Leonardo Sacco
Coloro che pubblicano, spacciandoli per propri, gli scritti altrui e valendosi dell’apparenza trasferiscono sulla propria persona una gloria che è frutto del faticoso impegno d’altri, fidano su questo, che se anche saranno accusati di plagio, tuttavia, per qualche tempo, avranno tratto vantaggio dall’inganno. Erasmo da Rotterdam1
La tesi di laurea è il punto di arrivo del percorso degli studi universitari, il traguardo di una gara con noi stessi e, nello stesso tempo, può anche costituire il punto di partenza verso approdi ulteriori. La scelta dell’argomento è basilare: occorre un’idea che susciti interesse in noi e nel relatore. La trama deve trovare fondamento in un tema che si presti a essere affrontato in termini innovativi, e possa contribuire all’ampliamento della narrazione dottrinale o a mettere a disposizione della comunità accademica informazioni ancora poco note. Raramente, e opportunamente, la scelta dell’argomento è rimessa allo studente: spesso, è il risultato di un dialogo con il docente ma sul punto non hanno senso regole che vadano oltre il fisiologico confronto fra l’allievo e il maestro. La funzione del professore è, comunque, indispensabile poiché egli fornisce le indicazioni bibliografiche primarie, da cui il discente inizierà la sua ricerca, garantisce il proprio supporto nella fase della redazione affinché l’indagine del laureando mantenga il suo corretto orientamento ed eviti di perdersi in campi privi di interesse scientifico o di avviarsi verso materie del tutto estranee a quella da trattare2.
Una meta, per alcuni; un ostacolo, per altri: in ambo i casi, la tesi rappresenta un “problema da risolvere” poiché, sotto il profilo meramente giuridico, ai sensi degli artt. 1, 2 e 6 della normativa vigente sul diritto d’autore: legge 22 aprile 1941, n. 633, aggiornata, da ultimo, con le modifiche apportate dal decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 181 e dal decreto legge 9 agosto 2022, n. 115, convertito, con integrazioni, dalla legge 21 settembre 2022, n. 142, si tratta a tutti gli effetti di un’opera creativa dell’ingegno al pari di un contributo letterario, di un saggio filosofico o di un articolo giornalistico3. Da ciò discendono precise conseguenze:
CIT In merito al contributo del professore, l’esclusiva titolarità, per lo studente, dei diritti nascenti dall’opera deriva anche da due ulteriori considerazioni: in primis, perché il ruolo del relatore è istituzionale, e rientra nei compiti che il docente è tenuto a svolgere nell’ambito delle sue funzioni didattiche; in secondo luogo, perché lo studente, al termine dei propri studi universitari, deve essere ritenuto in grado di operare un lavoro di confezionamento di una idea e di concretizzarla in una forma creativa8.
La preparazione, la scrittura, il deposito e, infine, la discussione della tesi di laurea costituiscono gli “stati di avanzamento” necessari per il conseguimento dell’obiettivo che ci si è posti con l’immatricolazione all’università9. Le difficoltà originano da una serie di situazioni che, a dire il vero, esprimono e riassumono lo spirito dell’iter universitario:
Ottenuta l’assegnazione della tesi (e conosciuto, pertanto, l’argomento) sarebbe auspicabile scandire e rispettare le fasi dell’attività di studio e di elaborazione nel modo che segue:
I principi da seguire per realizzare un buon elaborato sono almeno quattro:
Il punto 4 (“la stesura di capitoli, note e citazioni”) e, a cascata, i punti 5 e 6 (“le conclusioni” e “la bibliografia finale”) rappresentano i passaggi nei quali è più facile cadere nella tentazione di sfruttare le espressioni altrui a proprio vantaggio.
Storicamente, nell’area d’influenza greca e, precisamente, nella commedia attica del V secolo, è noto come i poeti comici si accusassero sovente di essere dei plagiari12. Nel contesto latino, invece, la prima ipotesi concreta di plagio risale al I secolo d.C. e, più esattamente, agli Epigrammi di Marco Valerio Marziale; in I, 29 si legge:
Fama refert nostros te, Fidentine, libellos non aliter populo quam recitare tuos. Si mea vis dici, gratis tibi carmina mittam: si dici tua vis, hoc eme, ne mea sint13.
