Le biblioteche nella mente della politica: la politica bibliotecaria nei programmi elettorali delle elezioni amministrative 2021-2022

Maddalena Battaggia, Agnese Bertazzoli, Camilla Quaglieri

Premessa: la cultura nella mente della politica

Il 25 settembre scorso sono stati chiamati alle urne 51 milioni di italiani per eleggere il nuovo parlamento, dopo un’estate decisamente calda e complessa. Alcune riviste, testate giornalistiche e agenzie stampa1 hanno analizzato i programmi elettorali riflettendo sul ruolo attribuito alla cultura dai partiti politici e dalle coalizioni. I titoli di questi articoli non sono certo incoraggianti per il settore culturale: La politica si occupa poco di cultura: e si vede anche dai programmi per le elezioni2; Cultura nei programmi elettorali: solo un concentrato di luoghi comuni3, Dossier IsICult sulla ‘cultura’ nei programmi elettorali: deserto di idee e carenza di visione strategica4.
ArtLab5, la piattaforma indipendente italiana dedicata all’innovazione delle politiche, dei programmi e delle pratiche culturali promossa dalla Fondazione Fitzcarraldo, ha cercato di correre in soccorso alla politica italiana prima delle elezioni pubblicando il documento Cultura è futuro: proposte di intervento per la prossima legislatura. Tale documento è frutto del confronto tra le maggiori organizzazioni italiane afferenti al settore culturale e creativo. Queste infatti hanno lavorato insieme per identificare quali fossero gli «interventi prioritari, urgenti e qualificanti»6 che il nuovo parlamento dovrebbe affrontare con la nuova legislatura7. L’iniziativa di ArtLab è sicuramente significativa, come sostiene Roberta Capozucca su Il Sole 24 ore8, per aver costruito una visione politica comune e di lungo periodo, per aver qualificato la cultura come un’infrastruttura trasversale e necessaria alle sfide del Paese e per aver sottolineato l’importanza della «necessità di un approccio sistemico e unitario che tenga conto degli impatti culturali, sociali ed economici generati dall’ecosistema culturale e creativo»9. Un altro motivo per cui Cultura è futuro si delinea come un documento fondamentale è il fatto di aver coinvolto attivamente i professionisti della cultura rendendoli attori protagonisti e mettendo in primo piano la loro competenza, la loro prospettiva, la loro voce.
La partecipazione attiva di professionisti e di ricercatori della cultura nelle politiche culturali è senza dubbio essenziale in un Paese come l’Italia in cui la spesa pubblica per i servizi culturali in rapporto al prodotto interno lordo è tra le più basse in Europa10. Il loro sguardo diventa infatti indispensabile per far comprendere ai politici e ai decisori l’impatto della cultura sulla società e per suggerire le azioni strategiche necessarie alla crescita culturale e sociale dei cittadini.
Prima di tutto questo, tuttavia, è necessario compiere un passo preliminare: comprendere il valore e il ruolo che i decisori danno alle politiche culturali. È in questa chiave che le analisi dei programmi elettorali acquistano un certo interesse. Ad esempio, ritornando alle elezioni politiche del 25 settembre, l’associazione culturale Ateatro11 ha compiuto un’analisi delle occorrenze di ‘cultura’ insieme ad altre parole chiave12 all’interno dei programmi elettorali delle forze politiche arrivando alla conclusione che l’idea di cultura emergente è piuttosto statica, strettamente legata al patrimonio, al made in Italy e al turismo. Solo in alcuni casi alla cultura viene dato un valore più dinamico considerandola come «strumento delle politiche di ‘integrazione’ rivolte ai nuovi italiani e di ‘riqualificazione dei territori’»13. Sembra in ogni caso mancare una qualsiasi riflessione rispetto al concetto di welfare culturale14.

Le biblioteche nella mente della politica

Le nostre classi dirigenti hanno sempre pensato che la biblioteca fosse un deposito di libri necessario per il prestigio della città. […] In Italia essa non è mai diventata un servizio indispensabile per ogni Comune, è rimasta un optional affidato alla buona volontà e alla lungimiranza della singola amministrazione15.

Così come si crede fondamentale indagare a livello macro il ruolo della cultura all’interno delle politiche del nostro Paese, e partecipare attivamente affinché esso venga sempre più riconosciuto, allo stesso tempo si ritiene assolutamente essenziale interrogarsi a livello micro sulla posizione ricoperta dalle biblioteche all’interno delle politiche culturali.
Un’iniziativa di grande rilievo a tal proposito è stata l’organizzazione da parte dell’Assessorato alla cultura del Comune di Milano in collaborazione con AIB e ANCI degli “Stati generali delle biblioteche” (Milano, Castello sforzesco, 25-26 ottobre 2022) volti a «promuovere una riflessione sul ruolo delle biblioteche nelle politiche pubbliche di rigenerazione urbana e sviluppo sostenibile delle città»16. Il 26 ottobre è stata presentata e sottoscritta dagli amministratori che hanno partecipato all’iniziativa la Carta di Milano delle biblioteche: un documento fondamentale di policy

concepito dagli assessori alla cultura delle principali città italiane e offerto alla condivisione di tutti gli amministratori locali italiani per rilanciare il ruolo delle biblioteche e potenziarne i servizi: un messaggio di fiducia che i firmatari intendono portare a livello nazionale, nell’auspicio che dalla Carta di Milano possa nascere un tavolo di lavoro coordinato dal Ministero della Cultura per dare all’Italia una strategia bibliotecaria nazionale17.

La Carta di Milano delle biblioteche si configura senza dubbio come un documento fondamentale nel panorama bibliotecario italiano e inserisce con forza il tema delle biblioteche all’interno della riflessione politica del nostro Paese.
A fronte del contesto presentato, in questo contributo si presenta un progetto di ricerca nato nell’ottobre 2021 all’interno del Laboratorio di Biblioteconomia sociale e ricerca applicata alle biblioteche (BIBLAB)18 presso la Sapienza Università di Roma grazie a un fortunato intreccio formato da visioni bibliotecarie comuni e da una condivisa sensibilità politica.
Una riflessione intorno ai ballottaggi delle elezioni amministrative dell’autunno 2021 ha dato forma a una precisa domanda di ricerca: le biblioteche sono presenti all’interno dei programmi elettorali dei candidati sindaci? E se sì, in quale modo esse compaiono? La domanda di ricerca si è quindi trasformata in un progetto strutturato: sono stati censiti i comuni in cui si erano svolte le elezioni amministrative dell’autunno 2021, si è deciso di includere nel progetto anche i programmi elettorali delle elezioni amministrative della primavera 2022, sono stati raccolti i primi programmi elettorali, si è cominciato a riflettere sulla metodologia di analisi da impiegare. Qualche mese dopo, sempre grazie alla condivisione di progetti e di linee di ricerca che BIBLAB promuove, è iniziato un confronto su questi temi con Camilla Quaglieri, allora laureanda in Archivistica e Biblioteconomia, che stava scrivendo una imponente e estremamente interessante tesi dal titolo La cultura come sistema di sistemi: l’impatto delle politiche culturali sulla vitalità delle biblioteche.
I paragrafi che seguono si basano su un presupposto di fondo: il mondo bibliotecario deve dialogare con i decisori e con la politica, ma per farlo deve prima comprendere quale è il posto occupato dalle biblioteche nell’universo valoriale e nell’idea di società degli amministratori. Solo dopo aver capito questo è possibile individuare le strategie per comunicare proficuamente con i decisori e per convincerli del fondamentale contributo che le biblioteche possono avere nello sviluppo del benessere sociale e della qualità della vita delle persone.
Il contributo propone una prima riflessione sull’immaginario nei confronti delle biblioteche presente nella mente di alcuni policy makers italiani cui segue un’analisi quantitativa e qualitativa sulla presenza delle biblioteche all’interno dei programmi elettorali delle elezioni amministrative dell’autunno 2021 e della primavera del 2022. Verranno quindi tracciate alcune riflessioni conclusive che ambiscono a generare nuove domande19.

