Prestito digitale bibliotecario: un servizio multiforme e in continua innovazione

Fabio Mercanti 

Introduzione

Nel giugno 2022 Eblida EGIL (European Bureau of Library, Information and Documentation Associations Expert Group on Information Law) ha pubblicato la First european overview on e-lending in public libraries1. In questo report viene approfondita la realtà del prestito digitale in nove paesi europei: Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Norvegia, Romania, Spagna. Eblida EGIL non si limita alla sola descrizione del servizio ma, per quanto possibile, fornisce anche informazioni utili a contestualizzarlo nella realtà bibliotecaria di riferimento, evidenziando le relazioni tra i vari soggetti coinvolti nella fornitura del servizio (distributori di risorse digitali, piattaforme, associazioni ecc.). Nel report vengono anche approfonditi i modelli di licenza e fornitura delle risorse alle biblioteche in ogni Paese. Informazioni molto interessanti emergono dal confronto tra l’indicatore del prestito digitale – il rapporto tra numero di prestiti effettuati in un anno e numero di abitanti – e quello del prestito analogico2. Inoltre si stimola una riflessione sul rapporto tra l’indicatore del prestito digitale e il livello di digital literacy nei vari Paesi3.
Leggendo l’overview – anche soltanto le tabelle di sintesi proposte4 – ci si rende conto che esistono tante forme di realizzazione del prestito digitale. Quindi si tratta di un servizio che non ha una configurazione definitiva e uguale ovunque.
In questa sede non si intendono approfondire i dati proposti da Eblida EGIL, ma delineare ambiti e aspetti che caratterizzano e differenziano il servizio di prestito digitale nei vari contesti. Tali ambiti sono i modelli di licenza, le dinamiche di fornitura delle risorse, la gestione del servizio, le piattaforme, le forme di centralizzazione. Essi sono oggetto di innovazione, così come altri che non sono controllati direttamente dalle biblioteche e da chi gestisce il servizio. Questi ultimi sono la progettazione di dispositivi e software per la lettura e la fruizione di contenuti digitali, i formati dei libri digitali e i DRM (digital rights management).
In conclusione del contributo si propone di mettere in relazione la dimensione della multiformità e dell’innovazione al fine di conoscere meglio il servizio e la sua evoluzione. Inoltre, per una comprensione più profonda, si evidenzia l’importanza di studiare il prestito digitale tenendo conto della vision che guida la sua realizzazione ed evoluzione nei vari contesti.

Un servizio dalle molteplici forme e realizzazioni

Delineare gli ambiti della multiformità del prestito digitale è utile per sintetizzare alcuni fattori rilevanti che differenziano il servizio, quindi per avere una maggiore consapevolezza dello stesso e della sua complessità. Si intende iniziare dagli ambiti che riguardano l’acquisizione del contenuto digitale per il prestito, per poi passare alle forme di gestione e offerta del servizio.
I modelli di licenza comprendono aspetti relativi alla fornitura delle risorse digitali da parte dei titolari dei diritti (autori ed editori) alle biblioteche e da queste agli utenti, quindi relativi all’accesso e alla fruizione da parte di questi ultimi5. Quindi questi modelli riguardano i diversi soggetti coinvolti nella ‘catena di licenze’6. In questo contributo non si approfondiranno tutti gli aspetti che riguardano i modelli di licenza, ma alcuni tra quelli ritenuti più importanti.
Abitualmente le biblioteche acquistano risorse tangibili tramite fornitori. Con il prestito digitale c’è invece un’attività di negoziazione delle licenze che non è svolta direttamente dalla singola biblioteca ma spesso da un soggetto terzo, pubblico o privato. Nelle dinamiche di acquisizione delle licenze le biblioteche vengono quindi a trovarsi in una posizione per certi versi nuova. Inoltre, alcuni modelli di licenza prevedono l'acquisizione del titolo da parte dei bibliotecari, altri invece possono basarsi principalmente su meccanismi in cui sono gli utenti a decidere quali titoli scaricare tra quelli offerti. Per i bibliotecari questo comporta una diversa modalità di gestione dei contenuti, delle risorse economiche e del tempo di lavoro.
Un modello di licenza determina inoltre aspetti relativi alla richiesta e alla consegna del contenuto all’utente. In questo contesto non si intendono illustrare i diversi modelli di licenza, ma è comunque necessaria una distinzione di massima. I modelli di licenza possono essere distinti tra quelli che prevedono un utente singolo e quelli multiutente. Solo questi ultimi ammettono il prestito contemporaneo di uno stesso e-book (o altri contenuti) a più persone. Invece quelli per utente singolo tentano di riprodurre nel digitale le dinamiche proprie del prestito analogico, pertanto chi desidera un e-book già in prestito deve attenderne la restituzione. Tra i modelli più diffusi il pay per loan ammette prestiti simultanei mentre lo one copy-one user è comunemente quello che prevede il prestito per utente singolo.
Un modello di licenza comprende altri aspetti gestionali difficilmente percepibili dall’utente ma rilevanti per i bibliotecari. Ad esempio può essere prevista una scadenza per la licenza: dopo un determinato numero di prestiti o dopo un periodo di tempo predefinito la licenza scade e per continuare a offrire quella risorsa in prestito è necessario acquistarne una nuova7.
In generale, nei vari paesi si delineano atteggiamenti diversi da parte degli editori e diverse condizioni di licenza (modelli, prezzi, durata ecc.). Anche in uno stesso paese, gli editori possono proporre titoli in base a più modelli di licenza. Pertanto su una stessa piattaforma di prestito digitale possono essere disponibili titoli secondo vari modelli.
La fornitura di un catalogo o di un titolo secondo un modello di licenza piuttosto che un altro ha implicazioni sul servizio offerto all’utente. Egli, infatti, non può conoscere le dinamiche che ci sono dietro la fornitura delle licenze, quindi può trovarsi di fronte a limitazioni che non riesce pienamente a comprendere. Alcuni limiti del servizio derivano infatti dai modelli di licenza definiti dai titolari dei diritti e non dalla gestione bibliotecaria. Ad esempio il modello per utente singolo impone una dinamica di richiesta e prestito propria dell’analogico, la quale può apparire ingiustificabile e frustrante per l’utente del prestito digitale. Oltre a questi limiti si devono considerare anche le risorse economiche destinate al prestito digitale in ogni contesto bibliotecario, quindi il numero limitato di prestiti mensili consentiti a ogni utente. È molto interessante riflettere su questi aspetti e domandarsi come gli utenti percepiscono e vivono il servizio nei vari paesi, considerando che presenta condizioni variabili e non definite esclusivamente dalla biblioteca a cui è iscritto.
