Oltre la comunicazione scientifica:
riflessioni sul trasferimento della conoscenza nelle scienze umane

di Carla Basili

I processi di condivisione e trasferimento della conoscenza costituiscono i capisaldi delle politiche comunitarie per l'informazione scientifica e il Leitmotiv sullo sfondo delle raccomandazioni emanate dalla Commissione europea per sostenere lo sviluppo economico dell'Europa.
La connessione tra conoscenza - intesa come l'insieme dei risultati della ricerca scientifica - e sviluppo economico è imperniata sul processo del trasferimento della conoscenza e si fonda su una logica, quella dell'economia della conoscenza, rispetto alla quale anche la ricerca di area umanistica è chiamata oggi a posizionarsi.

1. Conoscenza e innovazione nella strategia economica comunitaria

La strategia di Lisbona, lanciata - come è noto - dall'Unione Europea nel 2000 con l'obiettivo di trasformare l'Europa in un'economia basata sulla conoscenza, poggia su una logica causale lineare: la conoscenza è il motore dell'innovazione e l'innovazione è il motore dello sviluppo economico.
Entro questa logica è evidente il ruolo cruciale dei processi di produzione e circolazione della conoscenza e dunque degli agenti che operano in tali processi, vale a dire università ed enti di ricerca, assieme a biblioteche e centri di documentazione.
Ma altrettanto cruciale nella logica di Lisbona è l'innovazione, intesa come la finalizzazione economico-sociale delle attività di ricerca e di produzione di nuova conoscenza.
Alcuni obiettivi cruciali della Strategia di Lisbona, tuttavia, sono stati in parte o del tutto mancati, e proprio tra quelli connessi con la capacità di produrre innovazione, quali1:

Con l'intento di superare questi punti deboli, nel 2010 viene formalmente lanciata, come si sa, la strategia economica Europa 2020, che poggia ancora una volta sul convincimento che ricerca e innovazione siano fattori cruciali per uscire dalla crisi economica che l'Europa sta attraversando.
Secondo questa logica, quale conoscenza - leggasi "quale ricerca" - è considerata dunque strategica per lo sviluppo dell'Europa e pertanto riconosciuta meritevole di sostegno e investimento finanziario? Certamente quella che genera innovazione, ovvero la conoscenza che, trasferita e applicata, dà luogo a nuovi prodotti o servizi di utilità socio-economica.


2. Trasferire la conoscenza per innovare: le raccomandazioni comunitarie per la circolazione e il trasferimento della conoscenza

Parallelamente a questi sviluppi, la Commissione europea intensifica notevolmente l'interesse per la diffusione dei risultati della ricerca attraverso l'informazione scientifica, nella convinzione che l'informazione scientifica sia importante in quanto «Importanza dell'informazione scientifica - Per diventare un'economia della conoscenza sempre più competitiva, l'Europa deve migliorare la produzione di conoscenza attraverso la ricerca, la sua diffusione attraverso l'istruzione e la sua applicazione attraverso l'innovazione. Tutta la ricerca si basa su lavori precedenti e dipende dalla possibilità per i ricercatori di avere accesso e condividere pubblicazioni scientifiche e dati di ricerca. L'ampia e rapida diffusione dei risultati di ricerca può contribuire ad accelerare l'innovazione e ad evitare l'inutile duplicazione delle attività di ricerca, anche se un certo ritardo per la prima utilizzazione dei ricercatori o lo sfruttamento commerciale è giustificabile»2.

Il corsivo è stato aggiunto ad alcuni termini che si ritiene utile commentare brevemente, anche alla luce del confronto tra questa posizione, datata 2007, e quella analoga del 1948, enunciata in occasione della prima Conferenza internazionale sull'informazione scientifica, dove si affermava che «Science rests upon its published record, and ready access to public scientific and technical information is a fundamental need for scientists everywhere».
In primo luogo nel 2007 l'importanza dell'informazione scientifica è esplicitamente giustificata in base alla connessione tra economia della conoscenza e innovazione, intesa come applicazione (anche commerciale) della conoscenza prodotta dalla ricerca. Questa logica è del tutto assente nel 1948, quando l'informazione tecnico-scientifica viene concepita entro un circuito del tutto interno alla comunità scientifica (scientists).

