Maurizio Vivarelli
Il tema centrale di questo contributo è costituito dalla ‘scelta di lettura’ nella biblioteca pubblica, e si pone l’obiettivo di delineare le caratteristiche e i contesti del progetto Reading(&)Machine (d’ora in avanti R(&)M), con il quale si prevede di realizzare una ‘macchina per la lettura’, alimentata anche con strumenti e metodi di intelligenza artificiale. Il termine ‘lettura’, in questa sede, verrà utilizzato per riferirsi alle diverse tipologie di interpretazione dei segni e dei codici che nello spazio fisico, digitale, metaforico della biblioteca pubblica possono essere rinvenuti, nella loro complessiva dimensione olistica di ‘semiosfera’1. Il termine ‘spazio’ (fisico, digitale, metaforico) è inteso nel senso specifico di ‘spazio semiotico’, con il quale Jurij Lotman definisce una particolare tipologia di spazio, locale e delimitabile, che lo differenzia da quello di altre sfere semiotiche2. Lo spazio semiotico particolare preso in esame è infine quello denotato con l’espressione ‘biblioteca pubblica’, che, a un livello molto generale e astratto, va ricondotta anzitutto ai limpidi caratteri che Luigi Crocetti ha messo in evidenza in un suo classico studio, quando afferma che «siamo di fronte a una biblioteca pubblica», «generale, gratuita e contemporanea», quando «lo scopo non è circoscrivibile e definibile in termini concreti, perché lo scopo sono gli esseri umani»; e di questa idea di biblioteca una traccia consistente può essere trovata sia nel «seme di tutto» di Delio Cantimori, sia nel modello prototipale di Dogliani promosso e realizzato negli anni Sessanta del Novecento da Giulio Einaudi3. Sul piano della concretezza storica il riferimento è costituito dai modelli e dalle forme della public library, dalle origini fino alle trasformazioni ultime4.
Questo contributo ha per oggetto alcuni argomenti, centrati sulle relazioni tra biblioteche pubbliche, biblioteconomia, pratiche di lettura, nel contesto di prospettive di ricerca collegate al progetto R(&)M; relazioni che prenderemo in esame utilizzando il lessico concettuale di Paul Ricoeur, che differenzia, nel tempo di ogni narrazione (nel suo caso quella dell’architettura), tre fasi del tempo del racconto, espresse con i termini «prefigurazione», «configurazione», «rifigurazione», che utilizzeremo per riferirci alla narrazione della scelta di lettura5. Con il primo dei termini Ricoeur si riferisce alla fase di avvio del ciclo di vita del progetto, in cui gli esiti vengono intuitivamente individuati; con il secondo alla precisazione della sua fisionomia, del suo modello; con la terza all’azione sulle persone di ciò che è stato realizzato. Il tema centrale di questo contributo, e in fondo di R(&)M, è costituito dalla scelta di lettura, cioè dall’analisi del ‘come’ i lettori possono individuare un libro da leggere, all’interno dell’ecosistema informativo della biblioteca, nel suo ‘spazio’. Questo ‘come’, secondo Robert Darnton, è una delle cinque domande fondamentali cui gli studi sulla lettura devono cercare di rispondere: «chi», «che cosa», «dove», «quando», «perché» e «come»6. In questa sede ci si concentrerà sull’ultima, peraltro inestricabilmente intrecciata a tutte le altre. La complessità del perimetro di questa prospettiva di indagine è confermata già nella voce Reading interest realizzata da Catherine Sheldrick Ross per la Encyclopedia of library and information science diretta da Marcia Bates, in cui si legge che i «reading interests/habits/attitudes/motivation/choices/preferences» delle persone hanno a che fare con «the “why” and “how” of reading»7.
Questa ricerca sul ‘come’ e sul ‘perché’ ci conduce direttamente a uno dei problemi centrali posto già alle origini della nostra frastagliata tradizione disciplinare, quando Gabriel Naudé, nel quarto capitolo del suo Advis, tratta «Di che qualità e natura devono essere» i libri che compongono le collezioni della sua biblioteca ideale, ‘scegliendo’ dunque i libri a cui sarebbero state vincolate le scelte successive dei lettori8. Richiamando un autore contemporaneo che della lettura molto si è occupato, Luca Ferrieri, si cercherà di comprendere meglio che cosa accade nella zona indeterminata posta «Fra l’ultimo libro letto ed il primo nuovo da aprire»9, nella quale si apre una pluralità, fortunatamente indecidibile, di mondi possibili.
Avremmo potuto scegliere di accostarci alla complessità di questi fenomeni scegliendo la via della radicale decostruzione del modello selettivo, registrando le impressioni dello sguardo, senza mediazioni, semplicemente di ‘tutto ciò accade’, con la stessa disarmata perseveranza di Georges Perec seduto al tavolo del bar di Place Saint-Sulspice, doppio fraterno del ‘memorioso’ Ireneo Funes di Jorge Luis Borges10; oppure censendo la varietà degli stili e delle posizioni di lettura di uno specifico gruppo di lettori, come ha cercato di fare, richiamando proprio Perec, Édith Mercier in una affascinante ricerca di alcuni anni fa, concretizzata nelle lievi e fragili immagini con cui l’atto della lettura si rende visibile (Figura 1)11. Più cautamente, in questa sede opteremo per una ricognizione sommaria riferita della letteratura scientifica propria del nostro campo disciplinare, presa in esame a partire dagli anni Sessanta del Novecento, periodo nel quale si collocano trasformazioni imponenti nei modelli di produzione, organizzazione e comunicazione della conoscenza, tra diffusione del pensiero postmoderno, automazione del catalogo e dei servizi bibliotecari, nascita del primo nucleo di quello che sarebbe divenuto il world wide web. Non è dunque un caso che, come mostra il grafico tratto da Google Ngram Viewer, proprio negli anni Sessanta inizino drasticamente a ridursi le occorrenze linguistiche dell’espressione book selection nel corpus testuale di Google books, per quanto, con tutta evidenza, le scelte di lettura abbiano continuato anche dopo ad essere effettuate (Figura 2).
