«Rien en manque à sa gloire; il manquait à la notre». Shera, Ranganathan e la Legge Zero della biblioteconomia

Franco Neri

Premessa

Il contributo prosegue l’analisi delle Cinque leggi della biblioteconomia nell’edizione del 1931 avviata con il saggio Il principio vitale della biblioteca1, e si concentra sul processo di formazione di queste, con il ricorso a fonti trascurate se non ignorate. Jesse Shera è il punto di partenza di questo studio. Egli come epigrafe a premessa del suo Foundations of the public library2 aveva assunto una citazione da Revolutionary New England3 dello storico statunitense James Truslow Adams (1878-1949), il secondo volume della cosiddetta ‘trilogia’ del New England:

The approach to history through the study of institutions marks such an advance over the old chronicles of kings that there is danger of overstressing this aspect of national development. Institutions are even more effects than they are causes of social movements. Like coral islands they are formed by the largely unconscious cooperative efforts of myriads of living organisms. Although we may describe and classify such islands as they appear above the surface, we cannot understand them unless we study first the silent forces working in the unseen depths below.

Nella densa testualità delle Cinque leggi convivono due livelli di trama: da un lato quella dei testi letti o indirettamente citati o prodotti dallo stesso autore; dall’altro la trama della storia.
Ridurre un’opera di tale complessità a principi prescrittivi è, semplicemente, disincarnarla due volte: dalla ricchissima stratificazioni testuale, e dalla storia, per quanto di esperienze, di idee, di tensioni si riflette nelle sue pagine. Significa ridurre a risposta quanto invece è radicalmente innovativo a partire dalla forza della domanda.

«Rien en manque à sa gloire; il manquait à la notre» 1

È il testo dell’iscrizione apposto nel 1778 sotto il busto di Moliere che l’Académie aveva a suo tempo rifiutato di accogliere fra le proprie file.
La citazione – assai diffusa nella letteratura a indicare quelle situazioni in cui una comunità è costretta a rivedere radicalmente i propri criteri di giudizio e censure culturali – è collocata alla fine di un saggio di Jesse Shera, tanto significativo quanto sostanzialmente ignorato dalle riflessione biblioteconomica. Si tratta di S.R. Ranganathan: a study, edito nel 1963 nella rivista fondata da Ranganathan, lo Herald of library science4.
Shera, invitando i propri connazionali a ristudiare nuovamente Ranganathan, scrive a commento della citazione:

American librarianship might well write a similar verdict across the shelf of books that bear the authorship of Ranganathan5.

Il saggio è molto breve, strutturato in otto densi capitoletti. Ogni capitoletto, a partire dal primo (One-man Library movement), rappresenta un potenziale nucleo di ripensamento globale dell’interpretazione prevalente nella biblioteconomia statunitense.
One-man Library movement. La definizione non ha alcuna connotazione retorica: significa che il movimento delle biblioteche è ‘di un solo uomo’ in quanto questi ha tentato di imprimergli proprio quel carattere di unitarietà e di globalità che caratterizza lo sguardo e l’originalità del suo promotore. Da qui il paragone con Henry E. Bliss, da sempre uno dei riferimenti preferiti della riflessione di Shera. Se Bliss ha affrontato con una profondità di orizzonti nuova e ineguagliata (se non da Ranganathan) i temi della classificazione, è pur vero che «Bliss devoted his life almost entirely to problems of classification. Ranganathan took all librarianship as his province»6.
Quest’ultima affermazione sarà di fatto il filo conduttore del saggio e la risposta prima alle critiche americane a Ranganathan richiamate nel secondo (Intellectual brilliance) e terzo capitoletto (Philosopher and a mystic).
Scrive Shera:

One can, with some proprierty, charge that he writes excessively and repetiously, that he has allowed his active intelligence and fertile imagination to range unchecked into areas of librarianship which he is often ill prepared to interpret and that humility has not been one of his greatest virtues. But such faults are often concomitants of intellectual brilliance. We see no criticism that threatens seriously to jeopardize the foundation of the impressive professional structure he has erected7.

È del 7 novembre 1949 la prima lettera di Ranganathan a Shera, l’avvio di un fecondo scambio professionale e intellettuale, documentato in un ricco e duraturo (1949-1971) epistolario8.
Il 26 gennaio 1952 Ranganathan invita Shera a una «intellectual cooperation» sui temi della indicizzazione e della documentazione dilungandosi sull’attività, informalmente strutturata, del Library research circle che si riuniva settimanalmente «in the open Veranda in front of my house».

It has no rules except that [. . .] when we meet [. . .] all our thought should be turned on Library Science, not merely in absorbing what is known but in exploring unknown regions in it [. . .]. The object of the Circle is to promote team-work in series, in doing research in library science9.

Shera in più occasioni in recensioni sulla «The Library quarterly»10 si occupa della produzione scientifica di Ranganathan. Di particolare importanza una recensione del 1954:

These three volumes […] are essentially an elucidation of the five laws of library science. The first law proclaims that «Books are for use» in which «Books» are revealed as a trinity of thought, linguistic and graphic vehicle, and the material upon which they are impressed. «Use» is here understood as the use of the intangible thought content of the book and its indirect use as a physical embodiment of that thought content. «Books are for all», the second law, might be restated as «Every Book its reader», for it emphasises the individual use of books rather the book as an instrument of mass comunication11.

La recensione continua illustrando le Cinque leggi – ricordiamo che Shera si fonda ancora sulla prima edizione del 1931 che egli legge tenendo conto degli sviluppi e delle accentuazioni di Ranganathan stesso a partire dalla seconda metà degli anni Trenta – come fonte di ispirazione e background necessario dei testi recensiti. Proseguendo nella citazione, leggiamo a proposito della Terza legge e delle sue correlazioni con la prima:

The first law emphasizes the importance of intellectual content as the real reason for the existence of the book. But, since rhe consumption of that intellectual content is not an involuntary act, the reader must be attracted to the book by a compelling physical form. Here, then. is recognition of the importance of the aesthetic element in the social utility of the book. Even more, this law [«Every Book its reader»] emphasizes the importance of book selection, for a book that has has no reader has no social utility12.

In questo modo l’accezione di use è individuata sull’asse di una correlazione fra uso individuale e utilità sociale. In secondo luogo Shera, lettore attento e rigoroso, individua e cita esattamente l’originaria formulazione della Seconda legge («Books are for all»), in riferimento alla sua successiva formulazione («Every book its reader») in basilari opere di Ranganathan13.

