di Maurizio Tarantino
Il progetto di una nuova biblioteca di pubblica lettura del Comune di Perugia1 presenta una serie di criticità la cui possibile risoluzione genera alcuni aspetti teorici di un certo interesse e darà luogo a elementi innovativi, dal punto di vista biblioteconomico, architettonico e urbanistico, che ritengo valga la pena di estrapolare dalla fase progettuale e anticipare al pubblico degli addetti ai lavori. Il "caso Perugia" è stato già proposto da chi scrive in una relazione alla giornata di studi tenuta a Vicenza nel 20092 e successivamente analizzato con accuratezza e dovizia di strumenti da Chiara Faggiolani3; le soluzioni progettuali che qui si anticipano, nate dalla collaborazione dei dirigenti dell'Unità operativa "Biblioteca Augusta e Biblioteche di pubblica lettura" e di quella "Architettura e progetti urbani" col designer Marco Fagioli dello studio Zup, vincitore nel 2011 del "Compasso d'oro"4, trovano in quegli studi la loro origine e supporto e, pertanto, si rimanda a essi per una più approfondita descrizione dei contesti, che qui di seguito si espongono sommariamente.
Perugia, capoluogo della regione Umbria, ha un sistema bibliotecario comunale formato da quattro biblioteche. Oltre alla Biblioteca Augusta, una delle prime biblioteche pubbliche del mondo e la maggior biblioteca della regione, il sistema conta tre biblioteche di pubblica lettura, due collocate in quartieri periferici e una appena fuori dal centro antico. La situazione attuale è frutto di un'operazione compiuta negli anni '90, attraverso la quale le nove biblioteche di quartiere, costituite negli anni settanta, furono progressivamente riorganizzate e ridistribuite nelle attuali tre sedi. Il sistema bibliotecario si è integrato recentemente con tre biblioteche specializzate: la biblioteca di americanistica del Circolo Amerindiano, la biblioteca delle Nuvole, specializzata in fumetti, la biblioteca San Matteo degli Armeni, punto di riferimento per la pace, la nonviolenza, il dialogo interreligioso e interculturale, arricchita dalla biblioteca di Aldo Capitini.
La Biblioteca Augusta è nata nel 1582 dalla donazione che l'umanista perugino Prospero Podiani fece al Comune di Perugia della propria biblioteca privata, comprendente circa 7.000 volumi; fu aperta al pubblico in modo continuativo nel 1623 ed è pertanto da ritenersi una delle più antiche biblioteche pubbliche italiane. Dalla prima sede, accanto a Palazzo dei Priori, sede del Comune, la biblioteca si spostò varie volte fino al 1969, quando fu allocata nella sede attuale, Palazzo Conestabile della Staffa a Porta Sole nel punto più alto della città. È un'area del centro antico di Perugia topograficamente distante poche centinaia di metri dalle piazze e dalle vie più frequentate, ma, per diversi motivi, parzialmente estranea alle "rotte" di cittadini e turisti. Nel corso dei secoli l'Augusta ha accresciuto la propria consistenza attraverso l'acquisizione di preziosi fondi conventuali, attraverso doni di biblioteche private ed acquisti. Attualmente il suo patrimonio antico consta di 3.408 manoscritti, 1.330 incunaboli, 16500 cinquecentine, 55000 edizioni dal 1600 al 1830, 30000 tra stampe e carte geografiche. Complessivamente, il patrimonio della Biblioteca Augusta conta attualmente circa 400000 documenti. Il punto critico fondamentale che si pone come ostacolo all'efficace perseguimento della mission storica dell'Augusta come "Biblioteca della città", è, detto in una formula sintetica, la difficoltà di far convivere nell'attuale sede la funzione legata alla conservazione del patrimonio antico, alla quale si connette strettamente quella di supporto all'attività di ricerca in campo umanistico, con le funzioni legate alla socializzazione e alla lettura "per diletto". Un'analisi dei flussi di