbe, chiaramente esplicitata dal legame opportuno22.

In particolare, sono indicizzati tutti i nomi collegati alla struttura materiale del manoscritto e alla sua storia, già presenti nei campi ‘decorazione-scuola/autore’ e ‘trascrizione/descrizione di elementi storici’23. Le relazioni esplicitate e formalizzate tra i nomi collegati alla storia del manoscritto sono così articolate: certificatore, committente, copista, illustratore, legatore, libraio, luogo di copia, notaio, possessore, provenienza, raccoglitore e restauratore. Le responsabilità che non rientrano in queste tipologie sono assemblate nella casistica dell’‘altra relazione di D. E.’, vale a dire connotate come più generiche responsabilità connesse alla ‘descrizione esterna’ del manoscritto24.

Per quanto invece riguarda i nomi collegati alla ‘descrizione interna’ del manoscritto, sono indicizzati i nomi che abbiano un legame con il testo del manoscritto (amministratore, autore, autore incerto, commentatore, compositore, dedicatario, destinatario, epitomatore, glossatore, traduttore, traslitteratore, volgarizzatore). Tutte queste responsabilità, sia quelle connesse all’aspetto intellettuale, sia quelle che dipendono dalla storia, dalla fattura materiale, dagli aspetti più squisitamente codicologici e paleografici, costituiscono un elenco implementabile, una sorta di ‘vocabolario aperto’, sempre passibile di perfezionamento sulla base delle segnalazioni e dell’esperienza della comunità catalografica.
Tra le responsabilità dei nomi legati al carteggio, la relazione con l’‘autore incerto’ dovrà invece essere sdoppiata in ‘mittente incerto’ e ‘destinatario incerto’, oltre al ‘nome citato’ (vs. ‘autore citato’). Spicca poi, nella categoria delle responsabilità testuali, la casistica ampia degli autografi antichi e moderni25.
A oggi, come verificabile nella Sezione Statistiche di MOL, il totale dei nomi inseriti è di 292.591 ripartiti come segue. Quanto a forma si contano: 105.599 nomi in forma accettata e identificata (A); 60.469 nomi in forma accettata non identificata (T); 5.597 nomi in forma di rinvio (R); 120.920 varianti manoscritte (M).

Figura 1 - Nomi inseriti in MOL

Da osservare (figura 1) come il serbatoio, preziosissimo, di nomi ‘presenti nel manoscritto’, sia percentualmente preminente: il 41% contro il 36% dei nomi in forma accettata e identificata (vale a dire nomi identificabili su fonti a stampa, o comunque certi e autorevoli) e il 21% dei nomi in forma accettata non identificata (vale a dire nomi non identificati su nessun repertorio). I nomi ‘presenti nel manoscritto’ costituiscono una ‘fetta’ rilevante nell’authority file di MOL: in fase di catalogazione la trascrizione del nome (da effettuarsi al nominativo anche se nel manoscritto sia presente la forma latina declinata) è sempre abbinata all’indicazione della carta in cui il nome è presente26.

La prevalenza numerica dei nomi ‘presenti nel manoscritto’ e dei nomi in forma accettata non identificata, dato prevedibile ma comunque meritevole di attenzione, fa riflettere non solo, evidentemente, sulla forte specificità dei nomi presenti in base dati ma anche sulla necessità di considerare come, essendo i nomi documentati dai soli manoscritti una porzione ampia, sia difficile svincolare il trattamento di quelle registrazioni di autorità dalla descrizione (e dunque dal formato bibliografico) dell’unica fonte di attestazione.
Unica fonte di attestazione, il manoscritto, che riveste sia ‘il ruolo di edizione’ sia quello di esemplare (item) poiché le peculiarità (dalla forma al contenuto, dalla materia alla decorazione e alla scrittura) mutano in ogni singola risorsa:

Ciascun manoscritto svolge da solo sia il ruolo di edizione sia il ruolo di esemplare, per cui forma, materia, scrittura, decorazione, contenuti variano in ogni singolo documento. I manoscritti non sottostanno alle modalità di pubblicazione tipiche dei libri a stampa: non hanno un frontespizio, solo sporadicamente sono datati, raramente portano il nome del copista, del luogo in cui sono stati prodotti o della persona da cui sono stati organizzati e fatti circolare. Il catalogatore deve quindi dedurre queste informazioni dall’analisi della scrittura, dalle caratteristiche codicologiche, dalla storia del documento e dalla lettura dei testi di cui esso è testimone, utilizzando metodi che sono propri della ricerca e in particolare della storia, della paleografia, della codicologia e della filologia27.

Siccome un elemento di authority, per fornire possibilità di accesso e di raggruppamento, deve essere gestito in maniera autonoma (vale a dire inserito, modificato o collegato con altri elementi di authority indipendentemente dalla descrizione della risorsa cui fornisce accesso), nei casi dei nomi non identificabili tramite repertori, ma unicamente attestati dal manoscritto, questa separazione tra l’attività di catalogazione descrittiva e quella della registrazione di autorità è complessa, difficile da scindere, perché il nome presente sul manoscritto è in primis un dato bibliografico spesso attestato solo in forma di ‘variante’.
Un aspetto così peculiare che connota l’authority file di MOL (come anche ogni altro authority file presente in basi dati che trattino manoscritti) è stato tenuto in grande considerazione nella redazione delle Linee guida, come si legge già dalle prime battute introduttive:

Il Gruppo di lavoro ha quindi affrontato le problematiche relative al trattamento di nomi non identificabili attraverso repertori e bibliografia a stampa. In questi casi la scheda descrittiva, per la quale si crea una nuova registrazione di autorità, risulta essere l’unica fonte in grado di giustificare la presenza nel database di quel nome specifico. Come conseguenza di ciò, anche in un’attività di catalogazione attenta e approfondita, certi nomi possono essere inseriti solo in forma accettata e normalizzata, in attesa di una possibile futura verifica o modifica da parte di chi dovesse incontrare in un altro manoscritto lo stesso nome o un nome a quello assimilabile28.

Rispetto alla tipologia di nome SBN (figura 2), per quanto riguarda i nomi personali sono numericamente maggioritari i nomi di tipo C29 (116.097) seguiti, in modo più contenuto, dai nomi di tipo A30 (50.831).