Una ricerca multilineare: Shera recensore negli anni Quaranta

Il tema dei lettori e dei processi trasformazione delle abitudini dei lettori e, conseguentemente, del ruolo e dell’utilità sociale delle biblioteche, accompagna molte delle riflessioni di Shera, a partire dagli anni Trenta, e trova sviluppi – tuttora solo parzialmente studiati – nella sua attività critica di recensore negli anni Quaranta, in particolare in riviste come The Library quarterly e la Mississippi Valley historical review.
È noto lo Shera storico del movimento delle biblioteche che si rivela compiutamente in Foundations of the public library14. Arsenals of democratic culture15, di Sidney Ditzion e lo studio di Shera sono state considerate da Wiegand le due pietre miliari di un rinnovamento della storiografia nordamericana sulla biblioteca pubblica. C’è di più. Nella produzione intellettuale di Shera – in particolare negli anni 1943-1945 - non poche recensioni riguardano opere su origini e processi di costruzione di movimenti culturali e politici, o su nuovi generi letterari e stili di lettura. Fra le recensioni più rilevanti, tutte collocate fra il 1942 e il 1944, quelle a: Herbert Ross Brown, The sentimental novel in America, 1879-1860; Samuel Eliot Morison e Henry Steele Commanger, The growth of American republic; Fred Wilmot Wellborn, The growth of American nationality, 1492-1865; Merle Curti, The growth of American thought16. Il tema delle origini si fonde con quello dell’analisi dei bisogni che emergono in uno specifico momento storico. La narrazione di Shera è tanto più efficace quando la pagina acquisisce il dinamismo interno che deriva da una lettura di contesto non unilineare.
Il termine growth denota nell’orizzonte di ricerca di Shera quell’insieme di trasformazioni che investono istituzioni, territori, cultura e forme letterarie, insieme al sistema di attese dei cittadini.
Nella recensione all’opera di Curti, Shera – che pure ne sottolinea la significativa utilità informativa, l’accuratezza di fondo e la prospettiva dello storico sociale con una specifica attenzione ai conflitti culturali – tuttavia nota:

...] it is not an important book in the sense that those of Parrington, Beard and Perry Miller are important, for he lacks the brilliance, analytical power and erudition of these three men17.

Vernon Louis Parrington (1871-1949), autore di Main currents of American thought (New York: Harcourt, Brace and Company, 1927); Charles Austin Beard, che all’epoca ha già prodotto due testi basilari per una rinnovata analisi dei fondamenti economici della democrazia americana come The economic interpretation of the Constitution of the United States (1913) e The economic origins of Jeffersonian democracy (1919); Perry Miller (1905-1963), per Orthodoxy in Massachusetts, 1630-1650 (1933) e The new England mind: the seventeenth century (1939) rappresentano i fondatori di quel movimento culturale e di ricerca composito che ha dato vita agli American studies.
Brilliance, analytical power, erudition: genialità e intelligenza fuori dagli schemi; forza di uno sguardo analitico; vastità ed esattezza delle conoscenze. Sono questi i capisaldi su cui Shera costruisce il giudizio di un rilievo specifico, inusuale di un’opera. Vernon Louise Parrington, l’autore fra i tre citati che ebbe la più duratura influenza, aveva scritto nell’introduzione al primo volume18 della trilogia Main currents of American thought:

In pursuing such a task, I have chosen to follow the broad path of our political, economic, and social development, rather than the narrower belletristic; and the main divisions of the study have been fixed by forces that are anterior to literary schools and movements, creating the body of ideas from which literary culture eventually springs19.

Shera condivide questa ricerca di una visione ampia, non limitata da rigide divisioni disciplinari. Le sue recensioni del decennio mettono in risalto, come elementi di valore di un testo critico:

Sono invece apprezzati i contributi – come quello di Brown, The sentimental novel – in cui l’attenzione a nuovi reading habits affronta un tema sino ad allora trascurato dalla ricerca biblioteconomica. Non passa invece l’esame rigoroso di Shera un testo come A history of libraries in Great Britain and North America20 del bibliotecario tedesco Albert Predeek (1883- 1956). Nella sua recensione21 Shera ne mette in evidenza le numerose inesattezze ed errori non solo fattuali, ma anche di collocazione temporale, di definizioni istituzionali (ad esempio: social libraries e proprietary libraries). Ne risulta una cronologia talora incerta e frettolosa, e una incomprensione dello sviluppo del movimento delle biblioteche. Egli afferma nella conclusione:

...] the real shortcoming of the work lies less in factual inaccuracies than in the general poverty of its treatment […] The history of the American library movement still remains to be written. Perhaps it cannot be set down until innumerable students have done much more spadework in the primary sources which are as yet untouched. In the meantime, this book will be be mistakingly characterized and quoted again and again as the authoritative study. Already one reviewer has begun the trend with the assertion that «It will provide an eligible point of departure for teaching and research in this field». Or does he nean that we should depart as far from it as possible?22.

Una ricerca vera non ammette fretta e tantomeno sintesi casuali. Essa è il risultato del convergere necessario di energie intellettuali di studiosi (students) e di un lavoro – all’epoca tutto da intraprendere, e comunque sempre da rinnovare riesaminandone i presupposti – su fonti molteplici.
Marc Bloch nel suo capolavoro incompiuto, L’apologia della storia, aveva scritto:

Più la ricerca si sforza di raggiungere i fatti profondi […] meno le è permesso di sperare chiarezza se non dai raggi convergenti di testimonianze molto diverse per natura23.

E il tema delle fonti e di come interrogarle, di come affrontarne l’alterità di provenienza, cultura, linguaggio per una loro più congrua collocazione, è uno dei fili conduttori del saggio di Shera su Ranganathan.

«Rien en manque à sa gloire; il manquait à la notre» 2

Anche Jesse Shera è biblioteconomo che «took all librarianship as his province». Fra il 1949 e il 1952 pubblica due testi fondamentali: il già citato Foundations of the public library, e Foundations of a theory of bibliography24, proposta di radicale ripensamento dello statuto delle discipline bibliografiche e delle loro correlazioni nell’ambito delle scienze sociali. Foundations (‘Fondamenta’) è presente nel titolo di entrambe le opere.
Non tragga in errore il complemento del titolo del primo studio: origins of the public library movement in New England. I due termini (foundations vs. origins) non sono sinonimici: le origini si collocano nell’orizzonte di una analisi multifattoriale, con la ricostruzione dell’insieme complesso di correlazioni fra istituzioni, comunità, processi sociali culturali ed educativi, soggetti.
Il tema della ricerca delle fondamenta rappresenta il primo essenziale punto di contatto con Ranganathan.
In S.R. Ranganathan: a study vi è un quarto capitoletto, intitolato Uncompromising orthodoxy and heresy of librarians che ne rappresenta il punto di snodo.
Afferma Shera: «Librarians, regrettably, have been particularly addicted to an uncompromising dichotomization of orthodoxy and heresy»25. Siamo oltre la denuncia, da parte della Scuola di Chicago, della scissione fra biblioteconomia e teoria. Qui, indirettamente, Shera pone il problema della interculturalità e dell’audacia come dimensione necessaria della ricerca biblioteconomica e bibliografica e dell’agire delle biblioteche. L’accusa di eccessiva filosofia e misticismo rivolta a Ranganathan riflette in realtà un limite culturale e professionale più profondo: la chiusura in confini disciplinari dati, un’assenza di curiosità intellettuale verso ciò che fuoriesce da perimetri consolidati. Ma, avverte Shera, richiamando indirettamente una costante di fatto dei processi storici e culturali: «[...] despite the neclect of the unconventional, history is rife with the lunacies of one generation that have become the accepted orthodoxy of the next»26.
Si noti l’ironia: lunacies, ‘follie / stranezze’. È la lingua e la censura degli ortodossi che parla, e che espunge dal campo del possibile e del valutabile altre culture biblioteconomiche. Se l’attenzione alla dimensione del servizio e alla valorizzazione dell’utilità sociale della conoscenza registrata (capitoletto quinto, Philosophy of librarianship) può rappresentare il punto di incontro fra la tradizione biblioteconomica americana e Ranganathan, perché non provare a cogliere, da parte di questa, «a richness of tradition and a cultural depth that are all too rare in our professional literature»27?
Troppo tranchant? Non crediamo. Nel breve saggio di Shera ci sono al tempo stesso una lezione e una proposta di metodo critico. Fare i conti, radicalmente, con le fonti e le culture, cercare di comprenderne l’alterità. È un altro modo, complementare nell’accento sulla dimensione interculturale della ricerca biblioteconomica, di porre il problema dello spazio della teoria. 

