Chiara Marcon, Emanuela Palermo
La Biblioteca Fondazione Bruno Kessler (di seguito Biblioteca FBK) viene fondata nel 1976 come polo culturale a servizio dei centri di ricerca della Fondazione: l’Istituto storico italo-germanico (ISIG), l’Istituto di scienze religiose (ISR) e il Centro europeo di fisica nucleare teorica (ECT). Il patrimonio librario della Biblioteca FBK riflette gli ambiti disciplinari delle attività scientifiche dei ricercatori e delle ricercatrici dei Centri di ricerca: la storia europea dal Medioevo alla contemporaneità, la filosofia moderna tedesca, la storia politico-economica e la teologia (teologia morale, biblica, antropologica). L’attenzione di entrambi i centri ai tempi era rivolta, in particolare, agli elementi di connessione tra l’area tedesca e quella italiana1. A partire dal 1974, la Fondazione si impegnò nella registrazione continuativa delle attività convegnistiche di ISIG e ISR, accumulando in circa quarant’anni un vasto patrimonio di registrazioni audio che copre un ampio arco cronologico, dal 1974 agli anni Duemila, che rende tale patrimonio un unicum nella realtà degli istituti di ricerca italiani. A oggi, infatti, non siamo a conoscenza di istituti di ricerca che abbiano conservato una mole considerevole di tracce audio che testimoniano la memoria storica delle proprie attività scientifiche. Il progetto Dare nuova voce alle fonti2 presenta delle affinità con le collezioni del portale Digital library. Ti racconto in italiano3, che mette a disposizione una serie di interviste realizzate a partire dagli anni Ottanta ad artisti, letterati e imprenditori, un’antologia sonora della letteratura italiana (lettura di brani letterari) e un corso di ortoepia e pronuncia. Le registrazioni del portale furono effettuate dalla Discoteca di Stato (all’epoca l’ente nazionale ufficiale di competenza dei file audiovisivi) ai fini di una loro successiva pubblicazione; pertanto corrispondono a dei file audio progettati e pronti per essere ascoltati da un vasto pubblico. Un caso differente è costituito dalla Mediateca digitale della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice4, ospitata dal portale di Radio radicale, che include anche le registrazioni di convegni scientifici. Tali audio sono stati corredati da una nota descrittiva contenente gli argomenti discussi, i nominativi dei relatori e una breve descrizione dell’iniziativa e sono ricercabili tramite la funzione search.
Nel 2017, l’Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi ha creato un applicativo OPAC (Polo SBN dell’ICBSA)5 tramite il quale ricercare i materiali delle collezioni dell’Istituto ed eventualmente richiederne la consultazione in loco. Ciò che differenzia tale applicativo dal fondo audio della Biblioteca FBK è la completa accessibilità agli audio: tutti i materiali digitalizzati nel progetto Dare nuova voce alle fonti sono liberamente fruibili online.
Il fondo audio della Biblioteca è composto da supporti magnetici – 111 bobine (di cui 27 appartenenti al fondo ISR e 84 al fondo ISIG), 228 audiocassette (ISR) – e in una parte marginale da supporti ottici (DVD) contenenti materiali audiovisivi. Gli audio contengono le registrazioni delle diverse tipologie di iniziative scientifiche: convegni, seminari, presentazioni di libri, corsi di aggiornamento per insegnanti, prolusioni degli anni accademici e lectures.
La rilevanza culturale e scientifica del patrimonio audio del fondo deriva da almeno tre ragioni. In primo luogo, le registrazioni dei seminari rispecchiano fedelmente le tendenze storiografiche degli ambiti storico, filosofico e teologico dell’area italo-tedesca degli ultimi quarant’anni e i relativi problemi metodologici. Il fondo restituisce alla comunità scientifica un quarantennio di storia della storiografia italo-tedesca attinente alle discipline menzionate, che rende possibile una ricostruzione storica ragionata degli sviluppi evolutivi della ricerca umanistica.
Inoltre, dato che i temi e i programmi dei convegni erano conformi agli interessi di ricerca degli studiosi e delle studiose legati alla Fondazione (in questa sede possiamo solo limitarci a menzionare alcuni di essi fra cui Paolo Prodi, Hubert Jedin, Gina Fasoli, Carlo Guido Mor, Raoul Manselli, Gustavo Manacorda), in diversi casi i materiali audio consentono di esaminare la produzione scientifica di alcuni relatori. Durante i convegni, inoltre, i relatori esponevano delle ipotesi di ricerca ancora in fase di elaborazione: in questi casi il confronto fra la registrazione e la relativa pubblicazione offre interessanti spunti di analisi e ricerca storiografica. Uno degli elementi di maggiore rilevanza scientifica del fondo è costituito dalle registrazioni delle discussioni dei convegni. Si tratta di documenti ancora in gran parte inediti, in quanto di rado venivano pubblicati integralmente. Da esse emergono gli approcci alle fonti, le impostazioni metodologiche, le ipotesi di ricerca degli studiosi e anche le dinamiche umane e relazionali che si creavano in tali contesti, elementi che normalmente non emergono nelle pubblicazioni degli atti dei convegni. Come disse Laetitia Boehm nella settimana di studio “Università, accademie e società scientifiche in Italia e in Germania dal Cinquecento al Settecento”, tenutosi nel 1980 presso ISIG, «la conversazione è una forma di ricerca»6, e le discussioni ne sono la più fedele testimonianza. Oltre alle discussioni, il fondo comprende al suo interno diversi inediti7, ovvero interventi che non furono pubblicati né nelle collane della casa editrice della Fondazione, né in altre sedi editoriali; si tratta di un insieme di fonti consultabili solo nel formato audio e che il presente progetto mette a disposizione della comunità scientifica per la prima volta. Infine, tale documentazione rende possibile, a sessant’anni dalla nascita della Fondazione Bruno Kessler (in origine Istituto trentino di cultura, ITC), una ricostruzione della sua storia evolutiva attraverso l’analisi delle linee di ricerca che promossero i ricercatori che coordinavano le attività seminariali.
