Il rientro in Italia della biblioteca e dell’archivio Chiostergi
Marco Severini
Una sfida culturale
Il 13 ottobre 2016 l’archivio Chiostergi-Tuscher, proveniente dalla casa degli eredi situata nella località transalpina di Saint-Cergues Les Voirons (Dipartimento dell’Alta Savoia) è stato trasferito presso il Centro cooperativo mazziniano “Pensiero e azione” di Senigallia. In questo modo si è concluso un biennio di trattative tra gli eredi Chiostergi e il sodalizio senigalliese per riportare il complesso archivistico da dove una trentina di anni fa era partito.
La complessità dell’impegno politico e culturale di Giuseppe Chiostergi (Senigallia, 1889-Ginevra, 1961) si è espressa in diversi aspetti: notevole tempra di militante repubblicano e coraggioso antifascista, nel secondo dopoguerra è stato padre costituente, deputato eletto alla prima legislatura repubblicana, sottosegretario di Stato, ambasciatore straordinario e vivace europeista. Una personalità poliedrica, un promotore straordinario di iniziative, un uomo consapevole della bellezza e della ricchezza della cultura e della storia italiana, un militante mazziniano coerente con quell’etica del dovere che ha animato cinque generazioni di italiani nel segno del pensiero del patriota genovese. La base archivistico-documentaria per parlare di Chiostergi è stata fino a qualche anno fa il carteggio conservato presso l’Archivio centrale dello Stato di Roma e qualche altra corrispondenza presente negli archivi italiani. Il Dizionario biografico degli italiani ha ospitato, nel 1981, un accurato profilo1, ma dopo di questo è venuto scemando sia l’interesse verso Chiostergi, ridestato da alcuni recenti contributi2, sia quello sui suoi archivio e biblioteca che, dopo essere stati costituiti nelle due abitazioni di Ginevra, presero prima la strada della casa di Senigallia, località di nascita, e poi quella dell’Alta Savoia, residenza degli eredi, nell’ultima decade del Novecento.
A Ginevra, e nella limitrofa località francese di Saint-Cergues, Chiostergi ha trascorso, insieme alla compagna Elena Fussi, il trentennio compreso tra il 1916 e il suo rientro in Italia nel 1945, all’indomani della Liberazione; in terra elvetica, Chiostergi si segnalò per un notevole impegno pedagogico e culturale mai disgiunto da una indefessa attività antifascista3. Mazziniano fin dalla giovinezza, iscritto al Partito repubblicano, Chiostergi comprese presto la natura violenta e liberticida del regime fascista e promosse un incredibile novero di iniziative per allargare il fronte degli antifascisti.
Con la nascita della Repubblica italiana, Giuseppe concentrò il suo attivismo politico all’interno dei governi De Gasperi: l’intensa attività parlamentare e il faticoso impegno di vicepresidente della Camera dei deputati non lo distolsero dall’idea, sempre viva in lui, di continuare incessantemente la militanza repubblicana partendo dalle periferie, rapportandola alle esigenze dei tempi moderni: pertanto, il 7 dicembre 1948, fondò nella sua città natale il Centro cooperativo mazziniano con l’obiettivo di attuare, alla luce dei principi mazziniani, approfonditi studi per la preparazione di dirigenti e pubblicisti del movimento cooperativo, sviluppare l’organizzazione della realtà cooperativa e mutualistica e migliorare le condizioni morali e materiali di soci e familiari e, non ultimo, con lo scopo di fare di questa struttura un centro di incontro e dialogo culturale.
Per costruire l’edificio che attualmente ospita il Centro mazziniano – una delle realtà culturali più vive e propositive del territorio regionale e nazionale – c’è voluto un quarto di secolo: Chiostergi lanciò una sottoscrizione nazionale che riscosse un grande successo cosicché molti suoi colleghi parlamentari dei più disparati orientamenti politici contribuirono, con proprie oblazioni, alla riuscita dell’impresa; il suo fautore non vide però il compimento dell’impresa poiché venne ultimata solo negli anni Settanta del secolo scorso4.