In origine fu Pudukottai

La municipality di Pudukottai, attualmente, è capoluogo del distretto omonimo, nello stato federato Tamil Nadu28. All’epoca di riferimento (seconda metà anni Venti del Novecento) era uno stato subordinato alla Presidenza di Madras nell’India britannica.
Qui si svolse nel giugno 1926 la “Seventh Pudukotta library conference”. In tale occasione Ranganathan, nel suo ruolo di Presidente, pronunciò un ampio discorso introduttivo. Nelle narrazioni critiche del processo di formazione delle Cinque leggi quel Presidential address29 è stato fondamentalmente trascurato nei suoi contenuti analitici: esso è invece un documento essenziale in quanto costituisce una stupefacente riflessione sulle sfide del movimento indiano delle biblioteche e una profonda rielaborazione dell’esperienza inglese a poco meno di un anno dal suo ritorno.
Ranganathan vi fa cenno nella sua ‘autobiografia’, A librarian looks back30., pubblicata a puntate sullo Herald of library science dal 1963 al 1971, e in volume nel 1992. La relazione introduttiva vi è definita come «almost encyclopaedic»31.
Lo fu certamente per l’ampiezza dei temi svolti, che la relazione enumera in dieci32. Nell’introduzione si richiama lo stato di travaglio della biblioteconomia: «Althogh librarianship is one of the youngest of professions, it is so full of problems and themes [...]»33. Sono parole impegnative. Nella visione di Ranganathan, maturata durante l’esperienza di studio britannica e nel primo anno successivo al suo ritorno, la biblioteconomia non è più library economy, disciplina applicativo-operativa come si era sempre più caratterizzata a partire dagli ultimi quindici anni dell’Ottocento negli Stati Uniti.
Segue History: vi è richiamato il contesto vivo e concreto dello sviluppo, differenziato da paese a paese, del movimento delle biblioteche su scala mondiale. Ranganathan sottolinea questa dimensione ai suoi ascoltatori: il contenuto delle sue riflessioni, anche quando pensato per lo sviluppo di azioni positive di cambiamento nel contesto indiano, ha sempre uno sguardo non locale e neppure solo nazionale.
Ethos and Aim, ‘Etica e finalità’: è il vero filo conduttore della relazione. Ranganathan pone in risalto, assumendo a esemplificazione ironica due importanti figure di bibliotecari del passato in istituzioni di assoluto prestigio, la Biblioteca Bodleiana e quella di Harvard, la presenza di una prassi che non solo ignora il lettore, ma anzi preferirebbe neppure frequentasse la biblioteca34. Rispetto a tali ‘stili’, «These days are fortunatately gone»35.
Quanto segue marca uno sviluppo tematico che segnerà la riflessione di Ranganathan negli anni successivi.

A modern librarian is never happy until he finds a reader for each book, and the book for each reader. He is not the cold silent guardian angel of a heap of books. He is the human agent, whose duty is to establish connection between the right books and the right men at the right time. This change in aim has thoroughly revolutionsed every aspect of librarianship – Library architecture, Library fitting, Library routine, the charging method, Library extension work, book selecxtion method, shelf-arrangement, and above all the qualification expected in Librarians36.

Si devono evitare letture frettolose di questo brano importantissimo. Non vi sono anticipate la Seconda e Terza legge in quanto tali, ma la struttura fondante e le finalità della disciplina e del servizio: l’incontro fra collezioni e lettori, l’intermediazione strutturata intorno a tre elementi (right book / right man / right time) costitutivi della relazione, e le correlazioni fra i processi di servizio (esterni e interni) di una biblioteca.
È un capitoletto di snodo: ogni cesura storica presuppone la riscrittura delle finalità e di prassi e stili ad essa coerenti. Ne sono coinvolti tutti gli aspetti delle discipline bibliografiche.
Ranganathan, come anche Tagore in quegli anni da presupposti convergenti per quanto parzialmente diversi all’origine, sottolineano la necessaria compresenza ed unitarietà del discorso sulla biblioteca e di quello sull’educazione degli adulti. A questo orizzonte è dedicato il capitoletto 4, Relation to adult education. L’educazione di base, diritto per tutti, deve però accompagnarsi a una possibilità di apprendimento oltre la scuola. Come è stato già riconosciuto in Occidente, «Adult education is found to be a permanent national necessity, an inseparable aspect of citizenship, and therefore has to be made life-long», mentre in India ancora «We have neither the adult education nor the library movement in a working form»37.
Il processo di elaborazione di un linguaggio profondo delle biblioteche, di una unitarietà fra le diverse declinazioni di mission, nasce da questo sguardo attento e partecipe alle trasformazioni nella società e alle cesure storiche e culturali nei bisogni educativi e nei processi di apprendimento. L’orizzonte comparativistico è un elemento strutturale di questa analisi, e la dimensione politica è esplicitamente dichiarata nel capitoletto 5, Libraries in Europe.

I choose Great Britain in preference to other European countries deliberately. In the other European countries, the State has a direct and incessant hand in the shaping of the library movement. In England on the other hand, the State is very much in the background […]. After observing the conditions that prevail in the Library world in both classes of countries, I would very much wish that the English tradition should take root in our own country38.

