La delegazione sovietica al primo Congresso dell'IFLA

di Gabriele Mazzitelli

Nell'articolo di Mauro Guerrini e Antonio Speciale dedicato al primo Congresso mondiale delle biblioteche e di bibliografia che si tenne in Italia nel 19291, si ricorda che fra le delegazioni ufficiali che vi parteciparono figurava anche quella russa.
Toccò a un italiano, Odoardo Campa2, essere il primo bibliotecario in servizio presso una biblioteca sovietica3 a potersi recare in missione all'estero dopo la Rivoluzione d'Ottobre, negli anni tormentati della guerra civile tra il 1919 e il 19204. Il compito principale che era stato affidato a Campa dalla direzione della Biblioteca del Museo Rumjancev di Mosca era quello di instaurare dei rapporti di scambio tra le biblioteche russe e quelle italiane. Campa era sostenuto dall'appoggio fattivo di Anatolij Lunaèarskij, commissario del popolo per l'Istruzione, ma anche, indirettamente, dalla volontà di Lenin e della sua compagna Nadežda Krupskaja di migliorare la qualità dei servizi offerti dalle biblioteche sovietiche5. Purtroppo non è rimasta traccia della relazione che Campa presentò al suo rientro in URSS alla direzione della Biblioteca, ma a parte la creazione in Italia dell'associazione «Amici della Russia»6 e il sincero apprezzamento di Lunaèarskij, non si direbbe che la sua missione abbia avuto particolari conseguenze.
La prima guerra mondiale e il sostanziale isolamento in cui venne a trovarsi il giovane stato sovietico non favorirono lo sviluppo di rapporti tra le istituzioni bibliotecarie e bisognerà aspettare la metà degli anni venti, quando cominciarono a normalizzarsi almeno in parte i contatti internazionali dell'URSS, perché possano effettuarsi altre missioni all'estero. In ogni caso l'Unione Sovietica non volle mancare al primo importante appuntamento internazionale del mondo bibliotecario, inviando al primo Congresso dell'IFLA una delegazione composta da due bibliotecarie: Ljubov' Borisovna Havkina (1871-1949) e Genrietta Karlovna Derman (1882-1954).
Al nome della Havkina sono legate alcune tappe fondamentali dello sviluppo di un approccio sia teorico sia pratico alla gestione delle biblioteche in Russia: dal 1890 al 1912 lavorò nella biblioteca di Har'kov, sua città natale, in cui organizzò nel 1903 una specifica sezione di biblioteconomia, nel 1904 progettò un vero e proprio corso di biblioteconomia, fu lei a promuovere la pubblicazione dei primi manuali universitari di questa disciplina e nel 1918 diede alle stampe il volume Kniga i biblioteka (Il libro e la biblioteca)7. Forte dei suoi studi in Germania, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, Havkina fu la prima personalità di spicco del mondo bibliotecario russo ad essere conosciuta anche all'estero. La sua idea della biblioteca, mutuata dal modello anglosassone, era assolutamente scevra da qualsiasi contaminazione ideologica8.
Dopo l'esperienza di Campa, che può senz'altro definirsi episodica, Ljubov' B. Havkina ebbe la possibilità di compiere delle importanti missioni all'estero: dal luglio all'ottobre 1925 fu in Francia, Inghilterra, Svezia, Norvegia, Danimarca e Germania. Conoscitrice di una decina lingue, padroneggiava perfettamente l'inglese ed era un'esperta del sistema bibliotecario americano, tanto da venir designata quale rappresentante dell'URSS alla conferenza internazionale tenutasi dal 3 al 9 ottobre del 1926 ad Atlantic City, in occasione del cinquantesimo congresso dell'ALA, associazione di cui divenne membro effettivo in quello stesso anno.
