di Anna Bilotta
In un'efficace definizione che risale a qualche anno fa, Peter Johan Lor così definiva la biblioteconomia comparata:
The area of scholarly study that analyses and explicitly compares library phenomena in two or more countries or in significantly different cultural or societal environments, in terms of contextual factors (social, economic, political, cultural, etc.), in order to distinguish and understand underlying similarities and differences and arrive at valid insights and generalisations1.
Nel delimitarlo, Lor (attualmente research associate presso il Dipartimento di scienze dell'informazione all'Università di Pretoria in Sudafrica) dà conto della complessità di un campo disciplinare a cui ha dedicato gran parte dei suoi studi, fino alla pubblicazione del recentissimo International and comparative librarianship: concepts and methods for global studies, frutto di un lavoro decennale in materia di biblioteconomia internazionale e comparata in cui, non a caso, conserva la stessa definizione appena citata2.
In generale, lo scopo degli studi comparati dovrebbe essere, quindi, quello di esaminare strutture, servizi, pratiche e funzioni delle biblioteche all'interno di un dato contesto di riferimento (storico, sociale, culturale, politico, economico), mettendo in relazione realtà diverse in maniera sistematica per definire somiglianze e divergenze e valutare come i fattori contestuali ne abbiano influenzato e ne possano influenzare lo sviluppo.
Le prime manifestazioni in biblioteconomia di studi cosiddetti internazionali e comparati risalgono ai primi anni Cinquanta del Novecento (è del 1954 la prima apparizione a stampa dell'espressione comparative librarianship3) ma trovano più consistente diffusione nella letteratura professionale degli anni Settanta, anni in cui i paesi decolonizzati dell'Africa e dell'Asia si affacciano sulla scena mondiale, gli studi biblioteconomici privilegiano i sistemi bibliotecari dei paesi in via di sviluppo analizzando difformità e analogie con i paesi occidentali, e le scienze umane e sociali sono interessate da una generale spinta comparativa, riconosciuta utile a soddisfare curiosità ed esigenze di ricerca, soprattutto verso nuove società e culture. Questi studi vivono una crescita esponenziale almeno fino ai primi anni Ottanta grazie al contributo di numerosi fattori: in questi anni Unesco e altri enti internazionali promuovono i primi programmi di cooperazione, si attribuisce sempre maggiore importanza alla pianificazione dei servizi bibliotecari nazionali all'interno delle questioni più generali dello sviluppo economico e sociale (grazie anche all'impegno delle associazioni bibliotecarie), nascono i primi corsi in biblioteconomia comparata nelle scuole preposte alla formazione professionale dei bibliotecari (soprattutto nei paesi di cultura anglosassone), ai bibliotecari si offrono maggiori opportunità di viaggiare, studiare e lavorare in altri paesi.
La biblioteconomia comparata si presenta sin da subito come fortemente interdisciplinare, in quanto attinge molte delle sue riflessioni teoriche e dei suoi approcci metodologici da altre scienze sociali, in particolare dalla sociologia, dalla politica, dall'economia e, soprattutto, dall'educazione comparata, tutte discipline che, osserva Lor, a differenza della biblioteconomia comparata, sono riuscite a sviluppare una solida base concettuale ma anche una fitta rete di associazioni, istituti e riviste scientifiche dedicate41.
Biblioteconomia internazionale e biblioteconomia comparata iniziano a muovere i primi passi contemporaneamente, tanto da essere spesso confuse. Negli anni si raccolgono e stratificano numerose e diverse definizioni di international and comparative librarianship (o di international and comparative library science); si riflette su quali siano gli obiettivi della comparazione: dalla pianificazione nazionale all'esportazione di buone pratiche, dal confronto e dallo scambio di informazioni tra paesi alla promozione della cooperazione internazionale; si analizzano i principali problemi metodologici come l'individuazione di sufficienti somiglianze ma anche di una chiara e attenta definizione delle differenze tra le entità da comparare (siano esse singole biblioteche, tecniche, pratiche, servizi), nonché la difficoltà di misurazione dei fenomeni che si vogliono comparare e la necessità di utilizzare un consistente corpus di letteratura professionale sia di fonti primarie che secondarie; si sperimentano gli approcci possibili, dagli studi di area agli studi transnazionali o transculturali, dagli studi di caso all'approccio per variabili; si definiscono le fasi da seguire: descrizione e raccolta sistematica di dati e informazioni, interpretazione dei dati raccolti e ricerca di relazioni tra fattori interni al mondo delle biblioteche e fattori contestuali, giustapposizione dei dati raccolti in contesti diversi per identificare somiglianze e divergenze, comparazione vera e propria che analizza nel dettaglio e in maniera simultanea le biblioteche per arrivare a una comprensione profonda dei fenomeni5. È così che tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta vengono alla luce i contributi di studiosi che, più di altri, hanno fatto scuola e che rappresentano ancora a distanza di decenni i punti di riferimento per gli studi di biblioteconomia comparata (che lo stesso Lor non può fare a meno di citare): la voce Comparative librarianship di Collings nell'Encyclopedia of library and information science6, The dimensions of comparative librarianship di Danton7, Reader in comparative librarianship curato da Foskett8, Comparative and international library science curato da Harvey9, World librarianship: a comparative study di Krzys e Litton10, A handbook of comparative librarianship di Simsova e MacKee11.