Oltre a Giuseppe gli altri soggetti produttori dell’archivio e della biblioteca sono sua moglie Elena Fussi (1891-1966), antifascista, militante del PRI nelle associazioni femminili in Italia e all’estero; la loro figlia Eugenia Chiostergi (1917-1983), antifascista e militante comunista, sindacalista in Italia e in Svizzera, femminista, e il genero Robert Tuscher (1918-1988), marito di Eugenia, militante comunista in Italia e in Svizzera, giornalista professionista, spesso in giro per il mondo per i suoi reportage5.
I profondi cambiamenti intervenuti nella storiografia italiana ed europea, l’avvento di una nuova generazione di storici che, pur esplorando innovativi approcci metodologici, intendeva conservare la centralità della storia politica e l’avvicendamento alla guida del Centro mazziniano di uomini di scuola e di cultura, sensibili al recupero della storia di una democrazia italiana dalle evidenti matrici ottocentesche6, lo stesso interesse manifestato nei confronti dell’archivio Chiostergi da parte di istituzioni e storici svizzeri ed europei, hanno fatto sì che si riaccendesse l’interesse su quel patrimonio archivistico e bibliotecario.
Nell’ultimo ventennio, il Centro mazziniano di Senigallia, titolare dal 2011 di un proprio marchio editoriale, ha scelto di orientare la parte principale della sua attività attorno a un progetto di recupero e valorizzazione storico-memoriale incentrato sulle radici più profonde, risorgimentali, della cultura politica mazziniana e democratica per misurare le capacità di attrazione e di coinvolgimento di quest’ultima ai giorni d’oggi7. Con il secondo decennio del nuovo secolo, i dirigenti del Centro si sono mobilitati per organizzare al meglio la nuova sfida culturale, il recupero delle carte del fondatore.
L’archivio
Le carte dell’archivio riguardano l’attività politica, parlamentare e culturale, nonché la dimensione familiare, civile e associativa di Giuseppe Chiostergi. Oltre a quest’ultimo, i principali produttori dell’archivio sono stati sua moglie Elena Fussi (1891-1966), antifascista, militante del PRI nelle associazioni femminili in Italia e all’estero; ad essi vanno aggiunte le centinaia di corrispondenti tra politici, intellettuali, diplomatici, giornalisti, amministratori e alte personalità dell’antifascismo italiane e straniere.
La vera creatrice dell’archivio è stata la moglie Elena che ha compreso l’importanza di salvaguardare la memoria del compagno dalla clamorosa avventura occorsa all’inizio della Prima guerra mondiale, allorché Giuseppe, ferito nei combattimenti contro i tedeschi, venne dato per morto; la lunga, successiva prigionia nei reclusori germanici convinse Elena a iniziare una prima raccolta di materiale, per lo più lettere e diari personali8.
L’archivio si è sedimentato, sotto la supervisione di Elena, attraverso quattro successivi passaggi.
Il primo nucleo è stato formato in Italia, negli anni della prima militanza repubblicana di Giuseppe, dapprima in Veneto (1911-1914), una militanza di natura irredentistica, antigiolittiana, anti-triplicista e contraria alla guerra libica. A questo frangente appartengono anche le corrispondenze riguardanti la trasferta compiuta in Albania (15 agosto-17 settembre 1911) in soccorso delle popolazioni locali insorte contro la Turchia, conclusasi senza essersi unito ai patrioti locali e dopo un viaggio ad Atene alla ricerca di rifornimenti; il viaggio in Grecia (ottobre 1912-febbraio 1913), una volta arruolato nel servizio sanitario della Croce rossa italiana; l’anno (1913-1914) trascorso a Palermo dove, nominato supplente di ragioneria all’Istituto tecnico, guidò gli scioperi della settimana rossa, venendo denunciato e imprigionato (trascorse una quindicina di giorni in carcere all’Ucciardone); ottenuta la libertà provvisoria grazie a un valido collegio difensivo composto da legali appartenenti diversi partiti, Chiostergi riprese l’attività politica in giro per la penisola fino ad arruolarsi, il 26 settembre 1914, come soldato semplice nella compagnia “Mazzini”, incorporata il 20 ottobre successivo nell’esercito francese.