utenza, che meriterebbe una trattazione lunga e articolata che in questa sede non può compiersi, mostra comunque come tra i 50/60 mila utenti che annualmente la frequentano, prevalgano nettamente studenti e studiosi legati alle due università cittadine: mentre, malgrado alcuni sforzi compiuti negli ultimi anni, si registra sul fronte degli utenti/cittadini una carenza solo parzialmente colmata dalla notevole crescita di questo tipo di utenza nelle biblioteche decentrate. La recente apertura della Biblioteca umanistica dell'Università degli studi di Perugia, che ha raccolto le collezioni finora sparse tra diverse biblioteche universitarie, ben dotata di postazioni e in posizione centrale, ha modificato anche il ruolo, improprio ma comunque fondamentale, finora svolto dall'Augusta. La sede attuale - inaugurata nel 1969 - fu una scelta temporanea e di ripiego, in previsione di costruire un nuovo edificio o di trovare una sede più adeguata alle crescenti necessità dei cittadini. Nel corso degli anni la biblioteca Augusta ha accusato una serie di difficoltà e di limitazioni che ne hanno compromesso non solo lo sviluppo ma il mantenimento di livelli di sicurezza e di servizio adeguati.
I due studi su citati proponevano due risposte diverse a questa criticità: Chiara Faggiolani, sintetizzando, parte dalla constatazione relativa alla preponderanza dell'utenza studentesca e individua la soluzione in una più stretta e formalizzata partnership tra Comune e Università che dia vita a una dual use library formata dalla Biblioteca Augusta e dalla nuova Biblioteca Umanistica, pienamente soddisfacente le esigenze di studio, anche in termini di "ampiezza, possibilità di concentrazione, tranquillità"; la funzione di "biblioteca dei cittadini" verrebbe, in questa ipotesi, assolta attraverso il "potenziamento della funzione socializzante delle 'biblioteche minori'" che, occorre ricordarlo, interessano i quartieri periferici, decisamente più popolosi del centro storico. Questa soluzione ha però il difetto di non andare incontro all'esigenza manifestata dall'Amministrazione comunale negli ultimi anni, di rivitalizzare il centro antico, riportandovi quei cittadini che nel tempo lo hanno abbandonato, esigenza divenuta scelta strategica, ribadita anche nelle linee programmatiche del documento di candidatura di Perugia a Capitale europea della cultura per il 2019. La soluzione proposta nell'intervento al convegno di Vicenza proponeva invece, più radicalmente, la creazione in centro di una nuova biblioteca "dei cittadini e dei lettori", mantenendo la Biblioteca Augusta nella sua funzione di biblioteca "storica", depositaria della memoria della città, limitando la componente di "biblioteca di ricerca" alle discipline che tradizionalmente e in misura più significativa la caratterizzano (storia e arte dell'Umbria, discipline del libro e del documento); tutto questo, come d'altronde suggerito dalla Faggiolani, nell'ambito di una più stretta collaborazione con l'Università, finalizzata all'armonizzazione degli orari di apertura, all'unificazione dei cataloghi, alla definizione di una politica delle acquisizioni condivisa.
L'ipotesi di una nuova biblioteca nel centro storico di Perugia, rispetto alla formulazione fatta nel convegno di Vicenza (il recupero di un edificio storico adiacente al Palazzo Conestabile della Staffa dove ha sede attualmente la Biblioteca Augusta), si è venuta leggermente (ma, come diremo, sostanzialmente) a modificare all'inizio del 2013 con la decisione della Giunta comunale di realizzare la nuova biblioteca nello spazio dei cosiddetti "Arconi di via della rupe" o "del sopramuro", precedentemente destinato a un progetto di "rivitalizzazione commerciale", a partire dalla ristrutturazione dello storico mercato coperto attualmente ancora funzionante5.
