di Giulia Rossi
La promozione della lettura in famiglia in età precoce (0-6 anni)
Attraverso gli studi scientifici dedicati all’efficacia della promozione della lettura in famiglia in età precoce si vuole rimarcare l’importanza che questa attività riveste nell’approccio non soltanto educativo ma, più in generale, del modello bio-psico-sociale di ‘cura’ per il bambino, intesa non solo come accudimento primario ma come cura relazionale-affettivo ed emotiva del bambino.
La lettura ad alta voce è, infatti, inserita anche nell’ultimo documento Nurturing care framework (NCF)1, condiviso da OMS, UNICEF e dalla Partnership per la salute materno-infantile, quale una delle buone pratiche rivolte alla precoce età per un adeguato sviluppo e l’apprendimento precoce per il bambino.
In generale, anche le ricerche sviluppate in ambito pediatrico partono da un nuovo approccio, ossia l’Early child development (ECD), un modello che basa la sua efficacia sulla precocità d’intervento a favore di un armonico sviluppo globale del bambino. Nucleo centrale di tale intervento è la plasticità cerebrale, ovvero la capacità da parte del tessuto cerebrale di moltiplicarsi in termini di materia e di connessione tra i circuiti neurali nei primissimi anni d’infanzia a seguito di stimolazioni appropriate all’interno delle cure primarie ricevute in famiglia. La lettura rientra a pieno nelle buone pratiche di intervento precoce di questo tipo, divenendo un vero e proprio ‘nutrimento’ per il cervello in via di sviluppo alla stregua del nutrimento biologico che assicura la crescita fisica del bambino. L’elemento che abbiamo visto essere peculiare durante la lettura condivisa in famiglia (ma in questo caso anche a scuola) e che nutre copiosamente il cervello del bambino è proprio la relazione che si trova al centro della condivisione della lettura del libro. Alcuni studi ci dimostrano come la lettura possa migliorare e rafforzare il legame di attaccamento tra genitore e figlio e asseriscono anche come quella stessa base sicura può essere il successo per avere una relazione più equilibrata con se stessi e gli adulti accanto a loro2. «Il condividere la lettura tra un adulto e un bambino è dunque molto di più che un narrare ad alta voce una storia, è un vero e ‘proprio atto sociale’ legato alla relazione affettiva»3.
La lettura ad alta voce sin dall’epoca prenatale e, successivamente, nella prima infanzia (0-6 anni), ritorna, come analizzato in un recentissimo studio4, quale strategia positiva sia per promuovere la continuità educativa e la partecipazione attiva dei bambini alle attività educative nella fascia 0-6 anni. La lettura si configura pertanto come un dispositivo educativo da coltivare in ogni ambiente che accoglie il bambino. Da qui la necessità di sottolineare un’urgenza pedagogica di educare la famiglia contemporanea (i genitori, i caregiver) a quest’attività quotidiana. La famiglia, nucleo dello sviluppo del bambino e modello per eccellenza, rispecchia purtroppo negli ultimi anni l’inaridimento riguardo la buona pratica della lettura e, conseguentemente, l’allontanamento dalla possibilità di crescere un ‘lettore forte’, un bambino dunque che avrà maggiori possibilità di avere un accesso all’informazione consapevole e critica, maggiore successo scolastico e lavorativo. Un bambino che riconoscerà nel libro un oggetto ‘di casa’, un alleato per condividere momenti e spazi con la famiglia sarà un bambino, a prescindere dal contesto e dall’estrazione sociale, che potrà immaginare, avrà la possibilità di nutrirsi di buone relazioni e successivamente di conoscere in maniera autonoma il mondo.
A partire da questi studi si ritiene dunque fondamentale avviare la pratica di lettura sin dalla precocissima età al fine di ampliare il bagaglio di competenze che, mantenendo routinaria questa attività in famiglia, negli anni potranno consolidarsi sempre meglio: gli aspetti comunicativo-linguistici che poi andranno a influenzare i prerequisiti della letto-scrittura, le competenze legate all’ascolto e all’attenzione e, fondamentali, quelle relazionali e affettive che si è visto come possano ben consolidarsi all’interno di un’attività diadica intensa con il caregiver come con la lettura condivisa.