Nell’ambito della normativa vigente sul diritto d’autore, il “plagio” è definito come:
l’appropriazione tramite copia totale o parziale della paternità di un’opera dell’ingegno scritta da altri, anche quando siano inserite nella propria opera solo parti di altre senza indicarne la fonte14.
Interessante è, poi, la definizione e il significato che dà il dizionario americano Merriam-Webster di una forma verbale corrispondente (to plagiarize) poiché indica anche in cosa consistono le azioni di appropriazione:
Transitive verb: to steal and pass off (the ideas or words of another) as one's own: use (another’s production) without crediting the source; intransitive verb: to commit literary theft: present as new and original an idea or product derived from an existing source15.
Il sito web del dizionario statunitense non tralascia gli aspetti pedagogici e propone di istruire gli alunni delle scuole ricorrendo all’etimologia della parola “plagio”:
If schools wish to impress upon their students how serious an offense plagiarism is, they might start with an explanation of the word’s history. Plagiarize (and plagiarism) comes from the Latin plagiarius “kidnapper”. This word, derived from the Latin plaga (“a net used by hunters to catch game”), extended its meaning in Latin to include a person who stole the words, rather than the children, of another. When plagiarius first entered English in the form plagiary, it kept its original reference to kidnapping, a sense that is now quite obsolete16.
Ancora più esplicita, infine, pare la giurisprudenza. Ai sensi della sentenza n. 7480 del 4 luglio 2017, emessa dal Tribunale ordinario di Milano:
Si ha plagio quando si verifica l’illegittima appropriazione della paternità dell’opera e dei suoi elementi creativi. In tali ipotesi, sussiste la violazione sia del diritto morale d’autore che del diritto di utilizzazione economica17.
In una tesi di laurea, il plagio può rivelarsi in differenti modalità:
In relazione al punto 1 (“copia-incolla”), va detto come non sia improprio riportare contributi di altri nella propria tesi, ma per non incorrere nel reato di plagio è doveroso che il lettore sia posto nelle condizioni di sapere quali parti dell’elaborato sono originali e quali, invece, sono estrapolate da testi di altri studiosi. L’uso del corsivo e/o delle virgolette, in questa precisa ottica, diventa un must per evidenziare e, al tempo stesso, delimitare il contenuto del quale si vuol beneficiare per motivi di studio o di ricerca18.
Con specifico riferimento al punto 2 (“parafrasi”), contrariamente al comune sentire, la modifica intenzionale dei contenuti non costituisce uno studio nuovo ma prefigura sempre il reato di violazione della normativa sul diritto d’autore, se non si è fatto riferimento ai testi consultati19; il punto 3 (“appropriazione di un pensiero altrui”) ricorda il peculiare caso prospettato da Marziale e anche in questa contingenza vi è plagio se il laureando non cita espressamente l’opera dalla quale ha tratto la sua ispirazione20; idem in riferimento al punto 4 (“traduzione di un’opera”), ove si utilizzi la versione in altra lingua di uno scritto senza il preventivo consenso del suo autore21.
Quanto precede è stato ricavato dalla puntuale esegesi di una significativa sentenza della Cassazione penale (sez. III, 13 aprile-12 maggio 2011, n. 18826):
La redazione di una tesi di laurea contenente la mera trasposizione grafica di altro elaborato di diverso autore con alcune correzioni e l’aggiunta di minimi elementi di novità, senza alcun contenuto frutto di personale elaborazione o, comunque, di valutazione critica della fonte utilizzata, configura il reato di cui all’articolo 1 della legge 19 aprile 1925 n. 47522.
La situazione esemplificata nel punto 5 (“lavoro scritto da altro soggetto ma presentato come proprio”) appare manifestamente riferibile ai casi di laureandi che si affidino e/o commissionino a terzi soggetti la realizzazione della tesi23. In un simile scenario, commette reato sia chi presenta, come propria, la tesi di laurea scritta da altri (art. 1 della legge 19 aprile 1925, n. 475), sia il soggetto (non laureando) che tale tesi di laurea ha redatto (art. 2 della legge 19 aprile 1925, n. 475)24.
