di Mauro Guerrini e Antonio Speciale
Il primo Congresso mondiale delle biblioteche e di bibliografia si svolse a Roma e Venezia, con diramazioni in altre città italiane, dal 15 (in realtà dal 14, come vedremo) al 30 giugno 19291. Vi aderirono quasi 880 tra bibliotecarie e bibliotecari italiani e stranieri, in rappresentanza di 35 paesi e associazioni professionali, nonché un rappresentante della Società delle Nazioni. Parteciparono i membri delle associazioni che avevano aderito all'International Library and Bibliographical Committee: Austria, Belgio, Cecoslovacchia, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia e Svizzera, Stati Uniti d'America, Canada e Cina; si aggiunsero poco dopo i membri delle associazioni bibliotecarie di: Estonia, Finlandia, Giappone, Lettonia, Messico e Polonia. Intervennero, inoltre, delegazioni ufficiali di paesi privi di associazioni bibliotecarie, fra cui l'Italia: Spagna, Russia, Egitto, Siria, nonché rappresentanti di Algeria, Bulgaria, Filippine, Jugoslavia, Marocco, Palestina, Portorico, Romania, Tunisia, Turchia e Vaticano.
I delegati ufficiali stranieri furono 87, i partecipanti italiani 300: bibliotecari di biblioteche e di agenzie bibliografiche, librai, produttori e commercianti di materiali per ufficio e perfino un industriale di Milano; due i bibliotecari della Vaticana, Giovanni Mercati ed Eugène Tisserant2, circa 80 delegati dalla Germania e 15 dall'Austria. Il Congresso costituiva il primo incontro mondiale dell'International Library and Bibliographical Committee, costituito a Edimburgo il 30 settembre 19273 (ipotizzato al congresso dell'ALA del 1926), composto da rappresentanti di quindici associazioni bibliotecarie, che avevano votato la Edinburgh Resolution; la decisione istituiva formalmente il nucleo fondante di quell'associazione, che proprio in Italia, durante il congresso, fu ufficialmente denominata International Federation of Library Association (IFLA). L'IFLA, pertanto, veniva concepita in Scozia il 30 settembre 1927, ma nasceva e veniva battezzata in Italia il 14 giugno 1929, un giorno prima dell'inaugurazione ufficiale del convegno. Lo svolgimento in Italia di un congresso così importante4, favorì la fondazione, nel 1930, del Comitato promotore dell'Associazione dei bibliotecari italiani, costituito da personale statale e di ente locale, alla cui presidenza fu chiamato Pier Silverio Leicht, docente di storia del diritto e deputato, che, al Congresso mondiale delle biblioteche e di bibliografia, aveva rappresentato il Governo italiano, in quanto sottosegretario alla Pubblica istruzione (dal 1928 al 1929)5. Il Congresso ebbe molta risonanza sulla stampa periodica contemporanea, come attesta la bibliografia curata da Giannetto Avanzi6, edita sul volume I degli atti, con oltre 200 voci, rappresentate da articoli, interviste e contributi vari pubblicati in prossimità e, soprattutto, all'indomani del convegno. Esso ha, tuttavia, avuto scarsa (per non dire nessuna) letteratura critica, nonostante rappresenti un avvenimento basilare per la storia delle biblioteche, italiane e mondiali, e per la politica culturale del Regime fascista. Le motivazioni del sorprendente scarso interesse, anche a distanza di decenni, sono tuttora da comprendere7, considerata l'importanza dell'evento in sé, le questioni professionali discusse e l'alto livello scientifico dei contributi presentati o, più correttamente, pubblicati, giacché molti relatori consegnarono la relazione scritta, senza leggerla. Il Congresso, insomma, non è stato percepito nella cultura biblioteconomica italiana e mondiale. Il contesto istituzionale e politico in cui si pose lo ha certamente penalizzato e forse non è indifferente la pregiudiziale anti Regime fascista che, all'indomani della sua caduta definitiva con la fine della Seconda Guerra mondiale, marcò comeintoccabiletutto ciò che avvenne nel Ventennio, per il sospetto di collusione tra biblioteche e Governo, che, invece, non vi fu8. A distanza di oltre ottanta anni, usciti dalla cronaca, possiamo analizzare il Congresso nella sua prospettiva storica.