Figura 1 – Posizioni di lettura nella Bibliothèque publique d'information (BPI)12
Figura 2 – Frequenza d’uso dell’espressione book selection in Google books13
La nostra attenzione sarà dunque centrata sul tema della scelta di lettura, per come questa viene presa in esame, elaborata e trattata, nella letteratura di riferimento, prevalentemente a matrice biblioteconomica, o che comunque ne prenda in esame le forme e le pratiche entro i confini dello spazio della biblioteca. Si tratta di una ricerca che si muove in direzione divergente rispetto ai temi di ricerca prevalenti nel settore, come conferma la diminuzione, nel lessico dei biblioteconomi e dei bibliotecari italiani, della frequenza d’uso delle parole che al campo semantico della lettura possono essere riferite14.
Sulla base di queste premesse, e riprendendo un’efficace metafora utilizzata da Giovanni Solimine, sarà necessario far uso sia dello zoom che del grandangolo, mobilitare cioè, contestualmente, strumenti di indagine macro e microanalitici15. La letteratura scientifica sulla lettura e sulla sua promozione, e in particolare quella radicata nel campo delle scienze sociali, poggia prevalentemente sulla lente del grandangolo, e grazie alla sua apertura panoramica riesce a dar origine a osservazioni non impressionistiche, di natura diacronica, fornendo informazioni utili per rilevare il ruolo della lettura di libri nella sua complessa dimensione sociale. Lo sguardo microanalitico dell’altra lente, lo zoom, può invece puntare direttamente alla relazione singolare che si stabilisce tra il libro e il lettore prima, durante e dopo l’esperienza di lettura.
Il contributo si confronterà con questi problemi secondo le modalità che sono di seguito descritte. Anzitutto verrà sinteticamente delineato il profilo generale di R(&)M, per dar conto delle sue caratteristiche generali, e successivamente saranno descritti alcuni dei suoi contesti di riferimento, nell’ambito della riflessione scientifica nazionale e internazionale. Il primo di questi contesti discute la possibile definizione di un modello, schematico e semplificato, utilizzabile per rappresentare l’esperienza della lettura in biblioteca. Il secondo consiste in una ricognizione dell’argomento specifico della scelta di lettura, dal punto di vista degli umani (bibliotecari, biblioteconomi, lettori), e delle macchine (sistemi di raccomandazione). Infine, in conclusione, verranno proposte alcune sintetiche considerazioni relative al progetto e ad alcune delle sue più significative implicazioni.
R(&)M trae origine da alcuni elementi generali di contesto, sui quali esiste una abbondantissima letteratura, che, di volta in volta, discute: la progressiva diffusione delle culture e delle tecnologie digitali, nella realtà, nelle biblioteche, nelle menti delle persone; la crescita esponenziale dei dati, sempre più numerosi, correlati e interconnessi; la convinzione che possa essere utile utilizzare gli strumenti dell'intelligenza artificiale e del machine learning; la necessità di prefigurare un nuovo modello di biblioteca pubblica, che includa al proprio interno l'esperienza della lettura16. Il progetto, in tal modo, vuole concorrere alla ‘rifigurazione’ del ‘design concettuale’ dello spazio bibliotecario, e in particolare delle pratiche di lettura che in esso avvengono, aggiungendo alla rete indeterminata delle relazioni già esistenti un ulteriore nodo, costituito sulla base dell’agire integrato di uomini e macchine, in grado di inserirsi in tal modo nelle dinamiche di trasformazioni in ogni caso comunque in atto17.
R(&)M, avviato nel 2020, è stato promosso ed elaborato dai centri SmartData@PoliTO e VR@PoliTO del Politecnico di Torino e dal Dipartimento di studi storici dell’Università di Torino, e prevede la prototipazione di un sistema di raccomandazione per la lettura in biblioteca, utilizzando la collaborazione, i dati e gli spazi dei soggetti con cui sono stati avviati fino a questo punto rapporti di collaborazione18. Alcune delle caratteristiche generali di R(&)M sono state elaborate e comunicate in convegni19, pubblicazioni20, partecipazioni a bandi21, gruppi di ricerca22. La configurazione delle parti di R(&)M è costituita da tre componenti:
Il prototipo di R(&)M, come si è detto, prevede anche la realizzazione di una interfaccia immersiva per visualizzare la rappresentazione delle informazioni, e cercare di massimizzarne l’efficacia estetica e documentaria24. R(&)M tocca dunque direttamente il livello del ‘come’ della lettura, da una prospettiva particolare, per ora solo intuibile, che è quello di uno spazio bibliotecario immerso nella attuale stagione, complessa e incerta, del postumano, di cui è nello stesso tempo parte ed espressione25. Per questi motivi si è ritenuto necessario un approfondimento diacronico dell’elemento centrale che viene inserito nella filosofia del progetto – la scelta di lettura –, e cercare di ricostruirne la genealogia storica, entro la periodizzazione individuata, per comprendere meglio il differenziale specifico che può essere garantito dall’apporto del sistema di raccomandazione. A questo punto, e ancora preliminarmente, dobbiamo cercare di precisare meglio che cosa intendiamo con il termine ‘lettura’.