Con la mastodontica dilatazione dell’open access, ossia dei materiali liberamente reperibili e accessibili in rete, il plagio è divenuto una lusinga alla quale, talvolta, non è facile resistere25. A maggior ragione, è necessario porre in essere quanto possibile per tutelare la probità dell’attività di ricerca, tanto quale bene individuale (diritto d’autore) tanto quanto bene comune, inteso come conoscenza scientifica patrimonio di tutti26.
A fronte di quanto finora enunciato sarebbe indilazionabile che lo studente osservasse elementari ma inderogabili principi:
Il Codice etico di Sapienza Università di Roma, ad esempio, e in proposito (art. 36 Risultati della ricerca e contrasto del fenomeno del plagio), appare irrefutabile:
c. 3. La Sapienza non ammette alcuna forma di plagio e disonestà intellettuale, sia essa intenzionale o derivante da condotta negligente o dall’abuso della posizione gerarchica o d’influenza accademica. Integrano fattispecie di plagio la parziale o totale attribuzione a sé stessi o l’appropriazione della titolarità di progetti, idee, risultati di ricerche o invenzioni appartenenti ad altri, nonché l’attribuzione della paternità di un’opera dell’ingegno ad un autore diverso da quello reale. Il plagio include l’omissione e la falsificazione nella citazione delle fonti e prescinde dall’uso della lingua con la quale i prodotti scientifici sono presentati o divulgati; c. 4. La Sapienza richiede ad ogni componente della comunità di contrastare e segnalare i casi di plagio di cui sia venuto a conoscenza28.
In virtù di quanto precede, deve sempre essere ricordato che il plagio può dar luogo anche all’irrogazione di gravi sanzioni disciplinari. Ove il docente riscontri un’ipotesi di plagio, nel corso della composizione della tesi di laurea, o anche dopo l’invio della domanda di laurea, può richiedere allo studente di rinunciare a presentarsi alla seduta di laurea e/o di emendare, rettificare, integrare, se e in quanto possibile, il testo della tesi, al fine di evitare la bocciatura e, soprattutto, l’applicazione di ulteriori sanzioni. Ai sensi dell’art. 16 r.d.l. 20 giugno 1935, n. 1071 Modifiche ed aggiornamenti al testo unico delle leggi sull’istruzione superiore, le ulteriori sanzioni che possono applicarsi, al fine di mantenere la disciplina scolastica, sono le seguenti:
Il Preside della facoltà (o il Magnifico Rettore) ammonisce verbalmente lo studente che ha commesso il plagio, dopo aver comunque sentito lo stesso e le sue ragioni. L’applicazione delle sanzioni richiamate dall’art. 16 r.d.l. 20 giugno 1935 n. 1071 di cui ai numeri ii. (interdizione temporanea da uno o più corsi) e iii. (sospensione da uno o più esami di profitto per una delle due sessioni) spetta alla Giunta della facoltà, in seguito alla relazione del Preside (o del Magnifico Rettore). Lo studente deve essere informato del procedimento disciplinare a suo carico almeno dieci giorni prima del giorno fissato per la seduta della Giunta e può presentare le sue difese per iscritto o chiedere di essere udito dalla Giunta medesima. Contro la deliberazione della Giunta, lo studente può appellarsi al Senato accademico. L’applicazione della sanzione di cui al numero iv. (esclusione temporanea dall’università con conseguente perdita delle sessioni di esami) e anche di quelle di cui ai numeri ii. (interdizione temporanea da uno o più corsi) e iii. (sospensione da uno o più esami di profitto per una delle due sessioni), quando ai fatti abbiano preso parte studenti di diverse facoltà o scuole, è decisa dal Senato accademico in seguito alla relazione del Magnifico Rettore o del Preside della facoltà. Tutti i provvedimenti sanzionatori sono resi esecutivi dal Magnifico Rettore. Tutte le sanzioni disciplinari sono registrate nella carriera universitaria dello studente. Le sanzioni disciplinari inflitte in altre università sono integralmente applicate nell’istituto ove lo studente si trasferisca o chieda di essere iscritto. Il Ministro può, in ogni caso, sostituirsi alle autorità accademiche nella determinazione e applicazione delle sanzioni e può modificare la deliberazione presa in materia dalle autorità stesse29.
