Michela Grossi, Roberta Schiavone
Il giusto uso del linguaggio per me è quello
che permette di avvicinarsi alle cose (presenti o assenti)
con discrezione e attenzione e cautela,
col rispetto di ciò che le cose (presenti o assenti)
comunicano senza parole
(Italo Calvino, Lezioni americane)
Nell’attuale contesto caratterizzato da un gran numero di risorse informative virtualmente disponibili, agli strumenti per l’organizzazione dell’informazione e della conoscenza elaborati dalle scienze biblioteconomiche – soprattutto i cataloghi – è richiesto di fornire all’utente il risultato desiderato in maniera più efficiente, cioè meno dispendiosa in termini di tempo, procedure e costi. Da ciò scaturisce la necessità sempre più urgente di sviluppare linguaggi di indicizzazione semantica intesi non solo come strumenti di controllo e normalizzazione terminologica per orientare gli utenti nel recupero delle informazioni, attraverso metodi di analisi concettuale coerenti con l’assetto delle specifiche discipline, ma anche come strutture fondamentali per l’organizzazione e la gestione delle informazioni nell’ambito delle nuove prospettive di interoperabilità offerte dal web. In questo contesto, si inserisce l’idea di sperimentare l’indicizzazione semantica della musica notata non solo come una tra le tante modalità di accesso al documento, ma anche per offrire uno strumento pervasivo per l’organizzazione integrata del servizio di information retrieval delle risorse musicali. Nella convinzione che l’indicizzazione semantica possa costituire una guida a una formulazione efficace dei bisogni conoscitivi degli utenti di una biblioteca specializzata in ambito musicale, il progetto qui presentato offre alcuni spunti di riflessione sul potenziale informativo dell’indicizzazione semantica delle risorse musicali tramite il Nuovo soggettario, al fine di verificare la possibilità di rendere più efficiente il recupero delle informazioni nel Servizio bibliotecario nazionale1.
Il progetto parte da una riflessione sui bisogni informativi degli utenti. Nella prima fase, è stata avviata l’implementazione di nuove forme musicali nel tesauro del Nuovo soggettario, nella categoria ‘cose/forme’ all’etichetta di nodo [Forme relative alla musica] e al sintagma ‘forme musicali’; i termini sono stati normalizzati e strutturati gerarchicamente, per consentire all’utente finale di navigare tra unità informative pertinenti e rilevanti, relative a forme e generi musicali affini2.
Questo contributo – frutto della relazione presentata al convegno internazionale “Look beyond. Indicizzazione per soggetto delle risorse non librarie” (Roma, Università Sapienza, 3 febbraio 2023) organizzato da AIB e ISKO Italia3 – affronta la seconda fase del progetto, formulando alcune proposte operative di indicizzazione semantica della musica notata in relazione alla ‘performance’ intesa non solo come esecuzione della musica da parte dei musicisti ma anche come fruizione da parte degli ascoltatori. Condurremo il nostro ragionamento nella prospettiva biblioteconomica che pone in primo piano i bisogni informativi degli utenti (users-centered), facendo riferimento alla impostazione di Birger Hjørland che definisce l’indicizzazione semantica come la valutazione che l’indicizzatore compie del potenziale informativo di un documento o di una risorsa e che ritiene «the subject of a document (or of any message or sign for that matter) as the epistemological potentialities of that document», dal momento che «the subject of a book (or any other document, or message) is closely related to what kind of answers people can find from reading the book», ricordando inoltre che «different people put different questions in different situations and one single document can in principle answer an infinite number of questions»4.
