di Maria Cassella
La biblioteca è un'idea instillata nella mente
(Chiara Faggiolani, 2019)
Le biblioteche accademiche, soprattutto quelle di università di antica fondazione, conservano ingenti patrimoni di collezioni speciali1: fondi storici (altrimenti denominati anche "fondi antichi"), ai quali si aggiunge un numero cospicuo, e purtroppo a oggi imprecisato2, di fondi personali (o fondi di autore o biblioteche di autore)3 che le biblioteche acquisiscono come donazioni da privati o da associazioni per il prestigio dell'istituzione universitaria e per i legami che uniscono gli autori e/o gli eredi degli autori alla comunità accademica4.
Fino a ieri fondi storici e fondi personali erano considerati un elemento critico nella gestione delle collezioni della biblioteca accademica. La necessità di trovare spazi di conservazione adeguati, l'esigenza di avere in organico personale altamente professionalizzato, i costi elevati delle operazioni di gestione, conservazione e restauro rendevano le collezioni speciali una ricchezza poco valorizzata nella biblioteca accademica.
Si aggiunga l'estrema complessità del trattamento dei fondi personali, sia per la natura ibrida che li caratterizza, a metà strada tra fondi librari e archivistici, sia per il continuo cambio di status dei documenti che ne fanno parte: questi, infatti, sono soggetti a interpretazioni che cambiano con il mutare del punto di vista, come scriveva Luigi Crocetti negli anni Novanta, «pubblicazioni che diventano documenti, "carte anch'essi"»5.
Di recente però assistiamo a una nuova stagione nella valorizzazione dei beni librari nella biblioteca accademica grazie alla terza missione, a una generale maturazione di competenze rispetto al trattamento dei fondi personali e a una convergenza sempre più spinta tra biblioteche, archivi e musei favorita da alcuni fattori:
C'è, per fare riferimento a un contesto più generale, da un lato una crescita considerevole della domanda di consumi culturali8, dall'altro l'emergere di nuovi bisogni informazionali9 e relazionali che possono essere soddisfatti dall'università attraverso il trasferimento di conoscenze e l'intensificazione del rapporto tra scienza e società10.
Questo il macrocontesto sociale e culturale. Venendo, invece, all'analisi del microcontesto, quello del mondo universitario che più da vicino riguarda le biblioteche accademiche, si evincono ulteriori spinte, esogene ed endogene, che stanno favorendo la rivalutazione delle collezioni speciali nella biblioteca accademica:
Grazie ai fattori sopra descritti, le collezioni speciali conservate dalle biblioteche accademiche, sia quelle di area umanistica sia quelle di area scientifica, un tempo considerate sotto un profilo squisitamente gestionale e di conservazione, talvolta trascurate, diventano oggetto di una serie di attività di valorizzazione e acquistano un posto di primo piano tra le raccolte della biblioteca accademica, facendo emergere (o riemergere) l'identità storica della biblioteca stessa.
La valorizzazione delle collezioni speciali nella biblioteca accademica passa attraverso gli studi e le ricerche che le collezioni sollecitano, ma oggi, sempre più, anche attraverso percorsi, non esclusivi, di public engagement11
ossia attraverso:
I percorsi sopra descritti catalizzano l'attenzione di utenti esperti (docenti, ricercatori e studenti) ma anche di pubblici di non esperti, ampliando il bacino di utilizzatori e stakeholder della biblioteca accademica. Fino a ieri le biblioteche accademiche non ritenevano doversi rivolgere a un pubblico generico; questo atteggiamento sta, tuttavia, velocemente cambiando man mano che cresce l'impegno dell'università in relazione alla terza missione.
L'interesse del pubblico generico per le attività di valorizzazione del patrimonio bibliografico va opportunamente sollecitato. Nell'ottica di realizzare iniziative valide e di successo, di far conoscere a un vasto pubblico la ricchezza dei fondi storici e di autore posseduti, le attività di valorizzazione delle collezioni speciali devono essere «adeguatamente progettate, per andare oltre le tradizionali modalità di fruizione e per realizzare attività coinvolgenti, interessanti, innovative»15.
