Valentina Sonzini
Nel corso del Novecento le biblioteche italiane hanno cominciato a ricevere per donazione o a seguito di acquisto un numero crescente di fondi personali e d’autore. Il contesto locale ha restituito con generosità ai propri istituti culturali collezioni private spesso di grande interesse anche bibliografico. Una risorsa questa che ha consentito a molte biblioteche di incamerare materiali rari o di pregio, ovvero collezioni interessanti proprio alla luce della loro integrità, omogeneità e specializzazione.
Il contributo qui proposto presenta il Fondo Laura conservato presso la Biblioteca universitaria di Genova (BUGe). Tale fondo, per motivi vari non sempre giustificabili, pur essendo giunto all’istituto genovese nel 1938 non ha goduto dell’attenzione normalmente dedicata a un fondo personale così consistente e di pregio. La mancanza di studi ad esso rivolti evidenzia la lacuna informativa a causa della quale non si è in grado di determinare, per esempio, se il fondo rispecchia gli interessi del suo donatore, se sia piuttosto una biblioteca specializzata, ovvero una collezione polimorfa.
Al fine di ovviare, seppur parzialmente, all’assenza di indagini specifiche sul fondo si è ritenuto di procedere quantomeno con la presentazione dello stato dell’arte, suggerendo al contempo alcuni spunti di riflessione sia sulla donazione iniziale, sia sulle ipotesi di trattamento che potrebbero essere poste in atto alla luce anche delle Linee guida sul trattamento dei fondi personali licenziate nel 2018 dalla Commissione AIB preposta1.
Il Fondo Laura è paradigmatico di una metodologia di approccio che lungi dal valorizzare la collezione ne ha invece compromesso l’integrità2. Come per altri fondi conservati sul territorio nazionale, ha risentito della mancanza di una politica conservativa adeguata che ponesse sullo stesso piano, in questo caso, libri e oggetti favorendo una lettura a 360° del legato testamentario.
A ottant’anni di distanza, il Fondo Laura rimane, a livello teorico, un giacimento bibliografico numericamente consistente ancora però parzialmente indistinto nella ricca dotazione libraria dei gesuiti genovesi3.
Il 1° settembre 1973 con una nota protocollata (n. 8482 DIV. IV), il Ministero della pubblica istruzione scriveva alla Biblioteca universitaria di Genova in risposta a una comunicazione inviata il 26 luglio 1973 (n. 673). Il documento autorizza la direzione a effettuare «la spesa relativa alla corresponsione di un compenso, fissato in L. 150 per ciascuna scheda» da erogare a una esperta di lingua russa perché si occupasse delle operazioni bibliografiche su circa 350 classici della letteratura russa in lingua originale.
I volumi facevano parte del Fondo Laura, cospicua donazione bibliografica e documentale pervenuta alla BUGe nel 1938. Il donatore Pietro Laura era l’ultimo rappresentante di una famiglia di avvocati; rimasto senza eredi, decide di donare alla Regia Università di Genova – della quale faceva ancora parte la Biblioteca universitaria (dal 1975 Istituto del Ministero per i beni e le attività culturali) – tutta la sua biblioteca, compresa la scaffalatura, e parte del materiale documentario conservato nei locali dell’appartamento di proprietà in via Assarotti.
Il legato perviene alla Biblioteca universitaria a seguito della pubblicazione del testamento del quale si conserva copia nell’Archivio storico della biblioteca. In tale archivio è anche conservato un fascicolo denominato «Laura» contenente:
Nell’articolo di giornale (forse tratto da Il Secolo XIX, testata di respiro locale) presente nel fascicolo si menziona una donazione di 40.000 volumi – «tutta la ingente collezione di libri posseduta dal defunto» – destinata alla Biblioteca universitaria per disposizione testamentaria:
si tratta di quaranta mila volumi scelti per rarità e bellezza, e fra essi figurano quasi tutte le edizioni dei grandi tipografi italiani del 600, quelle illustrate del 700 e dell’800, molte pubblicazioni del periodo romantico inglese e francese, una raccolta di libri riguardanti la Liguria, e diverse migliaia di opere moderne di storia, archeologia, arte, musica, letteratura italiana e straniera.