L’urgenza di promuovere la lettura precoce in famiglia muove dalla volontà di proporre un intervento pedagogico a favore della costruzione di coscienze e conoscenze attive a partire dalla famiglia, principale agenzia educativa, in collaborazione con le istituzioni, le associazioni e i servizi dedicati alla persona. I dati rappresentativi di una graduale perdita della lettura all’interno delle case italiane sono riportati dall’Istat: dalle due ultime recenti indagini (2015-2016)5 si evince (con dato in costante aumento) come il 60% della popolazione italiana non abbia letto alcun libro nel corso dell’anno e che nel 40% della popolazione che legge, poco meno della metà arriva a leggere al massimo tre libri l’anno, mentre i cosiddetti lettori ‘forti’ – che leggono cioè almeno un libro al mese – non arrivano al 15%. Questo dato si accompagna all’esponenziale uso delle tecnologie (smartphone, tablet, computer ecc.) da parte dei genitori non soltanto per la loro informazione ma, in misura molto più grave, come mezzo attrattivo o se vogliamo dire d’intrattenimento per i bambini, anche piccolissimi. Oltre a sottolineare «il danno sulle strutture cerebrali nei primi anni d’infanzia che un uso sconsiderato dei mezzi tecnologici apporta»6, ci si vorrebbe soffermare sul correlato fenomeno dell’analfabetismo funzionale che colpisce almeno un terzo della nostra società ed è in costante aumento (dati OCSE-Piaccc 2016)7.
La cosiddetta mancanza di literacy, cioè di quelle competenze basilari che permettono la comprensione di un contenuto scritto, è un’attività di fondamentale importanza come substrato delle capacità formative e di sviluppo culturale di un individuo, oltre che essere uno strumento di circolazione della conoscenza e dunque di sviluppo culturale della società.
Possedere familiarità con l’oggetto libro significa innanzitutto godere di un contesto in cui prima ancora degli elementi linguistici ci sono appunto quelli comunicativi, alla base di un contesto affettivo-relazionale significativo. All’interno della relazione, substrato che fa la differenza, si può costruire un vero e proprio potenziamento delle aree deputate alla costruzione della lettura, non intesa come mera decodifica grafemo-fonemica ma come quel viaggio fatto di immaginazione, costruzione di significati (comprensione narrativa) e suggestioni che vedono coinvolgere aree cerebrali superiori deputate alla pianificazione, programmazione, memoria e attenzione.
Coltivare dunque l’attività di lettura sin dai primi anni di vita e supportare la famiglia in questo significa contribuire alla crescita del benessere psicofisico del bambino, futuro cittadino che potrà muovere autonomamente dei passi nel mondo dell’informazione e della conoscenza.
L’approccio centrato sulla famiglia nel progetto di biblioteca scolastica
Dallo studio analizzeremo i dati emersi rispetto all’andamento del prestito (epidemiologia, fasce d’età più sensibili al prestito), al coinvolgimento delle famiglie e alle implicazioni sulla promozione della lettura in fascia prescolare. Un esempio, dunque, di come la famiglia possa essere messa al centro attraverso la cooperazione di istituzioni, volontariato e degli operatori di settore in modo da essere la reale protagonista di un percorso pedagogico completo e condiviso con tutte le agenzie educative rivolte all’infanzia 2-6 anni.
I modelli di intervento per una promozione di uno sviluppo armonico, infatti, pongono in primo piano il bambino e lo fanno focalizzando l’attenzione sul coinvolgimento delle famiglie, che meritano di essere al centro dei programmi di sviluppo infantile precoce. Se infatti i principali programmi di promozione alla lettura per la fascia 0-6 (Nati per leggere8, il britannico Bookstart9 e lo statunitense Reach out and read10) vedono fondare il loro intervento attraverso una rete fatta di servizi come la scuola (nidi e scuole d’infanzia), il settore sanitario, le biblioteche e i volontari formati, non possono prescindere dal rivolgere il loro operato alle famiglie nel loro insieme, non esclusivamente ai bambini.
La famiglia deve essere infatti sostenuta, informata e dunque inclusa in quella ‘rete di progettualità’ che vede la promozione della lettura ad alta voce come una reale opportunità da mettere concretamente in atto in casa, nella routine della propria quotidianità, differente per ognuna delle famiglie. Partendo proprio da questo tipo di intervento basato sulla famiglia (family centered), anche il progetto pedagogico sperimentale di promozione alla lettura in fascia prescolare precedentemente descritto vuole testimoniare l’importanza di un’inclusione reale della famiglia. Ciò che si vuole sottolineare è l’importanza della collaborazione tra il programma nazionale di lettura Nati per leggere, la scuola, la biblioteca e i servizi sociosanitari, che insieme possono creare moltissimi interventi – a partire dalle peculiarità territoriali e sociali di promozione della lettura in famiglia – ma il punto fondamentale è coinvolgere il più possibile la famiglia stessa.