Il progetto Dare nuova voce alle fonti ha come obiettivo primario la conservazione del fondo audio della Biblioteca FBK. L’importanza della digitalizzazione di tale fondo deriva essenzialmente dal fatto che le bobine e gli strumenti analogici di riproduzione delle stesse sono esposti a un progressivo rischio di deteriorabilità, di danneggiamento, e infine a difficoltà di riproduzione. Digitalizzare tale fondo, pertanto, rende possibile la sua fruibilità e garantisce l’accesso al patrimonio culturale da parte di un pubblico specialistico e generalista.
Contestualmente è stato pensato di progettare e creare un database pubblico, gestito dal personale della Biblioteca FBK, nel quale sono disponibili per la consultazione le tracce audio estratte dai supporti materiali analogici. Il database consiste in uno spazio virtuale, un archivio digitale di fonti nel quale attualmente sono presenti più di 206 audio (corrispondenti a 37 convegni e all’incirca a più di 318 ore di registrato)8. La messa a disposizione del fondo audio consente anche alle persone affette da ipovisione, compromissione dei movimenti degli arti superiori e dislessia, di consultare i contenuti del fondo, ovviando molti impedimenti che tradizionalmente ostacolano la fruibilità di risorse bibliografiche bibliotecarie e archivistiche. Per questo motivo, gli obiettivi del progetto rientrano nella Strategia sui diritti delle persone con disabilità 2021-2030 promossa dall’Unione europea al fine di favorire l’accesso alle risorse culturali da parte di persone affette da disabilità. La consultazione del materiale archivistico dal database, inoltre, rispecchia le esigenze che hanno caratterizzato la ricerca scientifica a partire dal 2019 in seguito alla diffusione della pandemia di Covid-19, che ha reso più comuni come canale di fruizione delle fonti le piattaforme digitali e al contempo ha stimolato le biblioteche specialistiche a favorire tale modalità di fruizione.Il presente progetto intende, quindi, mettere a disposizione di ricercatori e ricercatrici una serie di fonti che ci auspichiamo possano essere oggetto di rielaborazioni oculate e concrete con rilevanti esiti scientifici. Sono numerosi i campi di indagine che possono trovare nell’archivio della Biblioteca FBK importanti riscontri documentari, dalla storia della storiografia alla storia dei media. Per ultimo, le implicazioni di questo lavoro sono molteplici e le problematiche riscontrate sono state affrontate con una logica volta all’implementazione di un sistema standardizzato e ripetibile. Oltre alle difficoltà risolte nelle fasi strettamente tecniche del passaggio dall’analogico al digitale, è stato necessario determinare degli interventi specifici riguardanti la gestione e la pubblicazione dei file, che saranno oggetto di analisi nei paragrafi successivi: la pianificazione del workflow delle fasi di lavorazione; la valutazione degli spazi adeguati alla diffusione online e quindi le tipologie di formato più funzionali; la gestione e l’organizzazione delle informazioni a corredo delle singole tracce; il controllo della privacy.
Il processo di digitalizzazione di tali fonti audio prevede, da un lato, un cospicuo lavoro di postproduzione finalizzato al recupero della qualità delle tracce e degli interventi; dall’altro lato, il riversamento degli audio prevede l’attribuzione di elementi identificativi funzionali alla metadatazione e alla loro ricercabilità.
Lo sviluppo di realizzazione del progetto è articolato in una serie di operazioni volte all’agevolazione della gestione del materiale analogico e digitale:
Le valutazioni fatte per questo progetto sono specifiche e adattate allo scopo ultimo del nostro lavoro, ovvero rendere disponibili tracce audio di convegni e dibattiti che possano essere di utilità soprattutto per ricercatori e studenti; quindi il metodo di ricerca di questi materiali dovrà andare incontro a un pubblico specialistico abituato alla ricerca di materiale accademico e scientifico. Ciò non toglie, ovviamente, che quanto digitalizzato possa essere di interesse anche per un pubblico generico interessato ai dibattiti e ai seminari degli istituti.
