La tesi di laurea, la tutela del diritto d’autore, il plagio e la funzione pedagogica della biblioteca universitaria

Leonardo Sacco

Coloro che pubblicano, spacciandoli per propri, gli scritti altrui e valendosi dell’apparenza trasferiscono sulla propria persona una gloria che è frutto del faticoso impegno d’altri, fidano su questo, che se anche saranno accusati di plagio, tuttavia, per qualche tempo, avranno tratto vantaggio dall’inganno. Erasmo da Rotterdam1

La tesi di laurea e la tutela del diritto d’autore

La tesi di laurea è il punto di arrivo del percorso degli studi universitari, il traguardo di una gara con noi stessi e, nello stesso tempo, può anche costituire il punto di partenza verso approdi ulteriori. La scelta dell’argomento è basilare: occorre un’idea che susciti interesse in noi e nel relatore. La trama deve trovare fondamento in un tema che si presti a essere affrontato in termini innovativi, e possa contribuire all’ampliamento della narrazione dottrinale o a mettere a disposizione della comunità accademica informazioni ancora poco note. Raramente, e opportunamente, la scelta dell’argomento è rimessa allo studente: spesso, è il risultato di un dialogo con il docente ma sul punto non hanno senso regole che vadano oltre il fisiologico confronto fra l’allievo e il maestro. La funzione del professore è, comunque, indispensabile poiché egli fornisce le indicazioni bibliografiche primarie, da cui il discente inizierà la sua ricerca, garantisce il proprio supporto nella fase della redazione affinché l’indagine del laureando mantenga il suo corretto orientamento ed eviti di perdersi in campi privi di interesse scientifico o di avviarsi verso materie del tutto estranee a quella da trattare2.
Una meta, per alcuni; un ostacolo, per altri: in ambo i casi, la tesi rappresenta un “problema da risolvere” poiché, sotto il profilo meramente giuridico, ai sensi degli artt. 1, 2 e 6 della normativa vigente sul diritto d’autore: legge 22 aprile 1941, n. 633, aggiornata, da ultimo, con le modifiche apportate dal decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 181 e dal decreto legge 9 agosto 2022, n. 115, convertito, con integrazioni, dalla legge 21 settembre 2022, n. 142, si tratta a tutti gli effetti di un’opera creativa dell’ingegno al pari di un contributo letterario, di un saggio filosofico o di un articolo giornalistico3. Da ciò discendono precise conseguenze:

CIT In merito al contributo del professore, l’esclusiva titolarità, per lo studente, dei diritti nascenti dall’opera deriva anche da due ulteriori considerazioni: in primis, perché il ruolo del relatore è istituzionale, e rientra nei compiti che il docente è tenuto a svolgere nell’ambito delle sue funzioni didattiche; in secondo luogo, perché lo studente, al termine dei propri studi universitari, deve essere ritenuto in grado di operare un lavoro di confezionamento di una idea e di concretizzarla in una forma creativa8.

Gli stati di avanzamento della tesi di laurea

La preparazione, la scrittura, il deposito e, infine, la discussione della tesi di laurea costituiscono gli “stati di avanzamento” necessari per il conseguimento dell’obiettivo che ci si è posti con l’immatricolazione all’università9. Le difficoltà originano da una serie di situazioni che, a dire il vero, esprimono e riassumono lo spirito dell’iter universitario:

Ottenuta l’assegnazione della tesi (e conosciuto, pertanto, l’argomento) sarebbe auspicabile scandire e rispettare le fasi dell’attività di studio e di elaborazione nel modo che segue:

  1. la ricerca bibliografica;
  2. l’analisi e l’organizzazione delle fonti;
  3. la creazione di un indice provvisorio, ovvero di un progetto di lavoro;
  4. la stesura dei capitoli, con il contestuale assemblaggio di note e citazioni;
  5. le conclusioni;
  6. la bibliografia finale;
  7. le appendici (ove previste);
  8. la concatenazione dell’indice definitivo10;
  9. la scrittura dell’introduzione.

I principi da seguire per realizzare un buon elaborato sono almeno quattro:

  1. utilizzare uno stile di scrittura rispettoso delle regole sintattico-grammaticali ma, in ogni caso, semplice e lineare, per sottrarsi al rischio di risultare prolissi;
  2. distinguere tra il tecnicismo utile e il tecnicismo erudito e, naturalmente eludere il secondo, esponendo i pensieri con la massima chiarezza;
  3. organizzare la propria strategia comunicativo-argomentativa ricorrendo ai tradizionali strumenti dialettici, con il fine di giungere a una sintesi, che non significa fare un compendio o un sunto, come qualcuno potrebbe impropriamente ritenere, ma stendere una composizione organica della conoscenza in grado di raccogliere i concetti e gli elementi essenziali in un discorso unitario;
  4. evitare di affidarsi unicamente ai risultati che provengono dalla rete11.

La tesi di laurea e il reato di plagio

Il punto 4 (“la stesura di capitoli, note e citazioni”) e, a cascata, i punti 5 e 6 (“le conclusioni” e “la bibliografia finale”) rappresentano i passaggi nei quali è più facile cadere nella tentazione di sfruttare le espressioni altrui a proprio vantaggio.
Storicamente, nell’area d’influenza greca e, precisamente, nella commedia attica del V secolo, è noto come i poeti comici si accusassero sovente di essere dei plagiari12. Nel contesto latino, invece, la prima ipotesi concreta di plagio risale al I secolo d.C. e, più esattamente, agli Epigrammi di Marco Valerio Marziale; in I, 29 si legge:

Fama refert nostros te, Fidentine, libellos non aliter populo quam recitare tuos. Si mea vis dici, gratis tibi carmina mittam: si dici tua vis, hoc eme, ne mea sint13.

Nell’ambito della normativa vigente sul diritto d’autore, il “plagio” è definito come:

l’appropriazione tramite copia totale o parziale della paternità di un’opera dell’ingegno scritta da altri, anche quando siano inserite nella propria opera solo parti di altre senza indicarne la fonte14.

Interessante è, poi, la definizione e il significato che dà il dizionario americano Merriam-Webster di una forma verbale corrispondente (to plagiarize) poiché indica anche in cosa consistono le azioni di appropriazione:

Transitive verb: to steal and pass off (the ideas or words of another) as one's own: use (another’s production) without crediting the source; intransitive verb: to commit literary theft: present as new and original an idea or product derived from an existing source15.

Il sito web del dizionario statunitense non tralascia gli aspetti pedagogici e propone di istruire gli alunni delle scuole ricorrendo all’etimologia della parola “plagio”:

If schools wish to impress upon their students how serious an offense plagiarism is, they might start with an explanation of the word’s history. Plagiarize (and plagiarism) comes from the Latin plagiariuskidnapper”. This word, derived from the Latin plaga (“a net used by hunters to catch game”), extended its meaning in Latin to include a person who stole the words, rather than the children, of another. When plagiarius first entered English in the form plagiary, it kept its original reference to kidnapping, a sense that is now quite obsolete16.