Si tratta di cinque arconi (tre dei quali saranno interessati dal progetto), alti più di 15 metri e con una superficie interna di circa 250 metri quadri ciascuno, edificati nel 1337-1338 per sostenere il secondo terrazzamento affiancato, a un livello inferiore, alla soprastante piazza del Sopramuro (oggi, la centralissima Piazza Matteotti, sede del Tribunale e degli uffici centrali delle Poste). Gli Arconi si appoggiano al retrostante muro duecentesco, a sua volta costruito a ridosso del muro etrusco, accessibile in vari tratti nei locali interrati della zona6. La particolarità (forse l'unicità) di questo progetto, in ambito di architettura delle biblioteche, salta subito agli occhi: la nuova biblioteca sarà collocata in uno spazio di fortissimo impatto storico, ma uno spazio completamente vuoto: vengono così ad essere annullate le consuete difficoltà di progettazione architettonica e biblioteconomica tipiche dei progetti riguardanti edifici storici, evitando allo stesso tempo la sfida (non sempre vinta) dell'incastonamento di un edificio nuovo in un contesto storicamente significativo. Un altro elemento caratterizzante il progetto della nuova biblioteca degli Arconi riguarda un punto che viene spesso (e giustamente) considerato decisivo nella progettazione urbanistica: la raggiungibilità, la carenza della quale ha in alcuni casi fatto propendere le amministrazioni verso la scelta di edificare nuove biblioteche di tipo "socializzante" lontano dai centri storici. In questo caso la raggiungibilità è garantita dal fatto che l'arcone adiacente e comunicante coi tre nei quali sarà edificata la biblioteca, è l'uscita del capolinea in centro del Minimetrò, un sistema di trasporto su rotaia completamente automatizzato, con frequenza intorno al minuto, con design avveniristico di Jean Nouvel, che collega la periferia ovest della città (all'altro capolinea è presente un grande parcheggio gratuito) con il centro storico, incrociandosi con la stazione centrale delle ferrovie nazionali. Un ascensore collega il piazzale antistante la futura biblioteca a un punto di snodo importante della città, dotato di parcheggio e raggiungibile in pochi minuti dall'Università per stranieri; altri due ascensori collegano il piazzale a un parcheggio a pagamento situato a un livello inferiore. La facilità di raggiungimento della nuova biblioteca dovrà però essere accompagnata da un accordo con le società che gestiscono il Minimetrò e i parcheggi, finalizzato a ottenere condizioni speciali per gli utenti della nuova biblioteca (magari prevedendo forme di fidelizzazione).
Nell'anticipare alcune linee progettuali relative agli spazi e alle funzionalità della nuova biblioteca degli Arconi inizieremo da quello che, propriamente, non è uno spazio della biblioteca: il piazzale esterno, affacciato sul panorama di Assisi e della Valle umbra, già ora luogo di aggregazione giovanile. Attraverso operazioni di scavo e risistemazione, il piazzale consentirà di estendere gli spazi di lettura e conversazione (specialmente nelle stagioni meno fredde), "anticipando" la presenza della biblioteca e "prefigurando", per così dire, la sua "vita interiore"; l'effetto di "anticipazione" verrà anche ottenuto attraverso la realizzazione in uno spazio interrato (ma visibile) del laboratorio fotovideo e dell'ufficio comunicazione e promozione delle biblioteche comunali. Nel contesto delle biblioteche del Comune di Perugia, si tratta di attività non improvvisate, ma frutto di una pluriennale esperienza, di professionalità e attrezzature costruite intorno al gabinetto fotografico della Biblioteca Augusta, e, più recentemente (dal 2008), corroborate di nuove e più "fresche" conoscenze grazie ai progetti di servizio civile (movielab, digilab, library 2.0), che, dopo iniziali resistenze interne (il laboratorio è, ancora oggi, chiamato informalmente dai bibliotecari "Area 51"), hanno consentito di proporre il laboratorio come centro di produzione e ricerca di immagini e documenti digitali, come luogo di elaborazione di processi di digitalizzazione di documenti analogici, in modo da incrementare e migliorare l'archivio delle risorse digitali disponibili, di gestione delle infrastrutture per la fruizione di contenuti digitali e per la comunicazione (sito web, Wikipedia, Facebook, Flikr, Youtube, Medialibrary online). Il laboratorio, in questa nuova estensione, dovrà prevedere anche una funzione di supporto all'Amministrazione comunale per attività correlate (a partire dal progetto dell'Archivio della memoria condivisa7), cooperare con altri enti e offrire servizi di tipo formativo. L'effetto, collaterale, ma non secondario, di "prefigurazione" dei contenuti innovativi della biblioteca ottenuto grazie alla visibilità dall'esterno del laboratorio sarà moltiplicato dalla vetrata che chiude gli Arconi, progettata come schermo a cristalli liquidi, su cui potranno essere proiettate immagini relative alle attività del laboratorio stesso. I margini esterni del piazzale, già ora punto di partenza di sentieri che innervano la collina (e la cui importanza per il progetto vedremo più avanti) saranno mantenuti ad area verde, arricchita di segni d'artista.
