Stati generali dei professionisti del patrimonio culturale:
una prospettiva di alleanze da perseguire con convinzione

Gli Stati generali dei professionisti del patrimonio culturale, svoltisi a Milano il 22 e 23 novembre 2012, si sono conclusi con un risultato più che soddisfacente: circa 500 presenze complessive nelle due giornate, grande interesse per un confronto professionale del tutto inedito ma soprattutto consapevolezza circa la necessità di rafforzare le posizioni delle tre associazioni riunite nel MAB attraverso una precisa strategia di collaborazione.
Questi risultati, che premiano l'idea di riunire i convegni annuali dei bibliotecari, degli archivisti e degli operatori museali, non sono il frutto dell'improvvisazione. L'idea, partita nel 2011, è stata raccolta ed elaborata, preparata da riunioni in tutta Italia e da gruppi di lavoro interassociativi. Nella relazione di apertura a firma dei presidenti AIB, ANAI e ICOM Italia si legge: «l'idea che ci muove è che per fronteggiare la crisi globale è importante organizzare e valorizzare il punto di vista, l'esperienza e le proposte di quanti nei musei, nelle biblioteche, negli archivi, negli istituti della cultura lavorano quotidianamente, su basi professionali o volontarie». Ecco un primo elemento da sottolineare: i nostri Stati generali hanno dato voce a chi garantisce concretamente, dal basso, con competenza e impegno la fruizione e la conservazione dei beni culturali italiani; quella stessa voce non è risuonata durante il carosello mediatico-istituzionale organizzato solo una settimana prima a Firenze, dove la parata di ministri e mega esperti è stata nobilitata solo dall'appassionato e lucido intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ne prendiamo atto con rammarico, perchè sono stati fatti vari tentativi per stabilire una collaborazione fra i due eventi.
Ma alimentare la retorica delle dichiarazioni sulla cultura a cui non seguono mai fatti concreti non rientrava nelle nostre intenzioni. Volevamo invece inaugurare un partenariato che ci auguriamo gravido di conseguenze positive. Nei due giorni degli Stati generali si sono confrontate le riflessioni e le proposte di quanti dirigono e lavorano nei molti musei, biblioteche ed archivi che ravvivano le nostre comunità: un modo proficuo per condividere il patrimonio di competenze e di professionalità, di responsabilità e di impegno, di volontà e di entusiasmo che caratterizza le nostre professioni. Non è poco e ci pare un segnale positivo per superare le difficoltà del presente e rilanciare verso il futuro. Oltre alla nostra voce abbiamo voluto sentire quella della politica, un interlocutore naturale e obbligato ad un tempo. I risultati, ben rappresentati nella tavola rotonda di chiusura della manifestazione, alla quale hanno partecipato la presidente della VII commissione permanente della Camera, on. Manuela Ghizzoni, l'assistente dell'assessore regionale lombardo alla cultura, Marisa Valagussa, il coordinatore degli assessori regionali alla cultura della Conferenza delle Regioni, Mario Caligiuri, e il sottosegretario di Stato ai beni e alle attività culturali, Roberto Cecchi, non sono stati particolarmente esaltanti, a riprova di una difficoltà di comunicazione che a tratti ricorda un dialogo fra sordi: probabilmente un assaggio dello scenario irto di difficoltà che abbiamo di fronte e un memento della necessità di trovare una modalità di comunicazione con le istituzioni che sappia far comprendere e valere le nostre priorità (problema non nuovo, certo, ma di drammatica attualità ).