Figura 2 - Nomi inseriti in MOL. Tipo SBN: nomi personali

Focalizzando invece l’attenzione sui nomi collettivi, si noterà come il tipo nome E31 sia di gran lunga prevalente (figura 3). Esiste poi una sezione, minoritaria, di nomi importati nella base dati in cui la tipologia SBN non è esplicitata e sui quali si procederà, in modo più circostanziato, con un intervento puntuale di ‘pulizia’ centralizzata.

Figura 3 - Nomi inseriti in MOL. Tipo SBN: nomi collettivi

Complessivamente, le registrazioni di autorità lavorate dal Gruppo per la gestione e la manutenzione dell’authority file di MOL, a partire dal 2015, sono 3.26632. Si tratta, indubbiamente, di un numero assai esiguo, la cui scarsità in termini percentuali è legata a una molteplicità di fattori critici quali, ad esempio ma non unicamente, la scarsità di personale preposto e la complessità di un’attività ‘delicata’, ma per nulla residuale, difficilmente delegabile a personale non adeguatamente formato.

Dati. Analisi qualitativa

Se dunque fin qui si sono forniti i numeri dei dati, se ne passi ora a considerare la struttura, con un’analisi di tipo qualitativo, al fine di poter compiere un ragionamento nella duplice prospettiva sia del confronto rispetto agli standard bibliografici, sia della condivisione.

La condivisione dei dati, dunque lo scambio e il ‘ri-uso’ delle informazioni attraverso l’interazione di sistemi informatici differenti, ha come sfondo di riflessione quel ‘colloquio necessario’ tra basi dati di manoscritti auspicato, secondo angolature differenti ma unitarie nella strategia d’insieme, in occasione del recente Convegno "Manuscript digitization and on line accessibility. What’s going on?" (Roma, Biblioteca Vallicelliana, 23 ottobre 2014)33.
La struttura dei dati della ‘scheda’ dei nomi di MOL è quella, nota e ben collaudata, sinteticamente richiamata qui, nei suoi elementi essenziali34:

- codice CNMN (Codex name manuscript number). Codice numerico univoco, inserito automaticamente dal sistema secondo un ordinamento progressivo;
- codice ISNI (International standard name identifier)35;
- forma: accettata e identificata (A); accettata non identificata (T); forma di rinvio (R); nome presente sul manoscritto (M);
- nome36;
- importazione qualifica + datazione. Si tratta di un campo di cui è prevista37 l’eliminazione, esito di un riversamento di dati, nel 2007, da Manus alla versione online (MOL). I dati contenuti nel campo saranno ‘spacchettati’ e inseriti correttamente nei due campi ‘qualifica’ e ‘datazione’. Il campo così ‘pulito’ potrà essere rinominato e riutilizzato per l’inserimento del VID, di fondamentale importanza per il colloquio con l’indice SBN. Come infatti sappiamo, nell’indice SBN ogni registrazione di autorità è associata in maniera univoca e automatica a un codice identificativo, SBN-ID, che si compone di dieci caratteri. La natura dell’entità si ricava dal carattere in quarta posizione: per i nomi ‘V’ (VID), da ‘vedette’. L’SBN-ID è formato dal codice del Polo e da un numero progressivo. Nel formato U/A il VID, così come il CNMN, corrisponde al campo ‘001’, l’identificativo del record. Ad esempio, CFIV000270 nell’OPAC SBN è registrato in forma completa come IT\ICCU\CFIV\000270. Si tratta della registrazione corrispondente a Pirandello, Luigi <1867-1936>, avente in MOL l’identificativo CNMN\\000009082538;
- qualifica39;
- datazione. Le qualificazioni cronologiche in MOL sono sempre40 fornite nella stringa del nome, a differenza di quanto prescritto dalle REICAT che prevedono l’uso delle date in stringa unicamente per disambiguare le omonimie41;
- tipo SBN. Rispetto alle tipologie di nomi presenti in Manus online, un’attenzione particolare deve essere posta sui nomi di famiglia (F). Questa tipologia, infatti, non ancora implementa nell’indice del Servizio bibliotecario nazionale, è presente nell’U/A (220 Authorized access point – family name)42. Il tipo famiglia, inoltre, è ricompreso nell’entità "agente collettivo" («Un consesso od organizzazione di persone con un nome specifico e in grado di agire in modo unitario») introdotta dal modello concettuale IFLA Library reference model (IFLA LRM) pubblicato ad agosto 2017 dall’International Federation of Library Associations and Institutions (IFLA) e in corso di traduzione, nella versione italiana, presso l’ICCU43;
- lingua prevalente utilizzata. Il dato, finora inserito in un campo testuale libero, potrà invece essere gestito (soprattutto per i nomi che rivestono delle responsabilità legate all’aspetto testuale del manoscritto) in forma codificata. Sarà dunque possibile inserire più di una lingua, secondo lo standard internazionale ISO 639-344;
- nota biografica;
- note al nome, fonti o note bibliografiche. Questo campo riunisce, come informazione testuale libera, dati disomogenei che possono invece essere inseriti separatamente nel campo "note al nome" (a testo libero) e nel campo "fonti o note bibliografiche" (in forma codificata);
- approvato. È qui indicato lo stato di lavorazione del record: la validazione della registrazione di autorità da parte di catalogatori abilitati (livello A).

Tenuto conto del fatto che la catalogazione dei manoscritti è caratterizzata da proprie peculiarità dovute sia all’unicità della risorsa manufatta, sia alla tradizione ben radicata degli studi di settore (codicologia, paleografia, filologia, ecc.), diverso è però il caso dei nomi che sono utilizzati, in MOL, in fase d’interrogazione come accessi formali e che sono collegati alle notizie catalografiche del manoscritto attraverso un esplicito legame di responsabilità. Per questi nomi, o almeno per un certo numero di essi (sicuramente quelli in forma A e, quando e se saranno identificati da catalogatori, studiosi e bibliotecari, quelli in forma T che potranno essere ‘riassorbiti’ nella forma accettata) esiste una ‘sostanziale compatibilità’ tra le informazioni registrate nell’authority file di MOL e la struttura del record di autorità nel formato U/A. Proprio in virtù di questa ‘sostanziale compatibilità’ – che a breve verificheremo con precisione – è possibile ragionare, anche nell’ambito di progetti catalografici autonomi ed eterogenei, nei termini di authority files tendenzialmente condivisi e condivisibili in cui la codifica e l’interscambio del testo elettronico siano finalizzati alla costruzione di motori di ricerca che richiamino ‘trasversalmente’ descrizioni di beni culturali diversi al fine della reciproca valorizzazione45.

