Agnese Bertazzoli
Negli ultimi anni la biblioteconomia italiana (insieme alla società in generale) ha assimilato, fatto propri e prestato una crescente attenzione ai temi dell’impatto1 e dello sviluppo sostenibile2. Questi temi iniziano ora a influenzare le azioni e le pratiche di valutazione delle biblioteche, ma soprattutto impongono loro un cambiamento d’orizzonte: per progettare, valutarsi e agire in termini di cambiamento positivo3, effetti a medio e lungo termine, sostenibilità, benefici generati sulle persone, sulle comunità e sulla società, infatti, è necessario oltrepassare i confini – fisici o virtuali – della biblioteca e volgere lo sguardo più in là, al contesto che la circonda, alle persone che entrano in contatto con essa4. Per il medesimo motivo, è altrettanto necessario che la biblioteca ragioni e progetti le proprie azioni in modo trasversale e integrato, coordinandosi con altri soggetti: l’Agenda 2030, documento di riferimento per lo sviluppo sostenibile, propone SDGs pensati per essere applicati e riguardare qualsiasi soggetto, sia che esso operi in ambito istituzionale che economico, sia sociale che culturale ecc.5. Siamo in un mondo nel quale non si può più ragionare, insomma, per compartimenti stagni, non si può progettare il futuro – che si tratti di un impatto a lungo termine o del ripensamento di un servizio, vale per tutto – senza guardare e ascoltare il contesto, senza coordinarsi con i soggetti circostanti.
Il cambiamento d’orizzonte che si sta affermando, prima nella biblioteconomia e poi nelle biblioteche, interessa ovviamente anche le biblioteche delle università. Tra le varie implicazioni che tale spostamento di prospettiva potrebbe comportare, figura senz’altro un cambiamento dei rapporti tra biblioteche e atenei.
Le biblioteche delle università non sono isole, anzi sono inserite nel vasto territorio dell’ateneo, col quale inevitabilmente intrattengono una relazione (di appartenenza, dipendenza, prossimità, coordinamento ecc.)6. La natura di questo rapporto può variare col tempo e a seconda dei soggetti coinvolti, ma esso mantiene sempre la sua straordinaria importanza per le biblioteche e per i sistemi bibliotecari d’ateneo: esercita un’influenza sulla loro funzione, sul ruolo che essi svolgono all’interno e all’esterno dell’università, sul loro grado di autonomia, sulla loro stessa identità7.
Quale rapporto lega oggi le biblioteche agli atenei d’appartenenza? Come evolverà? Negli ultimi anni, nella letteratura biblioteconomica internazionale si è sempre più parlato del rapporto tra biblioteche e università in chiave di allineamento8. Secondo la visione riassunta con questo termine, la biblioteca – o il sistema bibliotecario d’ateneo – dovrebbe allineare i propri obiettivi e le proprie attività ai valori, agli obiettivi e alle azioni strategiche adottati dalla propria università. In tale accezione, allineamento non significa porsi nella cieca sequela dei dettami dell’ateneo, bensì riconoscersi come soggetti inseriti in un sistema complesso e integrato di valori, obiettivi e strategie, che le biblioteche e i sistemi bibliotecari devono conoscere e al perseguimento dei quali dovrebbero concorrere attivamente.
Il concetto di allineamento è strettamente correlato al tema dell’impatto e al cambiamento d’orizzonte che si sta diffondendo nella biblioteconomia e nelle biblioteche italiane. Per quanto riguarda l’impatto, infatti, si ricordi che il cambiamento positivo generato dalle biblioteche delle università non riguarda soltanto i singoli individui e la società, ma anche l’ateneo stesso: in questo senso l’impatto si definisce come il contributo dato dalla biblioteca al raggiungimento degli obiettivi dell’università. L’allineamento, allora, si propone come una delle vie attraverso la quale le biblioteche possano effettivamente fornire tale contributo e, dunque, generare impatto.