Da questa sintesi emerge uno scenario decisamente articolato. Una stessa forma di consegna da remoto ammette diverse modalità di acquisizione della risorsa, diverse possibilità di fornitura della risorsa all’utenza e di richiesta da parte di questa, diversa durata delle licenze.
Ci si può chiedere: quale modello ‘corrisponde’ al prestito digitale? Probabilmente la risposta più efficace dovrebbe poter comprendere tutti i modelli possibili. La Corte di giustizia dell’Unione europea, pur rispondendo a una domanda sostanzialmente diversa, ha però definito che il prestito digitale deve avvenire per utente singolo8. Una conclusione che per più di un motivo può apparire limitante per un servizio che invece è molto più articolato e in evoluzione.
Questo primo ambito è strettamente connesso con quello relativo alla fornitura delle risorse.
Con ‘fornitura’ in questo contesto si intendono le modalità con le quali gli editori rendono disponibili per il prestito gli e-book e le altre risorse. Sono quindi centrali gli aspetti commerciali e il rapporto tra biblioteche, editori e autori. Si tratta di un ambito particolarmente complesso e che in questa sede può solo essere abbozzato9.
A cavallo tra il primo e il secondo decennio del Duemila alcuni editori hanno maturato il timore verso la cannibalizzazione delle vendite dei libri a causa del prestito digitale10. Per certi versi questo timore perdura ancora oggi11. Il prestito digitale è considerato un pericolo per le vendite di libri, soprattutto di e-book, poiché non presenta gli attriti e gli svantaggi tipici di quello analogico (ad esempio recarsi in biblioteca o in un altro luogo per ritirare e restituire il libro). Nel corso degli ultimi 15 anni circa, in alcuni contesti (vedi gli Stati Uniti) più che in altri, alcuni editori si sono rifiutati di fornire gli e-book per il prestito da parte delle biblioteche. Il mondo delle biblioteche ha risposto fermamente contro questo atteggiamento, difendendo il ruolo e il valore culturale e sociale dell’accesso alla conoscenza tramite le biblioteche12. Oggi Eblida propone il concetto di sustainable copyright: l’equilibrio tra il diritto dei cittadini di usare la cultura e i contenuti per la propria educazione e crescita culturale e le richieste dei titolari dei diritti13.
La pratica di non fornire risorse per il prestito digitale è definita embargo, ed è la più dolorosa per le biblioteche e la società14. Ci sono anche altre pratiche di fornitura legate ad aspetti commerciali come il prezzo del prodotto editoriale e al suo ciclo di vita. Una di queste è l’overpricing, la fornitura di una risorsa a un prezzo molto più alto rispetto al mercato. L’overpricing si è affermato soprattutto negli Stati Uniti, proposto da alcuni grandi editori, e può essere accompagnato dalla scadenza della licenza15. Un’altra pratica è il windowing, ovvero la fornitura delle risorse in base a tempistiche definite dall’editore, ad esempio alcuni mesi dopo la commercializzazione di un titolo in libreria. Queste possono variare anche in base alla tipologia di titolo (nel caso dei best seller, ad esempio, un editore può decidere di massimizzare le vendite e solo più tardi rendere disponibile un e-book per il prestito16).
La panoramica proposta da Eblida mostra uno scenario molto articolato per quanto riguarda tali pratiche. Tra le varie realtà si vuole evidenziare il caso della Germania: per valore assoluto è la realtà dove viene effettuato il maggior numero di prestiti digitali (più di 30 milioni nel 2020), ma alcuni grandi editori non forniscono titoli prima di 12 mesi dalla pubblicazione17.
Si deve ora trattare il terzo ambito, quello relativo alle forme della gestione. Nello specifico, in questo contesto si intendono le funzioni di intermediazione e di aggregazione di contenuti. La prima concerne l’attività di negoziazione con i titolari dei diritti; l’aggregazione riguarda invece il ‘mettere insieme’ contenuti diversi (per tipologia, genere, marchio editoriale ecc.) e renderli disponibili online tramite una piattaforma dedicata. Queste funzioni sono spesso svolte da soggetti terzi. C’è quindi un livello intermedio tra distribuzione e biblioteche in cui un attore o più attori possono occuparsi della negoziazione e dell’aggregazione dei contenuti digitali. In Germania, ad esempio, Divibib GmbH (società che fa parte del gruppo Ekz) negozia le licenze per conto delle biblioteche e i contenuti sono offerti tramite il servizio Onleihe18. In Italia Rete Indaco e MLOL operano come intermediari, aggregano i contenuti e li forniscono all’utenza tramite portali per il prestito diversificati in base alle forme di cooperazione tra biblioteche19. In Danimarca invece il prestito digitale è offerto tramite la piattaforma eReolen, la quale fa parte della Biblioteca pubblica digitale che si occupa della negoziazione, mentre Publizon è la piattaforma di terze parti che funge da fornitore di contenuti per la biblioteca pubblica, per i venditori commerciali e per i servizi streaming20. Questi sono solo alcuni esempi.
Come si può comprendere, più soggetti sono coinvolti nella mediazione delle risorse, tra negoziazione, aggregazione e fornitura. Dagli esempi riportati – e riprendendo la panoramica proposta da Eblida – appare evidente la presenza almeno di un soggetto terzo (un privato, un’associazione pubblica ecc.) diverso dalla biblioteca o dal sistema bibliotecario che l’utente frequenta.
Il prestito digitale e quello analogico presentano diverse modalità di gestione del servizio. Per quello analogico le biblioteche acquistano prodotti e servizi da altri soggetti, i quali gestiscono più componenti e processi del servizio. Per quanto riguarda il prestito digitale, è decisamente rilevante il ruolo del soggetto che negozia e/o aggrega i contenuti e li mette a disposizione dell’utenza. In particolare, l’aggregatore instaura un rapporto più o meno diretto con l’utenza.