Da sempre, il mondo musicologico e recentemente anche quello biblioteconomico si interrogano sul significato di contenuto musicale: la riflessione sui processi di significazione del linguaggio musicale è oggetto di studio della semiotica musicale, disciplina nata con il nome di ‘semiologia’ nel 1971. Senza addentrarci nella articolata discussione su quale sia il contenuto delle risorse musicali5, che implica una riflessione sulla doppia natura materiale e immateriale della musica, in questa sede si considerano le risorse musicali come beni materiali anfibi6 che si differenziano dalle risorse tradizionalmente oggetto di indicizzazione semantica per il fatto che, nelle mani degli utenti, si trasformano in eventi sonori performativi. Tra linguaggio verbale e linguaggio musicale – anche se entrambi tracciati su supporto cartaceo – esistono differenze sostanziali, prima fra tutte l’impossibilità di trovare, in ambito musicale, l’equivalente del rapporto denotativo che sussiste nel linguaggio verbale tra parole e oggetti, fenomeni o eventi che esse designano, perché la musica è astrazione. Pertanto, tentare di concettualizzare qualcosa che non è di natura concettuale, è molto difficile. Tuttavia, considerando che l’indicizzazione è l’operazione che si basa sull’analisi concettuale dei documenti al fine di individuare le categorie fondamentali di concetti che costituiscano il tema di base e di collegarli tra loro attraverso un numero limitato e condiviso di relazioni, ci siamo occupate di identificare come chiavi di accesso alle risorse musicali alcuni concetti ritenuti utili e necessari a definirne il contenuto, tenendo inoltre presente l’affermazione di Igor Stravinsky:
music is, by its very nature, essentially powerless to express anything at all, whether a feeling, an attitude of mind, a psychological mood, a phenomenon of nature, etc […]. Expression has never been an inherent property of music […]. It is simply an additional attribute which, by tacit and inveterate agreement, we have lent it, thrust upon it, as a label, a convention – in short, an aspect unconsciously or by force of habit, we have come to confuse with its essential being7.
Dal punto di vista biblioteconomico, la nozione di soggetto comprende una molteplicità di elementi che riguardano il contenuto di un’opera8. Il ‘soggetto’ è infatti un concetto o una combinazione di concetti che rappresenta il tema di base9] all’interno di un’opera (‘ciò’ su cui l’opera è, in inglese aboutness)10, ovvero il tema complessivo e centrale dell’opera, ed esprime potenzialmente il bisogno conoscitivo dell’utente, prestandosi a divenire la chiave di accesso idonea per il recupero dei documenti che contengono l’opera11. In funzione dello sviluppo tematico del soggetto – o di determinati scopi informativi che possono costituire chiavi di accesso ad alcuni tipi di risorse12 – possono essere individuati e selezionati anche altri temi ritenuti rilevanti, che entrano a far parte della formulazione del soggetto, sebbene non siano propriamente riconducibili alla nozione di tema, come, ad esempio, indicazioni cronologiche o bibliografiche relative alla forma intellettuale o materiale.
Nell’ambito delle risorse di musica notata,
thema could be defined more broadly as anything (including physical objects, musical forms or genres), not just topical subjects […] MLA does find the thema-nomen model helpful and suggests that it could be extended to include other entities beyond subject13.
Di conseguenza, dal momento che nella descrizione delle risorse musicali SBN adotta appositamente forme musicali e formati bibliografici standardizzati, al fine di usarli come filtri di ricerca, si possono proporre altre chiavi di accesso, basate su quegli elementi costitutivi dell’opera che fanno riferimento a concetti chiave ritenuti necessari o utili ai fini del recupero del potenziale informativo di tali risorse14. In particolare,
for music-users especially, ‘isness’ [i.e. Genere/Forma] is also just as likely, if not more likely, to be the target of a user’s search. Music users search for forms (e.g., Sonatas, Concertos, Hymns, etc.) and genres (Jazz, Country music) regularly. ‘Isness’ is of primary importance in providing access to music material15.
Nelle biblioteche musicali le ricerche più frequenti sono quelle per organico e per genere musicale; peraltro, i generi musicali sono molti e spesso il termine viene confuso con stile e forma. Dare una definizione univoca di genere è molto difficile e pericoloso, dal momento che la musica può essere fruita sotto diversi punti di vista: musica come suono, come esperienza soggettiva, come linguaggio, come categoria della percezione, come approfondimento storico e antropologico, come costrutto sociale, come cura (musicoterapia). Franco Fabbri definisce il genere musicale come «un insieme di eventi (reali o possibili), il cui svolgimento è governato da un insieme delimitato di regole socialmente accettate che sono regole formali e tecniche» (tecniche di esecuzione e strumentazione) e sottolinea che
in gran parte della letteratura musicologica che ha affrontato il problema dei generi […] le norme tecnico-formali sembrano essere le uniche prese in considerazione, al punto che genere, stile e forma diventano sinonimi16,
generando confusione nel loro utilizzo. Tuttavia, lo stesso Fabbri riconosce che, sebbene ogni genere abbia una forma e uno stile tipici, questi non sono sufficienti a delimitarlo.
In ambito musicologico e bibliografico musicale, indicizzare e classificare la musica per generi, è sempre stata un’operazione necessaria. Già dal 1829, l’editore musicale Friedrich Hofmeister pubblicava una bibliografia mensile di tutte le edizioni edite in paesi germanofoni, suddividendole per organico ma anche per generi, così tracciando la disseminazione degli stessi fino alla metà del secolo scorso17.
