Le biblioteche statali universitarie

di Maria Cristina Di Martino

Il contesto normativo

Non è possibile affrontare un discorso sulle biblioteche statali universitarie senza fissare alcune tappe del loro percorso amministrativo e gestionale almeno a partire dall'istituzione, nel 1975, del Ministero per i beni culturali1. Tra le biblioteche confluite nel nuovo ministero, nella cui varietà tipologica si rispecchiavano tradizioni storico-culturali, modalità d'integrazione con il territorio di riferimento e con i più ampi scenari nazionali e internazionali quanto mai vari, c'erano le undici biblioteche universitarie di cui una, quella di Torino anche nazionale e una, quella di Bologna, che sarebbe poi stata trasferita all'ateneo bolognese a seguito del decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368.
La nascita del ministero sanciva la separazione amministrativa e gestionale delle biblioteche statali universitarie dagli atenei, una separazione che, almeno in talune realtà, ratificava un processo in corso di attuazione o già di fatto realizzato. Era questo il caso dell'Alessandrina, dei cui travagliati rapporti con l'Università la Sapienza un articolo di Gaetano Colli ripercorre la storia, sottolineando l'attualità di molti nodi problematici nel confronto di voci e interessi discordi2. Fin dall'insediamento della nuova amministrazione regia nel 1870, infatti, si dibatteva sull'appartenenza della biblioteca allo stato o all'università e sull'opportunità di istituire e sviluppare una biblioteca centrale o, invece, potenziare le biblioteche di facoltà, incardinate nella vita dell'ateneo. I problemi si acuirono a seguito del trasferimento dell'Alessandrina, nel corso degli anni Trenta, alla città universitaria con l'accorpamento delle biblioteche di giurisprudenza, lettere e scienze politiche e il successivo trasferimento anche del fondo antico dal salone borrominiano di Sant'Ivo. Se Maria Ortiz, direttrice dell'Alessandrina, sosteneva con forza le ragioni della centralizzazione proponendo sale di consultazione a supporto dello studio e della ricerca specialistica, Luigi De Gregori, in sintonia con il pensiero di Chilovi, dava voce all'opposta esigenza di garantire lo sviluppo di una pluralità di istituti e di responsabilità. Come soluzione radicale De Gregori propugnava un accorpamento di tutte le biblioteche universitarie in un'unica grande biblioteca che fosse, però «la biblioteca fatta per l'università, tutta dell'università, solo dell'università»3.

Il problema delle statali universitarie s'inserisce, a metà degli anni Settanta, nel più ampio dibattito tra policentrismo e accentramento: due spinte di segno contrario in cui si contrappongono da un lato, l'esigenza di decentramento che recepisce le istanze delle regioni che, in quegli anni, compiono il loro percorso normativo, approntano e realizzano strategie e programmi gestionali nel comparto biblioteche, dall'altro la volontà di conservare il controllo centralizzato dello stato, che rivendica compiti di tutela, di omogeneizzazione degli standard di servizio ecc. Non è un caso che negli stessi anni vedono la luce i nuovi istituti regionali e il nuovo ministero. Ma, ancor prima di sovrapposizioni di competenze tra istituti diversi e di coni d'ombra, si deve sottolineare la mancanza di un quadro di riferimento normativo generale, presupposto indispensabile per un sistema bibliotecario nazionale. Ne consegue una mancata definizione di compiti e funzioni tra stato, regioni, enti locali e università che ha ostacolato un reale processo di integrazione tra funzioni centrali e territoriali, con una sostanziale disorganicità programmatica e frammentazione operativa. La storia degli ultimi venticinque anni del secolo scorso, come del resto quella dell'ultimo decennio, è fatta di progetti e proposte, tra cui quelle dell'AIB, e di occasioni mancate, di passi avanti verso l'integrazione e di battute d'arresto.

Luigi Crocetti, nel bellissimo intervento La tradizione culturale italiana del Novecento, sottolineava alcune delle cause della debolezza del sistema bibliotecario italiano. A proposito alla nascita nel 1975 del Ministero per i beni culturali e ambientali, oggi Ministero per i beni e le attività culturali, scriveva: «Nel testo del decreto del presidente della repubblica sull'organizzazione del Ministero per i beni culturali e ambientali [...] non s'infieriva più sui bibliotecari, ormai sistemati, ma sulle biblioteche, non vergognandosi di definirle "organi periferici del ministero", ciò che non era stato immaginato neppure nei tempi della dittatura. Se ne ribadiva così la burocratizzazione. È sempre stupefacente per me che a questo non ci sia stato nemmeno un conato di resistenza organizzata. Forse non si è capito che con quell'iniqua e mostruosa definizione - tuttora in vigore - venivano attaccate le caratteristiche di policentrismo della galassia italiana; [...] Ma più grave è la provocata sconnessione tra biblioteche e cultura (così come credo si possa dire per i musei). Può fare cultura un organo periferico del ministero?»4.