In questo contributo concentreremo la nostra attenzione sulle mostre bibliografiche; descriveremo le principali fasi nell'organizzazione di una mostra in biblioteca a partire dalla sua progettazione fino alla valutazione. Quanto a quest'ultima, collocheremo la riflessione della valutazione di una mostra bibliografica nella più ampia cornice valutativa delle collezioni speciali in relazione alle attività di valorizzazione di terza missione.
La realizzazione di una mostra bibliografica16 in biblioteca è un'attività estremamente complessa e richiede un'accurata fase di progettazione.
La progettazione prevede un'analisi del contesto17, dei partner e dei pubblici ai quali la biblioteca intende rivolgersi, l'individuazione degli obiettivi, la selezione dei contenuti ovvero del materiale che dovrà essere oggetto dell'esposizione, l'analisi dei costi e delle eventuali attività integrative e promozionali fino alla valutazione finale.
L'analisi del contesto può essere riferita sia al macrocontesto (analisi del profilo di comunità, analisi del territorio, delle iniziative culturali nazionali e locali, dei possibili partner nazionali e locali, delle forme di finanziamento), sia al microcontesto (vision dell'università, iniziative di terza missione inserite nella programmazione annuale, partner interni: musei, archivio di ateneo, dipartimenti, gruppi di ricerca ecc.). Il microcontesto ha un'importanza strategica per la biblioteca accademica: l'allineamento con le strategie dell'università è, infatti, al tempo stesso un obbligo e un valore aggiunto per la biblioteca, le consente di rafforzare il suo ruolo interno e di acquisire valore agli occhi della leadership universitaria18.
Quanto agli obiettivi, l'allestimento di una mostra, «strumento di comunicazione di massa, di presa di coscienza e di "riappropriazione" pubblica dei beni culturali»19 può averne diversi:
Nella biblioteca accademica l'idea di una mostra bibliografica nasce sovente dalla collaborazione con i docenti universitari, dai loro interessi di studio e di ricerca, soprattutto in area umanistica. Talvolta la mostra bibliografica diventa una palestra didattica per gli studenti di un corso; i suoi contenuti sono parte del programma di approfondimento di un esame. Si intersecano così intorno alla mostra diversi piani: quello della ricerca, il piano didattico, il piano della terza missione.
Dopo l'analisi del contesto, la fase più rilevante nell'organizzazione di una mostra è la selezione del materiale. In questa fase emerge la professionalità del bibliotecario, la sua vasta e profonda conoscenza delle collezioni speciali, della storia e delle caratteristiche del singolo fondo, oltre che del contesto territoriale. I fondi storici e di persona hanno, infatti, un profilo locale e un legame molto stretto con il territorio. L'esposizione consentirà di valorizzare gli esemplari rari, arricchiti da note manoscritte, dediche autografe dell'autore o del possessore, ex-libris e legature di pregio che contribuiscono a rendere ogni esemplare un unicum.
Nelle mostre letterarie dedicate a un autore il materiale scelto dovrà ricostruire il pensiero e il mondo intellettuale dell'autore in esposizione, tessere la sua rete di relazioni personali, affinché i visitatori possano "percepire l"essenza della letteratura"20.
Le mostre dedicate a un autore potranno, inoltre, essere arricchite da documenti che possano restituire informazioni relative al suo contesto personale e di relazioni (documenti rari, lettere, fotografie, manoscritti, cartoline, dipinti, arredi ecc.). Si tratta dei cosiddetti realia, «oggetti appartenuti alla persona, che possono essere considerati di carattere e natura museale ed essere costituiti dagli arredi dello studio, come scrivania, poltrone e scaffali, ma anche soprammobili, quadri e oggetti personali, acquistati o ricevuti in dono»21.