I motivi della scelta dell'Italia, come sede del Congresso, restano ancora da comprendere esattamente. Possiamo ipotizzare che siano legati a molteplici fattori. Il Governo fascista godeva di considerazione positiva in buona parte dell'Europa e del mondo, ma la scelta della capitale italiana avvenne in virtù del grande impegno professionale e organizzativo profuso negli anni precedenti dai bibliotecari italiani nel tessere relazioni internazionali; tra costoro, in particolare, si distinse Luigi De Gregori, direttore della Biblioteca Casanatense di Roma. Egli era tra i più noti, attivi e stimati bibliotecari italiani all'estero e aveva presieduto, nel 1926, il congresso del cinquantesimo anniversario dell'American Library Association (ALA), che si svolse ad Atlantic City, New Jersey. All'incontro era presente, come interprete, un'altra illustre personalità legata all'ambiente bibliotecario italiano: Vincenzo Fago, che rivestirà un ruolo centrale nell'organizzazione congressuale. Egli era un instancabile viaggiatore e un erudito poliglotta, segretario del Gruppo biblioteche dell'Associazione generale fascista del pubblico impiego e, nei due anni precedenti al Congresso (dal 1926 al 1928), direttore dell'Ufficio scambi internazionali del Ministero della pubblica istruzione. Si deve forse al carattere spregiudicato di Fago che s'innestò un processo decisionale che arrivò fino al Duce, il quale, certamente dotato di intuito politico, comprese l'importanza dell'evento e lo favorì in ogni modo, finanziandolo cospicuamente.
Il contesto istituzionale, politico e culturale entro cui si collocò la scelta dell'Italia è complesso e dinamico; possiamo ricordare cinque punti, in particolare. L'11 febbraio 1929 vennero firmati i Patti lateranensi (Trattato e Concordato), atto con cui nasceva lo Stato Città del Vaticano; il Regno d'Italia siriconciliavacon la Chiesa cattolica romana, riconoscendole un ruolo essenziale nella vita sociale italiana, nonché una considerevole rendita finanziaria. In questa luce, va letto il ruolo di rilievo politico (ma non organizzativo) svolto dalla Biblioteca apostolica Vaticana, che godeva di grande prestigio internazionale, quale elemento di garanzia per la scelta della sede romana. Proprio in quegli anni, infatti, era in corso l'imponente opera di riorganizzazione delle sue strutture e delle sue collezioni a stampa, iniziata nel 1927; furono riallestite le sale di lettura, fu aperto un nuovo ingresso, furono montate scaffalature metalliche all'avanguardia, realizzate dalla ditta Snead & Co., di Jersey City, New Jersey (tuttora presenti), fu ricollocata e parzialmente ricatalogata la raccolta libraria secondo la normativa corrente, furono catalogati gli incunaboli e fu redatto l'indice generale dei manoscritti, successivamente denominato Schedario Bishop, dal nome del bibliotecario americano che lo aveva proposto e sostenuto9. L'iniziativa fu finanziata per la maggior parte da fondi statunitensi e, in particolare, dal Carnegie Endowment for International Peace10; l'organizzazione si avvaleva della consulenza e della collaborazione professionale della Library of Congress e di grandi personalità del mondo biblioteconomico di allora, provenienti dagli Stati Uniti, paese in cui la Vaticana, in quegli anni, era ben conosciuta, per la campagna lanciata a suo favore da un ingegnere idraulico americano, all'indomani di un suo viaggio di studio nella biblioteca romana. Il processo di ristrutturazione si avvaleva di altre personalità europee, come lo svedese Isak Collijn, incunabolista, direttore della Kunglika Biblioteket (Biblioteca Reale) di Stoccolma, e - motivo forse non secondario per la scelta della sede congressuale - presidente dell'International Library and Bibliographical Committee11.