Dopo una fase di crescita favorita anche, come si diceva, dall'interesse occidentale nei confronti dei sistemi bibliotecari dei paesi emergenti, questi studi vivono un calo di interesse lento e costante; una delle possibili ragioni di questa flessione potrebbe consistere proprio nella fisiologica e generale riduzione di attenzione per i paesi in via di sviluppo, anche in termini di finanziamenti istituzionali ridotti per viaggi, missioni, studi di area da parte di bibliotecari e ricercatori. A eccezione di qualche sporadico tentativo di riflessione, molti dei contributi che da allora sono seguiti vanno inquadrati come rielaborazioni di studi precedenti che, in effetti, aggiungono poca sostanza all'argomento e che troppo spesso sono privi di riferimenti teorici strutturati mentre raramente prestano attenzione ai fattori di contesto, limitandosi a confrontare le biblioteche di paesi diversi più sul piano gestionale e per singole funzioni, processi o attività, senza una comparazione reale.
Il volume di Lor, come dichiara lui stesso, nasce proprio per offrire agli studi comparati quella struttura concettuale che finora era mancata: «what has generally been missing is attempts to systematise or develop a conceptual framework»12. Per prima cosa lo studioso chiarisce le differenze tra biblioteconomia internazionale e biblioteconomia comparata: la prima ha a che fare con le attività in cui sono impegnati i bibliotecari, attività che possono essere oggetto di ricerca ma che non fanno della biblioteconomia internazionale una disciplina scientifica di per sé; la seconda, invece, è un campo disciplinare in cui sono applicati metodi specifici, per l'appunto comparati, allo scopo di allargare la conoscenza di fenomeni biblioteconomici di ogni tipo, di trovare una spiegazione causale tra fenomeni osservati in biblioteche appartenenti a culture e società differenti (e non necessariamente e in maniera esclusiva a nazioni diverse). Di conseguenza la biblioteconomia internazionale fornisce agli studi comparati la 'materia prima' e al tempo stesso la biblioteconomia comparata offre quegli approfondimenti teorici che danno una base più solida alle attività internazionali.
Lor osserva come molti dei contributi che si definiscono di biblioteconomia internazionale e/o comparata siano in realtà, molto spesso, raccolte di saggi di autori di diverse nazionalità, ciascuno dei quali descrive il contesto bibliotecario del suo paese o di una regione geografica, in cui è possibile trovare anche delle riflessioni sull'importanza della cooperazione internazionale in campo bibliotecario spesso, però, senza un approccio coerente e strutturato alla materia. Queste ricerche, che Lor definisce 'ateoriche', soltanto occasionalmente citano e si servono concettualmente e metodologicamente della letteratura professionale di cui sopra. Gli studi comparati 'veri' e di ampio respiro sono pochi; se è vero che le comparazioni in cui ci si propone di prendere in considerazione tutti gli aspetti biblioteconomici di due o più paesi sono forse troppo ambiziose perché si realizzino con successo, è anche vero che giustapporre tabelle di dati non è sufficiente:
In LIS, the vast majority of studies in which data from more than one country are presented are not comparative. Tables are presented in which data from different countries are juxtaposed (put side by side) so that it can be seen that in some countries libraries are more numerous, larger, better-equipped, better staffed, etc., than in others [ ]. But in most cases, they do not take the next step in the process of comparison, which is systematically to compare the data in relation to the historical, political, socioeconomic, cultural or other context of the countries concerned13.
