Sara Dinotola
La valutazione delle collezioni costituisce una complessa fase della gestione tradizionalmente auspicata in letteratura, ma non sempre praticata con continuità, soprattutto nel contesto delle biblioteche pubbliche. Tale attività rappresenta il primo e fondamentale passo per la definizione di una particolareggiata istantanea relativa ai singoli segmenti delle raccolte, utile – insieme ad altri elementi conoscitivi riguardanti il contesto interno ed esterno – a definire in modo più ponderato le future politiche di sviluppo e di gestione, illustrate nella carta delle collezioni1.
Una volta abbracciata la cultura valutativa, può essere auspicabile estenderne la portata e l’oggetto di studio per fare in modo che l’attenzione non si limiti alle raccolte della biblioteca o del sistema in cui si opera, ma si rivolga anche ad altre biblioteche, al mercato editoriale e alle preferenze di lettura. Da una ricognizione della letteratura scientifica e professionale è stato possibile individuare alcuni contributi sul tema del benchmarking tra collezioni di più biblioteche, anche se quasi esclusivamente accademiche e di ricerca2; invece, non sono emersi studi specifici sul raffronto tra l’offerta editoriale e ciò che è stato selezionato dalle biblioteche (di qualunque tipologia). Con l’obiettivo di riflettere su queste due tipologie di relazione poco indagate soprattutto in riferimento alle biblioteche pubbliche, il presente contributo intende proporre, in via sperimentale, un approccio metodologico per l’analisi delle collezioni che permetta sia di interpretare in modo meno autoreferenziale e più sfaccettato i dati bibliografici e quelli relativi all’utilizzo delle raccolte, sia di instaurare un proficuo dialogo tanto tra le biblioteche quanto tra queste e gli altri soggetti della filiera del libro.
All’interno di tale approccio si individuano due livelli strettamente integrati che non possono essere tralasciati se si vuole adottare un’impostazione metodologica più complessa in fase di valutazione delle raccolte. Il primo livello è rappresentato dal confronto tra le collezioni di più biblioteche e/o di più sistemi bibliotecari. Oltre al tradizionale benchmarking che permette di comparare dal punto di vista quantitativo le collezioni, è opportuno soffermare l’analisi anche sulle caratteristiche distintive delle raccolte (a partire dai titoli delle opere che le compongono) per capire, ad esempio, se sia garantita un’offerta plurale e diversificata in riferimento agli editori, agli argomenti, alle lingue, alle tipologie documentarie, ai livelli di approfondimento. Un altro tema di indagine è rappresentato dai livelli d’uso delle raccolte, sia complessivamente, sia in riferimento ai singoli titoli. Pertanto, lo scopo è quello di estendere l’impiego dei metodi tradizionali per la valutazione delle collezioni e di aggiungerne di nuovi per realizzare un benchmarking che prenda in considerazione varie tipologie di dati, mettendo in luce gli aspetti quantitativi e qualitativi delle collezioni.
Tali valutazioni, inoltre, si legano al secondo livello basilare dell’approccio metodologico illustrato in questa sede, ossia il mercato editoriale. Infatti, al fine di ampliare ulteriormente lo sguardo, risulta fondamentale instaurare un confronto tra le collezioni bibliotecarie e l’offerta editoriale, in termini quantitativi (numero di monografie acquisite e numero di monografie pubblicate), qualitativi (argomenti, tipologie documentarie e livelli Conspectus) e di utilizzo (prestiti e vendite).
Alla base di questo tipo di studio si pone la necessità di accedere a una grande mole di dati, la cui ricerca, organizzazione e analisi può comportare un notevole dispendio di tempo e di energie. Nonostante tali limitazioni oggettive, risulta quanto mai interessante provare ad applicare sul campo questo orientamento metodologico, in quanto potrebbe aiutare a rispondere a svariate domande di ricerca, ad arricchire la prospettiva che nei decenni ha guidato la valutazione delle collezioni bibliotecarie e a mettere in luce le caratteristiche delle relazioni che sussistono tra più raccolte, nonché tra queste e la produzione editoriale. Inoltre, questo tipo di analisi potrebbe spingere a riflettere anche su tematiche che vanno oltre l’ambito specifico della valutazione delle raccolte, riguardanti, ad esempio, i sistemi impiegati dalle biblioteche e dal mondo editoriale per l’organizzazione e la classificazione dei libri e, dunque, della conoscenza.
Per verificare l’applicabilità e l’utilità dell’impostazione metodologica sopra richiamata, ho ritenuto opportuno sperimentarla concretamente, scegliendo di soffermare l’analisi comparativa sul mercato editoriale e su alcune biblioteche pubbliche italiane. Si tratta delle 19 sedi principali delle Biblioteche civiche di Torino3 e delle 7 Biblioteche del Comune di Bolzano4. Anche se tali sistemi sono situati in contesti urbani differenti per estensione e per caratteristiche demografiche5, il numero delle biblioteche che li compone è diverso e le dimensioni delle rispettive raccolte sono maggiori nel caso del capoluogo piemontese, il confronto può risultare interessante se, fatte le dovute proporzioni, si prendono in considerazione gli attuali tassi di acquisizione annuali e si tiene conto della rilevanza delle collezioni di queste biblioteche per i rispettivi ambiti territoriali6.
Prima di effettuare un’analisi comparativa, inoltre, bisogna tenere conto delle diverse politiche di acquisizione documentaria, influenzate dallo specifico contesto socioculturale, cognitivo e biblioteconomico di chi effettua la selezione sulla base di determinati canali, fonti, modelli e pratiche. Proprio in riferimento a queste ultime, si notano differenze importanti tra i due sistemi considerati: nel caso delle Biblioteche civiche di Torino, la responsabilità della selezione documentaria è affidata in larga misura all’Ufficio acquisti del Centro rete7; mentre a Bolzano ogni biblioteca, seppure in una cornice condivisa a livello di politiche e di criteri per lo sviluppo documentario, è direttamente responsabile di ogni fase della gestione delle collezioni, a partire dalla selezione. Quindi, alla base dello studio si pongono sia dati di tipo quantitativo, sia informazioni ricavate dal confronto con i bibliotecari: la loro analisi integrata può aiutare a mettere in luce le caratteristiche e la complessità delle realtà prese in esame e messe a confronto.
>Poiché il presente contributo si connota fortemente come un articolo di ricerca inteso ad analizzare questioni molto specifiche e finora mai esplorate in modo organico e approfondito, la trattazione stessa appare densa, articolata e ricca di riferimenti ai dati che costituiscono il punto di partenza dell’indagine. Per agevolare il lettore, appare opportuno fare presente che lo studio si articola in due parti. La prima analizza il tema della consistenza e delle caratteristiche delle collezioni bibliotecarie, messe a confronto con il mercato editoriale; la seconda riguarda il tema dei prestiti e delle vendite, analizzato sempre secondo un’ottica comparata.
Entrando più nel dettaglio, i temi specifici della prima parte della ricerca possono essere così sintetizzati:
Nelle prossime pagine si analizzeranno tali aspetti, con l’obiettivo finale sia di far emergere le caratteristiche quantitative e qualitative della produzione editoriale e delle collezioni prese in esame, sia di riflettere sulle pratiche e sui criteri di selezione documentaria adottati nelle diverse biblioteche.
Una volta individuate le 26 biblioteche campione, ho deciso di soffermare l’analisi sperimentale su singole porzioni omogenee delle rispettive raccolte. La segmentazione del patrimonio è avvenuta sulla base della Classificazione decimale Dewey, dunque secondo un’impostazione strettamente biblioteconomica, di solito adottata durante la valutazione delle collezioni8. Più specificatamente, la parcellizzazione del patrimonio è stata effettuata a livello delle cento divisioni e quella prescelta per l’analisi è rappresentata dalla divisione 300 (Scienze sociali, sociologia e antropologia)9, che riguarda temi variegati, di grande attualità e, allo stesso tempo, risulta presumibilmente meno estesa rispetto ad altre, dunque più gestibile in una fase sperimentale dell’analisi. Inoltre, al fine di ridurre l’ampiezza dei campioni, l’esame si è concentrato soltanto sui titoli pubblicati nel 2019.
Una volta ottenuti gli elenchi con i libri del 2019 acquisiti e classificati dalle biblioteche nella divisione 300, è emersa la situazione descritta nella Figura 1, in cui si riporta anche l’indicazione percentuale rispetto alle acquisizioni complessive di monografie cartacee avvenute nell’anno 2019, escludendo le altre tipologie documentarie10.
Figura 1 – Le acquisizioni nella divisione 300
Considerando le biblioteche di Torino, si nota che il campione oggetto di analisi è costituito da un numero esiguo di titoli, sia in senso assoluto, sia in relazione al numero delle monografie acquisite nel 201911. La percentuale oscilla tra l’1,44% del totale per la Biblioteca Alberto Geisser; e lo 0,01% della Biblioteca Andrea Della Corte, passando per lo 0,45% della Civica centrale. Inoltre, non bisogna farsi trarre in inganno dalla percentuale registrata per la Biblioteca Luigi Carluccio, pari al 50%, in quanto le monografie acquisite nel 2019 sono state soltanto 2, infatti tale sede risulta chiusa per lavori12.
