La gestione delle biblioteche d'autore: un confronto tra realtà italiana e realtà americana
DOI:
https://doi.org/10.2426/aibstudi-8930Abstract
Il dibattito critico italiano sulle biblioteche d'autore si è intensificato nel primo decennio del XXI secolo. In precedenza le riflessioni sull’argomento erano state sporadiche e caratterizzate da un taglio umanistico piuttosto che da un'impostazione biblioteconomica: i fondi personali venivano studiati in ragione dei singoli pezzi rari o preziosi che conservavano, oppure con finalità bibliografiche, biografiche, storiche, letterarie o filologiche. I convegni e i seminari che si sono susseguiti tra il 2000 e il 2009 si sono invece focalizzati sulla definizione del concetto di biblioteca d'autore, sulla descrizione dei suoi elementi distintivi e sulle problematiche concernenti il trattamento biblioteconomico dei documenti in esse conservati nel momento in cui queste biblioteche da private diventano aperte e fruibili al pubblico. In area francese e anglosassone invece si continua a mantenere la tradizionale impostazione umanistica sull’argomento: l’unica eccezione è un’indagine condotta nel 2010 tra le biblioteche dell’Association of Research Libraries (ARL) con lo scopo di rilevare le procedure tecniche adottate nelle biblioteche d’autore.
L’articolo analizza e confronta le soluzioni organizzative e gestionali adottate in Italia e nelle biblioteche afferenti all’Association of Research Libraries: gli strumenti utilizzati per renderle visibili in rete (OPAC, strumenti di ricerca, Web 2.0 ecc.), la scelta di mantenere o meno l’ordinamento originario, la catalogazione d’esemplare (caratteristiche, finalità, normativa di riferimento e scelte catalografiche). In particolare, si sofferma sulle novità introdotte dalle Reicat per la catalogazione d’esemplare. Il confronto fra realtà italiana e realtà americana mette in luce il ritardo delle biblioteche statunitensi nella corretta gestione e valorizzazione delle biblioteche personali.
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