Lo scritto non menziona i libri in lingua russa per i quali si richiederà poi l’intervento di un catalogatore specializzato, ma fa riferimento a «volumi scelti per rarità e bellezza» (nota non del tutto corretta poiché, come si evince dal testamento, tutti i volumi della biblioteca privata pervennero alla Biblioteca universitaria senza che venisse operata alcuna cernita. Forse quel «scelti» si riferiva a una operazione attuata da Laura stesso prima del decesso).
Nell’articolo non firmato si aggiunge:
non mancano esemplari di seducenti legature francesi e nostrane; grandi atlanti illustrati degli editori veneziani, libri rari e curiosi di cabalistica e di alchimia, collezioni di giornali illustrati, opuscoli e stampe, e infine un forte gruppo di mss. e di autografi5.
Il 13 maggio del 1938 il Ministro dell’educazione nazionale, attraverso una nota (protocollo n. 6011 in risposta al foglio del 19 aprile 1938 (XVI) n. 117, di cui si conserva minuta), prende atto che Pietro Laura ha donato alla BUGe la «propria cospicua biblioteca» e ne autorizza l’accettazione. Nella minuta Nurra comunicava appunto al Ministero, dopo averlo informato del legato Laura, che ha «disposto che un funzionario di questo Ufficio provvedesse all’inventario della Biblioteca».
Una cifra imprecisata di volumi provenienti dalla famiglia Laura entra quindi a far parte del patrimonio dell’istituzione genovese. La consistenza del legato è, da subito, poco definita: il testamento parla di circa 20.000 volumi, mentre le valutazioni dei bibliotecari oscilleranno fino a 40.000. Infatti, a neanche un mese dall’accettazione della donazione, in un’altra nota del Ministero dell’educazione nazionale (protocollo n. 6810 in risposta al foglio del 5 maggio 1938 (XVI) n. 146 inviato dalla Reale biblioteca universitaria), si «da atto di quanto comunicate […] in merito al secondo testamento dell’Avv. Laura, in forza del quale i volumi lasciati a cotesta Biblioteca salgono da ventimila a oltre trentamila». Nel fascicolo Laura si conserva anche la minuta della missiva che Pietro Nurra inviò al Ministero, nella quale il direttore sostiene: «ho motivo di ritenere che il numero dei volumi sarà notevolmente superiore alla cifra sopra indicata» (30.000 volumi).
La donazione è così cospicua e importante – sia per numero di volumi, sia per tipologia di materiali – che in un’altra lettera su carta intestata del Ministero dell’educazione nazionale, datata 13 maggio 1938 (XVI), si richiede a Nurra di redigere una relazione sulla biblioteca Laura da pubblicare sulla rivista Accademie e biblioteche d’Italia6. In calce alla lettera dattilografata è riportata, di pugno di Nurra, la risposta, nella quale si evince che al 29 maggio 1938 la biblioteca Laura fosse ancora in fase di sommaria inventariazione. Nell’appunto, il direttore conferma anche che trattasi di circa 40.000 volumi, e che si impegnerà quindi a far pervenire una relazione sia sul Fondo Laura, sia sul fondo della marchesa Laura Gropallo7, anche questo da poco pervenuto alla BUGe. Nella nota Nurra esprime infine le difficoltà nel collocare i materiali ricevuti (numericamente rilevanti, costituiti anche da documenti di natura varia e non solo bibliografica), evidentemente per problemi di spazio8. Le perplessità relative all’allocazione dei materiali erano di fatto già emerse nella missiva del 19 aprile 1938 nella quale il direttore evidenziava: «riservandomi di esporre in altra mia i diversi problemi che derivano dall’ingente legato ora pervenuto alla Biblioteca».