Ripensare le relazioni tra biblioteche, sistemi bibliotecari e atenei nell’ottica dell’allineamento permette di applicare concretamente la nuova prospettiva che la teoria biblioteconomica sta progressivamente abbracciando: coordinamento della biblioteca con altre strutture, enti e organizzazioni, contrasto all’autoreferenzialità, sguardo rivolto al contesto e ai soggetti esterni. È il momento che le biblioteche si pensino, siano valutate e progettino le proprie attività non come isole, ma come soggetti inseriti in una rete di relazioni: l’allineamento può essere una guida che permetta alle biblioteche delle università di orientarsi in questa rete e di adottare comportamenti strategici, che permettano loro di ridefinire il proprio ruolo all’interno degli atenei.
Se è importante che le biblioteche conoscano il contesto nel quale sono poste, i valori e i propositi dell’università cui appartengono e li considerino in fase di progettazione e definizione degli obiettivi, è altrettanto importante che l’ateneo assegni alle biblioteche e al sistema bibliotecario il giusto ruolo, coinvolgendoli nelle proprie strategie e tenendo conto del loro contributo. Del resto, la relazione che esiste tra biblioteche e università non è unidirezionale: biblioteche e sistemi bibliotecari devono giustamente guardare agli atenei, ai loro valori e obiettivi; le università dovrebbero a loro volta guardare anche alle biblioteche al momento della definizione delle proprie strategie. Interrogarsi su questo sguardo – se esista, quale sia la sua natura, quanto ampio e consapevole esso sia – pare particolarmente importante per avviare una riflessione sull’allineamento. Ciò permetterebbe, infatti, di avere una visione chiara del posizionamento strategico di biblioteche e sistemi bibliotecari all’interno delle università e, dunque, di comprendere se e in che modo sia opportuno intervenire alla riprogettazione del contributo che essi possono fornire per il perseguimento dei goal dell’ateneo.
Quale visione, dunque, hanno gli atenei delle proprie biblioteche e sistemi bibliotecari? Quale ruolo strategico attribuiscono loro? Quale impatto, nel senso di contributo fornito al raggiungimento dei propri obiettivi, si aspettano da essi? È possibile iniziare a rispondere a tali domande a partire da un’analisi del contenuto dei documenti di programmazione strategica delle università italiane, che raccolgono e sintetizzano i valori, gli obiettivi strategici e gli obiettivi operativi delle università, le azioni attraverso le quali perseguire tali obiettivi e gli indicatori per valutarne il successo9.
L’espressione che si è utilizzata, documento di programmazione strategica, comprende una serie di documenti differenti nei quali gli atenei italiani espongono gli obiettivi e le azioni che guideranno il loro operato negli anni seguenti (solitamente tali documenti sono validi per un triennio). Piano strategico, piano triennale di sviluppo, programmazione triennale, piano integrato, documento programmatico, linee e obiettivi strategici ecc.: queste sono alcune delle denominazioni attribuite ai diversi documenti. Spesso, si badi, la differenza non è solo esteriore, confinata al titolo, ma interessa anche funzioni, impostazione e contenuti di tali documenti:
In ciascuno di questi documenti è possibile trovare una o più sezioni dedicate alla pianificazione strategica dell’ateneo e alla definizione dei suoi valori, obiettivi, azioni.
Per comprendere quale sia il ruolo attribuito alle biblioteche e ai sistemi bibliotecari dalle università d’appartenenza e quale l’impatto atteso, è stata svolta un’indagine sui documenti di pianificazione strategica degli atenei italiani (pubblici e privati, comprese le università telematiche). L’analisi aveva il duplice obiettivo di definire, da un lato, in quanti documenti e quanto frequentemente fossero citate le biblioteche e i sistemi bibliotecari d’ateneo e, dall’altro, in relazione a quali obiettivi e azioni strategiche essi comparissero.