Oggi i generi si sono moltiplicati in modo esponenziale, dando vita a un caleidoscopio: grazie alle piattaforme di condivisione e ai servizi di streaming on demand come YouTube e Spotify, il mondo può conoscere la musica che si ascolta in India, in Cina, in Africa, l’hip hop pakistano, il rock marocchino, e così via, perché ogni nazione ha il proprio stile musicale, le proprie regole formali e tecniche, i propri strumenti e, con questi, crea il proprio genere.
Utilizzando Machine listening, un’applicazione dell’intelligenza artificiale, Glenn McDonald, tra il 2015 e il 2023, ha classificato oltre 1.500 generi musicali esistenti al mondo analizzando oltre 6.000 brani con Echo Nest, la piattaforma di intelligenza musicale di Spotify che prende in considerazione diversi parametri come il tempo, l’acustica, l’energia, la ballabilità, la forza del ritmo e il tono emotivo. I nomi dei generi musicali, così identificati dalle loro caratteristiche acustiche, sono resi graficamente in un diagramma a dispersione, pubblicato sul sito Every noise at once18 generato dagli algoritmi dell’IA, che mappa tutti i generi musicali attraverso lo spettro sonoro in cui i suoni elettronici risiedono in alto, gli organici in basso, quelli atmosferici a sinistra e quelli incalzanti a destra19.
Figura 1 – Rappresentazione visiva dei generi su Every noise at once
Anche sulla piattaforma Every noise at once è possibile fare una ricerca per genere, come mostra la riproduzione della ricerca ‘chamber ensemble’ (musica da camera) nell’ambito della tradizione classica riportata in Figura 2. Si tratta di uno strumento molto utile, soprattutto per i catalogatori di risorse audio che spesso appartengono a generi musicali di difficile definizione20.
Figura 2 – Ricerca ‘chamber ensemble’ (musica da camera) su Every noise at once
Al fine della nostra trattazione, procederemo con l’analisi di un case study. Poniamo che un utente sia interessato a trovare e ottenere21 delle composizioni di musica da camera di Arnold Schönberg (Vienna 1874 – Los Angeles 1951), compositore austriaco teorico del metodo dodecafonico che ha composto musica sia per il genere strumentale che per quello vocale. Per rispondere alla prima domanda dell’utente (trovare), solitamente il bibliotecario musicale inizia a fare una ricerca sui principali strumenti bibliografici musicali e successivamente sugli OPAC e MetaOPAC nazionali e internazionali. Per comodità di trattazione, analizzeremo, in prima battuta, i risultati della ricerca in alcuni importanti OPAC internazionali e, successivamente, quelli dell’OPAC SBN.
Già dagli anni Trenta del secolo scorso, nei paesi di area anglosassone, si è iniziato a ragionare su come potenziare l’accesso alle risorse musicali per cercare di supplire alle criticità di Library of Congress Subject Headings (LCSH), le norme che comprendono un vocabolario controllato di intestazioni di soggetto da usare nei record bibliografici, cosa non sempre vera per quanto riguarda la musica, come si vedrà oltre. È di quegli anni, infatti, la compilazione di una lista di intestazioni per le composizioni musicali basata sul catalogo a schede della Library of Congress22, una lista che evidenzia un modo di concepire un thesaurus di termini musicali come insieme di descrittori che includono intestazioni funzionali a tutti i tipi di risorse musicali23. Nonostante l’interesse suscitato tra gli operatori delle biblioteche musicali, il progetto non ebbe però un seguito applicativo perché la diversa struttura delle voci non ne permetteva il corretto accorpamento in LCSH.
Un impulso decisivo si ebbe qualche decennio dopo, grazie alle possibilità offerte dalla tecnologia informatica e al successo dell’Art & Architecture Thesaurus sviluppato dal Paul Getty Trust. Nel 1985 la Music Library Association (MLA) formò un gruppo di lavoro, il Music thesaurus project working group, allo scopo di concepire un thesaurus di descrittori «directed toward better access to music in all its various manifestations and to information on music in books, articles, dissertations, and the like»24; un thesaurus – secondo quanto esplicitato nel report del 1989 – «constructed according to accepted standards, […] capable of accommodating different indexing grammars, [able to] support both pre-and post-coordinate use; and […] compatible with LCSH»25. In realtà, come osservato da Daniele Danesi, non si trattava di un nuovo strumento di indicizzazione, bensì di un
travestimento delle LCSH da thesaurus, con la semplice sostituzione dei codici tradizionali propri dei soggettari con quelli dei thesauri e, parallelamente, [al]l’uso disinvolto da parte della Library of Congress del termine thesaurus per tutti i suoi vocabolari controllati26.