L’iniziativa di attivare una biblioteca scolastica rientra, come si è visto, in uno degli interventi volti alla promozione della lettura in famiglia in fascia prescolare (3-6 anni). La scuola d’infanzia (ma anche il nido) può, come agenzia educativa, mettere in campo all’interno del POF (piano dell’offerta formativa) diverse buone pratiche di promozione alla lettura per i bambini come, ad esempio, le letture tematiche all’interno dei percorsi didattici, l’angolo dei libri all’interno della classe, incontri di lettura con le famiglie programmati attraverso gli insegnanti/educatori o i volontari Nati per leggere11 (a seconda degli interventi previsti nella realtà territoriale). Laddove la struttura educativa possieda lo spazio per creare una biblioteca scolastica essa può diventare un funzionale canale comunicativo soprattutto tra la scuola e la famiglia, in quanto il prestito è prevalentemente pensato per i genitori insieme ai loro bambini. Ecco, dunque, che la biblioteca può diventare un luogo dove esplorare e consultare una varietà di libri per l’infanzia, un’occasione concreta possibile per tutte le famiglie presenti nella scuola, di ogni origine etnica e lingua. La possibilità di accesso a tutte le famiglie è l’elemento di maggior impatto in quanto, come abbiamo visto, l’intervento messo in atto dai principali programmi per la promozione della lettura (nazionale e internazionali) si dedica proprio a questo, cioè a raggiungere un numero sempre crescente di famiglie (di ogni estrazione sociale) attraverso la conoscenza della lettura condivisa.
Avere una biblioteca scolastica all’interno di una scuola d’infanzia significa poter dare l’opportunità a tutte le famiglie di bambini nella fascia 2-3/5-6 anni di avere uno spazio dedicato in cui chiunque può prendere un libro senza doverlo acquistare (dato non indifferente soprattutto per le famiglie provenienti da contesti socioeconomici difficili), aumentando le possibilità di leggere più libri ad alta voce ai bambini in fascia prescolare.
All’interno della biblioteca scolastica ogni famiglia può condividere sia la ricerca del libro con il proprio bambino, che familiarizzerà con l’oggetto-libro e la sua cura (indispensabile nel caso del prestito) nell’ambiente domestico, sia momenti di lettura ad alta voce. Inoltre, la frequentazione della biblioteca scolastica potrebbe diventare anche un’occasione di riconoscimento di un luogo deputato alla conoscenza e alla consultazione dei libri all’esterno del contesto scolastico, una facilitazione per conoscere la biblioteca pubblica per bambini e ragazzi e accedervi, nelle realtà cittadine che ne siano provviste. «Lì dove non esista una biblioteca pubblica o un punto lettura Nati per Leggere la biblioteca scolastica assume ulteriormente una connotazione sociale di rilevante importanza»12, dunque un punto di riferimento territoriale per tutte le famiglie che non possono godere di questo servizio.
Di seguito si vuole presentare un progetto pedagogico sperimentale di gestione di una biblioteca scolastica in una scuola dell’infanzia attraverso il sostegno di genitori e nonni volontari.
Il progetto è stato svolto nell’Asilo infantile “Veratti” di Varese, scuola dell’infanzia paritaria, che svolge un servizio pubblico, essendo convenzionata con il Comune di Varese.
All’interno del piano triennale dell’offerta formativa (PTOF) della scuola il progetto biblioteca viene presentato innanzitutto come una proposta in termini di «cooperazione, di corresponsabilità e di confronto»13 con le famiglie in quanto pensato come spazio che la scuola mette a disposizione degli insegnanti e delle famiglie la cui gestione è però affidata ai genitori e ai nonni. L’importanza di affidare il servizio di prestito alle famiglie rispecchia la volontà di integrare il più possibile i genitori e i caregiver del bambino nel progetto educativo del bambino stesso che non è della sola agenzia educativa della scuola ma, principalmente, parte dalla famiglia. La collaborazione è dunque un’esigenza di lavoro integrato continuo tra risorse delle due agenzie educative che si rivolgono alla quotidianità del bambino; la promozione della lettura in famiglia, dunque, è uno degli obiettivi che la scuola d’infanzia ha voluto mettere al centro, riconoscendo il suo impatto sullo sviluppo relazionale, emotivo-affettivo e comunicativo-linguistico del bambino. Richiedere l’impegno attivo delle famiglie da parte della scuola rispecchia il desiderio di confronto continuo, ma anche di possibile arricchimento reciproco in cui i protagonisti della vita educativa del bambino si interfacciano e creano momenti di scambio funzionali a un confronto che è anche di natura pedagogica.
Il progetto biblioteca Un libro? Sì, grazie! nasce con l’intento di favorire l’incontro tra i bambini e il mondo dei libri. Inizialmente è stato pensato dalla scuola come un servizio di prestito domiciliare a cadenza quindicinale che gli insegnanti proponevano ai bambini, portandoli a scegliere un libro nella biblioteca scolastica che veniva aperta dai genitori. Uno scambio importante in cui i bambini potevano realizzare il processo di continuità che l’oggetto libro propone tra la scuola e la famiglia.
