<em>Open data steward</em>: bibliotecari e alfabetizzazione ai dati aperti
DOI:
https://doi.org/10.2426/aibstudi-12123Parole chiave:
stewardship, data steward, open dataAbstract
I data steward bibliotecari possono proporre un aggiornamento dello standard SA 8000 integrando come requisito trasversale la ‘data stewardship per la scienza aperta’ basata sui principi dei FAIR data e i dettami del GDPR per gli open data, perseguendo i traguardi dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite: Traguardo 4.6 “Assicurarsi che tutti i giovani e una parte sostanziale di adulti, uomini e donne, raggiungano l’alfabetizzazione e l’abilità di calcolo”; Traguardo 16.6 “Sviluppare istituzioni efficaci, responsabili e trasparenti a tutti i livelli”; Traguardo 16.10 “Garantire l’accesso del pubblico alle informazioni e proteggere le libertà fondamentali, in conformità con la legislazione nazionale e con gli accordi internazionali”.
La data stewardship in ambito scientifico oltrepassa la semplice accessibilità e usabilità del dato, puntando a nuovi livelli di interoperabilità con nuovi sistemi e piattaforme.
Nell’evoluzione di app e strumenti legati all’IoT (internet of things o internet delle cose) sono determinanti algoritmi alimentati dai dati. Si parla quindi di IoD (internet of data) come fonte per lo sviluppo sperimentale di applicazioni integrate e innovative nel campo ambientale, sanitario, energetico, con implementazioni anche nelle smart city. Per una corretta e trasparente gestione del flusso informativo microsistemico e macrosistemico diviene indispensabile condividere e aggregare fonti diverse e interoperabili.
Il bibliotecario come data steward ha il compito di promuovere il cambiamento culturale verso la ricerca condivisa, agendo su chi produce e su chi riusa i dati. Per questo obiettivo serve agevolare il trasferimento tecnologico necessario per la scienza aperta, tramite la sinergia tra stakeholder e produttori di dati.
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