Il fondo audio si presenta su due tipologie di supporti: i nastri magnetici multitraccia e le audiocassette10. Il primo formato ha una storia che iniziò nei primi anni Venti del Novecento ed ebbe un largo uso nella produzione audio professionale e amatoriale. È composto sostanzialmente da due elementi: una pellicola base (nei casi in oggetto in poliestere) e lo strato magnetico, ovvero lo strato su cui viene inciso il suono. Questa superficie può avere diverse composizioni e nella maggior parte dei casi si tratta di ossido ferroso, dal tipico colore marrone/ruggine; questo strato a contatto con la testina di registrazione elettromagnetica cattura il segnale ricevuto sotto forma di informazione magnetica. La lettura dell’incisione avviene attraverso la testina di riproduzione addetta alla riconversione del campo magnetico in segnale elettrico11. Una bobina di nastro magnetico può contenere 4 differenti tracce e quindi due programmi stereofonici (due tracce per ciascun programma, una per il canale destro e un'altra per il sinistro); le tracce sono alternate tra loro e vengono lette in direzioni opposte.
La lettura delle bobine è stata possibile grazie all’utilizzo di due registratori a nastro (meglio conosciuti come magnetofoni): Philips N4504 e Akai GX-4000D.
Il primo è stato utilizzato per il 90% delle operazioni in quanto la maggior parte dei nastri è stata incisa con una velocità di 4,75 cm/s e pochissimi in 9,5 cm/s. Il primo magnetofono è dotato di tre velocità di lettura (4,75; 9,5 e 19 cm per secondo), diametro massimo delle bobine 18 cm; è dotato inoltre di tre testine, tre motori, selettore tracce, riduttore di rumore DNL (Dinamic noise limiter) e di contagiri nastro meccanico. Il secondo registratore ha una capacità di lettura molto buona ma si limita a due velocità di lettura (9,5 e 19 cm/s).
Il secondo formato, le audiocassette, viene sviluppato durante gli anni Sessanta e resta di largo uso comune fino all’ultimo decennio del millennio. Si tratta di due bobine di nastro magnetico alloggiate in un contenitore di materiale plastico, di lunghezza variabile con una capacità di registrazione di 45, 60 e 90 minuti per lato su due lati complessivi, per un totale che corrisponde al doppio della capacità del singolo lato. Questo formato presenta il vantaggio di una maggiore facilità d’uso e di una qualità di registrazione molto più stabile. Infatti all’interno dell’involucro vi è un sottilissimo foglietto in plastica (foglietto anti-attrito) che oltre a consolidare il riavvolgimento del nastro ha la funzione di ridurre al minimo il rumore causato dallo sfregamento della bobina con il contenitore. Inoltre, le audiocassette sono state il primo supporto audio a essere dotato del cosiddetto sistema Dolby: una tecnologia basata sulla decodifica del segnale elettromagnetico predisposta alla riduzione del disturbo del rumore e all’ottimizzazione delle prestazioni di registrazione.
Per la loro natura magnetica entrambi i formati possono essere soggetti a danneggiamento in seguito ad alterazioni di frequenza e/o ampiezza dell’onda elettromagnetica che possono derivare, ad esempio, da speaker, alto voltaggio della corrente elettrica, motori elettrici mal schermati oppure dalle onde generate dai trasmettitori di telefoni cellulari e reti wi-fi. Per questo motivo è utile cercare di mantenere lontane dai nastri e dalle cassette queste fonti di disturbo. Un’altra accortezza per una salvaguardia ottimale è quella di creare un ambiente di conservazione adatto: pulito, privo di polvere, con temperature e umidità controllate. Questi ultimi due elementi possono incidere in maniera irreparabile sui nastri alterando fortemente le componenti chimiche e fino a provocare effetti irreversibili12.
Le registrazioni audio all’interno dei due fondi coprono l’arco temporale che va dal 1974 al 2016 per ISIG e dal 1977 al 2016 per ISR. Su bobina è stato registrato fino al 1987, poi si è continuato a tenere traccia di convegni e seminari su audiocassetta e CD e DVD: questi ultimi contengono, nella quasi totalità dei casi, riprese audiovisive.
Le condizioni generali dei supporti, a oggi, sono complessivamente buone e i casi problematici sono stati relativamente pochi e prevalentemente causati da contaminazioni da muffa e dal nastro appiccicoso. Questi campioni si presentano apparentemente sani ma dall’analisi visiva sono state individuate forme localizzate più o meno estese di consistenti polveri bianche accompagnate da un odore piuttosto acre: tutti sintomi di proliferazione di muffe (25% per ISR e oltre il 9% per ISIG: 7 per ISR e 8 per ISIG).
Anche per i casi meno gravi, non è consigliabile tentare l’ascolto di queste bobine senza un intervento di restauro preliminare in quanto i rischi sono molteplici: primo fra tutti la contaminazione della strumentazione e conseguente contagio delle bobine ‘sane’. Un altro rischio è poi quello di trovarsi di fronte a dei supporti con basi compromesse da altri fattori quali funghi o muffe, coadiuvate da cattive condizioni di conservazione e alti livelli di umidità che possono essere la causa di altre problematiche ancora non totalmente palesate.