La finalità del progetto descritta nel PTOF scolastico è proprio quella di «offrire ai bambini e alle famiglie l’opportunità di scoprire il piacere della lettura, imparare un ascolto reciproco tra adulti e bambini ed apprezzare il valore dei libri come patrimonio di tutti e quindi imparare ad averne cura»14.
Nell’anno scolastico 2019-2020 la scuola ha aperto alle famiglie (genitori e nonni) la possibilità di gestione della biblioteca scolastica a cadenza settimanale, scegliendo un giorno fisso, il lunedì, in cui nell’orario di entrata dalle 9:00 alle 9:30 le famiglie potessero recarsi in biblioteca e attivare il prestito con i propri figli. L’apertura della biblioteca è comunque subordinata alla collaborazione di un gruppo di genitori e nonni (e di una collaboratrice scolastica che si è resa disponibile a coadiuvare) che gestiscono su turni il prestito e monitorano classe per classe i libri presi e restituiti.
La scuola ha dunque messo a disposizione la biblioteca, una stanza dotata di scaffali appositi (sistemati a un’adeguata altezza per i bambini), un tavolo a misura, alcune seggioline e uno spazio morbido con tappeti e cuscini.
La volontà di creare una collaborazione della scuola in questo senso pone come primo obiettivo rendere protagoniste le famiglie nel processo di conoscenza dell’importanza della lettura ad alta voce. Se gli insegnanti della scuola d’infanzia si propongono già come modelli per i bambini attraverso la lettura di albi illustrati in classe, all’interno dei progetti didattici per le tre fasce d’età (3-5 anni), si è riconosciuta l’esigenza di espandere quest’attività pedagogica alle famiglie in primis, proponendo loro la gestione di un luogo che vedesse centrale il libro e l’attività di lettura.
A livello organizzativo si è proceduto nella riorganizzazione dello spazio fisico della biblioteca scolastica a partire dall’allestimento e riordino dei libri.
Raccogliendo le criticità della scuola emerse nell’attuazione del progetto negli anni passati, si è osservato che spesso le famiglie si trovavano disorientate nella scelta stessa del libro, operazione spesso condizionata dall’aspetto esteriore o dal personaggio più o meno noto che appariva in copertina.
Dunque, per facilitare la scelta del libro da parte del genitore stesso, si sono catalogati i libri per fasce d’età, tenendo conto:
La suddivisione di questi criteri è stata pensata anche attraverso il supporto della bibliografia nazionale Nati per leggere15 che, attraverso il lavoro dell’Osservatorio editoriale NpL16, seleziona i libri oltre che per titolo e lingua, anche per fascia d’età, attraverso la guida online di facile consultazione per le famiglie e gli operatori17.
Per fare in modo che i bambini accedessero agevolmente alla scelta del libro per la propria fascia d’età si è pensato di utilizzare le stesse icone che, all’interno della routine scolastica, classificano i quattro gruppi – 2 anni (anticipatari), 3 anni, 4 anni e 5 anni –, rispettivamente rappresentati dall’immagine del pesciolino, della coccinella, dell’ape e della farfalla.
L’uso dello stesso codice iconico è stata una volontà progettuale legata alla ricerca di continuità nel riconoscimento delle fasce d’età già utilizzato nel contesto classe dai bambini, dove essi hanno compiti e attività diversificate riconosciute in base a queste immagini.
Nella classificazione dei libri si è pensato di apporre a ogni scaffalatura dedicata l’immagine degli animali, sostenuta dalla dicitura in numero affinché genitori, nonni o caregiver che si recassero in biblioteca scolastica potessero accedervi facilmente.
Oltre a questo tipo di categorizzazione della dotazione libraria della scuola si è pensato ad altre tre categorie da inserire nella scaffalatura: 1) Albi illustrati; 2) Fiabe e favole; 3) Prime letture 6+.
Una particolare attenzione meritano gli albi illustrati, libri che fanno riferimento a un’editoria di qualità alla quale purtroppo non sempre educatori e famiglie riescono ad accedere, destreggiandosi in un ampio panorama editoriale che vede sempre più protagonista l’infanzia, ma non sempre caratteristiche e contenuti adeguati a questa.
Da questo punto di vista si riportano alcuni indicatori utili per capire che tipo di libro abbiamo davanti e, in modo specifico, alcune caratteristiche che ci indicano la scarsa qualità di esso, ad esempio:
La dotazione libraria della scuola è il frutto di donazioni di privati e famiglie che negli ultimi anni hanno portato libri alla biblioteca scolastica; per questo motivo non è sempre stato possibile garantire una scelta libraria di alta editoria; nonostante ciò, dopo una prima scrematura di libri che non apparivano idonei neanche contenutisticamente alla fascia 3-6 anni, si è pensato di dedicare un angolo della scaffalatura agli albi illustrati.