Proviamo a immaginare per un momento le persone ‘reali’ che si muovono nello spazio e nell’ecosistema informativo della biblioteca, svolgendo una continua e incessante attività di lettura, ognuna delle quali è preceduta da ‘scelte’, intendendo il termine nella sua accezione più ampia, come percezione, decodifica, interpretazione, elaborazione di segni e di codici ad essi associati. Esistono come è noto molti modelli teorici con i quali si è tentato di differenziare spazi, forme, tipi della lettura26. Roger Escarpit, ad esempio, distingue tra lettura «ipologografica», che corrisponde alle varie fasi dell’apprendimento, e lettura «iperlogografica», che dalla basica decodifica delle lettere passa al più elevato riconoscimento di gruppi di parole27. Su queste basi possono essere differenziate alcune diverse tipologie di lettura: «lineare», «ricettiva», «informativa globale», «esplorativa», «di ricerca», «rapida»28. Paul Cornea, dopo aver definito il lettore, propone a sua volta una categorizzazione strutturata delle principali tipologie di lettura, definite: «lettura lineare», «lettura studio», «lettura associativa», «lettura letteraria», «lettura esplorativa», «lettura rapida»29.
A queste fasi di esecuzione possono essere associate forme di rappresentazione, che Piero Innocenti aveva tipizzato con i «picchetti linguistici» in La pratica del leggere:
- Correlazione tra lettura e stanzialità; la lettura implica apparato, molti libri a disposizione, sedentarietà. Quindi lettura è biblioteca, massa di scritti; ma anche prolungamento della personalità del titolare; ma anche porta verso altri mondi, mediante la fantasia della trasgressione.
- Lettura come adeguamento a un’altra intellettualità, o come affermazione di potere sull’altro.
- Lettura come controllo: lettura edificante, a un passo dal fanatismo, può avere la filologia come forma suprema del controllo (ma anche la filologia può essere fanatica).
- Lettura in contesto naturale, all’aria aperta, che a partire dalla lettera di Machiavelli a Francesco Vettori del 10 dicembre 1513 ha in sé il germe della retorica.
- Natura negata e vista attraverso la lettura: il mondo surrogato visto solo con gli occhi altrui.
- Lettura interiore: rivoluzionaria quando si è affermata sulla lettura ad alta voce e gestualizzata, propende poi verso una pulsione di morte.
Se ora ci spostiamo all’interno del modello dell’ecosistema informativo concretizzato nello spazio della biblioteca, ci imbattiamo in forme, stili, pratiche di lettura i più disparati. Chi utilizza un catalogo in linea negozia dunque l’adattamento della propria esigenza informativa con la configurazione dell’ambiente con cui interagisce; chi esplora gli scaffali di una biblioteca per cercare un libro non predeterminato da leggere utilizza tattiche ulteriori e diverse, che necessariamente dipendono dalla superficie comunicativa che viene esplorata, e in cui agiscono fattori multipli: la collocazione dei libri, la loro eventuale presentazione di piatto, la vicinanza di un libro con altri libri, la presenza di schede, pannelli, elementi iconici, strumenti digitali. Chi discute con una bibliotecaria o un bibliotecario l’orientamento della propria scelta di lettura mobiliterà strumenti cognitivi ancora diversi, entro i quali è ragionevole pensare che la componente empatica ed emotiva dispongano di un rilievo maggiore. Chi riflette su quale nuovo libro leggere, dentro l’ecosistema informativo della biblioteca, effettuerà ancora altre attività di elaborazione, che possiamo certamente ipotizzare che dipendano – per quanto non sappiamo ‘quanto’ – dalle sollecitazioni percettive e informative ricevute. Tutto questo, nella singolarità delle esperienze dirette, interagisce inoltre con le variabili individuali, sia raggruppabili in ‘tipi ideali’ di lettori (raggruppati per fasce di età, titolo di studio, propensione alla lettura, ecc.), sia dipendenti da fattori del tutto contingenti (stato d’animo, tempo a disposizione per la scelta ecc.).
Arrivati a questo punto del ragionamento, potremmo convenire sul fatto che nello spazio della biblioteca esistono una pluralità indeterminata di segni e codici, semplificati attraverso la rappresentazione in modelli, la cui percezione e interpretazione conduce infine alla scelta di lettura relativa a una specifica unità documentaria31. Questo livello sovraordinato e generalissimo possiamo denominarlo con l’espressione ‘lettura sociosemiotica’, ed ha per oggetto i segni disposti nello spazio nel loro insieme. All’interno di questo modello si differenziano ulteriori e più circoscritti ecosistemi informativi, percettivi e relazionali, destinati a specifiche finalizzazioni informative32. Potremmo designare con le espressioni che seguono le altre tipologie di lettura cui la scelta è correlata:
Queste diverse tipologie di lettura, provvisoriamente mappate, sono rappresentate graficamente con la Figura 3, nella quale i cerchi inscritti gli uni dentro gli altri non implicano una rigida e definita gerarchia.
Figura 3 – Modello di rappresentazione delle tipologie di lettura nello spazio della biblioteca pubblica
La scelta di lettura si situa nei livelli 1 e 2, e in parte nel 3; ma è altrettanto evidente che gli elementi che in queste fasi conducono operativamente alla concreta e specifica scelta sono già stati mobilitati, direi cognitivamente attivati, in una sorta di sfondo preliminare configurato già nel livello sociosemiotico. In questo modo si individuano, lungo l’asse temporale, tre fasi: quella che si verifica ‘prima dell’inizio effettivo della lettura’, e che conduce alla scelta (nel lessico di Ricoeur la «prefigurazione»); quella che si situa durante ‘l’esecuzione dell’atto del leggere’, parziale o totale (la «configurazione»); quella in cui viene effettuata ‘l’elaborazione dei contenuti’, selezionati e letti, una volta che l’esperienza della lettura (anche parziale) è conclusa (la «rifigurazione»), e che corrisponde all’atto di lettura in senso stretto. Queste diverse tipologie di lettura sono tuttavia caratterizzate da un elemento cognitivo comune: la relazione tra la mente di un soggetto e insiemi strutturati di segni, selezionati e raggruppati grazie all’azione di un modello che dà origine a una interfaccia disposta tra soggetto e oggetto37. L’interfaccia di un OPAC, dunque, è una superficie comunicativa di contatto con la quale si accede alla lettura di un microtesto descrittivo, correlato ad altri microtesti distribuiti nella struttura concettuale del catalogo, che hanno come referente un oggetto documentario che esiste nel mondo reale; l’interfaccia di uno scaffale, perlustrata con il browsing dello sguardo, rende disponibili segni che fanno parte della dimensione paratestuale del libro. Ulteriori interfacce, in questa rete inesauribile di esperienze estetiche e cognitive, sono costituite dal sito web nel suo insieme e dalle parti componenti del sito web della biblioteca, oppure dei canali social utilizzati; e ancora interfacce, in questo senso, sono le ‘conversazioni’ con bibliotecarie e bibliotecari grazie alle quali la scelta di lettura viene negoziata e progressivamente configurata. Infine, e di questo si parlerà nel paragrafo successivo, nello spazio della biblioteca (e non solo) possono essere innestate interfacce che rendono disponibili segni e codici prodotti da procedure algoritmiche, come il sistema di raccomandazione Obotti della biblioteca Oodi di Helsinki.