Dati. Analisi comparativa

L’allineamento dei dati di authority presenti in MOL con lo standard U/A non comporta criticità importanti, piuttosto agevola la razionalizzazione delle informazioni fornite in fase di catalogazione. Tra i dati identificativi della registrazione, i due codici presenti nella ‘scheda’ del nome in MOL (CNMN e ISNI) possono essere ricompresi nel blocco delle informazioni codificate 0-- (e rispettivamente 001 ‘identificatore del record’, obbligatorio, non ripetibile, e 010 ‘international standard name identifier’, implementato dal Permanent UNIMARC Committee (PUC) nel 2016)46.

Nel blocco delle informazioni codificate (‘coded information block’ 1--) sono da annoverare in primo luogo la forma del nome (accettata e identificata; non identificata; forma sul manoscritto) per la quale è possibile utilizzare il campo 108 ‘status’ che stabilisce il livello di autorità della registrazione, distinguendo tra ‘definito’, ‘provvisorio’ e ‘non applicabile’ (quest’ultimo per le forme di rinvio). Lo ‘status’ del record è adoperabile anche per marcare le voci di MOL contraddistinte dal cosiddetto ‘punto verde’ che ne evidenzia l’approvazione da parte del Gruppo di lavoro per la gestione dell’authority file di Manus online. Nel medesimo blocco 1--, il campo di MOL ‘lingua prevalente utilizzata’ corrisponde all’U/A 101$a ‘lingua dell’entità’ (‘language of the entity’), vale a dire la lingua (o le lingue) che la persona utilizza principalmente per esprimersi (da indicarsi tramite codice ISO di tre lettere, possibilmente catturabile da un menù a tendina). Come, infatti, si legge nell’update 2018 dell’U/A 101, si tratta di un dato «repeatable if more than one code schema is used to describe the language of the entity»47.

Inseribile nel blocco 2-- (‘authorized access point block’)48 è il campo ‘nome’ di MOL, da articolare distinguendo come segue:

- nome di persona: 200 Authorized access point – personal name ($a elemento principale ‘entry element’, $b secondo elemento ‘part of name other than entry element’);
- nome di ente: 210 Authorized access point – corporate body name ($a elemento principale ‘entry element’, $b secondo elemento ‘subdivision’);
- nome di famiglia: 220 Authorized access point – family name;
- nome di luogo (di copia, di provenienza, ecc.): 260 Authorized access point – place and date of publication, performance, provenance, etc.

Rispetto al campo ‘qualifica’ della scheda nome di MOL, per i nomi di persona (campo 200), trattandosi sempre di qualificazioni diverse dalle date e aggiunte in stringa, dovrà utilizzarsi il $c (‘additions to names other than dates’), riservando invece al $f (‘dates’) l’informazione da fornire come specificazione cronologica.

L’attuale campo di MOL ‘nota biografica’ (o ‘nota informativa’ per le registrazioni di autorità che non riguardano i nomi personali) corrisponde al campo U/A 340$a (‘biography and activity note’), così definito nell’update del 2016: «This field is used in an authority or a reference record to record biographical or historical details and/or activity information about the entity defined in the 2-- fields»49. Quanto ai subfields, d’interesse è il $a (‘biographical note’), ma sarebbe utile una riflessione anche a proposito del $b (‘activity note’).

Nella registrazione di autorità di MOL, la disomogeneità dei dati informativi che convergono nell’unico campo ‘note al nome, fonti o note bibliografiche’ potrebbe essere riorganizzata scindendo i dati all’interno di due blocchi: quello delle informazioni sulla fonte (8— ‘source information block’)50 e quello delle note (3— ‘notes block’). Una distinzione funzionale potrebbe scomporre l’indicazione delle fonti in base alla reperibilità, o meno, del dato:

- ‘fonti o note bibliografiche’: 810 source data found; 815 source data not found; 856 electronic location and access. Nel campo 810, il $a è utilizzabile per registrate il nome della fonte repertoriale in cui il catalogatore ha verificato la presenza dell’entità descritta; il $b è invece funzionale a esprimere la forma ‘variante’ dell’entità così come presente nella specifica fonte identificata con il $a. Di una qualche utilità il campo 815, laddove il dato non sia presente in un repertorio noto e autorevole51.

Uno sguardo al panorama internazionale: due modelli ‘autorevoli’

Ci avviamo a concludere con un rapido e parziale excursus volto a focalizzare l’attenzione su due basi dati meritevoli di attenzione perché di particolare ‘autorevolezza’ nell’ambito della catalogazione e digitalizzazione del patrimonio manoscritto occidentale. Ciò che interessa maggiormente è porre in parallelo le soluzioni adottate in MOL con quelle messe in atto da altre realtà per il corretto trattamento e la corretta gestione delle registrazioni di autorità.

E-codices, biblioteca virtuale dei manoscritti conservati in Svizzera, mira a rendere accessibili tutti i manoscritti medievali52, e una scelta dei manoscritti moderni, mediante la creazione e il progressivo arricchimento di una biblioteca virtuale53. Come si legge nella dichiarazione d’intenti presente online, l’interoperabilità rappresenta per E-codices una sfida ambiziosa: «si mira ad un collegamento il più ampio possibile che permetta uno scambio automatico di immagini e metadati per mezzo di interfacce»54. Tramite l’interfaccia OAI i manoscritti svizzeri sono accessibili su Europeana, Manuscriptorium, Manuscripta Mediaevalia e molti altri portali55.

Mediante un index des personnes (figure 4 e 5), E-codices rende possibile per l’utente la consultazione di tutti i nomi presenti nella base dati (compresi i rinvii). L’ordinamento alfabetico consente di ricercare all’interno delle liste possibili (A-Z oppure per singola lettera iniziale del nome) indipendentemente dalla (o dalle) responsabilità associate al nome in fase di catalogazione. Le responsabilità che legano il nome alla risorsa manoscritta sono comunque sempre ben visibili nell’interfaccia mediante ‘etichette’ esplicative (commentateur, copista, vendeur, ecc.). Un filtre rapide agevola l’interrogazione.