Dopo una presentazione (capitoletti 6-9) dell’articolazione istituzionale del sistema bibliotecario inglese l’esposizione a partire da 9.61 (Lending Department) e sino a 11 (Special libraries) sviluppa un andamento mosso in cui dietro l’illustrazione di alcuni servizi e attività delle biblioteche inglesi (prestito; reference; extension work; servizi per ragazzi; emeroteca di attualità (news-room); collezioni locali, ecc.) si legge in filigrana il confronto con la realtà indiana. Due aspetti meritano una particolare attenzione, perché rappresentano temi primari dei capitoli 2-4 delle Cinque leggi: l’Extension work (9.67, p. 546-47) e 10.37 (Creating readers).
La conclusione del discorso introduttivo termina con l’indicazione (p. 550-551) di possibili priorità per lo sviluppo del movimento delle biblioteche nello stato di Madras. Ranganathan individua risposte di sistema alla fine di una analisi che è stata interamente di sistema: dalla proposta di una specifica legislazione per le biblioteche pubbliche, alla necessità di una nuova consapevolezza delle proprie responsabilità da parte delle autorità locali, alla presenza della biblioteca in quanto tema e risorsa nella formazione degli insegnanti. Il ruolo del bibliotecario (9.62, p. 544) è quello di un professionista che «must be quite up-to date in his knowledge of facts. Above all he must be fired with the spirit of social service»39.
Anche se riferito primariamente all’orizzonte delle local collections, la visione delle risorse è onnicomprensiva di tutte le tipologie di risorse documentarie (literature) dai libri alle carte geografiche alle stampe, ed è sottolineata la necessità di una cooperazione da un lato con l’associazionismo e le istituzioni deputate al trattamento e raccolta di informazioni tematiche sul territorio (economiche, geografiche, geologiche, artistiche), dall’altro con le strutture educative.
L’attenzione al tema educativo, alla professione docente e all’aggiornamento delle sue competenze ne dimostra ancora una volta la centralità precoce nella riflessione ranganathiana, attestata da una intensa collaborazione con riviste pedagogiche.
Se i primi scritti di Ranganathan – come il Presidential address di Pudukottai – trovano spazio nella Educational review, è la South Indian Teacher, promossa dalla South India Teachers’ Union e fondata nel 1928, ad ospitarne numerosi contributi fra il 1928 e il 1931. Il tema delle origini delle Cinque leggi deve essere esplorato anche con il ricorso a queste ed altre tracce coeve.

Fonti e mitologie

Quattro sono i testi fondamentali di Ranganathan sul processo di formazione delle Cinque leggi, e datano tutti dalla seconda metà degli anni Cinquanta alla fine del decennio successivo:

Nella seconda edizione (1957) delle Cinque leggi il nuovo capitolo 0, Genesis, descrive il faticoso processo di elaborazione a 05, Enunciation, che potremmo tradurre con ‘Formulazione’. A differenza di statement, che è sempre formulazione / dichiarazione pubblica, enunciation esprime l’idea di nominazione di qualcosa rimasto sino ad allora in uno stato di elaborazione incompiuta. La sezione ruota intorno ad una scarna cronologia interna di cui si dà solo l’inizio (luglio 1925, ritorno in India) e la fine («late in 1928»), coincidendo questa con la formulazione della Prima legge, grazie all’incontro chiarificatore con il collega matematico Edward Burns Ross (1881-1947).
Una cronologia così drasticamente ridotta è spesso propria delle narrazioni di formazione interiore. La carenza di informazioni fattuali può costituire traccia di una focalizzazione su elementi simbolici spartiacque. La prima domanda che dovremmo porci è se data tale caratteristica del capitolo Genesis, questo possa essere assunto come fonte tout-court senza necessità di ulteriori comparazioni, confronti e verifiche con altri testi e con fonti coeve.
La Sezione 06, Exposition, narra l’esposizione pubblica delle Leggi dinanzi a circa mille insegnanti nel dicembre 1928 alla Madras University, in occasione della Provincial Educational Conference svoltasi al Meenashki College di Chidambaram. Due sono le polarità del racconto: il totale impegno alla riorganizzazione della biblioteca universitaria di Madras; lo stato di ‘pressione’ (pressure) derivante dalla fatica di affrontare compiti così impegnativi e dalla necessità intima di definire concettualmente il senso profondo e i valori unificanti la mission delle biblioteche. Uno stato di sofferenza interiore in ricerca di sintesi. Perché dovremmo praticare una sana prudenza nei confronti di queste fonti, con l’eccezione parziale di Emergence of library science?
La ricostruzione di Genesis ha più le caratteristiche di una rappresentazione di scenario, di uno scenario della memoria innanzitutto, che di una narrazione di contesto. Questo risulterà più chiaro se riflettiamo sulla peculiarità del testo cronologicamente successivo, A librarian looks back.
Si tratta di un’opera con una forte connotazione teleologica, in cui il narratore riesamina (looks back) il suo percorso complessivo di vita nell’orizzonte di ciò che è divenuto, come se la narrazione nel suo svolgersi fosse uno svelamento progressivo di una vocazione: il servizio totale, attraverso la professione bibliotecaria, ai singoli e alle comunità43.
Mohinder Partap Satija44 in più occasioni ne ha messo in evidenza alcune caratteristiche narrative, innanzitutto il fatto che ‒ come recita la sua recensione ‒ «Unlike many autobiographies, this book nowhere describes the life and testament»45. E nella successiva rassegna (1993)46 di pubblicazioni per il centenario di Ranganathan:

The book captures the interesting story of his entry into the profession and narrates with human interest his early days as head of the Madras University Library; his memories and impressions of the School of Librarianship, University College, London; and his mode of work with books and readers. In the second section, we see him as a public figure and a statesman of librarianship. Here with a bagful of facts and figures, he describes his work with library associations, especially the Madras Library Association and the Indian Library Association. The social, cultural, and library milieu are well portrayed. However, his personal and family life find no mention there. Its presentation and style is unusual, with various dialogues. The persons figuring in the autobiography have not been explicitly named but disguised in Colon Classification notation, e.g., Edward B. Ross is “BR“; “B” is mathematics in the CC and “R“ stands for Ross by alphabetical device. The biography is laced with abstract thought, drawing morals47.

La valutazione, come quella coeva di Sewa Singh48, dovrebbe essere – crediamo – diversamente articolata. Singh nella sua rassegna sostiene che:

This autobiography, however, can not be considered complete and comprehensive for various reasons. It does not deal with author’s life before joining at the University of Madra; it does not describe his works and contributions during his tenure at Banaras Hindu university, University of Delhi, in Zurich; and at the DRTC Bangalore; and also, does not indicate his activities from the period of his comung back from Zurich to joining the DRTC; and so on49.