Per quanto riguarda Bolzano, la Civica è la biblioteca che ha acquistato il numero maggiore di titoli classificati nella divisione 300, ossia 230, pari al 2,64% del totale13. Nelle biblioteche di quartiere tale percentuale varia tra lo 0,97% della Biblioteca Oltrisarco e l’1,98% della Ortles14.
Oltre alla rilevazione del numero delle monografie acquisite, è interessante verificare se all’interno di uno stesso sistema si tenda a selezionare gli stessi titoli, oppure se ci sia la propensione a diversificare l’offerta tra le biblioteche. Le Biblioteche civiche di Torino hanno acquisito in totale 128 titoli editi nel 2019 e da loro classificati nella divisione 300: il 54,6% di essi (pari a 70) è stato accessionato da una sola biblioteca del sistema, precisamente 52 dalla sola Civica centrale e i restanti 18 sono distribuiti tra le altre biblioteche. In nessun caso un libro risulta acquistato da tutte le 19 le biblioteche, mentre 2 titoli sono presenti nel patrimonio di ben 16 biblioteche (Figura 2). Dunque, a fronte di 128 titoli, sono state acquisite in totale a livello di sistema 306 copie.
Quanto alle biblioteche di Bolzano, si nota una situazione diversa. Infatti, il sistema, come detto formato da sole 7 biblioteche, ha selezionato complessivamente 254 titoli pubblicati nel 2019 e classificati nella divisione 300: di questi l’84,25% (pari a 214) risulta acquisito in una sola copia (in particolare 191 titoli dalla Biblioteca civica). Solo due libri, inoltre, sono presenti nelle collezioni di tutte le biblioteche del Comune, dunque in 7 copie. In sintesi, a Bolzano sono stati acquisite 330 copie a fronte di 254 titoli selezionati.
Confrontando i dati relativi ai due sistemi, si nota la maggiore tendenza delle biblioteche torinesi ad acquistare copie multiple di uno stesso titolo, soprattutto quando il numero di tali copie è pari o superiore a 3. Questo fenomeno deriva dal fatto che il sistema di Torino è ampio e articolato, dunque si sente la necessità di distribuire in modo omogeneo le copie di uno stesso titolo sul territorio; in aggiunta, va sottolineato che la decisione di acquisire copie multiple è spesso funzionale alle specifiche attività e iniziative organizzate dalle diverse biblioteche.
Figura 2 – Le acquisizioni nei due sistemi suddivise per copie singole e multiple
Come anticipato nel paragrafo introduttivo, al tradizionale benchmarking esterno tra le collezioni delle biblioteche ho ritenuto proficuo affiancare il confronto, in termini quantitativi e qualitativi, con la produzione editoriale. Dunque, il primo passo è consistito nell’individuazione dei titoli pubblicati nel 2019 e afferenti alla divisione 300. In questa fase sono emerse le prime significative difficoltà a ottenere set omogenei e confrontabili di dati, dovute a una diversa classificazione editoriale dei libri rispetto a quella adottata dalle biblioteche. Infatti, il principale sistema di classificazione impiegato da Informazioni editoriali15 è costruito secondo una tassonomia che prevede scaffali e settori ed è basata su Thema16. Lo scaffale riconducibile alla divisione 300 è quello denominato “Società, comunicazione mass media”, che, in riferimento alla produzione del 2019, risulta composto da 2.172 titoli17. Se si escludono la narrativa per adulti e i libri per ragazzi, tale scaffale si colloca al quarto posto per numero di libri pubblicati nel 2019 (pari al 2,81% del totale annuale), dopo gli scaffali “Religioni” (4,77%), “Diritto” (4,31%) e “Storia” (3,65%).
Va evidenziato, inoltre, che allo stesso tempo Informazioni editoriali adotta anche una classificazione per CDD che si ferma alle prime due cifre della classe, ossia, a livello della divisione: alla 300 afferiscono 2.290 monografie pubblicate nel 2019. L’elenco relativo allo scaffale “Società, comunicazione mass media” e quello relativo alla divisione 300 contengono 1.328 titoli in comune; in primo luogo, quindi, ho provveduto a eliminare i duplicati. L’elenco così ottenuto è composto da 3.134 titoli, ma, da una prima e campionaria analisi dei libri in esso presenti, è emerso che in realtà non tutti sono classificabili all’interno della divisione 300, qui oggetto di esame. Dunque, ho provveduto a sfoltire la lista ottenuta, eliminando tutti i titoli non classificabili nella divisione 300. Per individuarli, è stato necessario prendere in considerazione i singoli libri e, a partire dall’ISBN, verificare quale numero CDD fosse stato attribuito in SBN, nell’OPAC delle Biblioteche civiche di Torino e in quello delle Biblioteche del Comune di Bolzano; inoltre, ho preso nota di eventuali discordanze di attribuzioni tra i vari cataloghi. Nel caso in cui un titolo non fosse presente in nessuno dei tre OPAC o nel caso in cui a un determinato titolo non fosse stato attribuito un numero CDD, esso è stato da me assegnato, limitatamente alle prime tre cifre.
In seguito a questo lavoro, ho potuto escludere 1.977 titoli su 3.134, in quanto afferenti ad altre divisioni della classe 300, oppure ad altre classi; inoltre ho eliminato anche i libri scolastici e i periodici. In questo modo è stato possibile costruire il campione con un criterio di selezione maggiormente in linea con quello seguito per la segmentazione del patrimonio delle biblioteche. Dunque, da questo momento in poi sarà presa come riferimento proprio questa seconda lista relativa alla produzione editoriale, sottoposta al processo di scrematura. Tuttavia, come si evidenzierà più avanti, da tale elenco di riferimento, composto da 1.157 titoli e ottenuto per sottrazione, sono rimasti esclusi libri che sono stati classificati dalle biblioteche nella divisione 300, ma non sono stati inseriti in nessuna delle due liste originarie fornite da Informazioni editoriali, in quanto da essa classificati diversamente.
Ma procediamo con ordine nell’analisi e nel confronto tra le collezioni delle biblioteche e il mercato editoriale, a partire dai dati quantitativi.
Anche se non è possibile effettuare calcoli precisi in termini percentuali, in quanto, come detto, la lista ottenuta non può essere considerata come uno specchio esaustivo della produzione editoriale del settore corrispondente alla divisione 300, si può notare che le acquisizioni di titoli pubblicati nel 2019 risultano esigue in relazione all’offerta editoriale pertinente a questa area disciplinare. Il grado di sovrapposizione tra l’elenco da 1.157 titoli e i patrimoni dei due sistemi bibliotecari è minimo, ed è pari a 56 titoli nel caso di Torino e a 126 titoli nel caso di Bolzano (Figura 3).
Figura 3 – Sovrapposizioni ed esclusività dei campioni analizzati
Entrando più nel dettaglio e confrontando le collezioni delle biblioteche con tale lista ristretta, si nota innanzitutto che solo 19 titoli su 1.157 risultano acquisiti da almeno una biblioteca del sistema del Comune Torino e da almeno una di quello del Comune di Bolzano. Le Figure 4-5 riportano i titoli in questione, l’indicazione delle biblioteche dei due sistemi che li possiedono, nonché l’indice di diffusione nelle biblioteche clienti di Leggere18. Quest’ultimo dato, che indica quante biblioteche clienti di Leggere hanno acquistato un determinato volume, permette di effettuare un confronto a livello più ampio e mostra che tra i 19 titoli ne compaiono alcuni molto richiesti dalle altre biblioteche italiane e altri (la maggior parte) meno richiesti.
Figura 4 – I titoli in comune tra offerta editoriale e i due sistemi (parte 1)
Figura 5 – I titoli in comune tra offerta editoriale e i due sistemi (parte 2)
Tra i due sistemi oggetto di esame si nota una diversa scelta riguardo ai titoli messi a disposizione in copie multiple. Le biblioteche di Torino in 9 casi su 19 hanno optato per l’acquisto di più copie, mentre quelle di Bolzano hanno preso questa decisione solo in 4 casi; è da notare, inoltre, che sono soltanto 2 i titoli in comune acquistati in più copie dai due sistemi19.
Il libro presente a Torino in più esemplari (13) è Breve storia della questione antisemita di Roberto Finzi, che a Bolzano figura solo nella collezione della Biblioteca civica, inoltre non presenta un elevato indice di diffusione tra le biblioteche clienti di Leggere (40).
Da sottolineare è anche che il volume del piemontese e professore emerito dell’Università degli studi di Torino Gustavo Zagrebelsky, Mai più senza maestri, ha raggiunto un discreto indice di diffusione in Leggere (124) ed è presente in 4 biblioteche di Torino e in una sola di Bolzano. Invece, In mare non esistono taxi di Roberto Saviano è stato acquistato in più copie da entrambi i sistemi e figura, tra i 19 titoli qui presi in considerazione, come il più venduto da Leggere (indice di diffusione pari a 327)20. Il libro che si trova al secondo posto di questa classifica (con indice 127) è Crisi: come rinascono le nazioni di Jared Diamond, messo a disposizione solo dalla Civica centrale tra le biblioteche torinesi e da 6 delle 7 biblioteche bolzanine.
