A tutti i lettori di questa rivista è ben noto il legame – formativo, professionale e affettivo – che ci unisce a Giovanni Solimine. Per questo, dedicare a lui in occasione del suo pensionamento un numero speciale della rivista di cui abbiamo l’onore di essere direttrice e vicedirettrice è per noi un piacere che va al di là di qualunque formalità.
Oltre al nostro e a quello della redazione tutta, qui ci interessa celebrare soprattutto il legame che Giovanni Solimine ha intessuto con i suoi allievi e lettori, anche attraverso questa rivista, nel ruolo di direttore dal 2001 al 2010 (quando la rivista si chiamava Bollettino AIB: rivista italiana di biblioteconomia e scienze dell’informazione) e più in generale come autore.
Attraverso le sue lezioni, i suoi scritti e le sue numerose attività Giovanni Solimine ha insegnato il ruolo potentissimo del libro e della lettura come strumenti abilitanti, ha definito la prospettiva attraverso la quale guardare alle biblioteche come un innesco, come nodi di una impalcatura per la crescita culturale e civile delle persone e della società. Per tutti gli studenti e i professionisti che lo hanno intercettato nel proprio percorso e hanno approfondito la ‘sua biblioteconomia’ questo passaggio è stato quasi un tratto generazionale, una impronta. È questa consapevolezza ad aver guidato la progettazione di questo fascicolo speciale che ha l’obiettivo di restituire la lezione appresa.
Il fascicolo è aperto dal testo dell’ultima lezione accademica tenuta da Giovanni Solimine il 28 maggio 2021 ai suoi studenti: con l’obiettivo di restituire l’atmosfera di una lezione nella quale il Professore è anche un interprete, un amplificatore, un connettore delle sue parole con quelle degli altri, il testo non presenta citazioni bibliografiche in nota. La sezione Saggi e testimonianze raccoglie riflessioni di colleghi e amici scritti in suo onore, come in una più tradizionale Festschrift. Dentro i confini dettati dallo spazio inevitabilmente limitato di un fascicolo di rivista la varietà degli argomenti trattati sta a testimoniare l’ampiezza degli interessi e il valore dei contributi che Giovanni Solimine ci ha regalato. La sezione Rileggendo l’opera racconta un passato che sa di futuro: vengono qui presentate nuove recensioni di alcuni dei lavori pubblicati da Solimine durante la sua lunga carriera, dalle quali emerge tutta l’attualità di certe chiavi interpretative preziose nella contemporaneità. La Bibliografia degli scritti, infine, ci guida all’interno delle sue numerosissime pubblicazioni – più di 500 – scritte dal 1981 ad oggi.
Quando abbiamo progettato questo fascicolo, e in particolare abbiamo pensato alla sezione Rileggendo l’opera, ci è venuto spontaneo riservare a noi una riflessione sul primo libro di Solimine, L’informazione in biblioteca: introduzione ai problemi dell’informazione bibliografica, pubblicato dall’Editrice bibliografica nel 1985. I motivi di questa scelta sono principalmente due.
Parecchio tempo fa lo stesso Giovanni Solimine ebbe a confidarci che a suo parere L’informazione in biblioteca è il suo libro migliore, perché contiene l’entusiasmo degli inizi e delle prime volte. Non sappiamo se nel frattempo l’autore abbia cambiato idea, anche perché negli ultimi anni sono usciti alcuni libri per Laterza che hanno avuto grande eco nel mondo culturale, ben al di là dell’ambiente bibliotecario, ma crediamo che, anche se così fosse, il legame di un autore con la propria opera prima è sempre forte e indissolubile, forse anche perché intriso di nostalgia.
In secondo luogo, leggere nella Premessa al libro che «Questo lavoro nasce dall’esperienza del contatto con il pubblico della Biblioteca Universitaria di Napoli e di alcuni incontri seminariali tenuti negli anni accademici 1982-83 e 1983-84 presso il Dipartimento di Filologia dell’Università della Calabria, nell’ambito del corso di biblioteconomia» è una piccola madeleine proustiana che, secondo noi, opera non solo nei confronti del suo autore, ma anche su di noi che – forse indegnamente – abbiamo raccolto il testimone dell’eredità soliminiana e lo abbiamo fatto rispettivamente nell’accademia e nella professione.
Può essere che i contenuti di questo libro siano invecchiati più di quelli di altri lavori di Giovanni Solimine; eppure in quest’opera si riconoscono tutti i tratti che caratterizzeranno la sua carriera futura e molte delle intuizioni che poi saranno sviluppate negli anni a venire e nei suoi successivi lavori di ricerca. Già qui in relazione alle biblioteche veniva delineata la necessità di pensarsi in direzione di «una specializzazione orizzontale o verticale» (p. 112) che verrà approfondita 35 anni dopo con La cultura orizzontale, solo per fare riferimento all’ultimo dei suoi lavori e chiudere un cerchio.
Questo inizio si può dunque considerare in realtà il primo di innumerevoli ‘inizi’ che hanno punteggiato il suo percorso scientifico e professionale. Il nostro augurio a Giovanni Solimine è che questo passaggio importante della sua vita rappresenti un ulteriore e ancora più fecondo inizio, con la speranza di aver imparato da lui anche questo, ossia la capacità di ripensarsi e rinnovarsi continuamente, con pazienza ed entusiasmo.
Chiara Faggiolani, Anna Galluzzi