Ancora più esplicita, infine, pare la giurisprudenza. Ai sensi della sentenza n. 7480 del 4 luglio 2017, emessa dal Tribunale ordinario di Milano:

Si ha plagio quando si verifica l’illegittima appropriazione della paternità dell’opera e dei suoi elementi creativi. In tali ipotesi, sussiste la violazione sia del diritto morale d’autore che del diritto di utilizzazione economica17.

In una tesi di laurea, il plagio può rivelarsi in differenti modalità:

  1. con il c.d. “copia-incolla” di un brano di una persona terza, parola per parola, o anche parziale, senza una specifica citazione della fonte;
  2. con la mera parafrasi di contenuti elaborati da altri, senza una corretta indicazione della fonte;
  3. con l’appropriazione di una teoria o di un pensiero altrui, presentati come propri, senza precisarne esattamente la fonte;
  4. con la traduzione di un’opera senza il consenso dell’autore;
  5. con un lavoro scritto da altro soggetto, ma proposto come proprio, anche nel caso in cui l’altro soggetto sia d’accordo.

In relazione al punto 1 (“copia-incolla”), va detto come non sia improprio riportare contributi di altri nella propria tesi, ma per non incorrere nel reato di plagio è doveroso che il lettore sia posto nelle condizioni di sapere quali parti dell’elaborato sono originali e quali, invece, sono estrapolate da testi di altri studiosi. L’uso del corsivo e/o delle virgolette, in questa precisa ottica, diventa un must per evidenziare e, al tempo stesso, delimitare il contenuto del quale si vuol beneficiare per motivi di studio o di ricerca18.
Con specifico riferimento al punto 2 (“parafrasi”), contrariamente al comune sentire, la modifica intenzionale dei contenuti non costituisce uno studio nuovo ma prefigura sempre il reato di violazione della normativa sul diritto d’autore, se non si è fatto riferimento ai testi consultati19; il punto 3 (“appropriazione di un pensiero altrui”) ricorda il peculiare caso prospettato da Marziale e anche in questa contingenza vi è plagio se il laureando non cita espressamente l’opera dalla quale ha tratto la sua ispirazione20; idem in riferimento al punto 4 (“traduzione di un’opera”), ove si utilizzi la versione in altra lingua di uno scritto senza il preventivo consenso del suo autore21.
Quanto precede è stato ricavato dalla puntuale esegesi di una significativa sentenza della Cassazione penale (sez. III, 13 aprile-12 maggio 2011, n. 18826):

La redazione di una tesi di laurea contenente la mera trasposizione grafica di altro elaborato di diverso autore con alcune correzioni e l’aggiunta di minimi elementi di novità, senza alcun contenuto frutto di personale elaborazione o, comunque, di valutazione critica della fonte utilizzata, configura il reato di cui all’articolo 1 della legge 19 aprile 1925 n. 47522.

La situazione esemplificata nel punto 5 (“lavoro scritto da altro soggetto ma presentato come proprio”) appare manifestamente riferibile ai casi di laureandi che si affidino e/o commissionino a terzi soggetti la realizzazione della tesi23. In un simile scenario, commette reato sia chi presenta, come propria, la tesi di laurea scritta da altri (art. 1 della legge 19 aprile 1925, n. 475), sia il soggetto (non laureando) che tale tesi di laurea ha redatto (art. 2 della legge 19 aprile 1925, n. 475)24.
Con la mastodontica dilatazione dell’open access, ossia dei materiali liberamente reperibili e accessibili in rete, il plagio è divenuto una lusinga alla quale, talvolta, non è facile resistere25. A maggior ragione, è necessario porre in essere quanto possibile per tutelare la probità dell’attività di ricerca, tanto quale bene individuale (diritto d’autore) tanto quanto bene comune, inteso come conoscenza scientifica patrimonio di tutti26.
A fronte di quanto finora enunciato sarebbe indilazionabile che lo studente osservasse elementari ma inderogabili principi:

Etica, antiplagio, sanzioni

Il Codice etico di Sapienza Università di Roma, ad esempio, e in proposito (art. 36 Risultati della ricerca e contrasto del fenomeno del plagio), appare irrefutabile:

 

c. 3. La Sapienza non ammette alcuna forma di plagio e disonestà intellettuale, sia essa intenzionale o derivante da condotta negligente o dall’abuso della posizione gerarchica o d’influenza accademica. Integrano fattispecie di plagio la parziale o totale attribuzione a sé stessi o l’appropriazione della titolarità di progetti, idee, risultati di ricerche o invenzioni appartenenti ad altri, nonché l’attribuzione della paternità di un’opera dell’ingegno ad un autore diverso da quello reale. Il plagio include l’omissione e la falsificazione nella citazione delle fonti e prescinde dall’uso della lingua con la quale i prodotti scientifici sono presentati o divulgati; c. 4. La Sapienza richiede ad ogni componente della comunità di contrastare e segnalare i casi di plagio di cui sia venuto a conoscenza28.

In virtù di quanto precede, deve sempre essere ricordato che il plagio può dar luogo anche all’irrogazione di gravi sanzioni disciplinari. Ove il docente riscontri un’ipotesi di plagio, nel corso della composizione della tesi di laurea, o anche dopo l’invio della domanda di laurea, può richiedere allo studente di rinunciare a presentarsi alla seduta di laurea e/o di emendare, rettificare, integrare, se e in quanto possibile, il testo della tesi, al fine di evitare la bocciatura e, soprattutto, l’applicazione di ulteriori sanzioni. Ai sensi dell’art. 16 r.d.l. 20 giugno 1935, n. 1071 Modifiche ed aggiornamenti al testo unico delle leggi sull’istruzione superiore, le ulteriori sanzioni che possono applicarsi, al fine di mantenere la disciplina scolastica, sono le seguenti:

  1. ammonizione;
  2. interdizione temporanea da uno o più corsi;
  3. sospensione da uno o più esami di profitto per una delle sessioni (ove il plagio intercorra in costanza di corso, ad esempio per una tesina);
  4. esclusione temporanea dall’università, con conseguente perdita delle sessioni di esame.