Il problema della scelta, a livello generale e astratto, è di enorme complessità, e su di esso esiste una letteratura amplissima, che va dalla teoria della scelta razionale di George Homans al sistema di assiomi di Zermelo-Fraenkel fino all’assioma della scelta38. In questo paragrafo ci limiteremo ad esplorare la dissonante letteratura di riferimento, con l’obiettivo di fornire una sorta di provvisoria bussola utile per orientarsi meglio tra pratiche argomentative accomunate da un oggetto (la scelta di lettura), e radicalmente diversificate per premesse, metodi, risultati. L’approccio più vicino a quello che in questa sede viene proposto, maturato entro i confini della cultura biblioteconomica, può essere individuato in un piccolo libro, di circa 120 pagine, di Frank Hatt, The reading process, pubblicato nell’ormai remoto 197639. Nella introduzione Hatt scrive che:
The subject of this book is Reading […] The intention of the present piece of work is to note and take advantage of some of the available insights and to put forward a way of arriving at a total view of the reader engaged in the act of reading40
proseguendo con l’affermare che, almeno in quegli anni e almeno secondo il sistema di valori dell’autore, «It is expected that this study will be of interest chiefly, if not exclusively, to librarians, whose traditional pursuits have been the acquisition, storage and organization of books (and related material)»41. Il sensato obiettivo individuato è dunque quello di descrivere «a reader engaging with a text», dal momento che «This is the situation which librarians seek to cause to happen»42. Il programma della pubblicazione è orientato alla costituzione di un framework, cui si giunge attraverso la scansione strutturale di queste domande, che hanno molti punti di contatto con quelle formulate in apertura da Robert Darnton: «1: Who is the reader? 2: What does the reader want? 3: What is the text? 4: How do the reader and the text come together? 5: What is the nature of reading? 6: What ensues from the reading?». Il framework ottenuto risulta costituito attraverso una sorta di assemblaggio di parti eterogenee, che può essere avvicinato a quello delle junkyard sculptures, realizzate con materiali di recupero di varia provenienza43. Sulla base del percorso di analisi effettuato, Hatt giunge a mettere al centro del suo percorso l’esperienza diretta di ogni lettore, nella sua specifica singolarità:
We must learn to ask not why people read but why this person read this text; and we must expect our answer to be inadequate if our descriptions of people and texts are inadequate. We must learn to ask, not what effect reading has on people, but what appears to ensue from this reading by this reader on this text; and we must understand that the outcome would have been different had the reader’s needs and goals been different. It is hoped that the framework for analysis and description will help some librarians to ask the right questions in the right ways; if some of them find answers, so much the better44.
Dopo che la lettura è stata eseguita, prosegue Hatt, «when the reader’s eye have moved away from the text», è allora ragionevole iniziare a chiedersi che cosa sia accaduto nella sua esperienza informativa, emotiva e cognitiva; ma ciò che ci interessa in questa sede, più che l’oscura valutazione degli esiti, è la valutazione degli elementi che hanno portato a una particolare scelta di lettura, al matching tra autore e libro/testo, e agli elementi che lo qualificano, individuati in autore, titolo, serie, editore, paratesto grafico, collocazione in un sistema di classificazione45. Per questo è fondamentale interrogarsi su ciò che accade all’inizio dell’atto di lettura, quando il lettore «chooses to prefer certain of his needs over others, and sets about asking the store which texts will match those needs»46. Di Stephen Karetzky è un’altra opera importante, centrata su questa intersezione biblioteconomia/lettura, che propone una ampia e articolata analisi tuttavia limitata quasi esclusivamente all’esperienza statunitense47. Le figure cardine di questa traiettoria di ricerca sono individuate nei quasi coetanei Douglas Waples48 e Louis Round Wilson49, ambedue attivi all’Università di Chicago, accomunati da un convinto interesse per la rilevanza degli effetti sociali della lettura. Una terza pubblicazione utile per un orientamento preliminare su questo intreccio di campi di studio è infine l’opera collettanea curata da Bill Katz Readers, reading and librarians50.