Un secondo elemento che differenzia le due posizioni è il passaggio dalla pubblicazione (published record) del 1948, al più esteso concetto di "risultati della ricerca" del 2007, che include (almeno) i dati accanto alle pubblicazioni.
Più sottile è il riferimento agli aspetti economici nelle due posizioni. Nel 1948 si fa riferimento ad informazione scientifica pubblica, con ciò intendendo senza dubbio informazione non riservata, ma anche informazione che fosse esito di ricerca finanziata con fondi pubblici. Nel 2007 si parla esplicitamente di sfruttamento commerciale dei risultati della ricerca e si arriva ad ammettere addirittura "un certo ritardo" della circolazione entro la comunità scientifica, a beneficio, si intuisce, del processo di brevettazione la cui normativa esclude, come si sa, la possibilità di pubblicare prima del rilascio del brevetto. Di contro, nel 1948, la necessità di accedere tempestivamente all'informazione scientifica pubblica è affermata senza compromessi.
Ancora esplicito riferimento ai benefici che ci si aspetta debbano derivare dai fondi pubblici per la ricerca si riscontra in una tra le più recenti comunicazioni della Commissione europea, precisamente la COM (2012)401, nella quale fin dal titolo è delineata questa strategia: Verso un accesso migliore alle informazioni scientifiche: aumentare i benefici dell'investimento pubblico nella ricerca.

E infine, non lascia dubbi il parere del Comitato economico e sociale europeo relativo alla COM(2012)401 quando ribadisce - nel primo paragrafo - che "L'accesso alle informazioni scientifiche rappresenta un presupposto fondamentale per una proficua attività di ricerca e un'efficace promozione dell'innovazione, e quindi anche per la competitività dell'Europa. (2013/C 76/09)".
L'immagine della ricerca scientifica "asservita" all'applicazione, commerciale o sociale che sia, resta soltanto sullo sfondo delle raccomandazioni comunitarie in tema d'informazione scientifica, mentre è assolutamente in primo piano nelle raccomandazioni comunitarie relative al trasferimento della conoscenza. Il che non sorprende, visto che il trasferimento della conoscenza è il processo specificamente finalizzato alla comunicazione dei risultati scientifici all'impresa, perché possano dar luogo a prodotti e servizi utilizzabili. È infatti uno dei canali di comunicazione dei risultati scientifici, che, come si è già ribadito3, avviene lungo tre distinti circuiti: entro la comunità scientifica (in italiano "comunicazione scientifica" e in inglese scholarly communication); tra la comunità scientifica e l'impresa (in italiano "trasferimento della conoscenza" e in inglese Knowledge transfer); e infine tra la comunità scientifica e la società (in italiano "divulgazione scientifica" e in inglese public understanding of science).
E dunque la visione comunitaria sul ruolo strategico del trasferimento della conoscenza è espressa attraverso una serie di documenti ufficiali, quali, per citarne solo alcuni, la comunicazione COM(2007)182 - "Migliorare il trasferimento delle conoscenze tra gli organismi di ricerca e le imprese nell'insieme dell'Europa: per un'innovazione aperta - Attuare l'agenda di Lisbona" seguita dalla Raccomandazione C(2008) 1329 - "Knowledge Transfer and Code of Practice". Fino alla Comunicazione COM(2010) 546 "Iniziativa faro Europa 2020 - L'Unione dell'innovazione" dove è promosso il concetto di "Alleanze della conoscenza" tra Educazione e Impresa, grazie alle quali «le università si modernizzeranno in un'ottica d'interdisciplinarietà, spirito imprenditoriale e partnership più strette con le imprese».

Dalla prospettiva delle politiche per l'informazione, è rilevante notare che nella COM(2010)546, tra gli impegni connessi con l'obiettivo dell'Unione dell'Innovazione, tre in particolare:
20. l'accesso aperto ai risultati delle attività di ricerca finanziate con fondi pubblici,
21. un efficace trasferimento dei risultati della ricerca,
22. lo sviluppo di un mercato europeo delle conoscenze per brevetti e licenze, riguardano assi distinti di politica dell'informazione e sintetizzano efficacemente le aspettative comunitarie relativamente all'informazione scientifica ed ai comportamenti di ricerca.
Sono indicazioni indirizzate a tutte le comunità di ricerca, incluse le Scienze Umane, che sono chiamate dunque ad accoglierle, seppure con le proprie specificità di ricerca e di trattamento dell'informazione.


3. Tratti distintivi della conoscenza umanistica e della sua circolazione

Caratterizzare la conoscenza umanistica implica delineare preliminarmente i confini disciplinari delle Scienze Umane. In questa comunità di ricerca, infatti, sono ricompresi settori disciplinari anche molto diversi tra loro, e la cui distribuzione varia in base alla classificazione considerata.
Se si guarda alle classificazioni OECD in Fields of Science e CUN in settori scientifico-disciplinari, l'area delle Scienze Umane risulta articolata come nella tabella che segue:

OECD, 2007 - Fields of Science Aree CUN - Elenco dei settori scientifico-disciplinari4
6 Humanities Area 10 - Antiquities, philology, literary studies, art history
Area 11 - History, philosophy, pedagogy and psychology
6.1 History and Archaeology
• History (history of science
and technology to be 6.3, history of
specific sciences to be under the
respective headings); Archaeology;
Area 10 - Antiquities
6.2 Languages and Literature
•General language studies;
Specific languages; General literature
studies; Literary theory; Specific
literatures; Linguistics;
Area 10 - Philology, literary studies
6.3 Philosophy, Ethics and Religion
•Philosophy, History and philosophy
science and technology;
•Ethics (except ethics related to
specific subfields); Theology;
Religious studies
Area 11 - History, philosophy
6.4 Arts (arts, history of arts,
performing arts, music)
•Arts, Art history; Architectural design;
Performing arts studies (Musicology,
Theater science, Dramaturgy);
Folklore studies;
• Studies on Film, Radio and Television;
Area 10 - Art history
6.5 Other humanitiesArea 11 M-DEA/01 Demology, ethnology and anthropology
M-GGR/01 Geography

Si tratta di una grossolana rappresentazione di corrispondenze tra le due classificazioni, che meriterebbe ben altro affinamento, ma che, perfezionata, può servire a superare uno scoglio definitorio di intralcio a indagini di natura comparativa; è evidente, in altri termini, che passando da una classificazione a grana fina come quella CUN ad una a grana grossa come quella OECD si può guadagnare in confrontabilità dei dati, sia a livello nazionale, sia, soprattutto, a livello internazionale.
Quello che qui interessa, tuttavia, è sottolineare la compresenza nella classe delle "Scienze Umane" di più specificità disciplinari, anche molto diverse tra loro, ma che condividono l'insieme dei valori, delle motivazioni e delle aspirazioni che formano il "substrato culturale" di questa area di ricerca. Il comportamento di ricerca nelle Scienze Umane, nonché le modalità di circolazione della conoscenza entro questa area, sono stati oggetto di studio in maniera ricorrente negli ultimi decenni, attraverso indagini ove i fattori tecnologici sono stati progressivamente sempre più centrali.
Lo stereotipo dell'umanista che ne emerge è quello di uno studioso che non ama lavorare in gruppo, tendenzialmente neo luddista, o comunque poco versato per le nuove tecnologie, che preferisce la monografia all'articolo, utilizza prevalentemente la propria lingua madre, produce un tipo di conoscenza scarsamente strutturata e di carattere prevalentemente interpretativo.

4. Come si collocano le Scienze Umane nell'Economia della Conoscenza?

Il dibattito sulla peculiarità degli studi umanistici rispetto agli altri campi di ricerca non è nuovo, né cristallizzato nel tempo. E anzi, dopo le "Due Culture" di Snow del 1959, si è arrivati nel 2013 a discutere delle "Tre Culture" di Kagan, il quale, in linea con il pensiero corrente, sottolinea l'ulteriore distinzione tra le Scienze Umane e le Scienze Sociali5 .
Dalla prospettiva specialistica della circolazione della conoscenza e dell'informazione scientifica - e senza dimenticare la questione tuttora aperta circa l'applicabilità delle metriche citazionali tradizionali al caso delle Scienze Umane - il dibattito sulle Scienza Umane si è andato corroborando nel tempo con nuovi aspetti, generalmente in risposta a nuove pressioni e/o nuove opportunità.
Alle Scienze Umane, infatti, cui è stato dapprima chiesto di abbracciare le nuove tecnologie e dar vita alla cosiddetta "Umanistica Digitale", si chiede oggi di uscire dalla propria nicchia accademica per posizionarsi nel mercato dell'innovazione.
Quest'ultima richiesta è esplicitamente indirizzata alla comunità delle Scienze Umane e Sociali attraverso uno dei primi atti della Presidenza Lituana dell'Unione Europea: l'organizzazione della Conferenza presidenziale sul tema "Horizons for Social Sciences and Humanities", a Vilnius nei giorni 23-24 settembre 2013. Di grande interesse per la riflessione attorno alla ricerca di area umanistica è anche la consultazione preparatoria alla conferenza, un questionario che in sostanza chiede ai ricercatori di quelle discipline: il grado di propensione verso un tipo di ricerca "orientata al problema"; il grado di rilevanza per la società dei temi di ricerca che oggi sono prioritari nel loro settore; il potenziale contributo della loro ricerca ai problemi della società contemporanea; gli ostacoli che si frappongono a tale contributo; quali incentivi potrebbero indurre le Scienze Umane e Sociali ad un maggior coinvolgimento in Horizon 2020.
In estrema sintesi, si chiede quale possibile ricaduta socio-economica i ricercatori prevedono per le proprie attività di ricerca6.
E l'interesse per l'apporto proveniente da queste discipline si conferma con il fatto che nel prossimo programma Horizon 2020 la rappresentanza italiana ha ottenuto che fosse isolato un capitolo specifico per l'area culturale "Europe in a changing world - inclusive, innovative and reflective societies". Questo darà modo alla ricerca di area umanistica di dispiegare il proprio potenziale a favore delle reflective societies e far comprendere, attraverso la conoscenza del passato, su quali basi culturali e identitarie l'Europa potrà costruire il proprio futuro.