Recentemente, Sapienza Università di Roma – al pari di altri atenei italiani30 – ha sottoscritto un contratto con la Società Turnitin per munirsi di “un sistema di rilevamento della somiglianza basato su Internet”, valido per tutte le facoltà, e finalizzato al controllo di originalità delle tesi, a uso esclusivo di studenti e docenti31. Il ricorso a “Turnitin-Servizio antiplagio” è forse il primo strumento di tutela nei confronti dell’utilizzazione illecita della cosiddetta “intelligenza artificiale” nella redazione della tesi di laurea e delle opere letterarie e scientifiche in genere32. D’altronde, il plagio è un reato che, se accertato, dovrebbe sempre essere punito al fine di dissuadere i consociati dal tenere condotte similari. Tutti i cittadini sono tenuti al rispetto delle leggi, ma è evidente che la certezza della pena rappresenta il miglior strumento di prevenzione generale33. Prescindendo dai profili patrimoniali, la lesione del diritto d’autore nel mondo accademico può creare situazioni di danno non facilmente risarcibili e/o ristorabili34. Il plagio nell’opera scientifica, per esempio, pur se accertato in sede giudiziaria, può in ogni caso pregiudicare la vittima che nel periodo in cui la paternità dell’opera è rimasta sub iudice non se ne è potuta avvalere35.
Le biblioteche delle università non hanno quasi mai svolto una funzione attiva nella formazione dei propri utenti (come la s’intende oggi), limitandosi a fornire un luogo per lo studio: le sale di lettura, e a rendere disponibili le proprie collezioni per la consultazione e per il prestito36. Da circa venticinque anni, però, questa tendenza ha subito una drastica inversione e la biblioteca, da spazio fisico di conservazione, si è via via trasformata in un centro di gestione della conoscenza e, più esattamente, in un “terzo luogo”37, nel quale tutti gli attori della relativa comunità accademica, studenti, docenti e personale bibliotecario, hanno iniziato a condividere il sapere e a recitare un copione rilevante, anche tramite l’impiego di web-based instruments38, nella pianificazione di progetti destinati alla didattica, alla ricerca scientifica, alla terza missione e alla diffusione dell’information literacy39. È in un panorama di questo tipo che deve essere inquadrato il rapporto ‘nuovo’ tra laureando e biblioteca: fino agli anni Novanta del XX secolo, lo studente universitario – pur con qualche eccezione – superato l’esame di maturità si recava in biblioteca solo quando, in procinto di laurearsi, doveva necessariamente lavorare per la tesi mostrando, nondimeno, le difficoltà tipiche di chi è poco incline alla lettura critica e alla scrittura40. Oggi, grazie a una diffusione capillare delle informazioni, resa possibile dai programmi che offrono la possibilità di navigare su Internet, e dal fluire di una conoscenza ‘organizzata’ che, per certi versi, può definirsi, a ragione, ‘ipertestuale’41, le cose sono in parte migliorate e la sensazione di smarrimento che attanagliava gli studenti non è più opprimente come in passato, anche se tale frangente non presenta – come si potrebbe agevolmente immaginare – solo vantaggi42. Gli utenti non sono più costretti a recarsi negli archivi e possono comodamente saltare da un documento all’altro per il tramite del World wide web (WWW), che – almeno originariamente – attraverso la condivisione di conoscenza puntava al progresso e a un maggiore benessere e livellamento sociale, nonché all’eliminazione di tutti gli ostacoli nell’accesso alle informazioni43. I bibliotecari, dal canto loro, debbono essere accuratamente formati affinché possano fornire tutti i dispositivi necessari all’approfondimento delle tematiche documentali44. La biblioteca non può certamente supplire alle lacune scolastiche, ma può rivelarsi fondamentale in un processo pedagogico teso a creare orizzonti conoscitivi trasversali e a procurare ai laureandi competenze peculiari come quella di ‘imparare a imparare’, tenendo conto dell’accresciuta importanza delle risorse elettroniche e dei servizi accessibili attraverso la rete45. Il bibliotecario, in una tale prospettiva, non è più solo il soggetto deputato a distribuire materialmente le opere ma è, adesso, la persona che guida il laureando a muoversi nel groviglio di notizie e dati: è il ‘reference bridge’ tra il laureando e la sua indagine46. Inoltre, attenendosi alle disposizioni di legge e ai regolamenti d’ateneo, il bibliotecario assume, con rinnovata energia, compiti educativi primari ragguagliando i laureandi al rispetto del diritto d’autore e invitandoli a esperire qualsiasi mezzo per prevenire le occasioni di plagio, sia per quanto riguarda i materiali cartacei, sia per quanto riguarda i materiali digitali47, favorendo una sensibilizzazione nei confronti della problematica e supportando, al tempo stesso, il lavoro del personale universitario nel sostegno dell’autenticità dei contenuti. In una siffatta visione, i bibliotecari hanno il compito di erudire i laureandi al corretto uso delle citazioni, facendo prender loro coscienza del fatto che le risorse informative sono oggetto di particolari diritti e, come tali, costituiscono beni culturali. Questo lavoro dei bibliotecari, peraltro, deve essere collocato nell’intento più ampio di costruire un mondo più inclusivo ed equo, obiettivo principale anche nel nuovo programma Horizon Europe, dedicato alla ricerca e all’innovazione transnazionali nel periodo 2021-202748.