Il punto di partenza di tutte le questioni relative all’inventariazione dei materiali e alle problematiche connesse alla collocazione, è la lettera dattiloscritta del notaio Ettore Gazzone indirizzata al direttore della Reale biblioteca universitaria, nella quale si pone a conoscenza che, nel testamento olografo di Pietro Laura, capo C, l’avvocato defunto «istituisce erede universale la R. Università di Genova»9. Il notaio richiede quindi al direttore della biblioteca che venga individuato un funzionario per disimpegnare l’ufficio di perito estimatore della documentazione conservata nella biblioteca donata.
destini una sala, o il locale conveniente disponibile della Biblioteca della Università a contenere e conservare la mia scelta biblioteca di gran valore, comprendente circa ventimila volumi, eliminando con cautela quelli che avesse doppi, o che credesse di scartare, notando che vi sono opere in lingua ebraica, cinese, giapponese, araba, greca, latina, armena, inglese, francese, spagnuola, portoghese, tedesca slava ecc. In tale sala collocherà conserverà, le tre mie grandi librerie che sono nel mio studio, di mogano massiccio a vampe, con colonne, filettature a rilievo ecc. costituenti un capolavoro di gran pregio artistico ecc. ecc.
Il documento consente di chiarire alcune questioni pregnanti relative sia al fondo, sia alla consapevolezza del donatore: la prima, che i volumi stimati dal proprietario sono in numero di circa 20.000 (e non 40.000 come detto da Nurra); che l’Università di Genova avrebbe dovuto impegnarsi a destinare una sala per contenere la donazione (e che questa non avrebbe dovuto essere stivata nei magazzini, o integrata fra il patrimonio bibliografico pregresso costituente la biblioteca)10; che le pubblicazioni erano in almeno tredici lingue (molte di più di quelle riportate dall’articolo di giornale, sebbene, anche qui, non si nomini chiaramente il russo a meno che non lo si voglia intendere come lingua slava); quarto, che, insieme ai volumi venivano donati anche gli arredi della biblioteca privata al fine di ‘riscostruire’ l’ambiente originario dove ricollocare il materiale bibliografico; infine, nella donazione, non vengono mai citati altri materiali diversi da quelli bibliografici: questione non da poco, poiché la Biblioteca universitaria conserva documentazione varia conosciuta come Fondo Laura però di provenienza incerta. Infatti, oltre al materiale bibliografico rintracciabile attraverso la guida topografica, la BUGe possiede anche, raccolta in una cassetta, documentazione di provenienza incerta, solo in parte ascrivibile a Laura, fra cui le carte della famiglia Lomellini e le carte della famiglia Spinola11.
Dopo aver specificato le caratteristiche della scaffalatura, nel suo testamento, Laura aggiunge
riponendovi gli incunaboli, le prime edizioni dell’Aldo e dei Giunti, tant’altri libri antichi stampati, prima del 1550, i rari, quelli illustrati anche con xilografie e a colori, i manoscritti, le legature artistiche, ecc. e destinando un loro cassetto a conservare i ritratti della mia famiglia, alcuni preziosi, risalendo al primitivo dagherrotipo. Vi porrà pure il piccolo scaffaletto giallastro, che con saracinesca pure in legno, contiene in formato minimo e tutti legati in tela celeste la collezione dei classici poeti inglesi. […] Se lo crederà potrà adornare la sala con le grandi stampe di Raffaele Morghen e di altri celebri incisori, e la intitolerà “Lascito dell’Avv. Pietro Laura”. I libri che credesse scartare, potrà, ove lo stimi, cederli con un corrispettivo o senza al comune di San Remo per la biblioteca civica che sta formando; e se non li desiderasse, trattando come sopra, destinarli alla Lercariana o altra di Genova.
Laura di fatto autorizza lo scarto dei materiali già posseduti dalla Biblioteca – tema particolarmente sensibile quando applicato a biblioteche personali o d’autore –, ma caldeggiando il riversamento di questi in altre biblioteche locali: quella di Sanremo (attuale Biblioteca civica “Francesco Corradi”), ovvero la Biblioteca Lercari di Genova12. La questione dello scarto è ribadita nella minuta di Nurra del 19 aprile 1938. Infatti, il direttore, rivolgendosi al Ministero dell’educazione nazionale, cita il codicillo al testamento aggiungendo, relativamente ai libri da scartare, «potrà [la biblioteca], ove lo stimi, cederli con un corrispettivo o senza al comune di San Remo per la biblioteca civica, e se non li desiderasse, destinarli alla biblioteca Lercariana di Genova»13.