Questi casi sono stati isolati dal resto delle bobine integre e le operazioni di restauro e digitalizzazione sono in corso, grazie al contributo concesso dalla Direzione generale educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della cultura.
Al momento abbiamo riscontrato un solo caso di audio completamente smagnetizzato: la bobina s-mob 05313. La custodia del nastro contiene il programma dell’evento e alcuni appunti sul minutaggio; inoltre la traccia non è completamente afona, si sentono voci bassissime, che fanno quindi pensare che in passato la registrazione sia effettivamente stata realizzata.
Non sempre però è possibile comprendere se le tracce non sono state incise affatto o se siano semplicemente smagnetizzate. Il risultato è comunque la non ascoltabilità della registrazione.
Sono da segnalare altre problematiche legate alla qualità della registrazione e a errori umani. La maggior parte di queste incisioni audio sono state effettuate infatti in modo abbastanza amatoriale. Da quello che abbiamo potuto ricostruire grazie a un confronto con Karin Krieg14, segretaria dell’Istituto storico italo-germanico fino al 2008, le registrazioni erano gestite dal personale interno addetto normalmente ad altre mansioni. Gli strumenti impiegati poi non erano professionali e gli ambienti totalmente inadatti per ottenere delle qualità sonore apprezzabili: l’attività convegnistica degli istituti si teneva prevalentemente in aule molto grandi delle sedi di Villa Tambosi (Villazzano, Trento), che poco si prestavano quindi alla realizzazione di buone produzioni audio.
I difetti più ricorrenti dovuti alle maestranze mancate sono principalmente: livelli di eco molto alti; parametri di registrazione poco performanti, come ad esempio il volume di ingresso troppo alto15; rumori d’ambiente molto forti di varia natura (di tipo esterno e di tipo interno); sovrascrizione delle tracce; cancellazione delle registrazioni (volontaria o inavvertita); registrazioni riprese a velocità differenti; inversione dell’ordine delle tracce.
La funzione principale delle registrazioni dell’attività scientifica era quella di costituire una base per la realizzazione di testi editoriali e per la stesura degli atti di convegno. La casa editrice interna, infatti, utilizzava le registrazioni per la pubblicazione dei saggi dei relatori che non riuscivano a consegnare la versione scritta dei propri interventi alla redazione e anche per la pubblicazione dei riassunti delle discussioni e delle tavole rotonde. Non era quindi ‘parola’ per l’ascolto ma per la lettura. Si presume quindi che gli audio non fossero pensati per una loro fruibilità completa, ma che il loro ascolto fosse funzionale a un successivo prodotto editoriale. Infatti molto spesso le registrazioni sono prive di introduzioni, le conclusioni sono tagliate, motivi per i quali è stato complesso riuscire a identificare i protagonisti degli eventi. Durante le discussioni, inoltre, capitava che gli uditori presenti in sala non si spostassero per presentare osservazioni o domande, di conseguenza i loro interventi spesso risultano poco udibili o totalmente incomprensibili. Per tutte queste casistiche, ove possibile, abbiamo cercato di intervenire con operazioni di editing, ma in alcune situazioni non è stato possibile recuperare tutte le informazioni o l’integrità della registrazione.
Per molto tempo, negli ambiti dell’archivistica e della biblioteconomia, alle fonti audio è stato riservato uno spazio marginale nel quale non gli è stato riconosciuto un valore come fonte documentaria al pari dei documenti scritti, come ha messo in evidenza Paolo Zavagna nel suo contributo Il documento sonoro come fonte. Secondo l’archivistica, ad esempio, un documento è un’«informazione scritta o affissa a un supporto fisico, prodotta o ricevuta da un’entità fisica o organizzativa durante la trattazione di affari, e conservata per l’adempimento di obblighi amministrativi o legali o per essere usata come materiale di prova o riferimento»16. Anche nell’ambito della teoria dell’informazione, il documento è descritto come un’entità fisica e visibile, che possiede le caratteristiche di sincronicità e stabilità, entro le quali le fonti audio non rientrano pienamente. Il documento audio, infatti, è stato definito come un ‘semi-documento’, perché «non è indipendente rispetto al tempo in quanto è ancora una sequenza lineare di eventi e non è disponibile a una esplorazione svincolata dall’avvenimento (i documenti si possono leggere mentre i semi-documenti percepire)»17. Tali riflessioni, oltre ad appartenere a dibattiti ancora in corso sulla particolarità delle fonti audio, pongono in evidenza i problemi metodologici caratteristici del trattamento di questa tipologia documentaria.