Nel 1925 il filosofo Giovanni Gentile era stato incaricato della direzione scientifica di uno dei più importanti progetti editoriali del Ventennio (e oltre), l'EnciclopediaItaliana, che ebbe proprio nel 1929 la sua prima edizione. Gentile era tra gli intellettuali italiani più famosi all'estero e contava tra le proprie frequentazioni numerosi bibliotecari, tra cui spiccavano alcune importanti personalità dell'ambiente americano, come quel William Warner Bishop, principale consulente per la riorganizzazione della Biblioteca Vaticana. Bishop, bibliotecario all'Università del Michigan, già presidente dell'ALA, in un suo viaggio in Europa poco prima del Congresso, incontrò a Roma proprio Gentile, allora Ministro della pubblica istruzione. Bishop fu il secondo presidente dell'IFLA, dal 1931 al 1936, dopo Isak Collijn (1927-1931). Il 7 giugno 1926 nasce la Direzione generale accademie e biblioteche d'Italia, di cui divenne primo direttore il commendatore Francesco Alberto Salvagnini, storico dell'arte e funzionario competente e dinamico. Con l'istituzione della Direzione generale, il Regime proseguì la linea politica dell'epoca giolittiana e liberale, tesa a favorire il prestigio delle grandi realtà bibliotecarie e il coordinamento tra gli istituti culturali. Contemporaneamente il Ministero della pubblica istruzione tendeva a realizzare un tessuto di biblioteche popolari per plasmare la gioventù italiana nei valori del fascismo e per creare una cultura popolare legata al Regime12. I finanziamenti per tale progetto di rivoluzione culturale mancarono sempre e una politica di direttive contraddittorie e di incertezze amministrative non portò il progetto a nessun risultato evidente. Nel 1929 ricorreva il cinquantesimo anniversario della morte di Antonio Panizzi (1797-;1879), fondatore e poi custode del British Museum, figura che, più d'ogni altra, esprimeva la professionalità bibliotecaria moderna, la collaborazione internazionale e i legami tra le culture bibliotecarie europee, innanzitutto fra l'italiana e la britannica. Panizzi fu commemorato nella prima seduta generale da Francesco Alberto Salvagnini e da Arundell Esdaile, segretario del British Museum13. È da considerare, a vantaggio della scelta italiana, l'eco dell'incontro scientifico che si svolse nel 1927 per il centenario della morte di Alessandro Volta. Il comitato organizzativo, presieduto da Guglielmo Marconi, organizzò numerose iniziative e incontri, che culminarono con ilCongresso internazionale dei fisici. L'evento, fondamentale nella storia della fisica moderna per importanza delle tematiche affrontate - le basi della meccanica quantistica - e per la presenza di studiosi della levatura di Niels Bohr, Max Planck e Werner Heisenberg, si svolse tra Como e Roma ed ebbe una forte risonanza internazionale. Da quell'esperienza nacquero iCongressi Volta, incontri annuali di studio, di alto valore scientifico. Ciò dimostra che, nonostante il regime fascista, l'ambiente culturale e scientifico italiano continuò a essere disponibile ad accogliere studiosi e a promuovere importanti iniziative di respiro internazionale.
In assenza di un'associazione dei bibliotecari italiani, fu il Ministero della pubblica istruzione (con il sottosegretario Emilio Bodrero), tramite la Direzione generale delle accademie e biblioteche, a farsi carico dell'organizzazione del convegno e della designazione come suoi rappresentanti di De Gregori e Fago; il secondo fu nominato Segretario generale del Congresso.
Il Comitato d'onore era costituito dal Ministro per la pubblica istruzione Giuseppe Belluzzo in qualità di presidente e, nel ruolo di vicepresidenti, da Dino Grandi e Pier Silvio Leicht, rispettivamente Sottosegretario degli Affari esteri e Sottosegretario alla Pubblica istruzione. Il conte Antonio Cippico, bibliofilo, cultore dell'editoria di pregio e senatore del Regno, per molti anni professore all'University College di Londra, fu posto a capo del Comitato esecutivo italiano, con Salvagnini vicepresidente. Il comitato era costituito da autorità governative e romane, funzionari statali e bibliotecari. Ne facevano parte il Direttore generale per i servizi amministrativi delle corporazioni Anselmo Anselmi, il Provveditore generale dello Stato Domenico Bartolini, il Segretario capo della Presidenza del Consiglio Guido Beer, l'Ispettore superiore bibliografico Guido Calcagno, il Capo Sezione del personale al Ministero della pubblica istruzione Ettore Caraccio, il Capo dell'Ufficio del Cerimoniale del Governatorato di Roma Agostino Depretis, il presidente della Confederazione nazionale sindacati fascisti professionisti e artisti Giacomo Di Giacomo, gli ispettori superiori bibliografici Domenico Fava e Alfonso Gallo, il Direttore generale per l'Istruzione superiore Ugo Frascherelli, il Direttore dell'Istituto italiano del libro Giuseppe Fumagalli, il deputato Umberto Guglielmotti, il membro del Direttorio del Partito nazionale fascista Maurizio Maraviglia, Il Direttore generale per le antichità e belle arti Roberto Paribeni, il Capo dell'Ufficio per la Società delle Nazioni del Ministero degli affari esteri Pasquale Sandicchi, il Segretario della Federazione fascista dell'Urbe Aldo Vecchini.