 Il Preside della facoltà (o il Magnifico Rettore) ammonisce verbalmente lo studente che ha commesso il plagio, dopo aver comunque sentito lo stesso e le sue ragioni. L’applicazione delle sanzioni richiamate dall’art. 16 r.d.l. 20 giugno 1935 n. 1071 di cui ai numeri ii. (interdizione temporanea da uno o più corsi) e iii. (sospensione da uno o più esami di profitto per una delle due sessioni) spetta alla Giunta della facoltà, in seguito alla relazione del Preside (o del Magnifico Rettore). Lo studente deve essere informato del procedimento disciplinare a suo carico almeno dieci giorni prima del giorno fissato per la seduta della Giunta e può presentare le sue difese per iscritto o chiedere di essere udito dalla Giunta medesima. Contro la deliberazione della Giunta, lo studente può appellarsi al Senato accademico. L’applicazione della sanzione di cui al numero iv. (esclusione temporanea dall’università con conseguente perdita delle sessioni di esami) e anche di quelle di cui ai numeri ii. (interdizione temporanea da uno o più corsi) e iii. (sospensione da uno o più esami di profitto per una delle due sessioni), quando ai fatti abbiano preso parte studenti di diverse facoltà o scuole, è decisa dal Senato accademico in seguito alla relazione del Magnifico Rettore o del Preside della facoltà. Tutti i provvedimenti sanzionatori sono resi esecutivi dal Magnifico Rettore. Tutte le sanzioni disciplinari sono registrate nella carriera universitaria dello studente. Le sanzioni disciplinari inflitte in altre università sono integralmente applicate nell’istituto ove lo studente si trasferisca o chieda di essere iscritto. Il Ministro può, in ogni caso, sostituirsi alle autorità accademiche nella determinazione e applicazione delle sanzioni e può modificare la deliberazione presa in materia dalle autorità stesse29.  
Recentemente, Sapienza Università di Roma – al pari di altri atenei italiani30 – ha sottoscritto un contratto con la Società Turnitin per munirsi di “un sistema di rilevamento della somiglianza basato su Internet”, valido per tutte le facoltà, e finalizzato al controllo di originalità delle tesi, a uso esclusivo di studenti e docenti31. Il ricorso a “Turnitin-Servizio antiplagio” è forse il primo strumento di tutela nei confronti dell’utilizzazione illecita della cosiddetta “intelligenza artificiale” nella redazione della tesi di laurea e delle opere letterarie e scientifiche in genere32. D’altronde, il plagio è un reato che, se accertato, dovrebbe sempre essere punito al fine di dissuadere i consociati dal tenere condotte similari. Tutti i cittadini sono tenuti al rispetto delle leggi, ma è evidente che la certezza della pena rappresenta il miglior strumento di prevenzione generale33. Prescindendo dai profili patrimoniali, la lesione del diritto d’autore nel mondo accademico può creare situazioni di danno non facilmente risarcibili e/o ristorabili34. Il plagio nell’opera scientifica, per esempio, pur se accertato in sede giudiziaria, può in ogni caso pregiudicare la vittima che nel periodo in cui la paternità dell’opera è rimasta sub iudice non se ne è potuta avvalere35

La funzione pedagogica della biblioteca

Le biblioteche delle università non hanno quasi mai svolto una funzione attiva nella formazione dei propri utenti (come la s’intende oggi), limitandosi a fornire un luogo per lo studio: le sale di lettura, e a rendere disponibili le proprie collezioni per la consultazione e per il prestito36. Da circa venticinque anni, però, questa tendenza ha subito una drastica inversione e la biblioteca, da spazio fisico di conservazione, si è via via trasformata in un centro di gestione della conoscenza e, più esattamente, in un “terzo luogo”37, nel quale tutti gli attori della relativa comunità accademica, studenti, docenti e personale bibliotecario, hanno iniziato a condividere il sapere e a recitare un copione rilevante, anche tramite l’impiego di web-based instruments38, nella pianificazione di progetti destinati alla didattica, alla ricerca scientifica, alla terza missione e alla diffusione dell’information literacy39. È in un panorama di questo tipo che deve essere inquadrato il rapporto ‘nuovo’ tra laureando e biblioteca: fino agli anni Novanta del XX secolo, lo studente universitario – pur con qualche eccezione – superato l’esame di maturità si recava in biblioteca solo quando, in procinto di laurearsi, doveva necessariamente lavorare per la tesi mostrando, nondimeno, le difficoltà tipiche di chi è poco incline alla lettura critica e alla scrittura40. Oggi, grazie a una diffusione capillare delle informazioni, resa possibile dai programmi che offrono la possibilità di navigare su Internet, e dal fluire di una conoscenza ‘organizzata’ che, per certi versi, può definirsi, a ragione, ‘ipertestuale’41, le cose sono in parte migliorate e la sensazione di smarrimento che attanagliava gli studenti non è più opprimente come in passato, anche se tale frangente non presenta – come si potrebbe agevolmente immaginare – solo vantaggi42. Gli utenti non sono più costretti a recarsi negli archivi e possono comodamente saltare da un documento all’altro per il tramite del World wide web (WWW), che – almeno originariamente – attraverso la condivisione di conoscenza puntava al progresso e a un maggiore benessere e livellamento sociale, nonché all’eliminazione di tutti gli ostacoli nell’accesso alle informazioni43. I bibliotecari, dal canto loro, debbono essere accuratamente formati affinché possano fornire tutti i dispositivi necessari all’approfondimento delle tematiche documentali44. La biblioteca non può certamente supplire alle lacune scolastiche, ma può rivelarsi fondamentale in un processo pedagogico teso a creare orizzonti conoscitivi trasversali e a procurare ai laureandi competenze peculiari come quella di ‘imparare a imparare’, tenendo conto dell’accresciuta importanza delle risorse elettroniche e dei servizi accessibili attraverso la rete45. Il bibliotecario, in una tale prospettiva, non è più solo il soggetto deputato a distribuire materialmente le opere ma è, adesso, la persona che guida il laureando a muoversi nel groviglio di notizie e dati: è il ‘reference bridge’ tra il laureando e la sua indagine46. Inoltre, attenendosi alle disposizioni di legge e ai regolamenti d’ateneo, il bibliotecario assume, con rinnovata energia, compiti educativi primari ragguagliando i laureandi al rispetto del diritto d’autore e invitandoli a esperire qualsiasi mezzo per prevenire le occasioni di plagio, sia per quanto riguarda i materiali cartacei, sia per quanto riguarda i materiali digitali47, favorendo una sensibilizzazione nei confronti della problematica e supportando, al tempo stesso, il lavoro del personale universitario nel sostegno dell’autenticità dei contenuti. In una siffatta visione, i bibliotecari hanno il compito di erudire i laureandi al corretto uso delle citazioni, facendo prender loro coscienza del fatto che le risorse informative sono oggetto di particolari diritti e, come tali, costituiscono beni culturali. Questo lavoro dei bibliotecari, peraltro, deve essere collocato nell’intento più ampio di costruire un mondo più inclusivo ed equo, obiettivo principale anche nel nuovo programma Horizon Europe, dedicato alla ricerca e all’innovazione transnazionali nel periodo 2021-202748.

Le biblioteche hanno la competenza e l’obbligo di partecipare alla validazione e alla valorizzazione della forma e della qualità del sapere, nonché quello di evitare la piaga del plagio e delle pubblicazioni false e predatorie. Le biblioteche si trovano quindi sulla linea di confine tra le aspettative dell’economia e le aspettative di un pubblico critico e democratico. Entrambe le prospettive sono importanti, se intese come due facce della stessa medaglia, o come imperativi necessari che si sostengono e al contempo si limitano reciprocamente. Le biblioteche non sono “neutrali”, ma rappresentano uno spazio di conoscenza sia fattuale che di possibilità che include la meta-conoscenza e la conoscenza dei confini della non-conoscenza. Mantenere le ambivalenze associate riflessivamente aperte e in movimento, offrirle al pubblico e svilupparle ulteriormente è il loro compito più nobile e più strettamente pedagogico49.