I sindaci italiani raccontano le biblioteche

Il biennio appena trascorso è stato attraversato da una dirompente ondata di ripensamento, rispetto alla quale il settore culturale non sembra rimasto inerte. Non sono mancate, infatti, occasioni di riflessione comune che fanno presagire opportunità di trasformazione e che hanno come matrice comune la richiesta di ascolto e di confronto con il mondo della politica. Il documento pubblicato da ArtLab, citato nella premessa, rappresenta un’importante testimonianza dell’indirizzo trasformativo che dovrebbero seguire le future politiche culturali del Paese. Per gli esponenti del mondo della cultura che hanno sottoscritto il documento l’elemento chiave per attuare le proposte indicate risiede in una logica di intervento strategica, trasversale e di lungo periodo. Tale approccio, tuttavia, non risulterebbe efficace senza l’adozione da parte dei decisori politici nazionali e locali di una visione intersistemica ampliata e indispensabile per progettare soluzioni a partire dagli obiettivi comuni dei singoli sistemi che convivono in uno stesso contesto, quindi le istituzioni territoriali, la comunità, le attività produttive, le organizzazioni e i luoghi della cultura. Sarebbe l’interazione sinergica tra questi a concretizzare infatti un macrosistema ‘città’ che non sia solo sostenibile e duraturo, ma soprattutto reattivo ai cambiamenti e alle crisi. Proprio l’esigenza di seguire una prospettiva di questo genere e di co-progettare soluzioni sistemiche rende inevitabile approfondire il ruolo riconosciuto dalla politica ai luoghi che offrono opportunità di partecipazione culturale e sociale, tra cui rientrano a pieno titolo ‘anche’ le biblioteche.
I risultati di una recente indagine20, condotta con metodologia mista e adottando un approccio interdisciplinare, possono essere richiamati per raccontare la rilevanza che l’immaginario delle biblioteche nella mente dei policy makers italiani può assumere per il futuro di questa istituzione culturale. La ricerca appena citata, sfruttando l’inedita disponibilità di dati che caratterizza in questo momento il settore biblioteconomico, si presenta come un approfondimento di alcune evidenze emerse con la seconda edizione del Censimento delle biblioteche italiane dell’Istat21. Si fa riferimento, in particolare, ai dati relativi a 330 biblioteche che nel corso del 2020 hanno interrotto il proprio servizio per motivi non legati alla gestione dell’emergenza pandemica da Covid-19, di cui 189 sono risultate definitivamente chiuse, mentre le restanti 141 hanno dichiarato di esserlo solo temporaneamente per motivazioni di diversa natura22. L’intero processo di ricerca è stato guidato dall’intento di conoscere quali condizioni possano aver influito sulla vitalità di queste biblioteche determinandone la chiusura. Se la fase quantitativa della ricerca è stata incentrata sulla ricostruzione dei profili di comunità delle città interessate, utili per interpretare le condizioni sistemiche del settore culturale in generale e delle biblioteche in particolare, con la fase qualitativa invece sono state approfondite quelle che si possono definire le ‘condizioni di compatibilità intersistemica’. Adottando come paradigma epistemologico la teoria dell’Approccio sistemico vitale23, la comprensione delle dinamiche interagenti tra i sistemi ‘città’, ‘servizi culturali’ e ‘biblioteca’ è apparsa, infatti, una chiave di lettura preziosa per conoscere quanto la considerazione riconosciuta alle biblioteche da parte degli amministratori locali possa incidere proprio sulla loro vitalità.
Per questo motivo, i sindaci dei comuni in cui la biblioteca è risultata temporaneamente chiusa a causa della carenza di personale si sono dimostrati i detentori di un punto d’osservazione privilegiato e sono stati gli inediti protagonisti di quattro interviste semi-strutturate. Le evidenze che raccontano l’‘idea emergente di biblioteca’ nella mente dei politici di questi comuni sono emerse prioritariamente dalle domande mirate sul personale, svelando conferme già note e nuove preoccupanti criticità. Le risposte degli intervistati descrivono, infatti, la biblioteca come un luogo fisico nelle diverse accezioni con cui questa istituzione viene convenzionalmente qualificata: un luogo di conservazione delle tradizioni e della storia locale, un luogo che permette l’accesso alla conoscenza attraverso la difesa dell’ambiente analogico e del libro, avvertito questo come uno strumento più sicuro e in netto contrasto con quelli distrattivi dell’universo digitale, e infine come un luogo riservato solo a particolari categorie di utenti, come i giovani per alcuni o gli appassionati di lettura per altri. Fermandosi a questi risultati potrebbe sembrare che le testimonianze dirette degli amministratori locali siano utili solo a confermare il radicamento di un’idea di biblioteca ancora legata a uno stereotipo cristallizzato nel tempo che associa questa istituzione culturale all’immagine di un luogo dedicato solo allo studio, adatto a un pubblico elitario e anacronistico rispetto al mondo digitale contemporaneo. In realtà le conversazioni con i sindaci restituiscono anche una nuova idea emergente di biblioteca e che coincide con quella di un servizio culturale semplice da realizzare. In modo più esplicito, realizzare una biblioteca e offrire questo servizio alla propria comunità significa per i sindaci intervistati aprire fisicamente per poche ore settimanali un edificio dove sono conservati dei libri. Parallelamente, pertanto, non occorrono finanziamenti adeguati, spazi dedicati, collezioni bibliografiche ragionate, la progettazione di un servizio culturale finalizzato alla soddisfazione degli utenti e che sia capace di incidere positivamente sulla qualità di vita della propria comunità. A partire da queste considerazioni, il motivo della chiusura temporanea dovuta alla carenza di personale può essere interpretata non come la mancanza di bibliotecari, bensì di volontari che per passione desiderano occuparsi della biblioteca della propria città.
Da questa idea ‘semplificata’ di biblioteca discenderebbe l’erronea convinzione che non sia necessaria la presenza di una figura professionale specializzata e da cui potrebbe scaturire un nuovo pericoloso stereotipo: la biblioteca senza i bibliotecari. Basare la progettazione di nuove biblioteche o la loro riapertura sulla convinzione che sia solo una stanza piena di libri donati spontaneamente dalla comunità, senza un bibliotecario che sia dotato di competenze professionali adeguate al proprio ruolo, dove le persone appassionate di lettura possono anche incontrarsi, potrebbe generare dei dolorosi fallimenti a cui plausibilmente seguirebbero nuove chiusure, alimentando l’immaginario più rischioso di tutti: le biblioteche sono un servizio inutile. Secondo questa prospettiva, adottare scelte ‘semplicistiche’ non solo sminuirebbe l’identità delle biblioteche, ma consoliderebbe soprattutto il loro immobilismo e la loro difficoltà a riposizionarsi nel sistema del benessere delle persone24.
Per concludere, i risultati della ricerca descritta testimoniano quanto sia indispensabile in questo delicato frangente ampliare la prospettiva di indagine, includendo tra gli interlocutori del dibattito sul futuro delle biblioteche anche i decisori politici. Solamente conoscendo il loro racconto dei servizi culturali e l’immaginario su cui si basa è possibile superare anacronistici stereotipi e co-progettare soluzioni efficaci.

Le biblioteche nei programmi elettorali delle elezioni amministrative 2021-2022

Metodologia

Come si è scritto nei paragrafi precedenti, investire – economicamente e strategicamente – sulle biblioteche è una scelta politica che discende dalla convinzione che esse rivestano una precisa funzione sociale e culturale per il territorio nel quale sono inserite e la comunità che servono: di questa scelta sono protagonisti i decisori politici, che esprimono la propria visione del futuro e le proprie priorità nei programmi elettorali.
Proprio attraverso i programmi elettorali, nei mesi precedenti le elezioni amministrative del 2021 e del 2022, i candidati e le candidate sindaco hanno raccontato la loro idea di sviluppo e di crescita per il comune nel quale si erano candidati. Questi programmi rappresentano una preziosa fonte di informazioni non solo per i cittadini, ma anche per noi bibliotecari e studiosi delle biblioteche: ci permettono infatti di capire se i decisori politici guardano alle biblioteche come a una priorità o un investimento strategico al momento della programmazione in vista delle elezioni e, eventualmente, quale visione essi hanno dei servizi bibliotecari.
Per questo motivo abbiamo raccolto e analizzato i programmi dei candidati e delle candidate sindaco dei 46 capoluoghi di provincia o di regione che sono stati coinvolti nelle elezioni amministrative tra 2021 e 2022.
Si è scelto di inserire una ‘soglia di sbarramento’, fissata al 10% dei voti ottenuti al primo turno elettorale: in tal modo la nostra ricerca si è focalizzata sui programmi elettorali di 115 candidati sindaco25.
La gran parte dei programmi è disponibile online; i documenti non presenti sul web sono stati richiesti via mail ai comitati elettorali dei candidati e delle candidate o agli uffici elettorali dei comuni interessati. Si sono privilegiati i programmi elettorali estesi, ricorrendo alle sintesi e ai programmi elettorali ‘in pillole’ solo nei casi di mancata risposta da parte degli uffici contattati.
In totale sono stati raccolti 108 programmi elettorali, di cui 4 programmi in pillole navigabili online, uno sintetizzato tramite slide caricate sulla pagina Facebook del candidato e un documento che riassume in poche pagine un programma originariamente estremamente esteso. Nel caso dei restanti 7 candidati, invece, i programmi sono risultati irreperibili.