L’insieme delle fonti utilizzabili per descrivere l’esperienza della lettura in biblioteca è molto ampio e diversificato, e riflette necessariamente l’eterogeneità indeterminata dei punti di vista di volta in volta utilizzati. In primo luogo possiamo censire opere, a matrice statistico-sociologica, che si occupano della lettura e della sua promozione, e all’interno delle quali sono presenti anche richiami a quanto avviene nelle biblioteche, rispetto al quale una efficace sintesi ragionata è stata recentemente proposta da Chiara Faggiolani51. In area francese sono state realizzate numerose ricerche specifiche, a matrice qualitativa, centrate sulla esperienza della lettura in biblioteca52. Vi è poi il repertorio difficilmente circoscrivibile costituito dalle rappresentazioni linguistiche dell’atto della lettura, rispetto al quale è possibile rinviare ad esempio a The Reading Experience Database (RED), 1450-1945, realizzato dalla britannica Open University, che raccoglie circa 30.000 registrazioni di esperienze di lettura, definite come «recorded engagement with a written or printed text – beyond the mere fact of possession», la metà delle quali consistono in descrizioni immesse dai circa 100 volontari che hanno contribuito alla realizzazione del progetto53, e a Passi del leggere di Piero Innocenti, due volumi che contengono nel loro insieme
una certa quantità di testi, di provenienza sia letteraria (i più), sia saggistica, sia giornalistica, che descrivono o implicano l’atto del leggere e la pratica della lettura, connessi al libro e anche – ma non necessariamente – alla biblioteca54.
Da ricordare infine, in questa certamente non sistematica selezione, i repertori di fonti iconografiche55, estesi ora, in modalità non controllabile, dalla indefinita quantità di risorse visive recuperate attraverso una semplice ricerca con Google immagini56. Situato sull’estremo microanalitico, opposto alla frammentarietà dei motori di ricerca generalisti, si possono collocare le descrizioni della lettura effettuate da letterati celebri, censite o meno nelle repertoriazioni tendenzialmente sistematiche, che chi scrive ha definito «istantanee d’autore», proponendo una rapida sintesi di impressioni di lettura di tre autori d’eccezione come Marcel Proust, Virginia Woolf, Primo Levi57.
Come si è detto gli estremi cronologici secondo cui prenderemo in esame il nostro argomento si situano negli anni Sessanta del Novecento, per i motivi in precedenza indicati58. Proprio in quel periodo Rinaldo Lunati, in una opera pubblicata nel 1972, affermava con perentorietà che
La scarsità di studi biblioteconomici, indicativa del poco interesse che ne hanno i bibliotecari italiani, è tanto più sentita proprio nella scelta del libro. La ricerca bibliografica, ad esso relativa, dimostra che il problema è stato quasi del tutto ignorato, mentre per la sua importanza avrebbe dovuto attirare le attenzioni maggiori […] Nel Nord Europa e nel mondo Angloamericano, infatti, si è venuta formando una vera e propria teoria biblioteconomica della scelta del libro, da cui è derivata una organizzazione tale, da rendere la scelta dei libri effettivamente più rispondente a quelle biblioteche59.
Una rapida ricognizione, limitata esclusivamente a opere di carattere monografico, ha tuttavia consentito di mettere in evidenza alcune linee di tendenza. A seguire rispetto agli studi già richiamati di Waples e Wilson sono individuabili alcune opere che organizzano in modo integrato le questioni connesse alla gestione biblioteconomica delle collezioni e quelle connesse alle pratiche d’uso ad esse riferite, cioè all’esperienza della lettura. Tra le più organiche e consistenti possiamo qui segnalare Book selection di David Spiller60. L’autore dà conto in primo luogo del fatto che «Motivations for reading are notoriously difficult to discover», e che «different users may require entirely different services from their library», secondo modalità di lettura differenziate tra quelle finalizzate alla ricerca di informazioni, cultura, occasioni di apprendimento, evasione61. Lo stesso Spiller mostra di conoscere e di tener conto della prospettiva prima richiamata di Frank Hatt, mettendo in evidenza
the gap between the approach of librarians, working from a firm base of known documents and systems, and that of users, trying to locate and match their own (often ill-defined) requirements documents not yet known to exist62.
Le opere riconducibili all’ambito della biblioteconomia gestionale, in linea generale, non si occupano delle pratiche di lettura, e dunque delle relazioni tra scelta dei libri da parte dei bibliotecari e scelta dei libri da parte delle persone, né in ambito statunitense e angloamericano63, né francese64, né italiano65. Una ultima rapida segnalazione va riservata alle patron driven acquisitions (PDA), che Wikipedia definisce come «a model of library collection development in which a library only purchases materials when it is clear that a patron wants them»; si tratta dunque di criteri di acquisizione la cui responsabilità è delegata direttamente all’utente, ma che toccano essenzialmente il livello delle procedure tecnico-gestionali66.
In questo paragrafo, con lo stesso stile panoramico fin qui utilizzato, si darà conto di alcuni degli esiti delle attività connesse alla rappresentazione e comunicazione dell’atto della lettura, dentro o in prossimità del campo della cultura biblioteconomica, escludendo tuttavia le opere che si collocano nell’area psico-pedagogica; in questo caso dunque il focus, come vedremo, è quello di una rappresentazione finalizzata alla promozione, effettuata con l’intento di facilitare la scelta della lettura, sempre all’interno dello spazio informativo della biblioteca pubblica. All’interno di questo territorio sfumato, per iniziare a tratteggiarne i confini, possiamo collocare opere come La promozione della lettura in biblioteca di Luca Ferrieri, in cui si comunicano i risultati di una indagine realizzata in collaborazione con Biblioteche oggi67, o l’Indagine statistica promossa dal Centro per il libro e la lettura in collaborazione con l’Associazione italiana biblioteche, che individua queste tipologie di attività, elencate secondo la percentuale decrescente di realizzazione: letture animate (86%); laboratori (55%); incontri con autori (66%); gruppi di lettura (33%); formazione professionale (32%); mostre bibliografiche (28%); fiere e rassegne (25%); concorsi di lettura (22%); premi letterari (22%)68. Questa tipologia di opere consiste prevalentemente nella elaborazione sintetica e talvolta critica delle diverse azioni attivate nell’ambito della cosiddetta ‘filiera del libro’, utili certamente per conoscere meglio il profilo generale del contesto.