La biblioteca è un’istituzione democratica al servizio della società: una realtà operante, costantemente attiva nella sua mission deputata alla conservazione e, al contempo, alla propagazione della conoscenza attraverso modalità tradizionali e innovative50. La biblioteca ha un valore educativo, formativo e pedagogico di assoluto rilievo: si tratta, a ben vedere, di un cantiere culturale di coesione sociale che si prefigge di preparare gli individui alla civile convivenza e al rispetto reciproco.

Conclusioni

La tesi di laurea, triennale o magistrale, di specializzazione, di master o di dottorato, non è solo un mero atto amministrativo, indispensabile ai fini del conseguimento di un titolo universitario e/o post universitario, essendo – al contempo – un’opera dell’intelletto, di natura creativa e, de facto, una pubblicazione scientifica. Durante la stesura dell’elaborato è necessario mettere in campo tutti i mezzi volti a scongiurare la lesione dei diritti di altri soggetti: occorre, in altre parole, evitare l’uso di studi e materiali altrui senza menzionarne la fonte, poiché tale modus agendi prefigura il reato di plagio. Il plagio è un malinconico escamotage: un sotterfugio, neppure troppo astuto, per sottrarsi a un serio e ragionato lavoro editoriale. Per non incorrere nella predetta fattispecie bastano poche norme comportamentali: in primis, la volontà di creare un testo originale e, in secundis, porsi la regola di usare le virgolette («» o “”) per circoscrivere le estrinsecazioni di altri studiosi quando s’intende fruirne nella redazione dei propri contributi. La biblioteca, pertanto, gioca un ruolo chiave poiché dota i laureandi non solo delle informazioni bibliografiche ma anche di tutte le delucidazioni utili per non ledere il diritto d’autore e per non arrendersi alla bassezza del plagio. La biblioteca è, in tale ottica, un’istituzione che diffonde valori basilari come la cultura, la democrazia, la giustizia, l’integrazione e la legalità.

Articolo proposto il 28 luglio 2023 e accettato il 3 novembre 2023. 


Note

LEONARDO SACCO, Sapienza Università di Roma, Biblioteca interdipartimentale di scienze giuridiche, e-mail: leonardo.sacco@uniroma1.it.
Ultima consultazione siti web: 3 novembre 2023.