La guida topografica relativa al Fondo Laura e conservata in BUGe riporta nel recto del primo foglio «Contiene: volumi 10760 Miscellanee 2259». Il dato sulle miscellanee è stato poi corretto con una nota sempre manoscritta a penna: «al 23.11.77 le misc. sono 2270». Allo stato attuale il fondo è quindi costituito da circa 13.000 unità (ben lontane dalle 40.000 citate da Nurra e più aderenti a quanto espresso dal donatore nel suo testamento)14 riportanti un timbro specifico15. Trattasi di edizioni di carattere prevalentemente filosofico, religioso e letterario, delle quali 87 collocazioni della guida topografica riportano a volumi di carattere alchemico, cabalistico, magico e ‘curioso’ posseduti da Laura16.
Il trattamento del fondo, che si protrasse a lungo anche a causa degli eventi bellici intervenuti poco dopo l’acquisizione, non ha tenuto conto di quelle che potremmo definire ‘prassi di gestione’ nella lavorazione di materiali provenienti da una biblioteca privata o d’autore.
Da una nota di Gino Tamburini, direttore della BUGe dal 1942, è noto che «la recente donazione dell’avv. Laura (circa 30.000 pezzi tra volumi e opuscoli) […] è in corso di sistemazione»17.
In un’altra nota del 25 marzo 1974 (protocollo n. 868/II DIV.IV) conservata nel Fascicolo Laura, il Ministero della pubblica istruzione rigetta la richiesta di accreditamenti di fondi per il lavoro di «copiatura schede». La comunicazione è indirizzata ai direttori delle biblioteche pubbliche statali, senza riferimento certo a una richiesta specifica della Biblioteca universitaria (del resto il protocollo non fa riferimento ad alcun foglio inviato precedentemente dall’istituzione genovese), ma è ipotizzabile che, essendo stata inserita nel fascicolo, si rifaccia appunto a una richiesta relativa al fondo.
Malgrado i dettami specifici elencati nel suo testamento, la situazione odierna del Fondo Laura non si può ritenere ‘da manuale’: trattamento e gestione dei materiali non sono mai stati dettati da principi biblioteconomici affini, per esempio, alla Linee guida citate in apertura18. Dispersi gli arredi originali della biblioteca privata19, traslocata ulteriormente (sia fisicamente, sia istituzionalmente) la Biblioteca universitaria (nel frattempo passata dall’Università di Genova al MiBACT), i materiali riferiti al fondo giacciono nei depositi della BUGe senza aver trovato una collocazione rispondente alle richieste del donatore20.
Al 2018 il fondo risulta catalogato solo su Staderini, poiché non è accertabile che le informazioni siano passate interamente al catalogo a schede mobili, e nessun inserimento bibliografico del Laura risulta nell’OPAC della biblioteca. Pertanto, tutte le indicazioni relative al possesso e alla provenienza, e alle note manoscritte a margine, non trovano evidenza nei cataloghi della BUGe, impedendo quindi un recupero totale della documentazione nell’insieme dei fondi preesistenti. Fra l’altro, quando i libri vennero ingressati, non si utilizzò un apposito registro dedicato: i volumi sono stati inventariati nel registro cronologico generale d’entrata insieme agli altri accessi specificando sotto «Provenienza» la dicitura «Dono Laura». La prima registrazione riporta la data «14-X-1940», quindi circa due anni dopo l’acquisizione formale, e le registrazioni proseguono fino a gennaio 1946.
La valutazione del trattamento del Fondo Laura pone alcune questioni essenziali in parte non risolvibili a causa della mancanza di documenti d’archivio21 che avallino ipotesi e considerazioni.