Una seconda parte archivistica è costituita dalle lettere scritte da Chiostergi dalla Germania tra 1915 e 1916: ricevuto il 26 dicembre 1914 il battesimo del fuoco, insieme con gli altri garibaldini, Giuseppe prese parte ai furiosi combattimenti con i tedeschi sulle Argonne, venne ferito e, come detto, dato per morto; fu operato a Montmédy, rischiò di essere fucilato (in quanto cittadino di un paese non belligerante arruolato in un esercito nemico), passò da un reclusorio all’altro (Karlsruhe, Heuberg, Costanza) riuscendo infine, grazie alla mediazione di Gustave Ador, influente politico svizzero e presidente del comitato internazionale della Croce Rossa, a raggiungere, il 23 maggio 1916, Martigny, nel Vallese, dove lo attendeva Elena; come prigioniero di guerra francese Chiostergi poté così riassaporare la libertà; il 30 ottobre 1916 Giuseppe sposò Elena a Ginevra: dal matrimonio nacquero due figlie, Eugenia (1917) e Bianchina (1921) che non superò i due anni di vita a causa di una malattia infettiva9. È presente un consistente materiale archivistico, per lo più di matura familiare, di questo periodo.
Un terzo deposito archivistico è avvenuto durante il trentennio (1916-1945) trascorso da Chiostergi e dalla sua famiglia in Svizzera: assunto presso la Camera di commercio italiana di Ginevra, città vivace e cosmopolita ospitante 15.000 presenze italiane (la terza comunità, per ampiezza, della Svizzera, dopo quelle del Canton Ticino e di Zurigo), Chiostergi divenne segretario generale di questa struttura elvetica, finanziata però dal governo italiano, e contestualmente il riferimento dell’operosa comunità italiana presso la quale dispiegò un’intensa attività culturale, organizzativa e politica in senso antifascista. Il 15 febbraio 1926 Chiostergi venne licenziato dall’incarico alla Camera per essersi rifiutato di aderire al fascismo e pure privato del passaporto. Conseguentemente, visse un periodo difficile, accettò lavori occasionali finché ottenne un posto di insegnante al liceo ginevrino. Le diverse abitazioni dei Chiostergi – in particolare quelle di rue Plantamour, rue Gautier e avenue de la Croisette – divennero luoghi di passaggio, incontro e rifugio per molti fuorusciti e centro di smistamento della loro corrispondenza; furono inoltre in costante contatto con i principali esponenti del Partito repubblicano in esilio, come Eugenio Chiesa, Randolfo Pacciardi ed Egidio Reale10. Nel 1930, sostenuto dagli esuli, Chiostergi avviò la costruzione, nella località francese di Saint-Cergues Les Voirons (situata a pochi chilometri da Ginevra), di una colonia estiva italiana, inaugurata nel 1933 e dove venne ospitato, nel 1936, Pietro Nenni e la sua famiglia11. La figlia Eugenia ha definito questa colonia il «più bel monumento dell’antifascismo italiano all’estero»12. Anche da terra francese è giunto un contributo di materiale archivistico durante gli anni della dittatura fascista.