A livello internazionale questa realtà può assumere molte forme perché la gestione cambia in base al contesto bibliotecario, ai soggetti coinvolti e ai loro ruoli e alle loro responsabilità. Quindi il peso dei bibliotecari a livello gestionale può essere diverso in base a come il servizio è strutturato.
In queste righe si è parlato spesso di piattaforma. Si tratta di un ambito che richiede particolare attenzione. Seppur ci possano essere varie piattaforme connesse al servizio di prestito digitale (prime tra tutte le piattaforme di distribuzione di contenuti digitali) qui si fa riferimento alle piattaforme tramite cui le biblioteche forniscono il servizio all’utenza, l’ambiente digitale usato dai bibliotecari e dagli utenti.
La piattaforma può avere una configurazione diversa in base alla forma di gestione del servizio. In generale comprende: progettazione, implementazione e manutenzione della piattaforma (quindi tutta l’architettura per il prestito da remoto ed eventualmente la fruizione delle risorse); la gestione bibliotecaria, che riguarda aspetti gestionali e operativi e le relative funzionalità (ad esempio l’acquisizione delle risorse, la creazione dei profili degli utenti ecc.); la componente relativa all’interfaccia utente, la piattaforma così come è usata dall’utente (navigazione, funzioni, servizi ecc.)21.
La piattaforma svolge un ruolo importante nella mediazione con l’utenza. Oltre al prestito, grazie alla piattaforma un utente può cercare risorse specifiche, scoprirle durante la navigazione, raccogliere informazioni su di esse e sul prestito (ad esempio sapere se un e-book è disponibile oppure è in prestito, aspetto particolarmente rilevante nel caso sia fornito in base alla licenza per utente singolo). Quindi è importante l’organizzazione dei contenuti proposta, la struttura dei menu, le faccette, la descrizione delle risorse, i campi di ricerca semplice e avanzata ecc. Sono altrettanto importanti altre funzionalità offerte, come la possibilità di condividere la pagina di presentazione sui social network, proporre alla biblioteca l’acquisto di una risorsa, usare l’help desk (assistenza via chat, e-mail, FAQ ecc.). Alcune realtà possono offrire funzionalità specifiche22 e software per la fruizione di contenuti (ad esempio le applicazioni MLOL e-book reader, Onleihe app, eReolen app e Libby di Overdrive).
La piattaforma è uno spazio fondamentale per la prelettura e, potenzialmente, può offrire opportunità anche per la postlettura (ad esempio ospitando le recensioni degli utenti). Quindi non è soltanto un ambiente per la transazione, ma è un ambiente della mediazione che contribuisce fortemente alla messa in pratica, alla realizzazione del servizio nella sua complessità. Essa può assumere molteplici forme che si prestano a diversi usi da parte dell’utenza.
Studiare una piattaforma di prestito digitale richiede una particolare attenzione anche verso l’usabilità della stessa, la user experience, lo user journey e altri aspetti come la user satisfaction e la fidelizzazione degli utenti.
Oltre alle questioni relative all’usabilità della piattaforma, per un ulteriore approfondimento è necessario domandarsi come il servizio sia percepito dagli utenti nei vari contesti in base alle diverse piattaforme. In particolare, ci si può chiedere quale è secondo gli utenti la relazione tra la piattaforma e la biblioteca alla quale sono iscritti. Percepiscono il prestito digitale come un servizio della biblioteca? Avvertono limiti o criticità (pensiamo ad esempio alle code di prenotazione o a problemi tecnici)? Come li vivono e a chi sono attribuiti?
L’ultimo ambito individuato è quello che riguarda la centralizzazione del servizio. Infatti sarebbe insostenibile per ogni singola biblioteca sviluppare la propria architettura per il prestito digitale. Si tratta di un ambito particolarmente complesso e di non facile definizione poiché implica aspetti di politica amministrativa, di politica bibliotecaria e culturale. Esso è strettamente connesso al contesto bibliotecario di ogni paese, all’assetto istituzionale e normativo, alla divisione territoriale e amministrativa; nello stesso tempo alla gestione del servizio, ai soggetti – sia pubblici sia privati – coinvolti nella progettazione, finanziamento e offerta del servizio.
Questo ambito riguarda le diverse modalità di condivisione della gestione e dei costi del servizio. Ad esempio in Danimarca il sistema si basa sulla cooperazione tra 98 comuni (ai quali si aggiungono la Groenlandia, le Isole Faroe e lo Schleswig) che fanno parte della Biblioteca pubblica digitale. La piattaforma di riferimento è eReolen. In Italia invece le biblioteche e i sistemi bibliotecari offrono il servizio di prestito digitale tramite Rete Indaco e/o MLOL e nel tempo sono nate forme di gestione a livello territoriale. Ad esempio, per quanto riguarda MLOL, sono nate Emilib (che comprende le province di Bologna, Ferrara, Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna), readER (una biblioteca pensata per le scuole dell’Emilia-Romagna), Biblioh! (una rete di biblioteche scolastiche di tutto il territorio italiano). Nello stesso tempo sistemi bibliotecari già esistenti – ad esempio Biblioteche di Roma o Csbno – gestiscono a livello centralizzato anche il prestito digitale.
La diversa politica bibliotecaria dei due paesi si riflette anche nella gestione del prestito digitale: in Danimarca il servizio è centralizzato, mentre in Italia appare frammentato tra più centri di diverso livello – regioni, aree metropolitane ecc. – generando così un moltiplicarsi di forme di condivisione della gestione del servizio.
Possono esserci varie forme, modalità e livelli di centralizzazione e, nello stesso tempo, ‘periferie’ bibliotecarie, quindi diverse relazioni tra centri e periferie. A tal proposito, un aspetto molto importante riguarda come viene percepito e vissuto questo rapporto dai bibliotecari e da altri soggetti coinvolti nel servizio23.
