Sono passati (quasi) tre anni dalle ultime elezioni per il rinnovo delle cariche AIB, il mandato del Comitato esecutivo nazionale si avvia a conclusione ed è venuto il tempo per una riflessione che faccia il punto su dove siamo arrivati e quali potrebbero essere gli orientamenti dell'Associazione per i prossimi anni.
Il CEN, consapevole della responsabilità di guidare un'Associazione professionale autorevole, con una storia importante e altrettanto importanti responsabilità per il futuro, è partito con intenti molto ambiziosi, ma anche consapevole delle difficoltà, sia interne alla professione che relative al contesto, con le quali si sarebbe dovuto confrontare.
Gli obiettivi erano numerosi, spesso complessi, ed è stato inevitabile che alcuni siano stati raggiunti completamente, altri parzialmente, altri necessariamente rimandati.
Occorre sempre ricordare che, a fronte di un ventaglio di questioni da affrontare quasi illimitato, le forze disponibili sono davvero esigue, potendo contare sulle sole quattro persone part-time della preziosissima Segreteria nazionale (che non sarà mai ringraziata abbastanza per il lavoro che fa e per l'abnegazione con cui si adopera a risolvere i mille problemi) e sul lavoro volontario di numerosi colleghe e colleghi: oltre al CEN, ai Presidenti regionali e ai membri dei CER, ci sono anche tutti i componenti delle diverse commissioni permanenti, gruppi di studi e osservatori, e tutti coloro che collaborano nelle varie articolazioni associative, che sono l'anima e il motore della nostra AIB.
Si tratta di un numero cospicuo di persone, che generosamente donano una parte del loro tempo all'Associazione, ma che necessariamente devono conciliare la loro attività di volontariato con gli impegni di lavoro e familiari.
È solo grazie al costante e qualificatissimo lavoro di questa comunità che l'AIB riesce a ottenere buoni risultati e a essere riconosciuta come un interlocutore autorevole da parte della comunità dei bibliotecari, degli interlocutori istituzionali e delle diverse componenti della filiera del libro (editori, librai ecc.).
Colgo quindi l'occasione per ringraziarli tutti, in modo sincero e niente affatto formale, a nome mio personale e dell'intero CEN, per il lavoro svolto e per quanto faranno in futuro.
Se ora dovessimo trovare il filo rosso che ha guidato l'AIB in questo ultimo triennio, che portasse a sintesi tutte le attività svolte e tutte le scelte di politica per le biblioteche adottate, penso che potrebbe essere il tentativo di delineare l'identità della biblioteca nell'epoca presente, una identità messa in crisi dal rapido mutamento della società e delle necessità espresse dai cittadini in relazione alla conoscenza e all'informazione.
Per dare una risposta, o almeno avviare una riflessione che possa porre qualche punto fermo, il Congresso nazionale 2017 è stato provocatoriamente intitolato proprio Che cosa è una biblioteca?.
Lo scopo era quello di arrivare a proporre, non solo all'interno della comunità professionale, una definizione condivisa della identità della biblioteca, individuandone le specificità e le caratteristiche, a partire più dalle funzioni che le biblioteche svolgono, individuate attraverso parole chiave significative, piuttosto che dalle caratteristiche tipologiche.
Tutto ciò al fine di semplificare la leggibilità del sistema da parte dei cittadini e dei decisori politici, ma anche come punto di partenza per avviare una nuova campagna per le biblioteche italiane.
Ma la riflessione sulla identità della biblioteca appariva monca senza l'altro fondamentale corno della questione, cioè chi sia il bibliotecario, quale sia la sua funzione oggi, in una situazione diversa dal passato e soprattutto in rapidissimo mutamento.
Per questo abbiamo deciso di intitolare il prossimo Congresso nazionale AIB Il bibliotecario: il mestiere più bello del mondo. Anche in Italia?, che avrà un particolare valore simbolico, dal momento che nel 2020 si celebra il 90° anno dalla fondazione dell'AIB.
Il congresso affronterà l'evoluzione dei contenuti e delle metodologie professionali, a livello nazionale e internazionale, ma anche le criticità in cui i bibliotecari si trovano a operare in un mercato del lavoro che in Italia appare poco coerente con le elevate competenze riconosciute come necessarie a rispondere alle aspettative sociali con un servizio bibliotecario di qualità.
In una situazione che vede la continua riduzione del numero degli operatori strutturati e adeguatamente inquadrati (bibliotecari e non solo) che possano assicurare qualità professionale e continuità al servizio bibliotecario, mentre la ripresa dei concorsi, ancora troppo flebile, non basta a sanare una situazione difficilissima (anche se costituisce pur sempre una buona notizia), è inevitabile l'aumento della sfiducia dei bibliotecari, a cui non è sempre facile dare una risposta convincente.
