Il progetto Post-I_IT (Post_Incunaboli_ITaliani): primi risultati di un’indagine

Rosa Parlavecchia

Introduzione

Poter ricostruire i quadri della produzione editoriale è condizione imprescindibile per una piena conoscenza della cultura e del pensiero di ogni tempo, come pure i meccanismi di produzione, circolazione e uso del libro come veicolo di conoscenza. Il libro è, infatti, oggetto dotato di una sua storia e si pone al centro di un sistema complesso pregno di significati storici, economici, sociali e culturali1.
Il libro antico – che giunge fino alla frontiera convenzionale del 1830, quando la meccanizzazione dei processi di produzione rivoluzionerà la sua struttura – con i suoi elementi paratestuali (frontespizi, vignette, marche tipografiche, stemmi, epistole dedicatorie, avvisi ai lettori, imprimatur, indici, note di possesso, ex libris) racconta potenzialmente non solo la sua piccola storia biografica, ma anche la storia della protoindustria editoriale, della committenza culturale, dei gusti, dell’uso e del consumo da parte del pubblico. Questa inesauribile ricchezza, che diventa una fonte di interpretazione da parte degli studiosi trasformando il libro da ‘oggetto materiale’ in ‘oggetto di conoscenza’ al fine di ricostruire le vicende interne – quali quelle di produzione, la dinamica storica delle sue componenti strutturali, la tradizione a stampa di un testo letterario – deve poter contare su efficaci strumenti bibliografici, vale a dire liste di reperimento e di controllo come quelli utilizzati per la realizzazione del progetto di ricerca applicata Post-I_IT (Post_Incunaboli_ITaliani).
Sul fronte della catalogazione retrospettiva, che in questi ultimi decenni è supportata dalla funzione di cataloghi informatizzati fruibili online che si avvalgono di copie digitali degli esemplari utili alla collazione, si sono intensificate iniziative di recupero del materiale antico con una significativa produzione di annali tipografici, cataloghi di incunaboli e cinquecentine di singoli fondi bibliografici, cataloghi di mostre e censimento che hanno il pregio di basarsi sull’estrapolazione dei dati identificativi effettuati direttamente dagli esemplari.
Se la «storia dell’incunabolistica ha un suo primo caposaldo nell’opera di Georg Wolfang Franz Panzer (1729-1805), un dotto pastore luterano di Norimberga, autore degli Annales typographici…ad annum MD (1793-1797), nonché del loro complemento tedesco, gli Annalen der ältern deutschen Literatur (1788-1805)»2, il primo studio dedicato ai libri del XV secolo è da attribuire a Michael Maittaire con il suo Annales typographici ab artis inventae origine ad annum MD pubblicato in cinque volumi a L’Aia da Isaac Vaillant tra il 1719 il 17413, seguito da Annalium typographicorum v. cl. Michaelis Maittaire supplementum di Michael Denis edito in due volumi a Vienna nel 17894.
Dopo l’Ottocento, epoca in cui si perfezionarono le procedure della catalogazione antiquaria e in genere di una scrittura tecnica definitivamente sganciata da quella che era la dimensione letteraria, nascono i più importanti repertori bibliografici dedicati agli incunaboli, tra questi: il Gesamtkatalog der Wiegendrucke (1925-); l’Indice generale degli incunaboli (1943-1981) e l’Incunabula short-title catalogue (1990-).
Bisognerà attendere il 1986, invece, per la pubblicazione del primo volume de Le edizioni italiane del XVI secolo: censimento nazionale (EDIT16) a cura dell’ICCU per cominciare a disporre di una bibliografia retrospettiva italiana con lo scopo di individuare e descrivere edizioni stampate tra il 1501 e il 1600 in Italia, in qualsiasi lingua, e all’estero in lingua italiana.
L’impresa di censimento, fondata sulla cooperazione tra biblioteche, giungerà a coprire le lettere E-F con la pubblicazione complessiva di sei volumi fino ad arrivare a una svolta definitiva convertendosi dapprima al supporto elettronico e modificando quindi il progetto in vista della costruzione di una banca dati fruibile online dal 2000 e che solo di recente ha visto un suo radicale aggiornamento nella struttura e nell’interfaccia.
La base dati EDIT16 costituisce oggi un punto di riferimento internazionale per ogni tipo di indagine sulla storia della cultura e del libro in Italia nel XVI secolo e, attraverso la ricognizione degli esemplari su tutto il territorio nazionale (ma non solo), rappresenta uno strumento indispensabile per la documentazione, tutela e valorizzazione del patrimonio bibliografico italiano.

Incunaboli e post-incunaboli: una questione terminologica

Doverosa e per nulla scontata, però, è anche una riflessione preliminare da dedicare alla questione terminologica: che cosa si intende per post-incunabolo?
Se quando si parla di incunabolo ci si riferisce unicamente al «primo prodotto dell’arte tipografica stampato con i caratteri mobili innanzi la convenzionale fine dell’anno 1500»5, per il termine post-incunabolo sono diverse le definizioni prese in esame e, nella maggior parte dei casi, presentano contorni un po’ sfumati.