Figura 4 - Home page della biblioteca virtuale di E-codices

Figura 5 - Indice delle persone di E-codices

La ricerca nella biblioteca digitale svizzera è facilitata, mediante l’indice delle persone, dalla possibilità di filtrare doppiamente combinando la responsabilità e la lettera (figura 6).

Figura 6 - Esempio di navigazione nell’Indice delle persone

Da notare coma alla stringa del nome, correttamente trascritta in fase di back office per disambiguare e raggruppare, non corrisponda però una registrazione di autorità estesa, compilata dal personale bibliotecario che cura E-codices (figura 7). Piuttosto, mediante l’identificativo numerico, è richiamata la voce di autorità, corrispondente alla medesima entità, presente in Gemeinsame Normdatei (GND) «ossia l’authority file integrato, operativo dall’aprile 2012» il quale «consiste nell’incorporazione in un’unica struttura degli authority files precedenti relativi agli enti […], ai nomi di persona, […], ai soggetti […]»56.

Figura 7 - Esempio di registrazione di autorità

Da ultimo, si consideri la strategia dispiegata dalla base dati Biblissima, la Bibliotheca bibliothecarum novissima, che rappresenta un ‘osservatorio’ privilegiato per esplorare il patrimonio scritto del Medioevo e oltre57. Questa biblioteca digitale, liberamente esplorabile58 e imperniata anche sulla digitalizzazione di manoscritti ed incunaboli nelle biblioteche francesi, fornisce un accesso unificato a una quantità ingente di risorse59 che, a vario titolo, costituiscono tasselli preziosi del patrimonio librario dell’Occidente. Biblissima permette a studiosi, appassionati o semplici curiosi di investigare, secondo prospettive molteplici e spesso complementari, la circolazione di manoscritti e testi a stampa dal secolo VIII alla fine del 1700 circa.

Naturalmente, considerata la ricchezza quantitativa e qualitativa dei dati forniti dalle istituzioni che aderiscono al Consorzio60, i processi di allineamento, di mapping e di standardizzazione rivestono un ruolo decisivo. Tanto più che le ‘fonti’ da cui provengono i dati sono assolutamente rilevanti61. Per questa ragione, oltre a definire protocolli d’integrazione per la costituzione di cluster62, l’équipe di Biblissima investe energie e finanziamenti cospicui proprio sulla realizzazione di authority files63 relativi alle persone fisiche64, ai nomi geografici65, agli enti66. In prospettiva, è prevista inoltre la progressiva pubblicazione online di authority files relativi a: ‘cotes de manuscrits et imprimés anciens’, ‘oeuvres textuelles’ e ‘descripteurs iconographiques’.

Il ‘persons authority file’ di Biblissima, di cui si veda la registrazione di Galeno a titolo puramente esemplificativo67, è stato integrato nel portale dal mese di aprile 2017. Il ‘persons authority’ (circa 28.689 nomi di persona, alla data attuale) colloquia con la piattaforma IIIF Collections of manuscripts and rare books68 e prevede allineamenti con altri cataloghi e risorse esterne (BnF, Library of Congress, DNB, Wikidata, SUDOC, Biblioteca nacional de España, CERL Thesaurus). La forma accettata del nome, desunta da quella autorevole formulata della BnF o della LoC, tiene conto anche di altre fonti quali il Dizionario biografico degli italiani e l’Oxford dictionary of national biography. La registrazione di autorità dell’entità persona69, oltre a creare gli opportuni rinvii, prevede la compilazione dei seguenti campi: data di nascita, data di morte, note, genere. Tra gli ‘identifiers’, Biblissima è allineato con BnF, Library of Congress authority, GND e CERL, Wikidata, SUDOC authority.

Conclusioni

Indubbiamente l’authority control è «destinato a diventare un’attività centrale nella catalogazione»70 perché ne costituirà sempre più il perno attorno al quale ruoteranno gli ingranaggi di motori sofisticati. Altrettanto indubbiamente, però, da questo punto di vista i cataloghi nazionali (indipendentemente dalla tipologia di risorse che organizzano, siano manoscritti o stampati novecenteschi, carteggi o incunaboli) scontano una vistosa arretratezza imputabile sia alle criticità che si sono accumulate nei decenni, sia alla mancanza di una strategia che avrebbe potuto e dovuto favorire l’omogeneità e l’autorevolezza dei dati.

La creazione delle registrazioni di autorità è un’attività tanto ‘silenziosa’ (anche in termini di una ‘valutazione’ d’impatto economico e sociale), quanto di straordinaria rilevanza. La ricaduta del lavoro sugli authority files non sarà immediata nella percezione esterna delle biblioteche e forse non basterà una maggiore ‘pulizia’ dei dati per qualificare i cataloghi come meritevoli di investimento da parte dei decisori politici.

È pur vero che i dati di cui siamo responsabili saranno sempre maggiormente destinati a una parcellizzazione e a una connessione con altri dati (provenienti da archivi, musei, altre istituzioni, ecc.). Ciò impone un’attenzione speciale alle norme catalografiche e al rispetto di standard internazionali condivisi. In quest’ottica, l’interoperabilità, contenitore ampio ma qui inteso soprattutto come tendenza a ‘uscire da sé’, cercando soluzioni di ‘apertura’ tecnologica, semantica e organizzativa, è di certo l’orizzonte al quale tendere per lavorare collaborativamente, in modo inclusivo ed efficace, alla ‘qualità’ dei dati.

