Maurizio Vivarelli
Nel corso del 1° convegno SISBB, svoltosi a Cagliari tra 22 e 24 settembre 2022, la presidente Paola Castellucci, a nome del Comitato direttivo, ha presentato il testo della nuova declaratoria del settore concorsuale a cui il campo disciplinare della Bibliografia e della Biblioteconomia fanno riferimento, di cui è attualmente in corso l’esame da parte del CUN (Consiglio universitario nazionale), nel quadro della riforma delle classi di laurea che in seguito verrà richiamata1. Già in queste poche parole introduttive sono presenti termini, come ‘declaratoria’ e ‘settore concorsuale’, che rimandano in modo evidente all’ambito delle politiche accademiche, prese in esame da una prospettiva in senso lato giuridica. Non a caso, dunque, il Vocabolario Treccani definisce ‘declaratoria’ – una delle parole chiave degli argomenti discussi in questa sede – come «provvedimento del giudice avente carattere dichiarativo»2. Si potrebbe ritenere, dunque, che la questione riguardi solo la microcomunità dei docenti universitari, forse neppure nella sua totalità. Si tratta invece, a parere di chi scrive, e ben oltre queste marcature lessicali iniziali, di un problema di rilevanza notevole, perché le declaratorie, nella loro brevità (e certamente anche per questo motivo) debbono descrivere e delimitare i confini di un terreno disciplinare ampio e accidentato come quello della Bibliografia e della Biblioteconomia. Le declaratorie, un po’ come le «forme brevi» della narrativa, debbono necessariamente esaurire la descrizione in poche righe di testo, che sono il risultato essenzializzato di opzioni relative a principi, metodi, procedure applicative molto complesse3. Con un’altra metafora che proviene dalla teoria del caos potremmo affermare che la sostituzione di una parola con un’altra, come il battito d’ali della farfalla, può generare effetti anche molto consistenti, nel medio-lungo periodo, nel sistema di cui quella parola è parte.
Quasi inutile dire, peraltro, che la modifica della formulazione della declaratoria del settore concorsuale si inserisce in un periodo di potenti e profonde trasformazioni non solo dei modelli di produzione e organizzazione della conoscenza, ma degli stessi fondamenti epistemologici secondo cui viene pensata e interpretata la realtà4.
Tornando all’ambito politico-programmatico-giuridico, la riforma delle classi di laurea è prevista dalla missione 4 “Istruzione e ricerca” del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza). I corsi di laurea attualmente esistenti, normati prima dal d.min. 509/1999, e poi dal d.min. 270/2004, precisano i percorsi curriculari degli ordinamenti didattici basandosi su tabelle che prescrivono come i crediti formativi da conseguire debbano essere ripartiti tra i diversi settori disciplinari. La sintesi del contenuto di ogni settore è delineata nella declaratoria, che stabilizza, per un certo periodo, alcuni elementi concettuali e valoriali condivisi dalla comunità scientifica di riferimento, e viene utilizzata non solo per il “montaggio” dei corsi di studio, ma anche per altre attività fondamentali della vita accademica, come la valutazione della ricerca e il reclutamento, cioè le procedure concorsuali che, con oscillazioni e diversità tra i diversi atenei, correlano il profilo del posto messo a bando con quanto la declaratoria del settore prevede.
Questa sia pure stringatissima nota introduttiva serve dunque per far comprendere la complessità e la rilevanza della riforma prevista, e soprattutto delle sue implicazioni correlabili all’effetto farfalla in precedenza evocato, che agisce probabilmente da ben prima che il matematico Edward Lorenz lo trattasse nel suo celebre articolo del 19725.
È proprio la convinzione della connessione, magari non sequenzialmente causale, tra intervento sul testo della declaratoria ed effetti da questo dipendenti, a collegare il livello politico-giuridico con il campo tumultuante dei fattori di trasformazione paradigmatica che investono l’area non facilmente perimetrabile della cultura bibliografica. Con questa espressione ci si riferisce all’insieme dei campi e delle tradizioni disciplinari che, entro i propri lessici concettuali, hanno per oggetto la rappresentazione, ordinamento, gestione, uso e valutazione della natura e delle funzioni degli «oggetti» materiali e digitali che contengono e veicolano informazioni, nei luoghi, anch’essi fisici e digitali, in cui gli oggetti sono, o sono stati, resi disponibili individualmente e socialmente6.