Quello di cui oggi c'è bisogno, dice Lor, non è un altro libro sulle situazioni bibliotecarie in paesi o regioni diverse ma «a book that deals thematically with international relations among libraries in a broad sense, including the systematic study of similarities and differences between libraries and library conditions in various countries, and their causes»14. E sistematico è l'approccio dello studioso che si pone diversi obiettivi: innanzitutto definire e delimitare i campi della biblioteconomia internazionale e comparata, offrendo le basi teoriche sufficienti per lo studio e la ricerca; aumentare la consapevolezza rispetto alla teoria di altre discipline che pure può essere applicata in campo biblioteconomico; descrivere, sistematizzare e fornire uno strumento per la ricerca e la pratica che si basi sull'evidenza senza però voler prescrivere nulla; migliorare la ricerca nel settore definendo le criticità e indicando le buone pratiche.
Il volume è articolato in quattro parti per complessivi dodici capitoli.
Nella prima parte (Concepts) Lor traccia le origini e l'evoluzione della biblioteconomia internazionale e della biblioteconomia comparata dapprima come campi di pratica professionale (capitolo 1) e poi come campi di studio e ricerca (capitolo 2), ricostruisce lo sviluppo della letteratura professionale in materia, esplora l'impatto della globalizzazione sul campo e definisce una serie di concetti chiave necessari dal punto di vista teorico (capitolo 3).
La seconda parte (Method) affronta gli aspetti metateorici e paradigmatici e le relative dimensioni sociologica, ontologica, epistemologica ed etica della ricerca (capitolo 4), la metodologia in termini di approcci, strategie e disegno della ricerca (capitolo 5), le procedure, le tecniche e gli strumenti della ricerca (capitolo 6).
Nella terza parte (Political economy) Lor introduce i concetti di economia politica ed economia politica internazionale e discute delle diverse categorie di attori coinvolti con particolare riferimento ai temi dell'informazione e della proprietà intellettuale (capitolo 7), dell'accesso alla conoscenza e dei flussi di informazione tra le varie regioni del mondo (capitolo 8).
La quarta e ultima parte (Influence) tratta della diffusione di innovazioni e policies in campo biblioteconomico (capitolo 9), del tema del colonialismo e delle sue conseguenze, dei paesi in via di sviluppo e di aiuti allo sviluppo (capitolo 10) con particolare riferimento al sostegno tra paesi in ambito biblioteconomico (capitolo 11), sostegno analizzato nelle sue diverse dimensioni con una riflessione sulla necessità di aiuti sistematici (capitolo 12).
All'interno del testo Lor presenta anche cinque exhibit (Le retard français; China; The Carnegie Corporation, Canada, and New Zealand; Francophone Africa; The European Union and Central and Eastern Europe) in cui le riflessioni teoriche in termini di influenze, aiuti e innovazioni sono calate in esempi concreti.
Nelle conclusioni lo studioso tratteggia le relazioni che intercorrono tra le quattro parti del volume e si interroga sulla rilevanza pratica che le questioni teoriche affrontate nei precedenti capitoli hanno avuto sulla professione e su quale sarà il futuro degli studi internazionali e comparati in ambito biblioteconomico.
Tra gli esempi proposti risulta particolarmente interessante, anche per le analogie con il contesto italiano, la riflessione che Lor dedica alle biblioteche francesi15, all'influenza subita dal modello anglosassone (in particolare americano), considerato anche il supporto fornito da bibliotecari e cittadini americani in territorio francese a partire dalla prima guerra mondiale e soprattutto nel periodo tra le due guerre, e a quello che Anne-Marie Bertrand ha definito il retard français, cioè quello scarto, anche linguistico, tra bibliothèque municipale e public library16. Questo scarto si manifesta oggi concretamente in termini di quantità e diffusione di biblioteche pubbliche, personale impiegato, utenti attivi, ma trova le sue ragioni storiche in fenomeni complessi. Innanzitutto il diverso inquadramento politico della biblioteca pubblica; sebbene, infatti, in entrambi i paesi le biblioteche pubbliche si definiscano istituzioni locali, negli Stati Uniti sono nate dal basso per volontà degli enti locali, mentre in Francia sono state ispirate dall'azione statale e in un certo senso calate dall'alto. Un'altra differenza fondamentale riguarda il ruolo della biblioteca pubblica nella vita democratica: la public library lo svolge rendendo disponibili informazioni di pubblica utilità sulla scuola, la salute, i trasporti, la legge, il lavoro, favorendo lo scambio e la libera espressione di opinioni, creando momenti di incontro e di formazione; al contrario, «en France, les bibliothèques ne sont pas perçues comme un moyen pour les citoyens de se forger librement leur propre opinion»17. Se il modello anglosassone è promosso in Francia sin dagli inizi del Novecento ed è più propriamente adottato nella seconda metà del secolo, non lo è e non lo sarà mai nella sua interezza. A partire dagli anni Sessanta si diffonde anche tra le biblioteche francesi il libero accesso agli scaffali, vengono aperte le prime sezioni per bambini, si