Un buon punto di partenza, per cominciare ad affrontare efficacemente questa delicata questione, è quello di riflettere e ricordare non solo ai cittadini e ai decisori politici, ma anche a noi stessi, che le biblioteche sono istituzioni complesse e flessibili, che grazie a queste caratteristiche sono sopravvissute nel corso dei secoli, adeguandosi ai mutamenti dei tempi (ad esempio l'evoluzione dei formati dei documenti) ma sempre proponendo un progetto culturale forte e mantenendo una idea chiara degli obiettivi finali che dovevano perseguire, cioè organizzare, contestualizzare, tutelare e valorizzare la conoscenza registrata in qualsiasi formato e supporto e garantirne a tutti l'accesso libero e gratuito.
La biblioteca di oggi deve quindi confrontarsi con le sfide della complessità contemporanea, affrontare il tema della disintermediazione e i rischi della semplificazione imponendo il proprio ruolo fondamentale nella organizzazione e diffusione della conoscenza e nella contestualizzazione delle informazioni.
In questo quadro è certamente possibile immaginare l'allargamento del campo di azione della biblioteca, ma senza inseguire la chimera dell''essere buona per tutte le stagioni' pur di recuperare un po' di visibilità, perdendo di vista in questo modo lo specifico del fare bibliotecario e collocandosi in un indistinto universo del 'sociale' dove la biblioteca sarebbe destinata inevitabilmente a soccombere, perché altre strutture più agili, meno costose e meno vincolate da obiettivi specifici sono in grado di svolgere meglio gli stessi compiti.
E invece le biblioteche hanno compiti importantissimi, relativi alla dimensione dell'apprendimento, della partecipazione alla vita culturale, del contrasto alla povertà educativa, della tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio bibliografico, compiti che solo loro possono svolgere efficacemente, certamente rapportandosi agli altri servizi culturali e formativi del territorio e nazionali, ma partendo dallo specifico bibliotecario, dal 'fare bene la biblioteca'.
Una recentissima indagine Istat1, riferita al 2018 e pubblicata a dicembre 2019, restituisce una situazione in cui solo il 15,3% degli italiani di tre anni e più va in biblioteca, ma con un divario che vede il Nord-Est affermarsi con il 21,7%, a fronte delle Isole con il 9,1% e il Sud con il 8,6% (drammatico fanalino di coda la Sicilia, con il 6,9%).
Paradossalmente, proprio questa enorme debolezza può far sperare in ampi margini di miglioramento, magari utilizzando gli elementi di debolezza per 'rimbalzare avanti' piuttosto che tornare indietro, secondo quel principio della 'resilienza trasformativa' utilizzato da Enrico Giovannini a proposito dell'Agenda 2030,
la quale non è semplicemente un elenco di aspirazioni del tutto irrealizzabili, ma può rappresentare un quadro di riferimento articolato e coerente per leggere la realtà, anticipare gli shock prossimi venturi, preparare il sistema ad assorbirli, ad aggiustarsi o a trasformarsi a seconda dei casi, attraverso politiche integrate e altri processi in grado di portare il mondo su un sentiero di sviluppo veramente sostenibile, in grado di soddisfare le aspirazioni degli esseri umani, rispettando i limiti del Pianeta e i delicati equilibri degli ecosistemi che ci sono stati affidati2.
Non appaia eccessivo il paragone tra le politiche dell'Agenda 2030 e quelle per le biblioteche, né si pensi che la tutela dell'ecosistema e la protezione del pianeta non abbiamo nulla a che fare con la promozione delle biblioteche e dei loro servizi.
E ancora, l'AIB ha sostenuto e sostiene con convinzione il progetto di legge di iniziativa di Flavia Piccoli Nardelli e altri, Disposizioni per la promozione e il sostegno della lettura, già approvato dalla Camera dei deputati con un ampio consenso di natura trasversale. Anche se non si tratta dell'auspicata 'legge sulle biblioteche', essa afferma importanti principi a favore della promozione della lettura.
Per quanto riguarda la professione, è importante segnalare l'emanazione da parte del Mibact del d.min. 20/5/2019, n. 2443 per la formazione degli elenchi nazionali dei bibliotecari e di altri professionisti dei beni culturali.
Si tratta di un altro passo avanti per il riconoscimento della professione e la valorizzazione dei bibliotecari professionisti4, che l'AIB saluta come una buona notizia, mentre si sta organizzando per definire la procedura di adeguamento dell'attestazione AIB con inserimento delle fasce, previo confronto al tavolo tecnico appositamente istituito dal Mibact.
Sul fronte della formazione accademica, poi, l'AIB ha collaborato fra l'altro con la Società italiana di scienze bibliografiche e biblioteconomiche (Sisbb), esprimendo il suo parere in occasione della definizione di alcuni percorsi di studio universitari.