A livello sovranazionale – e sempre con la volontà di mappare contenuti prodotti nell’area della cultura biblioteconomica – va segnalato in primo luogo il campo del readers’ advisory, che già la voce di Wikipedia descrive come un «fundamental library service»69, la cui identità e periodizzazione sono tuttavia oggetto di un non univoco dibattito70. Con questa espressione si fa riferimento ai metodi e agli strumenti utilizzati per valutare gli atteggiamenti di lettura degli utenti delle biblioteche e per comunicare agli utenti stessi modelli e suggerimenti di lettura, attraverso attività di mediazione diretta, omologabili a quelle del servizio di reference, e indiretta, riferite a modalità di comunicazione della più diversa natura (mostre, vetrine, rassegne, bibliografie tematiche, siti web ecc.). Molti siti web, un elenco dei quali è censito in The readers’ advisory experience71, propongono formati di presentazione dei contenuti organizzati secondo modelli di visualizzazione diversi, dai grafi di Literature-map (Figura 4), alla possibilità offerta da Whichbook di effettuare scelte di lettura in base a queste tre funzioni di ricerca: ‘Mood & Emotion’, ‘Character & Plot’, ‘Bestsellers’ (Figura 5), ai consigli di lettura proposti nella quasi generalità dei siti web delle biblioteche pubbliche.
Figura 4 – Grafo dinamico e navigabile ottenuto con la ricerca ‘Jorge Luis Borges’72
Figura 5 – Home page del sito web Whichbook73
All’interno di questa prospettiva ci limitiamo qui a segnalare, oltre a qualche elemento di orientamento bibliografico, alcune linee di riflessione particolarmente significative74. Keren Dali, docente all’Università di Toronto, a partire dalle tematiche generali del readers’ advisory, ha dedicato interessanti considerazioni al concetto di appeal, sostenendo che esso va applicato, anziché al libro, nella sua materialità bibliografica, o al genere letterario, direttamente all’esperienza di lettura (reading appeal)75.
Catherine Sheldrick Ross, anch’essa operante in Canada (University of Western Ontario) fino alla recente scomparsa, ha messo in evidenza con altrettanta chiarezza le particolarità dei modi con quali vengono effettuate le scelte dell’esperienza di lettura, rispetto alle attività informative di natura documentaria, a cui sono stati dedicati rilevanti approfondimenti anche da studiosi di area finlandese come Pertti Vakkari76.
La complessità della definizione di un modello in grado di ospitare al proprio interno una rappresentazione affidabile delle pratiche di lettura in biblioteca rimane tale, come si vedrà, anche se ci spostiamo a un livello più astratto rispetto al corpo a corpo fenomenologico dal quale siamo partiti. Con questo obiettivo è stato esplorato il campo delle possibilità derivanti dalla modellizzazione del comportamento informativo delle persone, scegliendo in tal modo di situarsi al di fuori delle forme percettive e cognitive radicate nello spazio bibliografico. L’analisi di un volume di taglio panoramico come Theories of information behaviour è ben distante dall’offrire una risposta univocamente determinata, e dalla padella del ‘libro’, dunque, si passa alla brace dell’‘informazione’77. L’opera è comunque molto utile, sia per i contenuti teorici trattati nei suoi tre capitoli preliminari, e soprattutto per la sintetica esposizione di ben 72 teorie con le quali si va in cerca di una ipotesi stabile e convincente di modello78. La più utile per i nostri ragionamenti mi è parsa il modello «Everyday life information seeking» (ELIS), elaborato e proposto alcuni anni fa da Reijo Savolainen, descritto come segue e rappresentato graficamente con la Figura 679.
Figura 6 – Modello della teoria ELIS
Come si può ben vedere anche senza un approfondito esame analitico, il modello mette assieme, in una struttura grafica proceduralizzata, un numero talmente esorbitante di variabili, le cui differenze non possono in alcun modo essere previsionalmente definite. Sappiamo che alla fine, in qualche modo, una scelta, che prevede l’utilizzo di certe informazioni e non di altre, viene effettuata, ma le domande di Darnton, anche in questa prospettiva, continuano evidentemente a rimanere senza risposta. Kami Ooi e Chern Li Liew, in un recente articolo, confermano tuttavia la congruenza tra il modello ELIS e le attività di recupero di informazioni documentarie relative all’ambito della fiction80.
I sistemi di raccomandazione, utilizzati su molte piattaforme come Amazon, Netflix, Facebook, Instagram, Spotify, YouTube, LinkedIn, sono un insieme di procedure software utilizzate per suggerire opzioni agli utenti per prendere le proprie decisioni81. Esistono tre tipi principali di sistemi di raccomandazione: collaborativi, che danno suggerimenti utilizzando somiglianze nel comportamento degli utenti; basati su analisi del contenuto, fondati sull'intersezione tra contenuto e profilo dell’utente; ibridi, che integrano metodologie dei due tipi precedenti.
I sistemi di raccomandazione basati su filtri collaborativi utilizzano il contenuto informativo delle valutazioni fornite da molti utenti per selezionare e inviare raccomandazioni; i suggerimenti sono dunque ottenuti dall'analisi del comportamento informativo di altre persone. I lettori A e B sono considerati ‘simili’ sulla base di elementi comuni: libri letti da entrambi, ad esempio; oppure età, titolo di studio, generi letterari preferiti, ecc. Le funzioni dei filtri dipendono naturalmente dal contenuto informativo dei dati utilizzati (Figura 7).
Figura 7 – Rappresentazione schematica di un sistema di raccomandazione di tipo collaborativo
I sistemi di raccomandazione basati sull'analisi del contenuto elaborano il suggerimento in base al contenuto informativo degli elementi della raccomandazione, in questo caso i libri. I suggerimenti forniti dai filtri di questo tipo utilizzano informazioni storiche provenienti dalle esperienze del lettore B (ad esempio la preferenza per un dato genere letterario), correlandolo con altri elementi presenti in altri libri (ad esempio suggerendo la lettura di ulteriori opere appartenenti allo stesso genere, cfr. Figura 8).