Figura 1 – Elezioni amministrative 2021-2022

I 108 programmi elettorali raccolti sono stati analizzati con un approccio metodologico misto, cioè combinando la metodologia quantitativa e quella qualitativa26. L’analisi quantitativa è stata condotta al fine di rispondere alle domande27: i decisori politici pensano anche alle biblioteche quando progettano il futuro della propria città? La maggiore o minore sensibilità verso il tema delle biblioteche può essere correlata all’orientamento politico dei decisori e all’area geografica nella quale si sono svolte le elezioni? Se le biblioteche compaiono nei programmi elettorali, a quali temi sono accostate? E, infine, le biblioteche fanno o non fanno parte della visione strategica elaborata dai vincitori delle elezioni, che guideranno i comuni nei prossimi cinque anni?
Sapere se i decisori politici considerano anche le biblioteche nella progettazione del futuro delle proprie città, però, non è sufficiente. Occorre comprendere con quali occhi si guarda ad esse, se sono considerate o meno un volano di sviluppo sociale e culturale, quale futuro si progetta per i servizi bibliotecari e in relazione a quali sfide si investe su di essi. Per rispondere a questi interrogativi, i brani dei programmi elettorali dedicati alle biblioteche sono stati oggetto di un’analisi qualitativa dei testi28.

Un’analisi quantitativa

Per comprendere se le biblioteche occupano un posto nella mente dei decisori è innanzitutto necessario chiedersi in quanti dei 108 programmi elettorali analizzati le biblioteche siano citate. Ciò accade in 76 programmi, il 70,37% di quelli presi in esame, mentre nei restanti 32 la parola ‘biblioteca’ e l’espressione ‘servizi bibliotecari’ non compaiono affatto.

Figura 2 – Programmi elettorali nei quali le biblioteche vengono citate

L’analisi delle occorrenze ci rivela poi che, nella maggioranza dei casi, le biblioteche sono nominate una o due volte in ciascun programma elettorale. Si collocano all’opposto di questa tendenza i programmi dei candidati di centrodestra e di centrosinistra a Pordenone, nei quali le biblioteche sono citate, rispettivamente, 16 e 18 volte. Dal punto di vista di chi scrive, il fatto che Pordenone sia la sede del fortunato festival Pordenonelegge e che negli anni a questa iniziativa si siano affiancati diversi itinerari formativi e di promozione della lettura e della scrittura ha sicuramente un legame molto forte con una presenza tanto massiccia delle biblioteche nei programmi elettorali dei candidati sindaco di questo comune29.
La presenza delle biblioteche nei programmi elettorali può essere messa in correlazione con due diverse variabili. La prima è quella dell’area politica della quale i programmi analizzati sono espressione: posto che occuparsi di cultura e di biblioteche è una scelta politica prima che un’attività amministrativa, c’è una correlazione tra attenzione prestata alle biblioteche in sede di programmazione e orientamento politico del candidato?
I 108 programmi elettorali raccolti si dividono tra 44 programmi di centrosinistra (tra questi sono stati inclusi anche i programmi che sono espressione della coalizione tra partiti di centrosinistra e Movimento 5 stelle), 43 di centrodestra, 16 di varie liste civiche, 3 del Movimento 5 stelle e due di centro. La percentuale dei programmi elettorali nei quali si fa riferimento alle biblioteche è più alta rispetto al dato medio (70,37%) nel caso dei programmi elaborati dai partiti di centrosinistra (88,64%) e dalle liste civiche (75%), mentre è inferiore nel caso dei programmi del Movimento 5 stelle (66,67%), del centrodestra (53,49%) e di centro (50%).

Figura 3 – Programmi elettorali nei quali le biblioteche vengono citate: dati per area politica

L’analisi quantitativa dei dati permette, in secondo luogo, di individuare una correlazione tra la presenza delle biblioteche nei programmi elettorali e la variabile geografica. È noto che l’offerta dei servizi bibliotecari, la loro fruizione da parte dei cittadini e l’abitudine alla lettura degli italiani sono fortemente disomogenee sul territorio nazionale30. La stessa disomogeneità si riflette sulla loro presenza nei programmi elaborati nelle varie aree del Paese:

Ancora per quanto riguarda la variabile geografica, sarebbe interessante approfondire eventuali divari tra grandi e piccoli centri: sebbene la nostra analisi non abbia preso in considerazione i comuni di piccole dimensioni, rileviamo comunque una differenza, per quanto riguarda la presenza delle biblioteche nei programmi elettorali, tra le città metropolitane e gli altri capoluoghi di provincia presi in esame. Infatti, il 78,94% dei programmi elettorali disponibili elaborati dai candidati nelle città metropolitane31 di Bologna, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Roma e Torino cita le biblioteche; nel caso degli altri capoluoghi di provincia questa percentuale scende al 69,66%, al di sotto della media nazionale.
Appare chiaro come nelle aree del Paese in cui le biblioteche sono poche e poco utilizzate i decisori non elaborano progetti politici che investano sulle biblioteche e che chiedano loro un contributo concreto per migliorare il futuro delle città e il benessere dei cittadini. Viceversa, le biblioteche sono considerate nella programmazione politica laddove sono pienamente inserite nel tessuto urbano e nella comunità e da tempo si riconosce loro un preciso ruolo culturale e sociale.

Figura 4 – Programmi elettorali nei quali le biblioteche vengono citate: dati per area geografica

Al di là della loro presenza o assenza dai programmi elettorali, è fondamentale soffermarsi su quanto e quale spazio sia destinato alle biblioteche nella documentazione analizzata. Sono solo 9 i programmi nei quali è possibile trovare un paragrafo interamente dedicato alle biblioteche: cosa accade negli altri documenti? In relazione a quali problematiche e a quali sfide sono evocate le biblioteche? A quali altri servizi esse vengono associate?
È possibile rispondere a queste domande analizzando i titoli dei paragrafi nei quali si citano le biblioteche. Ragionare sulle sezioni nelle quali i redattori dei programmi elettorali collocano le politiche in materia di biblioteche, infatti, permette di comprendere quale sia il loro posizionamento strategico e quali gli ambiti di competenza che i decisori attribuiscono loro.
I titoli dei paragrafi nei quali compaiono le biblioteche sono stati esaminati grazie a Voyant Tools, software per l’analisi quantitativa dei testi32. L’analisi ha restituito una nuvola di parole che mostra i termini che compaiono più frequentemente nei titoli. Si tratta quasi sempre di paragrafi dedicati alla cultura, spesso alla gestione e alla valorizzazione del patrimonio culturale, alla città e alla sua riqualificazione, al turismo, alla scuola: nelle menti dei decisori politici, le biblioteche possono offrire una risposta e contribuire attivamente a questo tipo di sfide.

Figura 5 – Analisi dei titoli dei paragrafi nei quali sono inserite le politiche in materia di biblioteche

Da ultimo, l’analisi quantitativa dei programmi elettorali ha permesso di rispondere a una fondamentale domanda: le biblioteche sono parte della visione strategica elaborata dai vincitori delle elezioni che guideranno i capoluoghi nei prossimi cinque anni?
Su un totale di 43 programmi elettorali di candidati eletti, 29 citano le biblioteche. Si tratta del 67,44%: poco meno di un terzo dei capoluoghi di provincia italiani interessati dalle elezioni nel 2021 o nel 2022 affronteranno i prossimi cinque anni senza una politica chiaramente definita in materia di biblioteche.

Figura 6 – Programmi elettorali dei sindaci neoeletti che citano o non citano le biblioteche

Un’analisi qualitativa

Se l’analisi quantitativa delle occorrenze di ‘biblioteca’ e dei termini derivati è fondamentale per raggiungere una prima comprensione della presenza delle biblioteche nella mente della politica, un’analisi qualitativa è necessaria per comprendere in quale modo e perché le biblioteche sono state citate all’interno dei programmi elettorali.
Da un punto di vista metodologico sono stati estratti dai programmi i brani testuali in cui compariva almeno un riferimento alle biblioteche o ai servizi bibliotecari. Per l’analisi e la codifica dei brani testuali si è fatto ricorso all’utilizzo del software di analisi testuale Atlas.ti. Tale software permette di gestire, estrarre, comparare, esplorare e combinare porzioni e insiemi di dati testuali in maniera sistematica33. I brani testuali sono stati dunque codificati e riuniti in ‘famiglie’ al fine di raggruppare i codici in categorie più ampie utili a semplificare il processo di estrazione del significato dai dati testuali. Sono stati individuati 41 codici totali e 12 famiglie34:

Figura 7 – Codici individuati nella fase di analisi qualitativa

È importante sottolineare che i brani relativi a ogni singolo programma elettorale possono essere stati codificati con più di un codice, e che alcuni codici possono contenere anche un solo brano testuale derivante da un singolo programma elettorale. Nell’analisi qualitativa infatti un hapax – ovvero le parole che compaiono una sola volta all’interno di un corpus testualepuò essere più significativo di un codice che contiene molti brani testuali.
Le analisi e le modalità di comunicazione dei risultati che si possono effettuare con i dati raccolti sono molte. In questa sede si è deciso di utilizzare il medesimo criterio utilizzato per l’analisi quantitativa al fine di restituire dati facilmente comparabili. Si porta dunque all’attenzione del lettore un’analisi per area politica e per area geografica cui seguono alcune considerazioni sui programmi elettorali dei vincitori delle elezioni: gli attuali sindaci.
Durante l’analisi vengono riportati alcuni brani testuali tratti dai programmi elettorali. Ogni brano testuale sarà preceduto da ‘Pnumero’:sigla partito35-sigla area geografica36. ‘Pnumero’ indica il codice assegnato in fase di analisi al programma elettorale di riferimento. Ad esempio P1:CSX-S significa che il brano testuale è appartenente a un candidato sindaco di centro sinistra di una regione del sud d’Italia.
Il programma elettorale che ha attuato una riflessione più profonda e strutturata in termini di politica bibliotecaria è quello dell’unico partito di centro rappresentato37.
Dall’analisi qualitativa emerge che spesso, indipendentemente dall’appartenenza politica e dall’area geografica in cui è sito il comune, la biblioteca viene semplicemente citata insieme ad altre istituzioni culturali: essa non viene dunque valorizzata come istituzione singola con le sue specificità e peculiarità, ma inserita in un elenco insieme ad altri luoghi della cultura o pubblici, come musei, archivi, teatri, cinema, scuole:

P2:CI-S: Portare il cinema, il teatro, la musica, la danza, i giornali, le biblioteche a scuola coinvolgendo i ragazzi in laboratori, discussioni, performance, approfondimenti.