fa spazio ai periodici, a forme meno impegnative di letteratura (dai fumetti ai romanzi di fantascienza), alla musica e al cinema, si concepiscono servizi ad hoc per categorie svantaggiate, aprono le prime succursali. Vengono acquisiti gli standard di classificazione e catalogazione; con il tempo si moltiplicano le attività 'fuori le mura', si inaugurano zone di relax e di ristoro, fino ad arrivare agli ultimi decenni in cui si mettono a punto i cataloghi online e la connessione a Internet si diffonde nelle sale. Dal punto di vista strettamente tecnico e professionale la biblioteca pubblica in Francia fa tesoro delle scoperte e delle innovazioni americane ma il substrato storico e politico è decisamente diverso: manca il registro educativo americano, poco presente, infatti, l'idea che la nazione abbia bisogno di biblioteche per educare e formare i cittadini nel corso di tutta la vita. Di conseguenza le biblioteche francesi si propongono più come istituzioni culturali del tempo libero che come istituzioni educative, a differenza delle public libraries americane le quali «sont, sciemment, volontairement, un complément de l'école et une université populaire»18, in cui reference, corsi per adulti, sale studio, sono tutti elementi che concorrono alla self-education e al self-improvement.
Sintomatico di questa admiration infidèle è il progetto della Bibliothèque publique d'information, inaugurata a Parigi nel 1977 all'interno del Centre Pompidou nella cui concezione degli spazi e dei servizi è evidente l'influenza del modello americano ma con una differenza fondamentale: «la plus grande, plus moderne et plus fréquentée bibliothèque publique de France est une pure création de l'État»19, essa infatti non dipende dalla municipalità parigina bensì dall'amministrazione statale. Nelle biblioteche francesi il libero accesso per tutti è percepito più come la fine di un arcaico privilegio che come una vera rivoluzione culturale; lo Stato svolge un ruolo di primo piano mentre è pressoché assente la responsabilità delle autorità locali o almeno lo sarà fino ai primi anni Ottanta quando con le politiche socialiste di decentramento gli enti locali inizieranno ad assumere un maggiore controllo delle biblioteche. La stessa mediathèque, nuovo modello francese che proprio a partire dagli anni Ottanta si diffonde, vuole garantire sin dal nome modernità nella concezione degli spazi, nell'integrazione nelle collezioni di materiali diversi dal libro cartaceo, nell'apertura a tutti i pubblici e a nuove attività culturali e per il tempo libero, ma lo fa conservando il suo retroterra politico e culturale20.
Un ottimo esempio di comparazione quello di Bertrand, secondo Lor, che tiene nella giusta considerazione i fattori contestuali e che scava a fondo nelle ragioni storiche, socio-culturali, politiche, che sono alla base non semplicemente di una diversità tra realizzazioni ma di un ritardo che le biblioteche francesi come altre biblioteche europee avrebbero nel tempo accumulato principalmente nei confronti del mondo anglosassone21. Il nostro studioso, infatti, osserva come questo stesso fenomeno riguardi anche altri paesi dell'Europa meridionale, in particolare la Spagna e l'Italia. Del resto biblioteche pubbliche francesi e italiane condividono, in un certo senso, la genesi: le prime bibliothèques municipales nacquero durante la Rivoluzione francese in seguito alla soppressione delle corporazioni religiose, i cui beni confiscati (anche librari) da quel momento divennero nazionali e come tali da salvaguardare e valorizzare in quanto testimonianze della storia nazionale ma che di fatto costituirono raccolte datate, lacunose e non aggiornate a cui non corrisposero politiche di acquisti e veri servizi di biblioteca; circa ottant'anni dopo la vicenda dell'espropriazione dei beni librari ecclesiastici si riproporrà in una neonata Italia unita con esiti piuttosto analoghi in termini di inadeguatezza delle prime biblioteche così formatesi. A questo proposito Lor riprende la riflessione di un'altra studiosa francese, Émilie Bettega, sull'ipotesi di un modello 'latino' di biblioteca pubblica:
L'Italie et la France partagent par conséquent un même héritage, celui d'une certaine « pesanteur patrimoniale » dans la fondation de leurs bibliothèques publiques. Et pourtant, à travers cette identification d'un peuple à la construction de son État, à travers cette passion française ou italienne pour le patrimoine, qu'il soit livresque ou architectural, on peut se demander s'il n'existe pas un modèle latin de la bibliothèque comme institution culturelle, qui reflète un moment fondateur de l'histoire de pays (celui de la Révolution Française ou celui de l'Unité italienne) qui ont vécu un événement identique, la confiscation des biens du clergé22
In realtà se i due paesi hanno in comune l'importanza ancora oggi attribuita alle raccolte intese come depositi della memoria e della storia nazionale, come un patrimonio «da tutelare e salvaguardare per il suo valore di testimonianza e memoria della vita culturale della nazione»23, differiscono, tuttavia, nei fatti, soprattutto per quanto riguarda il grado di centralizzazione e i rapporti dello Stato con gli enti locali nella gestione delle biblioteche.