Note

[1] La letteratura professionale, internazionale e nazionale, si è soffermata con particolare accuratezza sul tema del controllo di autorità, a partire almeno da Charles Ammi Cutter, Rules for a dictionary catalog, 4th ed. London: Library Association, 1904, e dagli studi effettuati dalla fine del XX secolo: Henriette D. Avram, Authority control and its place, «The journal of academic librarianship», 9 (1984), n. 6, p. 331-335; Arlene G. Taylor, Authority files in online catalogs: an investigation of their value, «Cataloging & classification quarterly», 4 (1984), p. 1-17; Doris Hargrett Clack, Authority control: principles, applications and instructions. Chicago; London: ALA Books, 1989.
Il cambiamento del concetto di ‘forma prescelta’, dal catalogo cartaceo a quello elettronico, è problematizzato, a più riprese, da Barbara B. Tillett di cui si rileggano almeno le riflessioni contenute in Authority control and the web. In: Proceedings of the bicentennial conference on bibliographic control for the new millennium: confronting the challenges of networked resources and the web: Washington D.C., 15-17 november 2000, sponsored by the Library of Congress Cataloging Directorate, edited by Ann M. Sandberg-Fox. Washington D.C.: Library of Congress, Cataloging Distribution Service, 2001, p. 207-220.
Una panoramica esaustiva e densa di ‘aperture’ agli aspetti del back office, dell’interoperabilità, dell’authority file ‘arricchito’ e del web semantico in relazione ai ‘dati’ di autorità in Paul Gabriele Weston, Authority data. In: Biblioteche e biblioteconomia: principi e questioni, a cura di Giovanni Solimine, Paul Gabriele Weston. Roma: Carocci, 2015, p. 281-313. Si rimanda a questo studio sia per un’ulteriore bibliografia, sia per i riferimenti ai documenti elaborati dall’IFLA sull’argomento (p. 292-298).

[2] https://manus.iccu.sbn.it.

[3] Riprendo qui, in maniera più strutturata, alcuni primi spunti di analisi già formulati in occasione dell’incontro "Una giornata per far crescere Manus online" (Roma, ICCU, 18 aprile 2018) in una relazione dal titolo Manus online e authority control: aspetti operativi e nuove strategie per la condivisione dei dati. Un utile momento di scambio e di confronto con la ‘comunità’ dei catalogatori è stato poi il recente seminario sull’authority file di MOL (Roma, ICCU, 17 settembre 2019) in cui si sono approfondite le tematiche di questo programma:
https://www.iccu.sbn.it/export/sites/iccu/documenti/2019/Seminario_AF_MOL_17settembre.pdf.

[4] Sulle origini del progetto di catalogazione in MOL, con particolare riguardo agli aspetti di indicizzazione, si veda Roberto Marcuccio, Catalogare e fare ricerca con Manus online, «Biblioteche oggi», 28 (2010), n. 6, p. 33-49, https://manus.iccu.sbn.it/upload/BibliotecheOggi_Marcuccio2010.pdf.
I criteri per l’elaborazione del software sono stati invece illustrati da Massimo Menna, Gian Paolo Bagnato e Giliola Barbero al Congresso nazionale AICA 2009: Un nuovo ‘made in Italy’ per lo sviluppo del Paese: ICT per la valorizzazione dei beni e delle attività culturali (Roma, 4-6 novembre 2009). A oggi, MOL è soggetto a un’ampia reingegnerizzazione da inquadrarsi nel contesto dell’allestimento del Sistema di ricerca integrato (SRI) curato dall’ICCU.

[5] Authority control: definizione ed esperienze internazionali: atti del Convegno internazionale, Firenze, 10-12 febbraio 2003, a cura di Mauro Guerrini e Barbara B. Tillett, con la collaborazione di Lucia Sardo. Firenze: Firenze University Press; Roma: Associazione italiana biblioteche, 2003.

[6] Massimo Menna, Il progetto Manus: problemi di authority control nella catalogazione dei manoscritti. In: Authority control: definizione ed esperienze internazionali cit., p. 307-312: p. 307.

[7] Linee guida per la formulazione e il trattamento in Manus Online (MOL) delle voci di autorità di nomi di persone, di enti, di famiglie e di luoghi, a cura del Gruppo di lavoro per la gestione e la manutenzione dell’authority file di Manus online. Roma: ICCU, 2018, https://manus.iccu.sbn.it/upload/LINEE_GUIDA_MOL.pdf. Si tratta di un agile strumento di consultazione messo a punto dal Gruppo di lavoro per la gestione e la manutenzione dell’authority file di MOL. Lo scopo è fornire ai catalogatori delle indicazioni metodologiche e delle norme per formulare e implementare in modo omogeneo le registrazioni di autorità presenti in base dati. Le Linee guida, basate sulle Regole italiane di catalogazione: REICAT, a cura della Commissione permanente per la revisione delle regole italiane di catalogazione. Roma: ICCU, 2009, https://www.iccu.sbn.it/export/sites/iccu/documenti/2015/REICAT-giugno2009.pdf (e in particolare sul capitolo quindici Intestazioni uniformi per le persone e sul capitolo sedici Intestazioni uniformi per gli enti per quanto riguarda la formalizzazione del nome) e sulla Guida alla catalogazione in SBN. Libro antico. Roma: ICCU, 1995, p. 119-142 per la trascrizione, sono in fase di aggiornamento. Spetta a Lucia Merolla e a Lucia Negrini il merito di aver coordinato la redazione della prima stesura delle Linee guida. Hanno partecipato al Gruppo di lavoro per la gestione e la manutenzione dell’authority file di Manus online (oltre la sottoscritta): Lucia Negrini (ICCU, coordinatrice), Carla Baccini (ICCU), Elisabetta Caldelli (ICCU), Giuseppina Leolini (ICCU), Lucia Merolla (ICCU), Giliola Barbero (Censimento dei manoscritti della regione Lombardia), Maria Rosaria Grizzuti (esperta), Valentina Longo (Biblioteca nazionale centrale di Roma), Francesca Nepori (Biblioteca del Convento dei Cappuccini, Genova), Carla Casetti Brach (esperta), Livia Martinoli (esperta). Sono invece subentrati, come nuovi componenti a partire dall’anno 2019, in sostituzione di Maria Rosaria Grizzuti e di Carla Casetti Brach: Veronica Archelite (Biblioteca provinciale dei Cappuccini, Genova), Irene Pedretti (Pontificia Università Gregoriana, Roma), Lucrezia Signorello, Fabio Uliana (Biblioteca universitaria, Torino) e Francesca Valletta (Biblioteca universitaria Alessandrina, Roma).

[8] Linee guida per la formulazione e il trattamento in Manus Online (MOL) delle voci di autorità di nomi di persone, di enti, di famiglie e di luoghi cit., p. 7.