Gli obiettivi specifici di questo contributo sono essenzialmente due:
Si ritiene inoltre utile specificare che, in questa sede, l’analisi effettuata riguarda quasi esclusivamente il testo delle declaratorie attuali, e non le sue premesse, i suoi contesti o i suoi effetti pragmatici. Verosimilmente allora (come ora) si giunse a quella formulazione sulla base di una serie di ulteriori atti linguistici, che hanno infine condotto alla formulazione di quel testo così com’è, e alla sua formalizzazione giuridica, sulla base di una fitta rete di relazioni tra tutti gli «attanti» che rispetto ad esso agirono, per utilizzare il lessico della Actor-network theory (ANT), e che di quella rappresentazione segnica (cioè del testo delle declaratorie) furono autori7.
Altra questione, di ben diversa complessità, sarebbe quella di uscire dai confini linguistici della declaratoria, e cercare di delineare le caratteristiche di cui il testo è espressione sulla base delle evidenze empiriche ad esso correlate (distribuzione dei corsi di laurea e analisi dei loro contenuti, organizzazione dei dipartimenti universitari, mappatura e valutazione delle linee di ricerca attive, analisi della produzione editoriale, individuazione di indici citazionali e bibliometrici) individuabili quando di un campo disciplinare si voglia cercare di offrire una rappresentazione, come si spiegherà sommariamente nel paragrafo Il dibattito sui confini delle discipline.
La riforma delle classi di laurea richiamata in apertura è collegata a una serie di questioni articolate e complesse, che investono come si è detto il profilo dei settori scientifico-disciplinari e concorsuali, e le conseguenti politiche di valutazione, reclutamento, organizzazione. Si tratta dunque, in primo luogo, di argomenti che sembrerebbero riguardare procedure accademiche specifiche, e che pure, nello stesso tempo, sono correlate agli elementi di contesto di cui quelle stesse procedure sono espressione. Si rende dunque indispensabile, in primo luogo, una rapida presentazione della configurazione di questa complicata mappa, che è nello stesso tempo giuridica, burocratica, epistemologica.
I settori scientifico-disciplinari (o SSD) costituiscono un elemento fondamentale della organizzazione accademica italiana, e ad ognuno di essi afferiscono i docenti universitari strutturati. Secondo quanto si legge nel sito web del Ministero dell’istruzione (Settori concorsuali e settori disciplinari) la configurazione dei raggruppamenti disciplinari prevede tre livelli gerarchici, normati dall’art. 15 della Legge 240 del 2010:
I macro settori concorsuali sono correlati alle 14 aree, ognuna presieduta da un Comitato, in cui è suddiviso il CUN8. Le aggregazioni di SC e SSD sono definite, si legge, «con cadenza almeno quinquennale, con decreto del Ministro dell’Istruzione, sentito il parere del CUN, secondo criteri qualitativi, di affinità scientifica, e quantitativi (ogni SC richiede la presenza di almeno venti professori di I fascia)»9.
A valle di tutto questo, infine, si configura l’organizzazione accademica nelle sue diverse forme, dagli assemblaggi disciplinari che confluiscono nei Dipartimenti fino alla precisazione degli ordinamenti didattici dei corsi di laurea.
L’organizzazione disciplinare dei settori non è naturalmente neutra, e la produzione scientifica, la valutazione, il reclutamento, le attività su base progettuale (come ad esempio i PRIN, Progetti di rilevante interesse nazionale) sono fortemente condizionati dai contenuti e dalle pratiche disciplinari.
Va detto tuttavia che le procedure valutative e selettive interne al SSD M-STO/08, di fatto, hanno legittimato e legittimano ambiti di ricerca e di produzione scientifica non conformi, o solo parzialmente conformi, ai contenuti della attuale declaratoria, e dunque posizionati sui confini formali del campo disciplinare (e talvolta oltre), come si vedrà più ampiamente in seguito.