Le fasi delle procedure standard di trattamento e digitalizzazione delle fonti audio devono essere svolte secondo procedure ripetibili e opportunamente definite. Fra il 1999 (legge 237/1999) e il 2004 (legge 106/2004) sono stati determinati gli iter operativi per la conservazione delle fonti audio della Discoteca di Stato-Museo dell’audiovisivo, iter che risolvono «peculiari problemi comuni agli altri archivi audiovisivi in ordine alla movimentazione, alla gestione tecnica, alla catalogazione, al controllo e alla tutela dei supporti sonori»18. Nelle linee guida, il processo di digitalizzazione è suddiviso in quattro punti: la documentazione delle informazioni nel catalogo gestionale, la segmentazione dei documenti, le stazioni di trascrizione e infine la pubblicazione dei file digitalizzati nell’Online public access catalogue (OPAC). In seguito alle attività preliminari di individuazione dei supporti da digitalizzare e delle relative informazioni, i materiali sono prelevati dai magazzini. Al controllo dello stato conservativo seguono le operazioni di scheduling, che consistono nella redazione di documentazione descrittiva di supporto: si individuano i dati di ciascun documento, i metadati e la documentazione che in un secondo momento può completare le operazioni di digitalizzazione (come ad esempio documenti paratestuali). A tale fase seguono il riversamento, l’archiviazione, l’aggiornamento dei dati nel catalogo e la ricollocazione dei materiali nei magazzini. Gli elementi cardine dei criteri individuati dalla Discoteca di Stato-Museo dell’audiovisivo sono, dunque, il catalogo gestionale (che gioca un ruolo essenziale per la documentazione delle operazioni di riversamento)19, la raccolta di informazioni catalografiche e di metadati, il sistema teca digitale (ovvero l’archivio di dati sonori allegati in formato numerico), le stazioni di trascrizione (grazie alle quali si arricchisce l’archivio numerico) e l’OPAC.
Il progetto Note in archivio20 propone degli standard molto specifici riguardo alla gestione del prodotto digitalizzato. Nascendo come una collaborazione strutturata mossa dalle volontà dell’Accademia nazionale Santa Cecilia, il progetto intende informatizzare e rendere accessibile la significativa quantità di materiale documentario sonoro, audiovisivo, fotografico, cartaceo. Il corpus archivistico del progetto è stato trattato, ordinato e successivamente pubblicato sulla piattaforma xDams21, creata per la gestione dei numerosi archivi.
Un caso differente è quello delle registrazioni del progetto Uomini e donne della Resistenza promosso dal Centro studi Piero Gobetti di Torino e dalla Fondazione Nuto Revelli onlus.22. Il fondo è frutto del lavoro dello scrittore piemontese che nel ventennio Sessanta-Ottanta ha raccolto delle testimonianze orali tra la popolazione montana e rurale della provincia di Cuneo che fu testimone diretta della seconda guerra mondiale. In questo caso, le registrazioni erano finalizzate alla raccolta di appunti per una successiva rielaborazione letteraria e furono riconosciuti come documenti dotati di una propria rilevanza solo successivamente, motivo per il quale il progetto di digitalizzazione può esserne considerato come la conseguenza naturale. Tale iniziativa rientra fra una tipologia di progetti oggi fondamentali per le ricerche di antropologia e storia moderna, ambiti di ricerca che hanno iniziato ad attingere in modo sempre più importante alle fonti orali. L’Associazione italiana di storia orale (AISO)22 ne è il caso più significativo e negli anni ha strutturato in modo sempre più dettagliato il metodo di ricerca e conservazione di questo materiale storico, definendo delle linee di approccio per lo studio, il loro utilizzo nella didattica e soprattutto sulla nuova produzione per fini di ricerca. Parte dei suoi protocolli sono definiti sulla base delle linee guida della Oral History Association (OHA) e dell’Istituto centrale per gli archivi (ICAR)23.
Un altro caso è quello del lavoro di catalogazione e digitalizzazione del Museo nazionale del cinema di Torino24, realizzato nell’ambito del più ampio Didos (Digitalizzazione documenti sonori) tra il 2011 e il 2012. Il progetto ha portato alla digitalizzazione di una selezione di 300 dischi del nucleo storico del fondo, tramite il supporto di un’azienda esterna per il lavoro di catalogazione e pubblicazione dei materiali.
Rispetto a tali standard specifici di trattamento dei materiali audio, il progetto Dare nuova voce alle fonti presenta delle differenze di metodo. In primo luogo, le bobine digitalizzate non sono ancora state catalogate nel gestionale, ma presentano un numero di inventario interno. Le bobine sono sprovviste di una scheda di catalogazione standard, ma sono dotate di una descrizione predefinita sui contenuti. In secondo luogo, le trascrizioni esistono solo nel formato digitale e non in una copia digitale fisica. Le tracce (sia le copie conservative che quelle di accesso) sono state caricate nel drive interno della Fondazione in due formati (progetto WAV e MP3). Il progetto Dare nuova voce alle fonti non ha come punto di nascita una valutazione teorica sui documenti, in quanto tale documentazione è parte di un fondo che deve la sua origine a un motivo prevalentemente pratico. Pertanto, il valore documentario e la rilevanza scientifica di queste fonti sono stati riconosciuti in un secondo momento.
La metadatazione25 dei file è stata condotta contestualmente a una fase di analisi e di ricostruzione delle iniziative scientifiche volta all’assegnazione di informazioni descrittive ai file digitalizzati. I problemi metodologici che abbiamo riscontrato durante queste operazioni ci hanno guidato nella progettazione della maschera di ricerca del database e nella compilazione delle note descrittive.
