Inizia un nuovo triennio di attività di AIB. Un nuovo triennio con un Comitato esecutivo nazionale quasi completamente rinnovato che ha deciso di investirmi dell’incarico di rappresentare AIB come presidente. Un ruolo che, pensando a tutti i bravi colleghi che mi hanno preceduto, a partire da Rosa Maiello, mi inorgoglisce e mi emoziona non poco.
In ogni caso è ai tre anni a venire che dobbiamo pensare, a come garantire che l’AIB possa continuare a essere punto di riferimento per tutti i bibliotecari italiani e per tutti coloro, persone e istituzioni, che si occupano di supportare i nostri concittadini nei percorsi di crescita culturale.
Il nuovo CEN ha ritenuto che individuare alcuni temi strategici, declinandoli in obiettivi verso cui orientare le azioni dell’Associazione, sia fondamentale per dare coerenza all’agire di tutti e per concentrare le risorse su ciò che in questo momento riteniamo sia essenziale conseguire.
Disporre di un documento breve ma chiaro, in cui siano esplicitati gli obiettivi che ci poniamo, è l’unico modo per creare un filo rosso riconoscibile che guidi l’agire di un’organizzazione complessa come l’Associazione italiana biblioteche e consenta, poi, un’azione di accountability nei confronti della nostra comunità di riferimento.
Proporre delle linee strategiche significa analizzare la situazione del mondo delle biblioteche e dei bibliotecari e individuare delle priorità, avendo in mente una visione per la nostra Associazione che sia il più possibile inclusiva verso tutti i bibliotecari, ma rispettosa delle specificità dei diversi contesti e delle diverse professionalità.
Sappiamo che il mondo delle biblioteche è stato ed è quotidianamente soggetto a continui cambiamenti, perché cambia il mondo in cui esse operano, ma anche perché cambiano i modelli organizzativi e le attività che nelle biblioteche si svolgono.
Le biblioteche in Italia sono distribuite in modo capillare ma non omogeneo, sono diverse per tipologia, dimensioni, assetti istituzionali. Affrontano molte problematiche comuni, ma anche problematiche molto molto specifiche, legate alla storia, ai territori, alle finalità, ai materiali trattati, alle comunità di riferimento.
Nelle biblioteche e anche fuori da esse lavorano i bibliotecari, diversi per età, percorsi di studio e carriera, specializzazioni, competenze. Bibliotecari liberi professionisti (sempre meno), dipendenti pubblici o privati, membri di cooperative, precari con situazioni contrattuali anche molto differenti. Professionisti dalle specializzazioni più diverse, molto più di quanto venga normalmente evidenziato nelle classificazioni delle professioni e di conseguenza censito.
Cos’hanno in comune un system librarian o un bibliotecario che insegna information literacy? Chi contratta e gestisce pacchetti di periodici elettronici in una biblioteca accademica cosa spartisce con un collega di una biblioteca di pubblica lettura che propone laboratori di lettura per bambini? E ancora, chi si dà da fare per favorire la nascita di biblioteche condominiali quanto può sentirsi ‘collega’ di un bibliotecario scolastico, magari un ex-docente, o di un esperto che ‘cura’ volumi danneggiati perché antichi o perché stampati con carta acida?
Potrei proseguire a confrontare le mille sfaccettature di una professione tanto varia, scoprendo tante differenze da far pensare che nulla ci accomuna, che si usa una stessa parola per persone che fanno un lavoro diverso.
Invece, tanti e diversi sono gli approcci, ma per un lavoro comune, perché tutti contribuiamo a raggiungere un fine comune.
Il nostro fine comune è costruire e mantenere un sistema in cui le fonti informative siano selezionate, organizzate, gestite, valorizzate, conservate, mediate attivamente e divulgate per l’intera comunità di cittadini, intesi nel senso più ampio della parola, cioè a prescindere dallo status giuridico, ma come portatori di diritti. Cittadini che nei vari momenti della loro vita potranno assumere mille ruoli diversi – dai bambini che imparano a conoscere l’oggetto libro, ai ricercatori più avanzati – ma che sempre avranno il diritto di disporre di un servizio che gli consenta di comprendere il mondo in cui vivono, di godere della bellezza espressa in tutte le sue forme e, soprattutto, di poter progettare la propria crescita come esseri umani coscienti e capaci di creare il nuovo.
Tutti i bibliotecari contribuiscono a far sì che le persone possano scegliere che cosa leggere, che cosa studiare, di quale mezzo espressivo occuparsi, senza limiti se non le loro capacità.