P14:CDX-C: Polis contro metropoli, città giardino contro alveari di cemento, piazze e vicoli contro spartitraffico, arte e bellezza contro anonimato, qualità architettonica contro standard, verde di prossimità contro lande desolate trasformate in rifugi per tossici o in discariche infrequentabili, negozi su strada contro grande distribuzione, fontane, statue, terrazze, portici, ciottolati, asili nido, ludoteche, biblioteche, teatri e cinema di quartiere.

L’attenzione al potenziamento, al rinnovamento e alla riqualificazione delle biblioteche e dei servizi bibliotecari è presente in più della metà dei programmi elettorali del nord-ovest e in circa metà di quelli delle altre regioni italiane. Sono soprattutto le forze politiche di centro sinistra che si pongono questo obiettivo:

P8:5S-NE: Investire sulla biblioteca civica: trovare forme direzionali abbastanza stabili per dare continuità ai progetti. Investire anche in nuovi spazi necessari per l’accoglimento del patrimonio e nella catalogazione di quest’ultimo. Ammodernare la fruizione attraverso un progetto di digitalizzazione continuo. Creare uno spazio adeguato per la Biblioteca dei ragazzi prevedendone lo spostamento in un luogo molto più ampio di quello attuale.

L’unica forza politica di centro insiste molto sul tema del rafforzamento della rete bibliotecaria e introduce il tema della necessità dell'autonomia gestionale e finanziaria delle singole biblioteche, tema quest'ultimo che nessun altro programma politico ha toccato:

P16:CE-C: Infine, potenzieremo la rete delle biblioteche comunali agendo sulla quantità delle strutture e la qualità dei servizi. Nello specifico prevediamo l’aumento di strutture, l’ampliamento degli orari di apertura e la ristrutturazione degli spazi interni. Per avere una qualità dei servizi migliori garantiremo più autonomia alle singole biblioteche ed incentiveremo le collaborazioni con le realtà associative di territorio.

In alcuni programmi, soprattutto nelle regioni settentrionali, traspare la consapevolezza della necessità di investire su campagne volte a rafforzare l’identità38 e il ruolo della biblioteca:

P56:CSX-NO: […] rinnovamento del ruolo della biblioteca come luogo di produzione e circolazione non solo della conoscenza, ma di opportunità di socializzazione e produzione di idee; valorizzazione della funzione della biblioteca civica e delle biblioteche di riferimento comunitaria, come luogo disponibile, aperto, vivo e fruibile a lungo e da tutti.

P9:CDX-NE: Ciò che va rafforzato è la sua identità e riconoscibilità nei confronti dei cittadini di tutte le fasce d’età, attraverso una precisa strategia di brand. Va lanciata una campagna informativa ad hoc, costruendo materiale specifico e utilizzando quello dei grandi eventi, nel segno di quel marketing territoriale di cui altrove parliamo. Ma vanno organizzati pure incontri nelle scuole, nella biblioteca stessa, all’università, e visite guidate gratuite per tutte le età tenute dal personale della biblioteca. Ciò anche nel solco di un maggior impiego delle eccellenti risorse umane nelle relazioni con il pubblico potenziale e effettivo. Nella stessa direzione va l’idea di dare un nome alla biblioteca, di intitolarla, dedicandola a personaggi come [nome personaggio] o [nome personaggio] e dotandola di un logo, di un’insegna fisica riconoscibile al suo esterno e di una cartellonistica adeguata. Un restyling di immagine e di identità per dare risalto e forza ai contenuti molteplici e validi proposti dalla biblioteca, per far si che l’offerta non rimanga sotto traccia.

Per offrire servizi integrati ai cittadini le diverse forze politiche, soprattutto del nord d’Italia, vedono nella rete tra biblioteche e con altre istituzioni del territorio una strategia vincente:

P69:CSX-NE: Supportare la produzione di cultura nell’ottica dello sviluppo dell’offerta turistica e della rete dei servizi culturali ai cittadini, mettendo a disposizione spazi e strumenti per sviluppare un Sistema integrato in cui le istituzioni educative, le istituzioni culturali (teatri, musei, biblioteche, archivi), gli enti di ricerca, le associazioni e i singoli soggetti produttori di cultura possano scambiare e condividere idee, saperi e competenze.

P30:CSX-S: Ci impegneremo in una profonda attività di valorizzazione delle biblioteche presenti in città, creando una rete tra quella comunale e le altre, gestite da privati o da altri soggetti pubblici. Anche per questi luoghi della cultura è giunto il tempo di implementare modalità di gestione più moderne e versatili, che diano giusto rilievo agli straordinari valori che custodiscono e consentano una fruizione ampia coerente con le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie digitali. Le biblioteche dovranno divenire centri di animazione culturale nei quartieri e poli di aggregazione giovanile, rafforzando il loro ruolo di supporto delle scuole.

La necessità di creare nuove strutture bibliotecarie a servizio della cittadinanza per arrivare più capillarmente nei territori è sentita prevalentemente dai candidati sindaci del centro sinistra provenienti dal nord d’Italia a dimostrazione che più un servizio è capillare, più funziona e più si sente l’esigenza di implementarlo. Il 58,3% delle biblioteche presenti in Italia sono infatti site nelle regioni settentrionali39.

P30:CSX-S: Le biblioteche dovranno divenire centri di animazione culturale nei quartieri e poli di aggregazione giovanile, rafforzando il loro ruolo di supporto delle scuole. Per questo apriremo una nuova biblioteca a [nome quartiere] e istituiremo un Bibliobus, una biblioteca itinerante che raggiungerà ogni giorno i quartieri periferici e sarà in rete con le altre biblioteche del sistema.

La forza politica di centro si impegna in un progetto estremamente ambizioso in termini numerici:

P16:CE-C: Vogliamo incentivare l’apertura di più biblioteche, favorendo le piccole strutture, nelle aree che ne sono sprovviste, in modo tale da permettere una copertura capillare del territorio. È proprio nelle periferie che le biblioteche devono essere numerose e attive nell’offerta di attività. Il nostro piano prevede l’apertura di 115 nuove biblioteche in modo che ci sia almeno una biblioteca in ogni zona urbanistica della città.

I riferimenti all’importanza dello sviluppo del digitale in biblioteca sono presenti in solo 14 programmi elettorali su 77. Questo dato non stupisce: basti pensare che nell’anno 2019 solo il 40,7% delle biblioteche sul territorio italiano ha dichiarato di riuscire a garantire all’utenza prestiti e consultazioni di documenti tramite piattaforme o dispositivi digitali e solo il 30% ha avviato un processo di digitalizzazione del patrimonio40. Tra i partiti, quelli di centro destra e delle liste civiche si concentrano maggiormente sull’importanza della digitalizzazione del patrimonio:

P39:CDX-C: Digitalizzazione Biblioteca Comunale, Museo Comunale ed Area Espositiva e Museale del Palazzo Comunale.

P41:CDX-C: Prosecuzione dei progetti di digitalizzazione di importanti fondi presenti nella Biblioteca.

I partiti invece di centro sinistra vedono nella biblioteca anche un luogo di alfabetizzazione digitale:

32:CSX-NE: Organizzeremo corsi specifici di alfabetizzazione, anche digitale, nelle biblioteche comunali, consolidando i percorsi di ‘dopo scuola’ in tutti i quartieri, al fine di abbattere la povertà educativa e l’abbandono scolastico.

P5:CSX-NE: Infine, investiremo sull’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie per la trasformazione delle biblioteche, ne apriremo di nuove e avvieremo nuovi centri culturali su tutto il territorio per promuovere la cittadinanza culturale e la ridistribuzione democratica della conoscenza, anche digitale, per tutte e per tutti.

Nelle regioni nordorientali si nota una maggior propensione a concepire la biblioteca come laboratorio innovativo capace di offrire servizi e strumenti digitali innovativi come il gaming, la robotica, la stampante 3D41:

P22:CDX-NO: Nel nostro progetto la nuova Biblioteca [nome biblioteca], avrà più aule studio, un ‘teenlab’, ovvero la sezione destinata agli adolescenti, una gaming zone e un digilab ovvero un laboratorio maker per attività di artigianato digitale, stampa 3D, robotica, gaming design.