Intanto, non si possiede l’inventario definitivo relativo all’acquisizione del fondo. A parte la guida topografica redatta presumibilmente in fase di collocazione dei volumi nella Sala Laura della vecchia sede, allo stato attuale non è reperibile la documentazione che attesti la sistemazione originaria del materiale nell’appartamento di via Assarotti. Dati questi di notevole interesse e importanza nel momento in cui si volesse ricostruire il percorso della biblioteca dalla casa privata alla BUGe. Dati parimenti essenziali per poter riproporre, anche solo virtualmente, l’ordine con il quale il possessore aveva disposto i propri materiali di studio e collezione. Non si possiede neppure un resoconto del trasloco. Pertanto, considerato il numero attuale dei volumi e le dichiarazioni testamentarie di Laura, è ipotizzabile che la donazione iniziale fosse di circa 20.000 volumi e non di 40.000 come esplicitato da Nurra22. Sul numero effettivo dei volumi rimasti in BUGe pesa la questione già anticipata dello scarto, considerata l’assenza di documenti e riscontri sul campo, allo stato attuale non è né rilevabile, né quantificabile.
Inoltre, non è chiaro che fine abbiano fatto «gli incunaboli, le prime edizioni dell’Aldo e dei Giunti, tant’altri libri antichi stampati, prima del 1550, i rari, quelli illustrati anche con xilografie e a colori, i manoscritti, le legature artistiche, ecc. e destinando un loro cassetto a conservare i ritratti della mia famiglia, alcuni preziosi, risalendo al primitivo dagherrotipo» citati da Laura nel suo testamento. Sono effettivamente pervenuti all’Università, e poi alla biblioteca? Sono rimasti in giacenza all’Università?
Se si ipotizza che la donazione iniziale fosse effettivamente costituita da materiali vari (libri, documenti, oggetti) – quelli che oggi potremmo valutare in un’ottica MAB – questi avrebbero dovuto essere trattati, pur nella loro peculiarità, tenendo in considerazione l’omogeneità di provenienza, e valorizzandoli nell’insieme (libri e oggetti collocati sulle scaffalature originarie possibilmente in una sala dedicata).
Sicuramente, fare delle valutazioni a posteriori sulla gestione di un fondo di persona pervenuto negli anni Trenta del Novecento è foriero di giudizi affrettati. Intanto, perché non era ancora maturata una coscienza di trattamento di questi giacimenti come un corpus unico da leggere e valutare nella sua interezza, e un po’ perché la storia della BUGe è stata particolare e ha registrato dapprima una scissione con l’Università di Genova, ente ereditante, poi un trasloco trascinatosi negli anni con pesanti problematiche di ricollocazione dei materiali in una congiuntura storica e biblioteconomica profondamente mutata.
Ciò che possiamo rilevare è che il legato Laura costituì per la BUGe una donazione di proporzioni notevoli, fin dall’inizio difficile da gestire nella sua interezza (tema questo di scottante attualità e che riguarda molte delle nostre biblioteche talvolta interessate da donazioni librarie decisamente cospicue). Che l’attuale mancanza di fondi e personale impedisce di ridare dignità al fondo nel quale materiali antichi e moderni si mescolano. Che l’assenza di documentazione archivistica relativa al lascito impedisce di chiarire definitivamente se le carte definite come ‘Fondo Laura’23 siano effettivamente da ascrivere alla donazione iniziale.
A queste valutazioni si aggiunge un deficit di conservazione e valorizzazione dei materiali stivati a lungo in scatoloni e ora collocati nei magazzini. Inoltre, va rilevata la mancata pianificazione negli anni di una catalogazione in SBN del pregresso24 che, se attuata, avrebbe potuto quantomeno definire effettivamente il numero di volumi Laura oggi presenti in BUGe in relazione a quelli ingressati negli anni Quaranta25. Sarebbe auspicabile, anche alla luce delle già menzionate Linee guida AIB, che il fondo venisse rivalutato nella sua interezza proprio a partire da quei caratteri peculiari (note di possesso, postille, aggiunte manoscritte) che lo rendono prezioso sia dal punto di vista del collezionismo librario, sia dal punto di vista biblioteconomico.
Figura 1 Frontespizio recante il timbro del Fondo Laura
Ultima consultazione siti web: 20 luglio 2020