Nel 1928 fu rimossa, ufficialmente per motivi di salute, dalla direzione dell'Istituto di biblioteconomia presso la Biblioteca Lenin da lei fondato nel 1920, ma malgrado ciò la sua fama internazionale fece sì che venisse ugualmente scelta quale membro della delegazione sovietica al primo Congresso dell'IFLA, unitamente alla direttrice della Biblioteca dell'Accademia comunista Genrietta K. Derman, sebbene inizialmente la candidatura della Havkina nemmeno fosse stata presa in considerazione. Infatti oltre alla Derman avrebbero dovuto recarsi in Italia V. I. Nevskij, allora direttore della Biblioteca Lenin e E. D. Sokolova, che aveva sostituito Havkina alla direzione dell'Istituto di biblioteconomia9. Gli organizzatori italiani si aspettavano, però, che al convegno partecipassero esponenti di questo Istituto e, probabilmente, fu ritenuto più opportuno per l'immagine complessiva dell'URSS, inviare due personalità note all'estero, anche perché le autorità sovietiche non escludevano la possibilità che il secondo Congresso dell'IFLA si potesse svolgere proprio in Unione Sovietica10. In ogni caso Havkina, dopo il pensionamento anticipato, continuò per altri venti anni la sua attività di sostegno e consulenza alle biblioteche sovietiche.
Ben diversa la sorte di Genrietta Derman. Nata a Riga in una famiglia proletaria, al termine del liceo conseguì l'abilitazione all'insegnamento. Iscrittasi nel 1900 al Partito social-democratico operaio lituano prese parte attivamente alla vita politica. A soli venti anni era stata già eletta membro del comitato esecutivo del partito a Riga. Nel 1903 si iscrisse ai Corsi superiori di pedagogia a Mosca. La rivoluzione del 1905 la sorprese in Svizzera. Tornata in patria iniziò un'intensa attività clandestina che le costò due arresti e il confino. Nel 1914 organizzò la fuga del marito V.V. Derman dalla Siberia e con lui intraprese un lungo esilio all'estero, attraverso la Finlandia, la Germania, la Svezia e la Danimarca, approdando infine negli Stati Uniti dove si fermarono per sette anni. Terminato il Simmons College di Boston11, Derman lavorò nella Biblioteca di Harvard per diventare poi la responsabile della sezione di slavistica della Biblioteca del Congresso12. Nel 1921 decise di rientrare in Lituania e nel 1922, assieme al marito, si trasferì definitivamente in URSS. A partire dall'aprile del 1923 per dieci anni Derman fu la responsabile della Biblioteca dell'Accademia comunista di Mosca13. A questo compito ne affiancò molti altri di grande prestigio nell'ambito dell'organizzazione bibliotecaria sovietica, occupandosi in particolar modo dei problemi della catalogazione: proprio la necessità di elaborare standard internazionali sarà l'elemento che vorrà sottolineare nel tirare un bilancio del primo Congresso dell'IFLA14, a cui intervenne in francese con la relazione Le case editrici statali in Unione Sovietica.
Nell'agosto del 1930 Derman venne nominata direttore dell'Istituto bibliotecario di Mosca appena fondato15. Dopo aver partecipato anche al secondo Congresso dell'IFLA nel 1935 in Spagna con due relazioni Il lavoro di informazione bibliografica nelle biblioteche sovietiche e La preparazione professionale dei bibliotecari, Derman condivise il tragico destino di quanti, innocenti, finirono stritolati nell'atroce meccanismo delle purghe staliniane. Nel dicembre del 1937, sulla base di false accuse, fu arrestato il marito e nel gennaio del 1938 toccò la stessa sorte anche alla Derman, che trascorrerà ben quindici anni nel lager di Vorkuta16. Conclusa la detenzione nel gennaio 1953, gravemente ammalata, sopravvisse solo un anno, morendo nel gennaio del 1954. Fu riabilitata il 22 ottobre 195517.