Fare ciò significa aiutare le persone ad essere libere, perché capaci di sviluppare una propria competenza informativa al fine di decidere consapevolmente che cosa vale e che cosa è solo rumore, chiacchera. Questo livello valoriale della professione è presente in ogni contesto in cui i bibliotecari vivono il loro lavoro in modo professionale e non burocratico.
C’è ancora un interesse comune in questo paese a diffondere informazione rilevante, di qualità, in uno spazio fisico organizzato e in quanto tale adatto a supportare la lettura, a imparare, a farsi delle domande sulla realtà che ci circonda?
Sicuramente sì, anche se in certi momenti questo interesse non sembra condiviso da tutti.
Comunque è dal dialogo con chi condivide questo interesse che dobbiamo ricominciare, per estendere il consenso attorno ad esso.
Le statistiche ci dicono che il post-Covid ha determinato un calo nella frequentazione di tutte le biblioteche. Anche parte delle fasce giovanili che più frequentavano le biblioteche pubbliche e che ci davano speranza per il futuro sembrano essere attratte da altro. L’interruzione forzata del servizio ha creato una frattura pericolosa, ma ciò non deve far venir meno la nostra determinazione. La sfida per porre le persone al centro delle politiche bibliotecarie e le biblioteche al centro delle politiche di coesione sociale si è fatta più difficile e complessa, ma proprio per questo il nostro impegno dovrà essere maggiore e le nostre azioni dovranno essere meglio progettate.
Affrontare questa sfida da soli, all’interno delle singole biblioteche, nei propri sistemi bibliotecari è indispensabile, ma non basta. Serve farlo associandosi in un organismo che raggruppa bibliotecari e biblioteche diverse per preparazione, capacità, idee, condizioni lavorative, ma accomunate dal fine di mettere a disposizione dei propri utenti le risorse informative, i libri, i video, gli strumenti per crescere culturalmente e socialmente.
Non associarsi è un rischio. Il rischio di rimanere isolati nel proprio ristretto ambito esiste, è concreto e raramente si trasforma in un’opportunità.
In primo luogo è un rischio soggettivo. Senza confrontare con altri le proprie idee e i propri problemi si può restare intrappolati in visioni e percorsi troppo angusti. Percorsi che in una realtà in continua evoluzione possono dimostrarsi non produttivi. Il confronto con chi agisce per lo stesso fine, ma la pensa diversamente, è l’occasione per cogliere altre prospettive, per valutare altre possibili soluzioni.
In secondo luogo è un rischio oggettivo. Essere insieme significa poter far sentire la propria voce in modo più efficace, significa poter sostenere gli altri sapendo che gli altri ci sosterranno quando ad essere messi in discussione saranno gli aspetti della professione che più ci riguardano direttamente. Il particolarismo, il ritenere che le proprie specificità ci rendano completamente diversi dagli altri sono errori che rendono difficoltoso salvaguardare i valori comuni.
È mia opinione che la professione non scomparirà, come da tanti anni ci sentiamo ripetere, anche se di fatto biblioteche senza bibliotecari esistono già, ma è invece reale la possibilità di divenire sempre meno significativi nel sistema dell’educazione e della diffusione della cultura, sino a divenire un gruppo sempre più ridotto e marginale.
Il problema sarà quello di non riuscire a tenere il passo con la velocità con cui l’innovazione impatta non solo su tutte le dinamiche del settore dell’informazione, ma soprattutto sulle abitudini e le percezioni delle persone. Questa velocità richiede aggiornamento continuo ma sicuramente anche investimenti adeguati e capacità di lavorare insieme, perché ad essere più in difficoltà saranno proprio le realtà più piccole se rimangono isolate. Il nemico non sono i social o l’intelligenza artificiale, che anzi vengono già impiegati nelle biblioteche sotto varie forme, ma la sottovalutazione diffusa della necessità che chi vuol essere cittadino attivo e non consumatore passivo ha di saper individuare fonti di informazione, testi, filmati, immagini, musiche di qualità, cioè capaci di far crescere le conoscenze e l’autonomia di giudizio.
Questa sottovalutazione dobbiamo affrontarla uniti perché è solo agendo in tutti i contesti e cogliendo le occasioni con questo fine comune che si potrà incidere realmente.
Essere in tanti è fondamentale. A priori, rispetto ai temi strategici qui sotto illustrati, il nuovo CEN ritiene fondamentale allargare la rappresentatività dell’Associazione, convincendo con la propria azione chi è socio a contribuire a questo fine, chi lo è stato e si è allontanato a ritornare ad associarsi e chi, soprattutto i più giovani, non ha finora ritenuto utile associarsi a sperimentare per la prima volta quanto significativa possa essere l’esperienza di partecipare alla costruzione di un progetto comune per tutti i bibliotecari e le biblioteche italiane.