Tornando al raffronto con la lista da 1.157 titoli, 107 sono presenti nella collezione di almeno una biblioteca del Comune di Bolzano21; invece, 37 titoli figurano nella raccolta di almeno una biblioteca del Comune di Torino22.
E ancora, 20 libri non presenti nell’elenco relativo alla produzione editoriale sono posseduti invece da almeno una biblioteca di Torino e da almeno una di Bolzano: molto probabilmente essi sono stati inseriti in fase di classificazione editoriale all’interno di categorie diverse dalla divisione 300 e dallo scaffale “Società, comunicazione mass media”.
Le Figure 6-7 riportano i 20 volumi in questione e si nota anche in questo caso che alcuni titoli sono molto acquistati dalle biblioteche italiane, in quanto presentano un elevato indice di diffusione, e altri hanno raggiunto una minore richiesta da parte delle biblioteche clienti di Leggere.
Nel primo gruppo rientra meno della metà dei titoli e spiccano Basta! di Lilli Gruber (indice di diffusione 39623) e Siamo tutti profughi di Malala Yousafzai (indice di diffusione 289). Entrambi i libri sono stati acquistati in copie multiple sia a Torino che a Bolzano. Nel caso degli altri titoli posseduti in almeno un esemplare da entrambi i sistemi, si nota, come avvenuto per i 19 ricordati in precedenza, una diversa scelta in merito all’acquisto di copie multiple, che continua a essere più frequente nelle biblioteche torinesi. A tal proposito, va segnalato il volume Barracoon di Zora Neale Hurston (indice di diffusione 39), presente nelle collezioni di ben 16 delle 19 biblioteche civiche di Torino e in quelle di 2 biblioteche di Bolzano.
Figura 6 – I titoli in comune tra i due sistemi (parte 1)
Figura 7 – I titoli in comune tra i due sistemi (parte 2)
Per concludere il benchmarking tra la lista relativa all’offerta editoriale e le collezioni delle biblioteche va evidenziato che, sempre a causa della non completezza della lista, non figurano in essa neanche 51 libri posseduti solo da almeno una biblioteca del Comune di Torino24 e altri 107 titoli posseduti, invece, solo da almeno una biblioteca del Comune di Bolzano25.
Anche se il confronto tra l’offerta editoriale e le collezioni delle biblioteche è ostacolato dal diverso sistema di classificazione, l’analisi consente comunque di delineare un interessante quadro comparativo rispetto alle case editrici, agli argomenti trattati, alla tipologia dei libri e ai relativi livelli di approfondimento.
Nell’elenco da 1.157 volumi sono rappresentati ben 532 editori, di cui 369 (pari al 69,36%) figurano con un solo titolo pubblicato. Le case editrici con una produzione maggiore nel settore disciplinare considerato sono, invece, Franco Angeli con 41 titoli, Aracne con 36, Mimesis con 35, Youcanprint con 30, Meltemi con 26, Il mulino con 24, Einaudi con 17; seguono altri editori con numeri decisamente più bassi, come illustrato dalla Figura 8, in cui si riportano gli editori che hanno pubblicato almeno 10 libri relativi alla divisione 300 nel 2019.
Figura 8 – Gli editori più rappresentati nell’offerta editoriale
Passando alle biblioteche, sempre in merito alle case editrici può essere utile effettuare un confronto sia tra i due sistemi, sia tra questi e il mercato editoriale. In primo luogo va evidenziato che a causa della parziale rappresentatività della lista relativa all’offerta editoriale riconducibile alla divisione 300, alcuni editori risultano più rappresentati nelle collezioni dei due sistemi rispetto alla lista da 1.157 titoli. Se si limita lo sguardo agli editori presenti con almeno 5 titoli nelle porzioni di collezione dei due sistemi oggetto di analisi, questo fenomeno si verifica nel caso di Bollati Boringhieri, Einaudi, Feltrinelli, Hoepli, Mondadori, Ponte alle Grazie, Rizzoli e Solferino (Figura 9).
Figura 9 – Gli editori più rappresentati nelle collezioni dei due sistemi rispetto all’offerta editoriale
Fatta questa premessa, è possibile continuare l’analisi relativa alla rappresentatività degli editori.
La Figura 10 mette in evidenza da un lato il grado di sovrapposizione tra le collezioni dei sistemi presi in esame e dall’altro quello di esclusività; inoltre il confronto avviene non solo a livello di titoli, ma anche di copie. La casa editrice più rappresentata nelle collezioni dei due sistemi è Il mulino (con 24 titoli essa si pone al quarto posto nella classifica degli editori più rappresentati nella produzione editoriale): a Torino si rinvengono 33 copie di libri di questo editore, a fronte di soli 12 titoli; mentre a Bolzano le copie sono 21 e i titoli 19. Dunque, è importante la differenza quantitativa tra i due sistemi, infatti quello bolzanino possiede circa un terzo di titoli in più de Il mulino; solo 5, invece, risultano essere i titoli dell’editore bolognese in comune tra i due sistemi26.
Sempre 21 copie e 19 titoli si registrano a Bolzano per quanto riguarda i volumi di Einaudi; mentre nelle civiche di Torino sono presenti 19 copie e 14 titoli. In questo caso i titoli in comune sono 927.
Gli altri editori sono meno rappresentati, come messo in evidenza dalla Figura 10. A colpo d’occhio si nota che nelle biblioteche torinesi la differenza tra il numero delle copie e quello dei titoli pubblicati dai diversi editori è maggiore rispetto a quella che si riscontra a Bolzano: nelle collezioni torinesi molto emblematici a tal proposito sono i casi di Laterza (17 copie e 5 titoli) e di Feltrinelli (10 copie e 3 titoli). Ciò è un’ulteriore testimonianza della tendenza torinese ad acquistare copie multiple e nel prossimo paragrafo si cercherà di capire se queste scelte comportino delle conseguenze tangibili in relazione ai livelli d’uso delle raccolte.
In aggiunta, nel campione analizzato delle collezioni del sistema di Torino non sono rappresentati Rizzoli e Castelvecchi, che pubblicano in prevalenza opere di saggistica divulgativa, Carocci, che propone principalmente volumi per il mondo accademico e per le professioni, e Hoepli, che si occupa soprattutto di manualistica tecnica. Inoltre, editori generalisti, come Mondadori, oppure quelli particolarmente attenti ai variegati temi della contemporaneità, come Meltemi, sono scarsamente rappresentati nelle collezioni torinesi.
Due aspetti accomunano, infine, i sistemi presi in esame. Il primo riguarda la scarsa attenzione in fase di selezione documentaria verso i tre editori più prolifici sul mercato in relazione alla divisione 300 nel 2019 (Franco Angeli, Aracne e Mimesis): ciò dipende, probabilmente, da una precisa scelta delle biblioteche di non dedicare molta attenzione e risorse alle acquisizioni di opere riconducibili alla letteratura specialistica e accademica, nonché alla manualistica specializzata, prodotte in larga misura per l’appunto da queste case editrici.
In secondo luogo, nelle collezioni dei due sistemi non figurano volumi derivanti dal self-publishing, che invece a livello della produzione editoriale non sono trascurabili dal punto di vista numerico, infatti la Youcanprint (piattaforma per l’autopubblicazione) si pone al quarto posto nell’elenco degli editori più produttivi (con 30 titoli); da rilevare è anche la presenza sul mercato de ilmiolibro self publishing (con 13 titoli)28. La presente ricerca riguarda campioni limitati delle collezioni delle singole biblioteche, quindi non è possibile affermare che a livello generale i due sistemi oggetto di analisi non selezionino libri autopubblicati dagli autori; però, la situazione emersa in riferimento ai libri editi nel 2019 classificati nella divisione 300 nei contesti bibliotecari analizzati è sintomatica della scarsa attenzione dedicata al self-publishing da parte di molte biblioteche pubbliche nei vari contesti geografici. Infatti, il libro autopubblicato è generalmente giudicato di scarsa qualità, in quanto non è stato sottoposto al tradizionale processo editoriale finalizzato sia all’analisi e alla validazione contenutistica sia alla cura redazionale e tipografica. Tuttavia, visto il numero crescente di libri autopubblicati, il tema della loro acquisizione potrebbe essere affrontato in modo più approfondito dai bibliotecari, che potrebbero selezionare o escludere tali volumi non a priori, ma sulla base dei criteri illustrati nei documenti programmatici per lo sviluppo delle collezioni e seguiti per i libri pubblicati dagli editori tradizionali29.