Durante il primo Congresso dell'IFLA Havkina e Derman ebbero modo di visitare diverse biblioteche a Roma, Firenze, Venezia e Modena e giunsero alla conclusione che tutte, anche quelle per ragazzi, si trovassero sotto il severo controllo del regime fascista. Nel suo resoconto Havkina sottolineò come i padroni di casa si fossero sforzati di mostrare ai delegati stranieri la positiva influenza del fascismo sullo sviluppo della cultura italiana, biblioteche incluse, sostenendo, inoltre, che “gli incontri personali e le conversazioni con gli specialisti stranieri, indubbiamente, rappresentano l'aspetto più interessante dei congressi internazionali. Malgrado tutte le insufficienze dell'attuale congresso, tuttavia grazie ad alcuni interventi di rilievo sulla biblioteconomia e la bibliografia ho preso conoscenza di progetti e realizzazioni recentissime”18. Le studiose sovietiche ebbero, però, anche modo di avere dei colloqui strettamente riservati con i colleghi italiani, i quali sottolinearono il sostanziale ristagno della biblioteconomia nazionale, di cui attribuivano la responsabilità proprio al fascismo, che soffocava ogni iniziativa innovativa. Ad esempio, secondo quanto relazionarono Havkina e Derman, i bibliotecari italiani avevano fatto loro presente che, su disposizione del governo fascista, dai fondi delle biblioteche erano stati tolti fra gli altri i libri di Tolstoj, Dostoevskij, Turgenev, Gor'kij19. Purtroppo non è dato sapere quali fossero questi colleghi. È fortemente probabile che le due bibliotecarie abbiano parlato sia con Guglielmo Passigli20 sia con Enrico Damiani21, i quali potevano comunicare con loro in russo, ma la conoscenza di molte lingue da parte di entrambe di sicuro facilitava la loro possibilità di dialogo. Appare un po' forzata, a dire il vero, l'idea di una censura così marcata nei confronti dei classici russi che non risulta francamente testimoniata nemmeno a livello editoriale, se si pensa che tra il 1926 e il 1934 svolse la sua attività, e con il pieno beneplacito del regime, la casa editrice Slavia di Torino che pubblicò non solo Tolstoj, Dostoevskij e Turgenev, ma anche autori sovietici22. È ovvio che non si poteva mancare di sottolineare il forte intento propagandistico della presenza di Mussolini all'apertura dei lavori del congresso, come fece la Havkina che scrive: «'l'accoglienza' [dei capi dell'Italia fascista] era volta a utilizzare il congresso per la propaganda fascista: non a caso all'inaugurazione intervenne Mussolini con un discorso in cui affermò che era compito del congresso 'mostrare, cosa fosse l'Italia, cosa fosse diventata e cosa aspirava a realizzare'»23. Le impressioni e i giudizi delle due bibliotecarie sovietiche, riportati da Divnogorcev sulla base dei documenti d'archivio conservati alla Biblioteca nazionale russa, danno la netta impressione che fosse per loro quasi necessario dare un'immagine negativa sia del Congresso sia del paese che lo ospitava per motivi che possiamo genericamente definire “politici”, dal momento che questo era quanto ci si attendeva di leggere in Unione Sovietica, anche se va detto che il rapporto tra l'Italia e l'URSS non era scevro da molte ambiguità24.
In Italia, invece, si poteva leggere sull'URSS quanto Ettore Lo Gatto scriveva nel volume Dall'epica alla cronaca nella Russia soviettista25, vivido e documentato resoconto di un soggiorno dello slavista in quella stessa primavera del 1929 a Mosca. Si confrontavano due mondi, due tradizioni culturali che, al di là dei regimi dittatoriali che li governavano, avevano un estremo bisogno di conoscersi, grazie a quegli incontri personali e a quegli scambi di idee che, come aveva ben messo in luce la Havkina, finiscono per essere l'elemento qualificante di ogni congresso internazionale.