[9] Marilena Maniaci; Stefano Zamponi, Presentazione del Workshop internazionale "Manuscript digitization and on line accessibility: what is going on?". In: Manuscript digitization and on line accessibility: what is going on?: International Workshop, Roma, Biblioteca Vallicelliana, 23 ottobre 2014, a cura di Elisabetta Caldelli, Marilena Maniaci, Stefano Zamponi, «DigItalia», 9 (2014), n. 2, p. 4-9: p. 9, nota 8, http://riviste.unimc.it/public/journals/7/public_doc/DIGITALIAATTICONVEGNO.pdf.

[10] Dalla base dati MOL sono stati estratti indici che comprendono i copisti, gli illustratori, i possessori e i luoghi di copia già identificati almeno con un dato cronologico. Si tratta di indici incompleti, ancora sotto forma di ‘bozza’, che però sono destinati a essere implementati grazie all’attività catalografica e alle segnalazioni di studiosi e bibliotecari.

[11] L’indice dei copisti, a oggi contenente più di cinquemila nomi, elenca i copisti (medievali e della prima età moderna) presenti nella base dati e le persone, anche di epoca successiva, che hanno vergato i testi dei manoscritti, per esempio i mittenti di lettere o gli autori di cui siano stati rinvenuti gli autografi. L’indice è consultabile a questo indirizzo: https://manus.iccu.sbn.it/indici_detail.php?id=1.

[12] L’indice elenca i miniatori e gli illustratori presenti nella base dati per i quali sia stato individuato almeno un dato cronologico: https://manus.iccu.sbn.it/indici_detail.php?id=2.

[13] L’indice elenca i possessori (e la provenienza) presenti nella base dati dei manoscritti per i quali sia già stato individuato almeno un dato cronologico: https://manus.iccu.sbn.it/indici_detail.php?id=3.

[14] L’indice elenca i nomi di ente e di luogo in cui sono stati prodotti i manoscritti catalogati (luogo di copia), ove presenti nella scheda: https://manus.iccu.sbn.it/indici_detail.php?id=4.

[15] Come noto, conformemente a quanto prescritto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (d.lgs. 22/1/2004, art. 17 cc. 1 e 2 con le modifiche introdotte dalla l. 27/12/2017, n. 205, dalla l. 12/10/2017, n. 153 e dalla l. 4/8/2017, n. 124) il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, con il concorso delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali, assicura la catalogazione dei beni culturali e ne coordina le relative attività.
Presso l’Istituto centrale per il catalogo unico (ICCU), l’Area di attività per la bibliografia, la catalogazione e il censimento dei manoscritti promuove e coordina, in collaborazione con le biblioteche pubbliche ed ecclesiastiche, iniziative di censimento, inventariazione e catalogazione scientifica del patrimonio manoscritto posseduto in Italia. Il censimento dei manoscritti, iniziato nel 1988 a cura dell’ICCU, ha come obiettivo l’individuazione e la catalogazione dei manoscritti in alfabeto latino (ma sono previste anche aperture verso altri alfabeti) prodotti dal Medioevo all’età contemporanea, compresi i carteggi. Lo standard catalografico consente di inserire descrizioni di livello diverso, da poche notizie, anche di recupero, a schede esaustive di prima mano: https://www.iccu.sbn.it/it/istituto/area-di-attivita-per-i-manoscritti/.
La catalogazione dei manoscritti con il software MOL si basa, come impostazione teorica, sulla Guida a una descrizione uniforme dei manoscritti e al loro censimento, a cura di Viviana Jemolo, Mirella Morelli. Roma: ICCU, 1990. Per lo strumento informatico, importante la Guida al software Manus, a cura di Lucia Merolla, Lucia Negrini. Roma: ICCU, 2001. Per l’aspetto della decorazione, punto di riferimento è Miniature e decorazioni dei manoscritti, a cura di Emilia Ambra, Angela Dillon Bussi, Massimo Menna. Roma: ICCU, 2006. Una visione d’insieme sulla questione ‘manoscritti in biblioteca’, da un punto di vista catalografico, di tutela e di valorizzazione in Giliola Barbero, I manoscritti in biblioteca. In: Biblioteche e biblioteconomia cit., p. 351-371.

[16] Sullo standard elaborato da Text Encoding Iniziative (TEI, Guidelines for electronic text encoding and interchange. 16 luglio 2019, https://tei-c.org/Vault/P5/3.6.0/doc/tei-p5-doc/en/html/) scelto dall’ICCU per la catalogazione dei manoscritti in ambiente elettronico, si rileggano le osservazioni di Giliola Barbero, Manoscritti e standard, «DigItalia», 8 (2013), n. 2, p. 43-65, http://digitalia.sbn.it/article/view/824, e quelle di Francesca Trasselli; Giliola Barbero; Gian Paolo Bagnato, TEI <msDesc> and the Italian tradition of manuscript cataloguing. In: The linked TEI: Text encoding in the web: abstracts of the TEI Conference and Members Meeting 2013: October 2-5, Rome, edited by Fabio Ciotti and Arianna Ciula. Rome: UniversItalia, 2013, p. 126-129.

[17] IFLA, UNIMARC manual: authorities format, 3rd ed., edited by Mirna Willer. München: Saur, 2009. Per i successivi updates: https://www.ifla.org/publications/unimarc-authorities--3rd-edition--updates.

[18] https://www.e-codices.unifr.ch/en.

[19] https://projet.biblissima.fr.

[20] Il progetto SRI prevede la costruzione di un cluster di record d’autorità tra l’indice del Servizio bibliotecario nazionale e i sistemi specialistici tra cui MOL. Il compito di mapping, dal 2017 al 2018, è stato affidato a un Gruppo di lavoro, inizialmente coordinato da Massimo Gentili-Tedeschi e formato (oltre che da me) da: Margherita Aste, Carla Baccini, Flavia Bruni, Giuseppina Leolini, Paola Lolli, Lucia Negrini, Elena Ravelli e Carla Scognamiglio. Il gruppo ha analizzato i profili della ‘scheda’ nome di SBN e della corrispondente presente in MOL e si è inoltre occupato di analizzare il profilo dati degli archivi di autorità di Edit16 per mapparlo con il profilo dati Unimarc di SBN (SBNMarc).