Infine, una quarta sedimentazione si è avuta nei primi tempi dell’Italia repubblicana per effetto degli impegni politici di Chiostergi, dall’elezione all’Assemblea Costituente sino alla fine della prima legislatura repubblicana (1946-1953): mentre in questi anni Giuseppe ed Elena risiedevano a Roma, la figlia Eugenia esplicava attività sindacale a Blevio, nel Comasco; a partire dal 1955, i Chiostergi alternarono sei mesi a Senigallia e altrettanti a Ginevra. Dopo la morte di Giuseppe (1 dicembre 1961) e della moglie Elena (11 aprile 1966), la responsabilità del corpus archivistico e bibliotecario è transitata alla loro figlia Eugenia Chiostergi-Tuscher che lo ha lasciato intatto nella casa senigalliese di via Bolzano, acquistata dai Chiostergi nei primi anni Cinquanta. Sapendo di essere malata, all’inizio degli anni Ottanta Eugenia ha ingaggiato la studiosa Emma Boget per riordinare la sola parte dell’archivio relativa alle sue corrispondenze13.
Alla morte di Eugenia (1983), la responsabilità dell’archivio e della biblioteca è passata ai figli di Eugenia e Robert, Pierre ed Elena: Pierre, allora studente di storia all’università, si è assunto, d’accordo con la sorella, l’incarico di conservare l’impianto archivistico e di collocare una parte del patrimonio bibliotecario presso enti della provincia di Ancona: attraverso la mediazione del professor Sergio Anselmi, docente all’Università di Ancona, Pierre ha donato una parte dei libri, di natura economica e sociale, a questo ateneo e un’altra, più strettamente politica, al Centro mazziniano di Senigallia, fondato nel 1948 dal nonno14.
Una serie di fattori personali e professionali hanno indotto Pierre Tuscher, divenuto docente di materie letterarie e sociali nelle scuole superiori di Ginevra, a trasferire, negli anni Novanta del secolo scorso, l’intero corpus archivistico e bibliotecario in una residenza collinare a Saint-Cergues les Voirons, residenza limitrofa alla colonia estiva fondata dal nonno nel 1933. A Saint-Cergues, il professor Pierre ha cercato di scoprire cosa contenevano gli oltre ottanta scatoloni in cui erano depositati libri, riviste e materiale archivistico, rispettando la prima sistemazione data dalla nonna Elena, anche se ha dato priorità al materiale riguardante la colonia libera. Sempre nell’ultima decade del Novecento, il professor Pierre, d’accordo con la sorella, ha donato la biblioteca politica del padre Robert alla Facoltà di Lettere dell’Università di Ginevra15.
Così sono stati attivati contatti con quest’ultimo ateneo e con singoli studiosi elvetici, interessati alle carte archivistiche: la proposta del Centro mazziniano senigalliese si è rivelata però vincente rispetto alle altre cosicché nell’autunno del 2016 l’archivio e quanto rimaneva della biblioteca Chiostergi-Tuscher sono stati trasferiti in riva all’Adriatico.
L’itinerario che ha riportato in Italia l’archivio si è rivelato assai articolato e può essere suddiviso in cinque tappe.
In primis, i rappresentanti del Centro mazziniano di Senigallia si sono recati, nell’agosto del 2015, a Saint-Cergues Les Voirons, la piccola località transalpina del dipartimento dell’Alta Savoia in cui si trova casa Chiostergi-Tuscher, nella quale l’archivio è stato conservato. Accolti dal professor Pierre Tuscher, nipote dell’onorevole Chiostergi, in rappresentanza degli eredi, i due inviati sono stati messi al corrente del fatto che altri enti e docenti stranieri avevano espresso interesse circa l’acquisizione di quelle carte; gli inviati hanno presentato la proposta culturale del Centro, consistente in una convenzione con cui gli eredi restituivano l’archivio all’Italia, e in particolare al sodalizio mazziniano di Senigallia, sulla base dell’impegno a inventariare queste carte – corrispondenti a poco più di 100.000 unità – nel giro di alcuni anni e di mettere a disposizione l’inventario, realizzato sia in forma cartacea sia in modalità elettronica, delle principali biblioteche europee. Dopo una settimana di permanenza e intensi colloqui, gli eredi Chiostergi hanno deciso di rinviare al paese di provenienza l’intero corpus archivistico.