Una questione rilevante di questo ambito è certamente il budget per il servizio. Come detto, la centralizzazione permette di condividere i costi di gestione, ma ovviamente le risorse destinate al servizio sono di varia entità e sono definite in maniera diversa in ogni contesto. In un confronto tra varie realtà del servizio è quindi importante considerare anche le modalità di definizione e attribuzione delle risorse economiche. A riguardo, dobbiamo però chiederci anche quale è il posto del prestito digitale nella politica bibliotecaria di un paese e dei vari territori; quale è la consapevolezza della pubblica amministrazione riguardo al servizio; quale attenzione viene destinata agli utenti e alle loro esigenze nei vari centri (ad esempio vengono fatte indagini specifiche? Sono sistematicamente analizzati i dati transazionali?).
Nonostante le particolari e varie dinamiche della gestione, considerando questo ambito ci si rende conto che il prestito digitale risente fortemente dei punti di forza e delle criticità di un contesto bibliotecario, sia a livello nazionale che territoriale. Giovanni Solimine ha analizzato i dati del prestito digitale tramite la piattaforma MLOL durante il periodo della pandemia e ha messo in luce come il servizio sia cresciuto soprattutto nelle realtà bibliotecarie più robuste sia dal punto di vista tecnico sia infrastrutturale24.

Innovazione del servizio: spinte interne ed esterne al mondo delle biblioteche

L’innovazione riguarda tutti gli ambiti approfonditi nella sezione precedente. Ad esempio, i modelli di licenza e le pratiche di fornitura delle risorse non sono gli stessi ovunque e non sono fissati una volta per tutte, ma sono ‘modellabili’ e connessi alle dinamiche della negoziazione e a quelle dell’evoluzione del servizio in un determinato contesto. Anche le forme di gestione del servizio sono oggetto di innovazione. Si tratta di una innovazione che coinvolge direttamente i vari soggetti attivi nella fornitura del servizio e le relazioni tra questi, il loro ruolo e il reciproco posizionamento nel sistema bibliotecario e culturale di un paese. Ovviamente anche la piattaforma è oggetto di innovazione per quanto riguarda i diversi elementi che la compongono e la caratterizzano (grafica, funzionalità ecc.), la user experience, i contenuti e i servizi offerti.
In questa sezione si intende però concentrare l’attenzione su alcuni ambiti che, nella maggior parte dei casi, non sono sviluppati da chi offre un servizio di prestito digitale. La loro innovazione ha però implicazioni sul servizio offerto e sull’esperienza di fruizione dei contenuti digitali da parte degli utenti. Questi sono i dispositivi e il software per la fruizione di contenuti digitali, i formati dei libri digitali e i DRM.
Un libro digitale25, così come una rivista, può essere fruito tramite dispositivi diversi. Certamente tramite un computer, ma anche e soprattutto tramite dispositivi mobili come smartphone, tablet ed e-reader. Questi possono essere distinti in due categorie: i dispositivi di lettura dedicati e quelli pensati per molteplici attività, tra cui anche la lettura. I primi sono gli e-reader, dispositivi che non affaticano la vista durante la lettura, ma non sono particolarmente adatti per la fruizione di contenuti multimediali, ad esempio i video. La maggior parte di quelli oggi in commercio sono in bianco e nero, ma esistono alcuni modelli a colori. Gli smartphone e i tablet sono invece progettati per la fruizione di diverse tipologie di media, la navigazione online, l’utilizzo di innumerevoli applicazioni (dalla messaggistica al gaming, dal networking alla produzione di contenuti). Questi dispositivi permettono la lettura di diverse tipologie di contenuti, ma non sono progettati in maniera specifica per leggere e-book. Nonostante questo, il Rapporto sullo stato dell’editoria dell’Associazione italiana editori riporta che nel 2019 il dispositivo preferito per leggere e-book è lo smartphone (67% del campione di persone tra i 15 e i 74 anni) seguito da tablet (52%), e-reader (45%) e computer (30%)26. Un’indagine del 2021 svolta da MLOL mostra che i dispositivi preferiti per leggere e-book presi in prestito digitale tramite la piattaforma sono lo smartphone e il tablet (44,2%) e l’e-reader (42,5%), decisamente meno il computer (13,3%)27.
I primi dispositivi per la lettura digitale risalgono a molto tempo fa – pensiamo ad esempio al Dynabook di Alan Key e ai personal computer – ma la diffusione presso il grande pubblico di smartphone, tablet ed e-reader è iniziata nella seconda metà del primo decennio del Duemila (giusto qualche coordinata: il Kindle e l’iPhone escono negli USA nel 2007, l’HTC Dream con sistema operativo Android nel 2008, il Kobo nel 2010)28. Per quanto siano strumenti per noi oggi imprescindibili, sono nelle nostre tasche relativamente da poco più di dieci anni. E se oggi dovessimo prendere in mano il primo smartphone che abbiamo avuto o il primo modello di Kindle o Kobo lanciato sul mercato, forse avremmo qualche difficoltà a riconoscerli29. Si consideri inoltre che recentemente si sta affermando un’altra tipologia di dispositivi pensata principalmente per lo studio e il lavoro. Si tratta di tablet e-ink, ovvero dispositivi molto simili agli e-reader, con schermi ampi (dai 7,8 ai 13,3 pollici) e che offrono anche la possibilità di usare un pennino dedicato per annotare i libri e prendere appunti. In alcuni casi questi strumenti si basano su sistemi operativi simili a quelli dei comuni tablet, potendo così scaricare e usare applicazioni30.
I dispositivi da soli non bastano per fruire di un libro digitale o altra risorsa, ma sono necessari dei software. In questo contesto non è possibile riportare le varie tipologie e ripercorrere lo sviluppo delle applicazioni di lettura, ma si intendono focalizzare due questioni rilevanti. Prima di tutto è necessaria una distinzione tra applicativi che possono essere comunemente installati dall’utente e quelli che invece sono già preinstallati sul dispositivo. Ad esempio, su uno smartphone ci può essere preinstallata una app per la lettura (tendenzialmente fornita dalla società che gestisce il sistema operativo) e molte altre possono essere scaricate dall’utente. Tra queste, come visto, ci sono anche quelle legate a un servizio di prestito digitale. In questo ecosistema, l’applicazione per la lettura è un’applicazione tra le tante disponibili che l’utente può usare. Invece, per quanto riguarda l’e-reader, gli strumenti che permettono di leggere e gestire i libri digitali sono centrali e per l’utente finiscono per ‘coincidere’ con il dispositivo stesso.