Vi è qui un duplice errore di fondo: il primo, l’incomprensione del genere autobiografico, come se questo fosse – come recitano alcuni dizionari50 – «A biography of oneself narrated by oneself», e quasi che – a varianza d’autore – vi fosse una pretesa di invarianza di contenuto tematico rispetto ad una biografia critica. Philippe Lejeune, sin dal Pacte autobiographique51, per quanto fondandosi su precedenti e exempla letterari, ha offerto una linea di interpretazione flessibile e aperta anche a testi in cui la ‘letterarietà’ non è la dominante di strutturazione del testo. Il mouvement de rétrospection52, che è uno degli elementi fondanti delle autobiografie, necessariamente convive con una selettività forte dei ricordi e delle esperienze, in una rilettura che può lasciare interdetto lo studioso che vi cercasse, forse ingenuamente, conferma a proprie ipotesi interpretative.
In A librarian looks back convivono diverse modalità rappresentative. Questo ne fa una fonte complessa. La narrazione del periodo 1924-1931 è probabilmente quella più vivace, e in essa si fondono stili orientati al racconto di fatti, eventi, situazioni con valutazioni e riflessioni personali. È presente però un’altra linea discorsiva: quella in cui l’incontro personale abbia un valore simbolico rappresentativo. Sir Frederic George Kenyon (1863-1952), all’epoca dell’incontro con Ranganathan (ottobre 1924) principal librarian del British Museum, è nominato come Sir 2K: 2 la notazione per Library Science nella Colon Classification, K la lettera iniziale del cognome, se sufficiente a disambiguare. Analogamente William Charles Berwick Sayers (1881-1960), il maestro e mentore di Ranganathan nel periodo londinese, in grado di muoversi con analoga ampiezza di sguardo sui temi della classificazione come sulla rete di branch libraries o sui servizi per ragazzi alla Biblioteca di Croydon, è 2SA.
La freschezza di taluni dialoghi, il disagio nei confronti della carenza didattica di determinati insegnamenti, in particolare quello di Library catalogue53, la difficoltà a cogliere connessioni significative di mission fra le tante biblioteche visitate: tutto questo rende viva la narrazione. Dietro questo ritmo c’è un dramma di formazione, una partecipata sofferenza elaborativa che fa sì che gli incontri (personali, professionali) siano al tempo stesso esperienze individuali e un travaglio nella disciplina.
Il capitolo BB, Experience with library conferences 1924-1933 (p. 148-161) riguarda gli anni di formazione delle Cinque leggi, dopo il ritorno dalla Gran Bretagna. Il contesto54 è quello dei fermenti e delle lotte sociali, politiche, intellettuali in India. La questione di fondo che dobbiamo porci è se considerare gli anni dal 1924 al 1928 (conferenza di Chidambaram) come un unico tempo lungo di elaborazione, oppure se esso debba essere attentamente disarticolato. La prima è la tesi di Pauline A. Atherton (1929-2024):

Conceived in an incipient form in 1924 and worked upon in the following five years, the Five laws of Library science were formulated in the final form in 1928 and published in 1931, after being used as the basis for the teaching of every branch of library science for three years. The precipitating factor was a series of lectures that Ranganathan delivered to an an audience of about a thousand teachers at the Conference of the South Indian Teachers’ Union in 1928 [...]. It would appear that Ranganathan at first formulated the statement of four laws only – Law 2 to Law 5 in the present set. He felt that some vital pruinciple was missing fron the set and he was obsessed by it55.

Non si sfugge all’impressione che la lettura di Atherton sia fondamentalmente finalistica. Gli anni dal 1924 al 1928 divengono un intenso tempo unitario. Alla fine del 1928 le Leggi sono formulate e – si lascia supporre – sono coerenti con la loro formulazione più nota.
Molto diversa la ricostruzione, ad opera dello stesso Ranganathan, nel citato saggio Emergence of library science (1966). Il tema è trattato sub. A62 – A64 (p. 15-17).
A62 è intitolato Haul up from the trans-conscious. L’occasione per Ranganathan di portare ad un livello di consapevolezza teorica e di rappresentazione quanto variamente soggiaceva sotto le esperienze empiriche delle biblioteche è offerta dalla Annual Educational conference che si sarebbe svolta al Meenaski College di Ciambaradam a dicembre, promossa dall’Università di Madras e dalla South Indian Teachers’ Union.
Il titolo delle conferenze che Ranganathan avrebbe tenuto agli insegnanti sarebbe stato Laws of library science. Egli scrive: «This naming was done in July 1928. This is a case of christening being before birth. What is it that was was going to be born? This was unknown. There, the next few month were spent on cogitation»56.
Quindi a luglio 1928 le Leggi non sono ancora definite né tantomeno nominate, per quanto già un anno e mezzo prima nella relazione a Pudukottai la correlazione e simmetria fra lettori e libri avesse trovato un ampio spazio tematico, proponendosi come uno dei nuclei di riflessione di un’etica della professione: «A modern librarian is never happy until he finds a reader for each book, and the book for each reader»57.
La terza edizione di Prolegomena to library classification58, di un anno posteriore a Emergence of library science, dà una versione ben diversa nel cap. DB, Laws of library science, sub. 06 (Formulation) e 07 (Exposition). Dopo l’incontro chiarificatore con Edward Ross, racconta Ranganathan, e formulata la Prima legge, «The enunciation of the other laws was automatic. About three more hours were spent in filling up five sheets of paper with some decuctions from the five laws in sketeton form. Their enunciation was thus complete»59.
Completamente differente la ricostruzione in Emergence of library science, A64, Four laws in library science

Thus Professor Ross helped in completing the First formulation of the Laws of library science. These were then formulated as:

1 Books are for use;

2 Every reader his or her book and every book its reader;

3 Save the time of the reader;

4 Libray is a growing organism

Lantern slides were made of these laws. Several other slides were also made depicting the functioning of libraries. At Chidambaram, the Four Laws were expounded and their implications were drawn out one after another and illustrated with the slides. In the course of exposition, two reactions developed in me. In the Colon Classification already designed and brought into use in the Madras university library, the digit ‘4’ was mnemonic for ‘Desease’. Therefore, there was a sentimental objection to have ‘Four laws’. Either one of them should be dropped or a fifth should be added. Five Laws were preferred as the digit ‘5’ was mnemonic for ‘Energy’.