Questo in prima istanza per presentare l’albo alle famiglie, un libro che, a partire dai 3 anni, è in grado di collegare le immagini alle parole attraverso una continua scoperta tra codice iconografico, narrazione e fantasia.
L’albo è un ‘ponte’ che collega immagini e parole e crea l’opportunità di un incontro comunicativo complesso in cui «tutto – dalla consistenza della carta, al formato, al corpo dei caratteri tipografici – proprio tutto deve contribuire alla leggibilità del racconto, alla trasmissione delle informazioni, al messaggio. Dunque tutto nell’albo concorre a far capire e pensare»19.
Avere a disposizione una piccola dotazione di albi all’interno della biblioteca può essere un primo passo per invitare le famiglie ad avere uno sguardo più critico sul mondo dell’editoria dell’infanzia attraverso la presentazione e l’invito a sfogliare gli albi illustrati.
Un’altra sezione fuori dalla classificazione per età è stata quella dedicata alle fiabe e favole classiche, da Cappuccetto rosso a Pinocchio, dai classici dei fratelli Grimm ad alcune favole in lingua (russo, arabo e cinese) che alcune famiglie straniere frequentanti la scuola hanno donato alla biblioteca. La possibilità di avere un confronto e uno scambio legato alla letteratura per l’infanzia attraverso le fiabe o favole che sono un substrato comune delle differenti culture è apparso un elemento di grande interesse soprattutto per i bambini che hanno attivato una buona percentuale del prestito rispetto a questa categoria (quasi il 30% del prestito di fiabe-favole in cinque mesi).
All’interno della biblioteca scolastica si è pensato, inoltre, a un piccolo allestimento denominato ‘prime letture’ costituito da libri dedicati ai bambini di 6 anni: collane per l’infanzia, racconti tematici, classici per i piccoli ecc. Questa dotazione è pensata per i bambini di 5 anni le cui competenze narrativo-simboliche, ma anche quelle legate al mantenimento dei tempi attentivi, appaiono più mature e possono perciò avviarsi, tramite l’adulto, a testi più complessi che anticiperanno temi della scuola primaria.
Il progetto biblioteca è stato presentato a ottobre 2019 in occasione della riunione scuola-genitori di apertura dell’anno scolastico; i genitori promotori dell’iniziativa hanno cercato adesioni da parte di altri genitori o nonni volontari per la gestione dell’apertura settimanale della biblioteca. Quest’ultima include la registrazione del prestito per ogni bambino di ogni sezione, attraverso il riempimento di una griglia apposita dove per ogni bambino (indicato da nome e cognome) di ogni classe (segnalata per colore) si devono segnare data e nome dei libri presi in prestito.
Il numero massimo di libri da prendere in prestito (deciso in accordo con la scuola) è tre per ciascun bambino, mentre il tempo di restituzione massimo sono tre settimane. Qualora i libri non venissero restituiti si procederà, come per prassi delle biblioteche comunali, a inserire un avviso nelle bacheche personali delle famiglie con un sollecito alla restituzione.
Una volta formato il gruppo di volontari e decisa l’alternanza dei turni settimanali in biblioteca, il servizio di prestito è iniziato con un buon afflusso sin dalle prime volte.
Si è voluto monitorare, attraverso la registrazione del prestito settimanale, l’andamento degli accessi delle famiglie alla biblioteca per capire quale fosse la tendenza (crescente, decrescente o stabile) durante cinque mesi dell’anno scolastico (da ottobre 2019 a febbraio 2020 quando la scuola ha chiuso causa emergenza Covid-19). Inoltre, monitorando il prestito delle cinque sezioni miste (3-5 anni) presenti nella scuola, si è potuto analizzare anche il prestito relativo alle tre fasce d’età, valutando se ci siano fasce più inclini al prestito o meno.
Di seguito si riportano, in Figura 1, i dati relativi agli accessi settimanali da ottobre 2019 a febbraio 2020 (escludendo le due settimane delle vacanze natalizie) e in dettaglio le relative fasce d’età per prestito.
Figura 1 – Tabella prestiti
Analizzando uno dei dati che si intendeva monitorare, ovvero l’andamento del prestito, si evince che nei cinque mesi osservati c’è stato un andamento crescente nei primi due mesi (ottobre e novembre), seguito da una lieve diminuzione a dicembre (dal totale dei 69 accessi di novembre ai 51 di dicembre), mese nel quale ci sono state solo tre aperture della biblioteca in considerazione delle vacanze natalizie. Negli ultimi due mesi si riscontra un andamento del prestito crescente rispetto all’ultimo mese dell’anno, con un totale di 60 accessi a gennaio e 61 a febbraio.