Cercando di riepilogare brevemente le principali tappe giuridiche secondo cui l’articolazione accademica del settore si è andata delineando, possono essere individuati in particolare questi provvedimenti normativi10:
M-STO/08 è uno dei 9 settori disciplinari del raggruppamento concorsuale M/STO, che include: M-STO/01 (Storia medievale); M-STO/02 (Storia moderna); M-STO/03 (Storia dell’Europa orientale); M-STO/04 (Storia contemporanea); M-STO/05 (Storia della scienza e delle tecniche); M-STO/06 (Storia delle religioni); M-STO/07 (Storia del Cristianesimo e delle chiese); M-STO/09 (Paleografia); fa parte del SC 11/A4 (Scienze del libro e del documento e scienze storico-religiose). Il SC 11/A4, a sua volta, fa parte della macro-area, o macro-settore 11 (Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche), correlato come si accennava alla omologa area CUN.
L’ambito complessivo della cultura bibliografica e biblioteconomica, nel lessico burocratico-accademico, è dislocato nel settore scientifico-disciplinare M-STO/08 (Archivistica, bibliografia e biblioteconomia), articolato nei due subsettori di Archivistica e Bibliografia/Biblioteconomia, tra di loro formalmente unificati.
La riforma 1.5, Riforma delle classi di laurea, come già si è accennato, è inserita all’interno della missione 4 del PNRR, “Istruzione e ricerca”, e le linee di orientamento generale indicate sono così formulate:
Le nuove richieste provenienti dal mondo del lavoro e la complessità crescente che caratterizza le nuove sfide poste dalla contemporaneità richiedono, oltre alla specializzazione, conoscenze sempre più ampie e una maggiore multidisciplinarietà.
La presenza di programmi di studi vincolati da un sistema di debiti formativi basato su settori disciplinari stretti non permette questa ampiezza, rendendo necessario allargare i settori disciplinari e congiuntamente consentire la flessibilità nella programmazione dei singoli corsi di laurea.
La riforma, quindi, promuove proprio la creazione di percorsi di laurea interdisciplinari, riducendo i vincoli relativi ai crediti formativi da assegnare ai vari ambiti disciplinari, e amplia le classi di laurea professionalizzanti, facilitando l’accesso all’istruzione universitaria per gli studenti provenienti dai percorsi ITS.
I tempi e alcuni ulteriori elementi della prospettiva di riforma qui sopra richiamata sono stati definiti con la l. 29 giugno 2022, n. 79:
1) Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione il Ministro, con proprio decreto di natura non regolamentare, su proposta del Consiglio universitario nazionale (CUN), definisce, secondo criteri di affinità e attinenza scientifica, formativa e culturale, i gruppi scientifico-disciplinari e le relative declaratorie.
2) I gruppi scientifico-disciplinari:
3) Il numero dei gruppi scientifico-disciplinari non può essere superiore a quello dei settori concorsuali […].
Sembra evidente, dunque, la volontà politico-programmatica di favorire l’attivazione di corsi di laurea interdisciplinari, insieme a quelli più specificatamente professionalizzanti. Questa traiettoria, cui si fa riferimento anche con il termine ‘multidisciplinarità’ è ritenuta necessaria per fronteggiare la crescente complessità contemporanea, anche nelle sue implicazioni economiche. La fisionomia dei corsi di laurea, evidentemente, ha molto a che vedere con la configurazione dei settori disciplinari su cui si basano le diverse architetture dei curricula e degli ordinamenti didattici dei corsi di studio, che per questo ambito si sostanziano essenzialmente con i corsi di laurea triennali della classe L-1, e soprattutto con quelli magistrali afferenti alla classe LM-511.
Completata la presentazione di questo breve panorama giuridico, vediamo ora le attuali formulazioni delle declaratorie del subsettore disciplinare Bibliografia e biblioteconomia e del settore concorsuale 11/A4.
La prima declaratoria è stata formalizzata con la pubblicazione del d.min. 4 ottobre 2000.