Abbiamo partecipato, ad esempio, all'audizione organizzata dal Consiglio universitario nazionale (CUN), l'organo consultivo del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sulla proposta di istituzione di nuovi corsi di laurea magistrale (Gestione e valorizzazione dei beni culturali e Data science) esprimendo un parere negativo, analogamente a quanto fatto dalla Sisbb e dall'Associazione italiana dei docenti di archivistica (Aidusa). A nostro parere questi due nuovi corsi avrebbero frammentato e al contempo reso più generica e meno pregnante la formazione di chi è invece chiamato alla corretta gestione del patrimonio culturale e informativo: abbiamo osservato che le competenze manageriali non possono prescindere dal loro oggetto, ossia dalle competenze specifiche necessarie secondo la tipologia di patrimonio e servizi culturali da gestire (una biblioteca è diversa da un archivio o da una pinacoteca, o da un sito archeologico e richiede metodologie di gestione diverse), e conseguentemente, da un lato è negli esistenti corsi di laurea magistrale che dev'essere insegnato l'approccio manageriale al patrimonio e, dall'altro, l'ulteriore qualificazione in tema di management può essere oggetto di corsi di terzo livello dopo avere acquisito una solida formazione specifica di tipo biblioteconomico, archivistico ecc.; riguardo alla proposta di corso di laurea specialistica in 'data science', abbiamo osservato che bibliotecari e archivisti specificamente formati come tali sono e non possono non essere tra i principali esperti in materia di 'data science', se la scienza della biblioteca è, come è sempre stata e a prescindere dall'evoluzione tecnologica, scienza dell'organizzazione della memoria registrata, la cui tutela è compito di bibliotecari e archivisti e la cui elaborazione e analisi richiede competenze trasversali o più efficacemente l'impegno di team di esperti in varie discipline.
Se molto lavoro è stato fatto, molto ne rimane ancora da fare: a livello di lobbying esterna, occorre impegnarsi per l'approvazione del regolamento sui livelli minimi per la valorizzazione delle biblioteche, strumento indispensabile affinché gli amministratori capiscano cosa è realmente una biblioteca e cosa una biblioteca debba fare per assicurare ai cittadini dei servizi qualificati.
D'altra parte bisognerà valutare le conseguenze dell'ultima ed ennesima riforma del Mibact, che incide fortemente sulle biblioteche statali, non risolvendo gli annosi problemi che da molti anni attanagliano queste prestigiose istituzioni, ma anzi mettendone in discussione il ruolo, togliendo competenze alla Direzione generale Biblioteche e spostando l'ICCU in capo a un'altra Direzione generale (la DG Educazione e ricerca). L'AIB vigilerà con attenzione in vista della emanazione dei decreti attuativi.
Per quanto riguarda il fronte associativo interno, sta arrivando a conclusione l'iter per la revisione dello Statuto, grazie al lavoro della Commissione statuto, seppure con alcune lentezze dovute alla necessità di conciliare posizioni in parte divergenti e alla volontà di condividere massimamente, con le assemblee regionali degli associati, le 'regole del gioco' comuni, ma anche alla convinzione che le regole associative interne non debbano focalizzare la nostra attenzione più delle attività esterne a favore delle biblioteche.
Chiudo con una nota malinconica, ma che vuole essere anche magari con qualche fatica un elemento positivo e di speranza per il futuro.
Questo triennio è stato infatti segnato anche dalla scomparsa di colleghi che tanto hanno dato alle biblioteche, alla professione e alla nostra Associazione: penso a Eugenio Pintore, dirigente della Regione Piemonte e storico Presidente della sezione AIB Piemonte, intelligente e appassionato promotore di tante iniziative a favore della promozione della lettura e di una recente legge regionale che forse è la migliore in Italia per il nostro settore. Penso a Cristina Borgonovo, che ha lavorato con straordinaria competenza presso biblioteche pubbliche della Provincia di Milano, e poi alla Direzione Cultura della Regione Lombardia, ma che era anche molto attiva nella vita dell'AIB, essendo stata tra l'altro Vicepresidente dell'AIB Lombardia e componente della Commissione nazionale biblioteche pubbliche.
E soprattutto penso a Maria A. Abenante, che tanto ha fatto per l'Associazione, ricoprendo incarichi di rilievo (ricordo solo, tra le altre cose, che è stata Vicepresidente nazionale, Coordinatrice dell'Osservatorio lavoro e professione, Presidente di AIB Puglia): Maria è stata per tutti quelli che l'hanno conosciuta un punto di riferimento per la sua competenza professionale, unita a una rara capacità di ascolto e a una generosità che rendono ancora oggi lacerante la sua mancanza.
Per questo l'AIB, anche sostenuta dalla volontà di amici e colleghi di ricordarla, ha organizzato a Bari il 12 aprile 2019, a poco più di un mese dalla sua scomparsa, un seminario a lei intitolato, impegnandosi a realizzarlo ogni anno in primavera, mentre è in corso di pubblicazione una miscellanea di studi in suo ricordo.
L'AIB ha inoltre promosso il Premio Maria A. Abenante, che ha l'obiettivo di promuovere la dimensione inclusiva, nelle sue diverse declinazioni, attribuendo un riconoscimento a quelle biblioteche che, attraverso attività e servizi innovativi, abbiano svolto un importante ruolo sociale e culturale.
Credo che la visione che Maria aveva delle biblioteche, della professione e del rapporto con gli altri, fortemente improntata all'etica bibliotecaria e all'inclusione, possa e debba costituire un esempio e un modello per l'AIB e per tutti noi, una forte motivazione per continuare a lavorare per lo sviluppo di biblioteche sempre più collaborative e inclusive, e costituisca anche il modo migliore per ricordare e onorare la sua memoria nel modo più pieno.