A tal fine, sono stati presi in esame i piani strategici e, ove questi non fossero disponibili, i programmi triennali, i piani integrati o i piani delle performance dei 98 atenei italiani: di queste ultime tre tipologie di documento, sono state analizzate solo le sezioni relative alla programmazione strategica dell’ateneo. Dei 98 atenei considerati, 90 rendono disponibile sul proprio sito web un documento di pianificazione strategica in corso di validità, 6 mettono a disposizione solamente documenti scaduti, mentre nel caso di due università i documenti risultano irreperibili14.
I 90 documenti validi sono stati esaminati e, tramite la funzione di ricerca testuale, si è innanzitutto individuata l’eventuale presenza, al loro interno, delle espressioni “biblioteca”, “biblioteche”, “servizio bibliotecario”, “servizi bibliotecari” e “sistema bibliotecario”. Sono state volutamente escluse, invece, le occorrenze dei termini “biblioteca” o “bibliotecario” che facessero riferimento alla gestione, ai costi e al fabbisogno di personale bibliotecario.
In 73 dei 90 documenti di pianificazione strategica analizzati compare almeno una volta il termine “biblioteca” o “servizio bibliotecario”, mentre sono 29 i documenti che citano i sistemi bibliotecari d’ateneo15. La medesima disparità si ripete col numero di occorrenze registrate: 394 in totale quelle delle espressioni “biblioteca” e “servizio bibliotecario”, con una media di 5,4 occorrenze per documento; 56 quelle di “sistema bibliotecario”, termine che compare mediamente 1,9 volte in ognuno dei 29 documenti. Il piano strategico che cita il maggior numero di volte la biblioteca o il servizio bibliotecario è quello dell’Università telematica “Pegaso” (42 occorrenze); è invece redatto dall’Università del Salento il documento nel quale si fa più frequentemente riferimento al sistema bibliotecario (8 occorrenze). Le ragioni di tale disparità andrebbero approfondite, tanto più che il sistema bibliotecario, che ha la funzione di coordinare le biblioteche, potrebbe porsi come il principale interlocutore dell’ateneo in fase di definizione (e attuazione) degli obiettivi e delle azioni strategiche.
La maggioranza degli atenei italiani (il 75,5%) tiene dunque conto di biblioteche e sistemi bibliotecari in fase di programmazione strategica. I 16 atenei che hanno redatto documenti di pianificazione senza citare né le biblioteche né il sistema bibliotecario sono solo in 5 casi università statali ‘generaliste’, nelle quali le attività didattiche e di ricerca si concentrano su diverse aree disciplinari; nella maggioranza dei casi, invece, si tratta di atenei o di scuole superiori universitarie altamente specializzati.
Una volta definiti il numero delle università che citano nei propri documenti di pianificazione strategica i sistemi bibliotecari o le biblioteche e quantificata la presenza di questi ultimi all’interno dei medesimi documenti, è necessario approfondire i contenuti: in relazione a quali valori, obiettivi e azioni sono chiamati in causa biblioteche e sistemi bibliotecari d’ateneo?
Qualche informazione a tal proposito può essere innanzitutto ricavata esaminando in quali sezioni dei documenti di programmazione si dedichi spazio a biblioteche e sistemi bibliotecari. Individuare le sezioni nelle quali sono collocate le strategie che coinvolgono le biblioteche, infatti, permette di comprendere quale sia il loro posizionamento strategico e quali gli ambiti di competenza che gli atenei d’appartenenza attribuiscono loro.
Nonostante i documenti di programmazione strategica degli atenei italiani non seguano sempre la medesima impostazione, in diversi casi viene dedicato almeno un paragrafo a tematiche di particolare rilevanza, come l’analisi SWOT dell’ateneo, gli obiettivi e le tendenze dei processi di innovazione digitale, i goal relativi alle tre missioni universitarie ecc. Nel corso dell’analisi dei documenti di pianificazione strategica sono state individuate alcune sezioni che ospitano frequentemente riferimenti a biblioteche e sistemi bibliotecari (Figura 1): innanzitutto quella relativa alla didattica e alla formazione degli studenti (le biblioteche compaiono in tale paragrafo in 22 documenti), a seguire quelle dedicate alla terza missione (in 16), alla ricerca (in 15), alle analisi SWOT (in 8), all’innovazione digitale (in 3), alla gestione dei servizi amministrativi (in 2) e allo sviluppo sostenibile (ancora in 2).