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
M-STO/08 ARCHIVISTICA, BIBLIOGRAFIA E BIBLIOTECONOMIA
Le competenze del subsettore bibliografia e biblioteconomia riguardano la storia della tradizione dei testi scritti, elaborati o tramandati su qualunque supporto, del loro ordinamento e messa in uso; riguardano altresì la realtà semantica dei documenti e lo studio della progettazione, fabbricazione, diffusione, informazione, conservazione libraria intesa come elemento costituente la storia della cultura. Il settore ha una caratterizzazione scientifica e teorica riscontrabile anche nella peculiarità metodologica di ricerche che tengono conto del triplice livello degli oggetti di studio: la realtà fisica dei documenti, quella letteraria (testuale, autorale, editoriale) e quella concettuale ricorrendo a una logica propria, servendosi tra l'altro dei linguaggi e delle tecniche informatiche.
Allegato D del d.min.: affinità con il SSD M-STO/02.
La seconda è descritta nell’Allegato B Declaratorie dei settori concorsuali del d.min. 30 ottobre 2015:
MACROSETTORE 11/A DISCIPLINE STORICHE; SETTORE SCIENTIFICO-DISCIPLINARE M-STO/08 - ARCHIVISTICA, BIBLIOGRAFIA E BIBLIOTECONOMIA M-STO/09 - PALEOGRAFIA M-STO/06 - STORIA DELLE RELIGIONI M-STO/07 - STORIA DEL CRISTIANESIMO E DELLE CHIESE
11/A4: SCIENZE DEL LIBRO E DEL DOCUMENTO E SCIENZE STORICO-RELIGIOSE
Il settore si interessa all’attività scientifica e didattico-formativa nei campi che riguardano le competenze relative alla storia delle culture e delle civiltà che si fondano sul libro e sul documento, dall'antichità sino ai giorni nostri, sia negli aspetti tecnici e materiali, sia in riferimento alle metodologie della ricerca filologica e storica applicata alla produzione libraria e documentaria (Archivistica, bibliografia, biblioteconomia). Le competenze dell’archivistica […]. Le competenze della bibliografia e biblioteconomia riguardano la storia della tradizione dei testi scritti, elaborati o tramandati su qualunque supporto, del loro ordinamento e messa in uso; riguardano altresì la realtà semantica dei documenti e lo studio della progettazione, fabbricazione, diffusione, informazione, conservazione libraria intesa come elemento costituente la storia della cultura […].
Gli oggetti cui le pratiche disciplinari, nella declaratoria del settore disciplinare, si riferiscono sono esclusivamente i «testi scritti» finalizzati alla costituzione di una «tradizione», per quanto veicolati dalle diverse tipologie di supporti. A questi testi si applicano procedure di «ordinamento» e «messa in uso», che non consentono tuttavia di utilizzare, neppure una volta, il termine ‘biblioteca’. A questa dimensione in senso lato bibliografica si correlano, caratterizzate tuttavia da un rilievo solo metodologico, «ricerche» sul «triplice livello degli oggetti di studio» (fisico, letterario, concettuale) che, complementarmente a ‘biblioteca’, non vengono mai denominate con il termine ‘catalogazione’. La conferma di questo impianto teorico è ribadita nella declaratoria del settore concorsuale, che, nella cornice della storia della cultura, delimita i confini del campo attraverso attività che riguardano sia la dimensione tecnica e materiale degli oggetti di studio, sia i risultati della applicazione del metodo storico-filologico. Tutto ciò che non è denotato da queste parole si situa, evidentemente, al di fuori dei confini del campo disciplinare, così come all’epoca era stato tracciato. E ciò riguarda non solo le biblioteche, nella loro dimensione storica e sociale, ma anche, e soprattutto, le relazioni che le persone intrattengono con l’insieme di questi oggetti d’interesse. Si situa esattamente qui la delimitazione del campo, che include al proprio interno oggetti caratterizzati da una peculiare determinazione formale (di fatto quella del libro gutenberghiano), ed esclude contestualmente tutti gli altri, che pure popolavano la realtà extrabibliografica quando la declaratoria è stata scritta: basti ricordare la dimensione tecno-sociale che il Web già in quel periodo aveva assunto. E, a questi oggetti, viene applicato uno sguardo disciplinare monodimensionale, quello della tradizione storico-filologica, qualunque sia la sua configurazione effettivamente condivisa da parte delle comunità scientifiche di riferimento. Il digitale da un lato, e le relazioni tra campi disciplinari dall’altro, sono dunque i metaforici convitati di pietra che incombono sui confini dei campi stessi, e di cui è indispensabile tenere conto. La visualizzazione grafica di questo stato di cose viene proposta con la Figura 1.