L'elemento più caratterizzante degli interni della nuova biblioteca è costituito dai due soppalchi: due grandi strutture in legno, tondeggianti, poggiate su pilastri nascosti dalle librerie metalliche e quasi sospese nel vuoto. I soppalchi, comunicanti tra loro, sviluppano al loro interno una superficie di circa 250 mq, e saranno arredati con sedute comode e non convenzionali e qualche tavolino basso. La visuale dei soppalchi dal basso e dall'esterno della biblioteca, oltre a generare un ulteriore "wow factor"8, garantisce anche un equilibrio architettonico col contesto storico; la soluzione, in linea con la prospettiva, fortemente condivisa da chi scrive, della "non fugacità" della biblioteca e della sua architettura9, soddisfa pienamente le esigenze biblioteconomiche; in particolare tiene conto dell'esigenza, spesso disattesa in altri progetti per altro assai significativi, della distinzione tra luogo della lettura silenziosa e luoghi del dialogo e dell'esplorazione partecipata delle raccolte10. Due parole ancora sulle librerie, che saranno per circa due terzi fisse (a "mascherare" i pilastri dei soppalchi), ma per un terzo mobili, a soddisfare l'esigenza di adattabilità e flessibilità dello spazio bibliotecario codificata tra le Top ten qualities of good library space su ricordate.
A due possibili criticità della nuova biblioteca degli Arconi (insufficienza di spazi e separazione, malgrado la contiguità, dai circuiti più vitali del centro storico) risponde un'altra soluzione progettuale individuata: l'utilizzazione di due unità immobiliari di complessivi 460 mq, impreziositi da resti di mura etrusche, con accesso dalla superiore (e vitalissima) Via Oberdan. Nei due locali, distanti dagli Arconi poche decine di metri e a essi collegati attraverso due percorsi, uno a monte, per Via Oberdan e Via della Rupe, l'altro a valle, attraverso un sentiero già parzialmente attrezzato e praticabile che conduce all'area verde antistante la nuova biblioteca, troveranno spazio alcune funzionalità previste nel progetto: spazio ragazzi e bambini (connotato anch'esso da segni d'artista), uffici, magazzini, area makerspaces. La soluzione migliora l'economicità del progetto (per questi spazi l'alternativa sarebbe costituita da ulteriori e costosi scavi nel piazzale antistante gli Arconi), e viene a creare tra le due unità immobiliari e la nuova biblioteca una circolarità improntata alle attività culturali di sicura attrattività per la cittadinanza e per i turisti, avvicinando (circa duecento metri) il nuovo polo bibliotecario al Centro di cultura contemporanea (sede, occorre ricordarlo, anche del "Circolo dei lettori", fortemente legato alle biblioteche) recentemente istituito a Palazzo della Penna.