Figura 8 – Rappresentazione schematica di un sistema di raccomandazione basato sull’analisi del contenuto
Sulla base di questi meccanismi di funzionamento generali sono state realizzate molte tipologie di sistemi di raccomandazione, inseriti all’interno di piattaforme e di ecosistemi informativi, socio-tecnici, antropologici molto diversificati82.
In relazione al nostro peculiare ecosistema vanno poi segnalati i sistemi di raccomandazione di libri, a partire da quello di Amazon, che come è evidente fonda le similarità algoritmiche sulle caratteristiche dei prodotti acquistati, con matrici83 che si avvalgono delle funzionalità di deep neural networks84.
Esiste poi una specifica letteratura di riferimento dedicata ai sistemi di raccomandazione di libri, radicata prevalentemente nell’ambito della data science, e dunque con i suoi principi, metodi, atteggiamenti interpretativi specifici e peculiari, che sono da ritenere evidentemente di importanza essenziale per riuscire a definire un modello progettuale consapevole e consistente85.
Avvicinandosi al territorio specifico delle biblioteche, della LIS e in modo più ampio ai confini disciplinari delle culture documentarie, ci possiamo confrontare con un ulteriore paesaggio epistemologico; in questo senso una presentazione generale molto utile è proposta con un recente contributo di Tomás Saorín dell’Università della Murcia, dal titolo Big data literario de raíz bibliotecaria86. Il più noto sistema di raccomandazione realizzato secondo una prospettiva radicata nello spazio bibliotecario è Obotti, sviluppato per Oodi, la nuova Helsinki Central Library, la cui interfaccia di relazione con gli utenti è costituita da una app liberamente scaricabile su Google play, in cui sei assistenti virtuali, attraverso le funzioni di un chatbot, con il quale le persone possono interagire anche vocalmente, si inseriscono all’interno dei processi connessi alla scelta di lettura delle persone, con riferimento alle unità documentarie rese disponibili dalla biblioteca. Il sistema, nella sua organizzazione complessiva, risulta dotato di procedure di apprendimento automatico che consentono di utilizzare incrementalmente le scelte di letture effettivamente realizzate, e dunque, tendenzialmente, di migliorare le prestazioni del sistema (Figura 9)87.
Figura 9 – L’interfaccia di Obotti nello spazio di Oodi88
L’articolo di Saorín richiamato in precedenza presenta anche altre prospettive, riflessive e progettuali, radicate nel profilo generale delle culture documentarie, e che dunque cercano di valorizzare, nella prospettiva generale del web semantico, il valore informativo dei metadati. In questo senso può essere utile segnalare FictionFinder, un prototipo basato su FRBR che garantisce l’accesso a circa tre milioni di record relativi a opere di narrativa, e-book, materiali video disponibili in WorldCat di OCLC89. Va ricordato infine il progetto finlandese BookSampo, di cui è attualmente disponibile la versione beta Kirjasampo90. BookSampo è stato sviluppato anch’esso entro la cornice del web semantico, e rispetto al quale esiste una significativa letteratura di riferimento, che ne descrive più specificamente le caratteristiche tecnologiche91. BookSampo prevede la visualizzazione di rappresentazioni di opere di narrativa, e delle relazioni intertestuali tra esse rinvenute. Ogni unità è collegata al suo autore, e a ulteriori informazioni ad esso riferibili, con le quali si cercano di ricostruire i contesti di fruizione storicamente definiti delle diverse opere (Figura 10)92.
Figura 10 – Il modello di rappresentazione delle opere di narrativa utilizzato in BookSampo93
La fase attuale di prototipazione, considerando il grande impegno profuso nella creazione del data model e delle ontologie, rende disponibile una interfaccia di visualizzazione non particolarmente attraente, relativa in questo caso ai risultati di una ricerca avente per oggetto ‘Sinuhe l'egiziano’ (Sinuhe egyptiläinen) del finlandese Mika Toimi Waltari, pubblicato in prima edizione nel 1945 (Figura 11).
Figura 11 – Modello strutturale di un formato di display di BookSampo94
Giunti al termine di questa ormai lunga esplorazione, bibliografica e critica, dedicata alla scelta di lettura nei suoi diversi spazi semiotici entro i confini della biblioteca pubblica, non può che essere registrata, anzitutto, la varietà delle molte ‘anomalie’, nel senso di Thomas Kuhn, riscontrabili all’interno della tradizione documentaria, con gli evidenti slittamenti paradigmatici che la caratterizzano; anomalie costituite non solo dalla natura dell’argomento trattato, ma anche dall’affiorare, accanto alla complessità della dimensione in senso lato antropica, anche di quella suscitata dalla presenza, postumana e inquietante, delle macchine95.