Si riscontra dunque un dato positivo per quanto riguarda la frequentazione del servizio all’interno della scuola che vede protagoniste le famiglie e la promozione della lettura ad alta voce, trattandosi di bambini in età prescolare. L’andamento crescente del prestito ci ha dimostrato che le famiglie hanno usufruito del servizio prestito in maniera partecipata, condividendo il piacere della lettura e solo in rari casi (2%) è stato necessario attivare il sollecito per la restituzione del libro superate le due settimane rispetto a quelle previste dal prestito.
Per quanto riguarda invece gli accessi differenziati per fasce d’età, sul totale dei cinque mesi si riscontra un numero totale di 92 prestiti attivati dalla fascia d’età 3 anni, 61 attivati dalla fascia dei 4 anni e 118 attivati dalla fascia dei 5 anni, che risulta essere quella più ‘attiva’. Quest’ultimo dato porta all’attenzione due aspetti, cioè che le fasce che hanno usufruito maggiormente della biblioteca sono i bambini dei 5 anni, seguiti da quelli dei 3 anni. Quest’ultimo dato appare importante per quanto riguarda la promozione della lettura in famiglia dei più piccoli, in quanto il servizio biblioteca intende sensibilizzare tutte le fasce d’età al prestito con una particolare attenzione ai più piccoli, tenendo conto dell’importanza dell’esposizione alla lettura ad alta voce nella più precoce delle età, fattore importante per coltivare una buona e costante abitudine alla lettura ad alta voce anche nelle età successive.
Attraverso il monitoraggio del prestito si è potuto osservare l’andamento degli accessi alla biblioteca scolastica e, come visto, le fasce d’età che sono state più sensibili al servizio. Nella volontà del progetto c’era anche l’obiettivo di ricevere un feedback direttamente dalle famiglie sia rispetto a questo servizio scolastico sia, più in generale, rispetto alle abitudini di lettura condivisa in famiglia presenti all’interno della popolazione della scuola d’infanzia “Veratti” di Varese.
Un dato di importanza significativa è che il 68% delle famiglie della scuola hanno origini straniere (cioè uno o entrambi i genitori sono di nazionalità non italiana), mentre il restante 32% delle famiglie sono italiane. Riprendendo le indicazioni fornite ne Il servizio bibliotecario pubblico: linee guida IFLA/Unesco per lo sviluppo20 e nelle Linee guida per i servizi bibliotecari ai bebè e ai piccolissimi entro i tre anni21 fondamentali sono i punti sull’importanza di aprire un luogo che informi i genitori (o chi accompagna i bambini) sui benefici della lettura/lettura ad alta voce per lo sviluppo del linguaggio e delle capacità di lettura, con speciale riguardo alle minoranze etniche e linguistiche; il progetto biblioteca scolastica dunque vede favorire un’occasione di confronto e arricchimento davvero per tutte le famiglie, essendo la scuola (nello specifico, l’asilo “Veratti”) un luogo frequentato da adulti e bambini di differenti nazionalità e dunque con peculiarità linguistiche e culturali.
È stato dunque importante ricevere un feedback in questo senso: si è interpellata l’eterogenea utenza delle famiglie dell’asilo “Veratti” per indagare non soltanto l’effettiva frequentazione della biblioteca, ma anche la possibilità che il progetto ha dato nell’incrementare o meno la lettura in famiglia.
Questi e altri aspetti sono stati infatti ricercati attraverso la somministrazione di un questionario anonimo (si chiede soltanto l’età del bambino) somministrato nel periodo marzo-aprile 2020 alle famiglie della scuola d’infanzia, per raccogliere dati riguardanti:
- la frequentazione del servizio biblioteca da parte delle famiglie;
- l’importanza (in una scala da 1 a 5) attribuita dalle famiglie alla lettura condivisa;
- i libri letti in famiglia in un mese;
- l’utilità degli incontri di lettura a scuola aperti alle famiglie;
- la possibilità di un incremento di lettura in famiglia grazie al servizio prestito della biblioteca scolastica.
Le domande del questionario sono state formulate in modo semplice e accessibile, al fine di raccogliere il feedback più ampio possibile dalla vasta popolazione culturale della scuola d’infanzia. Purtroppo, a seguito del d.p.c.m. del 4 marzo 2020 e seguenti che hanno comportato la chiusura della scuola, non è stato possibile somministrarlo alla totalità delle famiglie ma, attraverso una piattaforma online, si sono raggiunti i 2/3 della popolazione delle famiglie (70 su 105).
Di seguito riportiamo le domande e i rispettivi grafici con le percentuali di risposte pervenute:
Figura 2 – Distribuzione per età dei bambini intervistati
Figura 3 – Risposte alla domanda “Ha usufruito del servizio biblioteca?”