Figura 1 – Sezioni dei documenti di pianificazione strategica in cui si fa riferimento a biblioteche e sistemi bibliotecari
La massiccia presenza di riferimenti alle biblioteche nei paragrafi dedicati alla didattica, alla terza missione e alla ricerca dimostra il riconoscimento del loro tradizionale ruolo di supporto alle missioni universitarie; la loro – per ora marginale – comparsa in sezioni dedicate ad alcune grandi sfide del futuro dell’università (innovazione tecnologica e sviluppo sostenibile) indica una via per un loro eventuale riposizionamento strategico su temi estremamente attuali per gli atenei e per la società in generale16.
Le informazioni sinora ricavate a proposito della presenza e della diffusione di biblioteche e sistemi bibliotecari all’interno dei documenti di programmazione strategica degli atenei italiani non sono però sufficienti a definire quale sia l’impatto che le università si attendono dalle biblioteche e quale il ruolo che ad esse attribuiscono. È allora necessario condurre un’analisi interpretativa di questi documenti, volta a individuare i valori, gli obiettivi e le azioni strategiche in relazione ai quali biblioteche e sistemi bibliotecari vengono considerati soggetti strategici dagli atenei.
L’analisi interpretativa è stata condotta esaminando le sezioni dei documenti che contengono riferimenti alle biblioteche e codificando i concetti ricorrentemente accostati alle espressioni “biblioteca”, “servizio bibliotecario” e “sistema bibliotecario” (Figura 2)17. L’analisi e la codifica dei testi sono state condotte con un duplice scopo:
I modelli corrispondono a vari tipi ideali di Biblioteca dell’università, essi possono condizionare la visione che i responsabili delle governance universitarie hanno delle biblioteche e, di conseguenza, il coinvolgimento di queste ultime nelle strategie degli atenei d’appartenenza19. Per rintracciare le fonti di tali modelli di Biblioteca, è stata compiuta un’analisi delle norme e della documentazione relative all’università e alle biblioteche accademiche.
I concetti associati nei documenti alle biblioteche e ai sistemi bibliotecari esprimono talvolta veri e propri valori (come il diritto allo studio), talaltra modi di vedere la biblioteca e la sua funzione (ad esempio, infrastruttura per la ricerca), o ancora obiettivi e azioni pratiche (riorganizzazione degli spazi, incremento delle risorse elettroniche ecc.). Tali concetti ci parlano della visione – o, meglio, delle varie e differenti visioni – che gli atenei hanno delle biblioteche e delle loro funzioni. Di seguito si elencano e si descrivono i codici che riassumono i concetti accostati alle biblioteche e ai sistemi bibliotecari nei documenti di programmazione strategica e i modelli di Biblioteca emersi dall’analisi interpretativa.
I codici associati alle biblioteche nel maggior numero di documenti di pianificazione strategica sono “riorganizzazione e valorizzazione degli spazi” (in 20 documenti) e “orari” (in 13). Anche in un’analisi interpretativa, il dato quantitativo non può essere ignorato: in questo caso ci comunica che nella maggior parte dei documenti, quando si parla di biblioteche, si parla soprattutto di luoghi fisici, il cui orario d’apertura deve essere ampliato il più possibile e i cui spazi devono essere curati, valorizzati, rimodernati a seconda dei casi. A questi due codici si aggiungano poi “creazione di nuove biblioteche”, “numero e stato degli spazi disponibili” e “criticità legate agli spazi”: ne deriva una visione per cui la biblioteca è innanzitutto un luogo e deve essere valutata in base agli spazi disponibili e all’orario di apertura (questo non corrisponde necessariamente all’orario dei servizi, che passa in secondo piano). Si tratta sicuramente di una visione parziale, ma capace di cogliere una dimensione delle biblioteche dell’università – quella prettamente fisica – che dagli atenei è evidentemente percepita come fondamentale. Su tale visione i bibliotecari dovrebbero interrogarsi, anche nell’ottica dell’allineamento: è senz’altro necessario comunicare all’università un modello di Biblioteca diverso e insistere sullo scarto che esiste tra il ruolo delle biblioteche e quello delle sale studio; è, però, altrettanto necessario comprendere per quale motivo spesso gli atenei guardino principalmente alla dimensione fisica delle biblioteche e in che modo tale sguardo cambierà, anche a seguito dell’emergenza sanitaria, che nell’ultimo anno ha stravolto e
Figura 2 – Codici emersi dall’analisi interpretativa dei documenti di pianificazione strategica degli atenei italiani
In 9 documenti di programmazione strategica è associato alle biblioteche il codice “servizio per il benessere degli studenti”. Il codice sintetizza tre concetti, strettamente correlati e tra loro complementari: welfare, centralità degli studenti e student experience.