1 Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia, a cura di Eugenio Garin. Milano: A. Mondadori, 1992, p. 81.
2 Umberto Eco, Come si fa una tesi di laurea, 12. ed. Milano: Bompiani, 2001.
3 Alberto Pojaghi; Gianluca Pojaghi, La tesi di laurea, in quanto dotata di carattere creativo, costituisce opera dell’ingegno e come tale tutelabile ex artt. 2575 c.c. e 2 della legge 22 aprile 1941, n. 633, non essendo l’elencazione delle opere protette dal diritto d’autore, contenute in tali articoli, tassativa ma solo esemplificativa (diritti d’autore - opere dell’ingegno - tutelabilità), «Foro padano», (1995), n. I, coll. 232-236: col. 234. Cfr. Walter Giacardi, Diritto d’autore e tutela della tesi di laurea, «Diritto & diritti», (2003), https://www.diritto.it/wp-content/uploads/old2022/materiali/autore/giacardi.html: «La connessione tra la tesi di laurea e la legge sul diritto di autore è materia assai complessa: l’utilizzazione non autorizzata delle tesi da parte di terzi, tutt’altro che rara, pone infatti il problema della titolarità dei relativi diritti. La legge 22 aprile 1941, n. 633 (Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio) ci dice implicitamente – art. 1, comma primo: “Sono protette ai sensi di questa legge le opere dell'ingegno di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione.”; art. 6: “Il titolo originario dell’acquisto del diritto di autore è costituito dalla creazione dell’opera, quale particolare espressione del lavoro intellettuale” – che essa rientra tra le opere intellettuali tutelate dalla legge». Per una visione d’insieme sul tema “diritto d’autore” negli ultimi trentacinque anni, si veda: Luigi Carlo Ubertazzi, Diritto d’autore, «Digesto delle discipline privatistiche» (sezione diritto commerciale), (1989), n. IV, p. 364-371; Lavinia Savini, Il diritto di seguito dopo il d.lg. 13 febbraio 2006, n. 118, «Aedon», 2 (2006), http://www.aedon.mulino.it/archivio/2006/2/savini.htm; Vincenzo Franceschelli; Domenico Capra, Il diritto d’autore. In: Il diritto d’autore, a cura di Vincenzo Franceschelli [et al.]. Trofarello, Torino: Wolters Kluwer Italia, 2009, p. 109-197; Valeria Falce, La modernizzazione del diritto d’autore. Torino: Giappichelli, 2012; Sebastiano Miccoli, Storia e attualità del diritto d’autore, «AIB studi», 53 (2013), n. 2, p. 119-133, https://aibstudi.aib.it/article/view/8984/8231; Alessandro Ferretti; Salvatore Primiceri; Annalisa Spedicato, Rivoluzione d’autore: il diritto d’autore tra presente e futuro. Pavia: Primiceri editore, 2015; Rosa Maiello, Con licenza parlando: prospettive dei servizi bibliotecari nel mercato dei diritti sulle opere dell’ingegno, «AIB studi», 55 (2015), n. 1, p. 15-33, DOI: 10.2426/aibstudi-11008; Paola Magnani, Il diritto d’autore. In: Proprietà industriale e intellettuale: manuale teorico-pratico, a cura di Riccardo Perotti. Pisa: Pacini giuridica, 2021, p. 255-300, passim.
4 Paola Crugnola, Diritto d’autore e tesi di laurea, «Studium iuris», 5 (2002), p. 588-599 e, per completezza, Giovanna Carugno, Le opere delle arti figurative create in ambito accademico: quesiti e possibili soluzioni di diritto d’autore, «Rivista di diritto delle arti e dello spettacolo», 2 (2021), p. 23-37.
5 Giorgio Spedicato, Il diritto d’autore in ambito universitario. Milano: Simplicissimus book farm; Bologna: Alma mater studiorum, 2011. Ha osservato acutamente Walter Giacardi – Diritto d’autore e tutela della tesi di laurea cit. – che: «Nel caso in cui si volesse pubblicare la tesi di laurea, il contratto più favorevole è quello di edizione, limitata nel tempo, in virtù del quale si concede ad un terzo il diritto di sfruttare economicamente lo scritto (o parte di esso) in ogni forma e modo, nei limiti fissati dalla legge 633/1941 sul diritto d’autore, agli art. 118 e ss., senza tuttavia spogliarsi della titolarità dell’opera. I diritti di carattere morale rimangono all’autore che, pertanto, potrà far valere in qualunque momento il diritto di rivendicare la paternità della propria tesi e di opporsi a qualsiasi modificazione e atto a danno dell’opera stessa, che possano essere di pregiudizio al suo onore o reputazione (art. 20, l. 633/1941). Si ricordi che il laureando/ato conserva anche il diritto di ritirare la pubblicazione dal commercio, qualora ricorrano “gravi motivi morali”, con l’obbligo però di risarcire i danni (art. 142, l. 633/1941)».
6 Si veda, in particolare: Barbara Cusato, Le opere dell’ingegno. Milano: Key editore, 2019, p. 74-75, dove si fa esplicito riferimento alla figura del “tutor” la cui funzione, per analogia, può essere applicata anche alla figura del “relatore”. Per un dibattito articolato del rapporto fra diritto d’autore e tesi di laurea, può essere utile leggere i seguenti lavori: Thesis 99: progetto per la gestione e tutela delle tesi di laurea, a cura di Gianni Penzo Doria. Padova: Cleup, 2001; Diritto d’autore: la proprietà intellettuale tra biblioteche di carta e biblioteche digitali, a cura di Antonella De Robbio; con la collaborazione di Luisa Marquardt; saggi di Paolo Agoglia [et al.]. Roma: Associazione italiana biblioteche, Sezione Lazio, 2001; Angelo R. Pupino, Per una tutela delle dissertazioni di laurea: Sottoscala Recanati, «Belfagor», 57 (2002), n. 4, p. 490-493; P. Crugnola, Diritto d’autore e tesi di laurea cit., passim; G. Spedicato, Il diritto d’autore in ambito universitario cit., passim.
7 Antonella De Robbio, La tesi nel diritto d’autore: un argomento complesso. In: Le tesi di laurea nelle biblioteche di architettura: giornata di studio, Firenze, 28 maggio 2002, a cura di Serena Sangiorgi. Firenze: Firenze university press, 2003, p. 1-9.
8 W. Giacardi, Diritto d’autore e tutela della tesi di laurea cit.
9 Il “deposito” della tesi è uno step rilevante al quale, di solito, non si attribuisce molta importanza. Come ha ben evidenziato Simone Aliprandi, Capire il copyright: percorso guidato nel diritto d’autore. [Milano]: Ledizioni, 2012, https://ia600302.us.archive.org/19/items/CapireIlCopyright/149684807-Capire-il-copyright-Aliprandi-2012.pdf", p. 61-62: «Per la giurisprudenza in materia di diritto d’autore, colui che riesce a dimostrare di essere in possesso di una copia dell’opera prima di altri viene riconosciuto come il primo effettivo autore […]. I metodi per provare l’esistenza di un’opera in una data certa sono vari: depositarla presso enti pubblici tenuti a protocollare e registrare alcuni tipi di documenti, depositarla presso un apposito ufficio della Siae o presso altri enti specializzati […], depositarla presso un notaio, fare in modo che vi venga apposto un timbro postale, aggiungere una marcatura temporale digitale, etc. Un esempio sempre efficace è quello delle tesi di laurea. Qualche settimana prima del giorno prefissato per la seduta di laurea, normalmente l’università chiede il deposito di una copia della tesi (sia essa in versione cartacea o digitale) e la segreteria studenti ci rilascia una ricevuta del deposito. Da quel momento, l’università (specie se si tratta di un’università pubblica) ha l’obbligo di protocollare e tenere in deposito per un certo numero di anni la tesi. Questa costituisce una prova solida dell’esistenza in una data certa della tesi (che appunto è un’opera dell’ingegno a tutti gli effetti e che potrebbe essere passibile di pubblicazione)».