Il Music thesaurus project working group non fu l’unico gruppo di lavoro costituito per la creazione di termini per un accesso strutturato alla risorsa musicale. Nel 1993, infatti, un progetto del Library of Congress music subject group, che mirava a un approccio semplice e diretto alla creazione del vocabolario, portò all’identificazione di tre faccette principali: forma, organico e genere.
Ma fu necessario attendere il 2008 affinché la Library of Congress desse avvio a un progetto per sviluppare termini musicali di genere e forma separati dalle intestazioni di soggetto – il cosiddetto Library of Congress genre/form terms for library and archival materials (LCGFT) – per descrivere l’isness (cos’è l’opera musicale) piuttosto che l’aboutness (il suo contenuto) e attendere ancora il 2015 perché questi entrassero nell’uso quotidiano. L’intento della Library of Congress era quello di sviluppare «a dynamic, multi-disciplinary body of genre/form terms that is cohesive, unified, intuitive, and user-friendly»27 e, come già accennato, di supplire alle criticità di LCSH. Queste, infatti, hanno sempre comportato importanti problematiche e limitazioni, soprattutto per quanto riguarda la descrizione delle risorse musicali, in quanto utilizzano intestazioni che non sono soggetti veri e propri ma, piuttosto, una combinazione di genere, forma, organico e altri aspetti che tendono a descrivere cos’è un’opera musicale piuttosto che il suo contenuto28.
Solo per citare alcuni esempi, LCSH propone la stringa ‘rock music’ (che designa un genere), e anche nel contempo ‘sonatas’ (una forma musicale, declinata al plurale) oppure ‘flute and harp music’ (che indica semplicemente l’organico); nelle suddivisioni della stringa questi termini sono seguiti dai formati musicali (ad esempio ‘scores and parts’, cioè partiture e parti).
Altre problematiche riguardano il fatto che genere/forma e organico confluiscono spesso nella stessa stringa ma in maniera non uniforme rivelando disomogeneità che potrebbero disorientare l’utenza e creare perplessità in fase di ricerca. Ad esempio, tra le stringhe di soggetto si trova sia ‘sonatas (violin and piano)’ [forma musicale + mezzi di esecuzione] che ‘guitar music (flamenco)’ [genere + forma musicale] ma anche ‘cantatas, sacred (equal voices) – vocal scores with organ’ [forma musicale + formato bibliografico]. A ciò si aggiunge il fatto che LCSH non fornisce un adeguato accesso ai mezzi di esecuzione29, nel senso che la non corretta indicizzazione non ne permette il riconoscimento accurato da parte della macchina.
È in questo contesto che si inseriscono, quindi, i progetti sviluppati nel corso di questo secolo, sistemi basati su faccette distinte, che utilizzano termini derivati da un vocabolario controllato che ne permette una facile e corretta suddivisione e interpretazione da parte dei software in uso.
Parallelamente al gruppo di lavoro LCGFT, la Library of Congress ha, infatti, istituito altri gruppi di lavoro che hanno sviluppato due distinti vocabolari – il Library of Congress medium of performance thesaurus for music, LCMPT30 e il Library of Congress demographic group terms – che dovrebbero consentire di accedere alla risorsa per organico e terminologia demografica attraverso una struttura gerarchica31. In particolare, lo sviluppo di termini controllati relativi ai mezzi di esecuzione, confluiti in LCMPT, riveste una particolare importanza in quanto l’implementazione di LCGFT e la conseguente futura dismissione di LCSH potrebbero infatti comportare la perdita di tutte le informazioni relative ai mezzi di esecuzione finora inglobate in LCSH.
Nella prima versione di LCMPT, apparsa nel febbraio 2014, il gruppo di lavoro individuò circa 800 termini relativi a mezzi di esecuzione; l’ultima edizione del 2022 ne contiene 914.
Le più importanti biblioteche di area anglosassone – tra esse in primis la Library of Congress e la British Library – hanno cominciato ad utilizzare i vocabolari per genere/forma (LCGFT) e per organico (LCMPT) tra il 2014 e il 2015; le registrazioni bibliografiche create successivamente a quella data contengono sia la stringa di soggetto secondo LCSH, sia il termine o stringa relativo al genere/forma LCGFT (nel campo MARC 655) e la presentazione dell’organico secondo LCMPT (nel campo MARC 382).