Il primo ha a che fare con la relazione tra servizio bibliotecario e welfare. Tale concetto propone un’ambiziosa visione, secondo la quale la biblioteca è un servizio dedicato al benessere degli studenti. Spesso, però, nei documenti di programmazione, tale visione si concretizza in azioni strategiche e in indicatori di controllo meno ambiziosi. Non di rado, infatti, le biblioteche sono accostate a tale concetto insieme alle mense, alle caffetterie, agli alloggi per gli studenti e il contributo che ad esse gli atenei richiedono si limita all’ampliamento dell’orario di apertura o alla messa a disposizione di una connessione internet wi-fi. Nei documenti di pianificazione strategica degli atenei italiani, infatti, i termini ‘benessere’ e ‘welfare’ hanno un’accezione molto diversa da quella di ‘welfare culturale’ e indicano, piuttosto, il coinvolgimento della biblioteca nella prestazione di servizi di base per l’assistenza agli studenti20.
Il secondo concetto sintetizzato nel codice “servizio per il benessere degli studenti” è quello della centralità dello studente o, secondo l’ottica dei bibliotecari, dell’utente: il tema è strettamente correlato a quello della qualità dei servizi bibliotecari e non sorprende che le biblioteche, da tempo particolarmente sensibili a questo aspetto, vengano chiamate in causa a tal proposito.
Infine, l’ultimo concetto compreso nel codice “servizio per il benessere degli studenti” riguarda l’esperienza, in senso ampio, compiuta dallo studente nell’università: il suo percorso formativo e culturale, la sua crescita e lo sviluppo di nuovi interessi, le sue relazioni sociali21. Anche in questo caso, alle biblioteche delle università viene sì riconosciuto un ruolo, ma alquanto parziale: secondo quanto prescritto nei documenti che fanno riferimento alla student experience, la biblioteca deve partecipare all’esperienza degli studenti principalmente garantendo un servizio che sia per essi soddisfacente. Il coinvolgimento delle biblioteche in tal senso, quindi, si traduce in un contributo alla user satisfaction e rimane per ora assai lontano dal più complesso e sfidante ambito della user experience22. Analogamente, le biblioteche sono spesso citate dai redattori dei documenti di programmazione strategica in relazione alle indagini sui livelli di soddisfazione della popolazione studentesca nei confronti dei vari servizi universitari (il codice “soddisfazione e aspettative nei confronti dei servizi bibliotecari” compare in 8 documenti).
Il codice “servizio per il benessere degli studenti” sintetizza dunque una visione secondo la quale le biblioteche sono il servizio dedicato agli studenti per eccellenza. In esso si fondono l’assistenza agli utenti, nel senso della capacità di rispondere a quei bisogni degli studenti che l’ateneo riconosce come fondamentali, e la componente della student experience, poiché le biblioteche hanno la capacità di stimolare o ospitare una serie di attività che concorrono a definire l’esperienza dello studente universitario nelle sue varie sfaccettature (dalla crescita culturale, alla formazione e allo studio, senza tralasciare le occasioni di socializzazione). Sebbene nelle azioni strategiche previste dai documenti di pianificazione tale visione della biblioteca trovi un’applicazione ancora parziale, il fatto che gli atenei attribuiscano questo ruolo alle biblioteche è fondamentale, poiché implica il riconoscimento del loro impatto sulla qualità e sulla densità dell’esperienza vissuta dagli studenti durante il percorso universitario.
