I robot di servizio antropomorfi influenzano il nostro senso di sicurezza? Ai margini della riflessione sul futuro del mercato del lavoro nella LIS
DOI:
https://doi.org/10.2426/aibstudi-12047Parole chiave:
artificial intelligence, social robotics, uncanny valleyAbstract
Il problema affrontato in questo articolo si inserisce nel campo della robotica sociale e degli studi sui media e la comunicazione. L’obiettivo principale è verificare l’occorrenza del fenomeno della 'reazione da uncanny valley', ovvero il basso grado di accettabilità che si potrebbe riscontrare in presenza di robot umanoidi che svolgono professioni di alto rilievo sociale. Il secondo intento è stabilire il senso di sicurezza percepito al variare del servizio offerto dai robot. Il terzo fine è determinare la correlazione fra le diverse attività professionali e il senso di ansietà provato dagli utenti che ricevono il servizio. I dati sono stati raccolti attraverso un’indagine condotta su un gruppo di post-millennial per mezzo di un questionario che valutava le immagini di robot umanoidi, a vari livelli di somiglianza con l’uomo, che ricoprivano ruoli professionali di alto rilievo sociale: professore universitario, medico, infermiera, lavoratore specializzato, contabile, addetto alle vendite. Alcune delle caratteristiche delle professioni valutate si applicano anche al moderno bibliotecario, l’erudito dell’età digitale. Le inferenze statistiche sono state tratte basandosi sulla distribuzione dei valori e sul test chi quadrato di indipendenza. Lo studio suggerisce che esista di fatto la reazione da uncanny valley e che esista anche una relazione fra il livello di fiducia e sicurezza nell’utente e il tipo di lavoro eseguito dal robot.
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