[21] In MOL si è scelto di implementare, registrandoli con un apposito codice F, i nomi di famiglia perché frequentemente presenti nei manoscritti. Poiché, come si legge nelle Linee guida cit., p. 24, né La Guida alla catalogazione in SBN (Materiale antico e Materiale moderno) né le REICAT si occupano del trattamento di questa specifica tipologia di nomi, il riferimento normativo è stato quello rappresentato dai Requisiti funzionali per i dati di autorità: un modello concettuale, a cura di Glenn E. Patton, IFLA Working Group on Functional Requirements and Numbering of Authority Records (FRANAR); edizione italiana a cura dell'Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche. Roma: ICCU, 2010, p. 24, https://www.ifla.org/files/assets/cataloguing/frad/frad_2009-it.pdf. Sui nomi di famiglia accenneremo anche in seguito.

[22] Un’ipotetica gestione di queste relazioni mediante i control subfields dell’UNIMARC/Authorities, e in particolare mediante $4 Relator Code, sarebbe possibile in linea teorica, ma comporterebbe uno sforzo notevole per la codificazione di tutte le ‘responsabilità’.

[23] Guida al software Manus cit., p. 48.

[24] Sugli aspetti che costituiscono la ‘descrizione esterna’ e quella ‘interna’ del manoscritto, si vedano Armando Petrucci, La descrizione del manoscritto: storia, problemi, modelli. Roma: Carocci, 2001 e la Guida a una descrizione uniforme dei manoscritti e al loro censimento cit.

[25] La valorizzazione del flag ‘testo autografo’ consente, in MOL, di segnalare i casi in cui vi sia una sovrapposizione tra l’autore, il traduttore, ecc. del testo e il copista.

[26] Come fa notare Elisabetta Caldelli, in una ‘bozza’ informale di revisione delle Linee guida cit.: «Soprattutto per gli autori, è importante che, se il nome è presente, vada sempre indicato, anche se la sua forma è simile o coincidente con la forma normalizzata: l’assenza di tale indicazione, infatti, implica che il manoscritto è anepigrafo e che l’autorialità del testo è stata identificata attraverso i repertori (ad es. gli incipitari). È invece sempre fondamentale dare conto delle informazioni ricavate direttamente dal manoscritto». Ringrazio la collega per avermi consentito di riportare qui la sua osservazione.

[27] G. Barbero, Manoscritti e standard cit., p. 43-65: p. 45.

[28] Linee guida cit., p. 7-8.

[29] Nome personale in forma inversa il cui gruppo principale, ai fini dell’ordinamento, è costituito da un solo elemento.

[30] Nome personale in forma diretta il cui gruppo principale, ai fini dell’ordinamento, è costituito da un solo elemento.

[31] Nome di ente il cui gruppo principale, ai fini dell’ordinamento, è costituito da uno o più elementi, e il cui gruppo secondario è costituito da una o più qualifiche. Sono compresi anche tipografi ed editori intesi nella loro attività di azienda.

[32] Si tratta delle voci già controllate, contrassegnate in base dati con un ‘pallino verde’.

[33] Lucia Negrini, Basi dati di manoscritti: un colloquio necessario. In: Manuscript digitization and on line accessibility cit., p. 60-66.

[34] Guida al software Manus cit., p. 82-84. Sebbene la Guida faccia riferimento al software Manus 3, è comunque ancora preziosa per gli aspetti contenutistici. Il capitolo ottavo, Nomi, è quello che ci interessa in questa sede.

[35] Codice internazionale numerico certificato ISO 27729. Il numero ISNI è ricercabile sul sito: http://www.isni.org. In MOL, come anche in SBN del resto, la registrazione del numero ISNI è obbligatoria, se conosciuta. Il numero deve essere inserito senza spazi.

[36] In fase di trascrizione del nome nell’apposito campo, il sistema effettua un controllo di congruenza tra la stringa, immessa dal catalogatore, e il tipo nome SBN. L’inserimento del nome non sarà quindi consentito se incongruente per tipologia e/o punteggiatura.

[37] Importante precisare che, in questa analisi qualitativa dei dati connessi alla registrazione di authority dei nomi in MOL, sono presenti non solo informazioni relative allo status quo (vale a dire al funzionamento attuale), ma anche riferimenti ad aspetti definiti in fase di progettazione esecutiva di SRI, con riferimento specifico al ‘pacchetto di lavoro’ connesso alla reingegnerizzazione di MOL gestionale. In dettaglio, molte di queste ‘migliorie’ strutturali sono state discusse dal Gruppo di lavoro composto, oltre che da me, da: Elisabetta Caldelli, Lucia Merolla, Lucia Negrini e Alberto Raggioli.

[38] https://manus.iccu.sbn.it//opac_SchedaAutore.php?ID=90825.
Spetta alla collega Laura Borsi il merito di aver per prima posto l’accento sulla necessità di inserire il VID nella registrazione di autorità dei nomi in MOL.

[39] In MOL le qualifiche non coincidono mai con le specificazioni cronologiche essendo queste ultime un dato obbligatorio da fornirsi sempre.

[40] Linee guida cit., p. 37: «le specificazioni cronologiche devono essere sempre aggiunte ai nomi personali, con la sola eccezione dei nomi dei pontefici e, solo se necessarie, ai nomi di enti».

[41] Regole italiane di catalogazione cit., p. 436 (15.3.1 A: Qualificazioni cronologiche): «Per distinguere persone con lo stesso nome si indicano, se possibile, l’anno della nascita e, per i defunti, l’anno della morte. Se le date non sono note con certezza si possono usare indicazioni approssimative dell’epoca o del periodo di vita o di attività della persona». La versione aggiornata delle REICAT è liberamente consultabile sulla piattaforma Wiki dell’ICCU, http://norme.iccu.sbn.it/index.php?title=Reicat.

[42] Nell’indice non è rintracciabile uniformità di trattamento tra il tipo nome SBN e la trascrizione del nome di famiglia. La necessità di questa implementazione ‘evolutiva’ è però nota all’ICCU e ai catalogatori: per questa ragione, nel prossimo futuro, è prevista una codifica normativa e tecnica dei nomi di famiglia in SBN.