Ha avuto così inizio la seconda parte del viatico, con la firma di una convenzione tra gli eredi Chiostergi-Tuscher e il suddetto Centro mazziniano: la convenzione prevede la cessione dell’archivio Chiostergi-Tuscher all’ente senigalliese e il lavoro di inventariazione sotto la responsabilità scientifica di due storici del suddetto sodalizio.
Una terza fase è consistita nel trasferimento del materiale archivistico a Senigallia, avvenuta nella serata del 13 ottobre 2016: nelle settimane immediatamente successive è stata predisposta una prima ricognizione generale del materiale, conclusasi nell’arco di un paio di mesi; contestualmente è stato effettuato un sopralluogo da parte della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria e delle Marche che, competente per il territorio, ha ufficialmente riconosciuto il 27 dicembre 2017 l’archivio Chiostergi-Tuscher «di interesse storico particolarmente importante»16.
Nel periodo gennaio-ottobre 2017 sono state acquistate da parte del Centro mazziniano idonee scaffalature e scatoloni in cui è stato trasferito tutto il materiale; alcuni studiosi dell’Associazione di storia contemporanea hanno frequentato un corso di formazione promosso dall’ANAI (Associazione nazionale archivisti italiani) sotto la guida della presidente ANAI-Marche; ancora, è stata portata a termine la prima fase di inventariazione, limitata ai fondi bibliotecari della famiglia Chiostergi-Tuscher.
Da ultimo, a partire dal novembre del 2017 ha avuto inizio l’inventariazione della parte propriamente archivistica che, secondo una stima, si compone, come detto, di oltre 100.000 tra lettere (circa i 2/3 dell’intero fondo), documenti, giornali, foto, diari, libri, manifesti e altro materiale. In queste operazioni, il Centro mazziniano ha potuto beneficiare della collaborazione dell’Associazione di storia contemporanea che, tra l’altro ha individuato al proprio interno una archivista e una bibliotecaria professioniste.
Sono state inoltre interpellate le principali istituzioni pubbliche (nazionali e territoriali) per garantire i necessari finanziamenti a questo progetto di ricerca: alcuni enti hanno fornito risposta nel giro di breve tempo, di quella di altri si resta in attesa.
L’intervento della Dirigenza P.F. Beni e attività culturali della Regione Marche17 ha assicurato i primi fondi che hanno permesso di radunare attorno a questo intervento culturale uno scelto gruppo di giovani studiosi, accuratamente selezionato dai dirigenti del Centro mazziniano, sentite le autorità competenti. Quando l’inventariazione sarà conclusa, si potranno aggiornare le conoscenze di storia nazionale e internazionale come risultato di un impegno scientifico fondato sulla competenza, sulla partecipazione collettiva e sul confronto, secondo gli auspici espressi dallo stesso Chiostergi: infatti, ognuna delle più importanti realizzazioni pubbliche compiute da quest’ultimo in vita ha profondamente risentito della sua visione solidaristica e partecipativa, complemento non secondario dei suoi profondi principi mazziniani.
Chiostergi si è trovato spesso nella situazione di reperire fondi per i suoi progetti e si è rivolto a enti italiani ed europei: non lo ha mai fatto per fini personali, ma in nome di un obiettivo concernente la crescita civile e culturale di una comunità, italiana ed europea. Sottosegretario di Stato al ministero del Commercio con l’estero nel secondo governo De Gasperi (13 luglio 1946-2 febbraio 1947), Chiostergi fu inviato nel maggio 1947 come ambasciatore straordinario a Praga dove concluse, il 2 luglio successivo, quattro accordi economici col ministro degli Esteri cecoslovacco Jan Masaryk; al suo rientro, Chiostergi restituì all’erario 200 dollari avanzati rispetto al compenso spettatogli (16 dollari al giorno) e i funzionari del Tesoro si trovarono in imbarazzo perché non sapevano in quale capitolo di bilancio contabilizzare la somma restituita18.