10 Massimo Bustreo, Tesi di laurea step by step: guida per progettare, scrivere e argomentare tesi e prove finali. Milano: Hoepli, 2015, cap. 2, par. 4.
11 Si vedano, in tal senso e, a titolo di esempio, Vittorio Pasteris, Internet per chi studia: come fare una tesi di laurea con Internet. Milano: Apogeo, 1996; Max Giovagnoli, Come si fa una tesi di laurea con Internet e il Web. Milano: Tecniche nuove, 2009.
12 Eduard Stemplinger, Das Plagiat in der Griechischen Literatur. Berlin-Leipzig: Georg Olms Verlag, 1912. Cfr. Maurizio Sonnino, L’accusa di plagio nella commedia attica antica. In: Furto e plagio nella letteratura del classicismo, a cura di Roberto Gigliucci. Roma: Bulzoni, 1998, p. 19-51.
13 La traduzione non letterale, e nostra, del testo latino è la seguente: «Si dice in giro Fidentino che recitando vai i miei libretti, spacciandoli per tuoi. Se permetti che siano detti miei, gratis ti manderò le poesie; se brami invece che siano detti tuoi, acquistali così non saranno più miei». Sul punto, si veda: Roberto Caso, Plagio, diritto d’autore e rivoluzioni tecnologiche. In: Plagio e creatività: un dialogo tra diritto e altri saperi, a cura di Roberto Caso. Trento: Università degli studi di Trento, 2011, p. 5-39: p. 23-24 e note 32-33.
14 Per la citazione, si veda: Tesi verified: certificazione online di tesi online, https://www.tesiverified.it/quando-plagio-tesi#:~:text=DEFINIZIONE,altre%20senza%20indicarne%20la%20fonte. Tra le pubblicazioni più recenti sul “plagio”, si vedano: Roberto Cubelli; Sergio Della Sala, Plagio: una condotta senza giustificazione (Plagiarism: a behaviour that should not be justified), «The future of science and ethics», 5 (2020), p. 63-74, http://eprints.bice.rm.cnr.it/21708/1/7.-Cubelli-Della-Sala-Plagio.-una-condotta-senza-giustificazione-1.pdf; Giulia Dore, Plagio e diritto d’autore: un’analisi comparata e interdisciplinare. Milano: Wolters Kluwer, 2021.
15 Dictionary Merriam-Webster, https://www.merriam-webster.com/dictionary/plagiarize: «Forma verbale transitiva. Rubare e spacciare come propri idee o parole di altri: usare la produzione di un altro senza citare la fonte. Forma verbale intransitiva. Commettere un furto letterario: presentare come nuova e originale un’idea o prodotto derivati da una fonte esistente» – traduzione italiana nostra. Al riguardo, da un punto di vista critico, assai stimolanti appaiono i dati che scaturiscono dalla lettura comparativa dei seguenti contributi: Ron Scollon, Plagiarism and ideology: identity in intercultural discourse, «Language in society», 24 (1998), n. 1, p. 1-24; R. Caso, Plagio, diritto d’autore e rivoluzioni tecnologiche cit.
16 Dictionary Merriam-Webster, https://www.merriam-webster.com/dictionary/plagiarize": «Se le scuole intendono far capire ai loro studenti quanto il plagio sia un reato grave, potrebbero iniziare con una spiegazione della storia della parola. Plagiare (e plagio) derivano dal latino plagiarius “rapitore”. Questa parola, originata dal latino plaga (“rete usata dai cacciatori per catturare la selvaggina”), ha ampliato i suoi significati includendo una persona che ruba le parole, piuttosto che i bambini, di un altro. Quando plagiarius entrò per la prima volta nella lingua inglese, nella forma plagiary, mantenne il suo riferimento originario al rapimento: accezione che, ormai, appare del tutto obsoleta» – traduzione italiana nostra.
17 Cfr. Valentina Ertola, Plagio e contraffazione nel diritto d’autore: il caso Sparasci, «Ius in itinere», 29 luglio 2019 (aggiornato il 13 giugno 2021), https://www.iusinitinere.it/plagio-e-contraffazione-nel-diritto-dautore-il-caso-sparasci-22355.
18 Le regole essenziali per evitare il plagio, https://www.dsu.univr.it/documenti/Avviso/all/all283919.pdf; Come evitare il plagio e il copia-incolla?, https://www.compilatio.net/it/evitare-plagio. In letteratura, si veda, per esempio: Rosa Baroni; Sergio Roncato, Appropriazione del lavoro altrui, plagio consapevole e inconsapevole, autoplagio, «Giornale italiano di psicologia», 39 (2012), n. 2, p. 247-260.
19 U. Eco, Come si fa una tesi di laurea cit., p. 180-182, spiega perfettamente la differenza tra citazione, parafrasi e plagio con esempi illuminanti a corredo. Si veda, nel merito, Enrico Bernard, Pirandello e Tieck: plagio o ispirazione?, «Italica», 91 (2014), n. 2, p. 243-354. Cfr. Parafrasare = plagiare?, 21 giugno 2021, https://www.compilatio.net/it/blog/parafrasare-plagiare.
20 Francesco D’Isa, Plagio o ispirazione, «The Italian review», articolo n. 42 (2023), arte activa, vol. 2, https://www.theitalianreview.com/plagio-o-ispirazione-francesco-disa/.
21 Degno di attenzione: Lina Bolzoni, Il mondo utopico e il mondo dei cornuti: plagio e paradosso nelle traduzioni di Gabriel Chappuys, «I Tatti studies», 8 (1999), p. 171-196.
22 Per inciso, la predetta legge 19 aprile 1925, n. 475 è intitolata: Repressione della falsa attribuzione di lavori altrui da parte di aspiranti al conferimento di lauree, diplomi, uffici, titoli e dignità pubbliche.
23 Gennaro Di Biase, Napoli, il mercato delle tesi di laurea perché molti non sanno scrivere, «Il mattino», 24 settembre 2021; Alessandro Nidi, “Laureandi non sanno scrivere in italiano”/ prof università Napolicomprano le tesi”, «Il sussidiario.net», 25 settembre 2021, https://www.ilsussidiario.net/news/laureandi-non-sanno-scrivere-in-italiano-prof-universita-napoli-comprano-le-tesi/2226855/. Cfr., per esempio, Pietro Boscolo, La scrittura universitaria tra intertestualità e plagio, «Giornale italiano di psicologia», 39 (2012), n. 2, p. 233-245.
24 Si veda, per esempio, Domenico Verde, Il diritto penale dei pubblici concorsi tra vecchie e nuove istanze di tutela, «Archivio giuridico “Filippo Serafini”», 152 (2020), n. 1, p. 131-152.
25 Elena Giglia, Introduzione: che cos’è l’open access. In: Fare open access: la libera diffusione del sapere scientifico nell’era digitale, a cura di Simone Aliprandi. Milano: Ledizioni, 2017, p. 9-15, passim; Rossana Morriello, Dalla pirateria dei libri all’editoria predatoria: un percorso tra storia della stampa ed etica della comunicazione scientifica. Galatina: Ledizioni, 2022; cfr. Rosa Maiello, Open access o del futuro della comunicazione scientifica, «Bollettino AIB», 46 (2006), n. 4, p. 313-316; Maria Teresa Biagetti, Preservare la letteratura scientifica elettronica ad accesso aperto, «JLIS.it», 5 (2014), n. 1, p. 121-148, DOI: 10.4403/jlis.it-9025.
26 Mario Bolognari, La ricerca scientifica è un bene comune, non il terreno degli scontri accademici, «Humanities», 6 (2017), n. 12, p. 1-3.
27 Si veda, in questa precisa ottica: Codice etico dell’Università di Pavia, in vigore dal 26 giugno 2011, art. 3 Doveri fondamentali: «La comunità accademica ritiene essenziali ai fini del conseguimento delle proprie finalità l’integrità morale, l’onestà intellettuale, il rispetto reciproco». Corsivo aggiunto, http://wcm-3.unipv.it/site/home/ateneo/statuto-e-regolamenti/articolo7990.html.