Torniamo alla domanda iniziale. Perché dovremmo preferire questa fonte rispetto alle altre?
Per due ragioni fondamentali, una interna alle quattro diverse narrazioni, l’altra di coerenza con il testo finale delle Cinque leggi del 1931. La narrazione di Emergence è l’unica in cui la condizione di pressure interna, di ansia elaborativa, è articolata non solo in un ampio temporale più limitato (1928), ma descritta nelle sue incertezze e problematicità. Il ruolo assegnato a Ross – diversamente da quanto nella seconda edizione delle Cinque leggi (1957: 05) e in Prolegomena (1967: 06), fondamentalmente identici nella esposizione narrativa – è quello di un maieuta che sblocca un processo interno di elaborazione, ma – appunto – di un maieuta. La formulazione, in una fase iniziale, di quattro Leggi anziché cinque, è coerente con una dimensione processuale che, se coglie gli elementi fondamentali, ha ancora da definire più compiutamente correlazioni e gerarchie interne.
Ritorniamo agli scritti di Ranganathan su Educational review e South Indian Teacher. Il confronto con tali fonti è essenziale, in particolare per gli anni 1929-1931.
Arun Kanti Das Gupta60 aveva osservato come alcune parti delle Cinque leggi del 1931 fossero state prima messe alla prova (tried out) in articoli su riviste. Il quadro, riteniamo, è forse ancora più complesso. La riflessione su politiche di sistema per le biblioteche, che è l’asse portante del Model Library Act proposto da Ranganathan alla All Asia Educational conference61 del 1930, attraversa in più punti il capitolo terzo delle Cinque leggi, dedicato alla Seconda legge nella sua conflittuale affermazione su scala mondiale.
Library in modern life, pubblicato su South Indian Teacher62, riprende il filo conduttore della riflessione di Ranganathan a Chidambaram. Si legge infatti in Emergence of library science a proposito della preparazione della Conferenza: «It was arranged that the ideas of modern library service should be broadcast at the Conference»63. Cosa significa modern library? Non è una definizione cronologica, ma una indiretta formulazione di cesura fra una fase governata dalla Legge Books are for preservation rispetto ad un’altra contrassegnata dalla legge Books are for use. È l’orizzonte i cui principi ispiratori Ranganathan sta cercando di definire come Laws of library science, titolo d’insieme delle sue conferenze a Chidambaram.
L’articolo Readers – a nuisance?, pubblicato64 sia su South Indian Teacher che su Educatiuonal review, riprende uno dei punti essenziali per la declinazione di cesura di fase della relazione a Pudukottai, la rappresentazione ironica dell’insofferenza per la presenza dei lettori di due importanti bibliotecari di Oxford e Harvard.
Books for all65 è il titolo di un breve articolo pubblicato nel 1931, coevo all’uscita delle Cinque leggi. Di queste si rilegga l’inizio del capitolo secondo, il primo dei tre dedicati alla Seconda legge, ricordando che le Leggi sono sempre formulate all’inizio di ogni capitolo:

The Second Law of Library Science comes on the heels of the First Law to carry this revolution a step further. It the First Law replaced the concept ‘BOOKS ARE FOR PRESERVATION’, the Second Law widens the concept ‘BOOKS ARE FOR THE CHOSEN FEW’. If the revolutionary cry of the First Law was ‘BOOKS ARE FOR USE’ , the revolutionary cry of the Second Law is ‘BOOKS ARE FOR ALL’[...] ‘EVERY PERSON HIS OR HER BOOK!’ What a volume of ideas rests in a potential state in these words of but seven syllables66.

Instrument of universal education67 è infine il titolo di un contributo pubblicato anch’esso sia su South Indian Teacher che su Educational review, ma è anche la definizione della biblioteca nell’appassionata conclusione del settimo capitolo delle Cinque leggi (1931, p. 415) all’interno del capitoletto The vital principle:

But the vital principle of the library – which has struggled through all the stages of its evolution, is common to all its different forms and will persist bo be its distinguishing feature for all the time to come – is that it is an instrument of universal education, and assembles together and freely distributes all the tools of education and disseminates knowledge with their aid68.

Gli anni 1926-1930 segnano quindi un fervido, talora vorticoso, emergere di temi e uno straordinario tentativo, costantemente rinnovato, di ricerca di unitarietà e di un linguaggio profondo di mission che ridefinisca ad un tempo il senso delle pratiche e della disciplina. La sintesi di questo quinquennio è nelle Cinque leggi e, come ogni sintesi, definisce nuovi equilibri, anche essi provvisori.

Giskard, Daneel e la Legge Zero della Biblioteconomia

Qual è il punto di snodo che, probabilmente, ha sollecitato Ranganathan a metà degli anni Trenta ad una formulazione più restrittiva della Seconda legge rispetto ai contenuti testuali? Con la formulazione ‘a ogni lettore il suo libro’ si costituisce una simmetria fra Seconda e Terza legge (a ogni libro il suo lettore). Tale simmetria permette di collegare da un lato gli obblighi, gli impegni della biblioteca verso un incontro possibile fra lettore e libri, dall’altro di descrivere una relazione che è, in senso lato, amorosa e ispirata a una logica di desiderio.
Nella formulazione tradizionale delle Cinque leggi abbiamo due leggi generali, la prima e l’ultima: due simmetriche, la seconda e la terza; e una, la quarta, che traduce in stile di attenzione e conseguente operatività la simmetria della seconda e terza.
Che fare quindi della Seconda legge nella formulazione da noi ricostruita sulla prima edizione, Books are for all : every person his/her book?
Esaminata dalla prospettiva della generalità, Books are for all: every person his/her book, per quanto collocata nei capitoli 2-4 come formulazione prevalente di Legge, rappresenterebbe una Legge Zero, il corrispettivo dei pre-testi, citati nelle pagine preliminari (Manu/Thoreau /Bacone). Intendiamo Legge Zero nell’accezione asimoviana de I robot e l’Impero69. Nel dialogo notturno fra i due robot telepati, Giskard Reventlov e Daneel Olivaw, quest’ultimo – in risposta allo stupore del primo per l’avere violato la Prima legge della robotica – dichiara:

C’è una legge superiore alla Prima legge, e questa legge afferma che «un robot non può fare del male all’umanità o, tramite l’innazione, permettere che l’umanità riceva danno». Io la considero la Legge Zero della Robotica70.

In tale accezione la Legge Zero (Zeroth Law) riveste un primato interpretativo rispetto alle altre. La sua generalità, e torniamo alle Cinque leggi della biblioteconomia, è tale per cui anche nella riformulazione tradizionale la sua esistenza non dovrebbe essere sottaciuta, essa anzi è elemento vitale imprescindibile. Parte integrante della medesima Legge Zero, è la Legge Education for all, ugualmente pervasiva: è il principio educativo, della conoscenza e dell’(auto)apprendimento. Come il libro dà forma, anche l’educazione dà forma, durante tutto l’arco della vita, a singoli e collettività. La Legge Zero traduce il diritto alla conoscenza e all’educazione per tutti; il diritto che ogni persona e comunità hanno a trovare i ‘propri’ libri, risorse vive di conoscenza che nel tempo accompagneranno nel processo di crescita, apprendimento, cambiamento. Naturalmente non ci interessa proporre una elencazione con sei leggi anziché le usuali cinque. Non è di nessuna utilità. Essenziale invece è riconoscere la tensione, il conflitto che attraversa il testo e in particolare i capitoli 2-4, e il settimo dedicato alla Quinta legge.
Il primo dovere, intellettuale ed etico, che abbiamo nei confronti dei maestri è di comprendere la complessità e l’altezza delle sfide che hanno affrontato; cercare di ricostruirne il pensiero nelle asprezze e nei conflitti, nelle categorie e negli strumenti conoscitivi, nelle trasformazioni, negli intrecci e negli scarti disciplinari; perseguire, come nella lezione di Shera, una lettura di profondità. In questo emergere di tensioni e nella forza delle domande sta innanzitutto la vitalità di un magistero e di un pensiero.