Da ultimo un pensiero per chi vive già l’Associazione in modo più diretto e attivo, per chi è impegnato da volontario nei tanti organi associativi nazionali e locali. Come in tutte le associazioni, anche in quelle professionali il volontariato attivo è una possibilità, ma non un obbligo. È, però, una possibilità che offre grandi opportunità di crescita, perché consente di uscire dal proprio particolare per affrontare problemi di ampio respiro su scala regionale, nazionale e internazionale. Infatti, AIB coinvolge in funzioni politiche, tecniche e scientifiche, sia a livello nazionale e regionale che internazionale, numerosi colleghi che dedicano il proprio tempo per progetti e attività che vanno a vantaggio di tutti. A questi colleghi va tutto il mio personale ringraziamento per quanto fatto e un augurio di un buon lavoro per ciò che sarà.
Il CEN ha individuato e presentato agli organi territoriali di AIB, i presidenti dei comitati regionali, le linee strategiche di mandato, in un incontro che si è svolto lo scorso 24 giugno. Sono cinque grandi aree sulle quali, durante il periodo 2023-2026, dovrà essere concentrata l’azione dell’Associazione, sia per quanto riguarda gli organi centrali che quelli regionali: advocacy, comunità, informazione e lettura, professione, inclusione.
Le aree individuate delineano cornici di riferimento all’interno delle quali saranno individuate le azioni specifiche, che dovranno essere avviate nei differenti contesti in base alle specifiche esigenze e condizioni. In questa prima fase CEN e comitati regionali sono chiamati a collaborare per individuare, già i primi mesi del prossimo autunno, quali tipologie di azioni mettere in atto in ogni area. A partire da settembre si procederà a redigere, sulla base di quanto già individuato, un vero e proprio piano strategico con orizzonte il 2026. In contemporanea verrà avviato uno studio per elaborare un bilancio sociale dell’Associazione.
Qui di seguito trovate descritte le aree strategiche di intervento individuate con gli specifici obiettivi da perseguire nei prossimi tre anni. Il lavoro è in progress e sarà integrato con il contributo delle realtà territoriali di AIB.
Le biblioteche e i bibliotecari devono essere riconosciuti, in primo luogo dai cittadini e dagli amministratori, come agenti di sviluppo educativo, culturale e della conoscenza. Fondamentale è migliorare la comunicazione con le istituzioni e tutti i portatori di interesse per ottenere sostegno, anche finanziario, alle attività delle biblioteche e per definire un quadro legislativo locale e nazionale a beneficio dei servizi bibliotecari, delle comunità e dei singoli cittadini.
Obiettivi:
Si lavorerà per potenziare le relazioni all’interno della comunità dei soci AIB, attraverso azioni che coinvolgano maggiormente i professionisti in esperienze di condivisione dei valori della professione, nel rispetto delle specificità di ogni realtà lavorativa e territoriale.
Obiettivi:
Il sistema dell’informazione è in continua evoluzione e soggetto a forti rischi di censura, mancanza di accesso democratico alle fonti, divari nelle competenze informative e digitali, impoverimento delle risorse disponibili. AIB agirà per garantire una posizione di supporto all’accesso aperto all’informazione, per favorire la capacità di lettura, la competenza informativa e mediale, la competenza digitale e la capacità dei singoli di apprendere in modo continuativo.
Obiettivi:
AIB dovrà contribuire alla qualificazione professionale e formazione dei professionisti dell’informazione, sia collaborando con le istituzioni educative terziarie del settore, sia organizzando attività formative per l’aggiornamento continuo necessario in tutti gli ambiti di interesse per le biblioteche.
Obiettivi:
L’AIB riconosce il valore della diversità e persegue l’equità rispetto alla diversità di genere, etnia, capacità, cultura, religione promuovendo e sostenendo servizi per tutti e lo sviluppo della bibliodiversità delle collezioni delle biblioteche. In primo luogo, la diversità deve essere riconosciuta e valorizzata all’interno della stessa comunità dei bibliotecari.
Obiettivi:
Laura Ballestra
AIB studi, vol. 63 n. 2 (maggio/agosto 2023). DOI 10.2426/aibstudi-13905. ISSN: 2280-9112, E-ISSN: 2239-6152 - Copyright (c) 2023 Laura Ballestra