28 Codice etico di Sapienza, emanato con d.r. n. 3430/2022, Ufficio Affari penali, disciplinari e contenzioso studenti, prot. n. 107441 del 28 novembre 2022, https://www.uniroma1.it/sites/default/files/field_file_allegati/codice_etico_prot_def_0.pdf.
29 L’illustrazione delle fasi procedimentali è tratta da: Linee guida sul plagio, testo approvato nella seduta della Giunta di Facoltà di economia del 20 novembre 2014, https://web.uniroma1.it/fac_economia/sites/default/files/allegati/All_D%20Linee%20guida%20sul%20plagio%20Giunta%2020%20novembre%202014_0.pdf.
30 Si vedano, per esempio, l’Università degli studi di Palermo, https://www.unipa.it/biblioteche/scopri-i-servizi/prevenzione-plagio-unipa/, e l’Università di Torino, https://www.unito.it/node/4686.
 [31] Se ne parla sommariamente nel documento di Sapienza intitolato Politiche di ateneo e programmazione dell’offerta formativa, a.a. 2023-2024, che riporta la data del 31 gennaio 2023, ove si afferma: «Sapienza ha acquisito Turnitin Feedback Studio come strumento di antiplagio per le tesi di laurea per supportare gli studenti e i docenti», https://www2.uniroma1.it/senatoaccademico/verbali/7.2_07_02_2023.pdf. Tutte le facoltà dell’ateneo romano, come pure l’Ufficio dottorato, sono state informate e hanno ricevuto le credenziali per usare il software. I docenti che intendano fruire di Turnitin dovranno rivolgersi alla propria facoltà, che indicherà il responsabile sub-amministratore. Sul website della Facoltà di economia di Sapienza, tuttavia, c’è una pagina dedicata chiamata “Turnitin-Servizio antiplagio”, nella quale è specificato che il servizio è riservato ai soli docenti, con tanto di guida scaricabile in pdf. Si veda: https://web.uniroma1.it/fac_economia/node/7018. In verità, al momento, in Sapienza, il software viene usato unicamente dal corpo docente; in questo periodo di rodaggio, gli studenti possono accedere a Turnitin – attraverso i docenti – ma in un futuro prossimo potranno accedervi in prima persona entrando in una classe specifica creata online da un docente.
32 Julian Nida-Rümelin; Nathalie Weidenfeld, Umanesimo digitale: un’etica per l’epoca dell’intelligenza artificiale, traduzione di Giovanni Battista Demarta. Milano: Franco Angeli, 2019; Laura Trevisanello, Macchine intelligenti che creano ed inventano: profili e rilievi critici del nuovo rapporto tra intelligenza artificiale e diritti di proprietà intellettuale («Trento law and technology research group», student paper n. 54). Trento: Università degli studi di Trento-Facoltà di giurisprudenza, 2019; Antonello Blasi, L’intelligenza artificiale: elementi di critica per un’umanità migliore, «Per la filosofia: filosofia e insegnamento», 38 (2021), n. 113, p. 69-79; Maurizio Lana, Intelligenza artificiale e produzione di testi: una prospettiva storico-critica, «AIB studi», 62 (2022), n. 1, p. 169-196, DOI: 10.2426/aibstudi-13365; sul punto, anche: Rebecca De Fiore, L’intelligenza artificiale scrive articoli scientifici?, «Recenti progressi in Medicina», 118 (2023), n. 4, p. 235-236, DOI: 10.1701/4009.39893; Roberta Mollica, Intelligenza artificiale generativa e plagio, basterà una legge europea?, «Econopoly: numeri idee progetti per il futuro» («Il sole 24 ore»), 10 maggio 2023, https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2023/05/10/intelligenza-artificiale-plagio/.
33 Sergio Bellotti [et al.], La certezza della pena. Milano: Cedam, 2020.
34 Roberto Caso, Il diritto d’autore accademico nel tempo dei numeri e delle metriche, «Trento law and technology research group», research paper n. 36, (2018), p. 1-42.
35 Zara Algardi, La tutela dell’opera dell’ingegno e il plagio. Padova: Cedam, 1978; Alberto Burzio, Il risarcimento del danno da violazione del diritto d’autore, «Diritto industriale», 1 (2003), p. 84-88; Armando Plaia, Proprietà intellettuale e risarcimento del danno. Torino: Giappichelli, 2003; Alberto Maria Gambino, Il danno non patrimoniale per lesione del diritto d’autore. In: Trattato della responsabilità civile, a cura di Salvatore Patti. Torino: Giappichelli, 2010, p. 515-533; Jacopo Ciani Sciolla, Affinità tra violazione del diritto d’autore e lesione dei diritti della personalità da diffamazione ai fini della determinazione del giudice competente a norma dell’art. 20 c.p.c., «Giurisprudenza italiana», (2012), n. 11, p. 2340-2345; Andrea Sirotti Gaudenzi, Il nuovo diritto d’autore: la tutela della proprietà intellettuale nella società dell’informazione, 8. ed.; introduzione di Patrizio Menchetti. Sant’Arcangelo di Romagna: Maggioli, 2014, p. 443-463; Giorgio Giannone Codiglione, Opere dell’ingegno e modelli di tutela: regole proprietarie e soluzioni convenzionali. Torino: Giappichelli, 2017, p. 227-242; Claudia Troisi, Diritto d’autore e strumenti di tutela stragiudiziali, «Comparazione e diritto civile», 1 (2023), p. 35-48.
36 Giovanni Solimine, Struttura dello spazio e tipologia dei servizi: analisi storica e prospettive della lettura e della consultazione in biblioteca, «Bibliotecario: rivista di studi bibliografici», XV, n.s. (1998), luglio-dicembre, p. 1-51. Cfr. Anna Galluzzi, Le biblioteche trent’anni fa, ovvero quando gestione e innovazione non erano di moda. In: Percorsi e luoghi della conoscenza: dialogando con Giovanni Solimine su biblioteche, lettura e società, a cura di Giovanni Di Domenico, Giovanni Paoloni, Alberto Petrucciani. Milano: Editrice bibliografica, 2016, p. 99-111.
37 Per la definizione di “terzo luogo”, si veda: Ray Oldenburg, The great good place: cafes, coffee shops, community centers, beauty parlors, general stores, bars, hangouts, and how they get you through the day. New York: Paragon House, 1989. Il “terzo luogo” è un concetto peculiare che individua luoghi diversi dall’abitazione (primo luogo) e/o dal posto di lavoro (secondo luogo) e che appaiono come «informal public gathering places» (si veda: Ray Oldenburg, Our vanishing ‘third places’, «Planning commissioners journal», 25 (1997), p. 1-6: p. 6). Cfr. Caryl Bosman; Joanne Dolley, Rethinking third places and community building. In: Rethinking third places: informal public spaces and community building, edited by Joan Dolley, Caryl Bosman. Cheltenham-Norhampton: Edward Elgar, 2019, p. 1-19: p. 2; Giorgio Montecchi, Gli spazi della biblioteca: fisico, istituzionale, mentale e, oggi, digitale. In: De bibliotheca: di libri, di uomini, di idee, a cura di Gianluca Montinaro. Firenze: Olschki, 2020, p. 7-16.