La maggior parte dei programmi vede come soggetti destinatari principali della politica bibliotecaria i giovani42 e talvolta anche le famiglie: in alcuni casi viene restituita un’idea di biblioteca come luogo della creatività, dello studio e dell’aggregazione. Gli studenti e i loro bisogni sono molto citati in generale:

P70:CSX-NE: Analogamente ad altri progetti, deve essere previsto un percorso di progettazione partecipata per la realizzazione della biblioteca per bambini e ragazzi, non intesa come sezione di una biblioteca già esistente, ma come realtà a sé stante, in grado di funzionare come la biblioteca dei bambini e dei ragazzi di tutta la città.

P29:CI-S: Archivio cittadino e biblioteca dovranno assumere una portata dinamica e promozionale della cultura, è importante valorizzare il patrimonio culturale custodito e garantire giorni e orari di apertura che consentano agli studenti, per i quali questi luoghi rappresentano una risorsa inestimabile, la migliore fruizione possibile.

L’attenzione ai giovani è dimostrata anche dalla volontà espressa in diversi programmi di investire sulle biblioteche scolastiche e universitarie. È curioso come, inaspettatamente, alcuni concetti sembrino così radicati da essere espressi con le ‘medesime parole’ (o più probabilmente qualcuno si è ‘ispirato’ a un altro programma elettorale):

P24:CSX-NO: Ridefinire il ruolo delle biblioteche civiche come spazi pubblici in grado di svolgere funzioni culturali di prossimità, creare occasioni di collaborazione con le biblioteche scolastiche e accademiche.

P78:CDX-NO: Perfezioneremo il ruolo delle biblioteche civiche come centri culturali di prossimità, creando spazi di collaborazione con le biblioteche scolastiche e accademiche.

Per quanto riguarda la popolazione più âgée, i servizi bibliotecari vengono visti come uno tra i servizi utili all’inclusione sociale di questa categoria:

P5:CSX-NE: In questa prospettiva, nel prossimo mandato, consideriamo prioritario puntare sulla domiciliarità, portando a casa la maggior parte dei servizi tradizionali fondamentali come l’assistenza medica e infermieristica, e di cura della persona, e aggiungendone di nuovi come la spesa, i servizi bibliotecari, l’assistenza digitale o i corsi di alfabetizzazione al digitale.

Il personale bibliotecario viene citato solo in tre programmi elettorali e solo in un caso viene sottolineata l’importanza di dotare le biblioteche di personale altamente qualificato:

P51:CSX-NO: Obiettivi e azioni: Aumentare la fruizione della Biblioteca tramite l’ampliamento degli orari, che potrà avvenire solo tramite l’incremento del personale.

P10_CSX-NE: Musei, biblioteca civica e università vanno impegnati anche al di fuori dei loro edifici, ma potranno farlo solamente se disporranno di risorse umane di alto livello, preparate a insegnare dialogando.

Prima di concludere questa prima analisi si vuole fare luce sulla presenza all’interno dei programmi elettorali di tre concetti molto attuali nel dibattito biblioteconomico odierno: benessere, welfare, prossimità43. I candidati sindaci di centro sinistra sembrano essere più consapevoli delle potenzialità della cultura e della biblioteca per la qualità della vita delle persone.

P24:CSX-NO: Bisogna riconoscere e promuovere il valore pubblico e sociale della musica, dell’arte e della cultura, come veicolo di benessere individuale, inclusione sociale ed educazione permanente. I musei, i teatri, i cinema, le biblioteche e tutti i centri culturali sono patrimonio collettivo, dove si creano relazioni basate sul principio di sussidiarietà e di corresponsabilità, sulla condivisione e co-progettazione di azioni rivolte all’individuo e ai suoi bisogni.

P48:CSX-NO: La cultura e le culture sono la chiave per la cura del territorio, delle persone e delle relazioni. La cultura è cittadinanza e partecipazione alla vita della città. Pensiamo che un’offerta plurale e accessibile possa favorire il coinvolgimento e il benessere dei cittadini tutti e tutte. Daremo impulso alla Biblioteca comunale non solo come casa dei libri, ma anche come spazio espositivo, di iniziative culturali, di studio e socialità.

I candidati di centro destra sembrano sentire maggiormente l’importanza del concetto di ‘prossimità’:

P20:CDX:NO: Ma è necessario anche puntare su esposizioni di ‘prossimità’: i nostri musei, gli archivi, gli istituti, le biblioteche sono ricchi di materiale importante mai esposto.

Solo un programma elettorale invece connette il tema biblioteche a quello fondamentale dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile44:

P67:CSX-C: La Biblioteca [nome biblioteca] sarà ‘Biblioteca Green’: simbolo della [nome città] sostenibile, di innovazione, di modernità, di creatività, dove mettere in pratica gli obiettivi di sviluppo sostenibile nelle tre dimensioni (economica, sociale ed ecologica) di ‘Agenda 2030’45.

Focalizzando ora l’attenzione sulle otto città metropolitane in cui si sono svolte le elezioni amministrative46, emerge da più della metà dei programmi elettorali l’idea di vedere la biblioteca, insieme ad altre istituzioni culturali e a realtà associative presenti nei territori, come un elemento chiave per il benessere dei cittadini e in particolar modo dei giovani e degli studenti. Particolare attenzione viene posta alla riqualificazione, al potenziamento e alla creazione di biblioteche di quartiere, dimostrando una certa sensibilità nei confronti delle politiche di prossimità e sulla linea del concetto urbano della ‘città dei quindici minuti’47. Solo cinque candidati sindaci connettono il tema delle biblioteche a quello del digitale in termini di digitalizzazione dei patrimonio, prestito digitale, aggiornamento dei cataloghi in linea, e di alfabetizzazione digitale.
Tutti i vincitori delle elezioni amministrative delle città metropolitane salvo uno dimostrano di comprendere l’importanza del ruolo delle biblioteche all’interno del tessuto cittadino e dell’impatto che esse possono provocare nei territori.
Compiendo invece una comparazione tra la presenza delle biblioteche nei programmi elettorali e la presenza nelle città di festival letterari e fiere del libro48, utile a capire se sussiste una correlazione tra i due fenomeni, non si rileva una significativa disparità tra le città che ospitano e quelle che non ospitano fiere e festival legati al mondo del libro. Un impegno maggiore nei confronti del tema biblioteche sembra provenire da quelle città, come la già citata Pordenone, in cui le biblioteche sono consolidate e affermate da tempo all’interno delle politiche culturali del comune. Nella maggior parte dei casi analizzati la vera differenza sembra invece essere stata determinata più dalla sensibilità del singolo candidato sindaco e della sua coalizione nei confronti del mondo delle biblioteche. Sono infatti solo tre le città in cui tutti i candidati, o almeno più di un candidato di cui abbiamo analizzato i programmi elettorali dimostrano un’attenzione particolare alle biblioteche, al loro ruolo, alla necessità del loro potenziamento. Per quanto riguarda i restanti comuni, confrontando i testi dei candidati risulta che in 18 città è attualmente sindaco il candidato che si era impegnato maggiormente in campo bibliotecario, mentre in 22 casi i candidati più impegnati non hanno vinto le elezioni.
Per concludere, si rileva la presenza di uno sguardo poco consapevole di che cosa la biblioteca sia e possa dare alla comunità.
Secondo un candidato sindaco l’imminente apertura di nuovi spazi all’interno di un palazzo storico della città permetterebbe «l’opportunità storica di trasformare il palazzo da ‘mera biblioteca’ a luogo della cultura al servizio degli studenti sia come spazio studio che come luogo aggregativo»49. Una biblioteca fuori mano è per un altro candidato «funzionale ‘solo’ per il servizio bibliotecario»50. Un altro ancora sostiene che studi e dossier elaborati da validi studiosi vengono «lasciati spesso a invecchiare sugli scaffali delle biblioteche»51. In un programma elettorale è espressa l’idea secondo la quale le manifestazioni culturali dovrebbero essere svolte «anche in ‘luoghi insoliti’ come giardini, spazi all’aperto, piazze, sagrati, zone decentrate, ‘biblioteche’ scolastiche e di quartiere»52, in un altro che i servizi di una biblioteca possono essere affidati in gestione, per attivare azioni di prevenzione e di contrasto dei fenomeni di devianza giovanile, a «una ‘rete di associazioni del territorio’»53 e non a personale qualificato. Infine vengono toccate anche le collezioni delle biblioteche scolastiche che possono essere implementate «recuperando alla collettività i ‘patrimoni librari privati’»54. Quest’ultima espressione dimostra un’assoluta incapacità di comprendere uno degli elementi cardine di una biblioteca: la sua collezione.
Questi riferimenti alle biblioteche sono dettati dalla scarsa conoscenza del contesto bibliotecario. Siamo convinte che le finalità dei candidati sindaci e del loro entourage fossero tutt’altro che negative, ma è proprio la ‘leggerezza’ con la quale la biblioteca e i suoi servizi vengono definiti che permettono a noi, mondo bibliotecario, di comprendere come la biblioteca, il servizio bibliotecario e la professionalità delle bibliotecarie e dei bibliotecari vengano percepiti.
Concentrandoci ora sui programmi elettorali dei vincitori delle elezioni, cosa dovremmo aspettarci dai nostri sindaci? Ventisette sindaci eletti nell’autunno 2021 e nella primavera 2022 si sono impegnati nella creazione di nuove biblioteche e nel potenziamento e nella riqualificazione delle esistenti.