Figura 1 – Rappresentazione grafica della struttura della attuale declaratoria del SSD M-STO/08
Già si è accennato al fatto che i «testi brevi» delle declaratorie sono inseriti in una classificazione di elementi ad esse sovra e sottordinati. L’attuale disposizione gerarchica delle relazioni tra aree disciplinari, macroaree, settori concorsuali e disciplinari è riepilogata con la Figura 2. Come si vede, l’intero ambito dell’Archivistica, della Bibliografia e della Biblioteconomia è interamente riconducibile al campo delle discipline umanistiche dislocate nell’area 11, separate da quelle, confinanti, dell’area 10 (Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche).
Area disciplinare |
Macro-settore concorsuale |
Settore concorsuale |
Settore scientifico-disciplinare |
11. Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche |
11/A Discipline storiche
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11/A1 Storia medievale
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M-STO/01 Storia medievale
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11/A2 Storia moderna
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M-STO/02 Storia moderna |
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11/A3 Storia contemporanea
|
M-STO/03 Storia dell’Europa orientale
M-STO/04 Storia contemporanea |
||
11/A4 Scienze del libro e del documento e scienze storico religiose
|
M-STO/06 Storia delle religioni
M-STO/07 Storia del Cristianesimo e delle chiese
M-STO/08 Archivistica, bibliografia e biblioteconomia
M-STO/09 Paleografia |
||
11/A5 Scienze demoetnoantropologiche |
M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche |
Figura 2 – Organizzazione delle relazioni gerarchiche del SSD M-STO/08
Il riepilogo sintetico qui sopra fornito conferma dunque, mostrando le relazioni gerarchiche, la posizione e le funzioni disciplinari attribuite al settore nei modelli politico-giuridici di ambito accademico. Ma, ad esempio, la classificazione proposta dal Nuovo soggettario - Thesaurus della Biblioteca nazionale centrale di Firenze è organizzata in modo radicalmente diverso, come si può agevolmente comprendere dalle voci qui di seguito elencate, a partire dal top term ‘Discipline’12:
Discipline (Termine apicale)
Macrocategoria: Categoria Azioni: Discipline
Nota d'ambito Azioni che, in particolari ambiti, prevedono apprendimento o insegnamento, ricerca e diffusione di conoscenze, strutture organizzative (università, centri di studio, ecc.) che fanno loro da supporto.
Termine più specifico
Discipline religiose
Discipline umanistiche
Ecologia del paesaggio
Gastronomia
Geografia
Scienze
Scienze mediche
Scienze sociali
Scienze umane
Tecnologie
Zooantropologia
Discipline di applicabilità generale
Termine più specifico
Cronologia
Futurologia
Grafologia
Metrologia
Ricerca operativa
Scienze dell'informazione
Macrocategoria: Categoria Azioni: Discipline
Nota d'ambito Disciplina che studia il ciclo di vita dell'informazione, i
processi e gli strumenti con cui viene prodotta, registrata, ecc.
Termine più specifico
Archivistica
Bibliografia
Biblioteconomia
Informatica
Informatica giuridica
Organizzazione della conoscenza
Termine associato
Comunicazione
Documentazione
Informazione
Scienze della comunicazione
Statistica
Stereologia
Teoria dei sistemi
Il Nuovo soggettario - Thesaurus prevede inoltre un’altra rappresentazione delle relazioni gerarchiche del campo della Archivistica, classificandola secondo la linea discendente Discipline / Discipline umanistiche / Scienze ausiliarie della storia / Araldica, Archivistica, Cronologia, Diplomatica, Genealogia, Numismatica, Paleografia; classificazione che, grosso modo, è equivalente a quella della declaratoria attuale, al punto che non ci sarebbe stato da meravigliarsi nel trovare dislocato lì anche il termine Bibliografia.