Inizialmente abbiamo elaborato un’architettura gerarchica di dati26 ritenuti rilevanti per la corretta fruizione e ricercabilità dei file audio e la logica seguita è coerente con l’ordine degli elementi dal più esterno e visibile fino al più interno: la collocazione della bobina/audiocassetta, i centri di ricerca, le tipologie di interventi e di iniziative, i nominativi degli oratori principali e di quelli secondari, la datazione delle iniziative e degli interventi; successivamente abbiamo integrato e completato tali informazioni con le caratteristiche specifiche del file ricavate dalle diverse elaborazioni digitali, nonché dalle operazioni di riversamento e di postproduzione.
Durante la fase di compilazione dei file descrittivi è necessario normalizzare e controllare la forma dei dati. Nei file che presentano un formato in colonne (come fogli di calcolo Microsoft Excel, OpenOffice Calc, LibreOffice Calc, CSV) è possibile compilare, ordinare le informazioni degli elementi di descrizione e infine effettuare il caricamento dei dati nel database. Standardizzare i criteri di ricercabilità e compilare i metadati consente, in altre parole, di assegnare a ogni file un valore unico e di garantirne l’identificabilità nel database. A tal proposito, abbiamo ritenuto importante dare la possibilità di ricercare tutti gli interventi di un seminario a partire da una relazione e viceversa; pertanto sono stati assegnati gli identificativi sia agli eventi (ID iniziativa), sia alle singole relazioni (ID registrazione).
Ogni sistema di conservazione e gestione dei file audio, inoltre, deve tenere in considerazione che l’evoluzione tecnologica dei formati rende necessario archiviare i file in diversi formati: Audacity project file27, MP3 e WAV. Quest’ultimo formato, in particolare, ha il vantaggio di non comprimere il file audio e quindi di mantenerne le complessità qualitative, permettendo quindi un’agevole manipolazione senza interventi di codifica e decodifica. Inoltre, è leggibile dalla maggior parte dei sistemi operativi. Il salvataggio dei file in più formati permette, quindi, di rendere il sistema adatto all’inevitabile cambiamento dei formati.
Le problematicità riscontrate durante l’individuazione delle informazioni descrittive sono state dovute principalmente alla parzialità delle informazioni sulle attività scientifiche e, in diversi casi, all'incongruenza delle informazioni descrittive trasmesse dalla documentazione cartacea rispetto ai contenuti audio dei file. Ciò ha reso necessaria una verifica sistematica dell'esattezza di tali informazioni.
La prima fonte di analisi è costituita dai carter delle bobine, nei quali frequentemente sono segnalati i nominativi dei relatori e i titoli degli interventi (talvolta nella forma integrale e in altri casi nella loro versione abbreviata); queste informazioni sono quasi sempre fedeli perché furono appuntate da coloro che all’epoca ascoltarono le registrazioni28. Un ulteriore apparato documentario è costituito dai fogli di compilazione interni di cui normalmente sono dotati i nastri e su cui venivano appuntate le durate (in base ai giri di nastro) delle introduzioni, delle relazioni e delle relative discussioni.
Un’altra categoria documentaria sono i programmi cartacei dei convegni, i quali però spesso subivano delle modificazioni e dei quali in molti casi non siamo in possesso. Anche se spesso si trattava di programmi provvisori e nei quali erano omessi i nominativi dei moderatori, costituiscono delle fonti valide per ricostruire i seminari. Per le Settimane di studio ISIG, una fonte attendibile è costituita dagli Annali dell’Istituto storico italo-germanico di Trento, che contengono una sezione iniziale sulle attività del centro di ricerca (Attività interne dell’Istituto), e dalla collana Quaderni, edita dalla società editrice Il mulino29, nei quali si trovano le trasposizioni scritte degli interventi e, in alcuni di questi, le trascrizioni di brevi estratti delle discussioni. Relativamente ai convegni che non furono pubblicati, qualora la documentazione poc’anzi menzionata non sia stata sufficiente, abbiamo consultato le testimonianze d’archivio della Fondazione.
Per la metadatazione delle informazioni dubbie o mancanti abbiamo adottato delle formule standard. Laddove è stato impossibile identificare il titolo degli interventi, abbiamo attribuito un titolo desunto dal tema generale delle relazioni, segnalando infine la parzialità dell’informazione nelle note descrittive. Sono stati segnalati anche i casi di identificazione dubbia dei relatori. Gli elementi descrittivi più complessi da formalizzare sono state le discussioni dei convegni durante le quali il moderatore spesso non si auto-dichiarava; per tale motivo, assegnare un oratore in questi casi risulta essere impossibile. Oltre al moderatore delle discussioni, spesso è stato complesso definire l’identità dei relatori che intervenivano durante le discussioni, sia perché coloro che intervenivano non si presentavano, sia perché non si avvicinavano al microfono quando parlavano. La chiave risolutiva in questi casi spesso ci è venuta dall’analisi comparativa dei campioni audio dei relatori ipotetici non ancora identificati con i campioni di altri relatori già dichiarati che abbiamo ritenuto essere potenzialmente quelli ricercati. Il confronto incrociato della documentazione testuale e audio è stata una prassi che ci ha permesso di accertare la validità dei dati descrittivi e di identificarli anche in presenza di lacune. Ad esempio, è capitato di trovare nella bobina i-mob 010 del fondo ISR la registrazione di alcune attività didattiche identificate nella scatola della bobina come Grossi; S. Giovanni. A partire da qui, abbiamo fatto una selezione degli autori aventi il cognome Grossi associati all’ambito teologico e al contempo abbiamo tentato di rintracciare i programmi dei corsi di religione che si tenevano presso ISR. La chiave risolutiva di questa lacuna di informazioni ci è venuta da un ciclostilato pubblicato fra il 1981 e il 1982 dal Centro Bernardo Clesio di Trento, nel quale sono contenute le lezioni dattilografate di Vittorino Grossi.