Le implementazioni fin qui attuate non sono però andate di pari passo con l’adeguamento degli OPAC. Le informazioni relative al genere/forma e all’organico sono correttamente applicabili in sede di catalogazione e sono visibili tra i dati che compaiono negli OPAC; quello che manca, al momento, è un campo di ricerca specifico per ricercare in prima battuta il genere e la forma (o l’organico)32.
Per ovviare a questa carenza, nell’OPAC della British Library è possibile lanciare una ricerca per parola chiave utilizzando gli operatori booleani o avvalendosi del campo di ricerca per soggetto e, una volta ottenuti i risultati, applicare il filtro ‘genre/form’ e selezionare ad esempio ‘chamber music’ dal menù sulla sinistra e successivamente filtrare secondo ulteriori criteri33.
Figura 3 – OPAC della British Library: maschera di ricerca avanzata
Figura 4 – OPAC della British Library: ulteriori filtri
L’OPAC della Library of Congress, da questo punto di vista, è ancora più carente in quanto, al momento, non permette di ricercare i termini di genere/forma o organico né in fase di ricerca avanzata né attraverso i successivi filtri; l’individuazione di record bibliografici contenenti la stringa di genere/forma, perciò, non è immediata da parte dell’utente.
Figura 5 – OPAC della Library of Congress: maschera di ricerca avanzata
Visto il recente utilizzo dei termini di genere/forma in fase di creazione della registrazione bibliografica, resta il problema della ricerca su registrazioni anteriori all’implementazione dei vocabolari. È in corso di studio l’esplorazione di tecniche automatizzate per assegnare retrospettivamente i termini LCGFT, utilizzando i termini LCSH, nei record bibliografici delle risorse musicali, ma probabilmente la conversione non avverrà in tempi brevi34.
Attualmente, se facessimo una ricerca sugli OPAC della Library of Congress e della British Library utilizzando, come si diceva, i filtri per ricercare la stringa genere/forma ‘chamber music’, otterremmo nel primo caso 10642 registrazioni bibliografiche relative alla musica a stampa, nel secondo caso 5527 risultati.
Tornando al nostro case study relativo alla musica da camera di Arnold Schönberg, al momento i risultati ottenibili secondo i criteri esposti sono solamente uno per la Library of Congress e tre per la British Library.
Detto ciò, in area anglosassone le cose si stanno muovendo abbastanza velocemente, per cui si sta già abbandonando l’uso di LCGFT in favore del Faceted application of subject terminology – FAST35, un sistema semplificato derivato da LCSH, ma ripensato come un vocabolario a faccette post-coordinato basato sul linguaggio corrente che ha incamerato i termini relativi a Genere/Forma ed è implementato sempre nel campo MARC 655.
A partire dal 2015, la British Library ha cominciato a vagliare il possibile utilizzo di FAST all’interno del proprio catalogo, studiandone l’impatto sull’utenza, valutandone la sostenibilità per l’immediato futuro ma mantenendo al contempo l’uso di LCSH36. Dopo un lungo e attento monitoraggio, è stata presa la decisione di sostituire gradualmente FAST a LCSH a partire da luglio 2022. Le stringhe di soggetto LCSH presenti in registrazioni bibliografiche derivate da Library of Congress, OCLC, ecc. vengono mantenute, mentre le nuove registrazioni bibliografiche non le implementano più.
Nella maschera di ricerca avanzata dell’OPAC SBN, le risorse musicali possono essere selezionate utilizzando i filtri generali e quindi il menù a tendina ‘tipo di risorsa’, scegliendo tra i termini: musica a stampa, musica manoscritta, risorsa da proiettare o video, registrazione sonora non musicale, e così via. Tra i campi previsti nella sezione ‘musica (dati specifici)’ si trovano, tra gli altri, la presentazione (il formato bibliografico), la forma musicale e l’organico ma non il genere musicale, la cui assenza crea una lacuna nelle possibili ricerche bibliografiche, anche se i tre filtri citati ‘coprono’ la maggior parte delle stringhe per soggetto elaborate in ambito anglosassone, come più sopra descritto.