Un altro fattore di criticità della nuova biblioteca potrebbe essere quello della scarsità di libri11. Il progetto prevede la costituzione di una raccolta di circa 20.000 volumi, prevalentemente imperniata sulla letteratura contemporanea. La relativa vicinanza (circa 400 metri) dei ricchi depositi della Biblioteca Augusta, lascia però intravedere una possibile soluzione: l'istituzione di un servizio di "navetta" con tempi di consegna molto più rapidi rispetto a quelli (tre giorni lavorativi) attualmente osservati dal servizio "Trasporto cultura", che consente il recapito di libri dell'intero sistema bibliotecario presso la biblioteca più comoda (compreso il Bibliobus). Per questo verso la Biblioteca degli Arconi verrebbe quasi a porsi come "vetrina delle novità" e ulteriore sala di lettura dell'Augusta, almeno per ciò che riguarda la parte più moderna del suo patrimonio.
Legato al progetto della nuova Biblioteca degli Arconi e funzionale al piano della sua gestione, si presenta un ulteriore elemento di criticità: la chiusura (al momento dell'inaugurazione della nuova biblioteca) della Biblioteca di Villa Urbani. La biblioteca, nata nel 1964 come "Biblioteca dei ragazzi", collocata in un'elegante villetta distante circa venti minuti a piedi dal centro antico, fu già minacciata di chiusura nel 2004, con l'apertura della Biblioteca "Sandro Penna", ma fu "salvata" in seguito alle proteste dei cittadini che fecero riconsiderare all'Amministrazione comunale l'importanza del suo ruolo come unico spazio bibliotecario per ragazzi e bambini nelle vicinanze del centro storico e come "presidio culturale" in un quartiere in forte evoluzione demografica (soprattutto grazie all'afflusso di cittadini stranieri). Nei successivi dieci anni la Biblioteca Villa Urbani ha valorizzato ulteriormente il suo ruolo di biblioteca "domestica"12, il che lascia facilmente prevedere ulteriori proteste, che forse potranno essere stavolta meglio rintuzzate, oltre che con considerazioni di tipo economico (scarsità di risorse delle amministrazioni locali e conseguente necessità della chiusura per l'efficacia del piano gestionale della nuova biblioteca), anche facendo presente che tutte le attività e i servizi attualmente disponibili a Villa Urbani troveranno a pochi minuti di distanza spazi più ampi e infrastrutture più funzionali, dove non sarà impossibile ricreare quel clima "familiare" che ha caratterizzato la biblioteca.
Avendo più volte menzionato il piano gestionale della nuova biblioteca degli Arconi, non sarà inutile spendervi infine due parole. Ciò che caratterizzerà la nuova biblioteca sarà, detto in una formula, lo "stile di servizio". Sotto questo profilo, le biblioteche del Comune di Perugia (e l'Augusta in particolare) hanno molta strada da percorrere; ma non partono da zero. Il successo recente del Bibliobus, gestito da personale bibliotecario che, pur dedito nel lavoro ordinario a compiti talvolta assai distanti (stampe antiche e manoscritti), ha volontariamente aderito al servizio, e alcune esperienze fatte negli ultimi anni dalle biblioteche decentrate e anche in parte dall'Augusta, hanno fatto crescere nel personale (dipendente ed esterno) la consapevolezza del percorso da seguire; una consapevolezza che conforta anche per ciò che riguarda, in particolare, gli orari di apertura che nella nuova biblioteca si vorrebbero adeguati al nuovo pubblico di riferimento. In particolare l'ipotesi gestionale prevede un orario di apertura al pubblico martedì-venerdì 10.00-20.00, sabato e domenica 16.00-20.00 (nel periodo estivo l'orario del fine settimana slitterebbe da 14.00-20.00 a 15.00-21.00).