Alle biblioteche pubbliche statali universitarie, organi periferici del MiBAC, il regolamento n. 417 del 19955, ulteriore occasione mancata per un intervento di riorganizzazione complessiva del quadro istituzionale delle biblioteche italiane, assegna genericamente il compito di «attuare il coordinamento con le università nelle forme ritenute più idonee sul piano dei servizi e delle acquisizioni» (art. 2). La genericità dell'enunciato nasce, tuttavia, dalla manifesta esigenza del legislatore di non ingabbiare con lacci e lacciuoli la quotidiana organizzazione e gestione dei servizi, garantendo agli istituti maggiore libertà progettuale ed operativa, tenuto conto delle differenze tipologiche e di contesto delle biblioteche statali. Se viene ribadita, già nei primi articoli, la complementarietà delle biblioteche statali con gli altri istituti bibliotecari «al fine di realizzare un servizio bibliotecario integrato», è altrettanto vero che manca nel regolamento una specifica definizione dei compiti delle due biblioteche nazionali centrali e dell'Istituto centrale per il catalogo unico nonché delle specifiche competenze delle diverse tipologie di biblioteche pubbliche statali, che l'art. 1 elenca in stretto ordine geografico, biblioteche statali universitarie comprese.
Il precedente regolamento (d.P.R. 1501/1967)6, molto più dettagliato e prescrittivo, prevedeva (artt. 41-43) invece una Commissione permanente universitaria, finalizzata anche a orientare la politica degli acquisti nelle biblioteche statali universitarie. Di fatto, la Commissione, che si riuniva a cadenza trimestrale, disponeva di una quota di budget di scarsa rilevanza, specialmente se paragonata alle somme destinate dagli atenei per gli acquisti delle biblioteche delle università e, quindi, aveva possibilità di programmazione e d'intervento assai contenuta. Tuttavia, al di là della sua concreta incisività sulla politica di acquisizioni della biblioteca, la presenza della Commissione costituiva un'opportunità per conservare e rinsaldare rapporti di collaborazione, interistituzionale e personale, con gli atenei di riferimento.

Il decreto legislativo 112/19987 segnava una nuova significativa tappa nella definizione degli assetti istituzionali delle biblioteche statali universitarie. Il decreto tentava di sciogliere il nodo problematico dei rapporti o più spesso della cesura tra biblioteche pubbliche statali universitarie e università. Difatti introduceva, con l'art. 151, la possibilità di trasferimento delle biblioteche pubbliche statali alle università in conformità con la legge 15 marzo 1997 e nel più ampio contesto del conferimento di funzioni e compiti amministrativi a regioni, province, comuni o altre autonomie locali e funzionali, per attuare quelle forme di decentramento che la legge Bassanini additava come via maestra per lo snellimento e la semplificazione dell'attività amministrativa.
In particolare, il capo V del decreto, intitolato a Beni e attività culturali, introduceva le definizioni di "bene culturale", "tutela", "valorizzazione" ecc., e individuava le funzioni e i compiti da riservare allo stato, esplicitando il concetto di "gestione" come complesso di attività da decentrare; secondo il principio della sussidiarietà prevedeva che il Ministero per i beni culturali, con proprio decreto, definisse i criteri tecnico scientifici e gli standard minimi di servizio delle attività trasferite a garanzia di un adeguato livello di sicurezza e di fruizione collettiva dei beni.
In evidente contrasto con l'articolato, che dettagliava definizioni, funzioni e compiti, l'articolo 151, dedicato alle biblioteche pubbliche statali universitarie, enunciava in termini generici e concisi la possibilità di un trasferimento su richiesta delle università, senza precisare i termini dell'operazione né le attività trasferite, gli standard minimi o le altre garanzie da rispettare, demandando tutto alle convenzioni da stipulare tra il Ministero per i beni e le attività culturali e le singole università. In quest'ottica, l'art. 151 rischiava di reintrodurre elementi di discontinuità nella gestione del patrimonio bibliografico senza definire i termini entro i quali configurare il trasferimento di competenze, né stabilizzare un modello operativo, utile non solo per il passaggio dell'Universitaria di Bologna ma applicabile eventualmente ad altre istituzioni bibliotecarie. L'ultimo comma, in particolare, destava preoccupazione in quanto non precisava i criteri di trasferimento del patrimonio bibliografico della biblioteca statale all'istituzione richiedente. Nell'articolo mancavano, inoltre, i riferimenti alle connessioni con il sistema bibliotecario, con i servizi bibliografici nazionali e con i servizi da assicurare non solo all'utenza universitaria, ma anche a un'utenza più generale.

L'articolo 151 - come espressamente riconosciuto anche dall'Associazione italiana biblioteche in un suo documento ufficiale del marzo 1998 - appariva decisamente infelice e sbagliato nella formulazione, ma anche e soprattutto carente e ambiguo nella sostanza e nelle più intrinseche motivazioni: esso introduceva, infatti, la possibilità di trasferimento solo per alcune delle undici biblioteche universitarie statali, quelle per cui le università stesse facevano richiesta, senza inserirlo in un quadro organico e complessivo di politica culturale, di riforma del sistema bibliotecario italiano come risultato di una coerente riforma istituzionale.
L'ipotesi di trasferimento delle biblioteche statali universitarie alle università, di fatto realizzatosi solo per l'Universitaria di Bologna, alimentava sul finire degli anni Novanta un acceso dibattito, oggi di fatto superato dall'unicità del "caso Bologna" e dal silenzio assordante che caratterizza anche i successivi interventi legislativi riorganizzativi del MiBAC8.