L’esempio di ricerca su ‘musica da camera’ a stampa ci aiuta a provare il significato di questa lacuna. Inserendo nella maschera di ricerca semplice dell’OPAC il termine ‘musica da camera’ e poi filtrando la risposta per ‘musica a stampa’ si ottengono, al momento, 435 risorse37. Inserendo nella maschera di ricerca avanzata ‘musica da camera’ come titolo dell’opera musicale (TOM), il sistema estrae 101 risorse di cui 34 raccolte antologiche a stampa, perché le regole di catalogazione musicale prevedono l’utilizzo della forma o del genere (in questo caso ‘musica da camera’) per la compilazione del titolo dell’opera delle raccolte38. Se, infine, impostiamo in ricerca avanzata ‘musica da camera’ come soggetto, il sistema estrae 195 documenti di cui solo 8 risorse di musica a stampa. La ricerca incrociata per Arnold Schönberg e ‘musica da camera’ come soggetto restituisce soltanto 2 risultati di registrazioni sonore musicali e nessuno di musica a stampa.
Quindi, allo stato attuale, per rispondere alla prima domanda dell’utente che vuole trovare edizioni di musica da camera di Schönberg, dovremo, in prima battuta, consultare una voce di enciclopedia per verificare l’elenco delle composizioni dell’autore e, successivamente, cercarle singolarmente nell’OPAC SBN per titolo oppure per organico e/o forma. Ovviamente, si tratta di una ricerca molto onerosa in termini di tempo.
Inoltre, mentre conduciamo queste ricerche, l’utente (musicista e non) ha già ‘scaricato’ la musica da una delle tante piattaforme/biblioteche digitali, come ad esempio, la International music score library project (IMSLP), nota come Petrucci library che consente, attraverso filtri di forma, organico e genere, non solo di trovare ma anche di ottenere la musica a stampa in pubblico dominio39].
Alla luce della sfida, oramai in corso da diversi anni, lanciata dai motori di ricerca presenti sul web e dalle nuove tecnologie informatiche, il presente progetto si propone di migliorare la ricerca delle risorse musicali, rispondendo in modo veloce ed esaustivo alle richieste dell’utente, offrendogli non solo la possibilità di trovare e ottenere ciò che desidera, ma anche, come vedremo, di approfondire ed espandere la ricerca.
Il crescente ricorso ad Internet come strumento utilizzato per la ricerca dell’informazione richiede, alla luce dei problemi legati all’interoperabilità semantica, l’adozione di strategie volte a rendere maggiormente fruibili le risposte fornite dall’OPAC, tramite il quale passano la maggior parte dei servizi della biblioteca. Partendo dal presupposto che la Tabella di Genere musicale, la cui gestione è affidata ai vari Poli SBN, al momento non viene utilizzata – anche se consentirebbe di valorizzare le specificità dei vari Poli (ad es. nel Polo Romagna potrebbe essere inserito il genere ‘ballo liscio’) – la nostra ipotesi è quella di sfruttare il potenziale informativo dell’OPAC SBN nell’ottica di una FRBRizzazione del catalogo40] attraverso l’approccio semantico che, al momento, sembra l’unico capace di offrire la possibilità di avviare una ricerca per genere. Ammettendo che, in ambito musicale, l’opera si esprima attraverso il concetto di genere come categoria a cui appartengono tutte le composizioni, potremmo creare una stringa di soggetto afferente al genere musicale come suo concetto chiave. D’altra parte, l’opportunità di soggettare l’opera è prospettata anche dal nuovo modello LRM in cui la categoria è una tipologia a cui l’opera appartiene ed è possibile categorizzare l’opera per forma e genere, come mostrato in Figura 641.
Figura 6 – Categorizzazione dell’opera per genere/forma nel modello LRM
Creando un legame tra il soggetto e il titolo dell’opera (TOM), questo avrebbe la funzione di raggruppamento indicale non solo rispetto alle manifestazioni, ma anche rispetto al soggetto.
Figura 7 – Legame tra soggetto, TOM e manifestazioni
Per tornare all’esempio di Arnold Schönberg, potremmo creare la stringa di soggetto per la musica da camera, attingendo dal tesauro del Nuovo soggettario, nella fattispecie dalla faccetta ‘forme’ che comprende ‘musica da camera’ come BT di ‘musica vocale da camera’42 e come termine più generale ‘generi musicali’ [forme di espressione musicale che si distinguono a seconda degli strumenti adoperati e dei temi trattati].
In particolare, considerando il sestetto Verklärte Nacht che ha tre versioni – la prima del 1899 e le successive del 1917 e 1943 – l’indicizzazione semantica ci consentirebbe di fare un soggetto per ciascuna espressione, utilizzando il genere come concetto chiave. Intervenendo sull’applicativo di SBN Indice 3 e legando il soggetto al titolo dell’opera musicale (TOM) di ciascuna manifestazione, il sistema potrebbe consentire all’utente di trovare tutte le manifestazioni di musica da camera con lo stesso soggetto appartenenti allo stesso periodo storico, come mostrato nella Figura 8.