[43] Pat Riva; Patrick Le Bœuf; Maja Žumer, IFLA Library reference model: a conceptual model for bibliographic information. 2017, https://www.ifla.org/files/assets/cataloguing/frbr-lrm/ifla-lrm-august-2017_rev201712.pdf. Si veda la definizione di LRM-E8 ‘agente collettivo’ e si legga la relativa nota d’ambito: «L’entità agente collettivo designa una vasta gamma di gruppi di persone determinati che recano un nome specifico e che possono agire insieme in modo unitario. Oltre a famiglie, a entità commerciali o societarie e ad altri organismi legalmente registrati, l’entità agente collettivo comprende organizzazioni e associazioni, gruppi musicali, artistici e dello spettacolo, amministrazioni e qualsiasi loro sottounità».

[44] I dati pregressi in MOL dovranno essere migrati nel vocabolario controllato. Per lo standard internazionale ISO 639-3 si veda: https://iso639-3.sil.org/code_tables/639/data.
Nel Servizio bibliotecario nazionale, le Norme per il trattamento di informazioni e dati comuni a tutte le tipologie di materiale, redazione a cura di Vincenza Mudanò. Roma: ICCU, 2016, http://norme.iccu.sbn.it/images/2/28/Norme_comuni.pdf esplicitano i codici utilizzati (ISO 639-2 con successivi aggiornamenti) per la rappresentazione dei nomi delle lingue: http://norme.iccu.sbn.it/index.php?title=Tabelle_dei_codici/Codice_LING.

[45] Un esempio virtuoso di questa ‘trasversalità’, funzionale anche alla valorizzazione, è rappresentato da BeWeB Beni ecclesiastici in web, vale a dire, come si legge sul sito web: «la vetrina che rende visibile il lavoro di censimento sistematico del patrimonio storico e artistico, architettonico, archivistico e librario portato avanti dalle diocesi italiane e dagli istituti culturali ecclesiastici sui beni di loro proprietà», https://www.beweb.chiesacattolica.it/subeweb/. Su BeWeB si veda: Paul Gabriele Weston [et al.], Gli authority data e l’intersezione cross-domain nei portali ad aggregazione. Il portale BeWeB, «JLIS.it», 8 (2017), n. 1, p. 1-30, https://www.jlis.it/article/view/12127/11228, DOI: 10.4403/jlis.it-12127, con ulteriore bibliografia.

[46] https://www.ifla.org/files/assets/uca/unimarc_updates/AUTHORITIES/a_010_new2016.pdf:
«This field contains the International Standard Name Identifier (ISNI). This International Standard identifies public identities of parties, i.e. the identities used publicly by parties involved throughout the media content industries in the creation, production, management and content distribution chains».

[47] https://www.ifla.org/files/assets/unimarc/a_101_update2018.pdf.

[48] https://www.ifla.org/files/assets/uca/unimarc_updates/AUTHORITIES/u_a_2xx_update2019_online_final.pdf:
«Definition and Scope of Fields. This block contains the access point for which the record is made. The access point will be an authorized access point if the record is an authority record, and a variant access point if the record is a reference or general explanatory record».

[49] https://www.ifla.org/files/assets/uca/unimarc_updates/AUTHORITIES/a_340_update2016.pdf.

[50] https://www.ifla.org/files/assets/uca/unimarc_updates/AUTHORITIES/u_a_8xx_update2019_online_final_0.pdf:
«this block contains information concerning the agencies responsible for the record and cataloguer's notes recorded by those agencies. Cataloguer's notes are primarily intended to guide cataloguers and thus are usually not written in a form suitable to public display».

[51] A titolo puramente esemplificativo, si osservi come il campo 815 possa essere correttamente utilizzato anche all’interno di un authority file che gestisca titoli delle opere in casi di problemi attributivi: https://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb11920019p (530 .. $5 z $3 11946702 $a Clitophon) da collegare a https://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb11946702r (815 .. $a BN Cat. gén. (sous : Platon) : pas de titre de classement).

[52] Al momento, come si legge sul sito online https://www.e-codices.unifr.ch/it, sono accessibili 2.263 manoscritti provenienti da novantadue diverse collezioni.

[53] Marina Bernasconi Reusser, "E-codices": traguardi raggiunti ed obiettivi futuri. In: Manuscript digitization and on line accessibility cit., p. 33-39.

[54] https://www.e-codices.unifr.ch/it/about/key_aspects.

[55] M. Bernasconi Reusser, "E-codices" cit., p. 33-39: p. 38.

[56] P. G. Weston, Authority data cit., p. 281-313: p. 300, anche per maggiori dettagli sul progetto tedesco e per i link utili a esso collegati.

[57] Anne-Marie Turcan-Verkerk, Biblissima: un osservatorio per il patrimonio scritto del Medioevo e del Rinascimento (arabo, ebraico, francese, greco, latino...). In: Manuscript digitization and on line accessibility cit., p. 17-25.

[58] https://projet.biblissima.fr e http://beta.biblissima.fr.

[59] https://projet.biblissima.fr/fr/ressources/ressources-biblissima.
Tra le molteplici risorse che Biblissima valorizza, sono anche presenti: album interactif de paléographie médiévale, bibale, bibliothèque virtuelle des manuscrits médiévaux, bibliothèque virtuelle du Mont Saint-Michel, bibliothèques françoises de la Croix du Maine et Antoine du Verdier, bibliothèques médievales de France, comparatio, glosse, initiale e molte altre.

[60] https://projet.biblissima.fr/fr/communaute/equipes-fondatrices.

[61] L’elenco completo, corredato dagli indirizzi online, è presente qui: http://beta.biblissima.fr/fr/a-propos.

[62] https://doc.biblissima.fr/vademecum-biblissimaa>.

[63] https://data.biblissima.fr/w/Accueil.

[64] https://data.biblissima.fr/w/Référentiel_des_personnes_physiques/en.

[65] https://data.biblissima.fr/w/Référentiel_des_noms_géographiques e https://www.slideshare.net/biblissima/the-biblissima-authority-file-of-geographical-names.

[66] https://data.biblissima.fr/w/Référentiel_des_organisations.

[67] http://beta.biblissima.fr/fr/ark:/43093/pdata4c1a906f0a309fb2933f536654766f9fab5af8b3.

[68] https://iiif.biblissima.fr/collections/.

[69] https://data.biblissima.fr/w/Item:Q2785.

[70] P. G. Weston, Authority data cit., p. 281-313: p. 308.

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