La crisi economica e la conseguente riduzione dei finanziamenti stanno mettendo a dura prova l'esistenza di molte istituzioni culturali, con gravi conseguenze sull'occupazione, sulle condizioni di lavoro, sul futuro di molti giovani specificamente preparati ma senza alcuna possibilit&agarve; di riconoscimento professionale. Di fronte a uno scempio che pare inarrestabile ci è sembrato naturale unire le forze per dare vita a una proposta concreta, dapprima condivisa a livello associativo, poi inviata al ministro Ornaghi e al sottosegretario Cecchi, infine elaborata fino a costituire un vero e proprio documento programmatico che abbiamo titolato ottimisticamente Per il rilancio del sistema culturale italiano.
I punti critici che vi sono evidenziati riguardano in primo luogo il lavoro nella cultura e la valorizzazione del capitale umano, che sempre più assume i caratteri di una lotta a difesa della dignità delle nostre professioni e della possibilità di garantire il ricambio generazionale e il turn-over del personale, soprattutto per quanto riguarda le direzioni scientifiche e i ruoli tecnici: pare, infatti, che le amministrazioni si stiano dimenticando che senza direzione e senza personale qualificato i musei, gli archivi e le biblioteche siano condannati a un futuro senza prospettive.
Il secondo punto riguarda il tema delle risorse, che dovrebbero essere indirizzate alla gestione corrente degli istituti culturali permanenti e alle loro attività a sostegno delle comunità e dello sviluppo locali e che invece sempre più spesso prendono la via dei festival, delle mostre a carattere mediatico o commerciale, delle rassegne effimere. Vi è poi il tema della cooperazione in tutte le sue dimensioni e connotazioni (tra le persone, gli istituti, le amministrazioni), che mette al centro le reti culturali come volano per aumentare la capacità di azione degli istituti culturali e strumento per sperimentare forme di gestione integrate fra musei, biblioteche ed archivi delle stesse comunità.
Ancora, c'è la dimensione della sussidiarietà orizzontale, cioè la partecipazione volontaria dei cittadini e delle comunità e la sinergia tra azione pubblica e azione privata, che può essere incentivata anche attraverso una riforma fiscale a favore delle donazioni liberali e la possibilità di destinare il 5 per mille a favore degli istituti culturali e delle loro attività.

Infine, la formazione e l'aggiornamento professionale come terreno di scambio fra tradizioni disciplinari, professionali e culturali differenti, attraverso un approccio teorico multidisciplinare e la messa a frutto del grande patrimonio di esperienza che i migliori operatori hanno accumulato in una vita di lavoro, due elementi che aiutano ad affrontare e gestire i problemi di confine tra le diverse professionalità, senza superficialità e con chiara coscienza della delicatezza delle questioni in gioco. Su questi nodi programmatici - lavoro, professione, risorse, sistemi culturali, cooperazione, accessibilità, fund-raising e fiscalità per la cultura, gestione del patrimonio in situazione di emergenza - si è sviluppata la riflessione degli Stati generali. Una riflessione fruttuosa, alla quale l'AIB ha dato un contributo serio e articolato attraverso il lavoro preparatorio delle sessioni tematiche svolto all'interno di gruppi di lavoro interassociativi dai nostri associati (Ornella Foglieni, Rosa Maiello, Lello De Magistris, Claudio Leombroni, Maurizio Vivarelli e Vittorio Ponzani), con le relazioni introduttive di Giovanni Solimine e Claudio Gamba, ma soprattutto con gli interventi, le osservazioni e i contributi dei molti nostri associati che hanno partecipato ai lavori1. L'AIB esce a testa alta da questa prima edizione degli Stati generali e non posso che esserne fiero.

L'ambizione - espressa nel sottotitolo degli Stati generali - di dare vita a un'agenda per il futuro sostenibile di archivi, biblioteche e musei si concretizzerà a breve nei documenti di sintesi e proposta scaturiti dalla discussione sviluppata nel corso delle sessioni di lavoro tematiche che si sono svolte all'Archivio di Stato di Milano, alla Biblioteca Sormani, alle Gallerie d'Italia, al Museo della scienza e della tecnologia "Leonardo da Vinci", alla Biblioteca Trivulziana e alla Pinacoteca di Brera. Personalmente ho ricavato da questa esperienza un sentimento rinnovato della responsabilità che grava sulle nostre spalle ma anche il sollievo di sentire che il peso di questo carico è condiviso da altri professionisti. Il lavoro vero però inizia ora: spente le luci della manifestazione, sopiti gli entusiasmi per la positiva riuscita dell'evento, dobbiamo dare vita a un'azione lucida e determinata nei confronti delle istituzioni, per rilanciare i temi e le soluzioni che ci stanno a cuore. Nel contempo, sarà necessario dar corpo e spessore alla collaborazione appena avviata individuando due o tre temi di lavoro sui quali esercitarsi con prove tecniche di convergenza. La formazione, il digitale, il riconoscimento della professione potrebbero essere degli utili banchi di prova, con risultati da verificare in occasione della seconda edizione degli Stati generali, che si svolgerà fra due anni, nel 2014.

Stefano Parise


NOTE

[1] Le relazioni e i documenti preparatori delle sessioni tematiche sono disponibili online: http://www.mab-italia.org/index.php/stati-generali-cultura-2012/presentazione/item/34-abstract.