Il Governo italiano intuì l'opportunità di trasformare il Congresso in un'iniziativa di regime e concesse l'aiuto organizzativo e finanziario necessario. La Circolare del 20 dicembre 1928-VII del Ministro della pubblica istruzione Belluzzo ne evidenziava l'importanza: «Tale il significato, tale, essenzialmente, il contenuto di questo I Congresso mondiale, a cui la maestà della sede prescelta e l'alto interessamento del Capo del Governo valgono già a conferire rilievo e solennità eccezionali. È quindi necessario che il Congresso abbia il più ampio sviluppo e la organizzazione più perfetta, determinando negli organi e nei cultori della bibliografia italiana una nobile gara di vivo interessamento alla manifestazione grandiosa, incoraggiando le biblioteche a cooperare alla riuscita della nobile impresa»14. Fu perfino emanata una legge specifica, la n. 3094 del 27 dicembre 1928, Disposizioni per il Congresso mondiale delle biblioteche e di bibliografia da tenersi in Roma nel 1929. Il capo del Governo fascista Benito Mussolini partecipò, il 15 giugno 1929, alla sessione inaugurale, in Campidoglio, leggendo un saluto in cui marcava la relazione tra Regime e Congresso. Il Governo considerava l'organizzazione del Congresso mondiale dei bibliotecari un riconoscimento internazionale alla tradizione culturale italiana di cui il fascismo voleva essere il massimo interprete.
Significativa la frase di chiusura del suo breve e puntuale intervento: «Così, ritornando ai vostri paesi, dopo questo Congresso, porterete con voi, io ne sono sicuro, una visione chiara ed esatta di quello che l'Italia è stata e di quello che è e di quello che vuole essere, per il progresso della cultura universale e per la pace del mondo».
Il fascismo si confermava campione della condotta degli stati totalitari del XX secolo: a un clima di rigore politico interno e di repressione dei dissidenti (per l'Italia ricordiamo Matteotti, Amendola, Gramsci), si contrapponeva un bisogno di riconoscimenti internazionali che spingeva i regimi a organizzare o favorire eventi di grande risonanza, per esibirsi sulla scena internazionale e accrescere il consenso alla loro politica. Il Governo italiano, infatti, non interferì in alcun modo nella definizione dell'agenda dei lavori. Gli esponenti delle associazioni dei bibliotecari e delle principali biblioteche di tutto il mondo discussero liberamente sulla formazione e sull'uso delle raccolte e sullo scambio internazionale di informazioni bibliografiche.
I partecipanti al convegno furono invitati a un'udienza presso la Biblioteca Vaticana (con visita alla Cappella Sistina), presieduta da papa Pio XI, il quale, concuore di bibliotecario, formulò un caloroso saluto, presentandosi come l'antico ed ormai vecchio collega Achille Ratti, facendo così riferimento alla sua indimenticata esperienza trentennale di bibliotecario: prima prefetto dell'Ambrosiana a Milano e poi della Vaticana a Roma.
Per i convegnisti furono organizzate esposizioni ufficiali a Roma e in altre località: Firenze, Napoli, Bologna, Modena, Montecassino, Milano e Trieste. Nella capitale furono allestite la Mostra del libro moderno al Palazzo della Minerva e la Prima Mostra internazionale di biblioteconomia (il cui Segretario generale era Fago) alla Galleria nazionale d'arte moderna 15. A Napoli la Mostra bibliografica del Mezzogiorno e della Sicilia presso la Biblioteca Nazionale16, a Firenze l'Esposizione del libro antico italiano nella Sala Luca Giordano a Palazzo Riccardi17, a Modena la Mostra di edizioni principe alla Biblioteca Estense18, a Bologna la Mostra bibliografica musicale presso la Biblioteca dell'Archiginnasio19 e a Venezia la Mostra di cento rilegature italiane presso la Biblioteca di San Marco20. Furono inoltre programmate esposizioni non ufficiali alla Braidense di Milano, alla Biblioteca dei Girolamini di Napoli e all'Abbazia di Montecassino. Di tutte le mostre fu pubblicato il catalogo e l'inaugurazione avvenne alla presenza delle autorità cittadine, con discorsi talvolta non privi di retorica pro Regime. Fu predisposto, inoltre, un ampio e attraente programma di escursioni in varie località della penisola, estremamente apprezzate dai partecipanti. I convegnisti furono ospitati a Roma a spese del Governo italiano, con opportunità di usufruire gratuitamente dei trasporti pubblici e dell'ingresso ai musei: un'occasione che non andò sprecata!