Per l’Enciclopedia e il Vocabolario Treccani il termine viene utilizzato in «bibliografia» per indicare «i libri stampati nella prima metà (o, per alcuni, nel primo quarto) del 16° secolo»6; mentre alla voce «Post-incunabolo» del Manuale enciclopedico della bibliofilia si legge «termine non molto frequente che designa i libri dei primi decenni del Cinquecento, ancora per molte caratteristiche vicine agli incunaboli (soprattutto nell’Europa del nord, dove per esempio a lungo si continuano a usare i caratteri gotici)»7.
Se nella prima definizione si dà peso al dato cronologico, quindi meramente convenzionale, nella seconda è evidente che si tiene in considerazione l’aspetto materiale e quindi bibliologico.
Neil Harris fornisce un altro tipo di definizione legata sia all’ambito ‘commerciale’ del settore antiquario, e che quindi possa giustificare in alcuni casi prezzi elevati, sia alla difficoltà di stabilire con precisione, soprattutto per le edizioni non datate, se si tratti di incunaboli o meno:

a bookselling term, apparently coined by W. Nijhoff. It designates editions of an antiquated appearance, that attempt to bridge the gulf, above all in prices, with the incunabular period – itself a historically convenient but artificially created category. In British scholarship, post-incunables usually belong to the period 1501-20, following from Proctor’s work, while in Holland the term ordinarly covers books printed from 1501 to 1540, following Nijhoff and Kronenberg’s bibliography. The use of the term also indicates the difficulty of determining whether undated early printed books are genuine incunabula or not8.

Un’altra definizione che sembra tener conto di tutti gli aspetti finora citati – da quello cronologico a quello bibliologico e che rappresenta quella più calzante su cui si è basata la ricerca condotta da chi scrive – è quella proposta da Alessandra Panzanelli Fratoni in suo recente lavoro:

si considerano postincunaboli i libri stampati nei primi decenni del Cinquecento e che mantengono l’aspetto complessivo di un libro stampato nel secolo precedente, e cioè: sono privi di un frontespizio, ovvero hanno solo un titolo sul recto della prima carta; hanno indicazione di luogo, data di stampa e nome dello stampatore/editore solo al colophon; presentano un impaginato in cui l’occhio fatica a distinguere le varie componenti (autore, titolo, nomi dei curatori e loro ruolo); sono privi di paginazione. Quanto al periodo, potremmo dire […] che esso si colloca intorno al 1530, andandosi a configurare così un interessante parallelo con il successivo importante momento di passaggio, quello tra stampa manuale e stampa industriale, tra libro antico e moderno, convenzionalmente fissato al 18309.

Metodologia di indagine

Avviato nel dicembre del 2020 e conclusosi nel dicembre del 2021 grazie a una collaborazione tra la Fondazione Scuola per i beni e le attività culturali e l’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, il progetto Post-I_IT (Post_Incunaboli_ITaliani)10 ha portato a un aggiornamento dei dati presenti in due repertori bibliografici: il Censimento nazionale delle edizioni italiane del XVI secolo (EDIT16) curato dall’ICCU11 e l’Incunabula short-title catalogue (ISTC) curato dal Consortium of European research libraries (CERL) e dalla British Library. In particolare, il progetto si è concentrato sull’individuazione di Post_Incunaboli_ITaliani ‘erroneamente’12 censiti in uno dei più importanti repertori bibliografici dedicati al libro del Quattrocento al fine di integrare informazioni relative a specifiche edizioni ed esemplari conservati nelle biblioteche di tutto il mondo.
I principali strumenti di lavoro su cui si è basata l’attività di ricerca sono stati, naturalmente, le due banche dati di riferimento.
L’Area di attività per la bibliografia, la catalogazione e il censimento del libro antico dell’ICCU cura il Censimento nazionale delle edizioni italiane del XVI secolo e ha da sempre adottato una metodologia di controllo su ciascun record inserito nella banca dati in modo da prevedere tre tipi di livelli di verifica delle informazioni:

Attualmente la base dati contiene oltre 70.000 notizie bibliografiche, delle quali circa la metà è corredata da immagini relative al frontespizio, al colophon, o ad altre pagine13.
A differenza di altri repertori, ogni notizia bibliografica è validata dal personale dell'ICCU che effettua i controlli necessari al fine dell’identificazione dell’edizione, delle eventuali varianti, degli autori, dei tipografi ecc.; tutto ciò rende EDIT16 una banca dati davvero molto affidabile.
La catalogazione seguita agli inizi del Censimento, pur basandosi sull’International standard bibliographic description per il libro antico ISBD(A) del 1984, era contraddistinta da una descrizione breve. Dal 1996, invece, la catalogazione segue la normativa della Guida alla catalogazione in SBN: libro antico, alla quale si stanno gradualmente uniformando anche le vecchie descrizioni. Per questo motivo in base dati sono presenti notizie non omogenee. La normativa della Guida SBN si basa su quella dell’ISBD(A) dalla quale si discosta principalmente in due punti: assenza della punteggiatura convenzionale nell’area del titolo e nell’area dell’edizione; diversa logica di presentazione dei dati nell’area della pubblicazione14.
Il secondo principale strumento di lavoro è stato la banca dati di ISTC15. Quest’ultimo nasce dal progetto di trasformare il Census degli incunaboli delle biblioteche del Nord America in un sistema di dati leggibili dal computer. Compiuta la conversione dei dati del Census16, la base dati è stata poi progressivamente implementata negli anni Ottanta dagli incunaboli della British Library, dell’Indice generale degli incunaboli, del Belgio, dell’Olanda, della Bayerische Staatsbibliothek, del Nord America fino a diventare un database internazionale della stampa europea del XV secolo con contributi di istituzioni bibliotecarie di tutto il mondo, oltre 1.500. Ad agosto 2016 risultavano elencate 30.518 edizioni, incluse alcune edizioni del XVI secolo precedentemente datate in modo errato al XV secolo.
Come già detto, in ISTC sono censite alcune edizioni del XVI secolo precedentemente attribuite al XV secolo. Questo ‘errore’ è, presumibilmente, frutto di una erronea datazione delle edizioni sia da parte dei catalogatori sia da parte degli studiosi.
In merito alla errata datazione o attribuzione tipografico/editoriale di alcuni incunaboli anche Tommaso Gar, nelle sue Lezioni di bibliologia tenute a Napoli tra il 1865 e il 1866, «non manca un interesse sostanzialmente rivolto proprio ai problemi non solo descrittivi, ma anche “interpretativi”, del prodotto tipografico»17. Gar scrive, infatti, «esiste un gran numero di opere senza data né indicazione di luogo o nome di stampatore. Il vero bibliofilo ne deduce la data per congettura, paragonando gli usi del tempo, la forma dei caratteri, la qualità della carta, ecc.»18 e aggiunge «voi sapete che i limiti di un vero incunabolo non oltrepassano di solito l’anno 1500. […] Le stampe dubbie e senza data dovrebbero raccogliersi a parte e riserbarsi a più accurato studio bibliografico, per cui si giunga a fissare anche ad esse il giusto tempo ed il posto»19, ipotizzando così un trattamento ‘speciale’ per questa tipologia di materiale.
La difficoltà nel catalogare un incunabolo o un post-incunabolo è, infatti, da ricondurre a una serie di caratteristiche tecniche e fisiche dell’oggetto libro. L’incunabolo è molto spesso privo di paginazione, presenta ancora l’incipit o forme embrionali di frontespizio come l’occhietto, con le eventuali note tipografiche racchiuse nel colophon, è caratterizzato da una testualità continua, compatta e densa, che ingloba testo principale e paratesto. Questi ultimi compongono un apparato testuale non sempre immediatamente individuabile e, come già detto, buona parte delle quattrocentine risulta essere priva delle stesse note tipografiche (luogo di pubblicazione, tipografo, anno di pubblicazione). Per identificare questi elementi si ricorre all’analisi comparata di caratteri tipografici, di eventuali annotazioni manoscritte, della filigrana della carta. I risultati di queste indagini, condotte da studiosi e bibliotecari, si presentano graficamente all’interno dei cataloghi e dei repertori con i dati riportati tra parentesi quadre, secondo una radicata convenzione catalografica relativa al trattamento degli elementi del libro desunti da fonti esterne. Basta scorrere le pagine dei repertori dedicati agli incunaboli per accorgersi di questa frequente forma utilizzata per riportare il dato e, dunque, della complessità delle ricerche sottese all’identificazione di un’edizione.
Inoltre, poiché nella base dati di ISTC tutti i dati sono inseriti secondo un’impostazione diversa rispetto a quella adottata in EDIT16, è stato necessario – laddove non è stato possibile consultare una copia digitale dell’edizione in analisi – ricorrere alla banca dati del Gesamtkatalog der Wiegendrucke (GW)20 per il reperimento degli elementi assenti. Il GW riporta, infatti, una descrizione analitica di ciascun incunabolo prevedendo, dopo un’intestazione inclusiva di autore, titolo breve, note tipografiche e indicazioni di formato, una descrizione con tutti gli elementi classici della collazione e indicazioni del numero delle linee, dei tipi, delle iniziali, delle xilografie, con la trascrizione facsimilare del titolo o dell’incipit, dell’explicit o del colophon e i dati relativi a elementi paratestuali.
Il lavoro di ricerca è stato condotto lavorando contestualmente su entrambe le banche dati: ISTC e EDIT16.
La prima fase è stata dedicata all’estrazione dall’Incunabula short-title catalogue di tutti quei record bibliografici che recavano una datazione a partire dal 1501. Naturalmente, si è trattato di edizioni stampate in Italia, in qualsiasi lingua, o stampate all’estero in lingua italiana.
I dati estrapolati da ISTC nella prima fase di lavoro sono stati successivamente confrontati con quelli presenti in EDIT16.
Per agevolare la raccolta e il confronto dei dati, è stata allestita una base di dati (query) funzionale al progetto con diverse tabelle che hanno permesso di combinare le informazioni creando così molteplici parametri di consultazione.
I campi presenti nella prima tabella denominata ‘EDIT16-ISTC’ erano:

In questa tabella sono state raccolte tutte le informazioni relative alle 795 schede analizzate.
La seconda tabella denominata ‘link’ è stata funzionale al reperimento dei link a copie di esemplari digitalizzati rintracciati in ISTC o in GW e che andranno a implementare le schede presenti in EDIT1621. Per questo motivo, è stato riportato il numero identificativo CNCE (in modo da poter segnalare ai responsabili ICCU quale scheda di EDIT16 vada integrata, il nome dell’istituzione bibliotecaria che conserva la copia dell’esemplare digitalizzato e, infine, il link alla copia digitale).
Una terza e una quarta tabella sono state destinate a raccogliere informazioni relative alle ‘localizzazioni’ di quegli esemplari non censiti nei due repertori di riferimento. In particolare, nella prima è riportato il numero identificativo ISTC del record da integrare, il codice ISIL (International standard identifier for libraries and related organizations)22 delle biblioteche italiane che conservano una copia dell’edizione censita e non menzionata in ISTC e un ultimo campo destinato alle note. Nella seconda tabella destinata alle ‘localizzazioni’ è, invece, riportato il numero identificativo CNCE del record da integrare, il nome dell’istituzione bibliotecaria che conserva copia dell’edizione23 e un campo dedicato alle note24.
Da una prima analisi dei dati è stato possibile:

La condivisione di questi dati tra i due repertori bibliografici ha così garantito non solo un arricchimento del contenuto informativo ma ha anche generato nuova conoscenza grazie all’identificazione di edizioni e all’individuazione di esemplari non censiti29. Tra le informazioni che si vanno a integrare vi sono le opere di dubbia paternità, le controverse attribuzioni tipografico-editoriali e le date di pubblicazione incerte. La pratica dell’interazione tra banche dati, infatti, non può che stimolare ulteriori riflessioni e considerazioni a vantaggio del servizio informativo dei repertori stessi agevolando la definizione delle liste di controllo funzionali al completamento dell’indagine ricognitiva per un ampliamento del campo di indagine che va oltre i confini nazionali.

Conclusioni

Le attività di ricerca si sono susseguite nel corso dei mesi senza rilevare grosse problematiche. L’unica vera difficoltà è stata rappresentata dal rintracciare l’esatta corrispondenza tra i record bibliografici nelle due banche dati di riferimento. Il problema è da ricondurre alle sostanziali differenze che intercorrono nel trattamento di descrizione delle singole edizioni.