La distribuzione dei contenuti di una partizione del campo disciplinare in ambiti diversi è l’opzione scelta, ad esempio, nella organizzazione accademica spagnola, in cui, come mostra l’elenco di seguito riportato, l’«Área de conocimiento» 040, «Biblioteconomía y Documentación», si trova a essere sottordinata in diversi «Ámbitos de conocimiento», a loro volta suddivisi in «Campos»13:
Ámbito de conocimiento 5: Ciencias Sociales
Campo 9: Ciencias de la Comunicación
Área de conocimiento: 040 Biblioteconomía y Documentación
105 Comunicación Audiovisual y Publicidad
Ámbito de conocimiento 8: Humanidades
Campo 13: Geografía, Historia, Arte
Área de conocimiento: 040 Biblioteconomía y Documentación
Campo 14 : Filosofía, Filología, Lingüística y Literatura
Ámbito de conocimiento 4: Ingeniería y arquitectura
Área de conocimiento: 040 Biblioteconomía y Documentación
Campo científico 8: tecnologías de la información y de la comunicación
Le considerazioni proposte in precedenza sulla organizzazione accademica dei settori disciplinari, come già si è accennato nella Premessa, sono la manifestazione parziale, e finalizzata pragmaticamente, dell’ininterrotto dibattito che riguarda la natura e le prospettive di interpretazione delle discipline ‘in quanto tali’. Può essere dunque utile trattare brevemente il profilo generale del concetto di ‘disciplina’, e le problematiche connesse sia alla individuazione dei loro confini, sia alla necessità del loro attraversamento quando gli obiettivi della ricerca lo fanno ritenere necessario. In certi casi, infatti, è indispensabile contravvenire alle indicazioni vincolanti della «polizia di frontiera» dispiegata a tutelare l’integrità del perimetro dei campi disciplinari, come ha scritto in pagine molto note un frequentatore molto esperto di questi territori incerti, lo storico dell’arte Aby Warburg14.
A livello definitorio il sostantivo ‘Disciplina’, seguendo la voce dell’enciclopedia ISKO, rimanda in modo esplicito a una «chain of authority». Tutte le discipline manifestano i propri effetti definendo le condizioni per un percorso di ammaestramento, finalizzato teleologicamente alla acquisizione di specifiche competenze, e garantire in tal modo la prosecuzione delle pratiche di ricerca ad esse correlate. ‘Disciplina’ ha dunque come referenti due significati principali, riconducibili il primo all’addestramento a obbedire a regole di comportamento; il secondo denota un ramo della conoscenza, nell’ambito della organizzazione accademica dei campi di studio15.
L’identità e il profilo delle discipline accademiche, nelle loro concrete determinazioni, sono molto difficili da precisare. Secondo Armin Krishnan si può cercare di individuarle a partire da una molto variegata pluralità di elementi, tra cui:
Tenendo conto anche di queste considerazioni, si vede dunque quanto sia complicata e nello stesso tempo rilevante la formulazione sintetica del campo di una disciplina, che di fatto, proprio per il suo dover essere breve, delinea un dispositivo testuale di notevole efficacia, soprattutto in ordine alle sue finalità empiriche in precedenza richiamate. La brevità della formulazione, infatti, compatta in un microtesto una sintesi validata come autorevole, che è decisamente più semplice da utilizzare, a partire dal fatto che si ricorda molto più facilmente di un testo organizzato secondo i canoni e le retoriche della comunicazione scientifica.
La complessità di questo intreccio argomentativo è ulteriormente confermata dalla ampiezza indefinita della dimensione storica in cui questi fatti si contestualizzano. Basti accennare che, in questi eventi di lunghissima durata, le discipline si sono sviluppate e trasformate, dall’Accademia di Aristotele fino ai settori scientifico-disciplinari delle odierne università, secondo le modalità efficacemente descritte da Peter Burke, per l’età moderna, nella sua Storia sociale della conoscenza17. Michel Foucault ha dedicato pagine fondamentali alla discussione di questi concetti, in particolare con Sorvegliare e punire, descrivendo i contesti del termine ‘disciplina’, mostrandone gli effetti biopolitici sui corpi resi docili dai «mezzi del buon ammaestramento», disciplinati «con metodi che permettono il controllo minuzioso delle operazioni del corpo, che assicurano l’assoggettamento costante delle sue forze»18. In tal modo, con l’ausilio di una sorveglianza affidata anch’essa a dispositivi visivi (il panopticon), e sviluppando sofisticate «arti della punizione», la disciplina esplicita il suo potere epistemico, correggendo tutti coloro che divergono dalle regole, ricompensando o punendo con il gioco degli avanzamenti e delle retrocessioni19.