Il convegno si inaugurò in Campidoglio la mattina del 17 giugno e proseguì nel pomeriggio a Palazzo Corsini, nell'Aula Magna dell'Accademia dei Lincei, per la prima seduta generale. Si articolò in 16 sessioni nelle quali furono presentate circa 300 relazioni, seppure i 31 relatori non fossero tutti presenti agli incontri e le loro relazioni fossero lette da altri studiosi. Gli incontri furono dedicati a questioni tecniche (Sessioni A e B, numeri 1-11), a questioni professionali (Sessione C, numeri 12-13) e alle relazioni internazionali (Sessione D, numeri 14-16). I delegati - citiamo dagli atti, diligentemente curati, con una dovizia di dettagli straordinaria - discussero di classificazione, regole di catalogazione, bibliografie nazionali e internazionali, bibliografia, industria del libro e bibliofilia, statistiche delle biblioteche, architettura e attrezzature per biblioteche, deposito legale e deposito volontario, scambio di bibliotecari, formazione e scuole per bibliotecari, associazioni professionali, relazioni e rapporti di cooperazione internazionale tra biblioteche, relazioni con i centri d'informazione e istituti bibliografici e di statistica della produzione letteraria. La grande quantità di interventi e la varietà degli argomenti discussi testimoniavano la volontà di confronto e di collaborazione internazionale.
In alcun modo lo svolgimento del convegno lasciava presagire l'avvento della terribile crisi economica che colpì il mondo alla fine del 1929 e il conseguente inasprirsi del clima di politica autarchica negli USA e in Europa, che ridusse o addirittura cancellò le aspirazioni di cooperazione internazionale.
Cerchiamo di ripercorrere brevemente le sessioni del convegno che si occuparono più approfonditamente di collaborazione internazionale: la prima, la seconda, la decima e la quattordicesima; la dodicesima fu specificamente dedicata alla politica bibliotecaria e alla neo costituita associazione internazionale (IFLA).
La prima sessione fu dedicata alle relazioni degli esperti di classificazione. La maggior parte degli interventi analizzò le possibili basi per un accordo sull'utilizzo di una classificazione unificata, con l'obiettivo di redigere un catalogo classificato internazionale. I partecipanti si accordarono, quasi unanimemente, sull'uso dell'Universal Decimal Classification (UDC). Una risoluzione raccomandava quindi l'uso della Classificazione decimale in tutte le bibliografie a stampa, come primo passo verso l'uniformità internazionale.
La seconda sessione segnava in modo evidente il filone della cooperazione bibliografica internazionale e anticipava una tematica divenuta attuale molti decenni dopo: giungere a un accordo su regole condivise universalmente per la redazione dei cataloghi delle biblioteche e delle bibliografie nazionali. I contributi dei partecipanti si focalizzarono sia sugli aspetti formali, riguardanti la forma e il contenuto delle schede, sia sugli aspetti tecnici e pratici, come, per esempio, la misura standard delle schede catalografiche cartacee. Gli atti del Congresso testimoniano la difficoltà riscontrata in questa delicata sessione per giungere a un accordo e a una risoluzione unitaria. Dopo la discussione di numerose proposte, i convegnisti si accordarono su due punti principali: 1) unificare le regole sia per i cataloghi delle biblioteche sia per le bibliografie a stampa; 2) nominare una commissione per esaminarele proposte pervenute dopo lo svolgimento del Congresso e discutere al successivo incontro una bozza di codice catalografico internazionale.Larisoluzione non ebbe seguito a causa degli avvenimenti sociali e politici europei e mondiali21.