“Diritto allo studio” e “regolarità del percorso di studi”: questi due codici, che compaiono rispettivamente in 5 e 4 documenti di programmazione strategica, ci parlano della funzione politica e civica delle biblioteche accademiche. La biblioteca contribuisce – o può contribuire – a garantire il diritto allo studio, a contrastare l’abbandono universitario, a facilitare la conclusione del percorso di studi nel tempo previsto. Il riconoscimento di questo ruolo delle biblioteche da parte degli atenei non è ancora scontato (lo dimostra il numero ridotto di documenti nei quali i due codici compaiono), ma è fondamentale in termini di valore riconosciuto loro23. La società e le università, infatti, traggono vantaggio dal fatto che gli iscritti portino a compimento il loro percorso universitario in tempo e che il numero di laureati aumenti: comprendere il contributo delle biblioteche in quest’ambito significa attribuire loro una fondamentale importanza e – indirettamente – riconoscerne l’impatto sociale ed economico24.
“Tutela e valorizzazione del patrimonio storico e di pregio” è il codice che riassume il concetto associato alle biblioteche delle università in sette dei documenti di pianificazione strategica analizzati. Questo esprime un modello di Biblioteca che trova una delle sue fonti nel Codice dei beni culturali e del paesaggio25. Sono beni culturali «le raccolte librarie delle biblioteche dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro ente e istituto pubblico» e, in quanto beni culturali, vanno tutelate e valorizzate26. I documenti di programmazione strategica che prevedono, tra gli obiettivi dell’ateneo, la tutela e la valorizzazione del patrimonio delle biblioteche, però, fanno riferimento in particolare al patrimonio storico e di pregio.
L’attenzione al patrimonio storico e di pregio trova un punto di riferimento nelle linee guida pubblicate dall’Anvur per la compilazione della Scheda unica annuale dedicata alla terza missione e all’impatto sociale27. La SUA TM-IS mappa tutta una serie di attività relative alla terza missione, da quelle di valorizzazione economica della ricerca (imprese spin-off, brevetti) a quelle maggiormente concentrate sul rapporto tra scienza e società (divulgazione, formazione continua, public engagement)28. Le biblioteche compaiono esclusivamente nell’area della scheda dedicata alla gestione del patrimonio culturale: qui vengono prese in considerazione solo le biblioteche e le emeroteche storiche «che dispongono di un patrimonio librario, fotografico e artistico di cui è interessante valutare l’accesso da parte della comunità»29.
Il modello di Biblioteca-patrimonio culturale, dunque, trova riscontro in fonti istituzionali, ma per certi versi risulta parziale: le biblioteche delle università sono spesso molto attive nel campo della terza missione e il contributo che esse forniscono in quest’ambito non è certo confinato alla tutela e alla valorizzazione dei loro patrimoni. Attività divulgative, impegno nella formazione continua, apertura al pubblico esterno: anche se l’Anvur non riconosce appieno l’impegno delle biblioteche in questi ambiti, gli atenei ne tengono sempre più spesso conto al momento della pianificazione strategica e affiancano così al modello di Biblioteca-patrimonio culturale quello di Biblioteca-attore culturale.
Gli atenei italiani – lo si è visto con l’analisi delle sezioni dei documenti di programmazione strategica – riconoscono in molti casi il ruolo ricoperto dalle biblioteche nell’ambito terza missione. I tre codici “apertura al pubblico esterno”, “attività divulgative o formative per l’utenza esterna”, “public engagement come contributo allo sviluppo sociale e alla creazione di comunità” fanno tutti riferimento alle attività – diverse per portata e ambizioni – svolte in questo senso dalle biblioteche. L’apertura al pubblico della biblioteca e dei suoi servizi è citata in 7 documenti di programmazione strategica e ha spesso un legame con la dimensione fisica espressa dal modello di Biblioteca-luogo, mentre le attività di divulgazione e formazione continua sono riconosciute come azioni strategiche in 4 documenti. In 6 casi, poi, i redattori dei documenti di pianificazione riconoscono il ruolo che le biblioteche svolgono – o potrebbero svolgere – nell’ambito della creazione e dello sviluppo di comunità e quindi, implicitamente, la loro capacità di generare impatto sociale.