Articolo proposto il 31 dicembre 2024 e accettato il 5 febbraio 2025.


Note

FRANCO NERI, e-mail: franconeri50@gmail.com.
Ultima consultazione siti web: 22 gennaio 2025

AIB studi, vol. 64 n. 3 (settembre/dicembre 2024). DOI 10.2426/aibstudi-14121. ISSN: 2280-9112, E-ISSN: 2239-6152 - Copyright (c) 2024 Franco Neri

1 Franco Neri, Il principio vitale della biblioteca: il sapere e l’apprendimento come beni comuni, «AIB studi», 64 (2024), n. 2, p. 163-180.
2 Jesse Hauk Shera, Foundations of the public library: the origins of the public library movement in New England, 1629-1855. Chicago: Chicago university press, 1949.
3 James Truslow Adams, Revolutionary New England. Boston: Atlantic monthly press, 1923, p. 8-9.
4 Jesse Hauk Shera, S.R. Ranganathan: a study, «Herald of library science», 2 (1963), n. 4, p. 210-213. Il commento finale di Shera è in corsivo nel testo. Il saggio era apparso per la prima volta l’anno precedente con il titolo S.R. Ranganathan: one American view nella «Pakistan library review», 4 (1962), n. 3-4, p. 6-8, e nel 1963, sempre con complemento del titolo one American view, nello «Wilson library bulletin», 37 (March 1963), p. 581-582.
5 J. H. Shera, S.R. Ranganathan cit., p. 213
6 Ivi, p. 210-2011.
7 Ivi, p. 211.
8 Kathryn La Barre, Weaving webs of significance: the classification research study group in the United States and Canada. In: Proceedings of the 2002 Conference on the history and heritage of scientific information systems, edited by W. Boyd Rayward & Mary Ellen Bowden. Medford (NJ): Information today, 2004, p. 246-257.
9 Kathryn La Barre, Weaving webs of significance cit., p. 247-249
10 J.H. Shera, Recensione a: Colon Classification, 3rd ed. Madras: Madras Library Association, 1950, «The Library quarterly», 22 (January 1952), n. 1, p. 59-61; Id., Recensione a: Social education literature for authors, artists, publishers, teachers, librarians, and governments. Delhi: Indian adult education association, 1952; Library book selection. Delhi: Indian Library Association, 1952; Social bibliography or physical bibliography for librarians. Delhi: University of Delhi, 1952, «The Library quarterly», 24 (July 1954), n. 3, p. 255-257.
11 J. H. Shera, Recensione a: Social education literature for authors cit., p. 255.
12 Ibidem.
13 F. Neri, Il principio vitale della biblioteca cit., p. 176-177.
14 Le origini del volume stanno nella tesi di dottorato di Shera, non pubblicata e con identico titolo (Università di Chicago, 1944). La tesi è citata da Ditzion nella bibliografia del suo Arsenals of democratic culture (p. ix e p. 212) insieme al primo importante saggio storiografico di Shera, Literature of American library history, «The Library quarterly», vol. 15, n.1 (January 1945), p. 1-24.
15 Sidney Ditzion, Arsenals of democratic culture. Chicago: American Library Association, 1947.
16 Jesse H. Shera, Recensione a: H. Ross Brown, The sentimental novel, 1789-1860. Durham, N.C.: Duke university press, 1940, «The Library quarterly», 12 (January 1942), n. 1, p. 133-136; Id., Recensione a: Samuel E. Morison; Henry S. Commager, The growth of the American republic 1000 to 1942, 3rd ed. New York: Oxfotd University Press, 1942, vol. II, «Mississippi Valley historical review», 29 (March 1943), n. 4, p. 580-581; Id., Recensione a: Fred W. Wellborn, The growth of American nationality, 1492-1865. New York: The Macmillan company, 1943, «Mississippi Valley historical review», 30 (September 1943), n. 2, p. 249-250; Id., Recensione a: Merle Curti, The growth of American thought. New York: Harper & Brothers, 1943, «The Library quarterly», 14 (July 1944), n. 3, p. 250-252.
17 J.H. Shera, Recensione a: Merle Curti, The growth of American thought cit., p. 251-252.
18 Vernon Louis Parrington, Main currents of American thought, vol. 1. The colonial mind, 1620-1800. New York: Harcourt, Brace and Company, 1927
19 Ivi, p. iii.
20 Albert Predeek, A history of libraries in Great Britain and North America, transated by Lawrence A. Thompson. Chicago: American Library Association, 1947. Traduzione di: Id., Geschichte der Bibliotheken in Grossbritannien und in den Vereiningten Staaten von Nordamerika. Leipzig: O. Harrassowitz, 1940. Predeek era stato studioso di assoluto rilievo negli anni Trenta e il suo saggio sulla formazione del nuovo catalogo alfabetico del British Museum per almeno quattro decenni l’unico rigoroso sul tema: cfr. Albert Predeek, Antonio Panizzi und der alphabetischen Katalog des Britischen Museums. In: Festschrift Georg Leyh. Leipzig: O. Harrassowitz, 1937, p. 257-82, in traduzione inglese col titolo Panizzi and the British Museum catalogue, «The Library Association record», 1937, p. 515-520; 579-582; 622-626.
21 Jesse H. Shera, Recensione a: Albert Predeek, A history of libraries in Great Britain and North America, «The Library quarterly», 18 (July 1948), n. 3, p. 226-228.
22 Ivi, p. 228.
23 Marc Bloch, Apologia della storia, o Mestiere dello storico. Torino: Einaudi, 1998, p. 53. Traduzione italiana dal testo stabilito da Étienne Bloch.
24 Margaret Egan; Jesse H. Shera, Foundations of a theory of bibliography, «The Library quarterly», 22, (April 1952), n. 2, p. 125-137.
25 J. H. Shera, S.R. Ranganathan: a study cit., p. 211.
26 Ivi, p. 212.
27 Ibidem.
28 Ha portato la denominazione di Madras sino al 1969. Il nome della città, nelle fonti dell’epoca fra gli anni Venti e Trenta del Novecento, oscilla nelle pubblicazioni in lingua inglese fra Pudukotta, Pudukottah, e Pudukottai. Noi utilizzeremo la forma attuale Pudukottai, salvo che nella citazione formale delle fonti.
29 Shiyali Ramamrita Ranganathan, Seventh Pudukotta Library Conference: Presidential address, by S. R. Ranganathan, «The Educational Review: a monthly record», 32 (1926), p. 538-551. D’ora in poi, Presidential address. Nelle citazioni si sono rispettate le peculiarità linguistiche del testo. Si ringrazia la dott.ssa Krasimira Petrova di Coherent Digital per la fornitura del documento.
30 Shiyali Ramamrita Ranganathan, A librarian looks back: an autobiography of Dr. S.R. Ranganathan, with an evaluation of his life and work by P.N. Kaula. New Delhi: ABC publishing house, 1992. Citiamo sempre da questa edizione.