La decima sessione si occupò delle modalità per facilitare lo scambio internazionale dei bibliotecari, la formazione del personale e la conoscenza delle rispettive tradizioni catalografiche. I convegnisti deliberarono di creare un comitato permanente per facilitare le pratiche burocratiche legate a questo tipo di cooperazione.
La sessione quattordicesima confermò il motivo della cooperazione, tema centrale della conferenza, trattando i temi del prestito interbibliotecario internazionale, a cui l'Inghilterra era fortemente contraria. Le risoluzioni della seduta previdero la creazione di un ufficio per la centralizzazione delle richieste di prestito e l'unificazione della normativa in ambito internazionale. Allo stesso tempo furono proposte soluzioni per agevolare lo scambio internazionale di pubblicazioni scientifiche e letterarie tramite lo sgravio dei diritti di dogana e l'incremento della collaborazione tra enti stranieri.
La dodicesima sessione ospitò i rappresentanti delle 18 associazioni bibliotecarie nazionali presenti, più il rappresentante della Società delle Nazioni. La Sessione C era la sessione più politica, ovvero la sessione riservata agli iscritti alle associazioni bibliotecarie. Fu presieduta dal Presidente del Comitato internazionale proponente il Congresso e venne dedicata all'organizzazione della Federazione internazionale e al rapporto fra questa e le associazioni nazionali appartenenti. Le riunioni si tennero, pertanto, prima dell'apertura del Congresso vero e proprio, ovvero delle sessioni scientifiche. I lavori si articolarono in tre incontri: il 14 giugno a Roma, il 25 giugno a Firenze e il 29 giugno a Venezia. L'incontro di Roma, all'Albergo degli Ambasciatori, vide la formulazione del nome ufficiale dell'Associazione, enunciato in quattro lingue, approvato all'unanimità: Fédération Internationale des Associations des Bibliothécaires (FIAB); International Federation of Library Associations (IFLA); Internationales Verband der Bibliotheksvereine; Federazione internazionale delle associazioni dei bibliotecari. Per vari decenni coesistettero sia la sigla francese sia la sigla inglese. Il nome in italiano cadde a metà degli anni Settanta, forse per la scarsa partecipazione di congressisti italiani, mentre venivano aggiunte altre lingue: spagnolo, russo, arabo e cinese, per un totale di sette lingue ufficiali. T.P. Sevensma, direttore della biblioteca della Società delle Nazioni, fu nominato segretario permanente (rimase fino al 1958); la Società delle Nazioni di Ginevra fu individuata come sede dell'IFLA. Fu inoltre deciso che i futuri congressi avrebbero trattato uno specifico argomento, il quale, affiancato da temi d'interesse internazionale, sarebbe stato il principale riferimento dei contributi dei partecipanti. Nell'incontro a Firenze, all'Hotel Savoia, a cui parteciparono circa 80 delegati rispetto agli 880 di Roma, la seconda Riunione plenaria del Comitato discusse e approvò lo statuto della Federazione; il testo fu digitato con una macchina da scrivere americana Remington compact portable e presentato da Carl H. Milam, segretario dell'ALA e segretario provvisorio del Comitato stesso. Il testo fu stampato e distribuito alla seduta conclusiva, che si tenne il 29 giugno a Venezia all'Albergo Danieli. Il segretario proclamò il nome della nuova organizzazione e Fago lesse in inglese lo Statuto, datato «Firenze, 25 giugno 1929», che le associazioni aderenti avrebbero dovuto ratificare. Lo stesso giorno furono delineate questioni riguardanti la creazione delle commissioni tecniche e organizzative della neonata IFLA.
Il Congresso mondiale delle biblioteche e di bibliografia si concluse solennemente (figura 3) il 30 giugno 1929 nella Sala dei Pregadi di Palazzo Ducale, alla presenza di numerose autorità amministrative e bibliotecarie, tra cui il conte Zorzi, commissario straordinario della Città di Venezia, il senatore Cippico, presidente del Comitato esecutivo, Salvagnini, Collijn e Fago. Il primo presidente dell'IFLA Collijn, nel discorso di commiato, pronunciato in italiano, ringraziò il Comitato esecutivo e definì il Congresso «un dovere compiuto per il progresso della civiltà moderna, per lo sviluppo delle relazioni intellettuali tra i popoli, per la pace nel mondo». Il richiamo alla pace rievocava, consapevolmente o inconsapevolmente, le parole del Duce nel suo discorso inaugurale.