Funzioni e compiti

La pluralità di prospettive e opinioni dei soggetti di diversa appartenenza istituzionale trovava spazio nel Convegno bolognese organizzato dalla Commissione per i servizi bibliotecari nazionali e la tutela e dalla sezione Emilia Romagna dell'AIB9. Il Convegno bolognese rappresentava anche un'occasione per riflettere sulla natura e sui compiti delle biblioteche statali universitarie, pur nella loro varietà tipologica e nei diversi orientamenti di servizio, e sul ruolo che esse svolgono nell'ambito regionale e cittadino. Un ruolo a tutt'oggi composito, cui corrispondono compiti e funzioni che possono ricondursi a tre orientamenti distinti, anche se complementari: il supporto allo studio e alla ricerca, la conservazione e la tutela del patrimonio, la pubblica lettura.

Il supporto allo studio e alla ricerca

Il primo indirizzo declina il profilo universitario dell'istituto. Incardinate all'interno degli atenei, e quindi, è il caso dell'Alessandrina e dell'Universitaria di Napoli, anche logisticamente contigue a dipartimenti e facoltà, le biblioteche statali universitarie conservano un legame funzionale con l'ateneo di riferimento anche dopo il progressivo allentamento e la scomparsa, nei primi anni del Novecento, del legame istituzionale e amministrativo e dopo il venir meno, come già si è detto, dell'esplicita prescrizione che questo legame formalizzava attraverso la precisa indicazione di fornire a docenti e discenti il necessario supporto agli studi universitari.
Le statali universitarie hanno dovuto tenere il passo, non senza affanno, con le biblioteche dell'università che, nello scorcio del XX secolo e ancora nei primi anni di questo secolo, hanno conosciuto un notevole slancio organizzativo e gestionale, coltivando una "vocazione tecnologica", agevolata e supportata anche dalla nascita dei sistemi bibliotecari d'ateneo con il conseguente sviluppo di modelli d'integrazione e di cooperazione che hanno determinato positive ricadute specialmente nella politica degli acquisti e nell'erogazione dei servizi. Lo attestano le rilevazioni nazionali del 2002 e del 2006, effettuate dal Gruppo interuniversitario per il monitoraggio dei sistemi bibliotecari d'ateneo (GIM)10, e l'indagine qualitativa del 2009 rivolta ai responsabili SBA e ai delegati per le biblioteche CRUI, da cui emerge che la centralizzazione e il nuovo assetto organizzativo hanno coinvolto in particolare i servizi di biblioteca digitale e gli acquisti di risorse elettroniche e hanno inciso positivamente sulle attività di comunicazione, formazione e sviluppo, sull'area amministrativo-contabile, sui servizi di back office e di front office11.
Non altrettanto rilevante è stato lo sviluppo delle biblioteche statali universitarie sia per quanto riguarda gli investimenti destinati all'incremento delle risorse elettroniche che alla formazione del personale.

L'impegno progettuale e d'intervento del MiBAC nell'ambito delle tecnologie dell'informazione ha seguito due linee programmatiche: lo sviluppo di SBN che tutt'ora, nonostante le difficoltà derivanti dalla vastità dell'impresa, costituisce un prodotto di eccellenza che accredita l'Italia anche in contesti internazionali, come confermano i molti riconoscimenti ottenuti; il progetto Biblioteca digitale italiana (BDI) che, però, attiene al recupero, ai fini della conservazione e fruizione, di segmenti dell'immenso patrimonio bibliografico e documentario delle biblioteche. Sono due linee d'intervento che, naturalmente, hanno coinvolto non solo le biblioteche statali, ma biblioteche ed enti di diversa appartenenza istituzionale, pubblica e privata, perseguendo e realizzando un modello d'integrazione e cooperazione interistituzionale.
Le biblioteche statali universitarie, in particolare quelle logisticamente contigue agli atenei, hanno colto l'opportunità di diversificare e ampliare la propria offerta culturale, avviando e consolidando forme di collaborazione con le università di riferimento con gradi diversi di formalizzazione delle politiche di cooperazione e con particolare riferimento alla condivisione di risorse elettroniche attraverso convenzioni e acquisti consortili.
Il direttore della biblioteca Alessandrina è stato membro del Consiglio scientifico, con compiti di supporto tecnico-consultivo per la gestione del Progetto BIDS12 e di raccordo con la Commissione di area per il sistema delle biblioteche (art. 1, decreto rettorale 000306 del 25 maggio 2007). Un passo in avanti che, tuttavia, ha in seguito segnato una battuta d'arresto anche per i successivi mutamenti degli assetti amministrativi e gestionali dell'ateneo.