Figura 8 – Legame tra la stringa di soggetto e il titolo dell’opera musicale (TOM) delle singole manifestazioni
La Figura 9 mostra la simulazione della ricerca nell’OPAC SBN, selezionando l’autore e il genere ‘musica da camera’ come concetto chiave del soggetto.
Figura 9 – OPAC SBN: Ricerca avanzata per autore e soggetto
La Figura 10 mostra la simulazione dei risultati ottenuti, con la visualizzazione di tutte le composizioni di Schönberg appartenenti al genere di musica da camera, con la possibilità di filtrare le risorse per tipologia (musica a stampa, 12 risultati), utilizzando, se necessario, i filtri a sinistra per forma musicale e titolo dell’opera (TOM).
Figura 10 – Simulazione nell’OPAC SBN dei risultati ottenuti per la ricerca di autore e soggetto ‘musica da camera’
Ovviamente, si potrebbe filtrare la ricerca anche per un particolare organico, impostando una ricerca avanzata nella fase iniziale, come mostrato in Figura 9.
Se, invece, impostassimo la ricerca inserendo in ricerca avanzata ‘musica da camera – sec. 20.’ nel campo soggetto, come mostrato in Figura 11, anche selezionando un particolare organico, otterremmo come risultato tutte le composizioni di musica da camera di tutti i compositori del secolo XX, con la possibilità di filtrare, a sinistra, l’autore o il titolo di proprio interesse.
Figura 11 – Simulazione nell’OPAC SBN della ricerca per soggetto ‘musica da camera – Sec. 20.’
Figura 12 – Simulazione nell’OPAC SBN dei risultati ottenuti dalla ricerca per soggetto di ‘musica da camera – sec. 20.’
Il diagramma di Figura 13 mostra come, a partire dalla interrogazione per soggetto ‘musica da camera – sec. 20.’, si possa produrre una tassonomia di tutte le composizioni di musica da camera del XX secolo, moltiplicando i risultati in modo esponenziale, permettendo all’utente, come si diceva all’inizio, non solo di trovare la risorsa musicale cercata ma anche di scoprirne altre sconosciute e/o inaspettate.
Figura 13 – Diagramma dei risultati della ricerca di ‘musica da camera – sec. 20.»
Al fine di migliorare la risposta alle esigenze poste dalla ramificazione dell’informazione nel web, una ulteriore proposta del progetto prevede l’integrazione nell’OPAC SBN dei termini del tesauro, per dare la possibilità all’utente di navigare nell’albero gerarchico dei singoli termini, per esplorare i materiali collegati allargando o restringendo la ricerca, attraverso termini più generici (BT), più specifici (NT), oppure anche proponendo itinerari di avvicinamento ad altri termini con i termini correlati (RT), come mostrato dalla strutturazione dell’albero gerarchico del termine ‘sinfonie’ riportato in Figura 14, aumentando notevolmente le potenzialità di ricerca e la funzionalità del recupero delle informazioni da parte dell’utente, anche su termini e generi affini.
Figura 14 – Rappresentazione dell’articolazione della risposta alla ricerca dell’utente per ‘sinfonie’
Infatti, convertendo la struttura tassonomica di ciascun termine della gerarchia nel formato del tesauro, e integrando questo nell’OPAC SBN, si offrirebbe all’utente la possibilità di navigare nell’albero gerarchico attraverso l’intera struttura delle relazioni, suggerendo approcci ad altri termini, altre forme o altri generi semanticamente collegati, trasformando il tesauro in uno strumento orientato all’utente e ai suoi bisogni informativi.
Figura 15 – Tesauro del Nuovo soggettario: gerarchia del termine ‘sinfonie’
Questo sviluppo delle potenzialità di SBN in relazione alla semantica, con l’implementazione di stringhe di soggetto relative ai generi musicali e la possibilità di navigare nell’albero gerarchico dei termini del tesauro, garantirebbe la possibilità non solo di rispondere in modo esaustivo e veloce alla prima domanda dell’utente (trovare), ma anche di implementare nell’OPAC SBN la funzione esplorare, ovvero scoprire risorse utilizzando le relazioni tra di esse, collocando le risorse in un contesto, come indicato da LRM43.