Lo svolgimento del Congresso e la nascita dell'IFLA rappresentano un'autentica pietra miliare nella storia della biblioteconomia e della professione bibliotecaria, che, dal 1929, ha una dimensione internazionale che sarà sempre più accentuata nei decenni successivi. Il seme della volontà di collaborazione internazionale, rimasto allo stato embrionale negli anni seguenti a causa dei tragici eventi sociali che colpirono l'Europa e gran parte del mondo, germogliò nel Secondo dopoguerra.
La Seconda Guerra mondiale provocò la paralisi delle attività dell'IFLA. Gli incontri, dopo il Congresso di Madrid e Barcellona del 1935, ripresero a Oslo nel 1947, con la presenza di solo 52 delegati provenienti da 18 paesi. Nel Secondo dopoguerra l'IFLA, insieme all'Unesco, rappresenterà il punto di riferimento indispensabile per i bibliotecari e gli studiosi di biblioteconomia.
Piace concludere con le parole di Simonetta Buttò e Alberto Petrucciani: «Dobbiamo essere grati ai colleghi d'America e d'Inghilterra, e poi di altri paesi europei e non, che costituendo le prime associazioni bibliotecarie e annodando i fili di uno scambio fra loro hanno stabilito le regole a cui anche il regime fascista ha dovuto sottostare: prima fra tutte, che la cooperazione bibliotecaria dovesse partire dalla libera discussione di libere associazioni, non dai governi o dalle burocrazie»22.
Questo intervento è stato presentato dall'autore al convegno internazionale Le biblioteche tedesche ed italiane nel nazismo e fascismo. Tentativo di un bilancio comparato, svoltosi presso il Centro culturale italo-tedesco Villa Vigoni dal 2 al 5 settembre 2012. Si tratta di un'anticipazione, gentilmente autorizzata dal coordinatore del convegno Klaus Kempf. Gli atti saranno infatti presto pubblicati in Germania e in lingua tedesca.
[1] Cfr.gli atti: Primo Congresso mondiale delle biblioteche e di bibliografia, RomaVenezia, 15-30 giugno MCMXXIXa. VII, Roma: La Libreria dello Stato,1931-1933.
[2] Giovanni Mercati, dottore della Biblioteca Ambrosiana dal 1893, bibliotecario della Vaticana dal 1898, di cui divenne prefetto nel 1919. Eugne Tisserant, conservatore di manoscritti orientali, nominato nel 1907, all'età di 24 anni; l'incarico gli permise di perseguire lo studio delle lingue orientali e dell'archeologia; divenuto cardinale, nel 1957 Pio XII lo nominò Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, ufficio che tenne per circa venticinque anni. Il 13 novembre 1934 tenne la prolusione per l'inaugurazione della Scuola vaticana di Biblioteconomia.
[3] Il Comitato esecutivo si riunì per la prima volta a Roma il 31 maro1928: The establishment of the International Library and Bibliographical Committee was officially declared in Rome (1928), IFLA journal, 28 (2002).
[4] Le sue doti organizzative forse non brillavano se William Warner Bishop, già presidente dell'ALA, lo definì «a more inefficient man never breathed». Il giudizio riportato da: Simonetta Buttò - AlbertoPetrucciani, Da Edimburgo a Roma: come (e dove) è nata l'IFLA, AIB Notiie,16 (2004), n.7, p.9-12.
[5] L'Associazione mutò denominazione nel 1932 in Associazione italiana per le biblioteche e successivamente in Associazione italiana biblioteche, conosciuta con la sigla AIB. La sua costituzione fu certamente stimolata dallo svolgimento del Congresso in Italia.
[6] Il saggio bibliografico sul Congresso pubblicato sul volume I degli atti, p.297-354; in particolare alle pagine 323-334 riporta le notizie sulle mostre bibliografiche allestite in occasione dell'evento, mentre alle pagine355-359 elenca le pubblicazioni dedicate al Congresso e quelle offerte ai delegati. Per una ricostruzione sintetica quanto ben documentata, cfr. SimonettaButtò - AlbertoPetrucciani, Da Edimburgo a Roma: come (e dove) è nata l'IFLA cit.; Luigina Orlandi, La Biblioteca Vaticana celebra con un francobollo il 75° Congresso mondiale dell'IFLA, AIB notiie, 21 (2009), n. 3, p. 22-23; la voce Library associations, international, in: Encyclopedia of library history, edited by Wayne A. Wiegand and Donald G. Davis, Jr., New York: Garland Press,1994, p. 342-347.