Con il passare del tempo gli studi di incunabolistica hanno sviluppato un sistema di descrizione bibliografica che sacrificava l’analiticità affidandosi a voci descritte in maniera concisa e mirando a offrire una panoramica quantitativamente molto più ampia. La logica del criterio era che quasi tutti gli incunaboli conosciuti erano già descritti in altri cataloghi o repertori per cui sembrava che la scelta più 'economica' e ragionevole fosse quella di produrre elenchi ‘segnaletici’ (finding list) di edizioni con i relativi rimandi ad altri repertori che citavano la medesima edizione.
È per questo motivo che ISTC fu implementato con il recupero delle informazioni bibliografiche ricavate da fonti secondarie e non da un'analisi diretta degli esemplari, per cui oggi le descrizioni possono riportare informazioni incomplete, inesatte o – in particolare per quanto riguarda i titoli delle opere – una versione ‘alternativa’ nel caso in cui l’opera fosse nota sotto titoli differenti mentre, per quanto concerne le attribuzioni, il nome dell’autore o dello stampatore potrebbe essere stato riportato in forme diverse30.
Se la catalogazione seguita agli inizi del Censimento delle edizioni italiane del XVI secolo era contraddistinta da una descrizione short-title (titolo abbreviato, mancanza dell’indicazione di autore ecc.), dal 1996 la descrizione delle edizioni segue la Guida alla catalogazione in SBN: libro antico e dal 2016 la nuova Guida alla catalogazione in SBN – Materiale antico, per cui la metodologia descrittiva adottata per EDIT16 oltre a risultare molto più approfondita, non crea ambiguità tra edizioni differenti grazie alla presenza di campi come quello dell’impronta. È per questi motivi che la ricerca dell’esatta corrispondenza tra le singole edizioni realizzata per il progetto Post-I_IT ha incontrato alcune difficoltà.
EDIT16 è da sempre stato un progetto che ha suscitato interesse sia in ambito nazionale che internazionale. Il suo successo è testimoniato dalla fitta rete di relazioni internazionali che l’ICCU ha saputo instaurare con diverse istituzioni (basti pensare all’importantissimo contributo della British Library). Con il passare degli anni, sono subentrate esigenze nuove volte allo sviluppo di nuovi servizi, alla valorizzazione del materiale digitale presente nella banca dati e all’incremento e alla gestione dei dati. Quest’ultima attività è stata al centro di progetti appositamente finanziati che hanno reso possibile il recupero sistematico di informazioni bibliografiche contenute in annali tipografici, cataloghi a stampa, cataloghi di biblioteche, bibliografie speciali e che hanno rappresentato tappe fondamentali per l’implementazione della base dati di EDIT16 e il completamento dell’indagine ricognitiva sulla produzione libraria cinquecentesca31.
Oltre al recupero informatico delle notizie bibliografiche, la banca dati di EDIT16 si è incrementata con il materiale digitalizzato dalle biblioteche partner, come ad esempio marche tipografiche/editoriali, frontespizi, colophon, dediche, carte preliminari e incipit. L’introduzione a questi nuovi servizi e strumenti ha contrassegnato l’apertura della base dati ai più recenti requisiti di flessibilità e interoperabilità, puntando all’interazione con altre realtà e alla valorizzazione di risorse digitali, assicurando la fruizione e la valorizzazione di contenuti presenti sul Web. Le descrizioni bibliografiche, infatti, sono collegate alla versione digitale degli esemplari attraverso le ‘localizzazioni’ e a un collegamento hyperlink. Sin da subito si è constatata, infatti, una notevole «massa documentale» di edizioni cinquecentesche italiane rese disponibili in varie istituzioni, in particolare straniere.
La condivisione di questi dati con progetti bibliografici simili (ad esempio ISTC, VC16, GLN15-1632) garantisce un arricchimento del contenuto informativo oltre al successo delle iniziative per validità scientifica. Tra i vari punti di contatto di questi repertori bibliografici vi sono, infatti, le opere di dubbia paternità, le controverse attribuzioni tipografico-editoriali, le date incerte, oltre l’individuazione di esemplari finora non censiti33. La pratica dell’interazione tra banche dati, infatti, non può che stimolare ulteriori riflessioni e considerazioni a vantaggio del servizio informativo dei repertori stessi agevolando l’indagine ricognitiva per un ampliamento del campo di indagine che va oltre i confini nazionali.
Tra le nuove sfide a cui è chiamato a rispondere EDIT16 vi è sicuramente l’apertura ad altre istituzioni straniere, salvaguardare la base dati e sperimentare nuove tendenze dinamiche. A tal proposito, tra gli interventi più importanti in cui è stato impegnato l’ICCU negli ultimi anni vi è stata la realizzazione di una nuova piattaforma che permette di accedere alle banche dati gestite dall’ICCU e a tutti i progetti ad esso afferenti tramite un unico sistema di navigazione e ricerca, in modo da valorizzare il lavoro di cooperazione ultratrentennale svolto dall’intera comunità delle biblioteche italiane in SBN e le sue numerose risorse documentarie digitali34. Tutti i dati aggiornati sono confluiti nell’ecosistema digitale Alphabetica35 (che, come detto, comprende le banche dati gestite dall’ICCU come SBN, EDIT16, MOL, Indice-aggregatore digitale di Internet culturale) nato dall’esigenza di superare le criticità legate alla presenza di piattaforme di ricerca e restituzione separate per ciascuno dei principali servizi informativi che l’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche gestisce.
Un’ulteriore riflessione, finalizzata a un eventuale proseguo della ricerca, va fatta alla luce del recente restyling della base dati di EDIT1636 lanciata ufficialmente lo scorso 16 dicembre in occasione, appunto, della presentazione del portale Alphabetica37.
Come le altre banche dati, EDIT16 è stato oggetto di reingegnerizzazione sia per quanto riguarda l’ambiente gestionale sia per quanto riguarda il portale di accesso pubblico.
La principale novità che ha riguardato EDIT16 è l’integrazione con il catalogo del Servizio bibliotecario nazionale (SBN) – già in passato vi erano stati dei tentativi di scambio tra le due banche dati in termini di importazione ed esportazione di dati – operazione molto radicale che è stata compiuta a seguito di questa riorganizzazione dei servizi bibliografici nazionali.
Grazie al dialogo tra SBN ed EDIT16 è adesso garantita una sistematica correlazione tra le notizie di authority di autori e tipografi ma anche fra le notizie bibliografiche. Questo significa che d’ora in avanti EDIT16 potrà inviare notizie a SBN ma anche catturare notizie da Indice. In questo modo i catalogatori di SBN non dovranno più catalogare in SBN e notificare in EDIT16 le stesse notizie, il tutto avverrà in maniera automatica. Questo garantirà anche un migliore sistema di monitoraggio a livello centrale perché ogni creazione nel catalogo collettivo nazionale viene automaticamente notificata a EDIT16 che andrà a verificarla intercettando eventuali duplicazioni.
Come esplicitato in occasione della presentazione tenuta da Elena Ravelli e Flavia Bruni, responsabili per l’ICCU, un lungo lavoro sul pregresso è stato fatto per trovare le correlazioni sulle notizie di entrambe le banche dati, un po’ meno su autori e tipografi, un po’ più oneroso sui titoli. Restano, naturalmente, due banche dati differenti e autonome. EDIT16, infatti, è una banca dati specialistica, nata come catalogo collettivo, che si è trasformata in una bibliografia retrospettiva dedicata al libro italiano del Cinquecento.
La sostanziale novità sta non solo nel cambiamento grafico ma soprattutto per quanto concerne le operazioni di ricerca e di restituzione dei dati basato sull’introduzione di un discovery tool che presenta un’interfaccia semplice e potenzia la ricerca secondo i criteri di rilevanza e la razionalizzazione dei risultati sulla base di filtri o faccette precostituite.
Come già è stato appurato da chi scrive, la nuova interfaccia agevola la ricerca per cui non si esclude che per quelle registrazioni bibliografiche di cui non si è avuto alcun riscontro durante le fasi applicative di questo progetto di ricerca, possa adesso essere possibile identificarle grazie alle radicali e funzionali modifiche di uno dei principali strumenti utilizzati per il lavoro.