NOTE

[1] Mauro Guerrini - Antonio Speciale, Il primo Congresso mondiale delle biblioteche e di bibliografia, Roma-Venezia, 15-30 giugno 1929, «AIB Studi», 52 (2012), n. 3, p. 279-290.

[2] Sulla particolare figura di Odoardo Campa si veda Daniela Rizzi, Lettere di Boris Jakovenko a Odoardo Campa (1921-1941), in: Russko-ital'janskij archiv I = Archivio russo-italiano I, a cura di D. Rizzi e A. Shishkin. Trento: Università di Trento, 1997, p. 385-482, e Gabriele Mazzitelli, Corrispondenza inedita fra Ettore Lo Gatto a Odoardo Campa, di prossima pubblicazione in Archivio russo-italiano.

[3] Campa curò per qualche tempo la sezione italiana della Biblioteca del Museo Rumjancev che sarebbe poi stata intitolata a Lenin e oggi è la Biblioteca Statale Russa. Si veda Ljudmila M. Koval', Odoardo Kampa, ital'janec - sotrudnik gosudarstvennogo rumjancevskogo muzeja, in: Rossija i Italia. Vypusk 4: vstreèa kul'tur, Moskva: Nauka, 2000, p. 227-235.

[4] «Va sottolineato che la missione di O. Campa in Italia nel 1919-1920 risulta essere eccezionale per due circostanze: nel periodo della guerra civile è l'unico viaggio all'estero di un collaboratore di una biblioteca russo-sovietica ed è la sola missione oltre frontiera di un bibliotecario russo - cittadino straniero - in tutto il periodo preso in esame in questo saggio [ottobre 1917-giugno 1941 Nota mia]. Malgrado i tempi che correvano, grazie al fatto di essere cittadino straniero Campa riuscì ad aprire una breccia verso il mondo bibliotecario straniero. Probabilmente solo pochi ebbero modo nel 1919 di recarsi (e rientrare!) dalla RSFSR in Europa Occidentale in missione ufficiale per conto di una istituzione sovietica. E uno di loro fu il bibliotecario della biblioteca Rumjancev O. Campa», Aleksandr L. Divnogorcev, Meždunarodnye biblioteènye svjazi Rossii (oktjabr' 1917 - ijun' 1941). Istorièeskij oèerk, Moskva: Paškov dom, 2001, p. 18-19.

[5] Sul rapporto tra Lenin e le biblioteche rimando a Gabriele Mazzitelli, Lenin e le biblioteche, in: Idem, Slavica biblioteconomica, Firenze: Firenze University Press, 2007, p. 129-138. Va sottolineato che Divnogorcev lamenta che, a parte le dichiarazioni di principio, negli anni della NEP Lenin si occupò solo marginalmente del problema delle biblioteche e la stessa Krupskaja suggerì la necessità di un processo di non breve durata per raggiungere gli standard stranieri, Aleksandr L. Divnogorcev, Meždunarodnye biblioteènye cit., p. 54.

[6] Si veda Giorgio Petracchi, Da San Pietroburgo a Mosca: la diplomazia italiana in Russia 1861/1941, Roma: Bonacci, 1993, p. 233, in cui si può leggere l'elenco degli iscritti all'Associazione ripreso dall'articolo di Adriana Simoni, 1920 a Firenze: gli Amici della Russia, «Realtà sovietica», 10 (1962), n. 117, p. 46-49. Nell'articolo della Simoni viene riprodotto l'originale dello Statuto e dell'elenco dei firmatari.

[7] Ljubov' B. Havkina, Kniga i biblioteka, Sankt-Peterburg: Rossijskaja Nacional'naja Biblioteka, 2011, 152 p. È certamente significativo che la Biblioteca nazionale russa di San Pietroburgo abbia voluto inaugurare con questo volume una collana che si intitola “Biblioteconomia: studiando il passato, costruiamo il futuro”. Il valore storico del volume della Havkina è indubbio: viene esaltato il significato sociale e il compito educativo del bibliotecario, nonché l'importanza strategica della biblioteca per la diffusione del libro e la crescita culturale e democratica di un popolo. Per avere un'idea del contesto in cui si inserisce questo scritto si veda Jeffrey Brooks, Quando la Russia imparò a leggere: alfabetizzazione e letteratura popolare 1861-1917, Bologna: il Mulino, 1992.

[8] Questo atteggiamento le valse in epoca sovietica l'appellattivo di “bibliotecaria borghese”.

[9] Aleksandr L. Divnogorcev, Meždunarodnye biblioteènye cit., p. 59.

[10] Non è noto se effettivamente la Havkina e la Derman avanzarono ufficialmente questa proposta.

[11] Alla Derman è dedicato una pagina del sito della Biblioteca del Simmons College http://simmons.libguides.com/Derman.

[12] Nel 1906 la Biblioteca del Congresso aveva acquistato la biblioteca privata di Gennadij Judin che constava di ben 80.000 volumi http://www.loc.gov/rr/rarebook/coll/268.html. Va ricordato che nel 1910 un italiano, Aurelio Palmieri, che allora lavorava alla Biblioteca dell'Università di Harvard, era stato chiamato a occuparsi di questa biblioteca. Palmieri (1870-1926), orientalista e teologo, darà un importante contributo al diffondersi della conoscenza del mondo slavo in Italia.