Sarebbe, invece, opportuno individuare e sviluppare modelli di cooperazione tra biblioteche dell'università e biblioteche statali universitarie in alcuni settori, primo tra questi la politica e la gestione degli acquisti con particolare riferimento alle risorse elettroniche. L'attuale situazione di compressione del budget, infatti, mette in affanno sia le biblioteche statali universitarie che le biblioteche dell'università e impone di riorientare scelte passate sulla base di alcuni indicatori. Innanzi tutto l'efficacia della tipologia dei contratti con i grandi aggregatori.
In un recente contributo Ezio Tarantino, responsabile delle acquisizioni delle risorse elettroniche della Sapienza, ha evidenziato le criticità del modello contrattuale, detto big deal, che consente l'accesso a prezzi scontati all'intero catalogo della casa editrice, un modello che oggi, a fronte di alcuni vantaggi, come ad esempio l'abbattimento del costo per articolo e l'aumento dell'offerta, presenta alcune criticità legate alla rigidità ed onerosità dei contratti, in un contesto in cui la continua diminuzione del budget e l'analisi comparativa dei dati di accesso alle risorse elettroniche, costringeranno a scelte dolorose, ma inevitabili13. Se, come tutto lascia presagire, in un prossimo futuro le università, le maggiori acquirenti nel mercato dell'editoria elettronica, saranno costrette a ridimensionare gli impegni di spesa e di offerta, lo sviluppo della cooperazione interistituzionale avrebbe ovvie ricadute positive, tra cui anche il sostegno al mercato nazionale e agli editori di nicchia, prevalentemente di discipline umanistiche, settore d'interesse di molte biblioteche statali universitarie.
Altro settore in cui sarebbe auspicabile la convergenza d'interventi tra biblioteche statali universitarie e biblioteche dell'università è la formazione degli utenti. Solo un quarto delle università italiane, concentrate prevalentemente al nord e al centro, ha istituzionalizzato alcune attività di formazione degli utenti. Lo ha sottolineato l'indagine realizzata dal gruppo di lavoro del progetto formazione utenti14 dello SBA di Bologna15.

Diverse sono le cause della lentezza che ha contraddistinto lo sviluppo di un servizio, l'information literacy, la cui importanza strategica comincia ad essere percepita: la carenza di personale che sempre più penalizza la quotidiana erogazione dei servizi negli istituti bibliotecari, le modalità di diffusione e comunicazione del servizio che non stimolano la partecipazione degli studenti, la resistenza degli stessi bibliotecari che ritengono di non possedere le competenze adeguate al compito, le difficoltà di coinvolgimento dei docenti universitari. Alla scarsità di proposte formative corrisponde, ovviamente, la scarsa partecipazione degli utenti, non incentivati da attività che non siano remunerate in crediti formativi e che, spesso sono proposte con linguaggio poco amichevole.
La Direzione generale bilancio e programmazione del MiBAC nel 2009 ha lanciato il progetto d'incentivazione Indagine servizi pubblici culturali16. Obiettivo: il miglioramento della qualità dell'offerta di servizi culturali del MiBAC. È stato somministrato agli utenti, da parte del personale degli istituti aderenti al progetto, un questionario relativo alla valutazione dei servizi culturali con particolare attenzione alla continuità dei servizi, all'accoglienza, all'ascolto e all'efficacia della mediazione informativa.

Il progetto, che ha visto il coinvolgimento anche di biblioteche statali universitarie, s'inseriva nel concorso Premiamo i risultati, indetto dal Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione, volto a premiare l'impegno a migliorare le performance e a valorizzare gli esempi di buona amministrazione.
La Biblioteca universitaria di Napoli, ad esempio, ha partecipato nel 2010 al concorso con il piano La biblioteca, la comunicazione, i giovani, la cui finalità generale è consistita nell'elaborare un modello didattico innovativo, grazie al quale fosse possibile intercettare nuove fasce di pubblico giovanile, diffondere maggiormente la conoscenza della biblioteca e degli strumenti di ricerca bibliografica, instaurare rapporti strutturati di collaborazione con alcune istituzioni scolastiche.
Programmare e stabilizzare percorsi formativi sull'uso dei servizi bibliotecari, sulle modalità di accesso e di utilizzo delle risorse informative, sullo sviluppo delle competenze informative per l'educazione permanente deve diventare una priorità per gli istituti e un'opportunità per gli studenti, in controtendenza con le diffuse abitudini di studio, anzi, per meglio dire, con la mancata consuetudine alla ricerca. Il discorso, è evidente, rimanda al ben più articolato problema dello stato dell'università italiana, da tempo scarsamente competitiva sulla scena internazionale e che oggi, gravata della crisi finanziaria, comprime ancor più l'offerta di strutture e di servizi. Le varie riforme, che si sono sommate, sovrapposte e contrapposte, la frammentarietà dei percorsi formativi, la frattura tra studio e mercato del lavoro, la continua rincorsa ai crediti hanno, di fatto, penalizzato la preparazione degli studenti. Le biblioteche statali universitarie, naturalmente quelle più strettamente collegate agli atenei, sono un osservatorio privilegiato dei comportamenti e delle abitudini di studio degli utenti universitari che, spesso, concentrati sull'esame del momento e sull'acquisto del "pacchetto" di crediti del momento, non utilizzano pienamente l'offerta di servizi, le risorse messe a disposizione dalla biblioteca, le opportunità di costruire un autonomo percorso formativo. Occorre, pertanto, individuare e stabilizzare canali nuovi di scambio e comunicazione con gli utenti, migliorare quelli esistenti e ripensare funzioni e spazi della biblioteca.