La banca dati realizzata vuole essere uno spazio digitale aperto alla comunità scientifica e alla cittadinanza, nonché uno strumento di studio e di ricerca, oltre che di libera consultazione di risorse culturali che altrimenti sarebbero inaccessibili. Nel database, infatti, è messa a disposizione una maschera di ricerca che consentirà agli utenti di rintracciare il materiale audio per autore, anno, centro di ricerca (ISIG, ISR), per temi di studio o discipline tramite le parole chiave, e per tipologia di iniziativa (convegni, lezioni, seminari ecc.). Inoltre, alcuni di questi dati (nome del relatore, centro di ricerca, soggetto assegnato) servono anche da punto di accesso: cliccando su di essi, gli utenti possono utilizzarli per l’accesso a contenuti che siano associati al medesimo metadato. Oltre a essere ricercabili e a servire da punto di accesso, questi metadati possono anche essere utilizzati per raffinare una ricerca, tramite il menù delle faccette presente sulla sinistra dell'interfaccia utente del sito (Figura 1).
Figura 1 – La maschera per la ricerca avanzata
A ogni traccia è dedicata una scheda descrittiva nella quale sono riportate le informazioni specifiche di ciascun audio: il minutaggio, il nominativo dei relatori, la qualità della registrazione e possibili problematiche della traccia, come eventuali lacune, i disturbi audio rilevati che compromettono l’ascolto e gli errori di registrazione (Figura 2). In questo caso si tratta di informazioni puramente descrittive, necessarie per completare le informazioni su ogni traccia, ma non ritenute appropriate come punti di accesso o metadati ricercabili; è infatti possibile ricercare i contenuti tramite una ricerca semplice o avanzata, e nella maschera permanente disposta a sinistra sarà possibile accedere alle fonti audio tramite le parole chiave, la lingua, i centri di ricerca e i contenuti.
Figura 2 – Un esempio di scheda descrittiva
Gli utenti hanno inoltre la possibilità di salvare i contenuti preferiti tramite cookies senza doversi iscrivere al portale. Per agevolare la ricerca dei contenuti, a ogni traccia è associato il riferimento bibliografico dei singoli interventi. Sono stati inseriti sia i contributi specifici presenti negli atti dei convegni, sia i contributi rielaborati e pubblicati in altre sedi editoriali. Tali rimandi bibliografici vogliono essere dei supporti all’approfondimento e alla ricerca e permetteranno altresì di fare delle analisi comparate tra il contenuto esposto dai relatori durante i convegni e la sua versione rielaborata in forma scritta.
Le tracce audio sono caricate nella collezione della Biblioteca FBK del sito Internet archive, incorporato sul sito della Biblioteca nella parte dedicata al progetto30 e raggiungibile tramite l’icona rappresentativa del sito31. Le fonti caricate nel database durante il primo anno di sviluppo del progetto corrispondono a meno della metà del materiale complessivo del fondo della Biblioteca FBK, pertanto il sito sarà costantemente aggiornato. Il portale, inoltre, vuole essere uno spazio aperto al dialogo, dato che gli utenti potranno segnalare, se le riconosceranno, le identità di oratori non ancora identificati nelle discussioni, oppure proporre eventuali miglioramenti. Largo spazio, dunque, sarà lasciato alle eventuali implementazioni suggerite dai fruitori.
Digitalizzare il fondo audio della Biblioteca FBK ha significato sottrarre al deterioramento un patrimonio culturale di estrema rilevanza scientifica e ne ha consentito la conservazione e la fruibilità. La deteriorabilità dei supporti analogici del fondo rende la digitalizzazione una questione di sopravvivenza che permette una diffusione altrimenti impensabile. L’accessibilità alle fonti audio archivistiche consente di ampliare notevolmente l’insieme di studiosi e studenti che possono beneficiarne ai fini della ricerca e permette anche all’utenza generalista di approcciarsi a contenuti culturali dell’ambito delle scienze umane.
La progettazione e la realizzazione del database del progetto Dare nuova voce alle fonti. Comunicare la ricerca umanistica per tuttə è stata possibile grazie alla coesistenza di competenze tecniche, teoriche e informatiche e soprattutto grazie all’attitudine alla sperimentazione di nuove pratiche di digitalizzazione. Il processo non è stato semplice ed è stato testato costantemente attraverso indagini ed esperienze, confronti e ricerca non senza imprevisti risolti grazie anche all’aiuto di intelligenze e sensibilità molto diverse.