L’altra questione, strettamente connessa a questa, riguarda invece l’esperienza di lettura. I vari software e dispositivi per la lettura – e le loro possibili combinazioni – offrono un'esperienza di lettura diversa. Pertanto, quando parliamo di ‘lettura digitale’ in realtà dobbiamo considerare molteplici esperienze di lettura. Ridurre quindi il concetto a una sola di queste risulta limitante. L’innovazione dei dispositivi e degli applicativi cambia l’interfaccia e le esperienze di lettura, aspetti strettamente connessi ai bisogni e obiettivi dei lettori e ai contesti di fruizione31.
La possibilità di fruizione di una risorsa però non è vincolata al solo possesso di un dispositivo e alla disponibilità di un software, ma anche al rapporto tra questi e il formato della risorsa stessa e dai sistemi di gestione dei diritti (digital rights management).
I principali formati di e-book sono il PDF e l’ePub. Il primo è un formato a paginazione statica, quindi la pagina non si adatta al dispositivo e non risulta ottimale per la lettura su schermi ridotti. Il secondo invece è uno standard aperto specifico per la pubblicazione di e-book. La nascita di questo formato risale alla fine degli anni Novanta, con la costituzione di un gruppo di lavoro che è stato il primo nucleo dell’Open e-book Forum, il quale ha sviluppato lo standard OEB, una prima versione dell’ePub. La seconda versione – quella ancora oggi più diffusa – è ePub2, sviluppata proprio nella seconda metà del primo decennio del Duemila, quando sono stati lanciati sul mercato gli smartphone e una nuova generazione di dispositivi pensati per la lettura32. Le specifiche del nuovo formato ePub3 sono state approvate nel 2011 e permettono l’interazione con Javascript e l’inserimento di contenuti multimediali.
A questo scenario si aggiungono i DRM, ovvero dispositivi tecnologici e giuridici per la gestione dei diritti. Attraverso questi è possibile determinare le regole di accesso e di utilizzo dei contenuti digitali (ad esempio non si ammettono copie del file)33. Uno dei più comuni sistemi di protezione è il DRM Adobe, che riguarda anche il prestito digitale. Negli ultimi anni l’associazione no-profit EDRLab ha sviluppato Readium LCP, un DRM open source pensato anche per il prestito digitale34. La gestione dei vari DRM deve essere supportata dal dispositivo in possesso dell’utente. Inoltre, poiché si tratta di servizi esterni forniti da altri soggetti, eventuali problemi tecnici non sono imputabili alla biblioteca o alla piattaforma di prestito digitale.
La sintesi proposta in questa sezione ci aiuta a riflettere su alcuni aspetti rilevanti di una innovazione che è basata su molteplici spinte sia interne sia esterne al mondo delle biblioteche e del prestito digitale. Quindi è importante che i bibliotecari stessi attivi nei vari territori – e non solo chi gestisce il servizio – siano consapevoli di questo contesto in evoluzione, poiché interessa la vita dei propri utenti e non utenti, l’accesso, la produzione e diffusione di conoscenza.
Chi offre un servizio di prestito digitale deve confrontarsi con una realtà articolata e in evoluzione costituita da diversi dispositivi, applicativi, formati e DRM. L’obiettivo è quello di offrire un servizio che può essere usato su più dispositivi possibili, tenendo conto delle preferenze d’uso delle persone e delle esigenze di ognuno. Ciò riguarda anche il tema dell’accessibilità, quindi la relativa innovazione nell’ambito della lettura digitale, la quale interessa anche il prestito digitale35.
Si vuole inoltre evidenziare un fattore che differenzia il prestito digitale da quello analogico (oltre la tangibilità e l’intangibilità delle risorse, le diverse basi legali ecc.) e che è determinato proprio dagli ambiti di innovazione trattati in questo capitolo. I cambiamenti tecnologici relativi alla produzione di un libro a stampa possono cambiare il prodotto e l’esperienza di lettura, ma non il prestito in sé, il quale invece evolve per via dell’innovazione bibliotecaria (sistemi gestionali, modalità di richiesta ecc.). Le relazioni tra dispositivi, software, formati e DRM hanno invece un ruolo molto importante sul prestito digitale e sulla fruizione dei contenuti. Utilizzare un dispositivo piuttosto che un altro apre o preclude varie possibilità. Tutto ciò lo rende per certi versi più complesso e meno predefinibile rispetto a quello analogico36.
Bisogna inoltre considerare anche le possibili evoluzioni del libro digitale. Infatti, il libro e la lettura digitale si sono evoluti fortemente negli ultimi decenni, soprattutto dalla seconda metà del primo decennio del Duemila. Le varie forme di libro digitale sono quindi molto giovani. Dati questi fattori, non solo non possiamo confinare l’esperienza di lettura digitale a una sola forma, ma non possiamo neanche considerare l’attuale panorama della lettura digitale come un punto di arrivo. Lo scenario della lettura è in trasformazione. Oggi si può leggere in mobilità tramite dispositivi che vengono usati anche per comunicare, giocare, per lavoro, per fruire di contenuti digitali, per informarsi. Sono gli stessi dispositivi che sempre di più aprono a possibilità di ‘lettura aumentata’, come la definisce Gino Roncaglia, per approfondire la lettura di un testo attraverso la consultazione di contenuti disponibili online37. Sono stati sviluppati, inoltre, nuovi modelli e forme di fruizione in abbonamento (ad esempio Kobo plus o Kindle unlimited).
Il prestito digitale dovrà sempre confrontarsi con l’innovazione tecnologica, le trasformazioni del libro digitale e degli strumenti connessi alla sua fruizione, con le diverse forme di accesso, gli interessi degli utenti, i loro comportamenti e le abitudini di lettura. Dobbiamo quindi chiederci quale posto ha il prestito digitale in questo ecosistema della lettura in evoluzione, e come si inserisce nelle abitudini di lettura delle persone.