Didascalie, pannelli descrittivi, video, installazioni multimediali e touchscreen, filmati, approfondimenti tramite QR code, citazioni dipinte sulle pareti, brani sonori ecc. aiutano a creare uno storytelling espositivo in grado di catturare l'attenzione del visitatore.
La sapiente combinazione degli oggetti letterari e del "paratesto" espositivo che fa da corredo alla mostra bibliografica diventa, quindi, fondamentale per il successo della stessa22.
In fase di progettazione particolare attenzione dovrà essere dedicata agli spazi e agli arredi. Infatti, la valorizzazione dei fondi storici e di persona passa attraverso l'allestimento di appositi spazi espositivi. In Italia gli spazi delle biblioteche accademiche sono stati raramente concepiti per realizzare mostre bibliografiche. Le biblioteche accademiche ospitate in edifici storici, alcuni anche molto suggestivi, possono, tuttavia, contare su un ambiente di indubbio fascino e valore architettonico. Laddove lo spazio espositivo sia poco significativo, sarà giocoforza arricchirlo con elementi di contesto, pannelli e arredi complementari.
Ad ogni mostra potranno essere collegate attività integrative di public engagement: seminari, conferenze, presentazioni, flashmob, visite guidate. Non sempre è possibile programmare gli eventi collegati a una mostra; talvolta le iniziative nascono spontaneamente durante il periodo espositivo e possono essere proposte dai docenti interessati agli argomenti della mostra o da incontri occasionali con utenti e visitatori che fanno propri i contenuti e le finalità della stessa. Grazie a queste attività di public engagement si genera una fitta rete di relazioni che, nel lungo periodo, potrà avere importanti ricadute sulla biblioteca stessa come, ad esempio, la possibilità di ottenere finanziamenti per interventi di catalogazione retrospettiva, restauro e, da ultimo ma non per ultimo, per la realizzazione di progetti innovativi centrati sul digitale.
Infine, l'analisi dei costi. Per la realizzazione di una mostra bibliografica in biblioteca i costi possono essere estremamente variabili e riguardano, come per qualsiasi attività, sia l'aspetto economico sia il costo in termini di coinvolgimento di risorse umane. Sotto il profilo economico, il costo principale, ampiamente ammortizzabile negli anni, è la spesa per l'acquisto di arredi: teche espositive23, vetrine o griglie da esposizione. Di volta in volta, invece, dovrà essere realizzato e stampato il materiale promozionale (manifesti, locandine, roll up, pieghevoli, inviti, cataloghi ecc.). In assenza di un budget dedicato la biblioteca potrà realizzare il materiale promozionale utilizzando strumenti open source e con una competenza grafica di base. Per un risultato più accattivante e ambizioso è consigliabile esternalizzare la realizzazione di materiale promozionale. Strumenti espositivi aggiuntivi (pannelli descrittivi, installazioni multimediali, totem touchscreen, scritte e citazioni letterarie per decorare le pareti ecc.) possono avere costi elevati che vanno valutati sulla base del budget disponibile. Un costo ulteriore che talvolta è necessario affrontare è quello per il restauro degli esemplari in cattivo stato di conservazione. Anche il coinvolgimento delle risorse umane è un aspetto da non trascurare nella fase di progettazione di una mostra; la biblioteca accademica ha risposto, negli ultimi dieci anni, con dotazioni organiche sempre più ridotte, a una pluralità di bisogni in relazione alla didattica e alla ricerca: open science, formazione, valutazione della ricerca e bibliometria ecc. La valorizzazione delle collezioni speciali è un'attività coinvolgente, ma estremamente onerosa, richiede competenze specialistiche, coinvolge diverse professionalità del settore dei beni culturali: archivisti, esperti museali, restauratori, conservatori ecc. Richiede tempo, riflessione e studio. Di fatto, il lavoro e le ricerche sui fondi storici e di persona avvicinano l'attività del bibliotecario a quella del ricercatore e dello storico, mentre le attività di terza missione di valorizzazione delle collezioni speciali (le mostre bibliografiche, le visite guidate ecc.) avvicinano la biblioteca (e la biblioteconomia) ai temi della public history. Quest'ultima ha come scopo «la promozione della conoscenza storica e delle metodologie della ricerca storica presso pubblici diversi favorendo il dialogo multidisciplinare»24. Per raggiungere i suoi obiettivi la public history favorisce la collaborazione tra le professioni che operano nel settore culturale, nei musei, negli archivi, nelle biblioteche, nei media, nell'industria culturale e del turismo, nelle scuole, nel volontariato culturale ecc.25. La public history copre spazio che intercorre fra la storia come insegnamento accademico e il grande pubblico, si interessa dei contesti locali per il recupero e la divulgazione della memoria storica. Nella biblioteca accademica le attività di valorizzazione delle collezioni speciali, in primis le mostre bibliografiche e le attività di public engagement ad esse correlate, si coniugano perfettamente con l'obiettivo di comunicare la ricerca storica a pubblici di non esperti.