Naturalmente le biblioteche statali universitarie presentano una varietà di situazioni, legate alla loro logistica, alla disponibilità di spazi e di servizi offerti dalle biblioteche di ateneo, alla concentrazione di facoltà e dipartimenti o, al contrario, alla loro delocalizzazione nell'ambito del territorio cittadino: varia, di conseguenza, la composizione tipologica degli utenti e l'orientamento della politica degli acquisti degli istituti. Ad esempio, la Biblioteca universitaria di Napoli, dopo lo spostamento del polo scientifico in un'area cittadina molto distante dal centro storico, ha concentrato la sua offerta culturale nelle discipline umanistiche, del resto in continuità con le proprie collezioni storiche, comprimendo le acquisizioni in alcune discipline scientifiche, come scienze matematiche e ingegneristiche. L'Alessandrina, logisticamente incuneata nell'affollatissima Sapienza, è luogo forte di aggregazione dell'utenza universitaria a supporto almeno delle facoltà presenti nella città universitaria. Alla straordinaria affluenza quotidiana, tuttavia, non corrisponde un adeguato utilizzo dei servizi offerti dall'istituto, con particolare riferimento all'accesso e fruizione delle risorse elettroniche, come scarsa è la partecipazione al programma culturale proposto, a meno che, come già si è detto, non siano garantiti crediti.

Le collezioni storiche

L'impegno nel settore della tutela e conservazione, tranne che in alcuni casi, non è stato prioritario per le biblioteche di istituto, di facoltà o di dipartimento, anche se in possesso di collezioni bibliografiche e documentarie di pregio. Non si parla, evidentemente, di progetti di catalogazione e gestione di fondi storici, ma del sistematico impegno programmatico nelle complesse problematiche relative alla conservazione a lungo termine, alla tutela del patrimonio sia antico che moderno. Al contrario, i compiti di tutela e valorizzazione sono sempre stati istituzionalmente importanti per le biblioteche statali universitarie molte delle quali, come l'Universitaria di Napoli, l'Universitaria di Padova o l'Alessandrina di Roma, sono state, tra l'altro, depositarie del diritto di stampa e quindi detentrici anche del compito di archiviazione e conservazione dell'editoria locale.

Le biblioteche statali universitarie, pur nella diversità delle loro vicende storico-bibliografiche, sono istituti con ingenti patrimoni storici. Sono biblioteche che, allo stesso tempo, sono specchio e riferimento della storia culturale cittadina e sono strettamente collegate all'università fin dalla loro istituzione: è questo il caso dell'Alessandrina il cui più importante nucleo costitutivo, la libraria di Francesco Maria II della Rovere, ultimo duca di Urbino, fu trasferito a Roma per volontà di papa Alessandro VII per dare lustro allo studium urbis. Così a Napoli, l'istituzione di una biblioteca fornita di una «quantità bastante di libri di tutte le scienze» e dotata di apposita regolamentazione è legata, prima in Italia, alla riforma degli studi universitari voluta da Pedro Fernandez de Castro, conte di Lemos e viceré di Napoli tra il 1610 e il 161617; così a Modena nel 1772 il duca Francesco III riapre l'università e contestualmente la dota di una biblioteca di carattere soprattutto filosofico-medico-matematico, primo nucleo di un prestigioso istituto che solo con l'unità d'Italia sarà accorpato con l'Estense conservando, tuttavia, autonomia amministrativa e gestionale fino al regolamento del 1995, che formalizza e compatta le due biblioteche, sottolineandone l'unicità sostanziale e la complementarietà.
Le biblioteche statali universitarie hanno attivamente partecipato ai diversi progetti di digitalizzazione, primo tra questi la BDI, promossi dal MiBAC. Lo attestano la presenza di contenuti digitali prodotti dalle biblioteche statali universitarie accessibili da Internetculturale18: dai Disegni navali veneziani del Settecento della Biblioteca universitaria di Padova ad Alcune rare riviste di moda della Biblioteca universitaria Alessandrina di Roma, dai Manoscritti vivaldiani nelle raccolte Foà e Giordano della Biblioteca nazionale universitaria di Torino al Materiale cartografico della Biblioteca universitaria di Genova.
Anche su questo terreno è auspicabile una sinergia tra biblioteche statali universitarie e università per la tutela e valorizzazione delle collezioni storiche. Un esempio di cooperazione appena avviata è il protocollo d'intesa firmato a luglio 2011 tra MiBAC e Università di Roma La Sapienza, nell'ambito del progetto Google, che prevede la digitalizzazione delle collezioni storiche della Biblioteca Alessandrina e delle biblioteche della Sapienza comprese tra il 1600 e 1869.