Figura 10 – Gli editori più rappresentati nelle collezioni dei due sistemi (titoli e copie)
Al fine di entrare maggiormente in profondità, può essere utile condurre anche un esame relativo agli argomenti sia dei volumi che compongono l’offerta editoriale sia di quelli acquisiti dai due sistemi bibliotecari. Come ricordato in precedenza, la divisione 300 copre una molteplicità di temi inerenti alle scienze sociali e, grazie a un’analisi titolo per titolo, ho potuto raggruppare le monografie comprese nella lista relativa alla produzione editoriale e quelle che compongono i campioni delle collezioni analizzati in 19 categorie rappresentative degli argomenti trattati (Figura 11).
Dei 1.157 titoli che costituiscono la lista relativa al mercato editoriale, ben 396 sono ascrivibili all’ambito della sociologia e dell’antropologia, ossia la categoria più generica, in cui confluiscono studi specialistici, classici della disciplina, manuali e anche opere dal taglio maggiormente divulgativo riferibili alla sfera delle scienze sociali.
Al di là di questo picco, si notano, sempre in riferimento all’offerta editoriale, numeri non esigui anche per le altre categorie riconducibili ad ambiti disciplinari vasti, quali cultura e società (143 titoli), donne (117 titoli), culture e tecnologie digitali (98), migrazioni (90). Seguono i libri relativi all’interazione sociale e alla comunicazione (65), alla sociologia urbana (59) e al cambiamento sociale (52); mentre gli altri argomenti, certamente di per sé più circoscritti, sono rappresentati da un numero inferiore di volumi.
Figura 11 – I titoli suddivisi per argomenti
Quanto alle collezioni delle biblioteche, nel caso di Torino, la maggiore attenzione in fase di acquisizione è stata riservata ai temi generali legati alla sociologia e all’antropologia, l’unico ambito (assieme alla sociologia urbana, la quale appare però nettamente meno rappresentata) in cui il numero dei titoli supera, seppur di poco, quello registrato a Bolzano (23 contro 20).
Restando a Torino, al secondo posto si pone il tema relativo al cambiamento sociale, trattato secondo diversi punti di vista nei 19 titoli presenti nella collezione del sistema. Seguono i volumi sulle culture e le tecnologie digitali (17), quelli su cultura e società (12) e quelli relativi alle migrazioni (12).
Al contrario, a Bolzano il tema più rappresentato, con 37 libri, è relativo alle culture e alle tecnologie digitali e agli impatti che esse determinano a livello individuale e dell’intera società. Seguono i titoli sul cambiamento sociale (35) e quelli che affrontano il rapporto tra cultura (nelle sue diverse declinazioni) e società (31). Da parte di questo sistema si riscontra, dunque, una maggiore attenzione ai temi della contemporaneità, testimoniata anche dalla presenza nella collezione di editori particolarmente attivi in questo campo.
Va evidenziato, inoltre, che 22 libri presenti a Bolzano sono riconducibili al femminismo, all’emancipazione femminile e al ruolo della donna nella società odierna. A Torino, invece, sono riconducibili a questi argomenti solo 6 titoli. A Bolzano sono ben rappresentati anche i temi legati alle migrazioni (19 titoli) e all’interazione sociale (21 titoli).
Gli altri argomenti individuati – che, come ricordato, in alcuni casi appaiono molto specifici – figurano in un numero limitato di libri in entrambi i sistemi, oppure non sono rappresentati a Torino (anziani e violenza/non violenza).
Un ulteriore aspetto riguarda l’attenzione da parte delle biblioteche dei due sistemi verso le rispettive realtà locali: nel caso del capoluogo piemontese si riscontrano due titoli relativi proprio a Torino e ricollegabili uno all’ambito della sociologia urbana e uno alle culture e tecnologie digitali, nonché un libro edito da Neos (casa editrice torinese) che affronta il tema dell’immigrazione in Piemonte. Invece, a Bolzano si rileva un volume relativo alla posizione delle donne altoatesine durante il Fascismo, uno sulle immigrazioni in Alto Adige, visto come crocevia d’Europa, e uno (in lingua tedesca) sulle minoranze linguistiche in Alto Adige e sui relativi aspetti socio-culturali.
Prima di analizzare i dati relativi ai prestiti, è possibile proporre una riflessione sui livelli di approfondimento e sulle tipologie documentarie sia dei volumi che costituiscono l’offerta editoriale relativa alla divisione 300, sia dei libri che formano le collezioni dei due sistemi. Questa valutazione è basata sull’impiego di un adattamento del metodo Conspectus sul cui impianto metodologico mi sono soffermata in un contributo apparso nel numero di dicembre 2020 di questa rivista30. Alla base di tale rivisitazione di Conspectus si pongono alcuni aspetti: l’impiego della versione ridotta a 3 livelli (invece che 5), la costruzione di un modello di griglia per ogni segmento di collezione da analizzare (divisione CDD), individuando gli ambiti di interesse e le tipologie documentarie attribuibili al livello 1, 2 e 331, nonché la valutazione, preferibilmente autoptica, di ogni volume. Infatti, solo dopo un’analisi dei singoli titoli è possibile attribuire un livello complessivo al segmento di collezione oggetto di studio.
Tornando alla sperimentazione che qui si sta descrivendo, il ricorso a Conspectus vuole essere un ulteriore tentativo di impiegare un metodo tradizionale per l’analisi delle raccolte (seppur rivisitato) ai fini di un benchmarking non solo con il patrimonio documentario di altre biblioteche, ma anche con l’offerta editoriale relativa a un dato segmento disciplinare.
Dall’analisi Conspectus sui 1.157 volumi relativi all’offerta editoriale32, appare evidente che il livello di base è quello meno rappresentato, infatti a esso sono ascrivibili solo 166 documenti, pari al 14,35% del totale: questo dato non sorprende, se si tiene conto degli argomenti rientranti nella divisione 300, i quali si prestano più facilmente a una trattazione approfondita e specialistica, al contrario di quanto può avvenire per altri settori disciplinari. Il livello intermedio è rappresentato da 519 titoli, pari al 44,86% del totale; su una percentuale simile si attesta il livello specialistico, con 472 volumi, pari al 40,80% del totale (Figura 12).
Figura 11 – I livelli Conspectus
Incrociando i risultati della valutazione Conspectus dei singoli titoli con la categorizzazione di ciascun volume in uno dei 19 argomenti in precedenza illustrati, è possibile capire se tali temi si distribuiscano in modo disomogeneo a seconda dei livelli di approfondimento dei libri. Il livello 1, anche a causa del numero limitato di libri a esso riconducibile, risulta abbastanza esiguo in riferimento a tutti gli argomenti e per alcuni di essi assente (antisemitismo, ecologia umana, sociologia urbana, violenza/non violenza); solo in un caso (anziani), i volumi di livello 1 prevalgono rispetto a quelli degli altri.
I libri di livello 2 risultano prevalenti per 12 ambiti su 19 e, in proporzione, è significativo il numero di monografie divulgative sul tema della condizione femminile, ma anche sui temi cambiamento sociale e cultura e società. Infine, il livello 3 è prevalente per 6 ambiti, tuttavia solo in riferimento alla sociologia e antropologia tale preponderanza è molto netta, a causa della specifica natura degli argomenti che rientrano in tale categoria, maggiormente adatti a una trattazione specialistica, anche ai fini della formazione universitaria e dell’aggiornamento professionale (Figura 13).
Figura 13 – I titoli per livelli Conspectus e argomenti nell’offerta editoriale
Soffermando lo sguardo sulle collezioni delle biblioteche, per entrambi i sistemi considerati i titoli di livello 1 si aggirano intorno al 10% del totale, un dato non molto distante da quello registrato in riferimento all’offerta editoriale (14,35%): ciò significa che sia a Torino sia a Bolzano le biblioteche, nel loro complesso, hanno acquisito gran parte della non estesa produzione riconducibile alla divisione 300 che mira a fornire una panoramica introduttiva su argomenti complessi come quelli rientranti nelle scienze sociali. Maggiori differenze tra i due sistemi si riscontrano, invece, in relazione agli altri due livelli. Infatti, il livello 2 risulta più esteso a Torino (71,24% del totale) rispetto a Bolzano, dove si ferma al 64,17%. Di conseguenza, a Bolzano è più ampia l’offerta di titoli collocabili al livello 3 (pari al 26,38%) rispetto a Torino (17,97%). Complessivamente a Torino il livello 1 e il livello 2 raggiungono l’82,02% del totale e a Bolzano il 73,62%, mentre nel caso della produzione editoriale essi sommati si attestano al 59,21%: questi dati sono in linea con quelli che testimoniano la minore rappresentatività nelle collezioni dei due sistemi degli editori di opere altamente tecniche e specialistiche, invece molto prolifici in questo settore disciplinare (come Franco Angeli, Aracne e Mimesis).