P22:CDX-NO: Ristruttureremo e riorganizzeremo gli spazi e le attività della Biblioteca [nome biblioteca]. Vogliamo creare una biblioteca sociale, un luogo quotidiano, amichevole, vicino ai cittadini. La sfida è di riuscire a dar vita ad un servizio culturale a tutto tondo, capace di intercettare e ampliare i bisogni di studio e di informazione dell’utenza cittadina, punto di riferimento per tutti i cittadini, luogo in cui sia piacevole passare delle ore perché offre servizi e attività diversi e contemporanei.

In circa metà dei programmi elettorali è presente il concetto di rete tra biblioteche e altre istituzioni e associazioni del territorio pubbliche e private. Come cittadini dobbiamo quindi aspettarci che siano attuati investimenti e progettualità volti a far diventare le biblioteche nodi nevralgici del tessuto cittadino:

P72:CSX-NE: [nome città] è una città multiforme e multiculturale che racconta, attraverso il suo tessuto urbano, una storia millenaria. Vogliamo una città aperta, accessibile, animata da progetti culturali di spessore e livello internazionale. Teatri, cinema, biblioteche, università ma anche quartieri e associazioni: ogni soggetto coinvolto nel processo di promozione culturale della città deve trovare spazi e opportunità adeguate.

Ci dobbiamo aspettare infine che vengano intraprese azioni strategiche in campo bibliotecario soprattutto a favore dei più giovani, ma anche delle famiglie:

P3:CSX-S: In tutti i quartieri, grazie alla collaborazione delle scuole, delle università e delle associazioni, i giovani dovranno essere stimolati, coinvolti, impegnati, avvicinati alla cultura e alla bellezza di [nome città], grazie alla disponibilità, durante l’intera giornata, di spazi sociali, biblioteche, strutture scolastiche, impianti sportivi, strutture museali [...]Moltiplicare le opportunità rivolte ai genitori attrezzando in ogni biblioteca comunale uno spazio per la lettura e i laboratori legati al libro e alla narrazione.

P7:CSX-NE: Se negli anni scorsi l’offerta della Biblioteca si è ampliata con l’apertura di una intera area dedicata agli adolescenti [...] per il futuro crediamo che possa essere sviluppata una sezione che contenga un centro di documentazione della cultura LGBT+, capace di destrutturare stereotipi e prevenire così, attraverso la cultura, fenomeni di omotransfobia. Allo stesso modo, puntando su un’offerta sempre più policentrica, occorre continuare a valorizzare il ruolo delle biblioteche decentrate come punti vitali di aggregazione e promozione sia sociale che culturale.

Conclusioni: dialogare coi decisori per costruire una nuova visione politica sulle biblioteche

L’ascolto di alcuni sindaci italiani e l’analisi dei 108 programmi elettorali restituiscono una mappa del posizionamento delle biblioteche nella mente della politica. È una mappa della quale non possiamo limitarci a prendere atto, ma sulla quale dobbiamo iniziare a lavorare concretamente, come professionisti e ricercatori, per ridefinirne i confini e contribuire a cambiare la percezione che i decisori politici hanno delle biblioteche e l’impatto che si attendono da esse.
Dalla nostra analisi è innanzitutto emersa una certa disomogeneità tra le diverse aree del Paese. I dati presentati ci raccontano che sono le biblioteche stesse, quando esistono e sono usate, a rendere evidente il bisogno di biblioteche ai decisori; laddove invece le biblioteche sono poco presenti sul territorio o poco utilizzate, i candidati sindaci non le includono nella programmazione del futuro della propria città. Per spezzare questo circolo vizioso dobbiamo impegnarci nella costruzione di un dialogo coi decisori politici, per far capire che la biblioteca genera e può generare impatti sociali profondi e significativi dando un considerevole contributo al miglioramento della qualità della vita delle persone e al benessere sia individuale che collettivo.
Si è poi visto che la biblioteca è talvolta percepita come un servizio culturale semplice da realizzare, il cui presente non deve necessariamente essere guidato da bibliotecari professionisti e il cui futuro non deve essere oggetto di una vera e propria attività di progettazione. Questa è una delle tante ragioni per le quali le biblioteche non sono sempre presenti nei programmi elettorali dei candidati sindaci. Dobbiamo allora spiegare ai decisori la complessità delle biblioteche: la biblioteca non è un servizio che si improvvisa. Ha bisogno, per contribuire in modo incisivo al benessere delle persone e allo sviluppo della comunità, di essere inserito in un sistema più ampio, coordinandosi con gli altri servizi culturali e confrontandosi con la visione sul futuro delle città e delle comunità elaborata dalla politica.
La biblioteca è stata descritta come un servizio che può rispondere alle esigenze dei giovani e soddisfare la loro creatività e curiosità. È una convinzione che noi bibliotecari e ricercatori condividiamo, ma pensiamo che la biblioteca debba anche configurarsi come il luogo di tutti e per tutti: sono indispensabili infatti azioni strategiche che si rivolgano ai diversi soggetti della società. Dobbiamo poi impegnarci affinché vengano portate avanti dalle nostre biblioteche delle progettualità lungimiranti in campo digitale: la biblioteca deve sia configurarsi come un punto di riferimento per l’alfabetizzazione digitale dei cittadini che portare avanti campagne di digitalizzazione del proprio patrimonio utili ad avvicinare sempre più le persone alla storia, alla cultura e al sapere.
Infine, dobbiamo ricordare ai nostri decisori che la biblioteca può essere tutto questo solo se al suo interno sono presenti bibliotecarie e bibliotecari competenti e qualificati: è compito nostro batterci affinché in tutti i nostri comuni venga attuata una politica di assunzioni consapevole, che valorizzi il lavoro bibliotecario e di conseguenza la biblioteca stessa.

Articolo proposto il 1° novembre 2022 e accettato il 13 novembre 2022.


Note

MADDALENA BATTAGGIA, Sapienza Università di Roma, Dottorato di ricerca in scienze documentarie, linguistiche e letterarie, Roma; Associazione italiana biblioteche. Sezione Lazio, Roma, e-mail: maddalena.battaggia@uniroma1.it.
AGNESE BERTAZZOLI, Sapienza Università di Roma, Dottorato di ricerca in scienze documentarie, linguistiche e letterarie, Roma, e-mail: agnese.bertazzoli@uniroma1.it.
CAMILLA QUAGLIERI, Sapienza Università di Roma, Roma, e-mail: quaglieri.1925363@studenti.uniroma1.it.
Ultima consultazione siti web: 10 novembre 2022.