La biblioteca
La biblioteca Chiostergi si compone di oltre un migliaio tra libri, opuscoli, giornali, riviste e altro materiale a stampa.
La struttura nella quale è attualmente ospitata, all’interno del Centro mazziniano di Senigallia, è stata intitolata a Giuseppe ed Elena Chiostergi nel 2014, nell’ambito delle iniziative predisposte da questo sodalizio in occasione del centenario della partenza di Giuseppe come volontario per la grande guerra. Si tratta di una delle stanze più grandi e luminose del Centro e l’operazione di collocazione del materiale bibliotecario, contestualmente a quella concernente quello archivistico, è stata realizzata sotto la supervisione di archivisti professionisti e di funzionari della competente Soprintendenza.
La parte più consistente del materiale bibliotecario è stata inventariata in quanto facilmente individuabile nel corso del trasferimento dell’archivio dalla Francia all’Italia, avvenuto, come detto nell’autunno 2016: si tratta di 724 pubblicazioni che sono state sistemate nei primi dieci scatoloni del fondo Chiostergi-Tuscher.
Tuttavia, una seconda parte, non meno voluminosa, è costituita dai quotidiani italiani e stranieri (per lo più in lingua francese), copie dei quali si trova in tutti gli altri settanta cartoni dell’archivio, attualmente in corso di inventariazione da parte di un pool di studiosi cosicché una stima esatta di essa si potrà avere solamente una volta concluso tale processo.
La parte già inventariata è costituita da monografie, libri collettanei, opere di divulgazione e propaganda politica, testi di storia, letteratura, filosofia, pubblicazioni di natura scolastica e accademica, un materiale che può essere suddiviso in cinque aree tematiche.
Innanzitutto c’è un folto novero di pubblicazioni riguardanti il pensiero e l’opera di Giuseppe Mazzini e la lunga attività del Partito repubblicano italiano, dalla sua fondazione fino agli anni Cinquanta del Novecento. Mazzini è il personaggio maggiormente presente nella biblioteca Chiostergi: c’è una edizione completa dell’edizione nazionale dei suoi Scritti editi e inediti, istituita nel 1904 per cura dello Stato italiano, dal momento che il patriota genovese è stato il primo italiano contemporaneo a «ricevere tale onore» e, in generale, il terzo dopo la pubblicazione degli scritti di Galileo e Machiavelli19. Sono presenti saggi dei più importanti esegeti e commentatori del pensiero del patriota genovese, da Giuseppe Tramarollo a Piergiovanni Permoli, da Ugo Della Seta a Carlo Sforza, fino a Camillo Marabini e a storici come Bruno Di Porto.
Nella biblioteca ci sono diverse opere di Arcangelo Ghisleri20 e della generazione di militanti repubblicani che, tra 1912 e 1913, su ispirazione del geografo e intellettuale lombardo, promossero la svolta a sinistra all’interno del PRI, superando la concorrenza dell’ala moderata, governativa e filo-massonica del partito. Sono così presenti alcune opere di uno degli allievi prediletti di Ghisleri, Giovanni Conti, marchigiano di Montegranaro, fra cui tre distinte edizioni (1913, 1917, 1921) di quella che viene considerata la ricerca storica più importante di quest’ultimo21, la ricostruzione di un secolo di lotte di vita repubblicana firmata con lo pseudonimo22. L’altro militante del PRI sostenitore della suddetta svolta, Oliviero Zuccarini, marchigiano di Cupramontana, compare invece solo una volta, con un’opera minore23.