Articolo proposto il 3 giugno 2022 e accettato il 29 giugno 2022.


Note

ROSA PARLAVECCHIA, Università di Salerno, Dipartimento di Scienze del patrimonio culturale, Fisciano, e-mail: rparlavecchia@unisa.it.
Un doveroso ringraziamento a Simonetta Buttò, Elena Ravelli e Flavia Bruni per aver fortemente creduto in questo progetto di ricerca e per aver fornito un fondamentale supporto tecnico, scientifico e metodologico per la sua realizzazione.

Ultima consultazione siti web: 4 giugno 2022. 

1 Marco Santoro, Lezioni di bibliografia. Milano: Editrice bibliografica, 2012, p. 129.
2 Edoardo Barbieri, La descrizione degli incunaboli: per una storia. In: Tra i libri del passato e le tecnologie del presente: la catalogazione degli incunaboli, a cura di Lorenzo Baldacchini, Francesca Papi. Bologna: Compositori, p. 68. Sulla storia dell’incunabolistica si rimanda anche a Id., Guida al libro antico: conoscere e descrivere il libro tipografico. Firenze: Le Monnier, 2006.
3 Piero Scapecchi, Incunabolo: itinerario ragionato di orientamento bibliografico. Roma: Associazione italiana biblioteche, 2019, p. 54.
4 E. Barbieri, La descrizione degli incunaboli cit., p. 68.
5 P. Scapecchi, Incunabolo cit., p. 9.
6 La definizione è disponibile al seguente indirizzo: https://tinyurl.com/2p8ejt8j.
7 Manuale enciclopedico della bibliofilia. Milano: Sylvestre Bonnard, 2005, p. 503.
8 Neil Harris, Post-incunable. In: The Oxford companion to the book, edited by Michael F. Suarez, Henry R. Woudhuysen. Oxford: Oxford University press, 2010, p. 1047.
9 Alessandra Panzanelli Fratoni, Edizioni del XV secolo nella collezione Tiezzi Mazzoni della Stella Maestri. Torrita di Siena]: Villa classica, 2018, p. 23-24.
10 La realizzazione del progetto è stata possibile grazie a una borsa di ricerca assegnata a chi scrive a seguito dell'esito di una valutazione da parte di un’apposita Commissione nominata dalla Fondazione Scuola per i beni e le attività culturali. La borsa era finalizzata alla realizzazione di un progetto di ricerca applicata svolto in collaborazione con enti o istituti culturali pubblici o privati.
11 Per maggiori approfondimenti sulla nascita e i primi anni del Censimento nazionale delle edizioni italiane del XVI secolo si rimanda a Maria Sicco, Per una bibliografia nazionale retrospettiva: censimento delle edizioni italiane del XVI secolo, «Accademie e biblioteche d’Italia», 48 (1980), n. 6, p. 462-464; Lorenzo Baldacchini, Bibliografia nazionale retrospettiva: qualcosa si muove, «Notizie: ICCU», (1981), n. 5, p. 4-9; Id., Censimento nazionale delle edizioni del XVI secolo: progetto e stato dei lavori. In: Libri antichi e catalogazione: metodologie e esperienze: atti del seminario, Roma, 23-25 settembre 1981, a cura di Claudia Leoncini, Rosaria Maria Servello. Roma: Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1984, p. 183-192; Conor Fahy, An Italian census, «TLS The Times literary supplement», (5 October 1984), n. 4253, p. 1143-1144; La bibliografia retrospettiva: il censimento delle edizioni italiane del XVI secolo. In: Per lo sviluppo della cooperazione tra le biblioteche: 1976-1986 dieci anni di attività dell’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche: atti del convegno, Roma, 19-20 marzo 1986, a cura di Maria Cecilia Cuturi. Roma: ICCU, 1986; Maria Sicco, Le cinquecentine: bilanci e prospettive di un censimento. In: Progetto biblioteche, a cura di Rosaria Campioni. Bologna: Analisi, 1989, p. 110-123; Lorenzo Baldacchini, Bibliografia retrospettiva e cooperazione: bilancio di un decennio. In: Biblioteche insieme: gli spazi della cooperazione, a cura di Paolo Malvezzi. Roma: Associazione italiana biblioteche, 1993, p. 135-177; Aldo Coletto; Angela Nuovo, EDIT16: censimento delle edizioni italiane del XVI secolo, «Biblioteche oggi», 18 (2000), n. 6, p. 67-70; Giorgio Montecchi, Il censimento delle cinquecentine tra didattica e ricerca. In: Il libro italiano del XVI secolo: conferme e novità in EDIT16: atti della giornata di studio, Roma, 8 giugno 2006, a cura di Rosaria Maria Servello. Roma: ICCU, 2007, p. 33-42.
12 Sono 2.142 i post-incunaboli censiti in ISTC perché si tratta di edizioni attribuite al XV secolo in studi precedenti. Cfr. P. Scapecchi, Incunabolo cit., p 84.
13 Dato aggiornato al 4 febbraio 2020.
14 Ulteriori informazioni sono disponibili al seguente link: https://edit16.iccu.sbn.it/database.
15 Per maggiori approfondimenti su ISTC si rimanda a Bibliography and the study of 15th-century civilisation: papers presented at a colloquium at the British Library, 26-28 September 1984, a cura di Lotte Hellinga, John Goldfinch. London: The British Library, 1987; Lotte Hellinga; Marcella Leembruggen, La «base dati» internazionale degli incunaboli (ISTC) alla British Library, «La Bibliofilia», 91 (1989), n. 1, p. 81-94.; Martin C. Davies, The incunable short title catalogue (ISTC), «Bulletin of the Society for Renaissance studies», 7 (1990), n. 2, p. 1-7; Lotte Hellinga; John Goldfinch, Ten years of the Incunabula short-title catalogue (ISTC), «Bulletin du bibliophile», 1990, n. 1, p. 125-132; Lotte Hellinga, ISTC: a summary. In: Retrospective cataloguing in Europe: 15th to 19th century printed materials: proceedings of the international conference, Munich, 28th-30th November 1990, a cura di Franz Georg Kaltwasser, John Michael Smethurst. Munchen: Saur, 1992, p. 104-109; Martin Davies, Encoding incunabula: the progress of ISTC, «Gazette du livre medieval», 22 (printemps 1993), p. 21-27.