Vision ed evoluzione del servizio (analizzando la piattaforma)

Il prestito digitale non è un servizio monolitico, ma molteplice e mutevole, che cambia a seconda dei vari ambiti di multiformità e del contesto bibliotecario. A questo si deve aggiungere la continua innovazione anche esterna al mondo delle biblioteche, l’evoluzione del libro e dei comportamenti di lettura secondo modalità non sempre facili da tracciare e comprendere38.
Perché abbia un impatto positivo, il prestito digitale deve modellarsi ed evolvere per offrire nuove opportunità alle persone in base al contesto editoriale, tecnologico, culturale e sociale in cui si inserisce. Quindi per conoscere il servizio e la sua evoluzione è importante connettere la dimensione della multiformità con quella dell’innovazione, capire come queste sono in relazione tra loro nei vari contesti e come è cambiata questa relazione nel corso del tempo (e come cambierà). Sono fattori importanti anche per contestualizzare i dati quantitativi relativi ai prestiti e comprendere la loro evoluzione nel tempo.
Ci sono altri aspetti rilevanti per la conoscenza approfondita del servizio, soprattutto per la comparazione tra le varie realtà. Bisogna infatti considerare che le biblioteche possono avere margini di azione diversi nei vari contesti a seconda della gestione, dei modelli di licenza e fornitura risorse e delle forme di centralizzazione e uso piattaforma. Per questo sono importanti le relazioni tra i soggetti che si occupano della fornitura del servizio, il loro posizionamento reciproco all’interno di dinamiche che cambiano da contesto a contesto.
Per comprendere il prestito digitale non basta concentrarsi sulle forme e sull’innovazione di oggetti tecnologici e giuridici. È necessario considerare anche le vision39 dei vari soggetti coinvolti nella fornitura del servizio, le relazioni tra esse e con l’innovazione tecnologica, la politica bibliotecaria di un paese, l’apparato giuridico nazionale ed europeo, i cambiamenti del mondo del libro e della lettura ecc.
Tra queste, la vision di chi gestisce la piattaforma di prestito digitale è molto importante per comprendere la realtà e l’evoluzione del servizio. Infatti, la piattaforma di prestito digitale è un ambiente della mediazione che prende parte alla grande piattaforma che è la biblioteca40. In questo ambiente si incontrano le biblioteche, l’utenza, i contenuti e le informazioni su di essi, il servizio di prestito insieme ad altri servizi a esso connessi e varie funzionalità.
Nel corso degli anni la piattaforma può cambiare da un punto di vista grafico-estetico, può migliorare l’usabilità e l’esperienza dell’utente, possono essere implementati nuovi servizi e nuove funzioni. Esplorando le varie piattaforme ci si rende però conto di come queste non siano solo un insieme di tecnologie che permettono la consegna dei contenuti. Una comparazione delle piattaforme permette, almeno in parte, di capire quale è la realtà del servizio in un paese.
Alcune domande possono aiutarci a costruire un quadro utile per il confronto. Ad esempio: esiste una sola piattaforma? Quale è il livello di centralizzazione? Quali contenuti sono proposti e come vengono presentati? È disponibile un help desk e in quali forme è possibile richiedere assistenza? Sono offerti altri servizi oltre al prestito? I bibliotecari ricevono una formazione costante e facilmente accessibile sull’utilizzo della piattaforma (magari proprio tramite la piattaforma)? I bibliotecari hanno accesso ai dati transazionali? Se sì, come li analizzano e li usano? I bibliotecari e chi gestisce la piattaforma hanno delle occasioni di incontro e confronto?
In questa conclusione si è suggerito come le differenze tra le varie realtà del servizio non risiedono soltanto nel numero di transazioni effettuate, nei diversi modelli di licensing, nelle modalità di fornitura delle risorse ecc., ma anche nelle vision e nelle relazioni che guidano e modellano l’implementazione del servizio. Tutto ciò è necessario non solo per definire cosa è il prestito digitale in un contesto, ma anche per comprendere cosa vuole diventare e attribuire significati al suo percorso evolutivo.
In questo percorso un ruolo centrale ce l’hanno i bibliotecari, come usano il servizio e la piattaforma per realizzare progetti che abbiano un impatto sulla vita delle persone, come li vivono, quale è il loro sentiment41, la loro percezione, la loro vision. A riguardo dobbiamo però chiederci quale ruolo hanno, possono e vogliono avere i bibliotecari nei vari contesti. E, nello stesso tempo, quale ruolo può avere la biblioteconomia nella progettualità bibliotecaria42. Ciò considerando che anche il prestito digitale è parte di quella concretizzazione della vision della biblioteca pubblica del terzo millennio di cui parlavano Giovanni Solimine e Chiara Faggiolani circa dieci anni fa, ovvero «aiutare le persone a vivere meglio e aumentare il livello di benessere sociale offrendo ogni giorno gli strumenti per conoscere e comprendere la società»43.


Note

Ultima consultazione siti web: 8 marzo 2023. 

1 European Bureau of Library, Information and Documentation Associations. Expert Group on Information Law, First European overview on e-lending in public libraries: an interim report prepared by Eblida EGIL: country profiles and summary tables. The Hague, giugno 2022, http://www.eblida.org/News/2022/first-european-overview-elending-public-libraries.pdf. Il report è stato parzialmente tradotto in italiano: Id., Prima panoramica europea sul prestito digitale nelle biblioteche pubbliche, «AIB studi», 62 (2022), n. 3, p. 667-677, DOI: 10.2426/aibstudi-13789.
2 Cfr. Eblida. EGIL, First European overview on e-lending in public libraries cit., p. 12; Id., Prima panoramica europea sul prestito digitale nelle biblioteche pubbliche cit., p. 676. In questa sede non si intende approfondire questi dati, ma si ritiene opportuno evidenziare la notevole distanza tra l’indicatore di prestito digitale e quello analogico nei vari contesti presi in esame.
3 Ibidem.
4 Eblida. EGIL, First European overview on e-lending in public libraries cit., p. 10-12; Id., Prima panoramica europea sul prestito digitale nelle biblioteche pubbliche cit., p. 671-676.