Una seconda parte riguarda testi di storia risorgimentale, la cultura politica, congiuntamente a quella mazziniana, su cui Chiostergi aveva condotto il proprio apprendistato politico. Il nome maggiormente presente, con 52 occorrenze, è quello di Giuseppe Garibaldi di cui compaiono sia le opere principali24 sia la vasta memorialistica sul personaggio, in versione italiana e francese: sono presenti gli scritti di Alexandre Dumas, che aveva seguito il condottiero durante le sue imprese patriottiche principali25, le opere del figlio Ricciotti26 e di altri componenti della famiglia come Clelia27, scritti riguardanti l’epopea, recentemente ricostruita in maniera dettagliata28, delle camicie rosse dalla nascita fino alla Prima guerra mondiale29, ma anche sul secondo conflitto30. Sono presenti alcuni importanti scritti di Giovanni Bovio31, monografie rare firmate da rilevanti personalità politiche32 e significative ricerche storiche, come la prima opera dedicata al nizzardo da parte di un giovane storico britannico33.
Compaiono poi gli scritti di noti studiosi risorgimentali del primo Novecento come Giuseppe Leti, autore di opere di una certa fortuna34, e Alfredo Comandini, il noto giornalista e politico italiano di natali faentini che nel 1901 intraprese la sua opera più importante, una sorta di monumentale cronaca diaristica dell’Ottocento, con gli eventi annotati giorno per giorno, interrotta all’Unità nazionale per la sopraggiunta morte dell’autore (1923): la biblioteca Chiostergi conserva l’opera completa, compresi gli ultimi volumi realizzati, su iniziativa dell’editore Vallardi, dal professore milanese Antonio Monti (1882-1953), altro nome celebre degli studi risorgimentisti del primo Novecento35.
Una terza parte è occupata da scritti delle più importanti personalità politiche dell’età contemporanea: oltre a diverse opere di Marx ed Engels, di Lenin e Stalin, rapporti politici e celebri discorsi pronunciati da Togliatti, pubblicati da organismi del PCI36. C’è poi una vasta pubblicistica di cui si è nutrita la figlia Eugenia, militante e sindacalista, da pubblicazioni quasi sempre senza data alle lezioni numerate condotte a cura della Scuola centrale di quadri del Partito comunista italiano.
Tra gli scritti di carattere politico vanno annoverati quelli degli antifascisti che Chiostergi ospitò nella sua casa ginevrina di rue Plantamour, 20: dai compagni di partito (oltre ai citati Chiesa, Pacciardi e Reale, vanno menzionati Cipriano Facchinetti, Mario Bergamo e Mario Angeloni, morto poi combattendo nella guerra civile spagnola) al sindacalista Bruno Buozzi, da Emilio e Joyce Lussu, al fratello di quest’ultima, Massimo Salvadori Paleotti, più noto come Max Salvadori, storico, antifascista e poi ufficiale dell’esercito britannico incaricato di tenere i collegamenti con i partigiani italiani. Scritti di questi personaggi sono presenti nella biblioteca.
Ma nella casa di rue Plantamour venne accolto anche Sandro Pertini mentre si apprestava, nel marzo 1929, a rientrare in Italia, con falso passaporto intestato a un cittadino svizzero, venendo di lì a poco scoperto e arrestato. Abbandonata l’abitazione di rue Plantamour, i Chiostergi si trasferirono in una dimora più piccola, situata in avenue de la Croisette, vicino all’Università di Ginevra. Dopo l’8 settembre 1943, casa Chiostergi tornò a ospitare giovani partigiani, soldati e ufficiali, profughi e antifascisti che fuggivano dalla Francia occupata dai tedeschi; c’era sempre almeno un piatto a tavola in più – hanno ricordato la moglie e la figlia37 – e in quel frangente casa Chiostergi ospitò il socialista e antifascista Giuseppe Emanuele Modigliani (detto Menè) e sua moglie Vera Funaro (all’anagrafe Nella, ma diventata Vera per ricordare Vera Zasulič, la rivoluzionaria russa), i «nostri cari commensali del sabato»38, e la famiglia di Cesare Battisti, i due figli e la vedova Ernesta Bittanti che, studentessa alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze nell’ultimo decennio dell’Ottocento, aveva animato un fervido cenacolo intellettuale cui parteciparono Gaetano Salvemini, di cui sono presenti in biblioteca due testi significativi39, Ugo Guido Mondolfo, storico e politico, concittadino di Chiostergi, Alfredo Galletti e Assunto Mori (successivamente insigni critico letterario e geografo) e Cesare Battisti, futuro marito. Di Vera Modigliani è presente il suo libro più intenso nel quale ha descritto gli anni terribili del fuoruscitismo antifascista in Francia, in Svizzera e negli Stati Uniti, propiziati dal ruolo assunto dal marito come avvocato di parte civile, al processo relativo all’omicidio di Giacomo Matteotti; la copia presente nella biblioteca contiene una lettera dell’autrice a Elena Chiostergi, datata 29 febbraio 194740.