Le biblioteche hanno la competenza e l’obbligo di partecipare alla validazione e alla valorizzazione della forma e della qualità del sapere, nonché quello di evitare la piaga del plagio e delle pubblicazioni false e predatorie. Le biblioteche si trovano quindi sulla linea di confine tra le aspettative dell’economia e le aspettative di un pubblico critico e democratico. Entrambe le prospettive sono importanti, se intese come due facce della stessa medaglia, o come imperativi necessari che si sostengono e al contempo si limitano reciprocamente. Le biblioteche non sono “neutrali”, ma rappresentano uno spazio di conoscenza sia fattuale che di possibilità che include la meta-conoscenza e la conoscenza dei confini della non-conoscenza. Mantenere le ambivalenze associate riflessivamente aperte e in movimento, offrirle al pubblico e svilupparle ulteriormente è il loro compito più nobile e più strettamente pedagogico49.
La biblioteca è un’istituzione democratica al servizio della società: una realtà operante, costantemente attiva nella sua mission deputata alla conservazione e, al contempo, alla propagazione della conoscenza attraverso modalità tradizionali e innovative50. La biblioteca ha un valore educativo, formativo e pedagogico di assoluto rilievo: si tratta, a ben vedere, di un cantiere culturale di coesione sociale che si prefigge di preparare gli individui alla civile convivenza e al rispetto reciproco.
La tesi di laurea, triennale o magistrale, di specializzazione, di master o di dottorato, non è solo un mero atto amministrativo, indispensabile ai fini del conseguimento di un titolo universitario e/o post universitario, essendo – al contempo – un’opera dell’intelletto, di natura creativa e, de facto, una pubblicazione scientifica. Durante la stesura dell’elaborato è necessario mettere in campo tutti i mezzi volti a scongiurare la lesione dei diritti di altri soggetti: occorre, in altre parole, evitare l’uso di studi e materiali altrui senza menzionarne la fonte, poiché tale modus agendi prefigura il reato di plagio. Il plagio è un malinconico escamotage: un sotterfugio, neppure troppo astuto, per sottrarsi a un serio e ragionato lavoro editoriale. Per non incorrere nella predetta fattispecie bastano poche norme comportamentali: in primis, la volontà di creare un testo originale e, in secundis, porsi la regola di usare le virgolette («» o “”) per circoscrivere le estrinsecazioni di altri studiosi quando s’intende fruirne nella redazione dei propri contributi. La biblioteca, pertanto, gioca un ruolo chiave poiché dota i laureandi non solo delle informazioni bibliografiche ma anche di tutte le delucidazioni utili per non ledere il diritto d’autore e per non arrendersi alla bassezza del plagio. La biblioteca è, in tale ottica, un’istituzione che diffonde valori basilari come la cultura, la democrazia, la giustizia, l’integrazione e la legalità.
Articolo proposto il 28 luglio 2023 e accettato il 3 novembre 2023.
LEONARDO SACCO, Sapienza Università di Roma, Biblioteca interdipartimentale di scienze giuridiche, e-mail: leonardo.sacco@uniroma1.it.
Ultima consultazione siti web: 3 novembre 2023.