Il rapporto con la città

Si diceva che la biblioteche statali universitarie, anche quelle logisticamente più legate agli atenei di riferimento, hanno una forte connotazione di biblioteca della città per una molteplicità di cause: la rilevanza del patrimonio storico che scandisce la storia secolare della città e del suo territorio, la funzione di archivio delle pubblicazioni pervenute per deposito legale e, quindi, dell'editoria locale, la debolezza in talune realtà di un efficiente ed efficace sistema di biblioteche pubbliche e il conseguente compito di supplenza delle funzioni di pubblica lettura. Le biblioteche statali universitarie sono state e sono attualmente, quindi, funzionalmente collegate ad atenei spesso antichi e prestigiosi, ma inevitabilmente presenti in ogni aspetto della vita culturale cittadina.
La funzione pubblica delle biblioteche statali universitarie, naturalmente, non diversamente da quella di tutte le biblioteche pubbliche statali, «è da interpretare in senso molto circoscritto e particolare: nella maggior parte dei casi non si tratta infatti di biblioteche pubbliche nel senso canonico della definizione, come intesa dalle raccomandazioni IFLA o dal manifesto dell'Unesco, biblioteche cioè che abbiano al centro dei loro servizi compiti di informazione, alfabetizzazione, istruzione e cultura, rivolti a tutte le fasce possibili dell'utenza cittadina. La funzione pubblica che ci riconosciamo, consiste piuttosto nel garantire a chiunque abbia compiuto il sedicesimo anno di età, la possibilità di accedere liberamente al nostro patrimonio bibliografico, al nostro apparato di consultazione generale, alle nostre fonti normative, alla nostra sezione di cultura locale, ai servizi del nostro ufficio informazioni, con una fascia oraria di accesso molto ampia e continuativa [...] e con un livello di risposta molto differenziato, sulla base delle richieste degli utenti, spesso varie e imprevedibili, ma tendenzialmente e naturalmente rivolto piuttosto agli studi superiori e alla ricerca bibliografica nel senso più proprio e più alto del termine»19.

Il ruolo di biblioteca pubblica, erogatrice di servizi alle diverse fasce di utenti e in generale al cittadino, dalla fine degli anni Novanta è stato enfatizzato nell'ambito di progetti e programmi d'intervento cui hanno partecipato anche alcune biblioteche statali universitarie, quali l'Estense di Modena, la Nazionale universitaria di Torino e l'Universitaria di Napoli. Alcuni progetti, di cui il MiBAC è stato promotore (Cremisi, Abside, Progetto Centri e-learning), hanno inteso promuovere l'e-learning nelle biblioteche pubbliche statali e nelle biblioteche pubbliche attraverso la costruzione di una rete di aule attrezzate per la didattica a distanza, la produzione di moduli didattici, la promozione della funzione di tutor dell'operatore di biblioteca e il riconoscimento della centralità del ruolo della biblioteca come luogo per l'apprendimento e la formazione continua. Anche in questo settore l'intervento del MiBAC è giunto in ritardo rispetto a precedenti esperienze svoltesi in ambito universitario e finalizzate allo sviluppo di strumenti di e-learning ad integrazione della didattica tradizionale, esperienze che, nate in contesti accademici, hanno coinvolto le biblioteche universitarie. In ogni caso, vale qui la pena sottolineare che queste azioni progettuali, oggi certamente datate e di cui già all'epoca erano stati evidenziati i punti di debolezza, hanno agito sul doppio versante della formazione del personale delle biblioteche e degli utenti finali. In particolare, Cremisi (Creazione di mediateche per introdurre la società dell'informazione), nato nel 1998 e conclusosi ufficialmente nel 2000, si proponeva l'aggiornamento del personale bibliotecario chiamato a svolgere assistenza tutoriale agli utenti finali del progetto, segnale questo di una crescente consapevolezza da parte della Direzione generale dei beni librari di dover rispondere alle nuove e sempre più pressanti esigenze d'informazione del cittadino e alla necessità di riqualificare la figura professionale del bibliotecario. Anche il Progetto Libro parlato Lyons20 finalizzato alla erogazione di servizi di lettura e prestito a soggetti con disabilità visive, pur con le evidenti diversità rispetto ai progetti citati, ne rafforza alcune linee d'azione - l'orientamento agli utenti e lo sviluppo di servizi destinati in particolare alle fasce deboli - sottolineando ancora una volta il ruolo pubblico delle biblioteche statali e, tra queste, delle statali universitarie.

Oggi diventa sempre più difficile conciliare le diverse funzioni e garantire i diversi compiti delle biblioteche statali universitarie anche, e soprattutto, a fronte delle crescenti difficoltà e della duplice emergenza: carenza di personale e contrazione del budget. Due emergenze che, di recente, sono state ribadite con forza nella relazione conclusiva della Commissione per le valutazioni, istituita con decreto del direttore generale per le biblioteche del MiBAC nel luglio 200921.
Anche se il cuore della relazione riguarda le due biblioteche nazionali centrali di Roma e Firenze, nella prima parte si forniscono alcune statistiche sull'andamento delle biblioteche pubbliche statali con particolare riferimento ai finanziamenti ordinari.
Anni Manoscritti Volumi a stampa Opuscoli Periodici in corso Opere consultate Prestiti Lettori Personale
2004 202.475 23.095.627 7.642.604 70.098 2813444 301.938 1.801.028 2.673
2005 204.829 24.013.274 7.632.357 64.841 2491061 291.046 1.909.083 2.580
2006 205.582 24.239.714 7.650.751 75.633 2517506 281.645 1.658.567 2.519
2007 205.657 24.450.574 7.666.856 55.634 2407649 275.551 1.608.565 2.462
2008 205.704 24.684.320 7.689.265 56.612 2317477 268.822 1.546.359 2.389