Essendo un sistema ancora, in parte, sperimentale, resta ovviamente aperto ad altre implementazioni che ci auguriamo arrivino da reparti molteplici e anche molto differenti tra loro. I contributi più auspicati vorremmo che arrivassero soprattutto dai destinatari di questo lavoro, ovvero utenti e ricercatori che grazie alle loro pratiche potranno restituirci dei feedback sull’agilità del prodotto finale e soprattutto sulla sua utilità operativa nell’indagine scientifica del campo umanistico.
Per quello che abbiamo potuto ascoltare (e che gli utenti potranno verificare anche attraverso una semplice ricerca tra le raccolte), i temi trattati e gli argomenti di spunto contenuti in queste registrazioni sono davvero vasti.
A titolo esemplificativo sarebbe possibile effettuare una ricostruzione della storia degli istituti e al contempo di come siano cambiate nel corso degli anni le dinamiche e le formalità nella realizzazione dei seminari, dei convegni e delle settimane di studio. Come sia cambiata la composizione dei comitati scientifici nei vari decenni: noi, ad esempio, abbiamo constatato come la componente femminile sia stata quasi del tutto assente nel primo decennio e solo a partire dagli anni Ottanta abbiamo avuto la possibilità di riscontrare alcune variazioni di genere.
Molto interessanti poi potrebbero essere i confronti linguistici. A nostro avviso le modalità di presentazione dei vari interventi subiscono alcune variazioni negli anni, alcuni sono letti interamente dagli oratori e quindi l’impostazione è abbastanza formale mancando di un certo livello di spontaneità, altri sono esposizioni dirette intramezzate da letture di documenti tematici e altre casistiche dettate dal caso. Il valore aggiunto, su questa prospettiva di ricerca, si applica poi a una seconda lingua ovvero quella tedesca utilizzata per gran parte delle iniziative ISIG. Data poi la materialità dei media in oggetto, questo tipo di documentazione potrebbe essere fonte interessante per la ricerca nell’ambito dell’archeologia dei media32, un ambito di ricerca stimolante per comprendere i fenomeni di transmedialità delle informazioni e della comunicazione. Le risorse di questa forma di studio, proprio perché molto recenti, offrono degli estremi sperimentali molto diversi e tutti con l’obiettivo di generare un discorso costruttivo attorno agli usi e alle pratiche dei media in via di estinzione. I risvolti scientifici potrebbero quindi prestarsi anche ai campi della filosofia (applicati all’ontologia di questi sistemi e non solo in riferimento ai contenuti delle registrazioni), sociologici e antropologici.
Per ultimo restano aperte le questioni sulla funzionalità e l’efficienza di un progetto in fieri che negli anni subirà certamente molti aggiornamenti, ancor più migliorie, imposti dalle evoluzioni tecnologiche unitamente al coinvolgimento umano e creativo.
Aldeni Matteo; Cossettini Luca; Meandri Ilario, Note sulla genesi degli archivi sonori dei sonorizzatori italiani, «Quaderni del CSCI», 13 (2017), p. 221-227.
Archivi sonori del cinema: progetto ICSA: Italian Cinema Sound Archives, a cura di Ilario Meandri. Venezia: Edizioni Fondazione Levi, 2020.
Canazza Sergio; De Poli Giovanni; Vidolin Alvise, La conservazione dei documenti audio: un’innovazione in prospettiva storica, «Archivi», 6 (2011), n. 2, p. 7-56.
Ri-mediazione dei documenti sonori, a cura di Sergio Canazza, Mauro Casadei, Turroni Monti. Udine: Forum, 2006.
Russo Alessandro [et al.], L’informatica per la gestione e la conservazione di informazioni acustiche (musica e voce). In: Gli archivi sonori al crocevia tra scienze fonetiche, informatica umanistica e patrimonio digitale, a cura di Duccio Piccardi, Fabio Ardolino, Silvia Calamai. Milano: Officinaventuno, 2019, p. 453-464.
Si precisa che i paragrafi Il fondo audio della Biblioteca della Fondazione Bruno Kessler, Gli obiettivi del progetto di digitalizzazione: la conservazione e l'accessibilità delle fonti audio sono stati scritti da Chiara Marcon, i paragrafi Introduzione alle fasi di lavorazione: dall'analisi esterna del supporto alla rielaborazione digitale, Il supporto materiale finora digitalizzato, la strumentazione utilizzata e le relative problematicità, Le condizioni conservative dei fondi audio ISIG e ISR e le principali problematiche audio sono stati scritti da Emanuela Palermo, mentre i paragrafi Il trattamento dei fondi audio nei progetti di digitalizzazione e Dalla metadatazione all'apertura del database sono opera collegiale delle due autrici.
Ultima consultazione siti web: 21 dicembre 2022.
AIB studi, vol. 63 n. 1 (gennaio/aprile 2023). DOI 10.2426/aibstudi-13838. ISSN: 2280-9112, E-ISSN: 2239-6152 - Copyright (c) 2023 Chiara Marcon, Emanuela Palermo