Oltre che a livello di sistema, ho condotto l’analisi Conspectus anche per le singole biblioteche, questa volta conteggiando le copie. La percentuale maggiore di libri ascrivibili al livello 3 è stata acquisita dalla Civica centrale di Torino (35% sul totale della divisione, ossia 35 libri su 100) e dalla Civica di Bolzano (27,8%, ossia 64 su 230), ossia dalle strutture più grandi che non solo hanno incrementato maggiormente la loro collezione relativa alla divisione 300, ma, in base alla loro mission, cercano di andare incontro a bisogni informativi più variegati rispetto alle altre biblioteche. Queste ultime, infine, hanno concentrato le acquisizioni prevalentemente su titoli di livello intermedio e, in secondo luogo, basilare (Figure 14-15)33.
Figura 14 – Le copie suddivise per livelli Conspectus (Torino)
Figura 15 – Le copie suddivise per livelli Conspectus (Bolzano)
Se nel paragrafo precedente è stata proposta una comparazione tra l’offerta editoriale in riferimento alla divisione 300 e le collezioni delle biblioteche campione, riportando dati sulla consistenza, sugli editori, sugli argomenti e sui livelli di approfondimento dei singoli volumi, qui l’attenzione si sofferma sui livelli d’uso, sempre ai fini del benchmarking.
Infatti, i temi attorno a cui è ruotata la seconda parte della ricerca sono stati i seguenti:
Come è avvenuto per la prima parte del presente studio, per portare alla luce questi aspetti è stato necessario raccogliere e confrontare molti dati (a volte eterogenei), al fine di elaborare sia una visione analitica sia una di sintesi. Le singole questioni vengono prese in esame qui di seguito, offrendo una descrizione dei principali risultati emersi.
Partiamo dalle biblioteche e, in particolare, dal numero dei prestiti che hanno interessato i libri editi nel 2019 e classificati nella divisione 300. Per calcolare, in termini percentuali, il peso di tali prestiti rispetto a quelli annuali registrati in ogni singola biblioteca, innanzitutto andrebbero scissi i prestiti del 2019 da quelli degli anni successivi (a titolo esemplificativo, nella Biblioteca civica di Bolzano dei 100 prestiti relativi ai volumi della porzione oggetto di analisi 43 sono avvenuti nel 2019 e i restanti 57 nel 2020) e poi andrebbero rapportati ai dati relativi ai prestiti totali dei singoli anni. Portando lo stesso esempio, i 43 prestiti hanno rappresentato solamente lo 0,11% dei prestiti totali relativi alle monografie cartacee registrati nel 2019 e lo 0,28% di quelli del 202034. Tuttavia, questi dati sono poco significativi, in quanto sarebbe più utile calcolare i prestiti dei volumi di un’intera divisione (in questo caso la 300) avvenuti in un dato anno e poi confrontarli con i prestiti totali, oppure con quelli delle altre divisioni, ma ciò richiederebbe un ampliamento del campione di analisi, poiché i titoli editi nel 2019 non corrispondono a tutti i libri che nel 2019 costituivano la divisione 300, formata anche da libri meno recenti. A partire da tali considerazioni, ho deciso di analizzare il tema relativo ai prestiti limitatamente ai volumi oggetto di questo studio.
Le Figure 16-17 mostrano, per le singole biblioteche dei due sistemi, quanti libri non sono mai stati prestati e quanti hanno ottenuto rispettivamente 1 prestito, 2 prestiti, 3 prestiti, 4 prestiti, 5 o più prestiti35. Presso la Biblioteca civica centrale di Torino 32 libri su 100 non sono mai andati in prestito, 26 sono usciti in una sola occasione, 18 libri 2 volte e 10 libri 3, mentre sono inferiori i numeri dei libri andati in prestito 4 o più volte (anche se va sottolineato che 9 volumi sono stati richiesti per il prestito 5 volte o più). Nelle altre biblioteche torinesi si notano due tendenze: in alcune di esse (Rita Atria, Cascina Marchesa, Don Milani, Passerin d’Entreves, I ragazzi e le ragazze di Utoya) è degno di nota, in proporzione al numero totale dei volumi che costituiscono la raccolta campione, il numero dei libri non prestati; invece, in altre (Bonhoeffer, Geisser, Guidetti Serra, Pavese, Villa Amoretti) è da porre in evidenza il numero dei libri prestati una volta. Inoltre, generalmente nelle biblioteche zonali è esiguo (oppure pari a 0) il numero dei libri usciti più di 3 volte.
A Bolzano si nota che nella Biblioteca civica ben 163 libri su 230 (pari al 70,86%) non sono mai andati in prestito, 45 (pari al 19,56%) hanno ottenuto un prestito, 14 2 prestiti (pari al 6,08%), mentre è inferiore il numero dei volumi usciti più di tre volte. Nelle succursali, in cui come visto in precedenza la consistenza delle raccolte analizzate è molto più esigua, i libri mai prestati oscillano tra gli 8 della Ortles (pari al 36,36% sul totale del campione considerato) e i 2 della Firmian (10,52%), della Gries (13,33%), della Novacella (18,18%) e dell’Oltrisarco (18,18%). Quanto ai libri prestati, prevalgono quelli con uno e quelli con 2 prestiti (Europa, Gries, Novacella, Oltrisarco Ortles), mentre nel caso della Firmian sono più numerosi i libri con almeno 3 prestiti.
Figura 16 – Le copie e i relativi prestiti (Torino)
Figura 17 – Le copie e i relativi prestiti (Bolzano)
Una volta preso atto della situazione appena descritta, con lo scopo di mettere in luce aspetti differenti relativi ai prestiti, ho deciso di proseguire l’analisi effettuando altre tipologie di calcoli e ricavando così vari indicatori. Tra questi si può ricordare innanzitutto l’indice di circolazione, calcolato effettuando un rapporto tra il numero di prestiti e il numero di documenti che formano il segmento di collezione preso in esame. Un elevato indice di circolazione è testimonianza di un uso cospicuo della raccolta da parte degli utenti, viceversa un basso indice è un segnale di uno scarso utilizzo.
Nel caso di Torino, la Civica centrale presenta un indice di circolazione non trascurabile, pari a 1,65, infatti sono stati registrati 165 prestiti a fronte di 100 volumi. Nelle altre biblioteche torinesi gli indici di circolazione oscillano tra l’1,73 della Biblioteca Primo Levi e lo 0,4 della Biblioteca Rita Atria, sintomo, quest’ultimo, di uno scarso utilizzo del segmento di collezione, ma certamente legato all’offerta davvero esigua (5 libri)36. In sintesi, la media del sistema torinese è buona e arriva a 1,38 (Figura 18).
Figura 18 – L’utilizzo delle raccolte (Torino)
Spostandoci a Bolzano, la Biblioteca civica – ossia quella con il numero più ampio di volumi che compongono il campione di collezione presa in esame (230) – presenta un indice di circolazione di 0,43, dunque notevolmente più basso rispetto a quello della Civica centrale di Torino; al contrario, nelle sei succursali bolzanine, gli indici di circolazione si attestano su livelli più alti, anche rispetto alle biblioteche torinesi, infatti superano il valore 2 (ad eccezione della Ortles). Quanto all’indice di circolazione dell’intero sistema, esso è pari a 0,93, in quanto viene notevolmente abbassato dal dato della Civica (Figura 19).
Figura 19 – L’utilizzo delle raccolte (Bolzano)
Un altro elemento di interesse riguarda il numero dei volumi prestati. Anche in questo caso i dati delle Biblioteche civiche di Torino mostrano un buon utilizzo delle raccolte da parte degli utenti: in 11 biblioteche, infatti, oltre il 50% dei libri è andato in prestito e nelle rimanenti la percentuale si attesta poco al di sotto; mentre, a livello complessivo, ben il 68,30% dei volumi è andato in prestito. A questo punto, è possibile entrare maggiormente in profondità, per mettere a confronto i livelli d’uso delle varie collezioni e cercare di cogliere le motivazioni alla base delle differenze riscontrate. Ad esempio, suscitano interesse i casi di due biblioteche, ossia la Primo Levi e la Don Lorenzo Milani, che in riferimento al segmento di patrimonio oggetto del presente studio presentano collezioni simili dal punto di vista della consistenza (rispettivamente 15 titoli e 11 titoli), ma differenze evidenti per quanto riguarda i prestiti (26 prestiti contro 8 prestiti), gli indici di circolazione (1,73 contro 0,72) e la percentuale di libri prestati (93,33% contro 45,45%). Per cercare di motivare tali differenze bisogna innanzitutto comparare le collezioni anche dal punto di visa dell’analisi qualitativa: considerando i livelli Conspectus, si nota un’analogia, in quanto presso la Biblioteca Don Milani 10 libri su 11 sono attribuibili al livello 2 (uno solo si attesta al livello 3) e anche nella collezione della Biblioteca Primo Levi prevalgono nettamente i volumi di livello 2 (sono pari a 11), a fronte di 2 volumi di livello 1 e 2 di livello 3. I prestiti hanno riguardato nel caso della Don Milani 5 dei 10 libri di livello 2 e, nel caso della Primo Levi, 2 libri di livello 1, 10 degli 11 di livello 2 ed entrambi i volumi di livello 3. Dunque, evidentemente la differenza nel tasso di utilizzo delle raccolte non è collegabile a scelte diverse in merito ai livelli dei documenti, in quanto entrambe mirano a soddisfare bisogni informativi intermedi. Analizzando gli argomenti trattati dai volumi acquisiti dalle due biblioteche, si rileva che la Primo Levi è maggiormente attenta ai temi del cambiamento sociale (3 volumi contro 1 della Don Milani) e delle migrazioni (2 contro 0), seppure si tratta di numeri esigui di volumi. Inoltre, le raccolte delle due biblioteche presentano 3 titoli in comune: Basta! di Lilli Gruber, che ha ottenuto 2 prestiti presso la Don Milani e 4 presso la Primo Levi; Breve storia della questione antisemita di Roberto Finzi e Barracoon di Zora Neale Hurston, mai prestati nella Biblioteca Don Milani e usciti entrambi due volte nel caso della Primo Levi. Dopo aver fotografato questa situazione, bisognerebbe capire se il basso tasso di prestito registrato presso la Don Milani è relativo solo a questa piccola sezione del suo patrimonio e approfondire l’analisi delle caratteristiche delle due biblioteche37, nonché del contesto in cui esse sono situate (caratteristiche socio-demografiche dei quartieri in cui si collocano, utenza attiva, abitudini di lettura degli utenti).