«Le cifre mostrano la drammatica caduta della domanda di servizi bibliotecari - testimoniata dal numero dei lettori e dei prestiti - da ricondurre alla carenza dell'offerta: «se a causa della carenza di fondi non si aggiornano le collezioni librarie, se non si possono acquisire risorse elettroniche, se non si ha la possibilità di catalogare tempestivamente il materiale acquisito, l'utenza ha minori motivazioni a rivolgersi alle biblioteche o rimane più o meno all'oscuro di quanto da esse posseduto». La scarsità di risorse appare più grave nel momento in cui si allargano le funzioni delle biblioteche con riferimento ai materiali elettronici nativi e derivati e all'incremento del materiale depositato da ricevere per obbligo legale (infatti «ben 17 biblioteche pubbliche statali sono state individuate al momento quali depositarie delle copie costituenti l'archivio regionale e/o provinciale della produzione editoriale»). [...] Per quanto riguarda la tutela, la dotazione «consente ormai a mala pena il finanziamento delle spese per la manutenzione degli impianti di sicurezza (antifurto, antincendio), o per il magazzinaggio di beni librari in depositi esterni [...]. Mancano invece le risorse per i lavori di spolveratura, rilegatura, disinfestazione, sanificazione ambientale. Il restauro librario, ai sensi della vigente disciplina, ricade nella procedura dei Lavori Pubblici»»22.
I dati in tabella relativi al quinquennio 2006-2010 confermano il trend negativo, in particolare per quanto attiene al decremento del personale e delle spese di gestione23.
    MANOSCRITTI STAMPATI STAMPATI STAMPATI STAMPATI      
        di cui                
ANNI Biblioteche Volumi Volumi Incunaboli Cinquecentine Opuscoli Periodici in corso Opere consultate Prestiti a privati Persone ammesse al prestito LETTORI Spese di gestione (Euro) Personale
                           
2006 46* 205.582 24.239.714 35.143 351.706 7.650.751 75.633 2.517.506 281.645 249.416 1.658.567 43.652.725,42 2.519
2007 46* 205.657 24.450.574 35.147 351.800 7.666.856 55.634 2.407.649 275.551 271.533 1.608.565 32.350.811,89 2.462
2008 46* 205.704 24.684.320 35.150 351.815 7.689.265 56.612 2.347.104 270.634 153.329 1.647.792 37.105.304,00 2.389
2009 46 198.023 23.830.615 34.144 336.936 7.387.727 53.042 2.280.635 225.062 158.235 1.504.328 31.786.571,00 2.259
2010 46 198.084 24.045.409 34.145 336.932 7.402.292 61.716 1.979.722 211.163 165.605 1.480.243 26.631.783,23 2.160

L'invecchiamento del personale, il turn over quasi inesistente, i recenti interventi in materia pensionistica, che hanno di fatto incentivato l'esodo, la distribuzione del personale incongrua con gli indicatori di produttività dei singoli istituti, costituiscono altrettanti elementi di criticità per una efficace ed efficiente gestione delle risorse umane.
La contrazione del budget si riverbera sull'intera ciclo amministrativo e gestionale degli istituti, dalle attività di tutela e valorizzazione all'offerta culturale, ai servizi al pubblico. I dati relativi agli accessi e al prestito registrano un calo complessivo, mentre i dati relativi alle acquisizioni documentano una crescita o almeno una tenuta: sarebbe utile, tuttavia, approfondire l'analisi di quanto l'andamento positivo sia determinato dalle accessioni per deposito legale rispetto agli acquisti. È questo, ad esempio, il caso dell'Alessandrina che, tra l'altro, è in assoluta controtendenza per quanto riguarda i dati relativi al prestito e all'utenza.
La pluralità di compiti e funzioni delle biblioteche statali universitarie se da un lato è alla base della loro vitalità, dall'altro costituisce un ulteriore aggravio per la quotidiana organizzazione e gestione dei servizi, per la difficoltà di distribuire tra i diversi servizi le scarse risorse umane, di allocare le risorse finanziarie, di dare spazio e visibilità ai diversi profili istituzionali e di servizio.
Un quadro a tinte fosche che, tuttavia, tratteggia efficacemente la mappa delle carenze funzionali degli istituti, il cui impegno prioritario sembra essere garantire l'esistente, non rinunciando tuttavia a sperimentare il nuovo tra innumerevoli difficoltà.


NOTE

[1] Legge 29 gennaio 1975, n. 5, Conversione in legge, con modificazioni, del D.L. 14 dicembre 1974, n. 657, concernente la istituzione del Ministero per i beni culturali e ambientali.