Secondo le visioni riassunte in questi tre codici, quindi, la biblioteca dell’università è uno degli attori che progettano, organizzano e animano l’offerta culturale degli atenei. Si tratta di un ruolo che possono svolgere tutte le biblioteche, indipendentemente dalle caratteristiche delle raccolte che possiedono, e che risulterà probabilmente sempre più importante agli occhi degli atenei, che – in linea coi principi della terza missione e dello sviluppo sostenibile – stanno sempre più orientando le proprie azioni all’apertura verso la società e al maggiore coinvolgimento dei cittadini.
L’attività di analisi interpretativa ha portato poi a individuare i due codici “infrastruttura per la ricerca” (presente in 8 documenti di programmazione strategica) e “collaborazione e supporto a ricercatori o docenti” (in 3 documenti). I due codici hanno a che fare col contributo fornito dalle biblioteche delle università alle attività di ricerca scientifica. Il primo, in particolare, trova un riscontro puntuale nelle Linee guida per la compilazione della Scheda unica annuale della ricerca dipartimentale (SUA-RD) dell’Anvur30. Nella SUA-RD è possibile individuare una fonte per il modello di Biblioteca-infrastruttura per la ricerca al quale spesso si fa riferimento nei documenti di pianificazione strategica degli atenei italiani. Tramite la scheda l’Anvur raccoglie, tra le informazioni relative a «obiettivi, risorse e gestione del Dipartimento», i dati relativi alle «risorse umane ed infrastrutture»: tra queste ultime, accanto ai laboratori di ricerca e alle grandi attrezzature, compaiono le biblioteche e il patrimonio bibliografico (incluse le banche dati).
“Open access” ed “editoria” sono gli ultimi due codici emersi dall’analisi dei documenti di pianificazione strategica che ci pare meritino un approfondimento. Hanno entrambi a che fare con la diffusione e l’accesso dei prodotti della ricerca scientifica e col ruolo che in questo senso le biblioteche possono svolgere. Tale ruolo è riconosciuto loro solo da parte di pochi atenei (il primo codice compare in 5 documenti, il secondo in 3), mentre secondo la letteratura biblioteconomica quelle dell’open access e dell’open science figurano tra le principali sfide alle quali nei prossimi anni le biblioteche e i sistemi bibliotecari d’ateneo si dovranno dedicare31.
Tra i concetti codificati nel corso dell’analisi interpretativa dei documenti figurano poi “accrescimento delle risorse elettroniche” e “incremento del patrimonio documentario”, “accessibilità e fruibilità dei servizi e del patrimonio”, “digitalizzazione”, “potenziamento e riorganizzazione del sistema bibliotecario d’ateneo”, “internazionalizzazione”, “information literacy” ecc. Sono tutti codici che sintetizzano diverse visioni di quello che la biblioteca dell’università è o dovrebbe essere, di ciò che dovrebbe fare, dell’ambito su cui può generare un impatto, secondo gli atenei. Altri campi in cui le biblioteche accademiche sono coinvolte e che da esse sono percepiti come particolarmente importanti, poi, nei documenti di pianificazione strategica si rivelano invece assenti (uno su tutti il loro coinvolgimento attivo nelle fasi preparatorie della VQR).
