I grandi assenti: i bibliotecari negli archivi di Stato
DOI:
https://doi.org/10.2426/aibstudi-13849Parole chiave:
archivi di Stato, biblioteche, bibliotecariAbstract
L’articolo ripercorre la storia, anche normativa, delle biblioteche degli archivi di Stato, nate spesso per la volontà e la tenacia dei direttori che, attraverso una rete epistolare capillare con le istituzioni culturali del territorio nazionale, rimpolpavano le erigende librerie di volumi in dono o ottenuti attraverso scambi di doppi librari. L'acquisto sul mercato antiquario e da privati cittadini di singoli testi ma anche di intere collezioni librarie, importanti per ricostruire la storia – anche letteraria – del territorio di competenza, rende queste biblioteche uniche nel loro genere. Istituite per l'aggiornamento dei funzionari archivisti e per permettere loro lo studio, il riordino e l'inventariazione dei fondi documentari hanno nel tempo mutato la loro mission ampliando la platea della consultazione agli utenti esterni ma solo nel caso in cui questi non riescano a reperire le pubblicazioni in altre biblioteche. Ad oggi, nonostante vantino un patrimonio librario di un certo rilievo e spesso unico, vengono gestite in assenza di personale inquadrato nel ruolo di bibliotecario con tutte le problematiche che ciò comporta in termini di catalogazione, pianificazione degli acquisti e assistenza per la ricerca bibliografica.
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