La configurazione di R(&)M, in questa sede, è stata descritta nelle sue linee generali, mentre quelle specifiche verranno precisate nelle fasi ulteriori del ciclo di vita del progetto. Tuttavia, si ritiene utile proporre qualche considerazione sul modello di rappresentazione dei dati, in particolare in relazione alle prospettive, discusse nel paragrafo precedente, relative alla valorizzazione dei metadati bibliografici per la rappresentazione, annotazione, raccomandazione delle opere di narrativa. L’obiettivo di R(&)M non è quello di riferirsi solo ed esclusivamente a questa tipologia di risorse documentarie, e dei metadati ad esse relativi, che ricadano in una delle tipologie di lettura descritte in precedenza, la ‘lettura documentaria’. Uno degli obiettivi, a differenza dei casi precedenti, è quello di abilitare la ‘macchina’ a favorire la scelta di lettura, a qualunque oggetto essa sia rivolta; e dunque all’interno di quella che potremmo definire ‘semiosfera bibliografica’. Il modello FRBR, che è certamente di importanza fondamentale per la metadatazione delle risorse documentarie dentro uno dei sistemi semiotici, quello dell’universo bibliografico, è scarsamente utile quando si ritiene di utilizzarlo per arricchire i processi connessi alla scelta di lettura che avvengono nella dimensione d’assieme della semiosfera. Ciò è mostrato con evidenza empirica in alcuni articoli pubblicati sul Journal of documentation da Jan Pisanski e Maja žumer, che hanno per oggetto lo studio dei modelli mentali utilizzati dalle persone comuni, metaforicamente esterne ai confini dell’universo bibliografico96. I contributi fanno riferimento al concetto di ‘modello mentale’, inteso come «internal representation of the outside world»97, e prendono atto del fatto che, per quanto FRBR sia esplicitamente orientato all’utente, di fatto «there were no user studies performed during its creation process»98. L’obiettivo della ricerca è stato dunque quello di verificare il grado di corrispondenza dei diversi modelli, quelli ideali e quelli empirici99; il metodo è consistito nel fornire ai partecipanti delle schede con rappresentazioni linguistiche delle entità FRBR, invitandoli a raggrupparle secondo alcune modalità predefinite. Le conclusioni mostrano che nessuno dei criteri di raggruppamento realizzati si è rivelato uguale a quello previsto dal modello FRBR, e che i nomi attribuiti agli insiemi costituiti erano tra di loro diversi, per quanto 14 dei 30 partecipanti abbiano gerarchizzate le rappresentazioni linguistiche da loro utilizzate secondo la catena ‘Work – Expression – Manifestation – Item’100.
In questa sede ci si limita a rilevare che, come ha scritto Alfredo Serrai, i problemi mobilitati sono di «complessità spaventosa», e che
Le soluzioni da predisporre al fine di restringere il campo dei troppi possibili non-incontri fra proposte e richieste di informazione, sono riconducibili o al dominio progressivo dei rapporti tra significato e linguaggio, e quindi alla formalizzazione dei termini, o alla classificazione dei contenuti; purtroppo quanto viene acquisito in precisione si perde in elasticità, in adattabilità, e soprattutto in capacità di rinnovamento101.
Serrai forniva tuttavia un suggerimento che sembra ancor oggi di grande utilità, quello di «abbandonare l’accoppiamento tra linguaggio e metafisiche di turno», e di prevedere quelle che sono definite «manipolazioni datografiche» in grado di attenuare, o far scomparire tendenzialmente, le divergenze che le differenze dei linguaggi continueranno inevitabilmente a concretizzare102. Ed è proprio in questa fase originaria che vengono intuite le possibilità derivanti dall’utilizzo dei computer, prefigurando la possibilità di garantire agli «elementi mnemonici» (cioè le rappresentazioni degli oggetti dell’universo bibliografico) la facoltà di «scomporsi e ricombinarsi in maniera sufficientemente libera, così da poter assumere impostazioni e configurazioni che non siano già obbligatoriamente predeterminate»103.
Per tutti i motivi fin qui indicati le culture e le tensioni dei progetti sono essenziali, perché è attraverso di essi che si può riuscire a «prefigurare», «configurare», «rifigurare», nel nostro caso specifico la scelta di lettura. In questo articolo è stato presentato il programma e il progetto del libro di Frank Hatt The reading process, ricordando che già in quell’occasione la volontà di occuparsi di lettura rischiasse di produrre, alla fine, nient’altro che un assemblaggio di frammenti disciplinari eterogenei e diversi. Le fasi del ciclo di vita di un progetto possono appunto servire a integrare e armonizzare i frammenti, con una cauta e non ideologica apertura transdisciplinare, che può costituire, se ben dosata, un efficace e valido rimedio alla «età della frammentazione» nella quale siamo immersi104.
La scelta di lettura si situa all’intersezione tra due sistemi complessi, quello della lettura e quello della biblioteca pubblica, e occuparsene obbliga a una sorta di strabismo disciplinare, per cercare di collegare maggiormente tra di loro elementi elaborati secondo principi, metodi e obiettivi diversi, dal momento che vengono toccati alcuni livelli, in questa sede semplicemente evocati, riservandoci di dedicare ad essi ulteriori specifici approfondimenti, e che coinvolgono la configurazione del campo disciplinare della biblioteconomia, il modello della biblioteca pubblica contemporanea, il profilo delle competenze disciplinari e professionali, le relazioni tra umano e artificiale.
Oscillando tra grandangolo e zoom, tra macro e microanalisi, abbiamo individuato nella scelta di lettura una delle pietre angolari di questo percorso argomentativo, radicandolo nell’ecosistema informativo della biblioteca pubblica, in un tessuto testuale vivo e dinamico di segni e codici, che agiscono sulla scelta di lettura che il lettore effettua, concorrendo a modificarla e orientarla, attivando i contenuti cognitivi ed emotivi della sua mente. Si tratta di uno spazio semiotico concreto, fenomenologicamente definito, che è in grado di sollecitare – anche se continuiamo a non sapere esattamente ‘come’ – la determinazione delle scelte, esito dell’azione di molti fattori concomitanti. La legittimazione piena e compiuta della lettura, e delle ‘scelte’ che la rendono praticabile, nell’ecosistema informativo ampliato della biblioteca, per i motivi che sono stati individuati, è da ritenere non solo utile ma anche necessaria. È da questo tessuto complesso, incerto e tuttavia incessantemente generativo che traggono origine i benefici che la lettura riesce a garantire alle persone e alla società nel suo insieme, ed è dunque per questo che vale la pena di occuparsene, e averne cura, ‘prefigurando’, ‘configurando’ e infine ‘rifigurando’, circolarmente, ciò che in ogni caso continua ad accadere nella ‘struttura che connette’, che garantisce e rende possibile la comprensione comune della realtà105.
Ultima consultazione siti web: 20 dicembre 2021.