[2] Gaetano Colli, "Per salire degnamente la cattedra". Biblioteche, bibliotecari e professori alla Sapienza romana (1870-1957). La Biblioteca dell'Istituto di Storia del Diritto Italiano, «Il Bibliotecario», (1998), n. 1, p. 97-191, in particolare le p. 97-119.

[3] Luigi De Gregori è citato da Gaetano Colli, "Per salire degnamente la cattedra" cit., p. 133.

[4] Luigi Crocetti, La tradizione culturale italiana del Novecento, in: 10. Seminario Angela Vinay. L'automazione delle biblioteche nel Veneto: tra gli anni '90 e il nuovo millennio,http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/crocetti.htm.

[5] D.P.R. 5 luglio 1995, n. 417, Regolamento recante norme sulle biblioteche pubbliche statali.

[6] D.P.R. 5 settembre 1967, n. 1501, Regolamento organico delle biblioteche pubbliche statali.

[7] Decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59.

[8] Cfr. d.l. 2006, n. 181. Alla fine del 2006 i dipartimenti sono stati sostituiti dal segretariato generale. Il segretario generale, per quanto attiene all'attuazione delle linee programmatiche dell'area, si avvale delle competenze dei direttori generali, dei dirigenti dei servizi, e, con funzioni di consulenza su temi specifici, dei dirigenti generali. Con il d.P.R. 233/2007 viene approvato il nuovo regolamento di riorganizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali, a norma dell'art. 1, comma 404, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. Il nuovo regolamento di riorganizzazione del Ministero e di organizzazione degli uffici di diretta collaborazione del Ministro per i beni e le attività culturali (d.P.R. 91/2009, pubblicato sul supplemento ordinario della G.U. 1 luglio 2009) introduce, tra le principali novità, l'istituzione della Direzione generale per la valorizzazione del patrimonio culturale e la costituzione della Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l'architettura e l'arte contemporanee.

[9] Cfr. il convegno della Commissione nazionale per i servizi bibliotecari nazionali e la tutela e della sezione Emilia-Romagna dell'AIB, Le biblioteche statali universitarie e le università: quale integrazione? Bologna, Aula magna della Biblioteca universitaria, 18-19 dicembre 1998, http://www.aib.it/aib/commiss/cnsbnt/conv01.htm.

[10] Sito web: http://www.gimsba.it/.

[11] Ilaria Moroni - Monica Vezzosi, Biblioteche universitarie tra passato e futuro: esperienze e prospettive dei sistemi bibliotecari d'ateneo in un'indagine qualitativa, «Bollettino AIB», 50 (2010), n. 1-2, p. 89-108.

[12] Biblioteca interateneo digitale della Sapienza, http://bids.citicord.uniroma1.it/

[13] Ezio Tarantino, Vivere o morire di big deal?, «Bollettino AIB», 51 (2011), n. 3, p. 201-211.

[14] Alina Renditiso, L'information literacy nelle biblioteche universitarie italiane: i risultati di un'indagine comparati con le modalità di comunicazione del servizio sul web, «Bollettino AIB», 51 (2011), n. 3, p. 213-226.

[15] Sistema Bibliotecario di Ateneo, http://www.biblioteche.unibo.it/sba.

[16] Sito web: http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/Progetti/Correnti/Miglioramento-performance/visualizza_asset.html_174182129.html.

[17] Di recente, Vincenzo Trombetta, Storia della Biblioteca universitaria di Napoli. Dal Viceregno spagnolo all'Unità d'Italia, Napoli, Vivarium, 1995, p. 263.

[18] Sito web: http://www.internetculturale.it/opencms/opencms/it/main/esplora/index.html?tipo=collezione.

[19] Rosalba Suriano, Le biblioteche universitarie e le università: qualche riflessione, In: Le biblioteche statali universitarie e le università:quale integrazione?, cit., http://www.aib.it/aib/commiss/cnsbnt/suriano.htm.

[20] Sito web: http://www.libroparlatolions.it/.

[21] Commissione per le valutazioni, istituita con decreto del direttore generale 28 luglio 2009. La Commissione era composta dai direttori delle due biblioteche nazionali centrali (Osvaldo Avallone e Antonia Ida Fontana), dalla direttrice della Biblioteca di archeologia e storia dell'arte (Maria Cristina Misiti), dai professori Paolo Traniello e Alberto Petrucciani, Angela Benintende, dirigente del Servizio II della Direzione generale per le biblioteche e Viviana Pistarelli, con funzioni di segreteria.

[22] Fernando Venturini, Uno sguardo sulla realtà delle biblioteche pubbliche statali: la relazione della Commissione istituita dal MiBAC nel luglio 2009, «Bollettino AIB», 50 (2010), 1/2, p. 119-126 http://www.aib.it/aib/boll/2010/1001119.htm.

[23] Ministero per i beni e le attività culturali, Direzione generale per l'organizzazione, gli affari generali, l'innovazione, il bilancio e il personale, Ufficio statistica. Rilevazione 2010. Biblioteche pubbliche statali http://www.statistica.beniculturali.it/Biblioteche_pubbliche_statali_10.htm.