Tornando a Bolzano, la percentuale più bassa di libri richiesti si rileva in Biblioteca civica, dove è andato in prestito solo il 29,13% dei volumi che compongono la collezione. Invece, nelle succursali le percentuali sono decisamente più alte e oscillano tra il 63,63% della Ortles e l’89,9% della Firmian. La percentuale media del sistema si colloca al 43,93%.
L’ultimo dato riguarda i prestiti per libro prestato, utile per capire quante volte mediamente i libri del segmento esaminato sono stati richiesti. Per quanto riguarda Torino, uno degli indici più alti si rileva per la Civica centrale, pari a 2,42; nelle altre biblioteche esso oscilla tra l’1 della Biblioteca Rita Atria e il 2,33 della Biblioteca I ragazzi e le ragazze di Utoya. In questo caso il dato medio è pari a 2,03 prestiti per libro prestato.
A Bolzano, ancora una volta in Biblioteca civica si riscontra uno degli indici più bassi nel sistema, pari a 1,49 e ciò può essere dovuto anche all’offerta più ampia. Invece, nelle succursali (ad eccezione della Ortles) i prestiti medi per libro superano la soglia di 2 e per l’Europa e l’Oltrisarco quella di 3. Infine, la media del sistema è di 2.3.
Come mostrano le Figure 20-21, un ulteriore confronto riguarda i tassi di prestito dei volumi in base alla loro suddivisione per livelli di cui si è dato conto in precedenza. Considerando i dati relativi ai sistemi, si nota che in entrambi l’utilizzo dei volumi ascrivibili al livello 1 è buono, ma il numero dei prestiti è, seppur di poco, inferiore all’offerta (copie): a Torino si registrano 34 libri di livello 1 e 29 prestiti, a Bolzano 36 libri e 33 prestiti. Invece, i volumi di livello 2 sono interessati dalla maggiore richiesta da parte degli utenti dei due sistemi e il numero dei prestiti supera quello dei libri: a Torino i volumi di livello 2 sono 218 e i prestiti 326, a Bolzano i libri sono 224 libri e i prestiti 264. Questi dati possono scaturire sia da un maggiore interesse da parte dell’utenza verso la saggistica divulgativa, sia dall’offerta più ampia messa a disposizione dalle biblioteche in relazione a questo livello di approfondimento.
Significative differenze tra i due sistemi riguardano, invece, l’uso dei volumi di livello 3. Infatti, a Torino, a fronte di 54 libri si registrano ben 69 prestiti (va sottolineato che 35 libri e 51 prestiti riguardano solo la Civica centrale); a Bolzano i volumi di livello 3 sono 70, ma i prestiti si fermano a quota 28 (e anche in questo caso i dati più elevati si raggiungono nella biblioteca più grande, la Civica, con 64 volumi e 25 prestiti). Dunque, si può ipotizzare che gli utenti bolzanini siano meno interessati a un’offerta di tipo specialistico nel settore delle scienze sociali, oppure che tali volumi non siano stati adeguatamente resi visibili e promossi.
Figura 20 – I prestiti suddivisi per livelli Conspectus (Torino)
Figura 21 – I prestiti suddivisi per livelli Conspectus (Bolzano)
In fase di analisi dei tassi di utilizzo delle raccolte è opportuno anche verificare se e in che misura le copie multiple influenzino i prestiti. Nel caso di Torino, a livello di sistema, il numero dei prestiti è sempre superiore rispetto a quello dei titoli, sia nel caso di copie singole che di copie multiple (Figure 22-23). Tuttavia, effettuando un’analisi a livello di copie e non di titoli, emerge che la differenza tra gli esemplari e il numero dei prestiti tende a diminuire in modo sensibile. Addirittura per i due titoli acquisiti da 16 biblioteche e, dunque, presenti in 32 copie nel sistema, il numero dei prestiti è inferiore a quello delle copie (26). Quindi, si può affermare che l’acquisto di copie multiple non comporta mediamente e automaticamente un consistente aumento dei livelli d’uso.
Figura 22 – I titoli in copie singole e multiple e i relativi prestiti (Torino)
Figura 23 – Le copie singole e multiple e i relativi prestiti (Torino)
A Bolzano, nel caso dei titoli acquistati in un esemplare unico, il numero dei prestiti appare di gran lunga inferiore (105 prestiti a fronte di 214 titoli); al contrario, per i titoli acquisiti da più biblioteche del sistema, il rapporto si inverte e i prestiti tendono a crescere rispetto al numero dei titoli. Lo stesso discorso vale se si prendono in esame le copie (Figure 24-25). Questa tendenza è evidente in particolar modo per i due libri acquistati da tutte le biblioteche del sistema: 14 copie generano ben 70 prestiti. Tuttavia, entrando più nel dettaglio, i due titoli in 7 copie ciascuno producono un numero diverso di prestiti: Basta! di Lilli Gruber ben 59 e Fake news di Gérald Bronner solo 11. Ciò significa che un numero elevato di copie non comporta come diretta conseguenza un numero elevato di prestiti, infatti molto dipende dal libro stesso.
Figura 25 – I titoli in copie singole e multiple e i relativi prestiti (Bolzano)
Figura 25 – Le copie singole e multiple e i relativi prestiti (Bolzano)
Quando si analizza il tema dell’utilizzo delle raccolte, oltre che sui dati quantitativi generali relativi ai prestiti, l’attenzione si dovrebbe soffermare anche sui singoli titoli più prestati, al fine di passare da una visione d’insieme a una più particolareggiata. Proprio questa consapevolezza ha guidato il prosieguo dell’indagine, volta a individuare i libri che in almeno uno dei due sistemi hanno raggiunto un minimo di 10 prestiti (Figura 26).
Il libro che a livello assoluto – dunque sommando i dati d’uso relativi ai due sistemi – ha registrato più prestiti, ossia 69, è rappresentato da Basta! Il potere delle donne contro la politica del testosterone di Lilli Gruber edito da Solferino, messo a disposizione da 5 delle 19 biblioteche civiche di Torino e dalle 7 del Comune di Bolzano38. Ben 59 prestiti (pari all’85,5%) sono stati registrati a Bolzano e, in particolare, 58 di essi nelle biblioteche succursali e 1 in Civica. I dati così elevati possono essere ricollegati al particolare legame che c’è tra l’autrice del volume, nata a Bolzano, e il territorio del capoluogo altoatesino; va sottolineato che anche per gli altri volumi di Lilli Gruber sono stati registrati tassi elevati di prestiti.
Il secondo libro per numero di prestiti, pari a 23, è rappresentato da In mare non esistono taxi di un altro autore noto a un pubblico vasto, ossia Roberto Saviano. Si tratta di un libro sul fenomeno migratorio e sulle esperienze di chi lo ha vissuto, in cui si punta molto sul potere delle immagini, oltre che della scrittura, infatti il volume accoglie molte fotografie a cui si accompagna il commento di Saviano. Anche in questo caso prevalgono i prestiti effettuati dagli utenti delle biblioteche di Bolzano, 16, contro i 7 di Torino.
Al terzo posto si colloca il libro di Vittorino Andreoli edito da Solferino dal titolo L’uomo col cervello in tasca: come la rivoluzione digitale sta cambiando i nostri comportamenti. I 19 prestiti riguardano solo le biblioteche di Bolzano, infatti questo volume non compare nell’elenco dei libri classificati nella divisione 300 dalle biblioteche di Torino, che lo collocano nella psicologia (divisione 150), così come SBN39.
Invece, 17 prestiti sono registrati dal libro intitolato Criptocrazia non autorizzata: dark web, bitcoin, fake news, profiling illegale e le nuove frontiere della schiavitù digitale di Marco Pizzuti: tali prestiti riguardano soltanto le collezioni delle biblioteche di Torino, infatti il titolo in questione non è posseduto dal sistema bibliotecario bolzanino.