Le caratteristiche specifiche della nuova biblioteca sono descritte analiticamente nello studio di fattibilità richiamato nella nota seguente; il modello generale di riferimento per l'idea di biblioteca di pubblica lettura è quello di "biblioteca aperta", ormai entrato da tempo nella letteratura biblioteconomica. Assumendo definizioni diverse il modello resta comunque quello "antico" della public library anglosassone e quello più recente della dreigeteilte Bibliothek tedesca e della mediathéque francese - dove si cerca di intercettare una tipologia di utenza che solitamente non frequenta le biblioteche italiane e che resta insensibile ai tradizionali servizi di lettura e consultazione. Il modello rinvia ai concetti di "Piazza del sapere", "multipurpose library", "mercato delle idee" riferite ovviamente alle analisi di Antonella Agnoli (Le piazze del sapere, Bari: Laterza, 2009), Anna Galluzzi (Biblioteche per la città, Roma: Carocci, 2009), e all'esperienza londinese degli Idea stores.
[1] Con la Deliberazione della Giunta comunale n. 333 del 13 settembre 2012 veniva approvato uno studio di fattibilità relativo alla proposta progettuale concernente "Biblioteca Comunale Augusta- Nuovo spazio per pubblica lettura"; con Determinazione interna n. 24 del 7 marzo 2013 la Giunta comunale decideva "di realizzare negli Arconi la nuova sede della Biblioteca multimediale nell'ambito della progettualità riferita alla candidatura di Perugia - Assisi a capitale europea della cultura 2019"; con la medesima Determinazione il progetto della biblioteca veniva inserito nel programma triennale delle opere pubbliche 2013-2015.
[2] Maurizio Tarantino, Il "caso" Perugia, in: Pubblica come pubblica per chi: il servizio bibliotecario pubblico tra passato e futuro, atti del convegno a cura della Biblioteca Civica Bertoliana, Milano: Editrice bibliografica, 2010, p. 87-92.
[3] Posizionamento e missione della biblioteca: un'indagine su quattro biblioteche del Sistema bibliotecario comunale di Perugia, presentazione di Alberto Petrucciani, Roma: AIB, 2013.
[4] http://www.aiap.it/notizie/12848.
[5] Gli interventi di rivitalizzazione commerciale dei centri storici e delle aree urbane, Sant'Arcangelo di Romagna: Maggioli, 2008, p. 253-254.
[6] Ufficio Tecnico del Comune di Perugia, Studio preliminare per il recupero degli Arconi del Sopramuro, pianta alla quota della piazza ipogea, ca. 1990, Comune di Perugia, Archivio Palazzo Bianchi, Settore Opere Pubbliche, rotolo 234; Francesco Quinterio, Ferruccio Canali, Percorsi d'architettura in Umbria, Foligno: Edicit, 2010, p. 295.
[7] http://www.comune.perugia.it/resources/news/ArchivioMemoria/LocandinaInformativa.pdf.
[8] Andrew McDonald, The top ten qualities of good library space in IFLA Library Building Guidelines: Developments & Reflections, edited by Karen Latimer, Hellen Niegaard, München: Saur, 2007, p. 13-29.
[9] Alfredo Giovanni Broletti, La biblioteca e l'architettura, una non doppiabile duplicità, «Biblioteche oggi», 31 (2013), n.6, p. 15-20.
[10] Per restare in ambito perugino, la Biblioteca "Sandro Penna", progettata da Italo Rota e inaugurata nel 2004, presenta, pur con la sua struttura fortemente innovativa (vedi «A10 New European Architecture», n. 4, giugno-agosto 2005, e «A+U: a monthly journal of world architecture and urbanism», 35 (2005), n. 420) proprio questo difetto funzionale.
[11] Uno dei temi più presenti tra quelli evidenziati nel recente Osservatorio internazionale di Carlo Revelli, «Biblioteche oggi», 30 (2012), n.9, p. 55-63.
[12] Su questo ruolo si vedano le approfondite analisi di Chiara Faggiolani, Posizionamento e missione della biblioteca cit., p. 172-184.