Queste ed altre questioni rientrano nelle finalità di ricerca del progetto "Information Policies in Science" (IPS)7, un progetto di ricerca coordinato dal Ceris-Cnr, che, muovendo da due complessi ambiti - quello delle politiche per l'informazione scientifica e quello degli studi disciplinari - intende concentrarsi in particolare sui seguenti aspetti:

Il progetto IPS poggia in primo luogo sulla consapevolezza che le misure di politica dell'informazione scientifica sono state e continuano ad essere oggetto di periodica revisione e riformulazione, in funzione di fattori sia interni che esterni al sistema scientifico. Modelli diversi di circolazione della conoscenza e di accesso all'informazione coesistono, spesso l'uno in contrasto con l'altro. I confini stessi del concetto di "Politica dell'informazione scientifica" tendono ad adattarsi a nuove configurazioni del sistema scientifico, a modelli emergenti di trasferimento della conoscenza, all'avvicendarsi di nuovi agenti, nonché al ruolo e alle funzioni di veicoli innovativi di diffusione dei risultati scientifici.
Il progetto muove inoltre dal presupposto che, come già menzionato, i processi di condivisione e trasferimento della conoscenza sono ritenuti cruciali per l'innovazione e lo sviluppo economico.
La matrice dei temi di ricerca del progetto si struttura lungo tre dimensioni fondamentali: le diverse tipologie di risultati della ricerca, i diversi contesti disciplinari (caratterizzati in base al comportamento informativo e di ricerca), le diverse risorse informative oggetto di misure di politica dell'informazione. La distribuzione geografica è la dimensione trasversale e di comparazione internazionale del progetto di ricerca.
L'area della ricerca umanistica costituisce il contesto disciplinare privilegiato nel progetto IPS, proprio in quanto, come si è visto, oggi più che mai le Scienze Umane sono chiamate a sostenere la loro posizione all'interno del paradigma dell'economia della conoscenza.
Ci piace concludere con l'immagine evocata da Hesse, che, pur in contrasto con la logica economica corrente, dovremmo comunque tener sempre presente, in particolare in Italia.

La vera cultura non è quella che mira a un dato scopo, ma, al pari di ogni ricerca della perfezione, ha il suo significato in se stessa. [...] la ricerca della "cultura", cioè di un perfezionamento intellettuale e spirituale, non è un faticoso cammino verso una meta ben precisa, ma è invece un fortificante e benefico allargamento della nostra coscienza, un arricchirsi delle nostre potenzialità di vita e di gioia8

NOTE

[1] Fenando H. Soriano - Fulvio Mulatero, Knowledge policy in the EU: From the Lisbon strategy to Europe 2020, «Journal of the Knowledge Economy», 4 (2010) n.1, p. 289-302.

[2] EC(2007). COM(2007) 56 definitivo. Comunicazione sull'informazione scientifica nell'era digitale: accesso, diffusione e conservazione, Bruxelles, 14.2.2007.

[3] Carla Basili, La diffusione dei risultati scientifici, in: Rapporto sul sistema scientifico e tecnologico in Italia. Elementi per un'analisi, a cura di Anna Maria Scarda, Milano: Franco Angeli, 2003, p. 191-202; Carla Basili, Comunicazione della scienza e informazione scientifica, in: Scienza & Etica. Percorsi di comunicazione e formazione, a cura di Rosalia Azzaro Pulvirenti, Milano: Franco Angeli, 2009, p. 95-108; Sinergie invisibili. Ricerca e Informazione Scientifica nell'Economia della Conoscenza, a cura di Carla Basili, Roma: Cnr, 2010.

[4] Cun: http://www.cun.it/media/116411/settori_scientifico_disciplinari_english.pdf - Decreto Ministeriale 29 luglio 2011 n. 336- Determinazione dei settori concorsuali, raggruppati in macrosettori concorsuali, di cui all'articolo 15. Legge 30 dicembre 2010, n. 240 - OECD (2007) 'Revised Field of Science and Technology (FOS) Classification in the Frascati Manual' OECD, Paris.

[5] Jerome, Kagan, Le tre culture. Scienze naturali, scienze sociali e discipline umanistiche nel XXI secolo, Milano: Feltrinelli, 2013.

[6] http://horizons.mruni.eu/consultation/.

[7] Information Policies in Science, http://www.ceris.cnr.it/Basili/information_policies_in_science.htm.

[8] Hermann Hesse, Una biblioteca della letteratura universale, Milano: Adelphi, 1980, [trad. Italo Alighiero Chiusano, 1929].