Gli altri libri indicati nella figura si attestano tra i 15 e gli 11 prestiti complessivi. L’aspetto da sottolineare è che continua la divergenza tra i trend di prestito del sistema bibliotecario di Torino e quelli di Bolzano: ciò è dovuto per 4 libri su 7 alla mancanza dei titoli nella collezione di uno dei due sistemi, oppure all’attribuzione di un diverso numero CDD che non ha permesso l’inserimento dei titoli nella lista oggetto di esame.
Figura 26 – I libri più prestati nei due sistemi
A questo punto dell’analisi, lo sguardo va rivolto nuovamente al mercato editoriale e, in particolare, ai dati di vendita per tentare di capire se le preferenze di lettura di chi acquista libri siano comparabili con quelle degli utenti delle biblioteche. Per inquadrare il tema, è interessante ricordare che Informazioni editoriali monitora le vendite a livello dei già citati settori e scaffali e non a livello delle divisioni CDD40. Le vendite dei libri dello scaffale “Società, comunicazione, mass media” nel 2019 hanno raggiunto una percentuale sul venduto a valore pari a 1,78% e una percentuale sul venduto a copie pari a 1,66%. Confrontando questi dati con quelli relativi agli altri scaffali, si nota che lo scaffale qui considerato non è interessato dalla maggiore richiesta da parte dei clienti delle librerie ed è superato, seppur di pochi punti percentuali, sia da altri scaffali del settore “Scienze sociali e umane” sia da scaffali inseriti in settori differenti. In particolare, a esclusione della narrativa e dei libri per bambini, le percentuali maggiori si rilevano per lo scaffale “Famiglia, salute e self help” e per quello denominato “Guide”, entrambi interessati da una produzione leggermente meno ampia, in termini di numero di titoli pubblicati nel 2019, rispetto allo scaffale “Società, comunicazione, mass media” (Figura 27).
Figura 27 – I livelli di vendita per settori e scaffali
Passando a una valutazione più specifica, è interessante individuare i titoli più venduti dello scaffale “Società, comunicazione, mass media”41, riportati nella Figura 28. In primo luogo si nota che solo il libro di Roberto Saviano figura anche tra quelli più prestati dalle biblioteche di Torino e di Bolzano (con rispettivamente 7 e 16 prestiti). Un volume (ossia La società signorile di massa di Luca Ricolfi) figura nelle collezioni di entrambi i sistemi, ma solo nel caso di Bolzano, in quanto classificato nella divisione 300, fa parte della lista presa in esame e ha raggiunto 3 prestiti (tutti presso la Civica); invece a Torino il volume è stato assegnato alla divisione 330.
L’edizione del 2019 del volume The game di Baricco è posseduta solo a Torino (dove ha ottenuto 7 prestiti complessivi), mentre a Bolzano è stata acquisita solo la prima edizione del 2018 (che ha raggiunto in totale 61 prestiti).
Il volume di Harari non è posseduto dalle 19 biblioteche civiche di Torino prese in esame (ma in altre sedi), né a Bolzano, dove è presente l’edizione del 2018, che ha raggiunto 32 prestiti complessivi.
E ancora, altri quattro libri (La mattina dopo, Lettera a un razzista del terzo millennio, In tempo di guerra e Il rumore delle parole) figurano nel patrimonio di almeno una biblioteca di ciascun sistema, ma sono classificati in divisioni diverse dalla 300 e per questo non rientrano nel campione di analisi. Il volume L’Italia non è più italiana è posseduto dalle civiche di Torino (ma classificato nella divisione 330), mentre è assente a Bolzano. Infine, una situazione opposta si registra per Se nascerai donna, non presente a Torino, ma solo a Bolzano (con CDD 920). Dunque, riemerge il problema già evidenziato in precedenza dovuto a una diversa classificazione delle pubblicazioni in ambito editoriale e in ambito bibliotecario, che rende difficoltoso lo studio comparato.
Figura 28 – I 10 libri più venduti dello scaffale “Società, comunicazione, mass media” editi nel 2019
Quanto ai libri più prestati dalle biblioteche e riportati nella già citata Figura 26, analizzando le classifiche di vendita è possibile giungere ad almeno due considerazioni (Figura 29). La prima riguarda, ancora una volta, la classificazione editoriale che segue criteri diversi da quelli biblioteconomici: per questo motivo, solo 3 degli 11 libri classificati dalle biblioteche nella divisione 300 e oggetto del maggior numero di prestiti sono stati inseriti nello scaffale “Società, comunicazione, mass media”; gli altri sono stati ricondotti a differenti scaffali all’interno del settore “Scienze sociali e umane”, oppure a settori differenti.
La seconda considerazione riguarda la posizione dei singoli volumi nella classifica di vendita del relativo scaffale. Solo tre libri si situano in posizioni apicali, in quanto hanno ottenuto significative vendite, ovvero Basta! di Lilli Gruber, primo nella classifica dello scaffale “Scienze politiche”, In mare non esistono taxi di Roberto Saviano che si trova al sesto posto dello scaffale “Società, comunicazione, mass media” e L’uomo col cervello in tasca di Vittorino Andreoli, che si posiziona ottavo nella classifica di vendita dello scaffale “Scienze politiche”. Per questi titoli è stato registrato anche un ‘peso’ importante rispetto al primo in classifica del relativo scaffale42.
Altri libri, invece, figurano in posizioni intermedie nella classifica delle vendite dei relativi scaffali (dalla 23a de Il pianeta umano alla 117a di Benvenuti nel 2050). E ancora, 3 titoli si trovano oltre la millesima posizione nella classifica di vendita del relativo scaffale (si tratta di Fake news di Gerald Bronner di Barracoon di Zola Neale Hurston).
In conclusione si può affermare che solo 3 titoli compaiono sia tra quelli più prestati dalle biblioteche campione sia tra quelli più venduti nelle librerie del circuito Arianna in relazione all’ambito disciplinare qui considerato43.
Figura 29 – I libri più prestati nei due sistemi e i relativi livelli di vendita
La sperimentazione descritta nelle pagine precedenti si è basata su un approccio metodologico nuovo e altamente articolato per la valutazione delle collezioni e ha permesso di raccogliere e confrontare molti dati di tipo quantitativo (centrati sulle raccolte e sull’utenza) e qualitativo (centrati sulle raccolte). L’intento principale è stato quello di rispondere a due macro-domande di ricerca – a loro volta suddivise in micro-domande – relative a temi di potenziale interesse per ogni bibliotecario interessato a raggiungere una maggiore consapevolezza sia sulle collezioni e sui relativi livelli d’uso, sia sul mercato editoriale.
Il primo interrogativo si è focalizzato sul benchmarking tra offerta editoriale e collezioni bibliotecarie. L’analisi innanzitutto ha portato alla luce le caratteristiche delle collezioni delle biblioteche prese in esame e quelle dell’offerta editoriale in uno specifico settore disciplinare, ossia le scienze sociali, e poi si è concentrata sul confronto tra quanto è stato pubblicato e quanto è stato acquisito dalle biblioteche. Come sottolineato più volte nel corso della trattazione, è stato possibile fornire a tale domanda una risposta parziale, a causa della diversa classificazione dei libri impiegata da un lato in ambito editoriale e dall’altro in ambito bibliotecario. Nonostante l’adattamento e la scrematura delle liste dei titoli relativi all’offerta editoriale realizzati, non è stato possibile ottenere set di dati completi e del tutto omogenei e ciò induce a ritenere necessario un dialogo più costruttivo su questi temi tra le biblioteche e gli altri attori della filiera del libro (in primis editori e fornitori)44.
Tenendo conto di tali limiti, si può affermare che la linea metodologica seguita per il benchmarking tra offerta editoriale e collezioni bibliotecarie si è rivelata comunque efficace e ha permesso di cogliere divergenze e punti di contatto in merito a molteplici aspetti. L’istantanea restituita dalla ricerca, infatti, ha mostrato notevoli differenze in relazione ai seguenti aspetti:
Figura 30 – I campioni analizzati a confronto
All’interno della prima domanda di ricerca si è posto un ulteriore interrogativo, relativo al raffronto tra vendite e prestiti. In primo luogo, sono emerse alcune tendenze in comune tra mercato e biblioteche, infatti le vendite dei libri classificati nella divisione 300 registrate dalle librerie del circuito Arianna e i prestiti da parte delle biblioteche campione hanno raggiunto percentuali inferiori rispetto ad altri settori disciplinari nell’ambito della saggistica e, ancor di più, rispetto alla narrativa. Invece, scendendo al livello dei titoli, è venuta alla luce una situazione non sempre omogenea: se il libro che ha ricevuto più prestiti (sommando quelli dei due sistemi) è anche il primo nella classifica di vendita del relativo scaffale, gli altri libri più prestati dalle biblioteche si trovano in posizioni più arretrate e tre addirittura oltre la millesima posizione nelle classifiche di vendita. Questo fenomeno può essere dovuto alla non piena corrispondenza tra le preferenze di chi acquista i libri e quelle di chi li prende in prestito in biblioteca, oppure, se chi acquista libri è anche frequentatore delle biblioteche, a una diversa scelta presa a seconda dei titoli (per alcuni si propende all’acquisto, per altri al prestito).