[7] Scrive W. Boyd Rayward, bibliotecario dell'University of New South Wales, che The first World Congress of Libraries and Bibliography heldin Rome and Venice in 1929 was a chaotic affair, but had important outcomes, alla voce Library Associations, international cit., p.342.
[8] Cfr. Alberto Petrucciani, Storie di ordinaria dittatura: i bibliotecari italiani e il fascismo (1922-1942), Bollettino AIB, 43 (2003), n. 4.
[9] La descrizione catalografica delle collezioni librarie della Vaticana, maturata dopo attente riflessioni, confronti e verifiche sulle normative catalografiche esistenti a livello internazionale, produsse le Norme per la catalogazione degli stampati, pubblicate nel 1931 (Luigina Orlandi, La Biblioteca Vaticana celebra con un francobollo il 75° Congresso mondiale dell'IFLA cit. ,p. 22).
[10] Cfr. Nicoletta Mattioli-Hàry,The Vatican Library and the Carnegie Endowment for International Peace: the history, impact, and influence of their collaboration (1927-1947), Città del Vaticano: Biblioteca apostolica Vaticana, 2009.< p/>
[11] Comitato, lo ricordiamo, costituito a Edimburgo nel 1927, il nucleo di quella che poi, dal Congresso del 1929, sarà l'IFLA, di cui Collijn sarà il primo presidente.
[12] Si vedano gli studi di PaoloTraniello, in particolare, Storia delle biblioteche in Italia: dall'Unità a oggi, Bologna: Il Mulino, 2002.
[13] Cfr. Il Congresso delle biblioteche, Osservatore romano, 17-18 giugno1929, p. 3.
[14] Riportata in apertura degli atti del Congresso, volume I.
[15] Cfr. Catalogo della I. Mostra internazionale di biblioteconomia (Galleria nazionale d'arte moderna, a Valle Giulia), Roma: La Libreria dello Stato, 1929. Fu inoltre allestita la Mostra sulla storia di Roma antica a Palazzo Margherita.
[16] Ne danno notizia: «La bibliofilia», volume 31; «L'Italia che scrive», volumi 12-13; Guerriera Guerrieri, La Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli, Milano-Napoli: Ricciardi, 1974.
[17] Cfr. Catalogo della Esposizione del libro antico italiano tenuta in Firenze nel giugno 1929, a cura di Teresa Lodi, Firenze: Tipografia Classica, 1929; in testa al frontespizio: Primo congresso mondiale delle biblioteche e di bibliografia.
[18] Cfr. Catalogo della Mostra di edizioni principe tenuta in occasione del primo Congresso mondiale delle biblioteche e di bibliografia, a cura di Domenico Fava, Modena: [s.n.], 1929.
[19] Cfr. Mostra bibliografica musicale, Bologna, Archiginnasio, giugno 1929, a cura di Francesco Vatielli, Luigi Torri, Bologna: Cooperativa tipografica Azzoguidi, 1929.
[20] Cfr. Cento belle legature italiane esposte nella Biblioteca naz. Marciana di Venezia, catalogo a cura di Ester Pastorello, Roma: La Libreria dello Stato, 1929. Sulla copertina: I. Congresso mondiale delle biblioteche e di bibliografia. Titolo sulla copertina: Venezia, Mostra di cento rilegature italiane.
[21] L'idea fu ripresa all'indomani dell'International Conference on Cataloguing Principles (ICCP) di Parigi del 1961 e dall'IMEICC, IFLA Meeting of Experts for an International Cataloguing Code, processo globale di ricognizione delle pratiche catalografiche, iniziato a Francoforte sul Meno nel 2003, che ha concluso i lavori al congresso IFLA di Milano del 2009, con l'emanazione dei nuovi Principi di catalogazione internazionali (ICP). Le RDA, Resource Description and Access, emanate dall'ALA e da altri soggetti all'inizio del nostro secolo si presentano come nuovo standard internazionale.
[22] SimonettaButtò - AlbertoPetrucciani, Da Edimburgo a Roma: come (e dove) è nata l'IFLA cit.