Per la realizzazione di una mostra bibliografica sotto il profilo degli obblighi burocratici bisogna considerare che l'allestimento, il restauro degli esemplari (ove necessario) e il prestito di opere tutelate per un'esposizione presso altro ente sono soggetti all'autorizzazione della Soprintendenza archivistica e bibliografica, così come previsto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (d.lgs. 42/2004). La richiesta di autorizzazione va presentata insieme a una serie di documenti.
Per quanto riguarda il restauro vengono richiesti un progetto preliminare e uno esecutivo a cura di ditte certificate. Il progetto preliminare deve includere: un elenco dettagliato, corredato di fotografie dei documenti bisognosi di restauro e da una scheda tecnica per ciascun documento, nella quale siano descritti sommariamente i danni e le patologie. Tale progetto viene sottoposto all'approvazione della soprintendenza. Il progetto esecutivo sarà costituito da una scheda tecnica per ciascuno dei volumi, con una valutazione approfondita dei danni e informazioni dettagliate sui prodotti e sulle procedure di restauro. Per alcune categorie di documenti (volumi rilegati e carte sciolte) è necessario adottare il modello di capitolato tecnico predisposto dall'Istituto centrale per la patologia degli archivi e del libro (ICPAL), con il relativo cronoprogramma26. Per l'allestimento e il prestito verso esterni sarà necessario allegare alla richiesta: il progetto tecnico scientifico con l'indicazione del responsabile della mostra che ha in custodia i documenti, la polizza assicurativa "chiodo a chiodo" (nail to nail)27 predisposta dall'allestitore e lo standard facility report, ovvero la scheda tecnica descrittiva che viene redatta sempre a cura dell'allestitore. Contiene essenzialmente i dati e le informazioni logistiche relative alla conservazione dei beni librari, alla sicurezza, ai sistemi antincendio, all'illuminazione, ai valori microclimatici dei locali fino alla sorveglianza nei periodi di apertura e chiusura della mostra.
Tutto il lavoro svolto per organizzare l'esposizione dovrà essere valorizzato mediante un efficace piano di comunicazione e promozione. Questo potrà includere:
Infine, nel piano della promozione sarà possibile valutare anche l'eventuale realizzazione di un'edizione virtuale della mostra29.