Giuseppe Chiostergi è stato un grande europeista e un’intera sezione della sua biblioteca è composta da scritti storici e divulgativi sulla formazione dell’idea d’Europa, sui suoi padri fondatori41, sulla prospettiva di un continente unito42, su organismi come il Consiglio d’Europa, presso il quale egli tenne alcuni discorsi negli anni Cinquanta; presenti anche alcuni numeri di riviste come Europa federata, risalenti allo stesso periodo, nonché testi di scrittori di area repubblicana sull’europeismo mazziniano43; la maggior parte di queste opere è servita a Chiostergi come base dei numerosi discorsi pubblici da lui tenuti sul tema.
Infine un’ultima parte è formata dall’ampio spettro di letture di Chiostergi, dai testi della sua formazione, da quelli utilizzati nelle lezioni e conferenze durante il periodo svizzero: sono presenti in biblioteca testi che confermano l’ampiezza degli interessi culturali dell’educatore e docente Chiostergi, spazianti dalla letteratura44 alla filosofia contemporanea, italiana45 ed europea46.
Da riviste attinenti al suo incarico presso la Camera di commercio di Ginevra, a cominciare dall’edizione completa de La vita italiana nella Svizzera, Bollettino ufficiale della camera di commercio italiana nella Svizzera; riguardano inoltre la vita in Svizzera nella prima metà del Novecento monografie, scritti divulgativi e riviste come Bulletin officiel du Bureau international du travail, stampato a Ginevra.
Prospettive
La pandemia da coronavirus ha imposto uno stop all’attività di inventariazione che dovrebbe riprendere, condizioni sanitarie permettendo, il 12 aprile 2021, sempre sotto la supervisione di una archivista e di una bibliotecaria professionista, per essere completata nel 2025. Viene utilizzato l’applicativo Archimista, suggerito dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria e delle Marche.
La convenzione stipulata tra gli eredi Chiostergi e il Centro mazziniano prevede la realizzazione di due versioni (una cartacea e una digitale) dell’inventariazione che saranno donate alle principali biblioteche italiane ed europee, cominciando da quelle francesi e svizzere. Analogo discorso riguarda il processo di catalogazione.
Il completamento di tali processi consentirà di aggiornare non poche conoscenze sulla storia italiana ed europea del primo Novecento e porrà in essere l’operazione più utile e concreta che onorerà la memoria di un uomo fortemente concreto. Il segretario nazionale del PRI, Oronzo Reale, nel tracciarne una testimonianza all’indomani della morte, richiamò soprattutto la fede di Chiostergi, «una fede non inerte o declamante ma sempre operante», aggiungendo:
Questo colpiva di lui, l’immediata quasi spontanea, automatica traduzione delle idee in fatti concreti, soprattutto in fatti amministrativi concreti, quei tali fatti che sono nella pazienza quotidiana tra i più indigesti, i più difficili per chi combatte una battaglia politica. Certamente il suo professore di storia Aroldo Belardi fra tutte le massime di Mazzini gli aveva scolpito nel cuore specialmente questa: pensiero e azione47.
Note