Inoltre, l’integrazione del tesauro potrebbe essere usata come base per la mappatura semantica di sistemi di organizzazione della conoscenza che strutturano domini disciplinari differenti o che usano lingue diverse, allineando il Nuovo soggettario con progetti in campo europeo di condivisione di accessi semantici, come il progetto MACS44. La soluzione ideale sarebbe quella di consentire all’utente di interrogare contemporaneamente più banche dati attraverso un meta-OPAC, utilizzando come chiave di accesso la propria lingua madre e ottenendo il recupero, con un’unica formulazione di ricerca, dei documenti indicizzati anche in altre lingue. A questo proposito, sarebbe auspicabile un incremento e una maggiore articolazione delle relazioni semantiche trasversali (RT, Related Terms) al fine di rappresentare in modo più efficace la rete di connessioni concettuali che caratterizzano ogni settore del sapere, oltre a quelle gerarchiche-logiche, integrando in tal modo la funzione svolta dalla struttura ad albero del tesauro. Un ulteriore incentivo all’integrazione del tesauro è costituito, inoltre, dal cosiddetto web semantico, la cui elaborazione teorica si basa sull’impiego di software ‘intelligenti’, in grado di decifrare e interpretare i metadati assegnati alle risorse disponibili in rete per garantire un recupero più efficace dell’informazione, come ad esempio ‘ScoreBot’, la chatbot elaborata dalla Médiathèque della Philharmonie de Paris, allo scopo di facilitare il recupero delle partiture musicali tramite la ricerca con il linguaggio naturale45.
Per rispondere alla seconda domanda dell’utente (come ottenere la musica), si potrebbero sfruttare le ‘connessioni logiche’ che collegano le opere con le entità soggetto correlate (di cui parla LRM) e utilizzare le voci di soggetto come volano per consentire la trasformazione dell’OPAC SBN in library linked data, attraverso collegamenti a vari tipi di risorse al soggetto, a sua volta collegato al titolo dell’opera musicale (TOM), non solo per offrire all’utente la possibilità di scaricare gratuitamente quello che sta cercando, ma anche per completare e/o approfondire la ricerca.
Sebbene il Servizio bibliotecario nazionale abbia già attivato link a risorse digitali interne come teche digitali di singole biblioteche o repertori di fonti (come, ad esempio, il repertorio di libretti Corago), sarebbe tuttavia auspicabile proseguire nel processo di interoperabilità e apertura al mondo bibliografico con il collegamento anche a risorse documentali esterne, quali repertori, basi dati e risorse audio, per trasformare l’OPAC in un aggregatore di risorse open, ad accesso aperto, di cui chiunque possa usufruire, trasformando le ricerche bibliografiche delle risorse di musica in punto di partenza e non di arrivo.
Si potrebbe procedere offrendo il collegamento a biblioteche digitali internazionali, a piattaforme dedicate a particolari repertori o generi, a progetti musicologici e bibliografici particolari o a risorse audio e streaming.
Vorremmo concludere sottolineando che l’indicizzazione semantica non è rappresentata solo da stringhe di soggetto e tabelle di genere, ma anche da keywords e numeri di classificazione. A tal proposito, si dovrà cercare di far confluire nell’archivio delle keywords i termini del tesauro del Nuovo soggettario e, ove possibile, di corredare i soggetti del numero di classificazione decimale Dewey, inserendo anche la possibilità di fare la ricerca con equivalenti verbali dall’inizio della stringa al punto e dal punto alla fine della stringa, legando anche questi dati semantici all’opera per garantire la funzionalità della ricerca libera non specialistica.
Articolo proposto il 31 ottobre 2023 e accettato l’11 gennaio 2024.
MICHELA GROSSI, Conservatorio di Musica ‘Luisa D’Annunzio’, Pescara, email: michela.grossi@conservatoriopescara.it.
ROBERTA SCHIAVONE, Conservatorio di Musica ‘Giuseppe Tartini’, Trieste, email: roberta.schiavone@conts.it.
Il testo rielabora l’intervento tenuto dalle autrici al convegno “Look beyond. Indicizzazione per soggetto delle risorse non librarie” (Roma, 6 febbraio 2023), organizzato da AIB CILW e ISKO Italia, https://www.aib.it/eventi/look-beyond-ita/.
Le autrici condividono i contenuti del contributo nel suo insieme. Si precisa che vanno attribuiti a Michela Grossi tutti i paragrafi eccetto La ricerca per genere negli OPAC delle principali biblioteche di area anglosassone che è stato redatto da Roberta Schiavone.
Ultima consultazione siti web: 15 ottobre 2023.