Se ci spostiamo dalla prassi biblioteconomica alla teoria, di influenze più recenti subite dal nostro paese Lor parla quando affronta il tema dell'internazionalizzazione e in particolare dell'europeizzazione, riconoscendo quanto questo fenomeno abbia contribuito, in particolare in Italia e nei primi anni Duemila, ad aumentare la nostra attenzione rispetto a quello che accade negli altri paesi dell'Unione soprattutto in merito alla formazione dei bibliotecari, all'utilizzo degli standard, alla cooperazione internazionale; a tal proposito cita il contributo alla disciplina di Anna Maria Tammaro24 e Giuseppe Vitiello25. In particolare riconosce a Vitiello il merito di aver realizzato nel suo Le biblioteche europee nella prospettiva comparata «a wide-ranging and thoughtful essay on comparative librarianship from a European perspective»26, saggio in cui l'autore discute delle origini degli studi comparati, ne definisce e ne traduce principi, scopi e forme, attingendo alla più nota letteratura internazionale, e che resta anche a più di vent'anni di distanza dalla pubblicazione uno dei pochissimi contributi italiani sull'argomento e sicuramente il più articolato. Un altro merito di Vitiello è senz'altro il tentativo di superare una visione biblioteconomica tipicamente anglosassone che tende a ridurre la varietà di pratiche bibliotecarie esistenti a un concetto di biblioteca valido per tutti, con una precisa fisionomia istituzionale e funzionale, che appiattisce le specificità ed elabora modelli standardizzati e applicabili in qualsiasi contesto. La comparazione, al contrario, non può limitarsi al confronto di sistemi bibliotecari più o meno evoluti ma deve piuttosto contribuire a verificare se e come concetti e modelli maturati in contesti ben definiti possano trovare successo anche fuori dai loro confini.
In generale, il volume di Lor fa emergere l'importanza ma anche la complessità di applicare la comparazione in ambito biblioteconomico e lo sforzo richiesto al ricercatore per una comprensione profonda e ben contestualizzata dei fenomeni che va ben oltre i semplici numeri, i dati nella loro forma 'grezza'. Come l'autore ben chiarisce, il libro non ha carattere normativo ma descrittivo; non vuole fornire indicazioni su cosa fare ma piuttosto una panoramica teorica e storica di ciò che negli anni è stato fatto nel campo della biblioteconomia comparata oltre che un solido background per le prossime ricerche, vuole sottolineare quanto possano essere utili teorie e intuizioni provenienti dall'esperienza anche di altre discipline, esplorare questioni metodologiche e proporre alcune linee guida per migliorare la qualità delle attività di ricerca e delle pratiche internazionali, non soltanto per capire e descrivere i fenomeni ma anche per pianificare azioni future.
Il testo si colloca alla fine di una fase che lo studioso spera possa essere seguita da un momento di rinnovato interesse, di crescita (in termini quantitativi e qualitativi) e di evoluzione di questi studi in un campo, si augura Lor, caratterizzato da sempre maggiore interdisciplinarietà, da maggiore consapevolezza del contesto globale e dell'impatto della globalizzazione anche in biblioteconomia. Se è vero, infatti, che negli ultimi anni i cosiddetti trans-border processes hanno messo in dubbio, in generale e per tutte le scienze sociali, la validità dei più tradizionali approcci agli studi internazionali e comparati che assumono come unità di analisi stati, nazioni, regioni dai precisi confini geografici, è anche vero che un approccio comparato in grado di trascendere questi confini può contribuire ad analizzare e a confrontare diversi contesti bibliotecari alla luce di influenze e tendenze sempre più ampie e generali.