La storia delle discipline è inoltre costantemente rielaborata e riscritta, in base al modificarsi dei paradigmi, caratterizzati dai periodi di crisi e di «scienza normale» finemente indagati da Thomas Kuhn20. In seguito all’evolversi della ricerca scientifica e agli atteggiamenti delle diverse comunità interpretative i confini delle discipline mutano, dal punto di vista epistemologico, metodologico, sociale, istituzionale, organizzativo, mentre i detentori del potere disciplinare continuano a coltivare la propria missione fondamentale, che consiste nel reclutare e formare nuovi discepoli. Sulla base di queste dinamiche le nuove discipline nascono, si stabilizzano, competono, si ibridano e si trasformano21; da ciò deriva l’emersione di campi nuovi, provvisori e incerti, designati con i termini interdisciplinarità, multidisciplinarità, transdisciplinarità, postdisciplinarità22.
Una brillante introduzione a questi argomenti (o meglio, come l’autore la definisce, una «unintroduction») può essere rinvenuta in un recente volume curato da Tomas Pernecky, in cui, oltre a ciò che è già stato accennato, vengono introdotte anche le ulteriori varianti costituite dalla presenza degli stili di ricerca individuali, che rendono l’oggetto dell’indagine ancora più nebuloso e confuso23. Basti leggere, in tal senso, questo breve brano:
Academic writing, therefore, aside from performing a solely rational function, is an expressive act of voicing, choosing, caring, sharing and reaching out. It stems from an intricate blend of the writer’s resonance with certain view points, philosophies, lived experiences, values and dilemmas – all of which contribute to making the pool – or this book – a ‘space’ in which one can buoyantly
Pur nella sommarietà di queste considerazioni si intuisce quanto sia complicato riconoscere identità e differenze delle molte “tribù” disciplinari, che talvolta si accordano per la delimitazione di campi di studio più ristretti, coltivati anche in ambienti extra-istituzionali, che assumono la fisionomia di domini di conoscenza, di aree di ricerca, o di ancora meno ampi profili di specializzazione25.
Sulla base di questi argomenti, e soprattutto delle loro implicazioni, si capisce bene quanto sia complessa anche la definizione dei campi delle discipline e della loro organizzazione accademica. I due ambienti, linguistici e pragmatici, evidentemente, sono profondamente interconnessi, sia sul piano concettuale ed epistemologico sia in relazione agli effetti che un dato assetto, formulato anche in un testo destinato ad agire, produce in modo differenziale rispetto agli effetti riconducibili ad altri e diversi assetti ipotizzabili, che, per così dire, esistono solo in potenza e non in atto, e possono essere utili, tuttavia, per intuire e prefigurare mondi possibili.
L’analisi del testo della declaratoria del settore disciplinare M-STO/08 ne ha messo in evidenza l’organizzazione monodisciplinare, centrata su una classe definita di oggetti («testi scritti»), studiati essenzialmente avvalendosi del metodo storico-filologico, e inseriti di fatto in un ambito cronologico anch’esso rigidamente periodizzato, quello dell’Età moderna, scelta da cui deriva l’istituzione della affinità tra il campo della Bibliografia e della Biblioteconomia e quello della Storia moderna26. Si tratta dunque di un «processo di reperimento, analisi e sintesi delle fonti, necessario a conferire attendibilità scientifica al lavoro dello storico»27. Si tratta evidentemente di configurazione rigida e verticale del campo della Bibliografia e della Biblioteconomia, molto scarsamente trasversale e interdisciplinare, come si è visto nel caso della Biblioteconomía y documentación del modello spagnolo, o anche nella gerarchia classificatoria delineata nel Nuovo soggettario - Thesaurus.