Nelle varie attività di comunicazione e promozione al pubblico particolare attenzione dovrà essere dedicata al linguaggio. Infatti, come scrivono Fiammetta Sabba e Lucia Sardo:
le biblioteche e i professionisti del settore biblioteconomico spesso tendono a comunicare dimenticandosi che utilizzano una lingua tecnica apparentemente facile e comprensibile, ma spesso più ostica di quanto immaginino. Questo può creare confusione nel pubblico, nel caso della Terza missione un pubblico generalista e, quindi, non necessariamente abituato al linguaggio tecnico del settore. La lingua con cui si comunica quindi, va adattata alle diverse situazioni e alle diverse attività, e con adattare non si intende banalizzare o semplificare fino a renderla sciatta. Si tratta di considerare la comunicazione come un modo di ripensare e cercare di esprimere con altre parole quello che viene fatto, quotidianamente o in occasioni particolari quali sono le attività legate alla terza missione, in modo tale da renderlo attrattivo, appassionante e coinvolgente, come in effetti sono tutte le attività e le iniziative che ruotano attorno al mondo delle biblioteche30.
Le mostre bibliografiche sono un'attività in rapida espansione per la biblioteca accademica. Così come le altre attività di terza missione (public engagement, formazione, citizen science) ne ampliano il ruolo e ne mettono in discussione l'identità . La valutazione di impatto di questa e di altre attività di terza missione si pone, quindi, in modo sempre più urgente.
Veniamo ora a un tema molto particolare che ci proietta in un'altra dimensione: quella della valutazione delle collezioni speciali con riferimento alle attività di terza missione. Ci muoviamo su un terreno insidioso e, fino a oggi, poco esplorato nella biblioteconomia italiana31.
L'argomento deve essere affrontato in una prospettiva più ampia di quella legata alle collezioni speciali e cioè nella prospettiva della valutazione della terza missione in biblioteca. Come è stato già scritto in letteratura, la terza missione amplia il ruolo sociale della biblioteca accademica, in quanto ne amplia i pubblici32. Questa relazione con una molteplicità di pubblici rende più problematica l'identità della biblioteca stessa. Infatti «accettare l'idea che la biblioteca sia anche una forma di aggregazione sociale significa prendere atto di quanto la fisionomia della biblioteca stessa venga plasmata dagli utenti»33. La pluralità di pubblici implica, quindi, un'identità "plurale" per la biblioteca accademica che va accuratamente ricercata e fatta emergere.
Alla complessità del tema della valutazione della biblioteca accademica in relazione alla sua ormai evidente articolata identità, si aggiunge la notevole complessità, varietà, ricchezza e, soprattutto, l'unicità delle collezioni speciali possedute dalle biblioteche in Italia. Proprio a causa di questa complessità, le collezioni speciali sono sfuggite, fino a oggi, a rilevazioni specifiche34, nonostante la lunga storia e tradizione degli istituti culturali e di gran parte degli istituti di istruzione superiore italiani.
Tuttavia, come scrivono Anna Manfron e Francesca Papi, riflettendo sul valore e sull'impatto delle biblioteche storiche,
la complessità non può essere ostacolo alla ricerca di definizioni e di sistemi della valutazione di impatto; piuttosto, tale complessità richiede strumenti di analisi provenienti non solo dalla biblioteconomia, ma anche dalla museologia, dalle discipline economiche, dalle scienze sociali e della comunicazione35.
Per proporre un percorso di valutazione delle collezioni speciali e delle attività di valorizzazione delle collezioni speciali in biblioteca ci serviremo delle categorie concettuali della biblioteconomia sociale36 e delle metodologie di indagine adottate dalla ricerca qualitativa (prevalentemente focus group e interviste). La prima è la «disciplina che si occupa della biblioteca come sistema sociale fatto dalle persone per le persone»37, è centrata sulla relazione, si preoccupa del benessere dell'utente, dei benefici che l'azione della biblioteca produce per le comunità di riferimento. La ricerca qualitativa è:
una strategia di ricerca caratterizzata da un approccio olistico, da una rivalutazione dell'interpretazione come strumento conoscitivo, dall'apertura costante verso i dati che emergono dal lavoro sul campo e il cui principale obiettivo è la comprensione profonda dei fenomeni in atto38.
È attraverso questo approccio olistico alla valutazione che è possibile esplorare il nuovo profilo della biblioteca accademica.