1 Tra gli altri Artribune, Wired, Ateatro, Il giornale dell’arte, Colazione da Tiffany, Insideeart, Keu4biz, AgCult, Finestra sull’arte, Exibart.
2 Bojan Zeric, La politica si occupa poco di cultura: e si vede anche dai programmi per le elezioni, «Wired», 20 settembre 2022, https://www.wired.it/article/cultura-musei-cinema-elezioni-italia-programmi/.
3 Flaminio Gualdoni, Cultura nei programmi elettorali: solo un concentrato di luoghi comuni, «Il giornale dell’arte», 21 settembre 2022, https://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/cultura-nei-programmi-elettorali-solo-un-concentrato-di-luoghi-comuni/140158.html.
4 Angelo Zaccone Teodosi, Dossier IsICult sulla ‘cultura’ nei programmi elettorali: deserto di idee e carenza di visione strategica, «Key4biz», 23 settembre 2022, https://www.key4biz.it/dossier-isicult-sulla-cultura-nei-programmi-elettorali-deserto-di-idee-e-carenza-di-visione-strategica/417093/.
5 ArtLab, https://artlab.fitzcarraldo.it/it.
6 ArtLab, Cultura è futuro: proposte di intervento per la prossima legislatura, https://artlab.fitzcarraldo.it/it/artlab-22/cultura-futuro.
7 Il documento è stato discusso in un incontro pubblico il 13 settembre 2022 con gli allora candidati delle forze politiche alle elezioni del 25 settembre. È previsto un secondo incontro venerdì 25 novembre finalizzato a discutere dei tempi e delle modalità mediante cui la politica ha intenzione di dare seguito agli impegni assunti durante la sessione del 13 settembre. Per aggiornamenti e informazioni: https://artlab.fitzcarraldo.it/it/artlab-22/cultura-futuro.
8 Roberta Capozucca, Elezioni 2022, che fine ha fatto la cultura?, «Il Sole 24 ore», 13 settembre 2022, https://www.ilsole24ore.com/art/elezioni-2022-che-fine-ha-fatto-cultura-AEt3qyzB.
9 Ibidem.
10 Istituto nazionale di statistica, Rapporto BES 2021: il benessere equo e sostenibile in Italia. Roma: Istat, 2022, https://www.istat.it/it/files//2022/04/BES_2021.pdf.
11 L’associazione ha come scopo «la promozione della cultura teatrale, tanto in termini artistici/estetici, che politico/organizzativi, attraverso ogni forma che favorisca lo studio, la ricerca, la sensibilizzazione nei confronti dello spettacolo e delle arti in generale». Per informazioni: https://www.ateatro.it/webzine/2012/04/22/l%C2%92associazione-culturale-ateatro/.
12 Le altre parole chiave sono: ‘turismo’ ‘patrimonio’ ‘teatro’, ‘arte/artistico’, ‘arti performative’, ‘musica’.
13 Ateatro, #elezioni2022 | La cultura e lo spettacolo nei programmi dei partiti e delle coalizioni, 22 agosto 2022, https://www.ateatro.it/webzine/2022/08/22/specialeelezioni-la-cultura-e-lo-spettacolo-nei-programmi-dei-partiti-e-delle-coalizioni/.
14 Per la definizione si rimanda a Annalisa Cicerchia; Alessandra Rossi Ghiglione; Catterina Seia, Welfare culturale. In: «Atlante Treccani», 11 giugno 2020, https://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/Welfare.html.
15 Antonella Agnoli, Caro sindaco, parliamo di biblioteche. Milano: Editrice bibliografica, 2013, [e-book].
16 Cfr. https://milano.biblioteche.it/statigenerali.
17 Ibidem. Al seguente link è possibile visionare la Carta di Milano delle biblioteche: https://milano.biblioteche.it/sites/milano/assets/HomePage/StatiGenerali/CartaDiMilanoDelleBiblioteche.pdf.
18 Il Laboratorio di Biblioteconomia sociale e ricerca applicata alle biblioteche – BIBLAB diretto dalla prof.ssa Chiara Faggiolani è una struttura del Dipartimento di Lettere e culture moderne con sede presso la Sezione di Scienze documentarie della biblioteca dipartimentale al secondo piano della Facoltà di Lettere e filosofia. Nato nell’ottobre del 2020, BIBLAB ha l’obiettivo di sviluppare attività di ricerca interdisciplinari, iniziative culturali e scientifiche, forme di didattica sperimentale e innovativa a sostegno della ricerca applicata in campo biblioteconomico, favorendo le contaminazioni interdisciplinari.
19 Le autrici hanno concepito e si sono confrontate su tutto il contenuto dell’articolo, ma per quanto riguarda la redazione Maddalena Battaggia ha scritto i seguenti paragrafi e sottoparagrafi: Premessa: la cultura nella mente della politica; Le biblioteche nella mente della politica; Un’analisi qualitativa. Agnese Bertazzoli ha scritto i seguenti paragrafi e sottoparagrafi: Metodologia; Un’analisi quantitativa; Conclusioni: dialogare coi decisori per cambiare la mente della politica. Camilla Quaglieri ha scritto il paragrafo I sindaci italiani raccontano le biblioteche.
20 L’indagine è stata condotta in occasione del progetto di tesi di Laurea magistrale in Archivistica e Biblioteconomia (relatrice prof.ssa Chiara Faggiolani, correlatore prof. Riccardo Morri): Camilla Quaglieri, La cultura come sistema di sistemi: l’impatto delle politiche culturali sulla vitalità delle biblioteche [tesi di laurea magistrale]. Roma: Sapienza Università di Roma, a.a. 2021-2022.
21 Istat, Statistiche culturali: anno 2020. Roma: Istat, 2021, https://www.istat.it/it/archivio/264586.
22 Sono state individuate due macrocategorie, la prima di tipo strutturale che riguarda motivazioni riferibili a problematiche degli edifici fisici delle biblioteche, come le ristrutturazioni, l’inagibilità, il sisma e i trasferimenti; la seconda macrocategoria invece è di natura gestionale e si riferisce a motivazioni concernenti il servizio bibliotecario, quali la catalogazione, la riorganizzazione e la carenza di personale.
23 Per approfondire si veda, Gaetano M. Golinelli, L’impresa sistema vitale. In: Id., L’approccio sistemico al governo dell’impresa, 3. ed. Padova: CEDAM, 2012, vol. 1.
24 L’idea di biblioteca sostenuta nella ricerca citata coincide con quella di un’infrastruttura culturale abilitante che può incidere positivamente sulla qualità della vita delle persone generando un impatto sociale in termini di inclusione, crescita personale, contrasto delle diseguaglianze. Non mancano, tuttavia, riflessioni biblioteconomiche in ambito scientifico che avvalorano una prospettiva diversa e che negli anni hanno contribuito alla costruzione di un’immagine di biblioteca ‘semplificata’. Sembra questo l’approccio adottato da alcuni autori nell’indicare buone pratiche di realizzazione di un servizio culturale, quale dovrebbe essere la biblioteca. Cfr. A. Agnoli, Caro sindaco, parliamo di biblioteca cit.
25 Specifichiamo che quella di fissare lo sbarramento al 10% è una scelta compiuta a priori da chi si è occupato di questa indagine. L’obiettivo era selezionare i programmi delle liste che avessero un certo peso nella nuova composizione del consiglio comunale di riferimento. Questa scelta potrà essere discussa e rivista nel caso in cui, come ci auguriamo, l’attenzione al posizionamento delle biblioteche nella mente dei decisori politici si traduca, nei prossimi anni, in un vero e proprio filone di ricerca.
26 Sull’approccio misto (mixed method) si consiglia la lettura di: Flavia Massara, Mixed methods: come integrare ricerca qualitativa e quantitativa in biblioteca. In: Chiara Faggiolani, Conoscere gli utenti per comunicare la biblioteca: il potere delle parole per misurare l'impatto. Milano: Editrice bibliografica, 2019, p. 139-217.
27 Una volta verificata la presenza, nei testi dei programmi elettorali, del termine ‘biblioteca’ e dei suoi derivati, sono stati utilizzati gli strumenti della metodologia quantitativa per analizzarne le occorrenze, per comprendere se ci fosse una correlazione tra la presenza delle biblioteche nei programmi elettorali e altre variabili e, infine, per un’analisi dei vocaboli maggiormente ricorrenti nei titoli dei paragrafi nei quali sono citate le biblioteche. Attraverso l’utilizzo di tali strumenti è stato possibile comprendere se, quanto e in relazione a quali temi le biblioteche compaiono nei programmi elettorali e, quindi, quanta attenzione viene dedicata loro dai decisori politici in fase di pianificazione.
28 Sono stati utilizzati gli strumenti della metodologia qualitativa per comprendere i contesti in cui è stato utilizzato il vocabolo ‘biblioteca’ e i suoi derivati. In questo modo è stato possibile capire il perché le biblioteche sono state citate all’interno dei programmi elettorali e giungere a considerazioni sul ruolo attribuito dai candidati sindaci, e dalle coalizioni di appartenenza, alle biblioteche nella società. Per approfondire l’utilizzo degli strumenti propri della ricerca quantitativa e qualitativa in biblioteca si consiglia la lettura di C. Faggiolani, Conoscere gli utenti per comunicare la biblioteca cit.
29 Le attività organizzate nel corso dell’anno dalla Fondazione Pordenonelegge.it sono presentate all’indirizzo https://www.pordenonelegge.it/. Il comune di Pordenone ha inoltre ottenuto per tre volte consecutive, da parte del Centro per il libro e per la lettura, la qualifica di ‘Città che legge’, riconoscimento attribuito alle amministrazioni comunali impegnate a svolgere con continuità sul proprio territorio politiche pubbliche di promozione della lettura. Cfr. Comune di Pordenone, Il patto per la lettura della città di Pordenone, https://www.comune.pordenone.it/it/comune/progetti/patto-per-la-lettura.
30 Riguardo alla disomogenea distribuzione delle biblioteche sul territorio italiano si rimanda a: Fabrizio Maria Arosio; Alessandra Federici, Il profilo delle biblioteche attraverso i dati: piattaforme d’informazione e socialità. In: Le biblioteche nel sistema del benessere: uno sguardo nuovo, a cura di Chiara Faggiolani. Milano: Editrice bibliografica, 2022, p. 51-74. Per quanto concerne i dati sull’abitudine alla lettura degli italiani basterà ricordare che, nel 2020, avevano letto almeno un libro il 48,2% delle persone residenti nel nord-ovest, il 48,5% di quelle del nord-est, il 44,3% delle regioni del centro e il 29,2% dei residenti al sud. Le isole, associate nell’analisi dei dati e nella restituzione dei risultati da Istat, presentano situazioni molto distanti: in Sicilia la percentuale di persone che aveva letto almeno un libro era pari al 29,5%, in Sardegna la stessa percentuale saliva al 40,7%. Cfr. Istituto nazionale di statistica, Produzione e lettura di libri in Italia: anno 2020. Roma: Istat, 2022, https://www.istat.it/it/files//2022/02/REPORT_PRODUZIONE_E_LETTURA_LIBRI_2020.pdf.
31 Le elezioni amministrative si sono svolte nelle città di Bologna, Milano, Roma, Torino e Napoli nell’autunno 2021 e nelle città di Genova, Messina e Palermo nella primavera 2022. Relativamente alle città metropolitane, le biblioteche vengono citate in 15 dei 19 programmi elettorali presi in esame.
32 Cfr. https://voyant-tools.org/.
33 Luca Giuliano; Gevisa La Rocca, L'analisi automatica e semi-automatica dei dati testuali: software e istruzioni per l'uso. Milano: LED, 2008, p. 69.
34 Si sottolinea che un codice può appartenere anche a più famiglie.
35 Per indicare l’area politica di appartenenza si utilizzano le seguenti sigle: centro sinistra: CSX; centro destra: CDX; civiche: CI; centro: CE; 5 stelle: 5S.
36 Per indicare l’area geografica di appartenenza si utilizzano le seguenti sigle: nord-ovest: NO; nord-est: NE; centro: C; sud: S; isole: I.
37 P16:CE-C.
38 Sul tema dell’identità della biblioteca pubblica contemporanea si consiglia la lettura di Giovanni Di Domenico, Un’identità plurale per la biblioteca pubblica, «AIB studi», 55 (2015), n. 2, p. 235-246, DOI: 10.2426/aibstudi-11197.
39 Isituto nazionale di statistica, Le biblioteche in Italia: anno 2019. Roma: Istat, 2021, p. [1], https://www.istat.it/it/files//2021/04/REPORT_BIBLIOTECHE-IN-ITALIA.pdf.
40 Ivi, p. [5]. Il dato risulta ancora più critico se si consultano i risultati dell’indagine Statistiche culturali: anno 2020 sempre promosso da Istat: in Italia a seguito dell’emergenza Covid-19, e delle conseguenti chiusure, solo il 48,5% delle biblioteche ha attivato servizi di digital/quick reference; il 42,4% ha fornito un servizio di prestito/consultazione tramite piattaforma digitale; il 29,1% ha erogato online gruppi di lettura o laboratori; il 19,9% ha attivato online conferenze o incontri con gli autori; il 10,8% ha attivato corsi di formazione online. Cfr. Istat, Statistiche culturali: anno 2020 cit.
41 Sul tema delle biblioteche come makerspaces si consiglia la lettura di Maria Stella Rasetti, Digitali e partecipati: i makerspaces in biblioteca tra collezioni plurali, connessioni molteplici e comunità in trasformazione. In: Digital library/La biblioteca partecipata: collezioni, connessioni, comunità, relazioni del convegno delle Stelline (Milano, 12-14 marzo 2015). Milano: Editrice bibliografica, 2015, https://www.convegnostelline.it/stelline2015/docs/Rasetti.pdf; Ead. I makerspaces in biblioteca: moda passeggera o accesso al futuro?, «Biblioteche oggi», 33 (2015), n. 4, p. 17-37, DOI: 10.3302/0392-8586-201504-017-1.
42 Questa attenzione al pubblico dei giovani è senza dubbio importante soprattutto se si pensa che secondo i dati Istat la frequentazione della biblioteca è calata notevolmente negli ultimi due anni contrassegnati dall’emergenza pandemica da Covid-19 e sono proprio i giovani la tipologia di utenza che non è più tornata in biblioteca. Cfr. Istat, Rapporto BES 2021 cit., p. 71-72. A tal proposito si consiglia la lettura di Chiara Faggiolani, Ripensare biblioteche e servizi culturali per il benessere dei giovani, «CheFare», 27 aprile 2022, https://www.che-fare.com/almanacco/cultura/biblioteche-servizi-culturali-benessere-giovani/.
 