31 S. R. Ranganathan, A librarian looks back cit., cap. BB, p. 148.
32 Fra parentesi i riferimenti ai nuclei originari così come numerati da Ranganathan, e la pagina in cui sono descritti.
33 Shiyali Ramamrita Ranganathan, Presidential address cit., p. 538.
34 Il Reverendo John Price (1785-1813) fu bibliotecario alla Bodleiana dal 1757, e responsabile di questa dal 1768 sino alla morte; John Langdon Sibley (1804-1885) fu responsabile della Biblioteca di Harvard dal 1856 al 1877.
35 Shiyali Ramamrita Ranganathan, Presidential address cit., p. 539.
36 Ibidem.
37 S. R. Ranganathan, Presidential address cit., p. 540.
38&Ibidem.
39 Ivi, p. 544.
40 Shiyali Ramamrita Ranganathan, The five laws of library science, 2nd ed. Madras: The Madras Library Association, 1957.
41 Shiyali Ramamrita Ranganathan, Emergence of library science, «Library science with a slant to documentation», vol. 3 (March 1966), n. 1, p. 1-26.
42 Shiyali Ramamrita Ranganathan, Prolegomena to library classification, 3rd ed., assisted by M. A. Gopinath. Bombay: Asia publishing house, 1967.
43 La dimensione di sacralità del servizio si accentua nel passaggio fra la prima e la seconda edizione delle Cinque Leggi. Se nella prima le epigrafi, in funzione di pre-testi sono rappresentate da citazioni, in sequenza, da Manu, Thoreau e Bacone, nella seconda rimane solo quella da Manu: «Condurre il sapere a chi ne è privo, educare ciascuno alla percezione del giusto! Neppure il dono dell’universo intero può eguagliare tale servizio». Nelle traduzioni da testi classici dell’induismo vi è una predilezione per il tono alto e solenne. Solo per essi si dichiara la traduzione e se questa è diversa nel passaggio fra le edizioni, lo è per ragioni di maggiore altezza stilistica. Nella conclusione della Prima legge (cap. 1, p. 73), la citazione dal Bhagavad-Gita, II, v. 47, inno alla sacralità di un servizio disinteressato, figura nell’edizione del 1931 nella traduzione inglese di D.S. Sarma; nell’edizione del 1957 la traduzione, non dichiarata nei riferimenti autoriali, è modificata acquisendo tonalità e ritmi più elevati (cfr. il doppio richiamo ‘thy/thyself’).
44 Mohinder Partap Satija, Recensione a: A Librarian looks back: an autobiography of Dr. S. R. Ranganathan", «Libraries and culture», 27 (Summer 1992), n. 3. p. 347-349; Id., Birth Centenary Literature on Ranganathan: a review, «Third world libraries», 4 (Spring 1993), n. 1, https://worldlibraries.dom.edu/index.php/worldlib/article/view/270/226.
45 Mohinder Partap Satija, Recensione a: A Librarian looks back cit., p. 347.
46 M. P. Satija, Birth Centenary Literature on Ranganathan cit.
47 Ivi.
48 Sewa Sigh, S.R. Ranganathan: a review of a centenary celebration events and literature, «Annals of library science and documentation», 41 (1994), n. 4, p. 142-151. DRTC è il Documentation research and training centre.
49 Ivi, p. 144.
50 Webster’s third new international dictionary of the English language unabridged, [reprint 1961 ed]. Cologne: Konemann, 1993, p. 147.
51 Philippe Lejeune, Le pacte autobiographique. Paris: Seuil, 1975 (Trad.it.: Bologna: Il Mulino, 1986). Ma cfr. ora la nuova edizione (Paris: Seuil, 2012) con postfazione dell’autore e bibliografia aggiornata.
52 Philippe Lejeune, Signes de vie: le Pacte autobiographique 2. Paris: Seuil, 2005, p. 12: «Je me retourne en arrière et je regarde trente ans avant».
53 Le lezioni di Library catalogue sono definite «The dullest and least educative» (S. R. Ranganathan, A librarian looks back cit., p. 38).
54 Così il titolo del cap. AS, Socio-political background (p. 107-111).
55 Pauline A. Atherton, Putting knowledge to work: an American view of Ranganathan’s Five laws of library science. Delhi: Vikas publishing house, 1973: K6, The Five laws are born (p. 139-140).
56 Shiyali Ramamrita Ranganathan, Emergence of library science cit., A62, p. 15
57 S.R. Ranganathan, Presidential address cit., p. 540
58 S.R. Ranganathan, Prolegomena to library classification cit.
59 Ivi, p. 117-118.
60 Arun Kanti Dasgupta, An essay in personal bibliography: Ranganathan Festschrift, vol. II, A bibliography of the writings on and by Dr S R Ranganathan. Bombay: Asia publishing house, 1967, p. 16.
61 Shiyali Ramamrita Ranganathan, Extracts from the model Public library act. In Report of the All Asia Educational Conference (Benares, December 26-30, 1930), edited by D. P. Khattry, under the authority of the All India federation of Teachers’ Association. Allhabad: The Indian press, [1931]. Session XXIV: Library service section, p. 657-692; p. 647-653. La documentazione presentata alla Sessione sulle biblioteca pubblicata anche come: The First All Asia Educational Conference: papers offered to the Librat Section, edited by S.R. Ranganathan. Madras: The South Indian Teacher, 1930.
62 Shiyali Ramamrita Ranganathan, Library in modern life, «South Indian Teacher», 2 (1929), p. 409-416.
63 Shiyali Ramamrita Ranganathan, Emergence of library science cit., A62, p. 15
64 Shiyali Ramamrita Ranganathan, Readers – a nuisance?, «South Indian Teacher», 3 (1930), p. 302-303 e «Educational Review», 36 (1930), p. 551-552.
65 Shiyali Ramamrita Ranganathan, Books for all, «Scholar», 1931, p. 550-552: magazine della Students’ Union del Maharaja College di Viziananagram.
66 Shiyali Ramamrita Ranganathan, The Five laws of library science. Madras: The Madras Library Association, 1931, p. 74-75. Si sono mantenute le peculiarità grafiche dell’edizione. Le formulazioni delle Leggi sono sempre maiuscolizzate.
67 Shiyali Ramamrita Ranganathan, Instrument of universal education, «South Indian Teacher», v. 3 (1930), p. 386-390 e «Educational review», 37 (1931), p. 11-16.
68 Shiyali Ramamrita Ranganathan, The Five laws of library science. Madras: The Madras Library Association, 1931, p. 415.
69 Isaac Asimov, Robots and Empire. New York: Doubleday Books, 1985. Citiamo dall’edizione italiana: I robot e l’Impero. Milano: Mondadori, 1988. Il dialogo notturno a p. 292-297.
70 Isaac Asimov,  I robot e l’Impero cit., p. 294. Abbiamo mantenuto i corsivi del testo.