Un'altra e non meno importante motivazione che lo studioso adduce alle altre di carattere pratico che hanno portato alla realizzazione del volume è di natura etica: Lor, infatti, riconosce il ruolo delle biblioteche nella promozione della comprensione, della tolleranza e della pace internazionale, oggi più che mai nell'epoca in cui le fake news sembrano essere, purtroppo, più veloci e pervasive dei numerosi sforzi di coloro che definisce fact checkers ('verificatori di fatti'). I bibliotecari possono contribuire, è questo l'auspicio, a realizzare 'isole' di riflessione per cittadini pensanti, ad analizzare, valutare e costruire una conoscenza e una comprensione condivisa.
Il testo rappresenta a parere di chi scrive un'ottima testimonianza delle tante potenzialità che il metodo comparato offre a chi fa ricerca in ambito biblioteconomico; è occasione di approfondimento teorico e metodologico ma anche pratico strumento di lavoro, grazie alla ricchezza di riferimenti e ai numerosissimi esempi che riguardano un po' tutte le aree geografiche del mondo, le diverse tipologie di biblioteca e una grande varietà di temi, funzioni, servizi. Se questo vale in termini generali (dato anche l'impiego della lingua inglese che rende il testo di comprensione, potremmo dire, 'universale'), il lavoro di Lor ha una riconosciuta utilità soprattutto per quei contesti ancora troppo poveri di riflessioni sul tema e di applicazioni concrete come quello italiano, dove queste si riducono nella pratica ai pochissimi contributi più sopra citati. A questo proposito, in un bel seminario internazionale del settembre 2018 dedicato alla storia delle biblioteche (con una particolare attenzione all'età contemporanea), Alberto Petrucciani nel suo discorso introduttivo sosteneva la necessità di superare il diffuso approccio autoreferenziale della ricerca per favorire un serio confronto che permetta di approfondire «interessi e prospettive che mostrano profonde consonanze» tra diversi paesi, sia per ricostruire in chiave storica cosa le biblioteche hanno fatto ma anche per comprendere meglio il ruolo sociale che hanno oggi e per «una più solida progettazione della loro attività in una società in rapido cambiamento e attraversata da molteplici tensioni»27.
Oggi più che mai si riflette, per l'appunto, sul ruolo delle biblioteche in chiave sociale e lo si fa anche attraverso il filone della valutazione degli outcomes e dell'impatto che (soprattutto quelle pubbliche) sono in grado di produrre nella vita delle persone; è chiaro, e importanti studi internazionali lo dimostrano, che la valutazione passa anche e sempre di più attraverso la comparazione:
Studies comparing public library outcomes across countries are rarer still than nationwide studies on outcomes. Both the scarce tradition of countrywide studies, and the challenges of between-country comparisons have not favored cross-country comparisons in the LIS field. These studies are essential to better understand the mechanisms producing variation in the perceptions of benefits. It is important to know whether the benefits vary across countries and if they do, which factors are associated with this variation. Comparative studies may reveal patterns, which are not visible in a particular country, and thus proportionate empirical findings typically presented as universally valid28.
Ancora una volta si constata la scarsità di studi comparati e allo stesso tempo l'essenzialità di ricerche di questo tipo, anche in relazione ai benefici potenziali che le persone percepiscono e associano all'uso della biblioteca, per capire se e come questa percezione cambi al variare del contesto geografico e culturale di riferimento.
Nelle ultimissime righe del suo volume Lor afferma che se bibliotecari e studiosi troveranno un'ispirazione, un punto di partenza e una guida nel libro, allora sarà valsa la pena scriverlo. Così è senz'altro; per sistematicità, completezza e rigore il testo di Lor costituisce un nuovo e il più aggiornato punto di riferimento per la biblioteconomia internazionale e comparata, degno erede dei primi e pioneristici studi, meticolosa e ragionata sintesi della letteratura preesistente e fonte a sua volta di nuove e più attuali riflessioni sul tema della comparazione, intesa come strategia di ricerca funzionale ad analizzare influenze, divergenze e consonanze tra approcci, realizzazioni, modelli bibliotecari diversi, con uno sguardo costante al complesso contesto contemporaneo.
Ultima consultazione siti web: 10 marzo 2020.