«Undoubtedly, the academic library is shifting from a traditional supporting role to a participatory one» affermano Fiona Salisbury e Tai Peseta nel loro contributo sul posizionamento di biblioteche e bibliotecari nell’università del futuro32. Se questo passaggio da un ruolo di supporto a uno più attivo e partecipativo stia avvenendo anche per le biblioteche delle università italiane resta da verificare, così come resta da verificare se esse abbiano iniziato ad agire, a valutarsi e a progettare le proprie attività e il proprio impatto nell’ottica di un allineamento ai valori, agli obiettivi e alle strategie degli atenei d’appartenenza33.
I sistemi bibliotecari e le biblioteche delle università italiane, però, non predispongono – o non rendono pubblici – documenti di pianificazione strategica o linee di indirizzo, motivo per il quale un confronto e una verifica sull’allineamento sono, per ora, impossibili, a differenza di quanto avviene in ambito internazionale.
Questa assenza di piani strategici è prova di una qualche difficoltà, da parte delle biblioteche e dei sistemi bibliotecari degli atenei italiani, a progettare l’impatto e ad adottare uno sguardo condiviso (con la governance, con gli utenti, con le altre strutture o enti che popolano l’università e il territorio) attraverso il quale pianificare il proprio futuro. Come si è fatto con le biblioteche pubbliche, anche nel caso di quelle accademiche è necessario, allora, ribadire l’importanza dell’attività di programmazione strategica, per:
disegnare le tappe dello sviluppo della biblioteca, definire il senso del proprio agire aggregando e coinvolgendo le amministrazioni, i decisori e le comunità, in quella che in fin dei conti è una riflessione sul futuro, sulle azioni e i progetti utili per realizzarlo. Questo è il senso di un piano strategico, di questo le biblioteche hanno bisogno […]34.
Se l’attività di pianificazione strategica si traduce in una riflessione sul futuro, il fatto che biblioteche e sistemi bibliotecari vengano coinvolti nelle strategie degli atenei ha una fondamentale importanza, poiché:
l’avvenire della biblioteca accademica sarà tanto più solido quanto più riuscirà difficile concepire un’idea di università (o d’intelligenza collettiva) che possa rinunciare a un tale moltiplicatore delle opportunità di accesso e uso delle conoscenze, a un osservatorio privilegiato da cui seguire gli sviluppi delle conoscenze stesse nell’ecosistema digitale, a un laboratorio multidisciplinare e multiprofessionale nel quale si possano organizzare e preservare i contenuti, le informazioni, i dati globalmente prodotti. Se l’idea di università sarà posta in più stretto legame con l’idea di un futuro umano che sia sostenibile (sulla traccia della cosiddetta triple bottom line) e insieme digitale, questi profili (anche etici) della biblioteca accademica le saranno indispensabili35.
I modelli di Biblioteca ai quali, secondo quanto emerso dall’analisi dei documenti di pianificazione, le università fanno riferimento sono sicuramente ancora parziali: nessun documento riesce a restituire una visione delle biblioteche che comprenda i loro diversi profili, i diversi ambiti di competenza e i diversi tipi d’impatto che esse possono generare.
Sarebbe fondamentale che gli atenei adottassero una visione più ampia, che combini tra loro i diversi modelli di Biblioteca emersi dall’analisi interpretativa dei documenti di pianificazione strategica: quelli tradizionali (Biblioteca-luogo, Biblioteca-patrimonio culturale), quelli più innovativi e orientati al futuro (Biblioteca impegnata nella diffusione dei prodotti della ricerca scientifica, Biblioteca-attore culturale ecc.). Modelli tradizionali, modelli nuovi, modelli reinventati e aggiornati: le biblioteche delle università italiane sono, nella maggioranza dei casi, il risultato della combinazione dei vari tipi ideali di Biblioteca individuati nel corso di questa indagine, combinazione della quale gli atenei devono tener conto ai fini della pianificazione del proprio futuro. Proprio per ampliare la visione talvolta parziale che gli atenei hanno delle biblioteche è allora necessario che queste ultime facciano ricorso alla pianificazione strategica, basandola sui tre pilastri dell’allineamento, della progettazione d’impatto e della comunicazione del loro ruolo e del proprio contributo alle università d’appartenenza36.
Ultima consultazione siti web: 20 luglio 2021.