Nel tentativo di rispondere alla seconda domanda della presente ricerca, relativa al livello di sovrapposizione e di esclusività tra le collezioni dei due sistemi analizzati, nonché di quelle delle singole biblioteche di uno stesso sistema, è stato necessario raccogliere dati di diversa tipologia. Dal punto di vista quantitativo, i campioni presi in esame sono abbastanza esigui, in particolare se si effettua un confronto con le acquisizioni complessive avvenute nel 2019; ciò, inoltre, è generalmente evidente soprattutto nel caso delle biblioteche di Torino.
Degna di nota è anche la maggiore propensione del sistema torinese ad acquistare più copie di uno stesso volume. Tuttavia, la presenza di copie multiple mediamente non ha comportato risvolti positivi in termini di aumento dei prestiti. Prendendo atto di ciò, potrebbe essere opportuno delineare politiche si sviluppo delle collezioni basate su una più accentuata logica di rete, che tenga conto delle sub-territorialità in cui ogni struttura si inserisce e che permetta di definire in modo più particolareggiato i campi tematici che ciascuna biblioteca può coltivare con maggiore attenzione per rispondere ai bisogni, espressi e inespressi, della comunità di riferimento45. L’azione futura potrebbe concentrarsi maggiormente anche sullo sviluppo di collezioni che tengano conto di una più ampia copertura editoriale e di titoli su temi strettamente legati alla contemporaneità, come quelli inerenti alle culture e tecnologie digitali, al cambiamento sociale, alle migrazioni, alle donne, che, come visto in precedenza, attualmente non sono quantitativamente molto rilevanti nelle raccolte torinesi analizzate.
A Bolzano, al contrario, è emersa una minore sovrapposizione tra le collezioni delle 7 biblioteche, che denota una maggiore diversificazione dell’offerta in merito agli editori, alle tematiche trattate e ai livelli di approfondimento dei volumi. È possibile rilevare, quindi, una distinzione dei ruoli delle diverse biblioteche, che dovrà essere ulteriormente precisata e formalizzata per consentire a ognuna di esse di mettere a disposizione collezioni in linea con la rispettiva mission e con le caratteristiche socio-demografiche dei quartieri in cui si situano46.
Confrontando i livelli d’uso delle raccolte dei due sistemi, la media torinese relativa alla percentuale dei libri prestati (68,30%) e l’indice di circolazione (1,38) sono maggiori rispetto a quelli riscontrati a Bolzano (43,93% e 0,03), dove entrambi questi dati medi sono negativamente influenzati dai valori della Biblioteca civica, inferiori a quelli delle biblioteche di quartiere. Ciò dovrebbe indurre da un lato a promuovere in modo più efficace le collezioni della Civica rientranti nella divisione oggetto di analisi47, dall’altro a tenere conto delle diverse caratteristiche dei titoli acquisiti, infatti, rispetto alle succursali, nella sede centrale è maggiore il numero di opere di nicchia e di opere specialistiche, selezionate privilegiando la logica just in case48.
L’analisi di ulteriori dati sui prestiti nei due sistemi ha permesso di rilevare che in quello torinese 24 libri su 306 (pari al 7,84%) hanno ottenuto 4 o più prestiti ciascuno e nel sistema bolzanino tali numeri di prestiti sono stati registrati per 22 libri su 330 (pari al 6,66%); si è potuto notare, inoltre, che in entrambi i sistemi è importante il numero dei libri andati in prestito una sola volta (88 libri a Torino a fronte di 119 libri usciti almeno 2 volte e 71 libri a Bolzano a fronte dei 74 usciti almeno 2 volte). Un altro dato significativo riguarda il numero medio di prestiti per libro, non elevato in entrambi i contesti: nelle Biblioteche civiche di Torino esso si attesta sull’1,61 e in quelle di Bolzano sul 2,55. Anche se, a livello di copie, prevalgono i libri mai andati in prestito (97 copie su 306 a Torino e 185 su 330 a Bolzano), la ricerca ha mostrato che i dati sui tassi di utilizzo delle raccolte tendono a concretizzare il modello della coda lunga, cioè pochi libri sono molto richiesti e molti libri presentano bassi indici di utilizzo49. Questo fenomeno spinge a riflettere sull’importanza, in fase di selezione documentaria, del bilanciamento tra l’acquisizione di libri scritti da autori noti rivolti a un pubblico vasto, editi da grandi editori e che raggiungono un’importante risonanza mediatica (come i best seller) e quella di titoli di autori meno noti o emergenti, pubblicati dalla piccola e media editoria e collocabili in un mercato maggiormente di nicchia. Nella mission delle biblioteche pubbliche, infatti, rientrano il pluralismo dell’offerta documentaria e la cosiddetta bibliodiversità, che si perseguono garantendo la varietà delle tipologie documentarie, dei formati, degli argomenti, dei livelli di approfondimento dei documenti, i quali possono soddisfare bisogni informativi di base, divulgativi e specialistici, rivolgendosi, così, a diversi target. Dunque, è fondamentale per le biblioteche non solo andare incontro agli interessi generalisti e di massa, tramite l’acquisizione di prodotti editoriali mainstream, ma anche sviluppare nel tempo collezioni caratterizzate da elementi distintivi rispetto all’offerta delle librerie e delle altre biblioteche, che permettano alle persone di avvicinarsi a nuovi temi e autori, anche grazie alla serendipità che spesso guida nella scelta di uno dei tanti volumi presenti sugli scaffali delle biblioteche50. Queste riflessioni sono centrali durante la fase di programmazione dello sviluppo delle raccolte e possono guidare i bibliotecari nella definizione dei criteri di selezione da inserire nella carta delle collezioni.
Al fine di delineare in modo così particolareggiato le caratteristiche delle collezioni delle 26 biblioteche prese in esame e di metterle a confronto, dal punto di vista metodologico è apparsa fondamentale la scelta di procedere secondo due direttrici parallele. Grazie alla prima è stato possibile delineare una visione complessiva, a volo d’uccello, sulle collezioni dei due sistemi, prendendo in considerazione diversi aspetti (consistenza, copie multiple, editori, argomenti, livelli Conspectus, livelli d’uso). Invece, la seconda direttrice, complementare alla prima, ha permesso di soffermare lo sguardo sulle singole biblioteche ed effettuare anche ulteriori carotaggi in profondità. L’unione di queste due linee di analisi è stata determinante per ottenere risposte, seppur a volte parziali, agli interrogativi iniziali. È da sottolineare, altresì, che tutti i dati raccolti, così come le divergenze e i punti in comune tra le collezioni delle biblioteche e tra queste e l’offerta editoriale, vanno sempre contestualizzati e interpretati alla luce di riflessioni più generali sulla mission e sul profilo identitario delle singole biblioteche, sul bacino d’utenza di riferimento, sulla stratificazione delle raccolte nel tempo, nonché sulle politiche e sulle pratiche di sviluppo documentario. A quest’ultimo proposito, nei casi specifici qui descritti, sono state rilevate fin dall’inizio sia la differente grandezza e articolazione dei due sistemi, sia la diversità in merito alle procedure per lo sviluppo documentario.
In sintesi, si può affermare che la sperimentazione di tale impianto metodologico basato sul benchmarking relativo a più ambiti di interesse e livelli di analisi si è rivelata utile e replicabile, nonostante le difficoltà e la complessità della raccolta, dell’organizzazione, della comparazione e della descrizione dei dati. Al fine di delineare un quadro più completo, in futuro sarebbe opportuno ampliare il campione d’indagine (soffermando l’attenzione sulla produzione editoriale di un periodo più lungo, ad esempio un triennio o un quinquennio) ed estendere l’analisi ad altri ambiti disciplinari per poter effettuare anche un benchmarking interno e capire se le tendenze rilevate per un settore siano riscontrabili anche negli altri. Ulteriori livelli di ricerca potrebbero servirsi anche di altri strumenti, come quelli della network analysis, indispensabili per gestire efficacemente quantità così consistenti di dati e di relazioni tra dati. In prospettiva si potrebbero ottenere anche più elementi utili per comprendere con maggiore chiarezza le abitudini di lettura delle persone e utilizzare queste informazioni per migliorare le politiche di sviluppo, gestione e promozione delle collezioni.
Dunque, in attesa di nuove e più articolate sperimentazioni di questo approccio metodologico non autoreferenziale per la valutazione delle collezioni, si può concludere che i suoi principali punti di forza consistono da un lato nel far emergere la complessità della realtà, rifuggendo da non utili semplificazioni, dall’altro nel delineare comunque, secondo un’ottica comparativa, efficaci e inedite visioni di sintesi.
Ultima consultazione siti web: 18 marzo 2021.
Ringrazio il prof. Maurizio Vivarelli per i preziosi suggerimenti a me forniti durante la stesura del testo.