Figura 4 – Risposte alla domanda “Quanto pensi sia importante leggere con tuo figlio?”. Risposte: 1 (non importante), 2 (poco importante), 3 (abbastanza importante), 4 (molto importante), 5 (indispensabile).
Figura 5 – Risposte alla domanda “Quanti libri leggi al mese con tuo figlio?”
Figura 6 – Risposte alla domanda “Il servizio biblioteca della scuola ha aumentato il numero di volte in cui hai letto con tuo figlio?”
Analizzando i primi dati emersi dal questionario (Figura 2) possiamo innanzitutto comprendere che il campione delle famiglie intervistate rappresentano in maniera abbastanza omogenea le tre fasce d’età della scuola d’infanzia, con una lieve maggioranza delle famiglie di bambini di 5 anni (41%) rispetto ai 4 anni (27%) e a quelli di 3 (32%). Questo permette di avere un feedback che risponda al gradimento e frequentazione del servizio prestito per tutte le fasce d’età, così come ci permette di comprendere le buone pratiche della lettura in famiglia in maniera abbastanza omogenea sulla popolazione di una scuola d’infanzia.
Nella Figura 3 si registra un buon riscontro del servizio biblioteca scolastica, in quanto l’83% risponde di averne usufruito e il 17% di non averlo fatto. Questo dato è sicuramente importante per comprendere la portata di un progetto scolastico che possa creare un servizio di pubblica utilità, coltivando la buona pratica della lettura in famiglia in fascia prescolare e creando un’occasione di scambio e confronto in un ambiente deputato alla cultura che le famiglie possono ritrovare anche al di fuori della scuola, cioè in un servizio di biblioteca comunale per bambini e ragazzi, o sopperire a questo nel caso non fosse presente sul territorio. La possibilità data dall’agenzia educativa è innanzitutto di eguaglianza sociale, in quanto tutte le famiglie possono accedere al servizio e possono portare a casa da uno a tre libri in maniera gratuita, attraverso il riconoscimento di regole per il suo mantenimento, il che concorrerà a fornire un modello di abitudine educativa che i bambini potranno introiettare e sviluppare per il futuro.
I dati riportati nelle Figure 4-5 esplorano alcune abitudini delle famiglie riguardo alla lettura condivisa: nella Figura 4 è stato chiesto di inquadrare il grado di importanza della lettura in famiglia con una scala da 1 a 5, dove 1 equivale a "non importante", 2 a "poco importante", 3 a "abbastanza importante", 4 a "molto importante" e 5 a "indispensabile". Interessante notare come le percentuali delle risposte del grafico siano solamente legate ai gradi da 3 a 5 dunque da "abbastanza importante"; a "indispensabile". Nel complesso delle risposte si evince che tutte le famiglie che hanno compilato il questionario hanno riportato che l’attività di lettura condivisa ha un grado di importanza medio-alto, il 17% lo considera "abbastanza importante", il 61% "molto importante", il 22% "indispensabile". Il dato principale è che nessuna famiglia ha ritenuto "non importante" o "poco importante" la lettura ad alta voce, dunque questo consente di asserire che la sensibilità per questa attività nel campione esplorato è medio-alta. Certo è che solamente il 22% la considera "indispensabile";, come ci si auspica dovrebbe essere seguendo le indicazioni della nurturing care e degli studi scientifici (esposti precedentemente) ove viene espresso come l’atto della lettura precoce in famiglia sia un tassello fondamentale per lo sviluppo del bambino.
Nella Figura 5 si riscontra un altro dato che può aiutarci a inquadrare le abitudini di lettura in famiglia e in un certo senso la possibilità che i bambini hanno di essere esposti a questo tipo di routine in termini di ‘numero di libri letti in un mese’. Il 37% risponde di leggere da uno a tre libri al mese, il 41% più di tre libri e il 22% più di cinque; sebbene i numeri che garantiscano la consolidata abitudine di crescita di ‘futuri lettori forti’ siano legati alle pratiche di lettura di 3-5 volte alla settimana, attraverso il questionario si ha una visione d’insieme di come l’attività di lettura rientri nella routine settimanale di famiglie di bambini dai 3 ai 5 anni, famiglie dal substrato culturale e linguistico molto diversificato in cui però questa attività familiare appare presente.
A tal proposito si è voluto indagare quanto il servizio biblioteca scolastica abbia modificato in maniera positiva le abitudini di lettura in famiglia, andando a chiedere agli intervistati se questo abbia incrementato il numero di volte in cui si è letto con i bambini.
Nella Figura 6 si osserva come il 68% ha risposto positivamente, mentre il 32% dichiara di non aver cambiato le routine di lettura in famiglia usufruendo del servizio. Per la maggioranza delle famiglie dunque il servizio, frutto della collaborazione tra scuola e famiglie volontarie, ha avuto un impatto d’incremento sulla buona pratica della lettura, favorendo maggiori opportunità di un tempo condiviso tra adulti e bambini, tempo in cui gli aspetti comunicativo-linguistici, ma anche quelli affettivo-relazionali, sono particolarmente curati.