16 Frederick R. Goff, Incunabula in American libraries: a third census. New York: Bibliographical Society of America, 1964.
17 Edoardo Barbieri, Haebler contro Haebler: appunti per una storia dell’incunabolistica novecentesca. Milano: EDUCatt, 2008, p. 92.
18 Tommaso Gar, Lezioni di bibliologia fatte nella Regia Università degli studi in Napoli durante il primo semestre del 1865 da Tommaso Gar. Torino: Stamperia dell’Unione tipografico-editrice, 1868, p. 87.
19 Ivi, p. 174-175.
20 Il Gesamtkatalog der Wiegendrucke è consultabile al seguente indirizzo: https://tinyurl.com/2p8mz2e3.
21 Vi è ad esempio il caso della scheda CNCE 76614 che non presenta link a copie digitali e che sarà integrata con link dell’esemplare digitalizzato conservato presso la Biblioteca Casanatense di Roma. Il link alla copia digitale è, infatti, stato recuperato dalla scheda ISTC n. it00365300.
22 Si tratta di un codice identificativo standard internazionale conforme alla norma ISO 15511 per le biblioteche e le organizzazioni collegate come archivi e musei ed è utilizzato nella base dati dell’Anagrafe delle biblioteche curata dall’ICCU. Ad esempio, vi è il caso della scheda ISTC n. iv00273500 che non presenta alcuna localizzazione e che sarà integrata con ben cinque enti presenti nella scheda CNCE 59002: Biblioteca civica Berio - Genova; Biblioteca comunale Augusta - Perugia; Biblioteca Casanatense - Roma; Collezione privata Casagrande - San Donà di Piave (VE); Biblioteca civica - Bassano del Grappa (VI).
23 In questo caso sono riportati i nomi delle biblioteche per esteso perché nella maggior parte dei casi si tratta di nomi di istituzioni straniere recuperate da ISTC e per le quali non è riportato il codice ISIL.
24 In questo caso sono state riportate le localizzazioni di biblioteche, sia italiane che straniere, anche non partecipanti a EDIT16. Ad esempio, per la scheda CNCE 68481 saranno aggiunte le seguenti localizzazioni recuperate dalla scheda ISTC n. ia00707000: Bibliothèque nationale de France - Parigi; Biblioteca nazionale centrale - Firenze; Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III - Napoli; Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma; UB - Uppsala; The Newberry Library - Chicago.
25 Si tratta di copie digitali di esemplari conservati presso la Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera, la Herzog August Bibliothek di Wolfenbüttel, la Biblioteca cantonale di Lugano, la Biblioteca Medicea Laurenziana e la Biblioteca nazionale centrale di Firenze, Biblioteca Casanatense di Roma, Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli.
26 Nel caso in cui viene accertato che l’edizione presa in analisi sia una cinquecentina, ISTC provvede ad aggiornare il dato ma non a eliminarlo dalla base dati, al contrario, EDIT16 in presenza di un incunabolo ‘nasconde’ il record in modo da non renderlo più visibile all’utenza. Vi è il caso della scheda ISTC n. iv00273500 che sarà integrata con le localizzazioni presenti solo nella scheda CNCE 59002 in EDIT16.
27 Sono di gran lunga superiori i casi di esemplari censiti in EDIT16 e non ISTC, rispetto a quelli presenti in ISTC e non in EDIT16.
28 È il caso della scheda ISTC n. ip00405300 che risultava presente in SBN (BID CNCE068032) e non in EDIT16. Come si spiegherà più avanti, con il restyling di EDIT16 si è venuto a creare un dialogo con SBN che d’ora in avanti garantirà una sistematica correlazione tra le notizie bibliografiche presenti nei due sistemi.
29 Sono stati individuati, inoltre, alcuni esemplari censiti in ISTC e non in EDIT16. È il caso, ad esempio, dell’edizione registrata nella scheda ISTC n. iv00215300 e nella scheda CNCE 57840 di cui si conserva una copia a Manchester.
30 L. Hellinga; M. Leembruggen, La «base dati» internazionale degli incunaboli (ISTC) alla British Library cit., p. 86.
31 Rosaria Maria Servello, Il dinamismo della base dati di EDIT16 tra tradizione ed innovazione, «DigItalia: rivista del digitale nei beni culturali», (2018), n. 1, p. 19.
32 Verzeichnis der im deutschen Sprachbereich erschienenen Drucke des 16. Jahrhunderts (VD16) è fruibile al seguente link: https://tinyurl.com/yc2d2bek; Les éditions imprimées à Genève, Lausanne et Neuchâtel aux XVe et XVIe siècles (GLN 15-16) è fruibile al seguente link: https://tinyurl.com/2hst96kc.
33 R.M. Servello, Il dinamismo della base dati di EDIT16 cit., p. 21-25.
34 Simonetta Buttò, Alphabetica, il nuovo portale per la ricerca integrata: un salto di qualità per le biblioteche italiane, «DigItalia: rivista del digitale nei beni culturali», (2020), n. 2, p. 9.
35 Il portale è visibile al seguente indirizzo: https://alphabetica.it/web/alphabetica.
36 Il vecchio portale risaliva all’anno 2000, anno in cui EDIT16 è stato reso fruibile online.
37 Il video dell’evento è fruibile al seguente indirizzo: https://tinyurl.com/66dhk5be.