5 In questa sede non si riprende il confronto tra le basi legali che caratterizzano il libro digitale e quello a stampa, quindi il prestito digitale e quello analogico. Per un approfondimento si rimanda a Giorgio Spedicato, La disciplina giuridica del prestito digitale di opere dell’ingegno, «Rivista trimestrale di diritto e procedura civile», 2013, n. 3, p. 1055-1074; Id., Digital lending and public access to knowledge. In: Intellectual property and access to im/material goods, edited by Jessica C. Lai, Dominicé A. Maget. Cheltenham: Edward Elgar Publishing, 2016, p. 149-175, DOI: 10.4337/9781784716622.00016; Id., Principi di diritto d’autore. Bologna: Il mulino, 2020.
6 David Brien; Urs Gasser; John G. Palfrey, E-books in libraries: a briefing document developed in preparation for a workshop on e-lending in libraries, «Berkman Center Research Publication», 2012, n. 15, https://ssrn.com/abstract=2111396.
7 Cfr. Michelle Sisto, Publishing and library e-lending: an analysis of the decade before Covid-19, «Publishing research quarterly», 38 (2022), n. 2, p. 405-422, DOI: 10.1007/s12109-022-09880-7. Per quanto limitato al mondo anglosassone e ai grandi editori, questo studio è utile per approfondire alcune dinamiche di licensing e la loro evoluzione nel corso del tempo.
8 Nello specifico, con il caso C-174/15 (Vereniging Openbare Bibliotheken v. Stichting Leenrecht) ci si è chiesti se il prestito digitale potesse rientrare nell’ambito della direttiva 2006/115/CE concernente il diritto di noleggio, il diritto di prestito e taluni diritti connessi al diritto di autore in materia di proprietà intellettuale. La Corte ha definito che questo è possibile purché il prestito avvenga secondo la modalità per singolo utente, riconducibile al modello one copy-one user. Per un approfondimento si veda la Sentenza della Corte relativa alla causa C-174/15, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX:62015CJ0174.
9 Anche in questo caso un approfondimento utile è il contributo di M. Sisto, Publishing and library e-lending cit.
10 D. Brien; U. Gasser; J. G. Palfrey, E-books in libraries cit.
11 Samuele Cafasso, The impact of e-lending on the purchasing of books, «AldusUp», 4 aprile 2022, http://www.aldusnet.eu/k-hub/impact-e-lending-purchasing-books/.
12 Si veda ad esempio International Federation of Library Associations and Institutions, IFLA 2014 elending background paper, 2. rev. Agosto 2014, https://www.ifla.org/wp-content/uploads/2019/05/assets/hq/topics/e-lending/documents/ifla-elending-background-paper-aug-2014-rev.pdf; European Bureau of Library, Information and Documentation Associations, The right to e‐read position paper and statement. Aprile 2014, http://www.eblida.org/about-eblida/archive/e-read/the-right-to-e%E2%80%90read-position-paper-and-statement.html.
13 A riguardo si veda l’apparato introduttivo del già citato report Eblida EGIL (cfr. nota 1). La questione riguarda anche gli autori. Infatti, la direttiva 2006/115/CE prevede una deroga per le istituzioni pubbliche – tra cui le biblioteche – al diritto esclusivo di autorizzare o vietare il noleggio e il prestito diritto «a condizione che almeno gli autori ricevano una remunerazione per tale prestito» (dir. 2006/115/CE, art. 6). Con la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea al caso C-174/15 la deroga riguarda anche il prestito digitale, a condizione che questo avvenga secondo determinate modalità (cfr. nota 10).
14 Ovviamente questa non è da confondere con la mancata fornitura delle risorse da parte di un editore che non propone un’offerta commerciale di contenuti digitali.
15 Cfr. M. Sisto, Publishing and library e-lending cit. Si vedano inoltre Samuele Cafasso, Usa: per le biblioteche è salato il conto del prestito digitale, «Giornale della libreria», 27 settembre 2021, https://www.giornaledellalibreria.it/news-biblioteche-usa-per-le-biblioteche-e-salato-il-conto-del-prestito-digitale-4585.html; Sari Feldman, Libraries must draw the line on e-books, «Publishers weekly. Job zone», 17 luglio 2019, https://www.publishersweekly.com/pw/by-topic/industry-news/libraries/article/80689-libraries-must-draw-the-line-on-e-books.html;
16 Si tratta comunque di una valutazione tutt’altro che banale. Prima di tutto bisogna considerare che i prestiti e gli acquisti non si equivalgono e l’uno non sostituisce l’altro (anzi, per molti motivi il prestito può favorire l’acquisto). Inoltre, un modello multiutente può essere particolarmente vantaggioso per le biblioteche e gli utenti perché non si creano code di prenotazione quindi si offre un servizio migliore; nello stesso tempo è vantaggioso anche per gli editori perché potenzialmente aumentano le transazioni. In ogni caso le possibilità di prestito dipendono anche dai budget dedicati al servizio.
17 Per l’approfondimento dedicato alla Germania si veda Eblida. EGIL, First European overview οn e-lending in public libraries cit., p. 25-28. L’indicatore di prestito digitale (il rapporto tra numero di prestiti e abitanti) della Germania è pari a 0,35. Per un termine di paragone quello della Danimarca è 1,2 e quello dell’Italia è 0,02. Per tutti i dati si veda la tabella a p. 12 del report in lingua originale e a p. 676 in lingua italiana.
18 Cfr. Ivi, p. 25-28.
19 Le due realtà propongono soluzioni di integrazione diverse con i portali delle biblioteche e nel rapporto con l’utenza; per MLOL cfr. Ivi, p. 31-34.
20 Ivi, p. 13-16.
21 Bisogna però precisare che anche la gestione da parte di bibliotecari richiede un’interfaccia utente usabile per svolgere le varie operazioni necessarie.
22Ad esempio, l’italiana MLOL offre la possibilità di creare ‘liste’, ovvero aggregazioni di contenuti create da utenti e bibliotecari che possono essere condivise con gli altri utenti.