Quest’ultimo dato fornisce un feedback molto positivo per il progetto pedagogico proposto in quanto, in linea con gli interventi educativi di promozione della lettura nella prima infanzia, la scuola riesce indirettamente ad ampliare le possibilità di lettura ad alta voce e a coltivare questa buona pratica non solo all’interno dei progetti didattici ma anche attraverso la principale agenzia educativa, ovvero la famiglia.
Il progetto di apertura e gestione della biblioteca scolastica al “Veratti” ha permesso innanzitutto di aprire uno spazio di circolazione delle conoscenze, di informazione e di condivisione aperto a una molteplicità di famiglie che hanno potuto far esperienza della biblioteca scolastica come luogo principalmente di incontro a partire dalla sua frequentazione. Nell’orario di apertura, infatti, lo scambio e la condivisione ha riguardato gli spazi fisici della biblioteca e delle persone che l’hanno frequentata, non soltanto dunque un circuito relativo ai libri e alla loro lettura, ma ai genitori e ai bambini che hanno contribuito a far vivere uno spazio a loro dedicato attraverso l’incontro e la presenza attiva in veste di volontari o di utenti. Il luogo biblioteca scolastica ha dato la possibilità di creare un circuito di confronto e di partecipazione attiva da parte delle famiglie con i propri bambini oltre che di servizio atto alla divulgazione, all’informazione e alla conoscenza attraverso il prestito.
Le principali criticità emerse sono relative alla finestra temporale in cui la biblioteca scolastica era aperta: infatti, coinvolgendo i genitori come volontari, non si è potuto chiedere un impegno per un tempo più lungo di un giorno alla settimana con una durata di 30-45 minuti per volta. La possibilità di avere più giorni di apertura e in fasce orarie differenti avrebbe permesso alle famiglie di avere maggiori possibilità di frequentazione della biblioteca scolastica così da offrire un servizio il più possibile atto a coprire le esigenze della totalità della popolazione scolastica.
Le famiglie hanno riconosciuto nello spazio scolastico della biblioteca la possibilità di dialogo e continuità con le attività educative e, nello specifico, con la buona prassi della lettura ad alta voce: sarebbe stato perciò importante ampliare l’orario e i giorni di apertura della biblioteca scolastica.
La possibilità di attivare una biblioteca all’interno di una scuola d’infanzia gestita dalle famiglie ha molteplici funzioni: la creazione di un luogo dedicato a un’attività come la lettura precoce, che promuove e sostiene lo sviluppo globale del bambino; uno spazio per tutti, adulti e bambini, che vengono immessi in un circuito di incontro, di condivisione e di possibilità di conoscenza e informazione; infine un luogo d’ascolto dove la relazione è protagonista, sia quella tra genitore/bambino sia quella tra le persone che condividono lo spazio e il tempo in biblioteca creando così nuovi legami e incontri di cui spesso i libri sono vettori.
In conclusione, l’indagine osservativa svolta all’asilo “Veratti” di Varese evidenzia come il servizio di biblioteca scolastica abbia costituito un ponte tra le due agenzie educative: scuola e famiglia si sono poste in pieno dialogo e confronto su un terreno di crescita comune che ha avuto come obiettivo condiviso quello di incrementare la possibilità di lettura ad alta voce con i bambini. Sono state perciò create nuove possibilità di strutturare un tempo di qualità tra adulto e bambino, non soltanto in ambito scolastico ma, in primis, domestico. In questo modo, anche gli incontri di lettura a scuola proposti da Nati per leggere sono stati pensati per rivolgersi a tutte le famiglie attraverso informazioni, consigli e proposte di letture per i bambini, con la partecipazione degli stessi genitori all’incontro leggendo non soltanto ai propri figli, ma a tutte le famiglie presenti22.
La partecipazione attiva alla gestione della biblioteca scolastica e il coinvolgimento delle famiglie con le agenzie educative formali e informali hanno contribuito alla buona riuscita del progetto, non soltanto in termini di frequentazione della biblioteca (sul campione scolastico raggiunto), ma anche dell’incremento dei libri presi in prestito e letti in famiglia, aspetto che testimonia proprio come, attraverso un lavoro di rete, possano modificarsi le abitudini di lettura in famiglia. Attraverso un lavoro di collaborazione e di inclusione reale, si è resa possibile una sensibilizzazione alla buona pratica della lettura condivisa e dei vantaggi che i bambini, ma anche gli adulti, possono godere nel breve e nel lungo termine.
Ultima consultazione dei siti web: 20 marzo 2021.