AIB studi, vol. 62 n. 2 (maggio/agosto 2022), DOI 10.2426/aibstudi-13634. ISSN: 2280-9112, E-ISSN: 2239-6152 - Copyright (c) 2022 Rosa Parlavecchia

Il progetto Post-I_IT (Post Incunaboli_ITaliani): primi risultati di un’indagine

Il progetto Post-I_IT (Post Incunaboli ITaliani) – frutto di una collaborazione tra la Fondazione Scuola per i Beni e le Attività Culturali e l’ICCU – ha portato a un aggiornamento di dati presenti in due fondamentali banche dati dedicate al libro antico: il Censimento nazionale delle edizioni italiane del XVI secolo (EDIT16) e l’Incunabula Short-Title Catalogue (ISTC). In particolare, il progetto si è concentrato sull’individuazione di post-incunaboli italiani ‘erroneamente’ censiti in uno dei più importanti repertori bibliografici dedicati al libro del Quattrocento al fine di integrare informazioni relative a specifiche edizioni ed esemplari conservati nelle biblioteche di tutto il mondo.
Oltre a porre l’accento su questioni terminologiche, il contributo intende analizzare alcune sostanziali differenze relative alla metodologia descrittiva delle due banche dati soprattutto alla luce del recente restyling che ha riguardato e potenziato EDIT16.
Tra le informazioni che è stato possibile integrare grazie al progetto vi sono: le opere di dubbia paternità, le controverse attribuzioni tipografico-editoriali, le date e i luoghi di pubblicazione incerti, la localizzazione di esemplari non ancora censiti e il reperimento di esemplari digitalizzati a cui si rimanda tramite collegamento hyperlink.
Come per altri progetti, è stato possibile dimostrare come l’interazione tra banche dati possa stimolare ulteriori riflessioni e considerazioni in merito al nodale servizio informativo dei repertori bibliografici favorendo indagini ricognitive che vanno oltre i confini nazionali.

The Post-I_IT project (Post_Incunaboli_ITaliani): first results of a survey

The Post-I_IT (Post_Incunaboli_ITaliani) project is the result of the collaboration between Fondazione Scuola per i beni e le Attività culturali and ICCU (the Central Institute for the Union Catalogue of Italian Libraries and Bibliographic Information). It led to an update of the data stored in two fundamental databases dedicated to early printed books: the National census of sixteenth-century Italian editions (EDIT16) and the Incunabula Short-Title Catalogue (ISTC). The project focused on the identification of the Italian post-incunabula 'erroneously' recorded in one of the most important Fourteenth-Century book depositories, in order to integrate information relating to specific editions and items preserved in libraries all over the world.
In addition to emphasizing the terminological issues, this paper intends to analyse some substantial differences relating to the descriptive methodology of the two databases, especially in the light of the recent update which enhanced EDIT16.
The information which the project contributed to integrate includes: works of uncertain authorship, controversial attributions of typoghrapher or publisher, uncertain dates and places of publication, the location of previously non-registered specimens and the retrieval and linking of digitized specimens via hyperlink.
Like other projects, it was possible to demonstrate that the interaction between databases can stimulate further reflections and considerations regarding the nodal information service of bibliographic repositories, and foster identification surveys beyond national borders.