23 Questa relazione costituisce uno tra i più rilevanti temi emersi nel corso del progetto di ricerca Approfondimento della notorietà, dell’identità percepita, della soddisfazione e dell’uso della piattaforma MLOL da parte dei bibliotecari italiani attraverso una ricerca qualitativa su un campione ragionato di bibliotecari. La ricerca è stata commissionata da MLOL e condotta dal Biblab, il Laboratorio di Biblioteconomia sociale e ricerca applicata alle biblioteche del Dipartimento di Lettere e culture moderne di Sapienza Università di Roma diretto dalla prof.ssa Chiara Faggiolani. Il progetto di ricerca si è articolato nel corso del 2021 e del 2022 ed è stato realizzato dai ricercatori Maddalena Battaggia e Fabio Mercanti con la supervisione scientifica della prof.ssa Chiara Faggiolani.
24 Giovanni Solimine, Biblioteche “per tutti”, davvero?. In: Rapporto sulle biblioteche italiane 2018-2020, a cura di Vittorio Ponzani, direzione scientifica di Giovanni Solimine. Roma: Associazione italiana biblioteche, 2021, p. 17-27.
25 Con l’espressione ‘libro digitale’ si intende sia l’e-book sia l’audiolibro, due forme di libro digitale che possono essere fornite in prestito dalle biblioteche. Ciò con la consapevolezza della diversità di questi due prodotti e delle relative forme di fruizione.
26 Associazione italiana editori, Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2020. Milano: AIE, 2020.
27 Si evidenzia che i dati di smartphone e tablet sono aggregati per specifiche esigenze di ricerca, cfr. https://docs.google.com/presentation/d/1A3Z9nIB7PXpEAbA1KdwOz_obh6HqgBF1-m60vYKcjcg/edit#slide=id.g149ee8eaff2_1_938.
28 Prima del Kindle c’è stata una generazione di dispositivi per la lettura come Rocket eBook, SoftBook, REB o alcuni modelli Sony che non sono riusciti a conquistare il mercato; cfr. Gino Roncaglia, La quarta rivoluzione: sei lezioni sul futuro del libro. Roma, Bari: Laterza, 2010, p. 68-95.
30 Quello dei tablet e-ink è un segmento di nicchia ma decisamente vario in cui convivono dispositivi prodotti da aziende leader nella produzione di e-reader – ad esempio Kobo con il modello Elipsa o Sage – e altre specializzate che producono reMarkable e dispositivi Onyx Boox. Questi ultimi sono tablet e-ink basati su sistema operativo Android (seppur la tecnologia e-ink non permetta un utilizzo paragonabile a quello che si avrebbe con un comune tablet Android).
31 Nel fondamentale La quarta rivoluzione Roncaglia pone particolare attenzione alle interfacce e alle dinamiche della lettura, cfr. G. Roncaglia, La quarta rivoluzione cit.
32 Ivi, p. 154-163.
33 Ivi, p. 175-183; Roberto Caso, Digital rights management: il commercio delle informazioni digitali tra contratto e diritto d’autore. Padova: CEDAM, 2004.
34 Le realtà e i dispositivi che lo adottano sono riportati sul sito di EDRLab https://www.edrlab.org/readium-lcp/certified-apps-servers.
35 Ad esempio in Italia, tra i partecipanti alla Fondazione LIA (Libri italiani accessibili) c’è anche MLOL, https://catalogo.fondazionelia.org/progetto-lia.
36 Non per questo si deve pensare che il prestito analogico non sia oggetto di innovazione digitale: basti pensare ai gestionali usati dai bibliotecari e alle modalità di richiesta dei titoli in prestito da parte degli utenti, ad esempio tramite app.
37 Gino Roncaglia, Letture aumentate, fra rete e intermedialità, «AIB studi», 61 (2021), n. 3, p. 603-609, DOI: 10.2426/aibstudi-13360; Id., La rete come ‘intorno’ alla lettura: problemi e prospettive. In: Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Cosa leggeremo l’anno prossimo? Osservatorio sul futuro dell’editoria: rapporto 2022. Milano: Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, 2022, p. 41-50.
38 Si pensi ad esempio agli abbonamenti per la lettura o l’ascolto di audiolibri a cui si accennava sopra, al social reading, alle forme di lettura seriale tramite app ecc.
39 Con vision si intende «la proiezione della biblioteca nel futuro in relazione ai suoi obiettivi di lungo periodo»; «la proiezione di uno scenario futuro che rispecchia gli ideali, i valori e le aspirazioni di chi fissa gli obiettivi e incentiva all’azione» cfr. Associazione italiana biblioteche. Commissione nazionale biblioteche pubbliche, Disegnare il futuro della biblioteca: linee guida per la redazione dei piani strategici per le biblioteche pubbliche, 2019, p. 9, 17, https://www.aib.it/wp-content/uploads/2019/10/AIB_CNBP_Linee-guida-24102019.pdf.
40 Cfr. David Weinberger, Library as platform, «Library journal», 4 settembre 2012, https://www.libraryjournal.com?detailStory=by-david-weinberger; John G. Palfrey, BiblioTech: perché le biblioteche sono importanti più che mai nell’era di Google. Milano: Editrice bibliografica, 2016. Alla visione di una biblioteca come piattaforma della conoscenza è stata dedicata anche l’edizione 2021 del Convegno Stelline https://stelline.it/it/centro-congressi/calendario/convegno-stelline-2021-la-biblioteca-piattaforma-della-conoscenza.
41 Con sentiment si intende «Stato d’animo, convinzione, valutazione che si forma sulla base di sensazioni, emozioni, impressioni», cfr. Sentiment. In: Vocabolario Treccani online, https://www.treccani.it/vocabolario/sentiment_%28Neologismi%29.
42 L’uso, la percezione, il sentiment, la vision dei bibliotecari sono questioni indagate all’interno del progetto di ricerca condotto dal Biblab a cui si è già fatto riferimento (cfr. nota 23).
43 Chiara Faggiolani; Giovanni Solimine, Biblioteche moltiplicatrici di welfare: verso la biblioteconomia sociale, «Biblioteche oggi», 31 (2013), n. 3, p. 15-19, DOI: 10.3302/0392-8586-201303-015-1.