Inseguendo l'idea della biblioteconomia sociale e le metodologie della ricerca qualitativa possiamo, quindi, immaginare un percorso di valutazione delle collezioni speciali articolato in tre fasi, complementari e non necessariamente consecutive.
La prima fase è lo studio del profilo di comunità39 completo di analisi dei bisogni. Fino a ieri il profilo di comunità aveva un ruolo centrale nella programmazione dei servizi della biblioteca pubblica. Con la terza missione il profilo di comunità diventa un passaggio obbligato anche per la biblioteca accademica. La definizione del profilo di comunità servirà a identificare e segmentare i pubblici della biblioteca accademica (chi sono i "vecchi" e i "nuovi" pubblici della biblioteca), a definire i bisogni e le aspettative rispetto alla biblioteca, ai suoi spazi, ai servizi offerti, alle collezioni ecc. Profilo di comunità e analisi dei bisogni sono il prerequisito per la valutazione di qualsiasi attività o servizio di biblioteca.
La seconda fase del nostro percorso valutativo prevede lo studio e l'analisi del contesto. Questa viene realizzata a due livelli. Il primo è esterno e prende in considerazione i partner e i destinatari «per creare collegamenti e interfacce con le realtà locali di potenziale interesse: associazioni, scuole, target specifici, portatori di interesse di vario tipo»40. Questo tipo di analisi riguarda le attività di valorizzazione delle collezioni, in generale. Il secondo livello dell'analisi di contesto è interno alle collezioni; in questo caso l'analisi è centrata sui fondi, sulle loro caratteristiche e peculiarità; comprende lo studio dei contesti e delle vicende che hanno condotto alla loro costituzione. In questa fase emerge la competenza del bibliotecario, la sua conoscenza analitica dei fondi, ma anche la sua attitudine alla ricerca. È la fase che più avvicina il bibliotecario alla figura del ricercatore.
La terza e ultima fase è quella della raccolta dei dati. Quanto a questi ultimi si tratterà di mettere insieme dati41 che restituiscano un quadro valutativo, sia quantitativo che qualitativo.
In relazione ai dati quantitativi, sarebbe utile, per ogni fondo, rilevare la percentuale di circolazione, intesa sia come consultazioni al pubblico sia come prestiti per attività espositive e mostre bibliografiche, la percentuale di documenti catalogati e arricchiti da note di possesso e di provenienza, la percentuale di quelli digitalizzati, il numero di visite e di visitatori delle mostre bibliografiche segmentati per categorie, i prodotti artistici e di ricerca realizzati a partire dallo studio dei documenti, la spesa per il restauro annuale con il dettaglio della spesa relativa agli esemplari da esporre, il piano della promozione e comunicazione con i dati su contatti, accessi, post, like ecc.
I dati strutturati raccolti andranno, quindi, interpretati alla luce dell'approfondimento che potrebbe derivare da ricerche di tipo qualitativo e dalla raccolta di esperienze, narrazioni e storie attraverso focus group o interviste. Narrazioni e storie, infatti, sono in grado, più di ogni altro "dato", di mettere in evidenza l'impatto delle attività di valorizzazione delle collezioni speciali – e delle collezioni più in generale – e riescono a rispondere a domande sull'identità percepita della biblioteca accademica, sul tipo di esperienza personale vissuta visitando una mostra bibliografica, sulla biblioteca accademica come luogo di memoria culturale, sulla gradevolezza degli spazi, degli ambienti e degli arredi, sulla competenza e abilità del bibliotecario come guida e narratore ecc.
La ricerca qualitativa è in grado di farci capire quanto venga percepito e riconosciuto il valore "storico" e sociale della biblioteca accademica.
La valutazione delle attività di terza missione legate alle collezioni speciali rende tangibile per il grande pubblico e per gli stakeholder della biblioteca accademica questo valore.
Ultima consultazione siti web: 15 giugno 2020.