43 Su questi temi si consiglia la lettura di Le biblioteche nel sistema del benessere cit. e in particolare il capitolo Biblioteche e welfare culturale (p. 165-188) di Annalisa Cicerchia, Catterina Seia, Vittoria Azzarita; Chiara Faggiolani, Prossimità, crescita culturale, parità di genere e contrasto alla povertà educativa: le sfide dello sviluppo sostenibile e il posizionamento delle biblioteche. In: Il paradigma della biblioteca sostenibile, a cura di Giovanni Di Domenico con Anna Bilotta, Concetta Damiani, Rosa Parlavecchia. Milano: Ledizioni, 2021, p. 55-72; Ead., Le prossimità delle biblioteche, «Economia & management», 1 (2022), p. 13-17.
44 Per approfondire l’argomento di rimanda alla pagina dell’Osservatorio biblioteche e sviluppo sostenibile (OBISS) dell’AIB dove si possono trovare risorse utili e una ricca bibliografia sul tema: https://www.aib.it/struttura/osservatori/obiss/.
45 P67:CSX-C.
46 Ricordiamo che esse sono Bologna, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Roma e Torino.
47 Per approfondire si consiglia la lettura di Ezio Manzini, Abitare la prossimità: idee per la città dei 15 minuti. Milano: Egea, 2021.
48 È stato fatto un censimento dei festival consultando il sito internet TrovaFestival. La cultura in movimento, sezione Libri e approfondimento culturale https://trovafestival.it/index.php?cat=3&filter=0 e la pagina Festival letterari, premi e fiere del libro 2022: il calendario fino all’inverno pubblicato all’interno del sito ilLibraio.it https://www.illibraio.it/news/storie/festival-letterari-2022-calendario-1420308/. Dal censimento effettuato, le città in cui si svolgono almeno un festival o una fiera sono le seguenti: Asti (Passpartout), Bologna (Bologna children’s book fair; Flush festival dell’editoria femminista), Carbonia (Festival culturale Liberevento), Como (Parolario), Cosenza (B-Book festival), Cuneo (Scrittorincittà), Genova (Book pride), L’Aquila (Volta la carta), Lucca (Lucca comics & games, Lucca città di carta), Milano (Book city; Il giugno dei libri ecc.), Monza (Hai visto un re?), Napoli (Festival fuoriclassico), Novara (Scarabocchi: il gioco delle figure e delle parole), Padova (Premio Bancarella; La fiera delle parole), Palermo (Una marina di libri; La via dei librai ecc.), Parma (Questa è acqua festiva delle arti; Scintille di editoria), Pistoia (Dialoghi di Pistoia), Pordenone (Pordenonelegge; Dedica), Ravenna (ScrittuRa festival), Rieti (Lib(e)ri sulla carta), Rimini (Mare di libri; Rimincomix), Roma (Più libri più liberi; Libri come ecc.), Salerno (Salerno letteratura), Torino (Salone internazionale del libro di Torino; Portici di carta), Viterbo (Caffeina festival), Verona (Festival della bellezza).
49 P69:CSX-NE.
50 P27:CI-S.
51 P3:CSX-S.
52 P35:CSX-NE.
53 P61:CI-S.
54 P24:CSX-NO.

AIB studi, vol. 62 n. 3 (settembre/dicembre 2022). DOI 10.2426/aibstudi-13781.ISSN: 2280-9112, E-ISSN: 2239-6152 - Copyright (c) 2022 Maddalena Battaggia, Agnese Bertazzoli, Camilla Quaglieri

Le biblioteche nella mente della politica: la politica bibliotecaria nei programmi elettorali delle elezioni amministrative 2021-2022

Il contributo vuole porre l’attenzione sull’importanza di indagare il valore e il peso dato alle biblioteche da politici, decisori e amministratori all’interno della propria attività politica e amministrativa. Viene proposta una riflessione sull’immaginario nei confronti delle biblioteche presente nella mente di alcuni policy maker italiani e un’analisi quantitativa e qualitativa sulla presenza delle biblioteche all’interno dei programmi elettorali delle elezioni amministrative che si sono svolte nel nostro Paese nell’autunno 2021 e nella primavera del 2022. Queste indagini hanno permesso di costruire una mappa del posizionamento delle biblioteche nella mente della politica utile a comprendere il contesto da cui bibliotecari e ricercatori possono partire per cambiare la percezione, spesso semplicistica, dei decisori politici sulle biblioteche, far comprendere loro l’impatto che le biblioteche possono avere sulla società, individuare azioni strategiche efficaci ed efficienti.

Libraries in the mind of politics: library policy in the electoral programs of the 2021-2022 local elections

This paper aims to focus on the importance of investigating the value and weight given to libraries by politicians, decision-makers and administrators within their political and administrative activities. The article proposes a reflection on the value given to libraries by some Italian policymakers and a quantitative and qualitative analysis of the presence of libraries within the electoral programs of the Italian local elections (autumn 2021-spring 2022). This study has made it possible to construct a map of the positioning of libraries in the mind of politics. This fact is essential for understanding the context from which librarians and researchers can start to change the perception, often simplistic, of policymakers about libraries, to make them understand the impact that libraries can have on society, and to identify effective and efficient strategic actions.