Oltre a questi aspetti (monodimensionalità disciplinare; delimitazione periodizzata della natura degli oggetti) la declaratoria in atto non tiene conto, se non in modo residuale, dell’incidenza delle culture e delle tecnologie digitali nella organizzazione della conoscenza contemporanea, declassate a un rango esclusivamente applicativo e strumentale. I fini del campo disciplinare, insomma, possono essere conseguiti «servendosi», in modo non esclusivo («tra l'altro», si legge) dei «linguaggi e delle tecniche informatiche»28.
Al di là del quadro politico-normativo contingente, e dei tempi serrati che ne prevedono l’attuazione, una situazione di questa complessità non può che essere affrontata in modo organico e sistematico, tenendo conto di alcuni elementi fondamentali di orientamento, che dovrebbe prevedere, insieme a una valutazione comparativa analitica dei modelli di organizzazione accademica di altre aree nazionali, una attenta riflessione sul profilo attuale e prospettico dei campi e dei settori disciplinari. In assenza di un quadro coerente d’assieme, e degli elementi di orientamento strutturale che lo caratterizzano, è molto difficile intervenire sui contenuti di un singolo SSD o dei futuri gruppi concorsuali, che necessariamente interagiscono con molti altri. In un contesto così articolato, e in attesa di livelli di analisi dettagliati, credo tuttavia che, almeno a livello discorsivo, si sia autorizzati ad affermare che la produzione scientifica all’interno del settore non è riconducibile esclusivamente all’utilizzo del metodo storico-filologico, e che in esso coabitano “prodotti” riconducibili all’ambito delle scienze sociali e della comunicazione; prodotti all’ambito delle culture digitali; e altri con caratteristiche inter e transdisciplinari29.
Parafrasando Koyré potremmo dunque affermare che sembra necessario passare dal «mondo chiuso» di un metodo monodisciplinare, rigidamente periodizzato, poco attrezzato per confrontarsi con la «quarta rivoluzione», all’«universo infinito» di metodi inter e transdisciplinari30, necessari per confrontarsi scientificamente con oggetti complessi, mutevoli, indeterminati31, e sulle relazioni che questi «dispositivi», nel senso di Foucault, producono sulle persone singole e sulla società nel suo insieme.
Sulla base di queste considerazioni possono essere proposte alcune sintetiche osservazioni finali, per cercare di rispondere alle sfumate domande di ricerca poste all’inizio. Giunti alla conclusione di questo percorso sembra dunque di poter affermare, in primo luogo, che la configurazione e le relazioni di affinità dei nuovi gruppi e SSD disciplinari dovrebbero in primo luogo legittimare compiutamente i metodi delle linee di ricerca di fatto utilizzati, nel passato e nel presente; metodi e pratiche, come si è detto in precedenza, che andrebbero necessariamente conosciuti dettagliatamente.
Rimane il fatto, tuttavia, che nei «testi brevi» delle declaratorie si sedimentano in ogni caso universi teorici e metodologici per l’agire di dinamiche relazionali complesse e tra di loro interagenti, che a un certo punto si stabilizzano in una formulazione linguistica, originata da un contesto in larga misura non noto, e che concorre alla produzione di effetti anch’essi difficilmente precisabili.
Ci si rende conto, giunti alla fine di questo breve percorso, che non è semplice andare al di là di auspici e formulazioni generici, che non dispongono, ancora, di una compiutezza formale, ratificata, prima ancora che dalla norma giuridica, dalle pratiche linguistiche di settore. Come ha chiarito Ferdinand de Saussure, in tutti i sistemi linguistici coabitano la parole (qui da intendere come gli stili di ricerca individuali) e la langue (cioè il lessico disciplinare condiviso)32; potremmo dunque convenire sulla necessità di una tendenziale, e forse asintotica, convergenza di parole e langue, o, quanto meno di una maggiore compenetrazione dei linguaggi, con un’attenzione particolare destinata alla valutazione dei loro effetti.
A parziale giustificazione di ciò, l’indeterminatezza dell’approccio dell’insieme delle considerazioni proposte ne garantisce forse un più compiuto radicamento nella complessità e nella incertezza che costituiscono cifre fondamentali della realtà contemporanea, bibliografica ed extrabibliografica.
Ultima consultazione siti web: 23 ottobre 2022.