38 Sul ruolo delle biblioteche delle università tra XX e XXI secolo, cfr. Paola Vidulli, Come cambia lo spazio della biblioteca: nuove tecnologie e modificazioni tipologiche, «Quaderni del CNBA», 2 (1997), p. 1-8; Klaus Franken, Come la biblioteca va incontro all’utenza: un discostarsi dalla concezione tradizionale dei servizi bibliotecari?. In: Riforma universitaria e rivoluzione dei media, una sfida per le biblioteche universitarie: atti del convegno internazionale, Bolzano, 28-29 settembre 2000, a cura di Klaus Kempf, Franz Berger. S.l.: Casalini libri, 2001, p. 1-6; Manuel Area Moreira; Begoña Gros Salvat; Miguel A. Marzal García-Quismondo, Alfabetizaciones y tecnologías de la información y la comunicación. Madrid: Editorial Sintesis, 2008; Rossana Morriello, Le biblioteche delle università come luogo e come spazio, «Biblioteche oggi», 27 (2009), p. 43-45, http://www.bibliotecheoggi.it/pdf.php?filepdf=20090904301.pdf; Mauro Guerrini, La biblioteca spiegata agli studenti universitari, con Carlo Bianchini, Andrea Capaccioni. Milano: Editrice bibliografica, 2012; Anna Maria Tammaro, Data literacy: formare docenti e studenti alla gestione dei dati di ricerca, «Biblioteche oggi», 35 (2017), p. 19-25, DOI: 10.3302/0392-8586-201707-019-1.
39 A proposito dell’information literacy, si vedano – ad esempio – i seguenti contributi: Carla Basili, Information literacy: un concetto solo statunitense?, «AIDA informazioni», 19 (2001), n. 2, p. 10-13; Stefano Passerini, Sul concetto di information literacy: il ruolo della biblioteca, «Bibliothecae.it», 2 (2013), n. 1, p. 255-264; Miguel-Ángel Marzal Garcia-Quismondo; Giovanni Solimine, Integrazione di programmi di information literacy e visual literacy nel curriculum universitario: una proposta di corso, «AIB studi», 59 (2019), n. 1-2, p. 163-183, DOI: 10.2426/aibstudi-11926; Elisabetta Longhi, Quando è in gioco l’information literacy, «Biblioteche oggi» (2019), luglio-agosto, p. 49-51, DOI: 10.3302/0392-8586-201905-049-1; Laura Ballestra, Information literacy. Roma: Associazione italiana biblioteche, 2020; Luciano Di Mele; Erica Della Valle, Information literacy: uno studio pilota per valutare l’autoefficienza degli studenti universitari. In: Didattica universitaria ibrida: tra emergenza e prospettive future, a cura di Pierpaolo Limone, Giusi Antonia Toto, Nadia Simone. Bari: Progedit, 2022, p. 119-131.
40 Si veda, per esempio, Carmen Dell’Aversano; Alessandro Grilli, La scrittura argomentativa: dal saggio breve alla tesi di dottorato. Firenze: Le Monnier università, 2005.
41 Riccardo Ridi, Prima e dopo la rete: le biblioteche, i bibliotecari e l’organizzazione ipertestuale della conoscenza. In: Bibliotecari al tempo di google: profili, competenze, formazione, relazioni del convegno di “Biblioteche oggi”, Milano, 17-18 marzo 2016. Milano: Editrice bibliografica, 2016, p. 22-38.
42 Carlo Bianchini, Il falso in Internet: autorevolezza del Web, information literacy e futuro della professione, prima parte, «AIB studi», 54 (2014), n. 1, p. 61-74, DOI: 10.2426/aibstudi-9957; Id., Il falso in Internet: autorevolezza del Web, information literacy e futuro della professione, seconda parte, «AIB studi», 54 (2014), n. 2-3, p. 227-240, DOI: https://doi.org/10.2426/aibstudi-10130.
43 Roberto Raieli, La comunità della conoscenza: senso e possibilità del progetto LOD-semantic web. In: Progressi dell’informazione e progresso delle conoscenze: granularità, interoperabilità e integrazione dei dati, a cura di Roberto Raieli; testi di Maria Teresa Biagetti [et al.]; appendice a cura del gruppo di lavoro LOD-Sezione AIB Piemonte. Roma: Associazione italiana biblioteche, 2017, p. 37-76, passim.
44 Cfr. Giovanni Solimine, Le culture della biblioteca, i saperi del bibliotecario. In: Professione bibliotecario: come cambiano le strategie di formazione, a cura di Carlo Federici, Claudio Gamba, Maria Laura Trapletti. Milano: Editrice bibliografica, 2005, p. 45-60; Maurizio Vivarelli, Alcune osservazioni a proposito della formazione del bibliotecario, «AIB studi», 53 (2013), n. 1, p. 101-108, DOI: 10.2426/aibstudi-8810; Anna Maria Tammaro, Formazione continua e riconoscimento delle qualifiche dei bibliotecari. In: Le professioni dei beni culturali: affinità, differenze, sviluppi futuri: atti del convegno MAB FVG, Trieste, 13 dicembre 2013, a cura di Cristina Cocever. Trieste: Eut Edizioni Università di Trieste, 2015, p. 77-57; Ead., Le competenze del bibliotecario digitale, «Biblioteche oggi», 34 (2016), p. 22-31, DOI: 10.3302/0392-8586-201603-022-1; Carla Colombati; Elena Giusti, Il percorso professionale e la carriera del bibliotecario digitale, «Biblioteche oggi», 34 (2016), p. 32-38, DOI: 10.3302/0392-8586-201603-032-1.
45 Giovanni Solimine, La biblioteca: scenari, culture, pratiche di servizio. Roma; Bari: Laterza, 2004, p. 6-17 e passim.
46 Si vedano, per esempio: Alessandra Citti, Percorsi di ricerca bibliografica per laureandi: esperienze della Biblioteca del Campus di Rimini, Università di Bologna, «Biblioteche oggi», 32 (2014), n. 7, p. 29-40, http://www.bibliotecheoggi.it/2014/20140702901.pdf; Annamaria Alfonsi; Laura Montinaro, “Qual è il tuo stile di ricerca?” Un’indagine sul comportamento informativo dei laureandi, «Biblioteche oggi trends», 2 (2016), n. 2, p. 67-80, DOI: 10.3302/2421-3810-201602-067-1; Laura Ballestra, Il diritto di essere consigliati: il servizio di reference in biblioteca. In: L’orgoglio di essere bibliotecari: saggi in ricordo di Maria A. Abenante, a cura di Vittorio Ponzani. Roma: Associazione italiana biblioteche, 2020, p. 305-318.
47 Anna Maria Tammaro, Biblioteca digitale umanistica: quali problematiche e specificità?. In: Scienze umane e cultura digitale, a cura di Anna Maria Tammaro, Sara Santoro. Fiesole: Casalini libri, 2008 (2009 printing), p. 1-19; Aurora Maria Ruiz Bejarano, Fuentes digitales y fuentes impresas: prácticas letradas y plagio en el marco universitario, «Revista chilena de literatura», 94 (2016), https://www.scielo.cl/scielo.php?pid=S0718-22952016000300011&script=sci_arttext&tlng=en; Tatiana Sanches, Citar e referenciar: uma estratégia formativa para o uso ético da informação e prevenção do plágio em meio académico, «Perspectivas em ciência da informação», 24 (2019), n. 3, p. 59-72, DOI: 10.1590/1981-5344/3214.
48 Edwin Keiner; Barbara Gros, Biblioteche universitarie ed ecologia della conoscenza nell’era della post-verità. In: Per tutta la vita: pedagogia come progetto umano, a cura di Giulia Cavrini [et al.]. Milano: FrancoAngeli, 2021, p. 74-84: p. 74.
49 Ivi, p. 81. Cfr. Anna Paola Paiano, Pedagogia e narrazione: il contributo delle biblioteche viventi per la co-costruzione della comunità educante, «Formazione e insegnamento», 20 (2022), n. 1, p. 99-107.
50 Molto interessante, in proposito, appare lo short paper di Vittorio Ponzani, La biblioteca è un’istituzione davvero democratica? Indagini sugli utenti, percezione della biblioteca e conflittualità sociale. In: Cosa è successo in biblioteca?: lettori e biblioteche tra indagine storica e problemi attuali: seminario internazionale di ricerca, Roma 27-28 settembre 2018, a cura di Enrico Pio Ardolino, Alberto Petrucciani, Vittorio Ponzani. Roma: Associazione italiana biblioteche, 2020, p. 85-87. Sul rapporto semantico tra ‘biblioteca’ e ‘sociale’, cfr. Chiara Faggiolani, Biblioteche e biblioteconomia: la pericolosa polisemia della parola “sociale”. In: Seminario hispano-italiano en biblioteconomía y documentación: estado actual y perspectivas de futuro, 29-30 de octubre de 2020, por José Luis Gonzalo Sanchez-Molero, Mercedes Caridad Sebastiàn. Madrid: Universidad Complutense-Universidad Carlos III, 2021, p. 219-227.