[13] Sulla sua attività quale direttrice di questo Istituto si veda Jurij Ju. Èernyj, Genrietta Derman - direktor biblioteki Komakademii, disponibile in rete all'indirizzo http://socionavtika.narod.ru/ Staty/Chora/derman.htm.

[14] Genrietta K. Derman, Pervyj meždunarodnyj biblioteènyj i bibliografièeskij kongress v Rime - Venecii, 15-30 ijunja 1929, «Bibliotekovedenie i bibliografija», (1930), n. 1-2, p. 123-124.

[15] Nel 1934 questo Istituto avrebbe inglobato anche quello fondato dalla Havkina presso la Biblioteca Lenin e oggi è l'Università statale di cultura e arti di Mosca.

[16] Si deve alla Biblioteca “Puškin” di Vorkuta la pubblicazione di un volumetto in ricordo della Derman, in cui vengono riportate le date fondamentali della sua esistenza, un elenco delle sue opere e una bibliografia degli scritti che la riguardano: “Nikogda staret' duhom…”: biobibliografièeskoe posobie, Sostaviteli I.V. Kolesnièenko, O.V. Zajceva; komp'juternyj disajn G.V. Mitrofanova. Vorkuta: Central'naja gorodskaja biblioteca im. A.S. Puškina, 2010, 17 p. Il volumetto è disponibile anche in rete alla pagina: http://www.vorkuta-cbs.ru/novosti/genij-bibliotechnoj-raboty. Sulla Derman e sulle sue condizioni di vita nel lager si veda anche Elena Vl. Markova, Vorkutinskie zametki katoržanki “E-105”, disponibile in rete all'indirizzo http://www.sakharov-center.ru/asfcd/auth/?t=page&num=10648

[17] Sulla Havkina e sulla Derman e in più in generale sugli esordi dell'insegnamento della biblioteconomia in URSS si veda John V. Richardson Jr., The Origin of Soviet Education for Librarianship: the role of Nadezhda Konstantinova Krupskaia Ljubov' Borisovna Khavkina-Hamburger, and Genrietta K. Abele-Derman, «Journal of Education for Library and Information Sciences», 41 (2000), n. 2, p. 106-128.

[18] Aleksandr L. Divnogorcev, Meždunarodnye biblioteènye cit., p. 59-60.

[19] Ivi, p. 60-61.

[20] Su Guglielmo Passigli si veda Alberto Petrucciani, Un bibliotecario giramondo e la damnatio memoriae: Guglielmo Passigli (1877-1942), in: Studi e testimonianze offerti a Luigi Crocetti, Milano: Editrice Bibliografica, 2004, p. 389-409, disponibile in rete all'indirizzo http://www.aib.it/aib/stor/contr/petruc2.htm.

[21] Su Enrico Damiani si veda Gabriele Mazzitelli, Enrico Damiani slavista, in: Idem, Slavica biblioteconomica cit., p. 77-91 e Gabriele Mazzitelli, Enrico Damiani: un profilo biografico, ibidem, p. 93-98.

[22] Si veda Slavia: Catalogo storico, a cura di L. Beghin, F. Rocci, Torino: Centro Studi Piemontesi, 2009.

[23] Aleksandr L. Divnogorcev, Meždunarodnye biblioteènye cit., p. 61. Su questo specifico aspetto rimando all'articolo di Guerrini e Speciale citato.

[24] L'Italia fascista era stata tra le prime a riconoscere ufficialmente nel 1924 il governo bolscevico e almeno fino all'avvento del nazismo, la politica di Mussolini nei confronti dell'URSS può definirsi improntata più ad un sano realismo che a pregiudiziali ideologiche. Proprio l'esistenza di rapporti diplomatici tra i due paesi giustifica la presenza delle due bibliotecarie sovietiche in Italia, vista anche la necessità per l'URSS di trovare un nuovo spazio all'interno del consesso internazionale. Sui rapporti tra Italia e URSS si veda Manfredi Martelli, Mussolini e la Russia: le relazioni italo-sovietiche dal 1922 al 1941, Milano: Mursia, 2007.

[25] Ettore Lo Gatto, Dall'epica alla cronaca nella Russia soviettista, Roma: Istituto per l'Europa Orientale, 1929.